di A. Z. 1
«Non c'è un solo movimento proletario, neanche uno comunista, che non ha agito nell'interesse del denaro, nella direzione indicata dal denaro e durante i tempi permessi dal denaro, tutto ciò senza che gli idealisti ne abbiano avuto la minima idea».
Così lo scrittore tedesco Oswald Spengler (1880-1936), nel 1926.
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l Prefazione
In un suo studio sul comunismo italiano, Padre Luigi Rosa s.j. (1920-1980) scrive: «Lo storico e filosofo francese Élie Halévy, nei corsi universitari da lui tenuti per parecchi anni nell'École des Sciences Politiques, diceva che, quando il termine "socialismo" comparve quasi simultaneamente tra il 1830 e il 1840 in Francia e Inghilterra 2, "tale nuovo termine rispondeva a realtà nuove". Il moderno socialismo, inteso anzitutto come dottrina economica, veniva ad affermare che, per risolvere il problema del pauperismo che nasceva dal macchinismo, era possibile sostituire la libera iniziativa degli individui con l'azione concertata della collettività nella produzione e nella ripartizione delle ricchezze» 3. Dopo di allora, il socialismo è stato, e continua tuttora ad essere, la denominazione usata per indicare tutte le concezioni, tutti i movimenti e tutti i regimi che si richiamavano e si richiamano, più o meno direttamente, e nelle forme più diverse, alle dottrine che affermano che la proprietà o almeno il controllo dei mezzi di produzione e, in ogni caso, la programmazione dell'attività economica debbono essere nelle mani della comunità e devono venire amministrati nell'interesse di tutti. Per limitarci al secolo XIX, va ricordato che si considerarono «socialisti», ad esempio: in Francia prima i saintsimoniani, poi i proudhoniani e i blanquisti; in Germania i socialdemocratici di Ferdinand Lassalle (1825-1864); e in Inghilterra sia i membri della Fabian Socicty, sia i membri delle Trades Unions, che nel 1899 insieme confluirono nel British Labor Party. A partire dal 1848, attribuì a sè stesso il nome di «socialismo» altresì il movimento comunista nato dal Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx (1818-1883) e di Friedrich Engels (1820-1895). Oggi, infine, vengono chiamati «Stati socialisti», oppure con una denominazione ancor più ambigua «Stati di democrazia socialista», quasi unicamente quegli Stati «totalitari» che nella loro organizzazione politica e sociale sono rigidamente vincolati all'ideologia marxista-leninista 4. In realtà, il socialismo ha assunto nella sua storia forme molteplici 5, e per il consueto fenomeno di osmosi concettuale si è sviluppato oltre gli ambiti puramente economici, giungendo a coinvolgere l'intera concezione della vita. È in questa accezione più ampia che ci proponiamo di inseguire la genesi e gli sviluppi delle principali correnti socialiste, partendo dai fermenti culturali che ne costituirono la culla, fino alle attuali forme totalizzanti di socialismo che si contendono il dominio del pianeta.
Da sinistra: Padre Luigi Rosa s.j., Élie Halévy e Ferdinand Lassalle.
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I
Le origini del socialismo
Le origini del socialismo
Platone (427-347 a.C.) nella sua Repubblica vagheggiò una società ideale in cui i beni e gli affetti sarebbero stati un patrimonio comune gestito dallo Stato: matrimonio e famiglia sarebbero stati eliminati, tutte le donne sarebbero appartenute a tutti gli uomini, e i bambini, appena svezzati, sarebbero stati presi in custodia dallo Stato; le donne avrebbero avuto piena parità con gli uomini nel lavoro e in guerra; lo Stato avrebbe provveduto alla selezione dei neonati eliminando gli inetti, anzi avrebbe selezionato la stessa procreazione. Non tutti però sarebbero stati uguali: sarebbero state prestabilite tre grandi classi, quella dominante dei cervelli, quella militare e quella dei lavoratori. Platone riteneva che lo Stato avrebbe persuaso facilmente il popolo a credere che la gente nasceva con un'anima d'oro, d'argento o di rame, e ad accettare dai governanti l'assegnazione della classe giusta per ciascuno. La religione a sua volta avrebbe garantito la stabilità del sistema. Naturalmente, in tale società la proprietà privata non avrebbe avuto ragione di essere, e tutte le energie intellettuali si sarebbero impegnate a provvedere al bene comune delle classi inferiori, mentre a quelli che nascevano con l'anima d'oro sarebbe toccato il fiore della produzione sociale. Questo è lo Stato socialista 6.
l Il socialismo settecentesco
Il socialismo moderno sboccia da un'antica continuità storica che affonda le proprie radici nella Repubblica di Platone, le cui idee furono reinterpretate, con adattamenti e varianti più o meno profonde, prima dell'epoca illuministica, da Tommaso Campanella (1568-1639), da Tommaso Moro (1478-1535) e da altri pensatori rinascimentali. Nell'epoca moderna, sviluppatasi all'insegna dell'Illuminismo, il socialismo prende le mosse dalle teorie sociali di Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), per tradursi in azione nei fermenti sociali largamente disseminati dalle Logge massoniche inglesi e francesi e dalle Logge illuminatiche di Baviera, che confluirono nella Rivoluzione Francese 7. Nel suo Contrat social Rousseau affermava che «gli uomini vivevano nello stato di natura come fanno i selvaggi e gli animali. Era l'età dell'oro: stato di libertà e di uguaglianza, in cui i frutti erano di tutti e la terra di nessuno. Ogni uomo era cittadino dell'universo». In seguito, passarono dallo stato di natura allo stato sociale mediante un patto, il «contratto sociale» 8. Da una parte ogni individuo pose la sua persona e i suoi diritti nelle mani di tutti; dall'altra tutti garantirono a ciascuno una parte uguale dei beni comuni. L'individuo diede alla società tutto quello che è, e la società ammise l'individuo nella comunione dell'intera cosa pubblica. Nacque così la repubblica. Fondamento del patto sociale è «l'alienazione totale di ogni associato con tutti i suoi diritti all'intera comunità» 9. Occorreva perciò «togliere all'uomo la sua esistenza assoluta per dargli un'esistenza relativa e trasferire l'io nell'unità comune» 10.
Da sinistra: Tommaso Campanella, Tommaso Moro e Jean-Jacques Rousseau.
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Questo concetto sta alla base del socialismo integrale inteso come concezione di vita, e influenza le ramificazioni totalitarie del socialismo, quali il comunismo e il sinarchismo. Analogo ideale sociale era condiviso dalle Logge degli Illuminati di Baviera, il cui fondatore, Adam Weißhaupt (1748-1830), imprimeva alla sètta un orientamento anarchico, rivolto a spianare la via al socialismo mediante un'azione cospiratoria a raggio europeo. Egli affermava: «La libertà e l'uguaglianza sono diritti essenziali che l'uomo, nella sua perfezione originaria e primitiva, riceve dalla natura; il primo colpo a questa uguaglianza fu portato dalla proprietà; il primo col-po alla libertà fu portato dalle società politiche e dai governi; i soli appoggi delle proprietà e dei governi sono le leggi religiose e civili; dunque, per ristabilire l'uomo nei suoi diritti primitivi di uguaglianza e di libertà, è necessario cominciare dal distruggere ogni religione, ogni società civile per finire con l'abolizione di ogni proprietà» 11. La fusione del movimento illuminatico di Baviera con le Massonerie europee e particolarmente con quelle francesi al Congresso di Wilhelmsbad (1782) affrettò i tempi della Rivoluzione Francese che fu indiscutibilmente una realizzazione massonica di contenuto fortemente socialista, anche se il socialismo non fu attuato che in modo sporadico e farraginoso 12. Come prima massiccia sperimentazione delle idee socialiste massoniche, la Rivoluzione Francese, all'insegna del trinomio «Libertà, Uguaglianza, Fratellanza», realizza il passaggio dalla monarchia alla repubblica, primo passo per l'attuazione della repubblica universale socialista, vagheggiata dalle Logge. Influenza decisiva sulla rivoluzione ebbero i giacobini e alcune Logge particolarmente celebri. Alla Loggia delle Noeufs Soeurs («Nove Sorelle») appartenevano, oltre agli artisti Joseph Vernet, Houdon, Greuze, i famosi enciclopedisti e letterati Florian, Voltaire, D'Alembert, Diderot; scienziati come Condorcet; uomini politici come Brissot, Camille Desmoulins, Collot d'Herbois e il dottor Guillotin, conosciuto per la ghigliottina di sua invenzione. Babeuf, Hébert, Lebon, Marat, Saint Just appartenevano alla Loggia degli Amici Riuniti. Robespierre era della Loggia Rose-Croix del Capitolo d'Arras. Philippe Egalité, Dumouriez, La Fayette, Custine, i fratelli Lameth, Lepeletier di Saint Fargeau appartenevano alla Loggia La Candela. Talleyrand, Savalette de Lange, agli Illuminés, una delle più pericolose. Alla prima assemblea nazionale si contavano ufficialmente, su 605 deputati, ben 477 massoni. Si sa quale ruolo ebbe nella stessa rivoluzione il Gran Maestro Filippo d'Orleans 13. È legittimo concludere con Hippolyte Taine (1828-1893), grande intendente della rivoluzione: «Napoleone I fabbricò con sabbia e calce la nuova società secondo il piano tracciato da J.-J. Rousseau» 14. In particolare, obbedendo al principio della deprivatizzazione dei beni, la rivoluzione provocò un colossale sconvolgimento del regime fondiario. Quanto al concetto tipicamente socialista del superamento della famiglia, oltre agli scatenamenti orgiastici provocati dai rivoluzionari, sono significativi i pronunciamenti di alcuni grandi esponenti della rivoluzione. Jacques Danton (1722-1762) proclamava: «I figli appartengono alla repubblica prima di appartenere ai loro genitori. L'egoismo dei padri potrebbe essere pericoloso alla repubblica. Ecco perché la libertà che noi lasciamo non giunge fino al punto di educare i loro figli in modo diverso da quello che piace a noi». E Ferry nel 1879: «Esiste un padre di famiglia che li abbraccia tutti: lo Stato». Il progetto di legge di Louis Antoine de Saint-Just (1767-1794) diceva: «I figli maschi sono allevati dai cinque ai sedici anni dalla patria. Sono vestiti di tela in tutte le stagioni. Si coricano sulle stuoie di paglia e dormono otto ore. Sono nutriti in comune di radici, frutta, latticini, pane e acqua. Non mangiano carne prima dei sedici anni compiuti. Dai dieci ai sedici anni la loro educazione è militare e agricola. Sono distribuiti in compagnie di sessanta, ecc... Tutti i fanciulli conserveranno il medesimo costume fino ai sedici anni; dai sedici ai ventuno avranno il costume di operai; dai ventuno ai ventisei il costume dei soldati, se non sono già magistrati» 15. Gli ideali social-massonici della Rivoluzione Francese influenzano largamente il liberalismo ottocentesco 16 «che assolve il compito del dissolvimento e sgombero dell'antico regime, spianando la strada alla costruzione del socialismo mondiale» 17.
