NEWTON E LA CROCIATA MASSONICA DEL SETTECENTO (seconda parte)
Dopo essere stato accolto nella Royal Society, nel 1714, sotto l’egida di Newton, che in quegli anni
ricopriva la carica di Presidente, Desaguliers venne eletto Gran Maestro della
Loggia Inglese, nel 1719. Sotto la sua guida, la Gran Loggia di Londra e la
massoneria si svilupparono in modo “sorprendente” nelle isole britanniche, al
punto che: <<nel 1740 le logge erano già più di 180>>[1].
Questo notevole sviluppo fu reso possibile anche grazie
ai legami ed alle corrispondenze che Desaguliers riuscì a stabilire ed a
rinsaldare fra massoneria, nobiltà, ed i quadri dirigenti del governo, dai quali
ottenne favori che seppe ricambiare prontamente. Come quando, ad esempio, nel
1737, conferì come segno di riconoscenza i due primi gradi massonici a Federico,
principe di Galles.
Già da questi brevi cenni, appaiono strette le aderenze e
connessioni che si instaurarono fra la nascente massoneria inglese e la appena
costituita Royal Society. Infatti, non solo è stato ampiamente riconosciuto che
le prime logge inglesi fossero molto vicine agli ambienti della suddetta
Società, ma anche che: <<la nascita di una tradizione massonica, tra fine XVII e
inizio XVIII secolo, fosse legata al diffondersi della “nuova scienza”, cioè
dell’ideologia newtoniana e alla creazione della nuova immagine della natura
legata alle scoperte scientifiche di Isaac Newton>>[2].
È anche noto che la Royal Society, fondata nel 1660 sotto gli auspici di Carlo II Stuart,
traeva origine dal Collegio Invisibile, istituito a Londra nel 1645 da Boyle e Locke, che a sua
volta discendeva dalla segretissima setta dei Rosacroce, insediatasi a Londra
fin dal 1610. Sottolineiamo in proposito che il luogo nel quale
<<più venivano praticati gli studi sulla religione dei
druidi, sull’ebraismo, sul celtismo e sui culti solari era quello della Royal
Society di Londra, che come abbiamo visto era contiguo allo spazio
massonico>>[3].
Peraltro, è interessante notare ancora che:
<<a istituire la Royal Society furono i massoni … ed in
pratica i primi appartenenti alla Royal Society erano tutti
massoni>>[4]. Molti dei quali, seguendo le utopie ideologiche di
Francesco Bacone, si prodigavano nel divulgare ed esaltare i risultati
dell’indagine scientifica newtoniana, perché questa tornava molto utile al
<<cosiddetto Illuminismo radicale inglese che più contribuì
a trasferire i risultati delle esperienze scientifiche di Newton all’interno del
nuovo ordine politico>>[5], ed alla nascente massoneria.
Questa capillare e tenace trasfusione di conclusioni
scientifiche all’interno dei quadri socio-culturali settecenteschi si realizzava
nonostante la pressione contraria esercitata dalla Controriforma, dal calvinismo
e, sul piano filosofico, dal cartesianesimo, che in quel tempo ancora imperava
nel resto dell’Europa. Il newtonianesimo, con la sua famosa affermazione
<<hypotheses non fingo>>, divenuto motto per l’intero illuminismo,
costituì dunque l’autorevole legittimazione della strategia culturale massonica,
che andò determinandosi e consolidandosi sempre più, nel corso del settecento
inglese.
L’architetto universale
Abbiamo già fatto riferimento alla convinzione di Newton
riguardo alla cosmologia geocentrica, che egli riteneva non solo errata, ma
addirittura blasfema, perché contraria a quella eliocentrica, rivelata
direttamente da Dio a Noè ed ai suoi discendenti. Sulle linee di uno pseudo
misticismo decisamente antitrinitario, lo stesso scienziato si convinse di avere
individuato: <<la prima vera religione nel culto delle vestali, nel
quale si adorava il Dio della Natura in un tempio costruito a immagine del
sistema solare>>[6].
