● La Federazione delle Chiese Evangeliche: una ‘idea massonica’

Qualcuno si domanderà in base a cosa faccio queste affermazioni.
Bene, ve lo spiegherò, ma per fare questo devo partire da lontano, e precisamente dal Primo Congresso Evangelico Italiano che si tenne a Roma dal 9 al 12 Novembre 1920, e che ‘si consegnò alla storia come il primo grande tentativo di creare una struttura stabile e duratura di collegamento e di unità tra le varie componenti del mondo evangelico italiano’ (Gianni Long e Renato Maiocchi, Uniti per l’Evangelo, Claudiana Editrice 2008, pag. 96).
Bisogna dire però che ancora prima di quel Congresso, c’erano stati dei massoni che avevano cercato di portare avanti l’ideale dell’unità delle Chiese evangeliche, come Alessandro Gavazzi (1809-1889), pastore protestante che nel 1870 aveva fondato la Chiesa Cristiana Libera in Italia; Matteo Prochet (1836-1907), pastore valdese a Lucca, Pisa, Genova e Roma, che era entrato a far parte di un comitato intermissionario; e Teofilo Gay (1851-1912), pastore Metodista prima e poi Valdese, che nel 1889 lanciò l’idea di un quotidiano protestante che però non si concretizzò perchè ‘si sospettò che sarebbe stato realizzato con l’appoggio determinante della massoneria’ (cfr. Gianni Long e Renato Maiocchi, Uniti per l’Evangelo, pag. 22-24).
Il Primo Congresso Evangelico (1920)
In vista del Congresso del 1920 fu prima creata una commissione per studiare i problemi e risolverli. Nella commissione si decise di affrontare solo problemi pratici, organizzativi: costituzione di una Chiesa Nazionale Evangelica Italiana oppure in alternativa di una Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane; possibilità di unificazione delle Scuole Teologiche e della stampa evangelica; pubblicazione di un unico innario; proposte concernenti la posizione delle Chiese Evangeliche rispetto allo Stato italiano.
La commissione si riunì a Roma il 18-19 Giugno sotto la presidenza del moderatore valdese Ernesto Giampiccoli (1869-1921), che era un massone e ‘deciso fautore dell’unità tra le denominazioni’.
L’ipotesi di creare una Chiesa Nazionale Evangelica Italiana fu esclusa, perchè i metodisti episcopali la contestarono, e allora la commissione incaricò il battista Landels e il metodista episcopale Carlo Maria Ferreri (1878-1942), di stendere un progetto di Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane e i due riuscirono subito a tracciarlo. Il Ferreri, come abbiamo visto prima, era anche lui un massone.
Il progetto prevedeva come organi un’Assemblea e un Comitato Direttivo (cfr. Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 354-355).
Del comitato organizzativo di quel Congresso, vanno segnalati anche il valdese Nicolò Introna, che era anche lui iscritto alla Massoneria, e Vincenzo C. Nitti (1871-1957), anche lui massone. Come anche Paolo Coisson, Mario Piacentini e Paolo Paschetto, in rappresentanza delle ACDG (Associazioni Cristiane Dei Giovani) che ebbero un ruolo fondamentale in quel Congresso, in quanto il Congresso Nazionale degli Evangelici Italiani del 1920 fu ‘l’attuazione di un progetto maturato soprattutto nell’A.C.D.G.’ (Giorgio Spini, Italia Liberale e Protestanti, pag. 360), che erano impregnate di teologia liberal-protestante, e avevano un carattere interdenominazionale, ma il cui scopo era andare oltre l’interdenominazionalismo, in quanto erano per un ecumenismo interconfessionale, proprio ciò che è nell’agenda della massoneria dunque. E difatti le ACDG erano legate alla YMCA che aveva stretti rapporti con la massoneria.
Ecco infatti cosa si legge sul sito della Chiesa Evangelica Valdese di Pinerolo in merito al massone Cesare Gay (1892-1970) che fu segretario delle ACDG:
‘Cesare Gay fu molto legato all’altra grande figura del modernismo, Ernesto Buonaiuti; questi, cacciato dalla chiesa cattolica per le sue posizioni teologiche e dall’università italiana per aver rifiutato il giuramento di fedeltà al fascismo, fu a lungo ospite proprio di casa Gay a Pinerolo. In un periodo di scarso o nullo ecumenismo con la chiesa cattolica ufficiale, e di diffidenza verso i cattolici dissidenti, la nostra città si trovò quindi testimone dell’attività del “pellegrino di Roma”, come viene chiamato Buonaiuti dal titolo di una sua celebre opera. Di segno ecumenico in tempi difficili fu anche un altro rilevante aspetto dell’attività di Cesare Gay: il ruolo di segretario nazionale delle Associazioni Cristiane Dei Giovani (ACDG), legate all’internazionale YMCA, a sua volta in stretti rapporti con la massoneria’. http://www.pinerolovaldese.org/linea7/pinerolo15.php.
Sul legame tra le ACDG e la YMCA (Young Men’s Christian Association) e sul carattere massonico della YMCA ecco cosa scriveva il periodico «Les Nouvelles religiones» di Parigi in un articolo dal titolo «L’effort protestant à Rome et en Italie» del 1 settembre 1917.
“L’Associazione Cristiana dei Giovani è la branchia italiana della Young Men’s Christian Association vasta federazione protestante internazionale dei Circoli della Gioventù, che conta all’incirca 8500 associazioni particolari e quasi un milione di membri sparsi attraverso i due emisferi, specialmente in Inghilterra, negli Stati Uniti e nelle Indie. La sua insegna è un triangolo rovesciato in cui sono scritte le iniziali YMCA. La YMCA dispone di fondi considerevolissimi. Quando gli Stati Uniti entrarono in guerra essa raccolse in poche settimane cinquanta milioni di dollari per le opere che si proponeva di fondare a favore dei soldati sia in America, sia in campi di battaglia di Europa. Gode dell’appoggio di personaggi influentissimi per lo più protestanti e massoni’.