Da sinistra: Hippolyte Taine, Jacques Danton e Louis Antoine de Saint-Just.
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l Alle origini del movimento operaio
Il socialismo però trovò il terreno più favorevole alla propria espansione nello sviluppo dell'industrializzazione, col sorgere del movimento operaio. Nel primo quindicennio dell'Ottocento gli operai inglesi reagirono contro le profonde ingiustizie sociali create dal capitalismo coalizzandosi nel Movimento dei Ludditi, una specie di brigatismo che irrompeva negli ambienti di lavoro a distruggere macchine, suscitare sommosse e uccidere i reazionari. Repressi da leggi che proibivano di unirsi in associazioni, gli operai cominciarono a vincolarsi in associazioni segrete, strette da giuramenti terribili: i traditori erano puniti con pena di morte e i delitti erano all'ordine del giorno. Soltanto nel 1824 gli operai inglesi ottennero il diritto di potersi associare, e formarono le Trades Unions, che si opposero ai soprusi degli imprenditori con l'introduzione dello sciopero. In base alla Carta, che nel 1835 sanciva alcuni diritti fondamentali del popolo, si sviluppò il cartismo, che ottenne altri miglioramenti alle condizioni del proletariato; ma nel 1848 il movimento cartista fu stroncato con l'imprigionamento dei suoi capi, e anche le Trades Unions furono ridotte all'impotenza. Le rivendicazioni proletarie trovarono frattanto un interprete generoso nell'industriale Robert Owen (1771-1858), che, adottando con i suoi 2.500 dipendenti della New Lanark un trattamento più umano e un embrionale sistema di condivisione dei redditi, realizzò una colonia modello di lavoratori entusiasti del loro padrone, e al tempo stesso un aumento altissimo dei propri redditi. Lusingato dal successo, l'Owen vagheggiò una società nuova in cui le forze produttive non si riducessero all'arricchimento di pochi, ma divenissero proprietà comune per il bene di tutti. Teorizzò allora un socialismo utopico rivolto a distruggere la «trinità del male» da lui identificata con la religione, la proprietà personale e il matrimonio indissolubile; ma dovette arrendersi sfiduciato di fronte al fallimento completo delle sue utopie sull'uomo buono per natura che ritrova nel socialismo il paradiso perduto 18. Nel contesto di questi tentativi frammentari di reazione operaia alle barbare ingiustizie del capitalismo liberale entra in scena Karl Marx, che col suo amico Friedrich Engels si mise al timone della Lega dei Giusti, un'associazione proletaria segreta tedesca nata a Parigi nel 1836 e diffusasi in Francia, Inghilterra e Belgio, che si ispirava al comunismo utopico di Wilhelm Weitling (1808-1871). Marx la trasformò in Lega dei Comunisti (1847) fondandola sul materialismo storico teorizzato nel Manifesto (1848) 19.
II
Il socialismo MARXISTA
Il socialismo MARXISTA
Con Karl Marx il socialismo imbocca il sentiero comunista, che lo porta al suo più tragico inasprimento storico. L'ispirazione socialista del marxismo è più che evidente, sia nei contenuti ideologici, sia nei fatti storici che diedero origine al marxismo. Non sono ancora sufficientemente chiariti i legami di Marx con la Massoneria: il brusco cambiamento degli atteggiamenti religiosi di Marx, stando ad alcuni documenti evidenziati da Richard Wurmbrand (1909-2001), avrebbe una spiegazione adeguata nella sua affiliazione massonica 20. Nel periodo dell'esilio (dal 1847), a Londra, Marx è a contatto con i grossi esponenti della Massoneria che alla dipendenza del ministro Lord Palmerston (1784-1865) si spargeranno nei vari paesi d'Europa a scatenare la rivoluzione: Giuseppe Mazzini (1805-1872) in Italia, Alexandre Ledru-Rollin (1807-1874) in Francia, Luigi Kossuth (1802-1894) in Ungheria, ecc... 21. Un riferimento più preciso, sul quale tuttavia non conosciamo adeguati approfondimenti storici, ricollega Marx agli Illuminati di Baviera 22. L'azione di Marx nella Lega dei Comunisti si impose su quella degli altri rivendicatori sociali per l'assolutezza dell'ideologia che le fece da supporto, e determinò il grande movimento sociale che attraverso le successive «Internazionali» confluì nella rivoluzione russa e nell'attuale comunismo. L'organizzazione rivoluzionaria marxista si è divisa in due grandi correnti derivate rispettivamente dalla Seconda e Terza Internazionale. Queste correnti non differiscono nei principî fondamentali del marxismo, ma nei metodi di azione e mezzi di applicazione: la Seconda Internazionale confida nel metodo evolutivo blando che finirebbe per penetrare i costumi e le istituzioni; la Terza Internazionale preferisce la rivoluzione violenta portata avanti da rivoluzionari professionisti e terroristi, bene addestrati nell'arte del complotto. Le due correnti in Russia hanno preso il nome di menscevichi (moderati) e bolscevichi (estremisti). I bolscevichi, guidati da Lenin (1870-1924) e Lev Trotsky (1879-1940), essendo riusciti a conquistare il potere in Russia con la rivoluzione dell'ottobre del 1917, presero il nome ufficiale di comunisti, e instaurarono il governo «sovietico» 23. La Seconda e la Terza Internazionale con le rispettive ramificazioni internazionali coesistono con rapporti diversi secondo le situazioni locali. In Italia prendono nome di Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano e di altre organizzazioni social-marxiste. Il comunismo costituisce la realizzazione più piena e coerente del socialismo inteso come concezione di vita, nei suoi aspetti fondamentali di subordinazione della persona allo Stato, di deprivatizzazione dei beni e in parte anche degli affetti, di umanesimo ateo integrale. Eccone i fondamentali lineamenti teorici.
Da sinistra: Alexandre Ledru-Rollin, Luigi Kossuth e
Il Manifesto del Partito Comunista.
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l Materialismo ateo
Presupposto fondamentale del marxismo è il materialismo dialettico 24, (versione materialistica dell'idealismo hegeliano) secondo il quale l'elemento primordiale del cosmo è la materia che si evolve a vari livelli di perfezione fino alla specie umana. L'uomo singolo non è che un momento di questo divenire, destinato a dissolversi nella materia come le foglie d'autunno si dissolvono nel terreno che le ha alimentate. Persone singole e società inferiori sono ordinate al divenire sociale della specie, il cui benessere materiale è la norma morale suprema. Lecito e santo è ciò che porta alla rivoluzione per una società migliore, illecito tutto ciò che la contrasta. I diritti della persona e della famiglia sono quindi subordinati allo Stato, che esprime la totalità sociale. Essendo irriducibilmente materialista, il comunismo nega ogni trascendenza e considera la religione come prodotto della paura e oppio del popolo di cui si servono le classi sfruttatrici per imbonire gli umili. «Noi restiamo atei come sempre lo siamo stati - disse Nikita Kruscev (1894-1971) - e facciamo di tutto per liberare dalla religione i popoli che ancora la subiscono» 25. Il comunismo ha una pretesa universalistica e vede il suo principale nemico nella Chiesa cattolica. Trotsky diceva: «Una sola persona potrebbe comprendermi e combattermi in modo efficace: il Papa. Noi procediamo con le medesime mire, ma in senso inverso».