L’arcaico tempio circolare di Vesta, innalzato intorno a
un fuoco centrale, perennemente acceso, circondato da sette lampade,
rappresentava simbolicamente il sole e i sette pianeti orbitanti. E colui che a
distanza di migliaia di anni riuscì a scoprire ed a tradurre in termini
analitici la legge occulta che reggeva questo sistema sacro, era proprio il
“prete della natura” Newton, novello Pitagora, redivivo
Ermete.
Peraltro, l’arcinota legge di gravitazione universale,
che attribuisce la forza maggiore alla massa maggiore, senza tuttavia chiarire
cosa debba intendersi per forza che agisce a distanza, senza contatto diretto
fra i corpi, lasciò perplessi molti suoi contemporanei, che intravidero
nell’idea di forza di Newton un richiamo <<alle simpatie ed antipatie segrete che si trovano nella
letteratura occultista rinascimentale>>[7].
Ma per quanto riguarda la legge gravitazionale newtoniana
è stato addirittura rilevato che: <<Quasi fosse il castigo di un peccato originale, questa
legge potrebbe segnare l’antro di un girone dantesco in cui “sia bramoso ognun
dell’altrui stanza”. Infatti, senza eccezioni, i corpi lontani sono sospinti
l’uno contro l’altro per distruggersi in uno scontro frontale, oppure sono
costretti a fronteggiarsi come in una sfida, girandosi attorno e scrutandosi
fino a perdersi in un abbraccio mortale o allontanarsi in cerca di altre
prede>>[8].
Di certo, l’immagine che deriva da questa legge
pitagorica assume tinte sconfortanti, dal momento che implica un mondo dominato
da un perenne ed immotivato dinamismo, del tutto slacciato da ogni fine
trascendente, e da ogni rapporto con quell’altissimo onnipotente bon Signore decantato in modo estatico, nel momento del più acuto
dolore, della più cruda sofferenza, dal serafico Francesco.
Il contrasto fra queste due concezioni del mondo è
tuttavia evidente. Il Dio-padre cristiano infatti possiede connotati
estremamente rasserenanti, che contrastano con i caratteri intransigenti e
ferrei dell’architetto universale, il kosmokrator (signore del cosmo), al quale allude la dottrina
pitagorico-newtoniana. Di conseguenza, il modello cristiano del mondo, da
ridefinire e da non confondere con quello medievale geocentrico, non può
rispecchiarsi nell’immagine cosmologica proposta dalla scienza
pitagorico-massonica, sulla base dei lavori dei suoi padri fondatori, fortemente
condizionati da una dottrina immanentistica, che di principio esclude ogni
teleologia ed ogni legame causale con il Creatore di “tutte le cose visibili ed
invisibili”.
Dinamica contro scolastica
Il suddetto contrasto, si determina già a partire dai
principi filosofici che stanno alla base di queste due contrapposte visioni del
mondo. Infatti, all’interno della metafisica scolastica, l’analisi del movimento
naturale conduce direttamente alla dimostrazione dell’esistenza di Dio, per il
semplice motivo che: se “tutto ciò che si muove, è mosso”, deve allora
necessariamente esistere una Causa Prima, il cosiddetto Motore Immobile[9].
La filosofia naturale newtoniana conduce invece alla
conclusione contraria, in quanto Dio viene ridotto ad un’ipotesi cosmologica non
necessaria. Difatti, sulla base del primo principio della dinamica, i moti e lo
stesso universo si manterrebbero da sé, senza l’ausilio di nessun fattore o
causa esterna ad essi: <<Laplace, basandosi esclusivamente sulle tre leggi della
dinamica e sulla legge di gravitazione universale di Newton, nel suo “Traité de
mécanique céleste”, spiega i moti dei pianeti e le loro perturbazioni in maniera
soddisfacente, senza bisogno di far ricorso ad un’azione preternaturale di Dio.
Tanto che, come si racconta, quando Napoleone gli chiese perché non avesse fatto
menzione di Dio nella sua opera, rispose: “Sire, non avevo bisogno di
quest’ipotesi”>> [10].
