Umberto Benigni
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Umberto Benigni (Perugia, 30 marzo 1862 – Roma, 27 febbraio 1934) è stato un presbitero cattolico e storico della Chiesa italiano. Si distinse per l'organizzazione del Sodalitium Pianum, una rete di informazione antimodernista attiva durante il pontificato di papa Pio X.
Biografia [modifica | modifica sorgente]
Incaricato dell'insegnamento di storia della Chiesa dal 1885, un anno dopo la sua ordinazione, Umberto Benigni si dedicò anche al giornalismo, sebbene a livello locale, prima di divenire nel 1893 caporedattore del quotidiano nazionale cattolico L'Eco d'Italia, di Genova. Nel 1895 in conflitto con l'arcivescovo di Genova si trasferì a Roma, come assistente nella sezione di ricerca storica della Biblioteca Apostolica Vaticana. Nel 1900 incominciò la collaborazione al giornale La Voce della Verità, di cui divenne direttore nel 1901, lo stesso anno in cui fu nominato professore di storia della Chiesa al Pontificio seminario romano e al Pontificio Ateneo Sant'Apollinare[1].
Nel 1902, ottenne un incarico nella Curia romana, e nel 1906 fu promosso sottosegretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, da cui deriva l'attuale Sezione dei Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, guidata dal cardinale segretario di Stato Rafael Merry del Val y Zulueta, sostituito l'11 marzo 1911 da Eugenio Pacelli, il futuro papa Pio XII[2].
Monsignor Benigni manifestò doti particolari per i suoi rapporti con la stampa. Nel 1907 iniziò la pubblicazione di un bollettino d'informazione quotidiana, La Corrispondenza di Roma, che dal 1909 al 1912 s'intitolò La Correspondance de Rome e nel 1913-1914 Cahiers de Rome. Questa attività gli procurò influenza sul contenuto di pubblicazioni in numerosi paesi.
Organizzò sfruttando questi contatti il Sodalitium Pianum, rete di informazione che indagava su teologi e docenti sospettati di modernismo. I sospetti venivano in seguito denunciati al Sant'Uffizio.
La sua influenza declinò sotto il pontificato di papa Benedetto XV, che gli revocò la protezione concessagli dal suo predecessore. Monsignor Benigni si avvicinò allora al fascismo (nel 1923 fondò l'Intesa Romana di Difesa Sociale), che considerava un alleato in chiave antimodernista e antiliberale. Avallò la tesi antisemita dell'omicidio rituale ebraico nello scritto Meurtre rituel chez les Juifs edito a Belgrado, 1926-1929 e tradotto in varie lingue.
Gli scritti e gli altri documenti che monsignor Benigni possedeva alla sua morte sono raccolti in un fondo consultabile dell'Archivio Segreto Vaticano[3].
La maggior parte degli storici della Chiesa contemporanei esprime un giudizio negativo sulla sua attività. Pur riconoscendogli doti d'intelligenza e d'organizzazione, ne critica l'antisemitismo, la freddezza del carattere e il costume di spiare gli avversari all'interno della Chiesa. Gli storici sono divisi nel valutare in quale misura Pio X fosse al corrente della sua attività.
Fu avversario della massoneria, che pensò di combattere con la medesima arma del segreto per scoprirne i piani, prevenirli e controllarli.[4].
Opere [modifica | modifica sorgente]
- Meurtre rituel chez les Juifs, Belgrade, 1926-1929.
- Miscellanea di Storia e Cultura Ecclesiastica, 1906
- Storia Sociale della Chiesa
Note [modifica | modifica sorgente]
- ^ Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Torino, 2010, pp. 34-35
- ^ (FR) Philippe Chenaux, Pie XII: diplomate et pasteur, éd. Cerf, 2003, p. 67
- ^ Fonds d'Archives
- ^ SAN PIO X santo anche nella dura lotta per difendere la Chiesa dagli errori dei modernisti, CAPITOLO III L'atteggiamento del Servo Dio di fronte all'attività del "Sodalitium Pianum" di Mons. Umberto Benigni, paragraphe: 5) Secreto, cifrario, il «complotto» modernista, il controcomplotto ossia la «carboneria nera ».