l Materialismo economico
Dal materialismo dialettico ha origine il materialismo economico marxista, che pretende di instaurare il paradiso terrestre mediante la semplice promozione del benessere sociale 26. La civiltà attuale - dicono giustamente i marxisti - è viziata da una vergognosa sperequazione dei beni e dallo sfruttamento delle masse da parte di pochi opulenti. Ma accettando indiscriminatamente il principio che «il fine giustifica i mezzi», i marxisti concludono: per ridurre ogni ineguaglianza occorre travolgere la società borghese mediante la rivoluzione violenta alimentata dall'odio di classe, e trasferire allo Stato la proprietà privata. Secondo Marx, ogni civiltà esprime il sistema economico che la regge: trasformato il sistema economico, cambia automaticamente anche il suo contenuto culturale. Il cancro della società attuale è il capitalismo; quindi occorre rovesciare il sistema capitalista, fondato sulla proprietà privata, in collettivismo statale: lo Stato, fatto detentore unico delle ricchezze, provvederà alla ripartizione dei beni e all'organizzazione del lavoro. La divisione dell'umanità in classi sociali è stata finora uno strumento di oppressione, e la Storia dell'umanità non è che la storia della lotta di classe. La soppressione delle classi sociali è la condizione indispensabile per la trasformazione del mondo: sopprimiamo le classi, e l'umanità avrà la pace. La classe santa agli occhi dei marxisti è il proletariato: essa è la classe eletta erede del futuro, quando saranno violentemente soppresse le altre classi che inceppano la via del progresso. Siccome queste non si rassegneranno mai a scomparire, occorre distruggerle radicalmente col terrorismo sanguinario scientificamente organizzato. Lecito e santo è ciò che porta alla rivoluzione, illecito ciò che la contrasta. Eliminate le differenze di classe, lo Stato stesso avrà compiuto la propria funzione e non avrà più ragione di essere: sarà allora realizzato integralmente il paradiso terrestre. Nella fase costruttiva, però, il proletariato, entità quasi metafisica dalla quale promana ogni potere, dovrà incarnarsi nei suoi capi: essi, come coscienza matura di una massa che non sa ancora ciò che vuole e qual'è il suo bene, hanno il diritto di pilotare da despoti assoluti la marcia verso la terra promessa. Una piccola minoranza di professionisti della rivoluzione governerà col terrore la massa amorfa e disgregata. Motore della rivoluzione e artefice dell'organizzazione economica, lo Stato collettivista entrerà a regolare la stessa vita privata dei cittadini e delle comunità inferiori. Lo Stato sarà quindi arbitro incontrastato dell'educazione dei fanciulli, dei giovani e delle masse.
l Organizzazione industriale
Arbitri assoluti del potere, i capi marxisti mirano anche a sviluppare le industrie con metodi intensivi (piani quinquennali, ecc...) che assumono forma di culto della macchina e dei sistemi automatici, di primato dell'industria sull'agricoltura 27. Ideale supremo per Marx è lo sviluppo economico materialisticamente inteso come fonte di ogni civiltà e del diritto: basterà quindi che l'uomo sia libero dalle ingiustizie sociali e raggiunga un alto livello di civilizzazione perché tutti i mali inerenti alla vita umana siano eliminati e l'uomo sia felice. Il comunismo realizzerà questa felicità mediante lo sviluppo della scienza e della tecnica. «Il socialismo - scrive Trotsky in La rivoluzione tradita - è il regime della produzione pianificata per il migliore soddisfacimento delle esigenze dell'uomo». E Marx: «Lo sviluppo delle forze produttive è la condizione prima assolutamente necessaria al comunismo, senza della quale si socializzerebbe l'indigenza e questa a sua volta farebbe rinascere la lotta per il necessario e risuscitare tutti i vecchi disordini». E ancora Trotsky: «La base materiale del comunismo deve consistere in un così elevato sviluppo della potenza economica dell'uomo, che il lavoro produttivo, cessando di essere una fatica e una pena, non abbia bisogno di alcuno stimolo, e che la ripartizione dei beni dati in costante abbondanza non esiga altro controllo al di fuori della educazione, dell'abitudine, dell'opinione pubblica». Il mezzo pratico per l'industrializzazione della Russia sono stati i piani quinquennali. Con essi Stalin (1878-1953) intendeva superare l'efficienza tecnologica dei Paesi capitalisti; perciò si servì delle tecniche più avanzate dell'industria americana e tedesca. Questo sforzo tecnologico esigeva la distruzione della proprietà privata, la statalizzazione dei beni e l'esaltazione del proletariato industriale organizzato rivoluzionariamente con una economia pianificata in vista dell'egemonia mondiale del comunismo. In questo culto della tecnologia e della capitalizzazione, comunismo e capitalismo occidentale coincidono a perfezione.
l La conquista del potere
Punto di partenza del programma marxista è la conquista del potere. Questo fine giustifica ogni mezzo 28. «Possiamo perdere di vista il fatto che per rifare il mondo occorre conquistare il potere? Che può fare la gente, sia pure con le migliori intenzioni del mondo, se non è capace di porsi la questione della conquista del potere e se non l'ha nelle mani»? (Stalin). A tal fine il comunismo ha messo a punto una tecnica scientifica della rivoluzione mondiale portata avanti da professionisti della rivoluzione in organizzazioni terroristiche internazionali (Komintern, ecc...). L'inizio è nell'attizzare il disordine ad ogni livello della vita sociale. Le due fasi fondamentali del partito fino alla Seconda Guerra Mondiale sono state: trasformare le crisi economiche in crisi rivoluzionarie; trasformare le guerre nazionali in guerre civili. In seguito alla rivoluzione russa dell'ottobre 1917 il comunismo ha preso le mosse verso l'espansione mondiale. Negli anni Venti, la rivoluzione si era già estesa alla Finlandia, Ungheria, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Cina, Brasile e Messico. Nel 1932, sconvolgeva la Spagna fino al 1939. Iniziata la seconda Guerra Mondiale la Russia invadeva Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia. Al termine della guerra entravano nell'orbita comunista Albania, Jugoslavia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Cecoslovacchia e Germania Orientale. Nel 1945, iniziarono le agitazioni nel Sud-Est asiatico: Indocina, Birmania, Laos, Vietnam, Indonesia, ecc... Nel 1950, il fuoco si appiccò alla Corea e a Formosa. Nel 1956, entrarono in guerra il Tibet e l'Algeria, e l'Ungheria subiva la nuova crisi che l'avrebbe soggiogata più duramente alla Russia, come nel 1968 la Cecoslovacchia. Nel 1958, iniziò la rivoluzione di Cuba, l'anno seguente veniva sconvolto l'Himalaya. Negli anni Sessanta, il fuoco si appiccò all'Africa con le guerriglie del Congo. Nel 1965 si scatenò la guerra indo-pakistana e la crisi cino-indiana. Il peso della presenza comunista si fà sentire nelle crisi del Medio Oriente, Cile, Spagna, Portogallo e colonie, e più recentemente nell'Afghanistan. Entra in piena ebollizione anche l'Africa Orientale: Etiopia, Eritrea, Mozambico, Ciad, ecc... Oggi non c'è Paese della terra immune dalla fermentazione marxista. Il prezzo di questa avanzata è di centinaia di milioni di morti. Chi poteva prevedere questo uragano a dimensioni planetarie preannunciato da Maria Vergine a Fatima il 13 luglio 1917? In Italia, il comunismo si insediava, dopo un decennio di incubazione, con la nascita del Partito Comunista a Livorno per secessione della sinistra dal Partito Socialista (21 gennaio 1921). In seguito alla forzata latitanza del periodo fascista, durante il quale i comunisti italiani parteciparono molto attivamente alla guerra di Spagna, il Partito Comunista tornava alla ribalta della politica italiana forte delle esperienze e dei misfatti della guerra partigiana, e sferrava il grande tentativo di impadronirsi del potere nelle elezioni del 1948, in un unico Fronte Popolare con i socialisti. Clamorosamente battuto il Fronte Popolare, a danno soprattutto dei socialisti che uscirono dalle elezioni notevolmente indeboliti, il Partito Comunista intensificò l'azione rivoluzionaria presentandosi come guida del marxismo in Italia, e rinnovò il tentativo di impadronirsi del potere con le elezioni del 1976, precedute da una fermentazione ideologica che fece parlare di egemonia culturale marxista, e da una vasta azione d'assalto alle strutture democratiche. Fallito questo secondo tentativo, il Partito Comunista tese a rafforzare la propria posizione politica sotto l'insegna del compromesso storico, sempre pronto a balzare sul potere dello Stato quando se ne presentava l'occasione. Per anni, esso ha rappresentato la punta avanzata delle mire egemoniche della Russia sull'Italia 29.
