Scritto da Remo Rombi |
Venerdì 22 Maggio 2009 20:51 |
L'8 gennaio 2004, dopo una breve malattia, si spegne Pierluigi Ighina, 95 anni, già amico e collaboratore di Guglielmo Marconi, l'inventore della radio. Ighina se n'è andato in silenzio, come era sempre vissuto. Schivo e di carattere riservato, era nato a Milano il 23 giugno 1908 ma era sempre vissuto a Imola, nei pressi di Bologna, dove aveva conosciuto il grande scienziato. Alla morte di Marconi, nel 1937, Ighina fonda il Centro Internazionale Studi Magnetici (CISM), il cui scopo era quello di approfondire e sviluppare le ricerche sul cosiddetto "Atomo Magnetico", di cui lui stesso fu lo scopritore.
Naturalmente è inutile cercare informazioni sull'Atomo Magnetico su testi scolastici o manuali universitari: le ricerche di Ighina sull'Atomo Magnetico non furono mai avvallate dalla Scienza Ufficiale.
I primi studi di Ighina su questa misteriosa particella risalgono agli anni '20 dello scorso secolo. Nel 1928 infatti Ighina presentò i suoi studi all'istituto Nazionale Scienze ed Invenzioni (INSI) di Roma,che restituì sdegnosamente la relazione affermando che tali studi erano "destituiti di qualsiasi fondamento rispetto alle Leggi Londamentali".
Ce ne sarebbe stato abbastanza per scoraggiare chiunque, ma non Pierluigi Ighina, che caparbiamente portò avanti i suoi studi e le sue ricerche, pur se privo di mezzi e risorse. Ma per quale motivo i suoi studi vennero definiti addirittura "destituiti di qualsiasi fondamento" ? Semplicemente perchè Ighina, scienziato anticonformista, non adottò i modelli atomici teorici in auge a quel tempo, preferendo adottare una sua terminologia personale, fatta di atomi "riproduttivi", "non-riproduttivi'', "semi-riproduttivi", eccetera eccetera. Questo suo rifiuto della nomenclatura ufficiale e, soprattutto, questo suo rigetto per i paradigmi scientifici gli chiusero tutte le porte delle varie Accademie scientifiche. Non per questo però Ighina smise di studiare e ricercare, arrivando nel 1940 persino a fotografare quello che lui chiamava l'Atomo Magnetico. Secondo lo scienziato autodidatta, l'Atomo Magnetico è una particella in grado di trasmettere energia ad altre particelle, una sorta di "motore immobile" ("L'Atomo Magnetico è il promotore di tutti gli altri atomi" ) in grado di modificare la struttura della materia stessa. Non si tratta - si badi bene - della Pietra Filosofale in grado di tramutare il vile metallo in oro, ma di un principio riconosciuto anche dalla Fisica moderna: tutte le sostanze sono composte dalle stesse particelle (protone, neutrone, elettrone) e si differenziano tra loro soltanto per il diverso numero (peso) atomico. Sulla base di questo principio Ighina creò un apparecchio in grado di provocare la fusione dei metalli a distanza. Correva l'anno 1946 e l'allora 38enne ricercatore, alla presenza di vari testimoni, effettuò a Imola un riuscito esperimento di fusione a distanza (da piazza Maggiore a via Aldrovandi, dov'era il suo laboratorio privato). Ma addirittura tre anni prima, nel 1943, lo scienziato imolese aveva sperimentato anche un sistema di "prelevamento" di energia elettrica, prendendo la corrente dal proprio contatore e facendola arrivare sino alla Torre di Imola, per accendere un grammofono e una lampadina da 25W. Per tutta la sua vita Ighina continuò a realizzare fantastiche invenzioni, di cui oggi purtroppo nulla rimane in quanto, spesso per mancanza di mezzi, era costretto a smontare le sue ingegnose opere per riciclarne i materiali, come ammetteva spesso lui stesso. Purtroppo, come si diceva, Ighina fu costantemente ignorato dalla Scienza Accademica, che disprezzava le sue teorie e ridicolizzava le sue invenzioni caserecce. Recentemente però alcune scoperte scientifiche hanno costretto anche i più scettici a rivederne la figura. Nel 1995, per esempio, il CISM rilasciò un comunicato stampa in cui Ighina dichiarava di aver concepito una straordinaria macchina chiamata "Pulsatore Ritmico Magnetico Solare e Terrestre" con la quale si proponeva di contattare altre Civiltà Extraterrestri mediante l'invio di segnali a velocità ultra-luminale (500 miliardi di km al secondo). Impossibile? Nel maggio 2000 alcuni scienziati cino-americani (come il prof. Wang Lijun), unitamente ad alcuni colleghi italiani (Mugnai. Ranfagni e Ruggieri) durante un esperimento nei laboratori dell'Università di Princenton (dove insegnò Albert Einstein), dimostrarono la possibilità di viaggiare oltre la velocità della luce, superandola di 2-4 volte. Fantasie? Suggestioni? Forse. Però giova ricordare anche