Translate

lunedì 17 settembre 2012

L'APOSTATA FRA JOZO DI MEJUGORJE


MEDJUGORJE: LE VERITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA SULLE TRAVAGLIATE VICENDE E SULLA DISOBBEDIENZA DI FRA JOZO ZOVKOStampaE-mail




Pontifex.RomaDal sito ufficiale della Chiesa cattolica, quella Romana ed Apostolica (non quella eretico pentecostale / carismatica / con imposizioni delle mani e delle Bibbie in stile Vanna Marchi) della Diocesi di Mostar-Duvno: "Biskupova odluka fra Jozi Zovki, OFM". Reverendo fra Jozo, Seguo il Suo comportamento in questa Chiesa e in genere non l’approvo da più di dieci anni. Infatti da quando ho preso il governo delle Diocesi, nel 1993, L’ho trovata nel Suo status ecclesiastico irregolare, nel quale Lei vive anche oggigiorno. Qui riassumerei tale status, il Suo comportamento ed insegnamento. La corrispondenza tra la Curia diocesana e il Provincialato, 1989 L’Ordinario diocesano mons. Pavao Žanić, dopo un triplice ammonimento al Provincialato, con la lettera, nr. 622/89, del 23 agosto 1989, mentre Lei faceva il parroco a Tihaljina, Le ha tolto “ogni giurisdizione e missione canonica nelle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan” a causa del Suo comportamento ...
... non ecclesiastico, il che Le aveva più volte personalmente comunicato e giustificato, informandone il Suo Superiore religioso, con la lettera, nr. 624/89, della stessa data: “In data odierna Le ho tolto la giurisdizione e la missione canonica (il documento in allegato alla presente), ed è sospeso da qualsiasi ufficio nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan”.
Il Suo Provincialato, con la lettera, nr. 439/89, del 12 agosto 1989, L’ha proposta “ardentemente” come vicario parrocchiale a Tihaljina, chiedendo “la necessaria missione e giurisdizione”, pubblicando ufficialmente che Le è stata “impartita la necessaria giurisdizione e missione canonica dalla Curia diocesana con la sua lettera, nr. 630/89, del 25.08. 1989”. [1]
Questa era un’evidente non verità ufficiale, poiché il Vescovo nella citata lettera ha scritto: “A fra Jozo Zovko, proposto a vicario parr. a Tihaljina, denego ogni giurisdizione e missione canonica, come Vi ho informato con la lettera, nr. 624/89, del 23.08.89”, come è evidente dall’omissione del suo nome nell’elenco dei sacerdoti autorizzati sul bollettino ufficiale diocesano. [2]
La Sua lettera al Vescovo, agosto 1989
Lei si è rivolto per iscritto al vescovo Žanić, il 29 agosto 1989, e di nuovo gli ha scritto il 20 settembre 1989, chiedendogli di poter conversare con lui. Egli L’ha ricevuta il 23 settembre 1989, confermando il suo decreto col quale Le ha tolto “ogni giurisdizione e missione canonica” nelle Diocesi erzegovinesi.
Il Suo ricorso alla Congregazione, ottobre 1989
Lei si è rivolto anche alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 14 ottobre 1989, chiedendo che il vescovo Žanić Le “impartisse la necessaria giurisdizione nelle Diocesi di Mostar-Duvno” (sic!).
La corrispondenza tra la Congregazione e la Curia diocesana
La Congregazione con la sua lettera, nr. 4803/89, del 25 ottobre 1989, ha chiesto al Vescovo le informazioni suppletive, che mons. Žanić ha inviato a Roma, con la lettera, nr. 988/89, del 12 dicembre 1989, giustificando ampiamente il di lui procedimento e quello Suo.
La Congregazione ha fatto pervenire al Vescovo la risposta, nr. 5673/89, del 15 febbraio 1990, confermandogli che aveva il diritto di toglierLe la giurisdizione parrocchiale e di non approvare la proposta che Lei fosse il cappellano nella stessa parrocchia di Tihaljina.
Lo stesso Dicastero nella detta lettera ha espresso la speranza che le sanzioni con cui sono “privati della facoltà di confessare e della missione canonica nella diocesi di Mostar-Duvno”, inflitte a Lei (e ad un altro frate), abbiano in qualche modo sortito, anche se in ritardo, “l’effetto di una salutare riflessione” da parte Sua, chiedendo che Lei fosse rimosso in un convento “lontano da Medjugorje”.
Nella lettera il cardinale Prefetto scrive che la Congregazione “non mancherà di chiedere al Ministro Generale O.F.M. ed al suo Definitorio di interporre tutta la loro autorità perché le irregolarità e le omissioni lamentate da Vostra Eccellenza non abbiano più a ripetersi nelle parrocchie della Diocesi di Mostar-Duvno, rette dai Frati Minori di Erzegovina, e di far parimenti presente che il Vicario Provinciale ‘ad instar’ vigili perché sia P. Zovko che P. Orec non interferiscano in alcun modo nelle parrocchie dalle quali sono stati allontanati e Le offra, in futuro, la collaborazione richiesta”.
Però, una cosa erano le speranze e il modo di agire della Santa Sede, ed un’ altra il modo di agire Suo e dei Suoi Superiori.
Le lettere del Vescovo al Provincialato, aprile 1990
Mons. Žanić, su suggerimento della Santa Sede, prima con la lettera, nr. 314/90, del 4 aprile, poi con la lettera, nr. 432/90, del 30 aprile 1990, ha chiesto al Provincialato della Sua comunità di allontanarLa dall’ufficio pastorale fino ad allora occupato, e di proporLa, come aveva chiesto la Congregazione, per un nuovo ufficio e luogo, “lontano da Medjugorje”, accettabile per il Vescovo.