III
Il socialismo sinarchico
Di indubbio contenuto socialista è il sinarchismo 30. Esso vagheggia un umanesimo cosmopolita risultante dal coagulo delle varie fedi e culture mondiali sotto l'alta ispirazione massonica. Il sinarchismo attinge la propria linfa storica da lontane correnti di universalismo sionistico, che confluirono nell'Alleanza Israelitica Universale. Il Gran Maestro ebreo Adolphe Cremieux (1796-1880) diceva che tale Alleanza «non si ferma solo al nostro culto, ma si rivolge a tutti i culti. Essa vuol penetrare tutte le religioni come penetra tutte le contrade». Essa mira a «far cadere tutte le barriere di ciò che un giorno dev'essere riunito». «Sono giunti finalmente i tempi in cui [...] il più vasto, il più meraviglioso dei templi, un Tempio le cui pietre sono vive e dotate di pensiero, s'innalza per accogliere nel suo ela-stico recinto sotto la bandiera sempre sacra della ragione e della filosofia, tutto ciò che il genere umano racchiude nel suo seno di nobile, di ostile al mistero e all'ignoranza, di degno dei veri figli della luce e della libertà. Questo Tempio raccoglierà la religione ebraica che sopravvisse a tutto e che nulla vale e scuotere: religione vasta e degna dell'umanità intera» (1866) 31. E ancora il Cremieux: «Un messianismo dei tempi nuovi deve sorgere: una Gerusalemme del nuovo ordine, santamente collocata fra Oriente e Occidente, deve soppiantare il doppio segno imperiale e papale. L'Alleanza Israelita Universale è entrata solo ora in azione, ma fà già sentire da lungi la sua influenza. Essa non si limita al nostro culto, ma vuol penetrare in tutte le religioni. Le nazionalità debbono scomparire. Le religioni debbono tramontare. Ma Israele sussisterà e questo piccolo popolo è l'eletto di Dio» 32. Nello stesso alveo ideologico, l'ebreo Baruch Levi scriveva a Marx: «Il popolo ebraico, considerato nel suo insieme, sarà egli stesso il suo proprio Messia. La sua signoria sul mondo sarà raggiunta mediante l'unificazione delle altre razze umane, la eliminazione delle frontiere e delle monarchie, che sono i bastioni del particolarismo, e mediante l'istituzione di una repubblica mondiale, che accorderà dappertutto i diritti civili agli ebrei. In questa nuova organizzazione dell'umanità, i figli di Israele diventeranno dappertutto, senza incontrar ostacolo, l'elemento direttivo, soprattutto se ad essi riuscirà di portar le masse proletarie sotto la direzione di alcuni di essi. I governi dei popoli compresi in questa repubblica mondiale, con l'aiuto del proletariato vittorioso, cadranno tutti senza difficoltà in mani ebraiche. La proprietà privata verrà soffocata dai dirigenti di razza ebraica, che amministreranno dappertutto il patrimonio statale. Così la promessa del Talmud sarà adempita, cioè la promessa che gli ebrei, venuti i tempi messianici, possederanno la chiave dei beni di tutti i popoli della Terra» 33. Anche Isidore Loeb (1839-1892), segretario dell'Alliance Israélite Universelle, si compiaceva di dire: «Non si può affermare con certezza se Isaia abbia pensato o no all'apparizione di un Messia personale [...]. Certo è però che, con o senza un Messia Re, gli ebrei costituiranno il centro dell'umanità, intorno al quale si raggrupperanno, dopo la loro conversione, i non-ebrei. I popoli si uniranno per prestar omaggio al popolo di Dio. Tutte le ricchezze delle nazioni passeranno al popolo ebraico; esse staranno al seguito del popolo ebraico e si getteranno ai suoi piedi."I Re saranno i tuoi bali e le principesse, loro mogli, le tue balie; essi s'inchineranno a te e lambiranno la polvere dei tuoi piedi" (Is 49, 23). Dio stabilirà col popolo ebreo un'eterna alleanza, come con David, e come David, l'ebreo comanderà i popoli [...]. È poi chiaro che nella restaurazione del popolo ebraico, Gerusalemme e la Terra Santa avranno una gran parte» 34. Non è lontano dal vero G. Zur Beek 35 quando afferma: «Senza essere stato assorbito, oggi lo spirito ebraico domina là dove prima era appena sopportato. Noi non abbiamo più bisogno di chiuderci nel ghetto medievale, poiché possediamo già da tempo il dominio che ci è stato promesso. Senza di noi nessun potentato del mondo può intraprendere alcunché, poiché noi controlliamo il mercato dell'oro. Nessuna parola da noi non desiderata giunge alla pubblicità, perché noi controlliamo la stampa. Nessuna idea che ci dispiace penetra nel mondo intellettuale, perché noi dominiamo il teatro. Lo spirito ebraico ha conquistato il mondo». Il sinarchismo raggiunge la sua più ampia formulazione teorica nelle opere del massone Alexandre Saint-Yves D'Alveydre (1842-1909) 36. Egli teorizza una Chiesa Universale risultante dal sincretismo di tutte le religioni a parità di diritti sotto l'alta ispirazione ebraica. Questo sincretismo religioso animerebbe l'intera comunità umana in tutte le sue manifestazioni sociali, dalle Massonerie ai centri di ricerca scientifica, alle iniziative culturali, ai gruppi di influsso politico, ai complessi economici e industriali, a tutta la vita sociale e privata. Anche la Chiesa cattolica dovrebbe rinunciare alla propria identità dogmatica per adattarsi al nuovo ordine sinarchico. L'umanità sarebbe così unificata (One World) in uno Stato universale da realizzarsi progressivamente, travolgendo dapprima le monarchie per instaurare le repubbliche, poi i confini delle repubbliche per attuare la repubblica universale quale nuovo e definitivo Tempio di Salomone. Artefici di questa costruzione planetaria saranno le fratellanze massoniche diffuse sul globo sotto la gui-da degli israeliti 37. Nell'ambito di questa visione nascevano contemporaneamente nel 1922 a Vienna il Movimento Paneuropeo, e in Francia il Movimento Sinarchico.
Da sinistra: Adolphe Cremieux, Isidore Loeb e Alexandre Saint-Yves D'Alveydre.
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Le idee di Saint-Yves nel frattempo erano penetrate nella Chiesa stessa per opera del massone Paul Roca, fermentandovi il movimento modernista 38. Negli ambienti modernisti dal 1921 circolò il libro anonimo Le Mémoire sur la Sapiniere («Memoriale sulla bara»), che diventava un'arma di lotta per un adeguamento della Chiesa agli ideali massonici. Nel 1935, venne alla luce il Pacte Synarchique, un documento segreto che in tredici punti e 538 articoli esponeva i principî e le tecniche della pianificazione sinarchica mondiale. L'indole socialista del sinarchismo è esaltata dall'ex frate carmelitano Paul Roca 39 che inneggia all'epoca in cui «il Papa dichiarerà canonicamente urbi et orbi che la civiltà presente è figlia legittima del Santo Vangelo e della redenzione sociale», perché «il cristianesimo puro è il socialismo». Concetti massonici e sinarchici trovano, ad esempio, un'attualissima teorizzazione e realizzazione nella «crociata» abortista di Pierre Simon, Gran Maestro della Gran Loggia di Francia, co-fondatore del Mouvement pour le Planning Familial. L'«ordine nuovo» da lui proposto attinge ispirazione dalla «tradizione» delle Logge e intende superare la concezione biblico-sacrale della vita in forza di una concezione panteistica del mondo. «La vita si confonde con il Tempo, Architetto dell'Universo - dice il Simon - che costituisce il Grande Operaio della Natura, creatore della molecola di D.N.A. e di tutte le cose». E continua: «Restaurando la sessualità nella sua dimensione antropologica ed etnologica, riconosciamo ad essa un carattere sacro, la risacralizziamo nel senso cosmico del termine. La sessualità sarà intercessore tra l'uomo e la divinità» 40. Questo radicamento sacrale diverso della vita e della sessualità consentirà all'uomo una libera espansione dell'erotismo al di là dello steccato ma-trimoniale: "Il matrimonio diventerà una comodi-tà sociale... Al genitore succederà l'amante". Le donne potranno porsi agevolmente in stato di abor-to permanente grazie alle nuove tecniche di aspirazione intrauterina: «Se si trova un ovulo fecondato nella cavità, sarà aspirato e confuso coi mestrui a questo modo provocati. La "banca dello sperma" farà sì che in un certo modo è la società intera che feconda la coppia». Questo programma è stato messo a punto nei suoi aspetti tecnici e propagandistici dagli incontri di-creti del Gruppo Littré, che cominciò a radunarsi a Ginevra dal 1953, coinvolgendo in seguito la collaborazione di seicento medici. Procedendo "per evoluzione" in modo da provocare un cambiamento graduale della mentalità di massa, il programma è stato abilmente propagandato alle masse dai centri del Planning Familial, raggiungendo nel 1961 400.000 aderenti, attraverso i quali il programma è potuto diventare legge abortista 41. È evidente la sintonia delle tesi di Simon Pierre con quelle della pianificazione Rockefeller e del Club di Roma: le Massonerie internazionali lavorano in stretta collaborazione per un «mondo nuovo» di ispirazione sinarchica.
IV
Il socialismo americano
Il socialismo americano si alimenta a diverse correnti iniziatiche, e principalmente al Palladismo massonico di Mazzini e Pike, al socialismo inglese di John Ruskin (1819-1900) e di Cecil Rhodes (1853-1902), al sinarchismo massonico; e segue le linee di sviluppo delle banking families 42. La confederazione degli Stati Uniti d'America nacque sotto le insegne della rivoluzione massonica, di cui rimangono le tracce inconfondibili sul dollaro americano e nella bandiera stellata 43. La politica americana prendeva le mosse verso la supremazia mondiale in seguito a vari avvenimenti di influsso internazionale, quali la creazione a New York della società segreta ebraica B'nai B'rith (1843), l'insediamento a New York della Alleanza Democratica Internazionale di Mazzini (1867), il trasferimento a New York della sede del Consiglio Generale dell'Internazionale di Marx (1872) e l'ascesa vertiginosa del gruppo bancario Jacob Schiff, Kuhn e Loeb, che finanziò la rivoluzione russa 44. Con Albert Pike (1809-1891), teurgista luciferino, Giuseppe Mazzini puntò a una centralizzazione dell'azione massonica internazionale per mezzo di una società segreta alle stesse sfere massoniche inferiori: il «Nuovo Palladismo» 45. Il Direttorio supremo del Palladismo, cervello dell'alta Massoneria internazionale con sede a Charlestown, esercitava un controllo segreto sulle Massonerie americane e sullo scozzesismo mondiale. Dal Palladismo ebbero origine le conferenze periodiche di Charlestown, decisamente orientate verso un governo mondiale 46. Ma il socialismo si sviluppava in America soprattutto per influsso di John Ruskin, un appassionato di Platone, che teneva cattedra a Oxford in Inghilterra, e di Cecil Rhodes 47.