che nel gennaio 2001 la sonda Image della NASA inviò sulla Terra spettacolari fotografie di una nube di plasma di gas elettrificati con una forma "a coda" che si protendeva dalla Terra verso il Sole. Si tratterà mica del "ritmo magnetico Terra-Sole" di cui parlava Ighina? Come se non bastasse, Ighina, oltre ad essere un precursore della Scienza,era anche molto interessato al fenomeno degli Ufo o, come si chiamavano a quel tempo, dei Dischi Volanti. L'episodio più misterioso ed incredibile riguarda proprio il suo clamoroso incontro con gli occupanti di un Disco Volante. L'episodio è riferito dallo stesso Ighina nel suo libro "L'Atomo Magnetico", (uscito per la prima volta nel gennaio 1954 per le edizioni Galeati e poi ristampato dalle Edizioni Atlantide), che ne parla in due occasioni. Dapprima nel capitolo "Disco Volante preso nella rete dell'Atomo Magnetico" Ighina racconta che un giorno, durante alcuni suoi esperimenti sull'atmosfera terrestre, gli capitò di intercettare un Disco Volante che volava alla velocità di 5000 km/h. Successivamente, nel capitolo "Disco Volante", egli scriveva: "Quando ancora il mio laboratorio era sulla Torre Gamberini a Imola e facevo esperimenti di trasmissione di canali di vibrazione di atomi magnetici, una mattina verso le 3, i miei strumenti mi segnalarono il passaggio di un DiscoVolante. Aumentai la potenza dei miei canali e vidi dopo poco tempo il Disco stesso abbassarsi e scendere verso il Parco delle Acque Minerali. Subito, a mezzo di una bicicletta mi recai sul luogo e arrivai in tempo per vedere l'atterraggio del Disco Volante sul piano di Castellaccio. Salii sul monte e notai un Disco rotondo da cui uscivano 3 uomini. Avvicinatomi, chiesi in italiano il motivo dell'atterraggio ma non mi risposero. Lo chiesi in francese ed uno di essi mi rispose. Mi disse che era stato disturbato dai campi magnetici e (mi chiese) come mai io ero lì presente. Gli spiegai che la causa del loro atterraggio forzato era certamente mia, perchè il loro apparecchio era composto di campi magnetici. Essi mi confermarono la cosa. In pochi minuti ci si spiegò le cause. Da ambo le parti ci si promise che per almeno 7 anni non si doveva rivelare il nostro incontro, a patto di scambiarci i rispettivi segreti. Così io visitai il Disco ed ebbi la spiegazione del suo funzionamento e a mia volta portai in laboratorio a Imola 2 dei 3 occupanti, sottoponendo loro i miei esperimenti". Ighina, forse volutamente, non indica la data esatta del suo contatto con gli occupanti di un Disco Volante, ma è certo singolare che il primo caso di avvistamento UFO in Italia risalga all'11 luglio 1947 e si sia verificato proprio nella zona di Bologna, come riferiscono le cronache dell'epoca. La zona del presunto atterraggio nel Parco delle Acque Minerali a Imola, è oggi una zona dove l'atterraggio di un Disco Volante non passerebbe certo inosservato, posto com'è all'interno del famoso autodromo dove nel 1994 perse la vita il campione di Formula 1 Ayrton Senna (e il giorno prima anche Roland Ratzenberger), ma all'epoca in cui Ighina ebbe il suo avvistamento la zona era periferica e scarsamente abitata, per cui è possibile che nessun altro abbia visto l'atterraggio del Disco Volante. Sicuramente vi sono nel racconto alcuni elementi di "stranezza", come la lingua francese parlata dai piloti del Disco Volante o la disarmante facilità con cui egli riesce addirittura ad invitarli a visitare il suo laboratorio, ma proprio questi elementi di "stranezza" depongono a favore della genuinità del racconto. Chi inventa una storia tende ad essere il più realistico possibile, nel timore che qualche stranezza possa far dubitare l'ascoltatore. Insomma, più un racconto è preciso e dettagliato, senza errori, e più esso sembra credibile. Viceversa, un racconto contraddittorio che contenga errori palesi tende ad essere ritenuto non attendibile. Perchè Ighina avrebbe descritto tanto accuratamente il funzionamento del Disco Volante per poi rovinare tutto sostenendo che i "Marziani" parlavano francese? Analizziamo allora meglio la descrizione del misterioso Disco Volante. Ighina descrive l'oggetto come "un Disco rotondo", formato in realtà da due dischi concavi, in grado di ruotare l'uno indipendentemente dall'altro. Secondo il testimone, sia nella parte superiore che nella parte inferiore del Disco sono presenti dei "tubi di ferro cui era avvolto filo di rame". Sembra di leggere la descrizione di due bobine elettriche, con "la proprietà di formare un campo magnetico di polarità positiva o negativa sulla superficie del disco stesso".