Occorre peraltro sottolineare che il principio di inerzia
di Newton sembra davvero “calato dal cielo”, e per molti versi assume un
carattere dogmatico, dal momento che non è dimostrato, non è nemmeno evidente, e
non è nemmeno un principio possibile, poiché nel concreto universo curvilineo
non possono esistere moti rettilinei e perpetui. Infatti:
<<il nostro moto rettilineo uniforme è tale solo rispetto a
un sistema di riferimento (la Terra) che è in moto non uniforme … Non abbiamo
dunque un autentico esperimento sul principio d’inerzia, ma solo un caso di moto
relativo ad un sistema di riferimento>>[11].
D’altra parte, Newton ha proposto una prospettiva
cosmologica del tutto inconsueta e bizzarra. Interessato unicamente alle
traiettorie geometriche dei corpi celesti, lo scienziato inglese è riuscito ad
oscurare tutto il quadro armonico elaborato dalla filosofia realistica cristiana
che rende l’universo, di per sé incomprensibile, un cosmo ordinato a Dio ed
all’uomo.
Per comprendere meglio quanto scritto pensiamo a cosa
diremmo di fronte ad uno spettatore che assistendo ad una partita di calcio si
interessasse solo delle traiettorie geometriche tracciate dal pallone, ignorando
tutto il resto: i giocatori, il gioco di squadra, le marcature, persino il senso
stesso del gioco? Fino a che punto avrebbero valore i tentativi di questo
singolare spettatore di risalire alle regole ed allo scopo di questo sport,
considerando unicamente le linee spezzate tracciate dal pallone? Anche chi non
si è mai interessato a questo sport, sorriderebbe di fronte a tale assurda
pretesa.
Paradosso a parte, Newton sembra essersi comportato
proprio così. E molti dei suoi epigoni, fidandosi del rigore geometrico delle
sue opere, dell’autorità e del carisma che emanano da tale personaggio ormai
contornato dalle aureole del mito e delle gloria del rito mediatico, continuano
a comportarsi in modo altrettanto singolare. Ancora essi trascurano la finalità
propria di ogni movimento, il punto di vista generale del mutamento, ovvero il
passaggio dalla potenza all’atto, il realizzarsi cioè del fine ultimo degli enti
in transito nel tempo. Finalità che corrisponde ad elevazione, ad innalzamento
della dimensione fisica alla luce di quella trascendente. Ascensione realizzata,
dimostrata e promessa ai suoi fedeli da Cristo, vincitore del mondo e delle sue
leggi. Anche naturali.
Impronte massoniche
Nella struttura cosmologica newtoniana, dominata dal
rigore esasperante imposto dalla forza di gravitazione pitagorica, diretta
sempre verso il basso, non poteva che sviluppare un adeguato campo di azione la
sua radice spirituale. Radice assai cara a quegli “arconti” primordiali,
regolatori degli astri e dei pianeti, del tutto estranei al cosmo teologico e
teleologico, tempio universale, Hortus conclusus, centrato nella gloria di un Dio che è innanzitutto
Padre, prima che Signore del mondo.
Si presenta dunque come una diretta conseguenza dei
successi della filosofia di Newton, l’onda positivistica che di lì a poco si
sarebbe sollevata, anche sulla base delle opere di Saint-Simon, realizzando così
l’atteso parto di quel “mondo nuovo”, egizio, emancipato dai vincoli della
tradizione cristiana, profetizzato dai vari Bruno, Campanella, eccetera. Senza
escludere, in questo processo di sollevamento popolare e di presunta
emancipazione collettiva, l’ascendente decisivo esercitato dalla filosofia
democratica di Locke, espressa nel Trattato sul governo, dalla quale presero ispirazione ed avvio le rivoluzioni
sociali americana, nel 1776, e francese, nel 1789.