Il Santo Uffizio del Papato in quel tempo mise in guardia dalla YMCA perchè la riteneva una associazione anti-cattolica fondamentalmente massonica, e la condannò nel 1920. La YMCA veniva catalogata come ‘massoneria bianca’ perchè promuoveva gli ideali massonici. A conferma dello stretto legame che in quegli anni c’era tra la YMCA e la Massoneria, c’è un chiaro riferimento nell’Encyclopedia of Freemasonry (Volume 2), scritta da Albert Gallatin Mackey e H. L. Haywood a pag. 648. E poi si consideri che il capitolo di Ginevra della YMCA fu fondato nel 1852 dal massone Jean Henri Dunant (1828-1910), fondatore anche della Croce Rossa.
Quando si tenne il congresso a Roma a novembre, il tutto fu gestito dal corpo pastorale. I delegati presenti furono circa 400; parteciparono anche alcuni membri di Chiese dei Fratelli e di Chiese pentecostali, ma solo a titolo personale.
Fu eletto presidente Arturo Muston, valdese, a cui furono affiancati il pastore metodista wesleyano Ernesto Filippini, e il battista Lodovico Paschetto, come vice-presidenti, e poi quattro assessori: il metodista wesleyano Cervi, il battista Chiminelli, il metodista episcopale Carlo Maria Ferreri, e il professore Giovanni Maggiore del Collegio Valdese di Torre Pellice.
Ora, come abbiamo visto prima, Ernesto Filippini e Carlo Maria Ferreri erano massoni (in particolare Ernesto Filippini era ‘un pezzo grosso della Massoneria’, come dice Giorgio Spini), ma era massone anche il professore Giovanni Maggiore, infatti sul sito della Loggia ‘Excelsior’ si legge:
‘Tra le personalità di maggior spicco della Loggia di quegli anni sono da ricordare, oltre al già citato Teofilo Gay, i professori del Collegio Valdese di Torre Pellice Giovanni Maggiore e Davide Jahier, grazie ai quali si stabilisce sin dall’inizio uno stretto legame tra la Loggia ed il Collegio, legame che è rimasto vivo negli anni, tant’è che numerosi docenti e studenti sono passati, sino ai giorni nostri, dai banchi e dalle cattedre della scuola alle colonne ed ai tronetti dell’Officina…’ (http://www.goipiemonte-aosta.it/21.html).
Durante la seduta del Congresso dedicata alla questione sociale, ci furono due interventi principali, quelli del pastore metodista Carlo Maria Ferreri e del pastore valdese Ugo Janni; che erano ambedue massoni.
Vorrei soffermarmi ora su alcune idee che aveva Ugo Janni, perchè sono fondamentali al fine di capire come esse hanno con il tempo finito poi con l’influire pesantemente sulla creazione e sulla filosofia della Federazione delle Chiese Evangeliche che ufficialmente nacque nel 1967 a Milano, ma le cui basi erano state gettate sia con il Primo che poi soprattutto con il Secondo Congresso Evangelico del 1965.
Ugo Janni, come già detto, era un massone – era il Maestro Venerabile della Loggia ‘Giuseppe Mazzini’ di Sanremo – ed è considerato da molti studiosi protestanti un precursore dell’ecumenismo in Italia. In effetti lui promuoveva fortemente l’unità tra le Chiese Protestanti e l’ecumenismo tra Protestanti e Cattolici Romani. E per questo suo impegno ecumenico, in ambito massonico è tenuto in grande stima, infatti nel libro L’Italia delle minoranze si legge:
‘Proprio alla luce dei sentimenti più veri di universalità interpretò il suo ministero, venendo riconosciuto da tutti, protestanti e cattolici, come vero «pastore» che evidentemente aveva ben chiaro dentro di sè l’insegnamento universale del Cristo. Di qui, la sua adesione all’istituzione massonica, associazione di uomini liberi che nelle loro logge lavorano, innalzando templi alla virtù e scavando profonde e oscure prigioni al vizio, per il Bene e il Progresso dell’Umanità! Janni percepì, infatti, con immediatezza, che l’etica massonica si fondava proprio sui concetti di universalità, secondo una visione di solidarietà comunque tutta cristiana, tesa a rendere cosciente l’uomo della sua vera natura, al di sopra delle divisioni particolaristiche politiche o religiose’ (Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 105).
Foto: Il massone Ugo Janni
Ecco ora cosa ebbe a dire Janni sulla rivista evangelica ‘Coscientia’ nel dicembre del 1922, ossia due anni dopo il Primo Congresso Evangelico di Roma.In merito all’unità tra le Chiese Protestanti:
‘Un ostacolo grave all’opera del protestantesimo italiano è lo sminuzzamento in tante Chiese. La mentalità italiana è assolutamente inconciliabile con questo stato di fatto dell’evangelismo nostrano. Dirò di più: a torto o a ragione, essa ne è scandalizzata. Che fare per togliere di mezzo quest’ostacolo, questo scandalo? La Chiesa unica sarebbe ideale. Ma vi sono ostacoli per ora insuperabili, e per molto tempo ancora essa sarà soltanto un ideale. Potrebbe, con maggiore facilità, aversi una Chiesa federale rispettosa delle autonomie. Fu chiesta a grandi grida dal Congresso Evangelico di Roma, ma anche questa trova per via ostacoli non sormontabili. Ma una cosa, a mio credere, si può fare, e subito. Formare il fronte unico evangelico pur nello stato di molteplicità delle Chiese che vige al presente. Sostenuto da uno spirito fraterno e solidarista sempre più forte, questo fronte unico dovrà trovare la sua espressione in un Consiglio Evangelico d’Italia che rappresenti il nostro evangelismo nella sua totalità di fronte all’opinione pubblica, di fronte alla Chiesa Romana, di fronte al Governo e che regoli ed armonizzi sempre meglio, sul terreno pratico, i rapporti cordiali tra le Chiese togliendo gli ostacoli che vi sono e impedendo che altri ne sorgano. E questo Consiglio che nell’ambito della sua giurisdizione, limitata, ben definita, ma reale ed efficace, sarà come il Governo, abbia dietro a sè il nostro Parlamento in un Congresso Nazionale Evangelico che si riunisca, diciamo, di cinque in cinque anni, ma regolarmente; ad esso pure con attribuzione limitate, ma ben definite, reali ed efficaci’ (Ugo Janni, Alcune revisioni nel protestantesimo italiano, citato in Davide Dalmas e Anna Strumia, Una resistenza spirituale ‘Conscientia’ 1922-1927, pag. 120-121; vedi anche in Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 233-234).In merito all’ecumenismo da ricercare con i Cattolici:
‘Il nostro atteggiamento – diceva Janni – verso la Chiesa romana dev’essere solidarista; non già – s’intende – per quello che essa ha di corrotto, di oppressivo o di altrimenti biasimevole, ma per ciò che essa ha di vero in comunione con noi ovvero in proprio, e per la grande tradizione riformatrice cattolica che dai Monaci di Farfa ad Arnaldo, da Savonarola a Pietro Tamburini, da Dante a Marsilio fino a Gioberti, a Rosmini, a Guglielmo Audisio, a Monsignor Passavalli, a Tancredi Canonico, ad Antonio Fogazzaro è prodotto della coscienza cattolica della nostra gente, e orgoglio dell’Italia cristiana … Le nostre tradizioni evangeliche debbono muovere incontro alla tradizione riformatrice cattolica italiana, e mutuarne caratteri che l’arricchiscano pur rimanendo sè stessa. Il protestantesimo nostrano ne deriverà tra altro un’impronta italiana per cui si potrà dire: esiste un protestantesimo di carattere spiccatamente italiano nel suo modo di essere, come ne esiste uno germanico, uno anglosassone ed un altro francoginevrino’ (Ugo Janni, Alcune revisioni nel protestantesimo italiano, citato in Davide Dalmas e Anna Strumia, Una resistenza spirituale ‘Conscientia’ 1922-1927, pag. 119; vedi anche in Marco Novarino, L’Italia delle minoranze, pag. 231-232).Peraltro questo Janni aveva anche altre idee strane, infatti era sostenitore della reincarnazione!
