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In una memoria di dieci anni fa
monsignor Zanic confutava i sostenitori: una vicenda in cui compaiono frati
ribelli e sospesi a divinis, segreti e vite della Vergine mai rivelati,
personaggi che si ritengono inviati dalla Provvidenza, guarigioni mai verificate
e gente che si rovina la vista guardando il sole. Intanto Conferenza episcopale
e Santa Sede nominano un’altra commissione.
Sono trascorsi
vent’anni dall’inizio delle presunte apparizioni della
Madonna nel villaggio di Medjugorje, in Bosnia. Dieci anni fa, il 10 aprile
1991, i vescovi della Jugoslavia, riuniti a Zara, avevano dichiarato: «In base
alle investigazioni finora condotte non è possibile affermare che si tratti di
apparizioni o di rivelazioni soprannaturali». Questa finora è l’unica presa di
posizione ufficiale della Chiesa. Dopo vent’anni la Conferenza episcopale della
Bosnia ha deciso, in accordo con la Santa Sede, di nominare una nuova
commissione che indaghi su quanto è avvenuto in questi ultimi dieci anni nel
villaggio bosniaco dove i frati francescani, che reggono la parrocchia,
ritengono che la Madonna continui ad apparire a sei veggenti e ad altri due la
Madonna parli senza che loro la vedano.
Le apparizioni mariane di
Medjugorje passeranno alla storia come le più lunghe e
le più frequenti mai verificatesi. Ad alcuni dei veggenti la Madonna apparirebbe
addirittura ogni giorno, indipendentemente dal luogo ove essi si trovino. Hanno
avuto apparizioni anche a bordo di aerei. È un fenomeno attorno al quale la
Chiesa si è divisa. Vi sono molti fedeli che vi credono, altri che non vi
credono e tra essi vi sono anche sacerdoti, religiosi e vescovi. Qualcuno
lamenta troppa prudenza e chiede una parola finalmente chiara sugli eventi di
Medjugorje.
Il cartello all’ingresso di Medjugorje
(foto G. Giuliani).
Vent’anni dopo è utile ripercorrere la storia delle presunte
apparizioni (cf anche Jesus, numero 7, luglio 2001). L’anno scorso, l’11
gennaio 2000, è morto monsignor Pavao Zanic, vescovo di Mostar, sempre duramente
critico verso le apparizioni. Lo aveva sostituito da qualche tempo monsignor
Ratko Peric, che non ha cambiato posizione. I fautori di Medjugorje dicono che
monsignor Zanic all’inizio era favorevole alle apparizioni, ma poi per paura di
ritorsioni contro la Chiesa da parte delle autorità della Jugoslavia, allora
comuniste, avrebbe cambiato posizione. In realtà, monsignor Zanic non ha mai
cambiato posizione: ha solo difeso all’inizio veggenti, pellegrini e frati
quando loro erano perseguitati dalla polizia segreta di Belgrado. Dieci anni fa,
nel marzo 1990, pubblicò una memoria in 29 punti, nella quale confutava le tesi
dei sostenitori delle apparizioni.
Si tratta di uno dei documenti più chiari sugli eventi, che
permette a vent’anni di distanza di comprendere molte cose. È un documento quasi
del tutto sconosciuto, specialmente a chi continua a organizzare pellegrinaggi a
Medjugorje e alla quasi totalità dei sacerdoti. Né esso viene messo a
disposizione nelle migliaia di pagine Internet dedicate alle apparizioni in
tutte le lingue del mondo. È scritto dal vescovo della diocesi alla quale
appartiene Medjugorje e si intitola La verità su Medjugorje. Scorrendo il
testo, insieme ad altri dello stesso vescovo, è chiaro lo stretto legame tra le
apparizioni e i frati francescani. Il vescovo era andato a vedere la situazione
nove giorni dopo l’inizio dei fatti, il 3 luglio 1981. Ai preti presenti a
Citluk, un paese vicino a Medjugorje, dice due cose: le conversazioni tra i
ragazzi e la Madonna vanno registrate; ai preti raccomanda di essere
prudenti.