Da sinistra: John Ruskin, Cecil Rhodes ed Albert Pike.
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Costui, forte dei suoi immensi redditi provenienti dal monopolio delle miniere di diamanti sud-africane, e sostenuto da Lord Leopold de Rothschild (1845-1917), organizzò una società segreta che divenne la Round Table allo scopo di preparare una federazione tra i popoli di lingua inglese capace di avviare tutti i Paesi del mondo verso il socialismo. Gli uomini della Round Table coprivano posti chiave in tutto il mondo e disponevano di colossali mezzi di influsso sociale: stampe di prestigio, università, centri culturali, ecc... Fu in seno alla Round Table che si svilupparono concentrazioni mondialiste di potere radicate in potentati economici di possibilità inesauribili (i complessi bancari legati ai nomi di Morgan, Rockefeller, Lazard, Grenfel, ecc..., collegati tra loro nel Federal Reserve System). Tramite il Council of Foreign Relations, che faceva da copertura alla Round Table, l'alta finanza cosmopolita imperniata sull'asse Londra-Wall Street (Rotschild, Rockefeller, ecc...) esercitava un controllo sempre più vasto sulla politica americana e mondiale. Trotsky nelle sue memorie fà riferimento a prestiti di finanziatori inglesi fin dal 1907. Dal 1917, i maggiori aiuti finanziari alla rivoluzione russa vennero da esponenti della Round Table tramite il banchiere ebreo Jacob Schiff (1847-1920) e altre banche svedesi (Ascherg, ecc...) e tedesche (Warburg), mentre il lavoro delle Massonerie andava dissolvendo dall'interno la condizione sociale della Russia. Un'inchiesta del 1954 metteva in luce un piano organico di fermentazione social-comunista iniziato dai Morgan e finanziato dal potere economico diretto della Round Table; il resoconto informava tra l'altro dell'esistenza di un programma di scardinamento della morale cristiana e di una serie di iniziative rivolte a promuovere una penetrazione sempre più massiccia dell'ideologia socialista nelle scuole, nella cultura e nella vita americana e internazionale 48. L'infiltrazione eversiva prendeva le mosse dalle università e suscitava una corrente di amoralità, umanitarismo, collettivismo, teppismo e altri fenomeni tipici delle metodologie marxiste di fermentazione sociale. Vennero di moda le barbe alla Fidel Castro, gli hippies, il parlare volgare, le simbologie rosse, rappresentazioni e immagini pornografiche, contestazioni e malavita. «I cervelloni del Sistema hanno escogitato una combinazione di educazione sessuale e di un cosiddetto addestramento alla sensitività che ha scatenato col permissivismo una vera degenerazione morale. Il Paese è stato improvvisamente sommerso da un'ondata di sporcizie oscene e valanghe di parolacce che hanno invaso da cima a fonda la stampa e i mass-media. Molte leggi per la sicurezza sono state vanificate dalle forze legate al Sistema per giungere alla instaurazione di uno Stato socialista fortemente centralizzato sotto l'egida del Sistema». La contestazione globale, partendo dall'America sullo scorcio degli anni Sessanta invadeva il mondo intero 49. Il Sistema continua ad agire ancora oggi con le sue mille branchie, e tutto coinvolge coi suoi tentacoli potenti. Particolarmente legate al Sistema sono le conferenze del Bilderberg Group, le Conferenze Pugwash e gli incontri della Trilateral Commission.
w Le Conferenze Bilderberg, iniziate in Olanda nel 1954, sono discrete e radunano personalità di tutto il mondo con determinati orientamenti ideologici: vi incontriamo abitualmente i nomi Rockefeller, Rothschild, Brzezinski, Kissinger, Ford, ecc..., ma le grandi famiglie mondialiste preferiscono celarsi sotto i nomi del loro rappresentanti 50;
w le Conferenze Pugwash, iniziate nel 1957 da Cyrus S. Eaton (1883-1979), tendevano ad amalgamare gli Stati Uniti con l'Unione Sovietica in direzione social-comunista;
w il 16 giugno 1975 veniva annunciata la nascita della Trilateral Commission, nuovo organismo più agile e concentrato del Bilderberg, ma orientato alle identiche finalità social-sinarchiche 51.
Esempio tipico del nuovo umanesimo caldeggiato dagli alti vertici mondialisti è la campagna per l'aborto promossa dalla Fondazione Rockefeller. Il presidente della Fondazione Rockefeller, il Dr. John H. Knowles, durante una importante conferenza tenuta a New York il 14 marzo 1973 davanti al Consiglio nazionale del centro di sviluppo della Pianificazione Mondiale, dichiarava apertamente: «È compito dei settori sia privati che pubblici accelerare negli Stati Uniti lo sviluppo degli aborti legali, in modo che essi salgano da 1.200.000 a 1.800.000 all'anno». La politica liberale, in tal senso, dovrebbe secondo lui essere sostituita da una politica costrittiva, con pressioni legali per costringere all'aborto di massa. Non si tratta di un programma ristretto all'America: il piano Crescita Demografica Zero (Z.G.P.) programmato dal gruppo Rockefeller ha una mira mondialista, con ideologie, tecniche e metodi illustrati dagli organi di stampa e di comunicazione sociale ad ogni livello di cui dispone l'onnipotente centro di potere. Esso:
w Fà leva sugli enormi interessi economici delle industrie produttrici di contraccettivi controllate dal gruppo stesso (Upjohn, Robins, Xerox, ecc...) e dei grandi abortoi americani, con affari di miliardi di dollari; agisce mediante i primi istituti di ricerca e di programmazione americani (Massachusetts Institute of Technology, ecc...);
w Influisce sull'opinione pubblica mediante le principali agenzie di stampa, televisione e comunicazione sociale, e raggiunge capillarmente le varie nazioni del mondo tramite 22.000 centri di influsso (centri di pianificazione familiare, consultori matrimoniali di ispirazione laicista, ecc...);
w Ha il potere di ricattare gli stessi governi, così che il piano Rockefeller per la «crescita demografica zero» è stato accettato da quasi tutta l'Europa occidentale e da molte altre nazioni del mondo (India, ecc...).
Da sinistra: Lord Leopold de Rothschild, Cyrus S. Eaton e John H. Knowles.
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Abbiamo già pubblicato per quali vie è stato accettato in Francia 52. In Italia, la legge abortista più che voluta dal popolo, è stata imposta dall'intero arco parlamentare laicista di origine massonica (radicali, socialisti, comunisti, repubblicani, liberali, ecc...). La Russia, che è strategicamente interessata ad avere una espansione demografica forte per le sue mire imperialiste, l'ha respinta, mentre al piano Rockefeller hanno aderito (per imposizione russa?) i suoi satelliti 53. Per una «crescita demografica zero» però il laicismo anticristiano non si limita all'aborto: il programma si allarga a tutte le tecniche di indebolimento e di distruzione della famiglia e della pubblica moralità. Questo infame programma è così sintetizzato da un attento osservatore: «I cristiani si sciupino prima del matrimonio (immoralità inoculata con tutti i mezzi e liberalizzata); non giungano al matrimonio (non ce n'è bisogno, mancano i mezzi); se vi giungono, lo frantumino (divorzio facile, protetto); non facciano figli (contraccettivi propagandati, dati gratis dalla mutua); se i figli sono in arrivo, siano uccisi (aborto facile, gratuito, a discrezione della donna); se nascono non siano allevati (nessun favore alle famiglie numerose, intralci all'adozione, difficoltà per la casa); se sono allevati, non siano educati cristianamente (guerra agli istituti cristiani, alla religione nella scuola, con-trollo dell'editoria scolastica, della tv, dei giornali); se qualcuno scampa, sia emarginato dalla vita sociale (tiro al bersaglio ai cattolici migliori, e tutti zitti quando i cristiani sono falciati a decine di migliaia in Biafra, Burundi, Vietnam, Uganda, Libano, Guinea, ecc...)» (A. Acciaroli). Così il martirio della Chiesa assume oggi proporzioni mai viste nella Storia. Più micidiale dello stesso martirio è la seduzione, con cui si cerca di uccidere le anime prima dei corpi 54. Afferma Gianfranco Morra: «Il fondamento dell'antropologia cristiana è il concetto del primato della persona sulla società, ossia l'affermazione dell'irriducibilità dell'uomo al sociale e alla prassi lavorativa. Non v'è dubbio che in questo annullamento del singolo (che poi dà origine ad un Partito totalmente diverso dagli altri, in quanto non solo chiede l'adesione, ma forma la personalità e l'ideologia dell'aderente, del quale dirige tutta la vita) è implicito un disegno di teodicea». Avamposto ideologico e operativo del socialismo sinarchico in Italia è il Club di Roma, fondato nel 1968 dal Bilderberg Aurelio Peccei (1908-1984), dirigente della Fiat, e finanziato da Gianni Agnelli (1921-2003) tramite il gruppo Fiat-Ifi. Il Club di Roma è legato al Bilderberg e alla Trilateral Commission. Nel 1976, comprendeva un'ottantina di membri permanenti e una ventina di personalità scelte dagli ambienti mondialisti. In sintonia con la Massoneria internazionale (Planet Parentwood) promuove le tesi abortiste del programma Crescita Demografica Zero sostenuto dalla Fondazione Rockefeller, e il progetto RIO (Ristrutturazione dell'Ordine Internazionale), tramite una potente catena di enti di influsso sociale 55.