Bibliografia [modifica | modifica sorgente]
- (EN) F. Corry, In the Vanguard of Catholic Anti-Modernism, 1907-21: Sodalitium Pianum, La Correspondance de Rome , and Mgr. Umberto Benigni (unveröff. Magisterarbeit, Regis College an University of Toronto 1995)
- (DE) R. Götz, "Charlotte im Tannenwald". Monsignore Umberto Benigni (1862-1934) und das antimodernistische "Sodalitium Pianum": M. Weitlauff/ P. Neuner, Für euch Bischof - mit euch Christ. FS Friedr. Kard. Wetter (St. Ottilien 1998)
- M. T. Pichetto, L'antisemitismo di mons. Umberto Benigni e l'accusa di omicidio rituale, in Italia Judaica. Gli Ebrei nell'Italia unita 1870-1945, Pubblicazioni degli archivi di stato, Saggi 26 (Roma 1993)
- (FR) Émile Poulat, Catholicisme, démocratie et socialisme, Le mouvement catholique de Mgr Benigni de la naissance du socialisme à la victoire du fascisme, Casterman, 1977
- (FR) Gérard Bavoux, Le porteur de lumière - Les arcanes noirs du Vatican, Paris, Pygmalion, 1996
Collegamenti esterni [modifica | modifica sorgente]
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Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)
di Pietro ScoppolaBENIGNI, Umberto. - Nato a Perugia il 30 marzo 1862, studiò nel seminario perugino e ricevette gli ordini sacerdotali il 20 dic. 1884. Nel 1885 pubblicò in Perugia l'opuscolo Arabia primitiva e nel 1887, in due fascicoli, L'Africa biblica.
Dedicatosi al giornalismo, diresse fra il 1887 e il 1892 Il piccolo monitore, poi divenuto Il monitore umbro, giornale cattolico locale, e nel 1892 fondò, sempre a Perugia, La rassegna sociale, di orientamento cristiano sociale, che durò sino alla fine del 1903
Redattore capo, a Genova, dell'Eco d'Italia dal maggio 1893 al luglio 1895, passò successivamente a Roma come addetto alla Biblioteca Vaticana. Fra il 1897 e il 1898 pubblicò lo studio Die Getreidepolitik der Päpste, (Berlin) s.d., in difesa della politica agraria dei papi e della Curia romana. Proseguiva intanto l'attività giornalistica come redattore, poi direttore (ottobre 1900-agosto 1904), della intransigente Voce della verità; insegnò anche storia ecclesiastica prima al Pontificio seminario romano (1901-1904), poi al Collegio urbano di Propaganda Fide, al Seminario vaticano e, più tardi (dal 1909), storia ecclesiastica e stile diplomatico all'Accademia dei nobili ecclesiastici. Pubblicò pure, in questo periodo, un Historiae ecclesiasticae repertorium (Siena 1902), e, dal novembre 1902, diede Vita alla rivista Miscellanea di storia ecclesiastica, che, nel maggio 1904, assunse il titolo di Miscellanea di storia ecclesiastica e di teologia positiva, nel maggio 1905 quello di Miscellanea di storia e di cultura ecclesiastica e cessò le pubblicazioni nell'agosto 1907. Alla rivista è stata attribuita l'introduzione per la prima volta (gennaio 1904), nella pubblicistica, del termine "modernismo".
Frattanto la carriera ecclesiastica del B. si svolgeva rapida: nel novembre 1902 era nominato membro della commissione storico-liturgica istituita da Leone XIII presso la Congregazione dei riti; nel novembre 1904 diveniva minutante alla Congregazione di Propaganda Fide; nel maggio 1906 era nominato sottosegretario alla Congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari e il 28 ag. 1906 prelato domestico di S. Santità. Trasferita quindi la sua abitazione in Vaticano, e addetto al servizio stampa della Segreteria di Stato, iniziò il periodo più importante e più denso della sua attività.
Il B., che negli anni del pontificato di Leone XIII aveva manifestato orientamenti cristiano-sociali, pur nel quadro di una impostazione intransigente, sotto il nuovo pontificato mise la sua instancabile attività al servizio della corrente così detta integrista, della quale diverrà uno dei maggiori animatori, nella lotta contro ogni forma, vera o presunta, di modernismo, contro la democrazia cristiana nelle sue varie espressioni europee, contro ogni orientamento liberale nel mondo cattolico. Favorì invece, specialmente in Francia, le correnti nazionaliste e monarchiche, e in particolare il movimento di Charles Maurras, l'Action française.