Poi, ad agosto, monsignor Zanic pubblica una dichiarazione
prudentissima e intanto comincia ad acquisire documenti e testimonianze. Nella
dichiarazione ricordava anche che «anime pie hanno spesso avuto delle
apparizioni che in realtà non erano che allucinazioni, esperienze psicologiche
del tutto personali o semplice allucinazione» e invitava a riflettere sulla
prudenza della Chiesa riguardo ad apparizioni e miracoli. Poi scriveva: «Un
fatto è certo: i giovani non sono spinti da nessuno, tantomeno dalla Chiesa, a
fare delle dichiarazioni menzognere. Al momento, tutto ci induce a credere che
quei ragazzi non mentano. Resta l’interrogativo più difficile: si tratta di
un’esperienza soggettiva di quei giovani o di un avvenimento soprannaturale?».
Questa frase della dichiarazione è stata usata dai fautori di Medjugorje spesse
volte contro monsignor Zanic.
Il francescano padre Jozo Zovko impone le mani ai
pellegrini che arrivano a Medjugorje
(foto Nino Leto).
Ancora oggi si dice che lui
all’inizio credeva alle presunte apparizioni di
Medjugorje. Lo scrive per esempio il mariologo padre René Laurentin nei libri
che ha dedicato alle apparizioni. Lo scrive e lo ripete padre Livio Fanzaga dai
microfoni di Radio Maria. Ma quando i fautori di Medjugorje citano la
posizione di monsignor Zanic dimenticano sempre di riportare fino in fondo le
sue parole. La frase, che comincia con «resta l’interrogativo più difficile...»,
viene di solito omessa. Cosa scoprì subito all’inizio monsignor Zanic? Dobbiamo
tornare ai primi giorni delle apparizioni e intanto spiegare che tra i
francescani e la diocesi di Mostar gli attriti duravano da anni. I francescani
dell’Erzegovina ritengono di avere una sorta di primogenitura sul potere
ecclesiastico nella regione, che deriverebbe loro dal fatto che furono gli unici
a non fuggire davanti all’avanzata dei Turchi oltre 500 anni fa.
Rimasero, protetti dalla popolazione, e in qualche caso
tollerati dalle autorità della Sublime Porta. Quando i Turchi abbandonarono i
Balcani, il rapporto tra francescani e clero diocesano fu regolato nel 1899 con
una decisione della Santa Sede scaturita da una proposta del vescovo francescano
di Mostar che allora era padre Paskal Buconjic. Si stabiliva che metà delle
parrocchie passassero al clero diocesano. Ma non c’erano preti diocesani e nel
1923 le parrocchie furono affidate ai francescani ad nutum S. Sedis. Dopo
la seconda guerra mondiale crebbe il clero diocesano e così nel 1967 la Santa
Sede ordinò ai francescani di consegnare ai diocesani 5 delle loro parrocchie
entro un anno. Essi ne consegnarono appena due. Cominciò allora una trattativa
estenuante che portò nel 1975 all’emanazione da parte di papa Paolo VI di un
decreto Romanis Pontificibus che ridistribuiva tutte le
parrocchie.
I francescani lo respinsero e nel 1976 il governo della
provincia francescana dell’Erzegovina venne deposto insieme al superiore
provinciale, padre Silic. Nel 1979, perdurando la disobbedienza, ai frati
dell’Erzegovina viene impedito di partecipare all’elezione del nuovo superiore
generale. In questo clima rovente appare la Madonna. Monsignor Zanic ripeterà
più volte, e lo scriverà, che sono i francescani gli autori di tutto quanto è
accaduto e sta accadendo a Medjugorje. Ma andiamo con ordine. La Madonna sarebbe
stata vista da alcuni dei veggenti il 24 giugno 1981. Ma sarebbe rimasta zitta.