Avete notato dunque? Janni lo dice chiaramente che in quel primo Congresso Evangelico lui ed altri, tra cui c’erano naturalmente anche i suoi fratelli massoni, chiesero a grandi grida una Chiesa Federale nel rispetto delle autonomie.
Ma in quel Congresso del 1920, ci fu anche una seduta dedicata ai problemi giuridici ed ai rapporti tra le Chiese Evangeliche e lo Stato Italiano, e a chi fu affidata la relazione? A Davide Jahier, studioso di storia e di diritto, oltre che preside del Collegio Valdese di Torre Pellice, ma che come abbiamo visto prima era anche lui un massone, e del quale il massone valdese Augusto Comba dice:
‘… va ricordata l’appartenenza massonica del prof. Davide Jahier, figura eminente dell’intellighenzia valdese dell’epoca, preside del Collegio e ascoltato consigliere della dirigenza ecclesiastica nella difficile congiuntura dei rapporti con lo Stato durante il fascismo’ (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 94-95).Quel Congresso però ebbe un solo risultato: la creazione di un gruppo di lavoro per la pubblicazione di un innario unico per tutte le Chiese, innario che fu pubblicato nel 1922 (cfr. Giorgio Spini, Italia Liberale e protestanti, pag. 357; Gianni Long e Renato Maiocchi, Uniti per l’Evangelo, pag. 28-30).
Il Secondo Congresso Evangelico (1965)
Nel 1965 poi si tenne il Secondo Congresso Evangelico, che fu quello che diede la spinta decisiva alla costituzione della Federazione delle Chiese Evangeliche, come dice il pastore metodista Franco Becchino: ‘Dal 2° Congresso Evangelico. promosso dal Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche italiane e tenutosi a Roma nel 1965 con tema «Uniti per l’Evangelo», venne la spinta al superamento della struttura di collegamento rappresentata dal predetto Consiglio Federale attraverso la costituzione di una federazione delle chiese evangeliche all’opera in Italia.’ (http://www.ildialogo.org/confessionicristiane/chieseevangeliche23052004.htm).A quel Congresso erano presenti delegati delle Assemblee di Dio in Italia, dell’Associazione Missionaria Evangelica Italiana, della Chiesa Apostolica in Italia, della Chiesa Evangelica Metodista d’Italia, della Chiesa Evangelica Valdese, dell’Esercito della Salvezza, dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia, e della setta degli Avventisti.
E bene però precisare che alla votazione del documento presentato al Congresso intitolato ‘Prospettive per una Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia’ – che peraltro passò – non parteciparono nè i delegati delle ADI e neppure quelli Avventisti.
Ecco i nomi dei delegati a quel Congresso.
Assemblee di Dio in Italia (ADI): Gennaro Alvino, Salvatore Anastasio, Paolo Arcangeli, Domenico Barbera, Domenico Bracco (n.d.e. suppongo sia un errore di trascrizione e si tratti di Roberto Bracco), Carmelo Crisafulli, Pasquale Di Traglia, Vincenzo Federico, Giovanni Ferri, Francesco Giancaspero, Umberto Gorietti, Giuseppe Laiso, Carmine Monetti, Alfredo Perna, Domenico Provvedi, Paolo Reggimenti, Francesco Toppi, Angelo Tramentozzi, Pasquale Vangone, Sergio Zucchi.Ci furono anche degli osservatori, tra cui Charles E. Greenaway (1918 – 1993), predicatore pentecostale affiliato alle Assemblee di Dio USA e amico delle ADI, che in quel Congresso predicò pure.
Associazione Missionaria Evangelica Italiana (AMEI): Vincenzo Barbin, Nanni Ghelli, Domenico Maselli, Jole Maselli, Emanuele Paschetto, Vittorio Perres, Michele Sinigaglia, Luigi Spuri.
Chiesa Apostolica: Mario Affuso, Antonio Arrigucci, Gianfranco Baldoni, Iorwerth Howells, Giovanni Racioppi.