Note
1 Estratto dall'opera Il socialismo e le sue ramificazioni, Spirito e Verità, nº 81, Milano 1981, pagg. 5-27.
2 In Francia, in particolare, in uno scritto del saintsimoniano Pierre Leroux, pubblicato nel novembre del 1833 nella Revue Encyclopédique, dove il «socialismo» veniva contrapposto all'«individualismo»; e in Inghilterra, dove nelle discussioni in seno all'Associazione di tutte le classi di ogni nazione, fondata da Robert Owen, veniva chiamato «socialismo» una tendenza di pensiero secondo la quale attraverso un libero formarsi di associazioni cooperative si poteva giungere, senza l'aiuto dello Stato, e forse anche in rivolta contro lo Stato, a costituire un nuovo mondo economico e morale.
3 Cfr. È. Halevy, Histoire du socialisme européen («Storia del socialismo europeo»), Parigi 1948, pag. 17 e ss.
4 Cfr. P. L. Rosa, «Teoria e prassi del comunismo italiano di fronte all'unificazione dell'Europa», in Rivista del Clero Italiano, ottobre 1979, pagg. 773-788.
5 Cfr. J. Villain, L'insegnamento sociale della Chiesa, Centro Studi Sociali, Milano 1961, pag. 95 e ss. L'Autore nell'esame critico sul socialismo ne mette in risalto la molteplicità delle forme: «Non è esatto parlare di socialismo al singolare, perché si tratta in realtà di un insieme di sistemi e di movimenti portanti tutti l'etichette "socialista", Infatti, ad ogni momento, si trova una fioritura di socialismi, che si trasformano essi stessi col tempo».
6 Cfr. W. V. Skousen, Il capitalista nudo, Armando, Roma 1978, pag. 43.
7 Può stupire il fatto che le condanne della Chiesa contro il socialismo per i suoi contenuti aberranti siano state congiunte con le condanne contro la Massoneria. Di fatto, se non esi-ste una identificazione assoluta tra Massoneria e socialismo, si deve ammettere che le idee socialiste sono state fomentate e sono sgorgate dal grembo oscuro delle Logge e dalle Logge sono state diffuse nel mondo; e ancora oggi attingono dalle Logge molta forza propulsiva, come altre formazioni politiche nate dalla Massoneria. La famosa vignetta che raffigura Massoneria e socialismo in una donna e un uomo che si separano di giorno per i fatti loro e si ritrovano di notte alla stessa porta di casa è assai significativa: se esclude una identificazione assoluta, ne esprime i reciproci occulti amori.
8 L'idea delle origini della società da un contratto sociale appare già, prima che in Rousseau, negli scritti di Hubert Languet; vedi Mons. H. Delassus, Il problema dell'ora presente: antagonismo tra due civiltà, Desclée, Roma 1907, pag. 353.
9 Cfr. J.-J- Rousseau, Contrat social, 1. 1, c. 6.
10 Cfr. H. Taine, L'antico regime, pag. 324. Anche per Antonio Gramsci la società perfetta realizzata dal comunismo esige la spersonalizzazione. Il «moderno Principe», cioè lo Stato comunista, «prende il posto, nelle coscienze, della divinità o dell'imperativo categorico, diventa la base di un laicismo moderno e di una completa laicizzazione di tutta la vita e di tutti i rapporti di costume; ogni atto viene concepito come utile o dannoso, come virtuoso o scellerato, solo in quanto ha come punto di riferimento il moderno Principe stesso e serve a incrementare il suo potere o a contrastarlo» (cfr. A. Gramsci, Quaderni dal carcere, Quaderno 13, vol. IV., pag. 1561, Einaudi, Torino 1975).
11 Cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 123.
12 Mentre i massoni italiani cercano di nascondere l'origine massonica della Rivoluzione Francese, quelli francesi la esaltano: cfr. G. Serbanesco, Histoire de la Franc-Maçonnerie universelle («Storia della Massoneria universale»), ecc..., con le innumerevoli raffigurazioni documentative, tra cui i ritratti dei prinipali artefici della rivoluzione, dodici statue di «marianne» fregiate da simboli massonici, ecc...
13 Cfr. H. L. Caron, «Le grandi correnti anticristiche della Storia», in Chiesa Viva, nº 104.
14 Cfr. H. Taine, La Révolution, III, pag. 635; Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 363.
15 Cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 357. Vedi anche il voto di Collin e Marchetti, le affermazioni di Condorcet, ecc... in Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 358. Concetti analoghi si tra-sferiscono nella concezione comunista: «Alla famiglia considerata come impresa chiusa deve sostituirsi, nell'intenzione dei rivoluzionari, un sistema completo di servizi sociali fino all'assorbimento completo delle funzioni economiche della famiglia da parte della società socialista» (cfr. L. Trotsky, La Rivoluzione tradita). Se in Russia la famiglia è protetta oggi forse meglio che altrove, è per una strategia di potere provvisoria, destinata a cadere non appena si realizzasse la comunità mondiale comunista, che trova una immagine adeguata nei moderni pollai razionali, in cui la gallina ha tutto l'agio di moltiplicare le proprie uova a condizione che non scavalchi il proprio rigido steccato. L'idea del superamento della famiglia trova infine una sua attualissima promozione nella concezione del massone Pierre Simon.
16 Si ricordi ad esempio il famoso giuramento del massone Giuseppe Garibaldi di fronte al Gran Maestro della Massoneria italiana (aprile 1860) nell'atto di intraprendere la campagna di Sicilia: «Io giuro di non avere altra patria che la patria universale. Giuro di combattere ad oltranza, sempre e dappertutto, per la soppressione dei confini che circoscrivono le nazioni, i campi, le case, gli opifici, le famiglie. Giuro di rovesciare, sacrificando la mia vita, la barriera su cui i carnefici dell'umanità hanno scritto col sangue e col fango il nome di Dio» (cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 381).
17 12 È l'attuazione del massonico solve et coagula («sciogli e ricomponi»). Ancora oggi comunisti, socialisti e massoni fanno largo uso delle formazioni anarchico-radicali come bulldozer di sgombro di quanto resta dell'ordine tradizionale. «Rinnovare i principî dell'esistenza umana», dice Taine (cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 360). Il dollaro americano porta il detto illuminatico Novus ordo seclorum («Nuova serie di secoli», «Nuova Era»).
18 Cfr. F. Olgiati, Carlo Marx, Vita e Pensiero, Milano 1918, pagg. 129-131.
19 Sulle origini del comunismo è fondamentale F. Engels, Per la storia della Lega dei Comunisti. Un resoconto storico sulla base di documentazioni più ampie si ha in F. Olgiati, op. cit., pag. 47 e ss. Vedi infine K. Marx-F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, Ed. Riuniti, Roma 1974, pagg. 115-131.
20 Cfr. R. Wurmbrandt, Mio caro diavolo, Ed. Paoline, Roma 1979, pag. 115. Vedi anche «L'altra faccia di Marx», in Spirito e Verità, nº 77, settembre 1980, pag. 180 e ss.
21 Cfr. P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église? («Ben presto un governo mondiale e una super e contro-chiesa»?), Ed. Saint-Michel, Rennes 1967, pagg. 19, 28 e ss.; F. Olgiati, op. cit., pag. 72 e ss. Marx disprezzava la visione sociale di Mazzini e degli altri rivoluzionari contemporanei, giudicandola sentimentale e inconcludente. Quanto al socialismo di Ledru-Rollin vedi MAttx-ENGELs, K. Marx-F. Engels, op. cit., pag. 111.
22 «Gli Illuminati (della sètta di Weißhaupt), cioè Schapper, Bauer e Moll (personalità ricordate anche da Engels in Per la storia della Lega dei Comunisti, N.d.R.), nel gennaio 1847 invitarono Marx ed Engels a collaborare con la Lega dei Giusti; anzi, Joseph Moll incaricò Marx di stilare il Manifesto della Lega. Nell'estate dello stesso anno, la Lega, in un congresso cui non poteva partecipare Karl Marx, si trasformò in organismo di azione politica, assumendo il nuovo nome di Lega dei Comunisti. Un secondo congresso si tenne a dicembre e adottò le teorie di Marx, che quella volta era presente: fu questo congresso che incaricò ufficialmente il filosofo (Marx) e il suo amico Engels di redigere un Manifesto, che in verità era già stato commissionato da Moll. Nel Manifesto, il solo lavoro di Marx è stato di postdatare e codificare i principî e progetti fissati settant'anni prima da Weißhaupt, fondatore dell'Ordine degli Illuminati. Il Manifesto fu perciò pubblicato senza il nome degli autori. Solo nel 1868, quando Marx e Engels erano ormai famosi, ne fu attribuita ad essi la paternità» (cfr. U. Di Nicola, I movimenti mondialisti nella Storia contemporanea, Centro Studi Politici e Costituzionali, Chieti 1976, pag. 15 e ss.).
