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Anonimo21 maggio 2012 22:19"Uno dei rimproveri che ci facevano in Vaticano durante i colloqui - ha riferito - è che siamo troppo oggettivi nella dottrina. Quello che ora conta è il soggetto, non tanto l'oggetto della verità".
Tuttavia la posizione della Fraternità rimanda esattamente al Magistero fino al Vaticano II escluso. Infatti il sacerdote ha ricordato che nella dottrina tradizionale, il Magistero:
1) Parla in nome di Cristo.
"Chi ascolta voi ascolta me" (Lc 10,16). Cfr Dei Filius e Pastor Aeternus.
2) Il Magistero impone un insegnamento con autorità divina (Cfr. Rm 1,5)
3) Il Magistero conserva ed esplicita la verità rivelata (Cfr. Pio XII Humani generis). Per questo principio la funzione magisteriale non è mai di inventare qualcosa o di far regredire una dottrina ma di portarla sempre da un livello meno chiaro ad un'altro più chiaro. Il Magistero è dunque colui che interpreta in una linea di continuità col passato.
4) Il magistero impone la verità e condanna l'errore. Non può esserci affermazione della verità senza parallela condanna di ciò che gli è contrario. (Cfr Pio XII, Humani generis: il Magistero non solo esplicita e conserva ma difende il deposito della fede).
Da questo quarto principio scendono due conseguenze:
a) Non professare mai l'errore opposto alla fede;
b) Professare la fede e rifiutare l'errore.
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A questi quattro principi del magistero tradizionale si sono sostituiti altri quattro principi che sono apparsi chiaramente nel dialogo dottrinale recente tra il Vaticano e la Fraternità. La numerazione ripartirà dal fondo.
4) Il Magistero impone la verità e condanna l'errore opposto?
(Cfr. Giovanni XXIII nel discorso del 12 ottobre 1962: piuttosto che condannare la Chiesa espone i valori della sua dottrina; cfr. Dignitatis Humanae, 2: all'eresia si da il diritto di non essere più anatemizzata? "La Chiesa non vi chiede che la libertà" Paolo Vi nel discorso di chiusura del Concilio Vaticano II).
Da questo quarto punto discendono due principi che devono essere sempre assolutamente rispettati:
a) Non andare mai contro coscienza;
b) Non essere impediti contro coscienza.
Così il nuovo Magistero vuole proporre la fede con categorie culturali attuali. Si passa, allora, dal diritto della verità al diritto della persona.
Le riunioni ecumeniche di Assisi non sono degli abusi o degli eccessi ma rientrano perfettamente in questa ottica.
Così se fino a Pio XII il magiestero era inteso come un servizio alla fede in riferimento ai dogmi, da Giovanni XXIII il Magistero propone la fede come se fosse un'opinione.
questo è un blog di informazione e approfondimento della fede cristiana secondo la tradizione della Chiesa una-santa-cattolica-apostolica romana
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lunedì 21 maggio 2012
MAGISTERO OGETTIVO O SOGETTIVO?
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All'Istituto Universitario san Pio X a Parigi si è da poco conclusa la conferenzza dell'insegnante di ecclesiologia al Semianrio di Econe, già facente parte della commissione dottrinale che in Vaticano disteva su un possibile accordo con la Fraternità: l'abbé Gleize.
La conferenza è durata sulle due ore e mezzo e s'intitolava "Da un magistero all'altro: il Vaticano II e noi".
Il sacerdote è stato molto prudente nelle affermazioni, dicendo che quanto avrebbe esposto sarebbero state le linee di fondo di una situazione, in realtà, molto complessa.
Quello che è in gioco non è poco: è la variazione sostanziale del concetto di Magistero. Prima del Vaticano II il magistero curava e difendeva la "verità oggettiva"; dopo il Vaticano II, la verità è sempre pensata come puro riferimeto al soggetto per cui il Magistero esprime l'esperienza dei soggetti nell'epoca presente.
Il sacerdote ha ricordato che non si tratta solo di un nuovo linguaggio ma di un contenuto che in più punti si mostra come opposto a quello passato.
"Una dei rimproveri che ci facevano in Vaticano durante i colloqui - ha riferito - è che suani troppo oggettivi. Quello che ora conta è i soggetto, non tanto l'oggetto della verità".
(continua) ...