Chiesa Evangelica Metodista d’Italia: Giuseppe Anziani, Sergio Aquilante, Franco Becchino, Ivo Bellacchini, Mirella Beltrami, Umberto Beltrami, Valdo Benecchi, Emanuele Bufano, Cacciapuoti Francesco, Domenico Cappella, Enrico Caputo, Sergio Carile, Samuele Carrari, Arnaldo Carsaniga, Ariele Chiara, Giulio Contino, Sergio De Ambrosi, Niso De Michelis, Tullio Di Muro, Elvezio Ghirardelli, Pier Paolo Grassi, Antonino, Guarcena, Ugo Guarnera, Angelo Incelli, Vezio Incelli, Gaetano Jannì, Alan Keighley, Giovanni Lento, Bruno Loraschi, Vinicio Manfrini, Gino Manzieri, Venturino Mo, Giovanbattista Nicolini, Anna Nitti, Umberto Postpischl, Leda Rocca, Fulvio Rocco, Teofilo Santi, Aurelio Sbaffi, Mario Sbaffi, Roberto Sbaffi, Ugo Schirò, Alfredo Scorsonelli, Emidio Sfredda, Giorgio Spini, Massimo Tara, Giovanni Vezzosi, Laura Vezzosi, Carlo Zarotti.
Chiesa Evangelica Valdese: Aldo Agostinelli, Edoardo Aime, Gustavo Albarin, Erme Alfieri, Augusto Armand Hugon, Marco Avondet, Marco Ayassot, Ernesto Ayassot, Carlo Baiardi, Raffaele Balenci, Giovanni Barblan, Emanuele Baud, Delia Bert, Alberto Bertalot, Francesco Bertalot, Renzo Bertalot, Silvio Bertin, Sergio Bianconi, Giorgio Bouchard, Gustavo Bouchard, Salvatore Briante, Salvatore Carcò, Cesare Chiavia, Davide Cielo, Guido Colucci, Aldo Comba, Roberto Comba, Gino Conte, Giovanni Conti, Bruno Corsani, Enrico Corsani, Ferruccio Corsani, Achille Deodato, Franco Davite, Valdo Fornerone, Francesco Ferretti, Dante Gardiol, Remo Gardiol, Anita Gay, Marcella Gay, Carlo Gay, Virgilio Gay, Arnaldo Genre, Enrico Geymet, Franco Giampiccoli, Giorgio Girardet, Pier Luigi Jalla, Roberto Jahier, Roberto Jouvenal, Bernardo La Rosa, Silvio Long, Mario Macchioro, Paolo Marauda, Aldo Massel, Guido Mathieu, Riccardo Micol, Laura Micol, Liborio Naso, Roberto Nisbet, Sergio Nitti, Rosario Olivo, Valdo Panascia, Carlo Papini, Danilo Passini, Giorgio Peyronel, Giorgio Peyrot, Antonio Pizzo, Giovanna Pons, Teofilo Pons, Speranza Puy, Ernesto Puzzanghera, Alberto Ribet, Aldo Ribet, Paolo Ricca, Salvatore Ricciardi, Pietro Rizzi, Donatella Gay Rochat, Sergio Rostagno, Ermanno Rostan, Gianni Rostan, Marco Rostan, Enrico Ruscito, Ercole Salvati, Luigi Santini, Aldo Sbaffi, Alberto Soggin, Thomas Soggin, Alfredo Sonelli, Berta Subilia, Alberto Taccia, Giorgio Tourn, Cipriano Tourn, Emilio Travers, Arnaldo Tron, Claudio Tron, Giulio Vicentini, Tullio Vinay, Liliana Viglielmo, Ugo Zeni.
Esercito della Salvezza: Jean Bordas, Hilde Bordas, Vincenzo Burlini, Leone Calzi, Prospina D’Angelo, Umberto D’Angelo, Domenico Dentico, Antonia Figliola, Marie Montbaron, Monique Palpant, Bice Vinti, Miriam Vinti, Ruben Vinti, Febe Yarde, Raymond Yarde.
Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia (UCEBI): Filfadelfo Arcidiacono, Laurenzia Belforte, Piero Bensi, Nando Camellini, Luca Campennì, Vincenzo Canale, Gino Cantarella, Aldo Casonato, Giuseppe Ciampa, Giuseppe Centola, Vincenzo Coacci, Rino Colantonio, Bruno Colombu, Edda Corai, Valdo Corai, Antonio Di Pietro, Osvaldo Fabiani, Michele Foligno, Mario Girolami, Maurizio Girolami, Claudio Iafrate, Carmelo Inguanti, Paolo Landi, Mario Marziale, Paolo Marziale, Liberante Matta, Anna Mocco, Carmelo Mollica, Giuseppe Mollica, Carlo Moriero, Aroldo Naselli, Aurelio Naselli, Michele Nicoletti, Nicola Nuzzolese, Nicola Pantaleo, Carlo Papacella, Beppino Parlanti, Giuseppe Pavoni, Pasquale Perna, Giacomo Pistone, A. Ramirez, Massimo Romeo, Manfredi Ronchi, Bruno Saccomani, Ezio Saccomani, Guido Saccomani, Paolo Sanfilippo, Emidio Santilli, Lidia Schirò, Giacomo Spanu, Armando Spinella, Ermanno Spuri, Nunzio Strisciullo, Andrea Tarascio, Thea Tonarelli, Gianni Vegetti, Enzo Veneziano, Giovanni Vizziello, Luciano Zanini.
Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste: Silo Agnello, Nino Bulzis, Antonio Caracciolo, Gisueppe Cavalcante, Giuseppe Cupertino, Giovanni Grimaldi, Giovanni La Marca, Lucio Marzocchini, Caterina Masiello, Susanna Pagano, Ismaele Rimoldi, Gianfranco Rossi, Franco Santini, Mario Vincentelli, Domenico Visigalli (cfr. Uniti per l’Evangelo, Atti e Documenti del 2° Congresso delle Chiese Evangeliche Italiane, Roma, 26-30 Maggio 1965, Pubblicato a cura di Mario Sbaffi, Sotto l’egida del Consiglio Federale delle Chiese Evangeliche d’Italia, pag. 209-212)
Il documento conclusivo, intitolato ‘La nostra vocazione di fronte alla situazione sociale’, verso la conclusione affermava:
‘Le comunità evangeliche si sentono pertanto impegnate nella costruzione della pace e nella riconciliazione tra i popoli e le razze, assumendo la causa degli oppressi e degli sfruttati, contrastando il passo, nello spirito di Cristo, al potente, chiunque esso sia, per porre così le fondamenta di una società nuova che attenda con speranza nuovi cieli e nuova terra’.A me effettivamente pare un linguaggio massonico, piuttosto che un linguaggio cristiano questo.