23 Sui retroscena della rivoluzione russa dell'ottobre 1917 vedi E. Malinski-L. De Poncins, La guerra occulta, Le Rune. La rivoluzione russa fu preparata da una lunga fermentazione prerivoluzioaria secondo una strategia ormai ricorrente nelle rivoluzioni moderne: provvisione di vaste fonti di finanziamento, accaparramento delle testate giornalistiche e propaganda massiccia tramite i mezzi di comunicazione sociale e le scuole, infiltrazione di agenti rivoluzionari nei vari gangli del potere, azione sindacale, ecc... Sui finanziatori della rivoluzione russa vedi H. Coston, L'alta finanza e le rivoluzioni, Ed. Ar, Padova 1971, pag. 123; G. Gili-O. Nardi, Attualità della rivoluzione, Saven, Lugano 1980, pag. 192 e ss.; W. V. Skousen, op. cit., pag. 59 ess. Sulla componente ebraica della rivoluzione russa vedi G. Gili-O. Nardi, op. cit., pag. 192 e ss., con citazione di fonti. Negli stessi ambienti ebraici si ammette: «La rivoluzione russa è una rivoluzione ebraica; poiché essa significa un punto di svolta della storia ebraica. Essa derivò dal fatto che la Russia era la patria di quasi la metà di tutti gli ebrei della Ter-ra. Perciò la caduta del regime zarista potrà avere una grande influenza sul destino di molte migliaia di ebrei recentemente emigrati in altri Stati. Inoltre, la rivoluzione russa è una rivoluzione ebraica anche per il fatto che gli ebrei sono stati i rivoluzionari più attivi nella Russia zarista (vedi J. De Haas, in The Macabean).
24 Il materialismo dialettico, secondo il quale tutto si riduce a materia, è una forma di infantilismo filosofico che non spiega ciò che nella realtà ha maggiore importanza, cioè lo spirito. Lo stesso progresso scientifico, scoprendo le leggi fisiche e biologiche che regolano il mondo, mette in risalto con sempre maggiore chiarezza che nella stessa materia c'è più spirito che materia, e che lo spirito umano trascende ogni limitazione materiale. La persona, autocosciente e autonoma, non è subordinabile né alla società, costituita dalle relazioni accidentali tra le persone, né allo Stato, che non è un fine, ma un semplice servizio sociale ordinato al bene di tutti. Subordinare la persona, la famiglia, l'educazione, le società inferiori allo Stato è pervertire l'ordine naturale. Ridurre la religione a prodotto della paura, risultanza di processi economici, oppio del popolo è infantilismo religioso: la religione nasce dalla insopprimibile esigenza di un Essere trascendente che spieghi l'origine, il senso, la struttura metafisica del cosmo; quanto al cristianesimo, è più espressione di verità e di amore che di paura.
25 Cfr. Pravda, del 22 settembre 1955.
26 Che l'uomo sia felice per un paradiso terrestre puramente economico è una favola che solo un infantilismo antropologico può accettare. Ridurre la società al puro gioco delle competizioni economiche è un semplicismo smentito dalla Storia intera e dai fatti quotidiani. Semplicistica è pure la contrapposizione tra classe santa del proletariato e classe dannate dei borghesi: l'odio del proletariato non è meno riprovevole dell'ingiustizia dei borghesi. Lo stesso benessere economico è fortemente avvantaggiato dalla collaborazione reciproca tra le classi, le quali del resto, attraverso il semplice esercizio della giustizia, sarebbero già avviate dalla stessa dinamica sociale a superare ogni classismo e a fondersi in un'unica socie-tà armonica se la continua agitazione marxista non intervenisse ad avvelenare i rapporti sociali e a rovinare continuamente l'economia, come sta avvenendo in Italia. Bisogna senza dubbio impegnare tutte le forze per eliminare ogni sfruttamento e l'ingiustizia sociale peggiore di tutte le altre che consiste nello spogliare gli stessi lavoratori del diritto fondamentale alla proprietà per ricattarli su altri diritti fondamentali quali la libertà di pensiero, di espressione, di professione religiosa, ecc..., come avviene nei Paesi comunisti. Il capitalismo liberale, per quanto cattivo, non è peggiore del capital-marxismo: se il primo defrauda l'operaio di qualcosa, anche di molto, il secondo lo defrauda di tutto e lo riduce a semplice ingranaggio di un sistema oppressivo dei più elementari diritti umani: perlomeno, il capitalismo liberale non ha creato i lager e le prigioni psichiatriche... Pensare che l'uomo diventi migliore attraverso la forzatura rivoluzionaria, sia pure transitoria, oppure per il semplice benessere economico generalizzato al punto da rendere superflua la funzione dello Stato, è ridicolo infantilismo sociale. Lo Stato etico personificato dai privilegiati «coscienti» interpreti delle inconsce esigenze delle masse è una idea che fà molto comodo ai dirigenti marxisti, ma non fà affatto comodo alle masse strumentalizzate ai fini occulti o ignoti e impossibilitate a contribuire col proprio apporto creativo al benessere comune.
27 Ai fini del migliore benessere economico la socializzazione capital-marxista è superflua se il tanto vantato tecnologismo si è sviluppato in Occidente meglio o per lo meno egualmente bene che nei Paesi comunisti, come ha ammesso Stalin servendosi degli occidentali per migliorare la tecnologia russa. Tra Occidente e Paesi comunisti c'è però una grande differenza: in Occidente il benessere è condiviso globalmente, sia pure con molte ingiustizie, a vari livelli sociali, nei Paesi comunisti i frutti del tecnologismo sono dirottati a incrementare la rivoluzione, mentre i popoli patiscono la fame. Un sistema tecnologico che esalta la macchina e degrada l'uomo è disumano.
28 Il ricorso al terrorismo e all'odio di classe è gravemente immorale. Il «fine» di una migliore distribuzione dei beni, conseguibile del resto per via di promozione della giustizia, non giustifica affatto i «mezzi» assurdi con cui è portata avanti la rivoluzione: menzogna sistematica, violenza, stragi, lager, prigioni psichiatriche, regime poliziesco dei Paesi comunisti; continue agitazioni, manipolazioni della scuola, rovina delle industrie e tanti altri disordini nei Paesi in fase di fermentazione comunista. Nessun uomo consapevole e onesto cambierebbe la condizione di uomo libero col diritto di essere ispezionato nell'intimità della propria famiglia anche nelle ore notturne, o di non muoversi dal proprio Paese senza il placet governativo, o di confessare come reato il proprio dissenso al pensiero ufficiale, o di lasciarsi porre al collo la corda d'impiccato a gloria del regime totalitario imposto dal sistema marxista. Il comunismo, che esige il terrore anche all'interno del sistema (Stalin), non può essere accettato se non per incoscienza o malafede interessata.
29 Cfr. «Sessant'anni di aggressione all'Italia», in Spirito e Vita, nº 81, pag. 1.
30 «Sinarchia» è una parola greca che significa «governo d'insieme». Fondamentale sul Sinarchismo il dittico P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église? e P. Virion, Mystére d'iniquité («Mistero di iniquità»), Ed. Saint Michel, Rennes 1967, il primo sull'indole generale, il secondo sui riflessi religiosi.
31 Cfr. R. Gougenot De Mousseaux, Le juif, le judaisme et la judaisation des peuples chrétiens («L'ebreo, il giudaismo e la giudaizzazione dei popoli cristiani»), che rimanda agli Archivi Israeliti del 1861-1866 (cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 406). Vedi anche il Libertaire de New York, 1902, (cfr. Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 402). Il sionismo universalistico fermentava già tra gli antichi Rosacroce e fu teorizzato da Amos Kominsky nella prima metà del Seicento (cfr. P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église?, pag. 6 e ss.). Riflettendo sulla portata dell'incidenza ebraica nel mondo, T. Bidegain scrive: «Dalla Storia e dallo studio degli avvenimenti è manifesto che la Massoneria, la quale è incontestabilmente d'origine giudaica, è, per gli israeliti, uno strumento di azione e di lotta di cui si servono segretamente. Gli ebrei, così ragguardevoli per il loro istinto di dominare, per la loro scienza innata di governare, hanno creato la Massoneria al fine di arruolarvi gli uomini che non appartengono alla loro razza, la quale tuttavia si impegna ad aiutarli nella loro opera, a collaborare con essi all'instaurazione del Regno di Israele tra gli uomini [...]. Gli ebrei, che non hanno perduto la fede nella ricostruzione del Tempio, nascondono, sotto questa parola simbolica, sotto questa rivendicazione della loro nazionalità, la volontà di fare, del mondo intero, un tempio gigantesco in cui i figli d'Israele siano sacerdoti e re, in cui tutti gli uomini di tutti i climi e di tutte le stirpi, ridotti alla servitù dell'organizzazione capitalista, lavoreranno alla gloria di Yahvéh [...]. Col denaro e con l'astuzia dirigono, in maniera segreta, queste società politiche verso il fine che essi perseguono con instancabile energia: la dominazione universale del popolo di Israele" (cfr. T. Bidegain, Grand Orient, ses doctrines et ses actes, pag. 186 e ss.; in Mons. H. Delassus, op. cit., pag. 373 e ss.).