Il giorno dopo, il 25 giugno, la vedono tutti e lei parla. Il 26 giugno torna e
dice: «Che i frati credano fermamente». Perché la Madonna si occupa subito dei
frati? Perché il 27 giugno, terzo giorno delle apparizioni, risponde alla
seguente domanda di Jakov, di 10 anni, il più piccolo dei veggenti: «Cosa ti
aspetti dai francescani?». «Che siano perseveranti nella fede e proteggano la
fede degli altri». Perché Jakov ha posto quella domanda?
Il mariologo René Laurentin
(foto Nino Leto).
È su questi fatti, su queste frasi che cominciano i sospetti di
monsignor Zanic. Lui si mette a indagare e scopre che una settimana dopo
l’inizio delle apparizioni a Cerno, una località vicino a Medjugorje, la Madonna
appare ai veggenti e dice loro, per quattro o cinque volte, che lei continuerà
ad apparire loro fino al 3 luglio, cioè ancora per tre giorni. I veggenti
raccontano tutto al parroco, padre Jozo Zovko.
Monsignor Zanic lo racconta al punto 11 della sua memoria, in
cui precisa: «La curia di Mostar ha il verbale dei testimoni delle apparizioni
del 3 luglio 1981. Quel giorno un francescano disse ai fedeli: voi sarete
gravemente colpevoli davanti a Dio, se si dovessero interrompere queste
apparizioni». È dunque sull’inizio dei fatti che occorre concentrare
l’attenzione. Il parroco è padre Jozo. Resta fino al 17 agosto quando viene
arrestato dopo una predica intrisa di nazionalismo anti-jugoslavo.
Non è padre Jozo il
personaggio chiave degli inizi. Lo diventerà in seguito,
per il ruolo che copre in tutta la vicenda e per il sostegno dato ai veggenti.
Padre Jozo in carcere afferma di vedere la Madonna e a Medjugorje continuano a
girare voci sulla presenza divina nel carcere: porte che improvvisamente si
aprono, dopo essere state chiuse a doppia mandata. Anche lui all’inizio vede la
Madonna a Medjugorje, quasi che la Vergine, per conferma, si sia dovuta far
vedere anche dal parroco. E poi altre volte in carcere. È lo stesso padre Jozo a
rivelarlo a padre Laurentin, che lo pubblica in un libro stampato a Parigi nel
1986. Padre Jozo adesso vive in un convento vicino a Medjugorje. «Ha il dono di
risvegliare la spiritualità», spiega padre Laurentin nell’ultimo libro sulle
apparizioni che ha scritto nel 1998. Padre Jozo impone le mani e molti sono
quelli che davanti a lui cadono in estasi.
È diventato uno dei maggiori propagatori della Madonna di
Medjugorje nel mondo. Ma quello che il vescovo Zanic definisce "l’autore di
Medjugorje" è padre Tomislav Vlasic. Sarebbe lui il grande manipolatore. Il 29
giugno, cinque giorni dopo l’inizio delle apparizioni, Vlasic è a Medjugorje.
Faceva il parroco a Capljina. Egli si chiede riguardo alle folle: «Accorrono
come pecore senza pastore. Come guidare questa sete di preghiera?». Il frate era
impegnato nel Rinnovamento carismatico. A maggio, un mese prima dell’inizio
delle apparizioni, partecipa a Roma a una riunione dei capi del movimento. È
amico di padre Tardiff, il domenicano guaritore. Lo stesso giorno dell’arresto
di padre Jozo ottiene la guida della parrocchia di Medjugorje. Lui crede, e
lascia credere, che anche questo sia un segno divino. Padre Laurentin scrive nel
1984: «A Roma nel maggio del 1981 padre Tomislav era stato oggetto di due
profezie».