E d’altronde tra i tanti delegati i seguenti erano massoni:
I valdesi Augusto Armand Hugon (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 130-133), Ernesto Ayassot (cfr. Giorgio Spini, Italia di Mussolini e protestanti, pag. 251; Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 147), Enrico Geymet (Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 29, 31), Arnaldo Genre (cfr. http://www.goipiemonte-aosta.it/21.html), Teofilo Pons (cfr. Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 135), e il battista Bruno Saccomani (cfr. web.tiscali.it/labriola/pastori.htm; Augusto Comba, Valdesi e Massoneria, pag. 147), ma non bisogna escludere che ce ne fossero altri.
E poi c’erano sicuramente tanti ‘massoni senza grembiule’.
Quindi io sono persuaso che dietro quel Congresso ci sia stata la diabolica influenza massonica, anche perchè poi in definitiva con quel congresso evangelico si è aperta la porta all’ecumenismo con la Chiesa Cattolica Romana, ecumenismo che ricordiamo fa parte dell’agenda massonica; basta vedere cosa diceva il pastore valdese Ugo Janni che era un massone, e che Giorgio Spini includeva in quella che lui chiamava ‘la nuova elite evangelica italiana’ tutta permeata dello spirito del protestantesimo liberale e quindi in cerca di ‘liberazione’.
E poi Giorgio Spini di quell’importante congresso fu il presidente (eletto a larga maggioranza), lui che come abbiamo visto stimava e appoggiava la Massoneria!!
Ma non è finita qua, perchè anche nel Congresso successivo, e cioè quello del 1967 che si tenne a Milano, e che sancì la nascita della Federazione delle Chiese Evangeliche, tra l’elenco dei delegati alla Assemblea Costituente della Federazione, ci furono dei massoni, vale a dire i valdesi Augusto Armand Hugon e Ernesto Ayassot.
E dato che ci siamo, voglio ricordarvi che proprio in quel tempo il valdese Giordano Gamberini (1915-2003) era Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, quindi era a capo della Massoneria Italiana, in quanto era stato eletto a questa carica nel 1961 e vi rimase sino al 1970: quello stesso Giordano Gamberini peraltro che nel 1968 partecipò alla stesura di una Bibbia concordata (traducendo il Vangelo secondo Giovanni), assieme a ebrei, cattolici e protestanti; e che quando nel giugno del 1963 era morto Giovanni XXIII – che era colui che aveva indetto il Concilio Vaticano II, con il quale la Chiesa Cattolica Romana si aprì all’ecumenismo con le Chiese Protestanti – rilasciò all’agenzia Pantheon il seguente elogio funebre:
«Scompare un uomo che si prometteva di colmare [...] l’abisso scavato dalla Chiesa prima di lui fra sé medesima e la società moderna. E la sua morte è un gran male per tutti» !E sempre in quel periodo un altro valdese, Augusto Comba, era un componente della Giunta del Grande Oriente d’Italia (fu Grande Dignitario dal 1961 al 1970) !
Alla luce di tutto ciò, dunque, come non si può pensare dunque ad una influenza massonica su quei Congressi Evangelici? Sarebbe assurdo farlo. Non vi pare? Per cui possiamo dire che tra gli ideatori e i fondatori della FCEI ci furono dei massoni. Se poi a ciò si aggiunge che oggi nelle Chiese Evangeliche appartenenti alla FCEI ci sono molti massoni, il quadro che ne viene fuori è a dir poco sconcertante.
A proposito di influenza massonica, voglio far notare che in quello stesso anno in cui si tenne il Secondo Congresso Evangelico, cioè nel 1965, si concluse il Concilio Vaticano II sotto Paolo VI, che sancì la storica apertura della Chiesa Cattolica Romana all’ecumenismo e al dialogo interreligioso, tra cui quello con gli Ebrei. Ed è proprio a proposito degli Ebrei, che ci fu una influenza massonica sul Concilio Vaticano II, infatti il § 4 dello Schema sull’Ecumenismo (Nostra Ætate), presentato al Concilio dal Cardinale Bea, che poi fece di persona l’apologia di tale tesi, era di origine ebraica, e precisamente dell’organizzazione massonica ebraica B’nai B’rith. Fu l’autorevole quotidiano parigino Le Monde a svelarlo, dicendo nell’edizione del 19 novembre 1963:
«L’organizzazione ebraica internazionale B’nai B’rith ha manifestato il desiderio di stabilire relazioni più strette con la Chiesa cattolica. Tale Ordine ha sottoposto al Concilio una Dichiarazione nella quale si afferma l’intera responsabilità dell’umanità per la morte di Cristo. ‘Se tale Dichiarazione verrà accettata dal Concilio – ha dichiarato Label A. Katz, Presidente del Consiglio Internazionale del B’nai B’rith – le comunità ebraiche cercheranno i mezzi per collaborare con le autorità della Chiesa’». Il Cardinale Bea, nel presentare il suo progetto di Decreto in favore degli ebrei, naturalmente nascose ai suoi colleghi che egli ripeteva le tesi che gli erano state suggerite dall’Ordine massonico del B’nai B’rith, presentandole invece come elaborate dal Segretariato per l’Unità dei Cristiani. Si guardò bene dallo svelare la vera origine delle sue tesi, perchè se lo avesse fatto la stragrande maggioranza dei convenuti le avrebbe respinte con decisione sapendo molto bene quanto la Massoneria abbia contrastato la Chiesa Cattolica Romana nel corso dei secoli (cfr. http://www.crisidellachiesa.com/articoli/massoneria/azione_giudaico_massonica/azione_giudaico_massonica.htm).Oltre a ciò, secondo il prete cattolico Luigi Villa, noto ‘cacciatore di massoni’, sia Giovanni XXIII che Paolo VI erano affiliati alla Massoneria; e i cardinali e i vescovi che più si adoperarono per indirizzare il Concilio Vaticano II in senso ‘modernista’ erano tutti massoni, di grado più o meno elevato (cfr. http://www.ariannaeditrice.it/).
Giudicate voi da persone intelligenti.