Al B. fu attribuita, senza fondamento, una qualche parte nella redazione dell'enciclica di condanna dei modemismo, Pascendi dominici gregis, dell'8 settembre 1907(A. Loisy, Mémoires, Paris 1930-31, II, pp. 566, 569, 574; J. Rivière, Quirédigea l'encyclique Pascendi?, in Bulletin de littérature ecclésiastique, LXVI[1946], pp. 143-242). Ma già prima della condanna pontificia era comparsa, per iniziativa del B., nel maggio 1906 (dapprima ciclostilata, dal maggio 1907stampata), la quotidiana Corrispondenza romana, un foglio rivolto essenzialmente a denunziare gli sviluppi, l'infiltrazione e i pericoli delle correnti innovatrici. All'inizio del 1908 il B. lasciò la sua abitazione in Vaticano per stabilirsi in un appartamento al corso Umberto I (la così detta Maison Saint Pierre), ove installò la redazione della Corrispondenza romana, che dal 1° ottobre 1909 comparve in edizione francese sotto il titolo di Correspondance de Rome, e la sede centrale di una organizzazione da lui fondata, il Sodalizio S. Pio V, detto più comunemente Sodalitium Pianum (o Sapinière).
Fu, questa, una organizzazione segreta, anche se nota alla Curia, guidata da Roma dal B. stesso, direttore generale, e da una "dieta" formata da un segretario (sino al 1911 il sacerdote G. Verdesi, passato poi ai metodisti, successivamente il padre G. Saubat), e da alcuni assistenti (fra i quali i sacerdoti G. Brunner e G. Falsacappa), articolata alla periferia in una serie di circoli (Conferenze di S. Pietro, o Confiseries). I membri si impegnavano a professare un cattolicesimo intransigente, papale, antimodemista e antiliberale, e raccoglievano notizie sulle condizioni religiose dei vari paesi, controllavano le manifestazioni di pensiero e l'operato dei laici, del clero, di ogni organizzazione cattolica e dei vescovi stessi, convogliavano verso Roma informazioni e denunzie.
Alla Correspondance altri fogli di identica ispirazione si unirono nei vari paesi, più o meno direttamente affiliati all'organizzazione segreta del Benigni.
Fra essi erano La critique du libéralisme, fondata il 15 ott. 1908 da E. Barbier (che fra il 1911 e il 1912 fu interdetta da trenta vescovi francesi), La vigie, fondata il 5 dic. 1912 dall'abate P. Boulin (pseudonimo R. Duguet) a Parigi, La correspondance catholique, fondata dall'avv. Jonckx a Gand, Die Petrus Blätter di Treviri e la Liguria dei popolo, diretta da don G. Boccardo. Dal gennaio 1912 funzionò anche una Agenzia internazionale Roma, che raccoglieva le notizie giudicate troppo forti per la Correspondance de Rome. Vi furono anche fogli a uso interno dei soci dei sodalizio, come i bollettini Borromaeus e Paulus, che avevano il compito di impartire direttive di azione. Per la loro corrispondenza il B. e i suoi soci si valsero di un linguaggio convenzionale o cifrato. Il B. si servì di numerose firme (Secondo N. Fontaine [cfr. bibl.]: Ars, Charles, Arles, Charlotte, Lotte, Kent, Jérôme, Ringer, Amie O., ecc.).
Quel tanto dell'attività del sodalizio che poté trapelare e le campagne giornalistiche coordinate dei vari fogli affiliati suscitarono, oltre che polemiche e proteste in ambienti laici, specie in Francia in relazione alle discussioni sulla separazione fra Chiesa e Stato, gravi riserve e obiezioni negli ambienti cattolici e nella stessa Curia romana. Sta di fatto che nel marzo 1911 il B., nominato protonotario apostolico partecipante, lasciò il suo posto di sottosegretario agli Affari ecclesiastici straordinari e che, nonostante le trattative avviate, non ottenne mai un'approvazione canonica formale per il suo sodalizio, anche se non mancarono autografi di lode da parte di Pio X e una sovvenzione annua di lire mille. La Correspondance de Rome, poi, che nel giugno 1911 il segretario di Stato, cardinale R. Merry del Val, aveva qualificato, in una conversazione con un vescovo tedesco, né ufficiale né ufficiosa come espressione degli orientamenti della S. Sede, e che, nel luglio dello stesso anno, era stata severamente biasimata dal nunzio apostolico di Baviera, mons. A. Fruhwirth, cessò alla fine del 1912.