32 Cfr. Archives Israelites, 1861.
33 Cfr. Revue de Paris, anno XXXV, nº 2, pag. 574.
34 Cfr. I. Loeb, La litérature des pauvres dans la Bible («La letteratura dei poveri nella Bibbia»), Parigi 1892, pag. 218.
35 Cfr. G. Zur Beek, Die Gebeimnisse der Weisen von Zion, 3ª ed., 1919, pag. 27. Dall'interno delle Logge il massone A. Lantoine può oggi affermare: «Quando si considera il lavoro compiuto, abbiamo il diritto di essere fieri della nostra propaganda. Sappiamo bene che questo lavoro è ben lontano dall'essere compiuto; ma che sono due secoli nella marcia dell'umanità? Due secoli dopo la sua origine il cristianesimo sembrava aver risposto alla speranza dei profeti, e tuttavia ha finito per dominare l'Occidente. Sarà altrettanto della Massoneria, poiché mediante l'istruzione sempre più estesa, col progresso delle scienze che uccidono le superstizioni e gli dèi, essa apparirà sempre più come la sola religione degna degli uomini [...]. Il nostro segreto rimane quale fu rivelato da un curioso piccolo scritto oggi introvabile, pubblicato a Bruxelles nel 1744: "La massoneria, o rivelazione dei misteri massonici": essa consiste nel costruire insensibilmente una repubblica universale e democratica la cui regina sarà la Ragione, e il cui consiglio supremo sarà l'assemblea dei Sapienti» (cfr. A. Lantoine, Hiram au Jardin des Oliviers, pag. 30).
36 Fondamentale di Saint-Yves sull'argomento è il volume Mission des Souverains, 1922 (vedi pag. 433 e ss.). Altre opere di Saint-Yves sono Mission des Juifs; Mission de l'Inde; Mission de l'Europe en Asie; Mission des Ouvriers; L'Archéomètre; ecc... Su Saint-Yves vedi P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église?, pagg. 31-40; P. Virion, Mystére d'iniquité, pagg. 7-12.
37 Il sinarchismo ha la sua rappresentazione plastica nel Tempio della Comprensione, un complesso di edifici rivolti verso un centro esagonale che rappresenta le sei principali religioni nel mondo. Altra rappresentazione plastica è data dalla «Camera della Meditazione» di New York City, nonché dal Tempio di cui si fece promotrice Edith Kermit Roosevelt nel 1962 (cfr. G. Gili-O. Nardi, op. cit., pag. 126).
38 Sul modernismo vedi G. Gili-O. Nardi, op. cit., pag. 137 e ss.
39 Cfr. P. Roca, Glorieux Gentenaire («Glorioso centenario»), pag. 111. Sul sinarchismo vedi G. Gili-O. Nardi, op. cit., pagg. 115-135.
40 Il socialismo, come storicamente si è evoluto, ha un degno supporto ideologico nella concezione panteistica del mondo, secondo la quale Dio si identifica col cosmo, del cui divenire l'uomo non è che un momento particolare subordinato al divenire del tutto, e quindi al divenire sociale, di cui lo Stato è garante. Le moderne tesi dello Stato etico, della subordinazione della persona allo Stato, ecc..., hanno nel panteismo il loro logico fondamento, da quando Hegel elaborò il suo idealismo su invito delle scuole massoniche tedesche (cfr. D'Ont, Hegel secret, Presse Universit. de France, 1968), e Feuerbach, rovesciando il sistema di Hegel, pose alla base di questo divenire la materia al posto dello spirito.
41 L'intera storia di questa vicenda è narrata dal volume dello stesso Pierre Simon, De la vie avant toute chose, Mazarine, Parigi 1979. Vedi una sintesi dell'opera in Spirito e Verità, ot-tobre 1980. Nell'intento di ridurre la Chiesa ai suoi programmi, il movimento sinarchico ha soffiato fortemente nel fuoco modernista iniziato da Roca; l'azione delle Logge francesi per la programmazione dell'aborto ha coinvolto ecclesiastici neomodernisti quali i domenicani Quelquejeu e Pohier, i cui scritti sono stati diffidati dalla Chiesa (di questa collaborazione parla Io stesso Pierre Simon nel volume sopra citato).
42 «Il capitalismo americano si evolve verso una forma mezzo capitalista, mezzo socialista; il comunismo invece verso una forma mezzo socialista, mezzo capitalista» (V. Fuctis).
43 Nel 1776, anno in cui sorgevano gli Illuminati di Baviera, la cui insegna, cioè la Piramide con l'Occhio onniveggente, è riportata dal dollaro americano. Vedi U. Di Nicola, Simbologia del dollaro, Ed. Solfanelli, Chieti 1977; G. Gili-O. Nardi, op. cit., pag. 62.
44 Cfr. P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église?, pag. 28.
45 «Religione del Palladismo è il neo-gnosticismo dei manichei, i quali insegnano che la divinità è doppia e che Lucifero è uguale ad Adonai (il Dio dei cristiani); ma Lucifero è il dio della Luce e del Bene che lotta per l'umanità contro Adonai, Dio delle Tenebre e del Male. Posto questo principio alla base del culto segreto dei Triangoli (Logge Palladiche), Albert Pike non aveva fatto altro che togliere l'ultimo velo al dogma degli Alti Gradi di tutte le Massonerie, di qualunque Rito si parli» (cfr. D. Margiotta, Ricordi di un Trentatré, capo della Massoneria Universale, Ed. Briquet, Parigi-Lione 1895, pag. 85 e ss. Il Margiotta tornò alla fede cattolica). Con questo pervertimento di idee, il Palladismo, o Rito Luciferino, avviava la nuova età del mondo (cfr. U. Di Nicola, Simbologia del dollaro, pag. 32).
46 Cfr. P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église?, pagg. 28-30.
47 Fondamentale su questa vicenda è l'opera W. V. Skousen, Il capitalista nudo. Vedi anche C. Levinson, Vodka-Cola, Vallecchi, Firenze 1978: documentazione sulle multinazionali che fanno da ponte tra il capitalismo occidentale e il capitalismo marxista. Vedi infine G. Gili-O. Nardi, op. cit., pag. 161 e ss.
48 Il massiccio assalto antictistiano dei nostri giorni è orchestrato incessantemente ad arte dagli alti vertici social-comunisti, tramite le Massonerie e i partiti laicisti ad esse collegati.
49 Vedi più ampiamente in G. Gili-O. Nardi, op. cit., pagg. 161-175.
50 Rappresentanti italiani ai Bilderberg sono stati: a Villa d'Este (24 aprile 1965): Gianni Agnelli, Enrico Anzilotti, Guido Carli, Alighiero De Micheli, Ugo La Malfa, Ettore Lolli, Longo Imbriani, Giovanni Malagodi, Franco M. Malfatti, Giovanni Messeti, Aurelio Peccei, Mario Pedini, Alberto Pirelli, Pietro Quatoni, Paolo Rossi, Pasquale Saraceno, Giovanni B. Scaglia, Gino Scarpa, Vittorio Valletta, Paolo Vittorelli (vedi P. Virion, Bientôt un gouvernement mondial, une super et contre-église?, pag. 265, con l'elenco dei Bilderberg succedutisi dal 1954 al 1966); a Megive in Francia (15-21 aprile 1974): Enzo Bettiza, Colonna di Pagliano, Franco M. Malfatti, Alberto Ronchey (cfr. L'Alternativa, aprile 1976); a Cesme in Turchia (25-27 aprile 1975): Gianni Agnelli, Guido Carli, Cittadini Cesi, Roberto Ducci, Francesco Forte, Giorgio La Malfa, Arrigo Levi (cfr. W. V. Skousen, op. cit., pag. 223 e ss.); a Torquay in Inghilterra (22-24 aprile 1976): Gianni Agnelli, Guido Carli, Tina Anselmi, Marcello Glisenti (cfr. L'Alternativa, maggio 1977); ad Aquisgrana in Germania (10-20 aprile 1980): Gianni Agnelli, Luigi Barzini, Giorgio Benvenuto (Uil), Cittadini Cesi, Romano Prodi, Stefano Silvestri, Barbara Spinelli (cfr. L'Alternativa, settembre 1980).
51 Lo stesso comunismo orientale viene condizionato da questi superpotenti, al punto che il Bilderberg di Kyoto ci si accorse di avergli dato troppa corda, e si decise di adottare una nuova linea di politica mondialista.
52 Cfr. Spirito e Verità, nº 77, pag. 207 e ss.
53 Si veda nel nostro volume Attualità della Rivoluzione lo studio di E. Tremblay, presidente dell'intesa Europa pro Vita, 2ª ed., pagg. 177-184, dal quale riportiamo le informazioni.
54 Si veda estesamente in G. Gili-O. Nardi, op. cit., pagg. 177-184.
55 Cfr. L'Alternativa, gennaio 1977, pag. 3 e ss. Il Club di Roma teorizza un nuovo umanesimo cosmopolita avente connotati chiaramente sinarchici.
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