La prima profezia riguarda una sua predicazione in mezzo alla
folla seduto su un sedile, sotto il quale sgorgavano dei flussi d’acqua; la
seconda, più chiara, gliela comunicò padre Tardiff «come una profezia
proveniente da Dio: "Non avere paura, ti mando mia Madre"». È lui che il 13
aprile 1984 scrive una lettera al Papa nella quale si presenta così: «Io sono
padre Tomislav, colui che, secondo la divina Provvidenza, guida i veggenti di
Medjugorje». Monsignor Zanic di lui si occupa molte volte in diversi scritti e
in molte conversazioni private, di cui esistono i resoconti. Al punto 20 della
sua memoria sui fatti di Medjugorje scrive: «Fra Tomislav Vlasic ha spesso messo
sulla bocca dei "veggenti" le affermazioni della "Madonna" che satana (alludendo
al vescovo) vuole rovinare il suo piano. Egli l’ha scritto in maniera più chiara
ad alcuni suoi amici in Vaticano. Di questo l’ho rimproverato davanti al padre
provinciale, dicendogli: perché chiama il suo vescovo satana? Egli non ha negato
la mia accusa, ma si è giustificato dicendo che scriveva così nell’eccitazione.
Si può dire qualcosa nell’eccitazione, perèò non lo si scrive e traduce in
diverse lingue».
Pavao Zanic, morto nel 2000
(foto Nino Leto).
Al punto 25 della sua memoria ricorda di avere varie volte
ammonito i frati di non anticipare il giudizio della Chiesa e di cercare insieme
la verità. Invece, scrive monsignor Zanic, «i leader si sono preoccupati solo di
condurre gran gente a Medjugorje, di raccogliere molti soldi per la propaganda e
di servirsi della Madonna per la loro lotta contro il vescovo. Hanno inventato i
miracoli del sole (molti pellegrini hanno avuto problemi agli occhi dopo aver
insistito nel guardare il sole); hanno proclamato come avvenute 50, 150, 200,
300 guarigioni. Hanno fatto propaganda con gli argomenti più diversi, in modo
agevole, visto che la gente era disposta a credere a tutto, specialmente dopo
che a loro si erano uniti monsignor Frane Franic (vescovo di Spalato, l’unico
presule jugoslavo che credeva alle apparizioni, ndr) e padre Laurentin...
I fedeli di Medjugorje, così come quelli di altre apparizioni vere o false, si
comportano a seconda del modo con cui vengono istruiti, fino a raggiungere gravi
forme di cecità e fanatismo, verso cui vengono deliberatamente
spinti».
Monsignor Zanic scriveva
già dieci anni fa che i pellegrini di tutto ciò non
sanno nulla, che vengono manipolati. Né vale, secondo l’ex-vescovo di Mostar,
l’argomento dei "frutti", quello più fortemente invocato dai sostenitori di
Medjugorje: conversioni, miracoli, vocazioni. Intanto non ci sono dati certi
riguardo alle conversioni e alle vocazioni. Riguardo ai miracoli, non ve n’è
nemmeno uno riconosciuto. Eppure sui bollettini dell’immenso popolo dei fedeli
di Medjugorje quasi ogni mese viene raccontata una guarigione miracolosa. Ma
monsignor Zanic ricorda nella sua memoria, e in altri scritti, le incongruenze
dei messaggi con la Sacra Scrittura, la gestione dei segreti (pare 57)
consegnati dalla Madonna ai veggenti, la difesa di frati espulsi dall’ordine e
sospesi a divinis, le «offese talmente pesanti da non potersi pubblicare
e tutto ciò in nome della Regina della pace», episodi che sfiorano la follia e
che i veggenti vanno in giro a raccontare.
Monsignor Zanic invita a meditare su un versetto della prima
lettera ai Galati: «Se qualcuno vi predica un Vangelo diverso da quello che
avete ricevuto, sia anatema». Egli ha più volte interrogato i veggenti, li ha
messi alle strette, ne ha smascherato le contraddizioni. Al punto 11 della sua
memoria scrive: «Non si può fare del male (dire falsità sulla Madonna) per
ottenere il bene (pellegrinaggi e preghiere...)». Ma già nel 1985, il 25 marzo,
aveva dichiarato: «Avevo chiesto che i fatti di Medjugorje fossero liquidati e
lentamente soffocati, ma tutto è rimasto come prima. È una grande vergogna».