Più forte si fece l'opposizione al B dopo la morte di Pio X. All'inizio del 1914 mons. E.I. Mignot, arcivescovo di Albi, aveva inviato al cardinal D. Ferrata, segretario di Stato di Benedetto XV nei primi mesi del suo pontificato, una memoria nella quale era apertamente denunziata e vivacemente stigmatizzata l'attività del B. e dei suoi collaboratori, giudicata "opera nefasta perché opera di divisione realizzata attraverso la maldicenza, la calunnia, e una dimenticanza totale delle regole elementari della carità cristiana" (la memoria, pubblicata dal periodico Mouvement des idées et des faits fra il gennaio e il maggio 1924, è riprodotta in appendice a N. Fontaine, pp. 121-137). L'enciclica di Benedetto XV Adbeatissimi (1° nov. 1914) disapprovò l'uso dell'espressione "cattolici integrali", e l'atteggiamento di coloro che, non autorizzati, pretendevano di erigersi a maestri nella Chiesa.
Frattanto il sodalizio era stato sciolto il 22 ag. 1914, ma non era cessata la sua attività, e fu ricostituito formalmente nell'estate del 1915. All'indomani della guerra un'inattesa luce fu gettata sull'organizzazione segreta del B. dalla pubblicazione di un incartamento sequestrato a Gand, durante l'occupazione tedesca, presso l'avv. Jonckx (Mémoire sur la Sapinière, pubblicata dalla rivista Mouvement des idées et des faits, marzo-maggio 1923, e ripubblicata da N. Fontaine, pp. 139-153). Il 24 nov. 1921 il sodalizio fu definitivamente sciolto. Ma non cessò, ancora una volta, l'attività del B. che, trasferitosi frattanto in via Arno, proseguì la campagna integrista, specie in favore dell'Action frangaise, attraverso varie agenzie di stampa: l'agenzia Urbs e, dal 1923, il C.V.D.S. (Comité "Veritas" de documentation sociale).
Nonostante questa complessa attività, che per molti aspetti resta ancora da chiarire, il B. non abbandonò la sua opera di studioso di storia della Chiesa e di scrittore: tra il 1907 e il 1933 comparve la sua Storia sociale della Chiesa (Milano, Vallardi); nel 1920 aveva pubblicato frattanto le lezioni tenute all'Accademia dei nobili ecclesiastici sotto il titolo Manuale di stile diplomatico, specialmente ad uso del servizio ecclesiastico (Firenze 1920).
La Storia sociale della Chiesa, grossa opera di compilazione, di scarso valore critico, doveva abbracciare, nel disegno primitivo dell'autore, tutta la vita della Chiesa nei suoi rapporti esterni, nelle sue relazioni cioè con la società e con la civiltà umana. Dell'opera sono comparsi i primi cinque volumi, in sette tomi: l'esposizione si estende dalle origini sino all'inizio del secolo XIV. Nella prefazione al primo volume il B. precisava la prospettiva e la finalità del suo lavoro: distingueva fra il "regno" della Chiesa, formato dai cattolici, e l'"impero" della Chiesa stessa, che riguarderebbe anche i non cattolici, la società e la civiltà in genere, e affermava che "per assecondare, rafforzare e diffondere la restaurazione religiosa, spirituale della società, cioè il regno della Chiesa, bisogna rafforzare e diffondere la sua azione esterna, la sua vita sociale, il suo impero" (p. XVII).
Così il B. indicava uno dei presupposti di fondo dell'atteggiamento integrista: la considerazione prevalente cioè, nella vita della Chiesa, per le istituzioni e per le strutture rispetto allo spirito e ai valori interiori.
Il B. morì a Roma il 26 febbraio 1934.