Note:
[1] I membri effettivi della FCEI sono i seguenti: la Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI); la Chiesa evangelica valdese; le Chiese metodiste; l’Esercito della Salvezza; l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI); la Comunione di chiese libere; la Chiesa apostolica italiana; la Comunità evangelica di confessione elvetica di Trieste; la St. Andrew’s Church of Scotland di Roma. Oltre ai membri effettivi che ne accettano pienamente lo Statuto, la FCEI riconosce la condizione di aderenti alle chiese, unioni di chiese ed opere che accettano il fondamento di fede espresso nel preambolo dello Statuto della FECI e collaborano per il raggiungimento di alcuni obiettivi specifici, e la condizione di osservatori a quelle che manifestano interesse per la sua attività. E’ dunque membro aderente l’Associazione Comunità Cristiane con sede a Rho (Milano); e sono membri osservatori l’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del settimo giorno (UICCA) e la Federazione delle chiese pentecostali (FCP). La FCEI mantiene inoltre rapporti di fraterna collaborazione con la Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) e la Federazione giovanile evangelica italiana (FGEI). In totale la FCEI rappresenta circa 65.000 persone.
Una coincidenza molto inquietante
Nel 1943 nell’edificio della Chiesa Evangelica Metodista di Via Firenze 38 a Roma, si tenne un importante giuramento massonico. Ecco quello che si legge sulla rivista massonica L’Uomo: ‘Nell’intervallo fra il 5 luglio e l’8 settembre 1943, il Martini, come si è detto erede di Palazzo Giustiniani, nella Chiesa Evangelica di Roma, Via Firenze 38, alla presenza del Potentissimo Fr’. Signorelli 33’; giurò fedeltà al Sovrano Gran Commendatore Carlo De Cantellis 33’ (L’Uomo, Organo Ufficiale del Grande Oriente Scozzese d’Italia – Comunione di Piazza del Gesù, Giugno 2007, pag. 12).Ora, qualcuno si domanderà come mai proprio in quel luogo che era ed è tuttora della Chiesa Metodista? Perchè quella era la sede della Federazione Massonica di P.D.G. Massoneria di RSAA per l’Italia e le sue dipendenze.
Questo è quello che si legge in un diagramma (vedi foto) della Storia della Libera Muratoria Italiana dalle origini ai nostri giorni (1805-2011 E.V) a cura di Roberto Amato, Direttore Agenzia Massonica Italiana. Cosa questa confermata da Aldo Mola in Storia della Massoneria Italiana a pag. 660.
Foto da: http://it.scribd.com/doc/81932349/Diagramma-4
Adesso qualcuno si domanderà cosa c’entra questo con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia. Bene, c’entra perchè Via Firenze 38 a Roma è la sede centrale proprio della FCEI, come si può vedere da questo screenshot preso dal loro sito:
Da: http://www.fedevangelica.it/varie/contatti.php
Considerate quindi questa cosa: la FCEI ha la sua attuale sede dove a suo tempo c’era la sede della Federazione Massonica di P.D.G. Massoneria di RSAA, ovviamente per decisione dell’allora Chiesa Metodista il cui sovraintendente era il pastore Tito Signorelli, massone del 33°, e dove quindi oltre al giuramento massonico sopra citato si tennero riunioni e cerimonie massoniche collegate al Rito Scozzese Antico ed Accettato, che come abbiamo visto promuove il culto e il sevizio a Satana.Che dire? Inquietante, molto inquietante questa cosa.
Chi ha orecchi da udire, oda
Giacinto Butindaro
Tratto dal mio libro ‘La Massoneria smascherata’ (pag. 842-851)
Leggete il mio libro ‘La Massoneria smascherata’
Tratto da: http://giacintobutindaro.org/2013/01/27/la-federazione-delle-chiese-evangeliche-una-idea-massonica/ ___________________________________________________________________________________
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Ernesto Buonaiuti: il modernista!!!
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« Il Cristianesimo è l'unica democrazia possibile; perché in nessun'altra forma di vita religiosa, come in nessun'altra visione filosofica della vita, l'aggregato umano, il senso della solidarietà universale, la coscienza dell'unica famiglia del mondo hanno, come nel Cristianesimo, altrettanto rilievo e altrettanto inconsumabile peso. » |
(da una lettera di Ernesto Buonaiuti [1]) |
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Vita [modifica]
Ernesto Buonaiuti nacque a Roma, in via di Ripetta 102, il 25 giugno 1881, quartogenito di Leopoldo e Luisa Costa. Il padre, gestore di una rivendita di tabacchi, morì nel 1887 di tubercolosi, lasciando la moglie (che non si risposò mai e visse quasi sempre con Ernesto fino alla morte, avvenuta nel 1941), e cinque bambini. Da un primo matrimonio, infatti, aveva avuto la figlia maggiore Augusta; dei suoi sette figli di secondo letto soltanto tre, oltre Ernesto, superarono la prima infanzia: uno, Alfredo, divenne sacerdote e parroco di Settecamini, un altro, Alarico, fu insegnante di italiano nelle scuole consolari e pubblicista, venendo iniziato alla Massoneria [2], mentre il minore, Pasquale, esercitò il mestiere di ebanista[3]. Ernesto ricevette la prima educazione religiosa dalla madre e nella parrocchia di San Rocco, adiacente alla casa di via di Ripetta.
Dopo avere frequentato il seminario dell'Apollinare di Roma (qui fra i suoi compagni vi fu Angelo Roncalli, il futuro Giovanni XXIII[4]), fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1903. Durante il periodo degli studi aveva dimostrato ben presto doti intellettuali fuori dal comune, incorrendo però in sanzioni da parte dei superiori per la troppa libertà dimostrata nell'apprezzare le moderne impostazioni scientifiche delle discipline religiose. Proseguì i suoi studi, collaborando con lo storico delle religioni Salvatore Minocchi, utilizzando le risorse offerte dal metodo positivo allo studio del Cristianesimo primitivo (Il cristianesimo primitivo e la Politica imperiale romana, 1911).
Fondò a soli 24 anni la Rivista storico-critica delle scienze teologiche, per la diffusione della cultura religiosa in Italia e diresse in seguito la rivista Ricerche religiose. Queste riviste, premiate almeno in un primo momento da un discreto successo editoriale, vennero poste poi all'Indice. Il 25 gennaio 1925 era stato colpito con la scomunica, ribadita più volte, per aver preso le difese del movimento modernista soprattutto nelle opere Il programma dei modernisti (1908) e Lettere di un prete modernista (1908), contro la posizione ufficiale della Chiesa espressa nell'Enciclica Pascendi dominici gregis, emanata da Pio X nel 1907. Nell'autobiografia (Il pellegrino di Roma, 1945), Buonaiuti ricostruì il conflitto con la Chiesa cattolica, della quale, nonostante la scomunica, continuò a proclamarsi figlio fedele.