Le lettere tra Curia diocesana e il Provincialato, 1991
Però, le sanzioni canoniche non hanno prodotto l’ effetto necessario.
Lei è stato proposto dai Suoi superiori, con la lettera, nr. 377/91, del 25 luglio 1991, al posto di guardiano del convento a Široki Brijeg [3] e da essi è stata chiesta per Lei “la necessaria giurisdizione e missione canonica” in quella parrocchia, appena una ventina di km distante da Medjugorje.
Perciò con la lettera, nr. 557/91, del 30 luglio 1991, il Vescovo ha comunicato al Provincialato: “Non posso in nessun modo confermare… la nomina di fra Jozo Zovko a Široki Brijeg”.
Ha addotto anche i motivi: la lettera della Congregazione, e, secondo: “Oltre a questa ragione, ho anche in vista la Sua, almeno discutibile, vita morale privata”.
Il Vescovo ha inviato al Provincialato una lettera, nr. 649/91, del 2 settembre 1991, in cui ha ripetuto che Lei non aveva “giurisdizione e missione canonica“ per Široki Brijeg, aggiungendo: ”Sono informato che fra Jozo Zovko, e nonostante il divieto datogli per iscritto, agisce pastoralmente e amministra i sacramenti nella parrocchia di Široki Brijeg”.
Perciò il Vescovo non ha accettato tale proposta, le sanzioni sono rimaste in vigore e Lei a Široki Brijeg.
Il Vescovo al Papa, agosto 1991
Il vescovo Žanić si è rivolto al Santo Padre, il 22 agosto 1991, esponendogli il Suo caso nel quadro più ampio della problematica.
La Congregazione alla Curia generalizia, novembre 1992 e 1993
La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha scritto il 26 novembre 1992 al Suo Ministro Generale anche riguardo al Suo grave caso, sul che Lei poteva e doveva essere direttamente informato.
Parimenti la Congregazione ha scritto al Padre Generale, l’11 novembre 1993: “Inoltre, nella Diocesi di Mostar vi sono 4 Frati Minori che, pur essendo privi di giurisdizione, continuano ad esercitare il ministero sacerdotale. Si tratta dei PP. Jozo Zovko (e…) che, in opposizione a quanto disposto da questo Dicastero fin dal 1990 circa una loro assegnazione a conventi lontani da Medjugorje, continuano ad esercitare il ministero sacerdotale, rimanendo in comunità religiose situate in prossimità della suddetta parrocchia…”.
Anche su questo Lei doveva essere informato dal Suo Superiore religioso generale.
La consegna
Nel 1993 è avvenuto il cambiamento del Vescovo a Mostar. Ho mantenuto in vigore il decreto, emanato nei Suoi confronti dal mio Predecessore, finché non sono venuto a conoscenza dei fatti.
Mi sono impegnato per Lei affinché concelebrasse con noi due Vescovi e con altri sacerdoti, il 1 agosto 1993 a Mostar, il giorno della consegna, sebbene il vescovo Žanić si sia opposto. Infatti il decreto del Vescovo nei Suoi confronti l’avrei voluto trattare con Lei.
Le lettere tra il Provincialato e la Curia diocesana, 1993-1994
Il Suo Provincialato, invece di ritirarLa da Široki Brijeg, L’ha proposta ad “amministratore parrocchiale” nella stessa parrocchia, con la lettera inviata alla Curia diocesana, nr. 380/93, del 29 dicembre 1993, al che ho espresso la mia costernazione nella mia risposta, nr. 69/94, del 4 febbraio 1994.
La mia prima lettera a Lei, giugno 1994
Allora nel luglio 1994 è avvenuta la visita canonica, la cresima ed il nostro incontro a Široki Brijeg. Subito dopo Le ho inviato la lettera, nr. 423/1994, del 14 giugno dello stesso anno. In essa Le ho scritto: “Il giorno della visita canonica e del conferimento della S. Cresima a Široki Brijeg, il 12 giugno 1994, prima ho chiesto all’amministratore parrocchiale se Lei confessasse nella chiesa. Egli mi ha risposto di non disporLa per la confessione, ma che Lei qualche volta confessava nel confessionale nella chiesa. Poi ne ho chiesto personalmente a Lei. Anche Lei mi ha confermato di confessare qualche volta, quando glielo richiedono i fedeli, nonostante sia consapevole che Le è stata tolta la giurisdizione confessionale.
E se Lei, come sacerdote, è seduto nel confessionale, il popolo, ovviamente, verrà a confessarsi”.
L’ho avvertita che Lei era incorso in poenam suspensionis latae sententiae, dato che agiva senza la giurisdizione confessionale e senza le facoltà necessarie per la validità dei sacramenti, secondo la lettera e lo spirito del Codice di diritto canonico. Secondo il can. 1378, § 2: “Incorre nella pena di interdetto latae sententiae, o, se sia chierico, di sospensione…: 2: colui che, oltre il caso del quale nel § 1, mentre non può dare validamente l’assoluzione sacramentale, attenta di impartirla, oppure ascolta le confessioni sacramentali.”
Le ho fatto sapere che Lei, se avesse continuato ad esercitare la pastorale ecclesiastica ordinaria, ignorando le disposizioni pastorali e le sanzioni canoniche, sarebbe incorso anche nelle pene ecclesiastiche latae vel ferendae sententiae. Mi premeva molto che il Suo status e la situazione pastorale nella parrocchia di Široki Brijeg fossero regolate e che i problemi pastorali fossero risolti.
Ed essi cominceranno ad essere risolti, quando il Suo Provincialato La proporrà, e l’Ordinario accetterà, ad un ufficio pastorale in un altro luogo lontano da Medjugorje, in conformità a quanto sueposto.