Tutto questo fermento “alchemico” di matrice newtoniana
frantumò, per dirla alla Hegel, la rigidità delle categorie sociali che
contrapponevano in modo dualistico classe a classe, popolo a popolo, rimettendo
in moto “il fluire della Natura” e la storia stessa delle Nazioni, secondo linee
confacenti alla nascente massoneria speculativa. Quest’ultima, come affermano i
suoi affiliati: <<rappresenta l’armata silenziosa che lavora nel mondo
occulto, cioè nel sottosuolo della storia>>[12], per promuovere un (apparente) progresso ed un
(presunto) bene dell’umanità.
Ma tale finalità filantropica costituisce tuttavia solo
una millantata copertura, dietro la quale frammassoni senza scrupoli riescono a
mascherare attività non propagandabili, illecite, operate sotto fortissime
protezioni dalle cosiddette logge deviate. Se così non fosse, non avrebbe alcun
senso lavorare silenziosamente nel sottosuolo della storia per beneficiare
l’umanità. Il bene è palese e diffusivo, come la luce, che è al tempo stesso
splendore e grazia: <<Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene
alla luce perché non siano svelate le sue opere>> (Gv 3, 20).
L’azione pedagogica dell’ideologia massonica si struttura
comunque lungo linee concrete e redditizie, le quali tuttavia convergono
armonicamente in un’unica meta sincretistica: la costruzione di un’etica e di
una morale universale, per giungere al superamento ed alla sintesi di tutte le
etiche religiose.
A tale riguardo, nel 1985, la Gran Loggia d’Inghilterra, madre di tutte le grandi logge regolari
del mondo, ha pensato bene di emanare un documento, dal titolo:
<<Dichiarazione su Massoneria e religione>>, nel quale si afferma che la massoneria, non
essendo una religione, è aperta a tutti gli uomini che in nome della tolleranza,
pur professando fedi religiose diverse, sono disposti ad organizzare la propria
esistenza al fine di contribuire al perfezionamento dell’umanità,
eccetera[13].
Questo documento, al di là di ogni possibile valutazione
critica, costituisce un notevole passo in avanti, in vista del fine
sincretistico precedentemente richiamato. Infatti, se effettivamente la
massoneria non fosse una religione, allora decadrebbe anche la tesi
dell’inconciliabilità con il cattolicesimo e la condanna di tale consorteria,
affermata a partire dal 1738 da Papa Clemente XII, nell’Enciclica
In Eminenti.
Anche Pio IX accusò in 116 documenti ufficiali la
fratellanza massonica di fuorviare e traviare le coscienze. Nella
Singulari quidam, del 9 dicembre 1854, definisce la massoneria come
un’istituzione fondata sulla <<visione illuministica razionalistica della
realtà>> che, in nome della ragione, divinizza l’uomo con
la sua coscienza, celebrando altresì il libero esame.
Sulla stessa linea, Leone XIII, che nel suo lungo
pontificato firmò contro la fratellanza massonica più di 200 documenti.
Nell’Humanum genus, del 20 aprile 1884, imputa la responsabilità della
corruzione interna alla Chiesa ed alla società a tale setta che, sulla base del
naturalismo religioso, proclama: <<la sovranità ed il magistero assoluto dell’umana ragione
… pigliando sembianze accademiche e scientifiche>>[14].
In effetti, il naturalismo religioso costituisce il fiore
all’occhiello ed il punto di forza sul quale gli iniziati hanno potuto far leva,
a partire dal periodo post rinascimentale, per determinare il tramonto nella
mente umana della coscienza religiosa tradizionale, per liberare un’epoca che
andò sempre più permeandosi delle vestigia del materialismo scientista e
razionalista.
Geometria iniziatica
Alla luce di questo antico sodalizio fra scienziati ed
iniziati, al giorno d’oggi stanno riemergendo sempre più i gemellaggi ideologici
che collegarono l’antico ordine esoterico dei Rosacroce alla massoneria, la
massoneria alla Royal Society, e questa accademia alla scienza moderna.