Nel 1915 vinse il concorso a cattedra, bandito per ricoprire il ruolo di professore ordinario di Storia del cristianesimo rimasto vacante per la morte di Baldassarre Labanca, presso l'Università di Roma, prevalendo su altri candidati illustri come lo stesso Minocchi, Adolfo Omodeo, Luigi Salvatorelli e Umberto Fracassini. Gli anni di insegnamento, liberamente esercitato presso un Ateneo statale a dispetto delle censure ecclesiastiche, gli permisero di formare un gruppo di allievi, tra i quali spiccano Agostino Biamonti, Ambrogio Donini (che dopo la fine della guerra sarebbe stato professore di Storia del Cristianesimo a Bari e senatore comunista) e Marcella Ravà (poi divenuta direttrice della Biblioteca Nazionale di Roma), fortemente attaccati alla figura e all'opera del maestro. In seguito al Concordato del 1929, tuttavia, venne esonerato dalle attività didattiche e assegnato a compiti extra-accademici, come direttore dell'Edizione Nazionale delle Opere di Gioacchino da Fiore. La cattedra universitaria gli fu tolta definitivamente nel 1931 per aver rifiutato di prestare il giuramento di fedeltà al Fascismo, al pari del suo amico Giorgio Levi Della Vida, che di lui lasciò un affettuoso ricordo di grande valore scientifico e umano nel suo Fantasmi ritrovati[5].
Gli anni successivi, segnati dagli stenti per via della sospensione dello stipendio, lo videro impegnato nell'attività di conferenziere, sempre sotto l'osservazione della polizia segreta fascista, soprattutto presso la congregazione metodista romana e di professore ospite presso l'Università di Losanna in Svizzera, dove tenne cicli di lezioni sulla storia del Cristianesimo. L'offerta di una cattedra stabile di Storia del Cristianesimo presso la Facoltà di Teologia della stessa Università fu da lui declinata, poiché richiedeva come condizione la sua adesione ufficiale alla confessione cristiana riformata.
Dopo la fine della guerra, nel 1945, Buonaiuti non fu comunque reintegrato nel ruolo di professore ordinario come era accaduto per gli altri colleghi superstiti che non avevano accettato il giuramento di fedeltà al Fascismo, sulla base di una discussa applicazione retroattiva, sostanzialmente ad personam, dei Patti Lateranensi, che prevedeva il divieto, per un sacerdote scomunicato, di occupare una cattedra in una università statale: a favorire questo esito della vicenda ci furono non solo i cattolici della Democrazia Cristiana, ma anche i comunisti e i liberali, riuniti dalla comune ostilità, ereditata dal passato, contro il Modernismo, visto ideologicamente come una corrente cristiana non facilmente inquadrabile nella polarizzazione tra laici e cattolici, sotto il cui segno nasceva il nuovo stato italiano.
Si spense nella sua città il 20 aprile 1946, a seguito dell'aggravarsi dei problemi cardiaci che da tempo lo affliggevano. È sepolto presso il Cimitero del Verano di Roma.
Opere [modifica]
L'opera di Buonaiuti è sterminata: ha lasciato circa tremilaottocento lavori scritti, fra i quali importanti una "Storia del Cristianesimo" in tre volumi, l'autobiografia (Il pellegrino di Roma) e gli studi su Gioacchino da Fiore (Gioacchino da Fiore: i tempi, la vita, il messaggio) e gli studi su Lutero e la Riforma protestante. Inoltre, un testo sullo gnosticismo (Lo gnosticismo. Storia di antiche lotte religiose, I Dioscuri, Genova 1987). Tra le sue prime opere: Saggi sul cristianesimo primitivo, a cura e con introduzione di Francesco A. Ferrari, pubblicato a Città di Castello, dalla Casa Editrice "Il Solco" (Gubbio, Tip. Oderisi) nel 1923.
Lutero e la Riforma in Germania [modifica]
Opera pubblicata la prima volta nel 1926, ristampata al termine della seconda guerra mondiale, con l'aggiunta del capitolo La crisi finale, pubblicata infine postuma nel 1958 col titolo Lutero, è nata da un corso universitario svolto da Buonaiuti all'Università di Roma. Nella prima edizione lo scisma di Lutero viene interpretato come espressione dell'individualismo della cultura dell'Europa nel Nord che non aveva assimilato i valori della vita sociale propria del bacino del Mediterraneo. Nel capitolo aggiunto all'edizione del 1945 Buonaiuti indica nel nazionalsocialismo l'ultima e più drammatica conseguenza dello scisma luterano.
Storia del Cristianesimo [modifica]
L'opera, pubblicata negli anni 1942-1943, si compone di tre volumi, il primo dedicato all'Evo Antico, il secondo all'Evo Medio, l'ultimo all'Evo Moderno.
È considerata l'opera più significativa dell'attività scientifica del Buonaiuti. Come egli stesso ha rievocato nell'autobiografia del 1945, l'opera ha motivazioni apologetiche ("per istituire il bilancio definitivo dell'azione cristiana nella storia, ora che da mille indizi si poteva facilmente e sicuramente arguire che il Cristianesimo si avvicinava ad un'ora di drammatico trapasso").
L'idea centrale dell'opera si svolge intorno al carattere mistico e morale del Cristianesimo e alla sua successiva trasformazione in un sistema filosofico-teologico e in una organizzazione burocratica. Per Buonaiuti, le religioni superiori non sono visioni speculative del mondo e schematizzazioni razionali della realtà, ma indicazione normativa di atteggiamenti pre-razionali e spirituali. Il Cristianesimo, nato come annuncio di palingenesi, veicolava un vastissimo programma sociale "che imponeva un progressivo arricchimento concettuale e un inquadramento disciplinare sempre più rigido. Per vivere e fruttificare nel mondo, il Cristianesimo fu condannato così a snaturarsi e a degenerare" (Storia del cristianesimo, I, p. 15 e segg.). La sola salvezza per la Chiesa e per la società moderna è, per Buonaiuti, il ripristino dei valori elementari del Cristianesimo primitivo: l'amore, il dolore, rimorso, la morte.