Fonti e Bibl.: A. Pelzer, necr., in Revue d'histoire ecclés., XXX (1934), I, p. 502; E. Barbier, Histoire du cathol. libéral et du cathol. social en France, V, Bordeaux 1923, pp. 227 ss.; N. Fontaine, Saint-Siège, "Action francaise"et "Catholiques intégraux s, Paris 1928. pp. 57 ss., 119 ss., 138 ss.; J. Rivière, Le modernisme dans l'Eglise. Etude d'histoire religieuse contemporaine, Paris 1929, pp. 513 ss.; J. Schmidlin, Papstgeschichte der neuesten Zeit, III, München 1936, pp. 82, 162-169, 176; A. Gramsci, Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno,Torino 1949, pp. 263-265, 266, 269-27 1, 272, 278; F. Antonelli, Romana beatificationis er canonizationis Servi Dei Pii Papae X disquisitio, circa quasdam obiectiones modum agendi Servi Dei respicientes in modernismi debellatione, una cum summario addirionali ex officio compilato, Typis poliglottis vaticanis, 1950, pp. 197-204; L. Davallon, La Sapinière ou brève histoire de l'organisation intégriste, in Chroniaue sociale de France, XXXVI, 15 maggio 1955, pp. 241-261; M. Blondel et A. Valensin, Correspondance (1899-1912), II, Paris 1957, pp. 126-131, 340-341; F. Fonzi, Dall'intransigentismo alla democrazia cristiana, in Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII, Atti del convegno tenuto a Bologna il 27-28-29 dicembre 1960, Roma 1961, pp. 332, 340, 356, 359, 415; P. Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cuttolico in Italia, Bologna 1961, pp. 232, 329, 330, 332, 357; E. Poulat, Histoire, dogme et critique dans la crise moderniste, Tournai et Paris, 1962, p. 628; E. Weber, L'Action franpaise, Stanford, California (U.S.A.), 1962 (trad. franc., Paris 1964, pp. 250 ss.); E. Buonaiuti, Pellegrino di Roma, Bari 1964, pp. 39-40, 49, 85, 150, 520, 523; F. Malgeri, Storia della "Voce della verità", in Rass. di Polit. e di storia, X, n. 113 (marzo 1964), pp. 12-27.
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Eroi d’Europa: Monsignor Umberto Benigni
Umberto Benigni nasce a Perugia il 30 marzo 1862, sacerdote nel 1884, cresce e si forma intellettualmente sotto il pontificato di Leone XIII Pecci, e pubblica sin da ragazzo piccoli opuscoli di erudizione storica. Dal 1887 al 1892 dirige il giornale diocesano di Perugia, il “Piccolo monitore”, poi “Monitore Umbro”, distinguendosi come penna ferocemente intransigente nei confronti dell’italietta postunitaria e dei suoi principali fautori politici. Già da allora si intravedono le principali linee direttrici della sua azione culturale: intransigenza antiunitaria, fedeltà al Papato, lotta contro liberalismo, socialismo, massoneria internazionale e suoi mandanti, lotta contro i cattolici liberali e conciliatoristi, veri infiltrati della “Setta” nel campo di Dio. Sulla scorta degli studi e dell’attività del Drumont, dello Stocker e del Lueger ma che dei padri gesuiti Rondina e Oreglia di Santo Stefano, ha sin da subito una posizione chiara sulla “Questione ebraica” in Europa. Nel 1892 fonda e dirige sino al 1903 (pur con varie trasformazioni) la Rassegna Sociale di Perugia ma ormai la sua fama di studioso e polemista si accresce.
Viene allora chiamato nel 1893 come redattore capo de “L’eco d’Italia” di Genova sino al luglio 1895. In quel momento per il giovane Benigni si aprono le porte della Biblioteca Vaticana dove funge per un po’ da bibliotecario. Mandato per alcuni anni a Berlino si perfeziona ulteriormente negli studi storici. Qui infatti, nel 1898, pubblica la sua prima opera importante in tedesco: la confutazione serrata di uno scritto dell’accademico prussiano Nau contro la politica agraria dei Papi e della Curia.
Tornato a Roma diventa redattore e poi direttore dell’importante giornale papalino “La voce della Verità”dall’ottobre 1900 sino all’agosto 1904. Concomitantemente all’impegno pubblicistico, insegna storia ecclesiastica al Pontificio Seminario Romano, poi al Collegio Urbano di Propaganda Fide, poi al Seminario Vaticano e infine dal 1909 “Storia ecclesiastica e stile diplomatico” all’Accademia dei Nobili ecclesiastici. Cessata la pubblicazione della “Rassegna sociale di Perugia”, pubblica una nuova rivista la “Miscellanea di Storia Ecclesiastica” che negli anni successivi cambia più volte denominazione. Nel 1907 Benigni la chiuderà, iniziando la pubblicazione a volumi di una monumentale “Storia sociale della Chiesa”(interrotta con la sua morte nel 1934). Anche dal punto di vista curiale il Benigni progredisce: il 28 novembre del 1902 un anzianissimo Leone XIII lo nomina membro della commissione storico liturgica. Sotto il pontificato di san Pio X, nel 1904 diventa Minutante preso la Congregazione de Propaganda Fide del cardinal Gotti, poi Sottosegretario per la Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari dal 1906 al marzo 1911.