Il Disco non poggia direttamente a terra ma rimane alzato rispetto al suolo grazie a quattro "sollevatori". Ighina parla poi di alcune strane protuberanze del disco,che egli definisce "imbuti".Tali strutture erano poste lungo i bordi del disco e funzionavano come un cosiddetto "tubo di Venturi", sfruttando il principio per cui la quantità di fluido (per esempio l'aria) che passa attraverso un condotto (per esempio un imbuto) deve rimanere costante nell'unità di tempo, per cui nel punto ove si verifica una strozzatura, il fluido deve aumentare la velocità per mantenere costante la quantità introdotta.
Com'è noto, l'aria fuoriuscendo a velocità elevata da un tubo di Venturi fornisce una spinta analoga in direzione opposta, ma non è questa la vera funzione degli imbuti.
Secondo il nostro scienziato infatti tali imbuti avevano la funzione di creare il vuoto attorno al Disco, aspirando l'aria grazie alla differenza di pressione esistente tra i diversi punti del fluido aereo.
Trovandosi all'interno di una sorta di "corridoio vuoto", il Disco poteva muoversi senza più attrito con l'aria. L'oggetto aveva inoltre la possibilità di librarsi in volo e di fermarsi a mezz'aria facendo ruotare i due dischi con la stessa velocità ma in direzione opposta tra loro. Il movimento verticale del Disco avveniva invece facendo ruotare i due dischi a velocità diverse tra loro e ricevendo una spinta repulsiva o attrattiva semplicemente variando la polarità del campo magnetico sulla superficie del Disco rispetto a quella del suolo (com'è noto, cariche uguali si respingono, cariche opposte si attraggono: la Terra si intende sempre negativa). Secondo le stime di Ighina tale sistema poteva consentire al Disco una velocità variabile da 5000 a 8000 km/h, che è sempre una gran velocità, ma ben poca cosa rispetto a quella raggiunta dai moderni razzi a combustibile solido (39.000 km/h per il Saturno V delle missioni Apollo) e nulla rispetto alla velocità della luce (300mila km/s). È probabile quindi che il sistema di propulsione basato sugli "imbuti" fosse utilizzato solo per il volo in atmosfera a bassa velocità e che per i viaggi nello spazio il Disco utilizzasse un assetto basato su altri sistemi. Di questo Ighina era consapevole, poichè nel suo libro precisa che il vero sistema di propulsione delle astronavi galattiche rimane quello basato sul magnetismo. Scrive infatti l'originale inventore nel capitolo dedicato ai viaggi interstellari che "Dalle spiegazioni accennate in questo libro si può dedurre che è possibile andare sugli astri se si conserva il nostro campo magnetico terrestre. Basterebbe costruire un'astronave che abbia la possibilità di formare entro se stessa un campo magnetico costante". Gli studiosi di orientamento scettico hanno sostenuto che la descrizione del Disco Volante fatta da Ighina è molto semplicistica (per non dire ingenua) e che non prova nulla ma, come al solito, non viene colta la vera essenza della fantastica esperienza fatta dal ricercatore.
Egli, insieme a George Adamski, Billy Meier, Eugenio Siragusa ed altri pochi fortunati, ha vissuto sicuramente un'esperienza di contatto con realtà aliene che poi ha cercato di descrivere adoperando il proprio linguaggio e le proprie conoscenze tecnico-scientifiche, allo stesso modo di quegli uomini primitivi che dipingevano sulle pareti delle loro caverne figure fantastiche riproducenti le fattezze di Esseri misteriosi.
Nessun essere umano potrebbe infatti descrivere un fenomeno anomalo se non ricorrendo a termini e concetti relativi al proprio livello culturale e alle proprie conoscenze. Ighina era uno scienziato autodidatta, intuiva le cose senza conoscere il linguaggio matematico ma le sue invenzioni funzionavano, eccome! Nel 1998 un vecchio e stanco Ighina, indebolito nella voce al punto di necessitare dei sottotitoli, viene intervistato dai giornalisti di Raitre per la trasmissione "Report" ed offre loro una dimostrazione pratica del funzionamento della sua macchina per controllare le variazioni climatiche. Il filmato viene fatto vedere al compianto professor Giuliano Preparata dell'Università Statale di Milano, il quale riconosce a Ighina (nonché a Boscolo e Creti) la capacità di creare qualcosa di valido ed efficace, indipendentemente dalla conoscenza o meno delle leggi scientifiche sottostanti (il testo integrale delle interviste è disponibile sul sito Internet di Raitre riservato alla trasmissione "Report"). Potrete trovare qui le interviste a Pierluigi Ighina fatte da Report e Voyager. Ma ora tutto questo non ha più importanza. Ighina ha lasciato questo mondo l'8 gennaio 2004. |
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sabato 19 maggio 2012
ATOMO MAGNETICO
Atomo Magnetico
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