Ne è stato informato anche il Suo Superiore religioso, con la lettera, nr. 423/94-ad, del 15 giugno 1994.
Lei, però, non ha dato la minima attenzione a quella lettera. Lei ha proseguito per la Sua strada.
Abbiamo pubblicato più volte e in più modi l’informazione sul Suo status irregolare nella Diocesi, sia sulla stampa ufficiale che su altra stampa ecclesiastica. [4]
Ho informato del Suo caso la Santa Sede nella mia relazione ufficiale “Ad limina”, nr. 1203/98, del 6 novembre 1998.
Gli abusi pastorali
Così, per esempio, Lei ha conferito, il 1 febbraio 1997, il sacramento del Battesimo a J. Š. S., sedicenne dell’Arcidiocesi di Split-Makarska. Il relativo candidato si era presentato regolarmente al suo parroco in Dalmazia per un insegnamento ordinario e per la preparazione alla Cresima. Il parroco ha chiesto per iscritto l’approvazione per il battesimo al suo Ordinario, Arcivescovo mons. Ante Jurić, e l’ha ottenuta per iscritto. Però Lei ha battezzato il candidato a Široki Brijeg, all’insaputa del parroco e senza approvazione dell’Arcivescovo.
Lei non ha ritenuto necessario nemmeno informare questa Curia diocesana.
Inoltre, Lei ha rilasciato il certificato di battesimo al suddetto giovane, senza alcun riferimento al Registro dei battesimi. Su quel certificato sopra il titolo parochus Lei ha firmato di proprio pugno, sebbene non abbia non solo alcuna facoltà di confessare o alcuna giurisdizione, ma nemmeno alcuna missione canonica, tanto meno quella del parroco, per farlo e per firmare tali documenti in maniera legale.
Infine, sul certificato di battesimo del neobattezzato Lei ha scritto che il giovane è “legitt. pro foro civili”, cioè che i suoi genitori non erano sposati. Ma nel Registro dei battesimi di Široki Brijeg sta scritto che egli è “legittimo”. Così non si può sapere se egli è “legittimo” o solo “legittimo pro foro civili”. Secondo quale criterio Lei scrive una cosa sul certificato di battesimo mentre un’altra sta nel Registro dei battesimi?
Per vedere la totale illegalità del Suo comportamento, lo stesso giorno Lei ha battezzato anche la signora A. S., che allora viveva non sposata in chiesa.
Per tali disordini pastorali non può scusarLa nemmeno l’ignoranza crassa delle norme ecclesiastiche. E Lei è un sacerdote in questa Diocesi sin dal 1967.
Di tutto questo, ho informato il competente Dicastero con la lettera nr. 1150/97, del 1 settembre 1997.
Inoltre sulla stampa è stato pubblicato, nel 2002, che Lei ha battezzato nella chiesa parrocchiale di Široki Brijeg una dottoressa cinese, M. K. F. W., la quale vive e lavora a Parigi. La notizia è stata pubblicata anche sulla stampa insieme alla Sua foto con la neobattezzata. [5]
Quali istruzioni ecclesiastiche catecumenali Lei segue conferendo i santi sacramenti?
L’Ordo dell’iniziazione degli adulti prescrive: “Spetta al vescovo determinare, regolare e valorizzare personalmente o per mezzo di un delegato l’istruzione pastorale dei catecumeni o ammettere i candidati all’elezione e ai sacramenti” (ORDO INITIATIONIS, del 1972, Praenotanda, nr. 44). Almeno questo Le doveva essere noto, come sacerdote. Non si può scusare alcuna ignoranza della legge ecclesiastica e di certe istruzioni che anche questa Curia diocesana ha emanato, il 15 dicembre 1992, inviato a tutti gli Uffici parrocchiali, riguardo al battesimo degli adulti, e pubblicato sul suo bollettino ufficiale. [6]
Le mie lettere al Provincialato, 2000
Ho esposto chiaramente il Suo caso alla Curia provinciale con le lettere, nr. 450/2000, del 13 aprile, e nr. 645/ 2000, del 22 maggio 2000.
La mia seconda lettera a Lei, ottobre 2000
L’associazione italiana “Mir i Dobro” (Pace e bene), ha accusato questa Chiesa locale, specialmente davanti alle diverse istanze ecclesiastiche in Italia, a causa dell’insensibilità ed inumanità di fronte a tanti orrori e tragedie, alle quali, invece, Lei desidera venir incontro con la Sua opera e con la costruzione di edifici a Široki Brijeg, dove voleva impiegare anche le religiose francescane.
Le ho scritto personalmente, il 30 ottobre 2000. Le ho posto 11 quesiti, chiedendo a Lei di presentare la documentazione in proposito. Ne abbiamo informato anche i Suoi superiori con lettera, nr 1780/2000, del 18 novembre 2000. La lettera è stata pubblicata dopo 4 mesi d’attesa. [7]
Lei non ha risposto, né è venuto in Curia per giustificare la Sua attività.
La mia lettera al Provincialato, gennaio 2001
Ho avvertito il Suo Superiore religioso del Suo comportamento a Široki Brijeg, con la lettera, nr. 71/2001, del 25 gennaio 2001: “Il membro di codesta Provincia, fra Jozo Zovko, ha costruito una città sulla ‘collina’, cioé su Puringaj, nella parrocchia di Široki Brijeg, raccogliendo i soldi in giro per il mondo a tale scopo, anche con la pubblicità delle suore francescane della Provincia di Mostar, all’insaputa e senza approvazione di questa Curia. E codesto Provincialato non ha preso alcun serio provvedimento per porre fine a quest’azione, sebbene egli sia stato più volte ammonito, oralmente e per iscritto, da questa Curia sin dal 1996.”