Nessuna meraviglia allora se Isaac Newton, l’illustre
precursore del grande Einstein, sembra rientrare a tutti gli effetti in uno dei
gangli principali di quella catena iniziatica che ancora oggi opera al fine di
riallacciare, in modo sorprendentemente efficace, attraverso l’indagine della
natura, il nuovo con l’antico, la ragione più stretta al mito più puro.
Perpetuando così, attraverso una presunta evoluzione scientifica degli eletti,
l’effettiva involuzione e sottomissione spirituale dei profani.
L’indagine della natura, effettuata mediante il
linguaggio al tempo stesso rigoroso e simbolico della geometria, la misteriosa
G che compare all’interno del pentalfa massonico,
costituisce l’intima filigrana dell’antico pitagorismo che non esclude
l’indagine spiritualistica, se non proprio spiritistica, del mondo. A partire
dal teorema di Pitagora che: <<è presentato come pietra di fondazione di tutta la
muratoria, e non credo che in questo caso Anderson si riferisca esclusivamente
all’architettura>>[15].
In conclusione, come non sottolineare che la rivoluzione
dalla quale prese inizio il processo di sovvertimento dei classici quadri
sociali e religiosi settecenteschi fu innanzitutto quella newtoniana,
sviluppatasi all’interno dei miti e dei rituali nell’ambigua Royal Society, che proponeva quadri regolatori del mondo in piena
sintonia con quelli massonici. Infatti: <<non è un caso che le principali accademie scientifiche
nel continente furono emanazione e nacquero comunque per impulso delle logge
massoniche … Fu così per la progettata accademia delle scienze a Napoli, e per
la Reale Accademia delle Scienze di Torino>>[16].
Pertanto, solo quando la rivoluzione pitagorica
newtoniana si affermò, sulla base della potente propaganda messa in atto a
partire dalle logge inglesi, presero piede e si determinarono in modo
conseguente le rivoluzioni americana, francese e russa, che infatti possono
considerarsi: <<figlie della prima>>[17].
A ragione, dunque, B. Fay affermò che
<<fu Newton a rendere possibile la crociata massonica del
Settecento>>[18]. Ed a legittimare, insieme alla concezione
ermetico-pitagorica del mondo naturale, quel falso ed illusorio misticismo che
ne costituisce l’erroneo fondamento. E che in gran parte ha determinato
l’allontanamento dell’uomo da Dio, e la perdita del sacro non solo della
società. Ma dello stesso Cosmo.
[9] La prima via di S. Tommaso è la più evidente. Essa
infatti prende in esame il movimento (motus), fenomeno accessibile ai sensi. S. Tommaso per spiegare
il movimento non si riallaccia alla cosmologia aristotelica. Egli definisce il
principio secondo cui Quidquid movetur ab alio movetur, tutto ciò che si muove è mosso da altro,
(Summa teologica, I, q. 2, a . 3), facendo appello alla dottrina metafisica dell’atto
e della potenza. Da tale principio discende che: ciò che è mosso è in potenza, e
ciò che muove è in atto. Poiché nessuna cosa può essere allo stesso tempo in
atto e in potenza, per giungere ad una spiegazione finale del movimento, occorre
risalire fino ad un Atto Puro, ovvero ad un principio del movimento che sia di
per sé immobile. L’ente che possiede tale perfezione merita il nome di Dio.
Confronta B. Mondin, Il problema di Dio, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1999, pagine
129-132.
[10]E. Lopez-Doriga, L’universo di Newton e di Einstein, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1991, pagine
103-104.
[13] Confronta G. Di Bernardo, La ricostruzione del Tempio – Il progetto massonico per
una nuova utopia, Marsilio, Venezia 1996, pagina 9 e
seguenti.
[14] <<A oggi, i pronunciamenti della Chiesa sulla
Massoneria sono in totale 586, uno dei più recenti, datato 26 novembre 1983,
porta la firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger>>, in <<Erasmo
notizie>>, Anno VII, 1-2 2006, pagina 11.
[18] B. Fay, La massoneria inglese e la rivoluzione intellettuale del
Settecento, Edizioni Ar, Padova 1999, pagina
249.

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