Pellegrino di Roma. La generazione dell'esodo [modifica]
Opera autobiografica di Ernesto Buonaiuti pubblicata a Roma, Darsena, nel 1945. Ristampata da Laterza, Bari, 1964, a cura di Mario Niccoli, con introduzione di A. C. Jemolo.
Il titolo del libro cita una definizione di Buonaiuti datane dallo storico Luigi Salvatorelli, il quale aveva intitolato un suo saggio "Ernesto Buonaiuti, pellegrino di Roma" per sottolineare l'amore di Buonaiuti per la Chiesa cattolica, nonostante i gravissimi provvedimenti disciplinari presi contro di lui (La Cultura, XII, 1933, pp. 375-391). Buonaiuti riconosce come sue due opere di argomento modernista pubblicate entrambe nel 1908 anonime: Lettere di un prete modernista, considerate tuttavia dall'autore un peccato di gioventù, e Il Programma dei Modernisti. Le posizioni moderniste sono giustificate da Buonaiuti soprattutto da motivazioni scientifiche (critica biblica ed esegesi). Inizialmente il modernismo di Buonaiuti appariva simile alle posizioni della teologia liberale protestante (Albrecht Ritschl, Adolf von Harnack). Le ricerche sulla spiritualità del mondo antico, da Zarathustra ai tragici greci, portarono tuttavia Buonaiuti a riconoscere nelle esperienze spirituali precristiane un'anticipazione della visione cristiana della vita. Buonaiuti si dichiara cattolico e dichiara di voler rimanere tale usque dum vivam (finché avrò vita), come scrisse alla facoltà di teologia di Losanna, la quale gli rifiutò la cattedra di storia del cristianesimo poiché egli non aveva accettato la condizione di aderire a quella Chiesa Evangelica.
Opere [modifica]
- Gioacchino da Fiore. I tempi – la vita – il messaggio, Collezione Meridionale Editrice, Roma 1930. Nuova edizione, con un'introduzione di Antonio Crocco, Lionello Giordano Editore, Cosenza 1984;
- La Chiesa Romana, Gilardi e Noto, Milano 1933 (nuova edizione con presentazione di Lorenzo Bedeschi, il Saggiatore, Milano, giugno 1971);
- Storia del Cristianesimo, 3 voll., Dall'Oglio, Milano 1941 (nuova edizione in un solo volume a cura di Cesare Marongiu Buonaiuti, Newton & Compton, Roma 2002);
- Pellegrino di Roma. La generazione dell'esodo, Darsena, Roma 1945 (poi Bari, Laterza, 1964. Nuova edizione con un'introduzione di Giancarlo Gaeta e una Appendice di Raffaello Morghen, Gaffi, Roma 2008; disponibile anche in copyleft sul suo sito dell'editore).
- Pio XII, Universale, Roma 1946, (nuova edizione, Editori Riuniti, Roma 1964).
- Lo gnosticismo: storia di antiche lotte religiose; Roma: Ferrari, 1907. Nuova edizione con introduzione di Claudio Bonvecchio, Milano: Mimesis, 2012, ISBN 9788857509501
Degli scritti di Buonaiuti ha dato una ampia rassegna l'allieva Marcella Ravà in Bibliografia degli scritti di Ernesto Buonaiuti, con prefazione di L. Salvatorelli, Firenze 1951, seguita dalle Aggiunte alla bibliografia di Ernesto Buonaiuti, in «Rivista di storia e letteratura religiosa», VI, 1970, pp. 235-239.
Note [modifica]
- ^ Citata in G. Andreotti, I quattro del Gesù, Rizzoli, Milano 1999, pag. 24
- ^ Cfr. l'introduzione di G.B. Guerri a E. Buonaiuti, Storia del Cristianesimo, Newton & Compton, Roma 2002, p. VII.
- ^ Sulla famiglia Buonaiuti si veda G.B. Guerri, Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la chiesa, Mondadori, Milano 2001, pp. 7-32.
- ^ Marco Roncalli, Giovanni XXIII. Angelo Giuseppe Roncalli. Una vita nella Storia, Milano 2006, pagg. 50 e segg.
- ^ Napoli, Liguori, 2004 (I ediz. Vicenza, Neri Pozza Editore, 1966)
Bibliografia [modifica]
- F. Parente, «BUONAIUTI, Ernesto». In: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma: Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Vol. XV (on-line)
- Giordano Bruno Guerri, Eretico e profeta. Ernesto Buonaiuti, un prete contro la Chiesa, Milano, Mondadori, 2001.
- Giulio Andreotti, I quattro del Gesù, Rizzoli, 1999.
- Domenico Grasso, Il cristianesimo di Ernesto Buonaiuti, Morcelliana, Brescia 1953.
- Lorenzo Bedeschi, Buonaiuti il concordato e la chiesa: con un'appendice di lettere inedite, Milano, Il Saggiatore 1970.
- Fausto Parente, Ernesto Buonaiuti, Roma, Istituto della enciclopedia italiana 1971.
- Max Ascoli, Ernesto Bonaiuti, Napoli, Arte tipografica 1975.
- Ambrogio Donini, Ernesto Buonaiuti e il modernismo, Bari, Cressati 1961.
- Annibale Zambarbieri, Il cattolicesimo tra crisi e rinnovamento: Ernesto Buonaiuti ed Enrico Rosa nella prima fase della polemica modernista, Brescia, Morcelliana 1979.
- Valdo Vinay, Ernesto Buonaiuti e l'Italia religiosa del suo tempo, Torre Pellice, Claudiana 1956.
- Enrico Lepri, Il pensiero religioso di Ernesto Buonaiuti, Roma, Libreria Tropea 1969.
- Liliana Scalero, Colui che vaga laggiù: una biografia di Buonaiuti, Parma, Guanda 1970.
- Giorgio Levi Della Vida, Fantasmi ritrovati, Venezia, Neri Pozza, 1966 (rist. Napoli, Ricciardi, 2004).
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