Proprio in questo importantissimo incarico, quinto in grado nella Segreteria di Stato, Monsignor Benigni si trova a dover far fronte alla tempesta del Modernismo. Proprio nel modernismo, e in pieno sintonia col magistero di San Pio X, egli intravede chiaramente la sintesi assoluta e perfetta di tutte le eresie anticristiane e antisociali del passato, l’orrida sentina dove si raccolgono e si compattano tutte le forze ostili all’Autorità divina, alla Tradizione e all’Ordine sociale, pronte per infiltrarsi e per diffondere ognidove il proprio contagio intellettuale e morale. Contro questo nemico “brutale o ipocrita, ma sempre implacabile”, per usare le parole stesse del Benigni, egli impegnerà tutto se stesso, fondando varie agenze stampa antimodernistiche come la “Corrispondenza di Roma” nel 1907, poi l’Agenzia internazionale Roma nel 1912, tutte con bollettini plurilingue, favorendo e appoggiando poi la formazione e la diffusione di stampa periodica e quotidiana antimodernistica. Possiamo citare La Vigie in Francia, la Correspondance Catholique in Belgio, la Mys Katolycka in Polonia e indirettamente la vicentina Riscossa dei fratelli monsignori Scotton, la Liguria del popolo di don Boccardo, la Critique du Liberalisme di Don Barbier.
Fonda anche il Sodalitium Pianum (o Lega di San Pio V), una pia unione di sacerdoti, religiosi e laici cattolici integrali, diffusa in vari stati europei e legata alle direttive papali, ovvero una specie di rete internazionale riservata di controllo delle attività ereticali dei modernisti e dei loro sostenitori (anche con scaltre modalità di controspionaggio e trasmissione di informazioni attraverso cifrari). Il tutto per poter monitorare maggiormente l’attività dei gruppi modernistici, raccogliere il maggior numero di informazioni da trasmettere alle congregazioni romane e organizzare forti contrattacchi a livello pubblicistico e culturale. Si trattava di un progetto entusiasmante ed ambizioso (forse troppo) e che ovviamente scatenò violentissime critiche da parte dei governi massonici europei e da quella parte del mondo cattolico, o già infetta, a vario titolo, dalla lue modernistica, o (peggio) ostinatamente e a volte ridicolmente cieca di fronte al pericolo, sul modello del Don Ferrante manzoniano.
Nel frattempo, per potersi dedicare con maggiore impegno a queste operazioni, Benigni lascia il suo incarico alla Segreteria di Stato e San Pio X, per premiare il suo zelo, crea ex nihilo la carica di ottavo Protonotario Apostolico Partecipante. Lo stesso Papa invia al Sodalitium Pianum messaggi di benedizione e incoraggiamento in quegli anni e Monsignor Benigni mantiene un intenso carteggio col Cardinal De Lai della Congregazione concistoriale per il riconoscimento ecclesiale dell’associazione. Purtroppo la morte di San Pio X sopraggiunta nell’agosto del 1914 vanificava tutte queste trattative. Il pontificato di Benedetto XV, meno incline a percepire la gravità del pericolo modernistico, la terribile bufera della “Grande guerra”, le sempre maggiori calunnie sparse da ambienti cattolici liberali e modernizzanti, rendevano praticamente impossibile l’attività del Sodalitium Pianum che, su richiesta del Cardinal Sbarretti, veniva ufficialmente sciolto da Monsignor Benigni il 25 novembre 1921.
Pur se ormai da privato, egli continua con vigore la sua attività contro le tre grandi internazionali (la verde, quella massonica, la rossa, quella socialcomunista, la bianca, quella democristiana e liberale), non senza risparmiare attacchi ai nazionalismi pagani “invasati da nietzschismo etnico”. Nel 1923 fonda una nuova agenzia stampa, l’Urbs, pubblicando articoli sempre acuti e sferzanti sui bollettini periodici ad essa annessa, oltre che sulla rivista toscana “Fede e Ragione” diretta da Don Paolo De Toth.
Negli ultimi anni della sua vita, egli, oramai isolato, pensava forse (o meglio si illudeva) di poter utilizzare alcuni fascismi europei in chiave antidemocristiana e antimassonica. Monsignor Benigni muore il 26 febbraio 1934 a Roma, vero “cattolico integrale”, uomo di cultura e uomo d’azione che seppe leggere i “segni dei tempi” senza purtroppo avere forze e mezzi sufficienti per porvi rimedio.