Sono passati vent’anni dalle prime presunte apparizioni. La lotta tra i frati e
il vescovo di Mostar (attualmente Ratko Peric) non è finita, anzi si è
arricchita di un altro doloroso capitolo proprio nel ventennale delle
apparizioni: alcuni frati espulsi e sospesi a divinis che occupano da
anni abusivamente alcune parrocchie dell’Erzegovina hanno fatto celebrare le
cresime a un falso vescovo nemmeno cattolico. Naturalmente la Madonna non ha
detto nulla al riguardo. I veggenti, i sei della prima ora e altri due, che dal
tempo di padre Tomislav dicono di ascoltare, ma non di vedere la Madonna che
parla loro attraverso locuzioni interiori, continuano a incontrare pellegrini
estasiati e a tenerli in pugno con la storia dei segreti. Alla curia di Mostar e
ai vescovi della Bosnia non sono ancora stati consegnati tutti gli scritti e i
documenti sulla vicenda, sebbene più volte sollecitati dal
vescovo.
In particolare la veggente
Vicka, la più agguerrita del gruppo, quella che si è
dedicata alla causa di Medjugorje, non ha mai consegnato un testo, dove ha
scritto, sotto dettatura della Madonna, la vera vita della Vergine. Secondo
quanto ha scritto un altro estimatore di Medjugorje, il gesuita padre Rastrelli,
sarebbe addirittura un testo di 635 pagine. Ma padre Tomislav Vlasic ha
dichiarato in più occasioni e ha scritto in un libro pubblicato nel 1985 che la
Madonna ha raccontato episodi della sua vita a tutti i veggenti. Una, Ivanka,
per scriverla ha elaborato perfino una scrittura cifrata. Ma è a Vicka che ha
detto tutto sotto dettatura tra il 7 gennaio 1983 e il 10 aprile 1985. Già
un’altra volta la Madonna avrebbe dettato la sua vera vita a una veggente: Maria
Valtorta, condannata dalla Santa Sede quattro volte. Né sono stati consegnati
diari o altri scritti, che i veggenti hanno a volte ammesso altre volte negato
di avere. Né si è rispettata la decisione del vescovo Zanic del 25 marzo 1985:
«Bisogna cessare di parlare di apparizioni e non divulgare più alcun
messaggio».
Alberto Bobbio
Ma hanno solo locuzioni
interioriAI SEI VEGGENTI SE NE SONO
AGGIUNTI ALTRI DUE
I veggenti sono sei. Essi affermano di vedere la Madonna e che la Madonna
parla a loro. Tre di loro Marija Pavlovic, 36 anni, Vicka Ivankovic, 37 anni, e
Ivan Dragicevic, 31 anni, dicono di vedere ancora la Madonna tutti i giorni.
Vicka è l’unica dei veggenti che non si è sposata. Mirjana Dragicevic, 31 anni,
invece, dal giorno di Natale 1982 ha smesso di vedere la Madonna ogni giorno e
la vede solo il 18 marzo, giorno del suo compleanno. Ivanka Ivankovic, 35 anni,
ha smesso di vederla ogni giorno il 7 maggio 1985: la vede il 25 giugno di ogni
anno, giorno dell’anniversario della prima apparizione. Jakov Colo, 30 anni, ha
smesso di vedere la Madonna il 12 settembre 1998. Ora gli appare solo a
Natale.
Da sinistra: Vicka Ivankovic, Jacov Colo, Mirjana
Dragicevic, Ivanka Ivankovic, Marija Pavlovic e Ivan Dragicevic, il
25/6/1982, 1° anniversario delle apparizioni
(foto G. Giuliani).
Vi sono poi due veggenti della seconda generazione: Jelena
Vasilj, 29 anni, e Marijana Vasilj, 30 anni, che portano lo stesso cognome, ma
appartengono a famiglie diverse. Le due Vasilj dicono di «vedere la Madonna con
il cuore» e di avere "locuzioni interiori", la prima dal 15 dicembre 1982, la
seconda invece afferma di aver visto la Madonna il 19 marzo 1983, venerdì santo,
e di aver cominciato a sentire la voce interiore il 5 ottobre 1983.
a.b.
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