La mia terza lettera a Lei, febbraio 2001
Le ho inviato la lettera, nr. 230/2001, del 19 febbraio 2001, informandoLa della conversazione con il Suo Superiore maggiore, Vicario Generale dell’Ordine. A lui ho detto, e a Lei ho scritto: “Nella soluzione generale della situazione ecclesiastica erzegovinese il Suo caso è del tutto specifico e molto complesso in rapporto a questa Curia diocesana e alla pastorale. Ho rammentato solo due punti importanti:
Primo, Lei è privo in questa Diocesi, della giurisdizione confessionale e di ogni altra, dal 23 agosto 1989.
Secondo, riguardo alla mia lettera a Lei indirizzata, del 30 ottobre 2000, non ho avuto nemmeno la conferma che Lei abbia letto tale lettera. Perciò l’ho fatta stampare sulla ‘Chiesa sulla roccia’, 2/2001, p. 21, e al padre Ottenbreit ne ho dato la copia con la traduzione inglese.
Pertanto, se Lei desidera risolvere il Suo problema e il rapporto verso questa Diocesi, e quindi apporre la Sua firma sulla Dichiarazione d’obbedienza per ottenere le facoltà pastorali, Lei renderà, per iscritto, compiutamente conto della Sua attività, sia riguardo a Medjugorje e ai fenomeni legati a Medjugorje, diffusi specialmente per mezzo del Suo impegno girando il mondo, sia anche riguardo allo stato attuale di Puringaj.
Le porte di questa Curia Le sono aperte per un incontro per tutto il seguente tempo quaresimale, previo appuntamento”.
A questa lettera Lei non ha risposto. Né si è presentato, finora, a questa Curia.
Nel bollettino ufficiale ho pubblicato la notizia di averLe inviato la menzionata lettera. [8]
La mia quarta lettera a Lei, maggio 2001
Le ho inviato la lettera, nr. 693 /2001, del 9 maggio, chiedendoLe certi chiarimenti.
Lei non si è degnato di rispondere alla lettera.
La mia quinta lettera a Lei, giugno 2001
Dopo averLe inviato la lettera del 9 maggio, in seguito ad un breve incontro a Široki Brijeg Le ho inviato la lettera, nr. 899/2001, 7 luglio 2001, in cui Le ho esposto alcuni punti che provano che Lei “dimostra di non essere un uomo della verità”. E che Lei non ha da questa Curia alcuna approvazione per nessuna Sua opera finché non renda conto della Sua attività”.
Nemmeno a questa lettera Lei ha risposto qualcosa.
La circolare agli uffici parrocchiali, maggio 2001
Ho inviato a tutti gli uffici parrocchiali in Erzegovina la circolare, nr. 700/2001, 14 maggio 2001, esponendo il Suo caso. Questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale. [9]
Le note al Provincialato, 2002-2003
Ho scritto al Suo Superiore religioso, nr. 813/2002, dell’11 giugno 2002, avvertendolo che Lei non gode di alcuna facoltà pastorale in questa Diocesi.
Questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale. [10]
Questo l’ho ripetuto nella lettera, nr. 2108/2002, del 19 dicembre 2002, e di nuovo nella lettera, nr. 248/2003., del 27 febbraio 2003.
Pure questo è stato pubblicato sul bollettino ufficiale: “Fra Jozo Zovko non ha alcuna facoltà pastorale in questa Diocesi, predica a Medjugorje, porta numerosi suoi ‘tifosi’ da Široki Brijeg a Medjugorje. Quando comincerà a risolvere questo caso?” [11]
Il Padre Provinciale non ha preso in considerazione affatto il Suo caso.
La mia sesta lettera a Lei, aprile 2003
Di nuovo L’ho pregata con la lettera, nr. 450/2003, dell’11 aprile 2002, di venire in Curia, entro un mese dal ricevimento della lettera, e di portare tutti i documenti ecclesiastici riguardanti le persone che Lei ha battezzato o ai cui matrimoni ha assistito, poi le loro domande scritte e le Sue risposte, le eventuali deleghe, e di giustificare il Suo modo di agire riguardo al battesimo e all’iniziazione, per verificare il modo ecclesiastico di procedere e se i Suoi atti pastorali e sacramentali fossero leciti e validi.
Lei non è comparso in Curia né allora né dopo, né ha fatto pervenire la richiesta di documentazione pastorale, che Lei non era affatto autorizzato a firmare.
La Sua risposta, aprile 2003
Lei ha inviato una risposta, il 26 aprile 2003, in cui fa molte affermazioni prive di senso sul concetto di giurisdizione, di facoltà e sui sacramenti di iniziazione. Così Lei dice: “Con la perdita dell’ufficio ecclesiastico di parroco a Tihaljina ho perso la facoltà di confessare (facultatem ad confessiones excipiendas) i parrocchiani di Tihaljina la quale, secondo il can. 968 § 1, è legata allo stesso ufficio di parroco”.
Però, Lei nega che tale perdita della facoltà di ascoltare le confessioni o della giurisdizione riguardi tutta la Diocesi, sebbene nel decreto tale ambito Le sia esplicitato.
La mia settima lettera a Lei, giugno 2003
Alla Sua, ho ampiamente risposto e motivato con la lettera, nr. 839/2003, del 21 giugno 2003.
E l’ho resa nota ufficialmente al pubblico ecclesiastico. [12]
Le ho scritto, tra l’altro, quanto segue: “Con la presente Le confermo, come ho fatto anche nel 1994 e più volte ripetuto, che Lei in queste Diocesi erzegovinesi non ha alcuna giurisdizione di confessare, né in modo provvisorio né permanente, né ha alcuna missione canonica per svolgere qualsiasi ufficio pastorale ordinario in nessuna parrocchia, e non solo nella chiesa parrocchiale. Per tale motivo Lei non ha facoltà di predicare né di tenere omelie, né esercizi spirituali, né seminari, specialmente in Medjugorje, finché il Suo status non sia regolato”.