Piergiorgio Seveso
Bibliografia minima
Monsignor Umberto Benigni “Arabia Primitiva” (Perugia 1885)
Idem “L'Africa biblica:Saggio storico del periodo egiziano dell’Africa biblica”, Perugia, Cantucci, 1887
Idem “Prolegomeni di storia ecclesiastica” (Siena 1892)
Idem “Compendio di sociologia cattolica”,Genova, Fassicomo,1895
Idem “L'Economia sociale cristiana avanti Costantino, la dottrina, le eresie”,Genova, Fassicomo e Scotti, 1897
Idem “Die Getreidepolitik der Päpste”,Berlino, Issleib, 1898
Idem “Historiae ecclesiasticae Prolegomeni” (Siena 1900: seconda edizione)
Idem “Historiae ecclesiasticae propedeutica” (I volume Roma 1902; II:volume Roma 1905)
Edizione completa Roma 1916)
Idem “Historiae ecclesiasticae Repertorium” (Roma 1902)
Idem “Storia sociale della chiesa.”, 7 volumi, Vallardi, Milano,1907-1933
Idem “Manuale di stile diplomatico: specialmente ad uso del servizio ecclesiastico”, Barbera, Firenze, 1920
Idem (a cura di), “I documenti della conquista ebraica del mondo. I Protocolli dei Saggi Anziani di Sion. Il rapporto del Servizio Segreto Americano. I documenti bolscevichi dell'Ebreo-Russia”
Fede e Ragione, Firenze 1921 (già usciti sul periodico “Fede e Ragione” dal 27 marzo al 12 giugno 1921)
(con lo pseudonimo di Henri Brand), “Per la difesa sociale”, Fede e Ragione, 1923
(con lo pseudonimo di Henri Brand), “La morale d’Israele”, Lemurio, Acquapendente, 1926
(con lo pseudonimo di Enrst Brandt) “Ritualnoie ubiistv u Yevreiew”, Belgrado, 1926-1929 (tradotto in molte lingue: è sull'omicidio rituale ebraico)
“Sommarium additionale circa quasdam objectiones modum agendi servi Dei Pii Papae X respicientes in modernismi debellatione ex officio compilatum”, Roma, Vaticano, 1950, pp.196-296 (ristampato dal Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia, 2007)
Ion Motza, Corrispondenza col Welt-Dienst (1934-1936), Parma, All’insegna del Veltro, 1996
Pietro Scoppola “Umberto Benigni”, voce su “Dizionario biografico degli italiani” (sic), VIII, pp.506-508
Emile Poulat “Umberto Benigni”, voce su “Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. I Protagonisti”
Eroi d'Europa: Monsignor Umberto Benigni
Centro Studi Federici
La Voce della Verità
Scheda relativa alla testata romana La Voce della Verità, che fu fondata nel 1871 a difesa del potere temporale dei Papi. Fu l’espressione della Società primaria romana per gli interessi cattolici, una delle primissime associazioni intransigenti nate dopo il 20 settembre 1870.Fu capofila delle testate intransigenti Giugno 1871: la Società primaria romana per gli interessi cattolici, l’associazione romana presieduta da Mario Chigi, nata all’indomani della breccia di Porta Pia, raccoglie 27.161 firme in omaggio al Pontefice, come risposta cattolica al plebiscito del 2 ottobre 1870, che ha sanzionato l’unione di Roma all’Italia. L’associazione, nata proprio per difendere le ragioni di una Chiesa “offesa” e “umiliata” dal nuovo Stato, tenta con questa iniziativa di dimostrare la sua forza e il suo attaccamento al Pontefice, forte dell’appoggio di larghi strati del mondo aristocratico ed ecclesiastico romano e del contributo di un suo organo ufficiale, il quotidiano La Voce della Verità, nato poche settimane prima (8 aprile 1871) per iniziativa del principe Lancellotti, di padre Carlo Maria Curci e di monsignor Francesco Nardi.Contro il principio della libertà Proprio il Nardi s’incarica di dirigere per primo il giornale, precedendo altri nomi prestigiosi del mondo cattolico dell’epoca, come Filippo Gioazzini, Pietro Pacelli, Enrico Mastracchi, Giuseppe Sacchetti, Lorenzo Bottini e monsignor Umberto Benigni. La Voce della Verità si presenta sin dall’inizio come il capofila di quella vasta e agguerrita flottiglia di testate intransigenti romane, di cui fa parte anche il giornale “politico-morale” La Frusta, postesi a strenua difesa del legittimismo e del temporalismo, ricolme di rimpianti per una Roma papalina travolta dal processo di piemontesizzazione forzata. In realtà essa non manca di manifestare qualche timida apertura, prospettando ad esempio una certa partecipazione dei cattolici alle consultazioni amministrative e politiche, per meglio contrastare l’egemonia dei liberali.
A partire dal 1875, preso atto di quanto sterile rischiasse di diventare la lotta di molti intransigenti contro lo Stato liberale (il giudizio è viziato dall’impostazione ideologica dell’autore, ndr), essa tenterà anche di dimostrarsi propositiva su alcune questioni rilevanti per i cattolici, come il rinnovamento della scuola e dello Stato in senso favorevole alla religione. Ma si tratterà solo di iniziative momentanee e prive di reale seguito, se pur sufficienti ad arrecare al giornale qualche preoccupazione (in particolare, un richiamo della Santa Sede e una polemica con l’Osservatore Romano).Nel 1879 il giornale si fonde con il Messaggero di Firenze, mantenendo inalterato il nome originario. In linea con il diverso approccio verso lo Stato liberale adottato da papa Leone XIII, (interpretazione dei liberali che cercavano di contrapporre il pontificato di Leone XIII a quello di Pio IX, ndr) anch’esso perde in questo periodo una parte della proverbiale vis polemica e dell’intransigenza, per poi riacquistarla in coincidenza con l’approdo alla sua guida, all’inizio degli anni ’90, di Giuseppe Sacchetti, uno degli esponenti più agguerriti dell’intransigenza cattolica.
Sacchetti è infatti l’uomo che, nel 1870 (a soli venticinque anni), aveva manifestato il desiderio di offrire la vita per il Papa, arruolandosi, al profilarsi dello scontro decisivo, nel Corpo dei Volontari pontifici della riserva; ma soprattutto è l’uomo che, al Congresso cattolico di Firenze del 1875, aveva senza mezzi termini dichiarato: «Non siavi alcuno in Italia che sospetti voler noi (…) adottare e seguire il principio della libertà, come è inteso e predicato dai moderni dottori del liberalismo». Anche la direzione di Sacchetti ha tuttavia breve durata (tre anni e mezzo in tutto), mentre il suo successore, il marchese Lorenzo Bottini, sembra intenzionato a portare il giornale nuovamente su una linea meno conflittuale verso lo Stato liberale, anche se pur sempre di fiera intransigenza.
Contro liberali e conciliatoristi
La Voce della Verità non mancherà, in altre parole, anche in questo periodo, di attaccare i liberali e soprattutto i cattolici conciliatoristi, i quali a suo avviso attendevano inutilmente che papa Leone XIII li incoraggiasse a “far comunella con i moderati”. La stessa linea viene accolta all’inizio del secolo dall’ultimo direttore del giornale, monsignor Umberto Benigni: il prelato che poco tempo dopo, nel 1902, diverrà membro della Commissione storico-liturgica istituita da Leone XIII presso la Congregazione dei Riti e che, nel maggio 1906, sarà promosso da Pio X a sottosegretario alla Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari; ma anche l’uomo che, nel 1909, darà vita al Sodalizio S. Pio V, passato poi alla storia come Sodalitium Pianum (o Sapinière), l’organizzazione segreta i cui membri, fedeli a una visione intransigente, papale, antiliberale e antimoderna del cattolicesimo, si impegneranno a controllare l’operato di laici e del clero. (…)
Al giornale resterà tuttavia solo più una breve parentesi, per rinnovare il suo impegno di difesa del Pontefice e degli interessi cattolici nello Stato liberale. Esso cesserà infatti le pubblicazioni il 31 agosto 1904. alcune settimane dopo lo scioglimento dell’Opera dei Congressi (28 luglio 1904), in un momento in cui l’azione del laicato cattolico italiano sembra ormai orientarsi verso nuove prospettive e, conseguentemente, in una fase storica in cui la funzione del giornale pare destinata a esaurirsi. (Per nuove prospettive bisogna intendere il democratismo cristiano, cioè il rinnegamento della regalità sociale di Cristo, ndr).
Di annunciare “con dolore” al pubblico dei lettori la notizia si fa carico proprio Giuseppe Sacchetti il quale, nel rivendicare a La Voce della Verità il merito di aver sempre combattuto “il cosiddetto cattolicesimo liberale in tutte le sue forme”, attribuisce alla stessa la benemerenza principale di aver contrastato l’azione di tutti quei cattolici “smaniosi del parlamentarismo e infatuati del modernismo”.
(Articolo di Mauro Forno, ricercatore presso il Dipartimento di storia dell’Università di Torino, apparso su Vita pastorale, n. 4 del 2006)
Fonte: Centro Studi Giuseppe Federici
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