Infatti questa Curia, il 23 agosto 2001, ha emanato una disposizione riguardante omelie, esercizi spirituali, diversi seminari spirituali, incontri terapeutici per il territorio di queste Diocesi. Questo è stato inviato a tutti gli uffici parrocchiali. Tutto è reso noto anche al pubblico ecclesiastico. [13]
La dichiarazione del Provincialato
Il Suo Superiore provinciale scrive nel 2002 che Lei è un sacerdote che trascorre “molte ore nella preghiera, nei consigli e predicazioni”; che quelli che “accettano Medjugorje” La ritengono come un “sacerdote devoto” e La invitano a tenere gli “esercizi spirituali”.
Egli non rammenta il Suo status irregolare in questa Diocesi. [14]
È stato pubblicato che Lei ha tenuto siffatti esercizi spirituali nell’ isola di Jakljan [15] e a Medjugorje. [16]
D’altro canto, è un fatto del tutto noto che la predica rientra nella missione canonica che è stata tolta a Lei in queste Diocesi, insieme ad “ogni giurisdizione”, come ha confermato anche il Suo Superiore maggiore, Vicario Generale dell’Ordine. [17]
Inoltre la guida degli esercizi spirituali deve avere di solito anche le facoltà di confessare, che Lei non ha. Perciò è del tutto giustificato chiederLe: A quali istruzioni Lei sia attiene tenendo i “seminari del ritiro spirituale”, che Lei dava nel 2003, come si poteva leggere sulla stampa? [18]
Con quella lettera del giugno L’ho pregata di venire in questa Curia e di giustificare il Suo modo di agire.
Lei però non è comparso, giustificandosi con l’intervento chirurgico. Ma non è comparso nemmeno dopo essersi ripreso in seguito all’operazione.
La Sua risposta, gennaio 2004
Alla mia lettera del giugno del 2003, Lei ha risposto solo il 24 gennaio 2004, ripetendo quel che aveva detto nella lettera dell’aprile 2003. Ora aggiunge solo alcune non verità ed errori. Lei mi scrive, riguardo alla “giurisdizione”: “Invano sfoglierà il Codice di diritto canonico, sia quello del 1917, sia questo del 1983, e non troverà in esso tale termine, ma solo l’espressione facultas ad confessiones excipiendas”.
La terminologia.
Per ricordarci in maniera scolastica e pratica tale concetto, che ora Le è venuto in mente: il termine tradizionale nella Chiesa per la facoltà di confessare è iurisdictio. Nel Codice del 1917 tale concetto si usa senza eccezione e quasi esclusivamente (vedi per es. una ventina di canoni e paragrafi: 871-892). Le cito almeno alcuni secondo un certo ordine:
- Can. 873, § 1: Ordinaria IURISDICTIONE ad confessiones excipiendas…
- Can. 873, § 2: Hac eadem IURISDICTIONE gaudent etiam…
- Can. 873, § 3: Haec IURISDICTIO cessat amissione officii…
- Can. 874, § 1: IURISDICTIONEM delegatam ad recipiendas confessiones…
- Can. 874, § 2: Locorum Ordinarii IURISDICTIONEM ad audiendas confessiones…
- Can. 875, § 1: … ad recipiendas confessiones professorum… IURISDICTIONEM delegatam…
- Can. 875, § 2: … proponit confessarium, qui tamen IURISDICTIONEM obtinere debet… Etc.
Le devo citare ancora ogni canone e paragrafo del Codice a proposito, dove sistematicamente viene usato il termine iurisdictio? E in nessun canone del CIC del 1917 viene usato il termine facultas, ma solo talvolta licentia (cfr. i cann. 877, § 1-2; 878, § 1-2 etc).
Il Codice di diritto canonico del 1983 usa come più appropriato il termine latino facultas nel senso della giurisdizione di confessare o della facoltà, sebbene nemmeno oggi nelle discussioni canoniche sul conferimento delle facoltà di ascoltare le confessioni sia escluso l’uso del termine di “giurisdizione”. Anzi, i sacerdoti ancor oggi quasi regolarmente dicono di fare “l’esame giurisdizionale”. Il vescovo Žanić come sacerdote del 1941 e come Vescovo del 1971 fino alla morte si è servito del termine tradizionale di “giurisdizione” e così Le ha scritto.
Così ha scritto anche a tutti i sacerdoti nei loro decreti di nomina per gli uffici pastorali.
Così ogni volta ha richiesto il Suo Provincialato per Lei e per gli altri sacerdoti religiosi.
Così Lei ha capito anche finora, nel corso di questi 15 anni passati e non ha mai notato tale terminologia.
Del resto così anche all’inizio di questa controversia ha capito la Congregazione de Propaganda Fide, il che esplicitamente conferma la sua risposta, del 15 febbraio 1990, citata all’inizio di questa lettera.
Questo Le è evidente: che il Codice ha obbligato anche Lei con la “jurisdictio”. E forse il vescovo Čule Le ha dato la giurisdizione per la confessione se Lei non ha fatto un “esame di giurisdizione” davanti alla commissione o davanti a lui stesso? E quale giurisdizione Le ha dato il vescovo Čule che un altro vescovo ordinario non può toglierLe?
Lei va un passo avanti affermando di se stesso che dalle Sue due lettere “inequivocabilmente segue che io con un’eventuale confessione dei fedeli nella Diocesi o nel mondo non faccio alcuna trasgressione della legge ecclesiastica”, negando tutto ciò che nei Suoi confronti ha stabilito il vescovo d’allora, msgr. Žanić, e io, come suo successore, ho confermato e più volte pubblicato, come già detto.
Inoltre Lei scorrettamente scrive che io non sono disposto a conferirLe alcun ufficio pastorale nel territorio di questa Diocesi e perciò ritiene “inutile” il nostro “incontro e la conversazione orale”. Io ho chiesto a Lei di osservare le condizioni concrete alle quali Lei non ha risposto, come già detto.
E poi la Sua spiegazione riguardo a Medjugorje non è in conformità alla disposizione e alla richiesta della Congregazione (per la Dottrina della Fede).
Infine, conformemente alle norme del Codice di diritto canonico, in specie al can. 1336 § 1 p. 2 e can. 1338, § 2, proteggendo questa Chiesa dai Suoi soprusi, non entrando nella disciplina religiosa della Sua comunità, e tenendo in vista la Sua contumace disobbedienza in questa Chiesa e la Sua non osservanza delle disposizioni degli Ordinari diocesani, con la presente dichiaro che nel territorio delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje.-Mrkan, Lei non è autorizzato in nessuna maniera ad esercitare gli atti sacerdotali, in particolare non ha alcuna facoltà di ascoltare le confessioni dei fedeli.
Come vescovo diocesano di nuovo La invito a regolarizzare il Suo status sacerdotale, come spesso Le ho chiesto finora, se vuole essere ed operare in questa Chiesa locale.
Tutta la documentazione disponibile che si trova in questa Curia, riferentesi alla Sua attività illegale pastorale come anche alla Sua vita morale, posso farLe vedere, su Sua richiesta scritta, qui a Mostar.
Nello stesso tempo La informo che questo decreto sarà proclamato nel seguente numero di Vrhbosna, bollettino ufficiale di queste Diocesi.
La saluto con deferenza e La raccomando al Signore
Ratko Perić, Vescovo
IL DECRETO DEL VESCOVO A FRA JOZO ZOVKO, OFMMostar, 26 giugno 2004. // Prot.: 843/2004.
Reverendo padre Fra JOZO ZOVKO
Convento francescano – Široki Brijeg
Per conoscenza:
Curia provinciale OFM – Mostar
Curia generalizia OFM – Roma
La traduzione in italiano ci è stata inviata da un lettore; dovrebbe essere a cura del dott. Corvaglia.
Note:
[1] Mir i dobro (Pace e Bene), 4/1989., pp. 167-168.
[2] Cfr. Bollettino ufficiale delle Diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje, 2/89, del 18 dicembre 1989., pp. 48-49.
[3] Mir i dobro, 3/1991, pp. 19.
[4] Cfr. Crkva na kamenu (La Chiesa sulla roccia, bollettino pastorale delle Diocesi, Mostar), 7/1995, p. 4;
Vrhbosna, 3/1996, p. 223;
Glas Koncila (Voce del Concilio), 23/1996, del 9 giugno 1996., p. 18;
Mir i jedinstvo (La Pace ed Unità), Mostar, 1997, p. 221;
Crkva na kamenu, 2/2001, p. 21;
OGLEDALO PRAVDE (SPECULUM IUSTITIAE), La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje, Mostar, 2001, pp. 51-54., 178;
Vrhbosna, 2/2001, p. 192;
Vrhbosna, 2/2002, p. 161.
Vrhbosna, 1/2003, p. 65.
Vrhbosna, 1/2004, p. 70-72.
[5] Večernji list (Corriere della sera, Zagreb), 1 febbraio 2002, p. 4; Invitati ad amare, Široki Brijeg, nr. 12, maggio 2002, pp. 24-26.
[6] Vrhbosna, nr. 1-4/1994, p. 132.
[7] Crkva na kamenu, 2/2001, p. 21.
[8] Vrhbosna, 1/2001, p. 90, nr. 47.
[9] Vrhbosna, 2/2001, p. 192.
[10] Vrhbosna, 2/2002, p. 161.
[11] Vrhbosna, 1/2003, p. 65.
[12] Vrhbosna, 1/2004, pp.70-72.
[13] Glas Koncila, 36/2001, p. 2.
[14] Glas mira (La Voce della pace, Medjugorje), 12/2002, p. 31.
[15] Ritiro spirituale dal 3 al 7 giugno 2002, u: Una Goccia d’Amore, (Massa), 3/2002, pp. 18-25.
[16] Ivi, p. 8.
[17] Katholischer Nachrichtendienst, 5 dicembre 2002: „An die Anfrage, wie der Status von P. Jozo Zovko jetzt wirklich ist, meinte der Generalvikar, dass innerhalb der Diözese Mostar Pater Jozo keine Jurisdiktion und keine ‘Missio Canonica’ hat…“.
[18] Večernji list, 24 gennaio 2003, p. 4.

 



Commenti

#6carlomaria32012-03-27 11:40
GENTILISSIMO SIGNOR GIOBBE, LE RIPETRO PER L'ENNESIMA VOLTA CHE NON SONO GRADITI PROSELITISMI A RELIGIONI DIVERSE DAL CATTOLICESIMO, ALMENO SUL NOSTRO SITO.

QUI SIAMO CATTOLICO CRISTIANI. LE ALTRE RELIGIONI, SECONDO DOTTRINA, SONO NON ISPIRATE DA DIO; IN PRATICA SONO IMPERFETTE, DUNQUE NON SONO GRADITI SERMONI PROTESTANTI.

GRAZIE

Perché gli eretici non si scagliano mai contro la Scrittura? Pensiamo a Lutero, a Calvino; pensiamo agli avventisti; persino ai testimoni di Geova. Nessuno si scaglia mai contro la Scrittura (almeno apparentemente) . Anzi! La esaltano, la decantano, la prescrivono. Ma ancora più di loro lo fanno gli eretici-camaleo nti, cioè quelli infiltrati nella cattolicità. Perché? La risposta è da ricercare nella categoria a cui essi hanno scelto di appartenere.
Ci sono molte categorie nemiche della Fede Cattolica. Una di queste è quella dei neo pagani. Gente, cioè, a cui non interessa proprio inserirsi in un contesto Cattolico-eccle siale (almeno apparentemente) . Pensiamo, ad esempio, ad un fondatore di una setta New Age: costui vuole crearsi una nicchia. A costui non interessa inserirsi nel quadro tipicamente ecclesiale del cattolicesimo. Nei suoi sogni magari agogna di convertire tutti. Ma sempre alla sua «nicchia» (indipendenteme nte, quindi, dal numero di persone). Coloro che appartengono a questa categoria non hanno paura di cominciare da zero. Magari senza mostrare nessun tipo di collegamento, di continuità, di appoggio od incardinamento con precedenti strutture o tradizioni religiose preesistenti.
Non così gli eretici. Gli eretici non hanno questo «coraggio» (seppur incosciente, ingiusto, superbo ed imprudente, per cui non di vero ma di falso coraggio si tratta). Gli eretici non vogliono ricominciare da zero. Sanno che la probabilità di riuscire a convincere qualcuno facendosi portatori di una «nuova religione» sono molto più basse. Perciò cosa fanno? Che strategia seguono? Seguono quella del cavallo di *** termine rimosso ***: si mostrano amici. Si mostrano cittadini, abitanti della stessa cittadella. Per non iniziare da zero, contano sulle strutture già esistenti.
La Fede Cattolica, autentica, divina, infallibile, rivelata dall'alto, forte dei suoi innegabili, unici e palesissimi contrassegni di credibilità, e grazie ad essi, nel corso dei secoli e di circa 2 millenni ha unita a sé miliardi di persone. Questo grande potere di aggregazione – indipendentemen te dalle polemiche e dai problemi della crisi di molti nella fede, tipica di questi ultimi decenni – ha fatto si che, ad esempio, se un italiano si ritrova in una qualsiasi remota regione del continente più distante dalla sua patria, ha una buona probabilità di trovare una Messa celebrata in qualche edificio. Se questo italiano parlasse della propria fede con un abitante del posto, quasi sicuramente questi saprebbe di cosa si sta parlando.
La fede, per essere completa, per essere Cattolica, per essere Divina, deve avere entrambi: Scrittura e Magistero. Altrimenti, solo con la Scrittura, un uomo qualsiasi potrebbe collocarsi tranquillamente in una qualsiasi delle oltre 25.000 religioni pseudo-cristian e esistenti al mondo... nate proprio in seguito al ridicolo e diabolico metodo del «sola Scriptura», esaltato da Lutero. Certo che potremmo tranquillamente farlo: perché tutte quelle sette usano proprio la Scrittura. Ma è proprio il Magistero che rifuggono e poi combattono. Non a caso.
Solo che rispetto all'eretico che vuol farsi passare per Cattolico quelle sette hanno almeno un difetto in meno: almeno nel fatto che combattono la Fede Cattolica sono sincere, lo ammettono apertamente. L'eretico-camal eonte, invece, no! Mente anche sulla propria identità.
L'eretico-camaleonte è un falso riformatore. Esso potrebbe dire: «Non ci meravigliamo che la verità possa stare in mano a quattro o cinque persone, mentre gli altri siano in errore, perché pure quando Cristo è venuto la verità era in mano a 12 persone, e tutto il mondo, e il tempio, erano nell'errore».

**********************************************************************************
 
MEDJUGORJE: LA VERA STORIA DI PADRE JOZO ZOVKO, FRATE DISOBBEDIENTEStampaE-mail
Pontifex.RomaIl vescovo di Mostar, Ratko Peric, nella sua Omelia del 15 giugno 2006, di cui la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede richiede la pubblicazione ai Vescovi in Visita “ad limina Apostolorum”, aveva affermato: «... in questa Chiesa locale di Mostar- Duvno esiste qualcosa come uno scisma: un gruppo di sacerdoti, dimessi dal Governo generale dei Frati minori dall’Ordine francescano, a causa della loro disobbedienza al Santo Padre, già da anni mantiene, in maniera violenta, più chiese parrocchiali ed uffici con l’inventario ecclesiastico. In tali parrocchie essi operano non solo illegalmente ma amministrano i Sacramenti sacrilegamente, ed alcuni anche invalidamente, come sono la Confessione e la Cresima, oppure assistono ai matrimoni invalidi». Tra questi Frati disobbedienti al Santo Padre e al Vescovo di Mostar vi è Padre ...
... Jozo Zovko. «Ancora oggi i medjugoristi, nella maggior parte dei casi in buona fede, affermano che la sospensione* di Padre Jozo non vi è mai stata e che si tratta solo di voci e di calunnie. (???) Molti, poi, non ne sanno addirittura proprio niente.
Ricostruiamo la vicenda: il 23 agosto 1989, il vescovo Zanic revocò la giurisdizione a padre Jozo Zovko: in sostanza, lo privò delle facoltà sacerdotali nella diocesi di Mostar.
Le motivazioni del provvedimento non furono divulgate ufficialmente. Esse sono ugualmente note, ma le accuse sono talmente gravi che, in un’ottica “garantista” è preferibile non parlarne neanche.
Padre Jozo non prestò l’obbedienza a cui era in ogni caso tenuto (per i voti fatti all’atto dell’ordinazione) e pertanto il sucessore di Zanic, mons. Ratko Peric, dovette non solo confermare ma anche inasprire i provvedimenti già precedentemente presi nei suoi confronti.
Leggiamo, ora, la comunicazione che il vescovo Peric ha inviato a mons. Michael J. Bransfield, Rettore della Basilica National Shrine of the Immaculate Conception di Washington (dove P. Jozo avrebbe dovuto celebrare una Messa e incontrare i fedeli per parlare di Medjugorje).
Tale comunicazione, inviata per conoscenza anche al Provinciale dei francescani dell’Erzegovina, Slavko Soldo, in data 18 novembre 2002, è stata registrata dalla Cancelleria di Mostar con il numero di protocollo 1942/2002:
In relazione a padre Jozo Zovko, OFM, membro della Provincia Francescana dell’Erzegovina, sono tenuto a informarla che gli è stata revocata ogni facoltà e missione canonica nella diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje- Mrkan dal mio predecessore, mons. Pavao Zanic, deceduto l’11 gennaio 2000, con lettera di questa Cancelleria Diocesana, n. 622/89 del 23 agosto 1989.
In qualità di attuale Vescovo di queste due diocesi dell’Erzegovina, io mantengo e confermo questa decisione e quest’atto.
Inoltre, poiché ha ascoltato confessioni senza la necessaria facoltà, è ricaduto nelle pene prescritte dal canone 1378 §2 n. 1. Gliene è stata inviata notifica con la mia lettera 423/94 del 14 giugno 1994.
La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli aveva chiesto nel 1990 che andasse via da Medjugorje, in un “convento lontano”, ma è ancora implicato nelle vicende di Medjugorje poiché risiede a Siroki Brijeg e si reca a Medjugorje. Frate Jozo è un Francescano disobbediente.
Si tratta di una vera e propria sospensione a divinis.
Il 14 nov. 2002, il Provinciale Francescano dell’Erzegovina, Slavko Soldo, aveva emesso un comunicato che si apriva con le parole: “Padre Jozo Zovko è uno stimato membro della nostra comunità”.
Il 25 novembre, il vescovo Peric gli invia, tramite fax, il seguente messaggio:
Anche se padre Jozo è stimato da lei, è comunque disobbediente nei confronti del Vescovo locale e quindi nei confronti della Chiesa, come indicato nella lettera (datata 18 novembre 2002, prot. 1942/2002) inviata dal vescovo Ratko Peric di Mostar a mons. Michael J. Bransfield (...). Perchè la vostra Provincia francescana gli ha permesso di permanere in questa disobbedienza, privo delle facoltà sacerdotali, per 13 anni? Con preghiera di risposta. Grazie.
Nessuna risposta risulta essere pervenuta. Bisogna specificare che i francescani vengono ordinati dal Vescovo e sono tenuti all’obbedienza nei suoi confronti e non solo, quindi, verso il proprio Ordine. Riportiamo un brano della lettera che il Vescovo ha inviato a Padre Jozo il 26 giugno 2004, registrata con protocollo 843/2004, presso la Cancelleria di Mostar.
In conformità alle norme del Codice di Diritto Canonico, con particolare riferimento ai canoni 1336 §1 e §2, per difendere questa Chiesa locale dai suoi abusi, non volendo commettere ingerenze nell’ambito della disciplina religiosa del suo Ordine, ma considerando la sua costante disobbedienza nei confronti di questa Chiesa locale e la sua mancanza di rispetto nei confronti dei vescovi diocesani, con il presente atto dichiaro che nel territorio delle diocesi di Mostar-Duvno e Trebinje-Mrkan, lei non ha la facoltà di esercitare le funzioni sacerdotali e in particolar modo di ascoltare confessioni.
In qualità di vescovo diocesano, la invito di nuovo, come ho già fatto molte volte in passato, a regolarizzare la sua posizione sacerdotale se vuole vivere ed esercitare il ministero in questa Chiesa locale.
Sarò lieto di mostrarle, qui a Mostar, tutta la documentazione, conservata in questa Cancelleria, riguardante le sue attività pastorali illecite e la sua vita morale, dietro sua richiesta scritta.
Come è sempre accaduto in precedenza, Padre Jozo ha perseverato nella sua disobbedienza, con l’appoggio di tutti i responsabili della parrocchia di Medjugorje, cosicché, il 16 aprile 2007, il vescovo Peric, presso il Convento francescano di Humac, doveva far presente quanto segue:
È un’espressione di puro arbitrio degli stessi parroci e degli altri addetti pastorali di Medjugorje il fatto che un membro della vostra Provincia, fra Jozo Zovko, al quale è stato vietato di esercitare il ministero sacerdotale in questa Diocesi, sia stato invitato quest’anno a guidare la Via Crucis a Medjugorje, e gli sia consentito ascoltare le confessioni.
Il 4 marzo 2007, Antonio Socci, sul quotidiano “Libero”, lamenta il fatto che “oggi, quasi 20mila persone (...) saranno al Mazda Palace di Milano, per un incontro di preghiera con Padre Jozo Zovko, il carismatico frate che fu parroco di Medjugorje (vi sarà anche la testimonianza di due veggenti). Ventimila sono tanti, ma saranno invisibili e nessun giornale ne parlerà. Come accade ogni anno”.
Socci ci tiene davvero tanto a far pubblicità ad un happening guidato da un “francescano disobbendiente”? Per ironia della sorte, non è davvero meglio che non se ne parli troppo? (pp. 76-81).
Documentazione gentilmente fornita dall'Ing. F. Adessa
Chiesa Viva Anno XXXVIII - N° 404 - Aprile 2008
Pontifex.Roma
 

Nessun commento:

Posta un commento