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lunedì 25 marzo 2013

UN NUOVO APOSTATA DALLA CHIESA CATTOLICA: MAGDI ALLAM

Perché me ne vado da questa Chiesa debole con l'islam
di Magdi Cristiano Allam
25/03/2013 08:21:32
Perché me ne vado da questa Chiesa debole con l'islam
Credo nel Gesù che ho amato sin da bambino, leggendolo nei Vangeli e vivificato da autentici testimoni - religiosi e laici cristiani – attraverso le loro opere buone, ma non credo più nella Chiesa. La mia conversione al cattolicesimo, avvenuta per mano di Benedetto XVI nella notte della Veglia Pasquale il 22 marzo 2008, la considero conclusa ora in concomitanza con la fine del suo papato. Sono stati 5 anni di passione in cui ho toccato con mano la vicissitudine del vivere da cattolico salvaguardando nella verità e in libertà ciò che sostanzia l'essenza del mio essere persona come depositario di valori non negoziabili, di un'identità certa, di una civiltà di cui inorgoglirsi, di una missione che dà un senso alla vita.
La mia è una scelta estremamente sofferta, mentre guardo negli occhi Gesù e i tanti amici cattolici che proveranno amarezza e reagiranno con disapprovazione. C'è stata un'improvvisa accelerazione nel far maturare questa decisione di fronte alla realtà di due Papi, che per la prima volta nella Storia s'incontrano e si abbracciano, entrambi depositari di investitura divina, dal momento che il grande elettore è lo Spirito Santo che si manifesta attraverso i cardinali, entrambi successori di Pietro e vicari di Cristo anche a prescindere dalla decisione umana di dimettersi.
La Papalatria che ha infiammato l'euforia per Francesco I e ha rapidamente archiviato Benedetto XVI, è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un quadro complessivo di incertezze e dubbi sulla Chiesa che ho descritto correttamente e schiettamente già nel mio “Grazie Gesù” del 2008 e in “Europa Cristiana Libera” del 2009.
Se proprio Benedetto XVI denunciando la “dittatura del relativismo” mi aveva attratto e affascinato, la verità è che la Chiesa è fisiologicamente relativista. Il suo essere contemporaneamente Magistero universale e Stato secolare, ha fatto sì che la Chiesa da sempre accoglie nel suo seno un'infinità di comunità, congregazioni, ideologie, interessi materiali che si traducono nel mettere insieme tutto e il contrario di tutto. Così come la Chiesa è fisiologicamente globalista fondandosi sulla comunione dei cattolici in tutto il mondo, come emerge chiaramente dal Conclave. Ciò fa sì che la Chiesa assume posizioni ideologicamente contrari alla Nazione come identità e civiltà da preservare, predicando di fatto il superamento delle frontiere nazionali. Come conseguenza la Chiesa è fisiologicamente buonista, mettendo sullo stesso piano, se non addirittura anteponendo, il bene altrui rispetto al bene proprio, compromettendo dalla radice il concetto di bene comune. Infine prendo atto che la Chiesa è fisiologicamente tentata dal male, inteso come violazione della morale pubblica, dal momento che impone dei comportamenti che sono in conflitto con la natura umana, quali il celibato sacerdotale, l'astensione dai rapporti sessuali al di fuori del matrimonio, l'indissolubilità del matrimonio, in aggiunta alla tentazione del denaro.
Ciò che più di ogni altro fattore mi ha allontanato dalla Chiesa è il relativismo religioso e in particolare la legittimazione dell'islam come vera religione, di Allah come vero Dio, di Maometto come vero profeta, del Corano come testo sacro, delle moschee come luogo di culto. E' una autentica follia suicida il fatto che Giovanni Paolo II si spinse fino a baciare il Corano il 14 maggio 1999, che Benedetto XVI pose la mano sul Corano pregando in direzione della Mecca all'interno della Moschea Blu di Istanbul il 30 novembre 2006, mentre Francesco I ha esordito esaltando i musulmani che “che adorano Dio unico, vivente e misericordioso”. Sono invece convinto che, pur nel rispetto dei musulmani depositari al pari di tutte le persone dei diritti inalienabili alla vita, alla dignità e alla libertà, l'islam sia un'ideologia intrinsecamente violenta così come è stata storicamente conflittuale al suo interno e bellicoso al suo esterno. Ancor di più sono sempre più convinto che l'Europa finirà per essere sottomessa all'islam, così come è già accaduto a partire dal Settimo secolo alle altre due sponde del Mediterraneo, se non avrà la lucidità e il coraggio di denunciare l'incompatibilità dell'islam con la nostra civiltà e i diritti fondamentali della persona, se non metterà al bando il Corano per apologia dell'odio, della violenza e della morte nei confronti dei non musulmani, se non condannerà la sharia quale crimine contro l'umanità in quanto predica e pratica la violazione della sacralità della vita di tutti, la pari dignità tra uomo e donna, la libertà religiosa, infine se non bloccherà la diffusione delle moschee.
Sono contrario al globalismo che porta all'apertura incondizionata delle frontiere nazionali sulla base del principio che l'insieme dell'umanità deve concepirsi come fratelli e sorelle, che il mondo intero deve essere concepito come un'unica terra a disposizione di tutta l'umanità. Sono invece convinto che la popolazione autoctona debba legittimamente godere del diritto e del dovere di salvaguardare la propria civiltà e il proprio patrimonio.
Sono contrario al buonismo che porta la Chiesa a ergersi a massimo protettore degli immigrati, compresi e soprattutto i clandestini. Io sono per l'accoglienza con regole e la prima regola è che in Italia dobbiamo innanzitutto garantire il bene degli italiani, applicando correttamente l'esortazione di Gesù “ama il prossimo tuo così come ami te stesso”.
Sono stati dei testimoni - coloro che fanno sì che la verità che affermano corrisponde alla fede in cui credono e si traduca nelle opere buone che compiono - a persuadermi della bontà, del fascino, della bellezza e della forza del cristianesimo come dimora naturale dei valori non negoziabili, dei binomi indissolubili di verità e libertà, fede e ragione, valori e regole. Ed è proprio nel momento in cui attorno a me viene sempre meno la presenza di testimoni autentici e credibili, in parallelo alla conoscenza approfondita del contesto cattolico di riferimento, che è vacillata la mia fede nella Chiesa.
Faccio questa scelta, nella sofferenza interiore e nella consapevolezza della disapprovazione che genererà nella patria del cattolicesimo, perché sento come imperativo il dovere morale di continuare ad essere coerente con me stesso e con gli altri nel nome del primato della verità e della libertà. Non mi sono mai rassegnato alla menzogna e non mi sono mai sottomesso alla paura. Continuerò a credere nel Gesù che ho sempre amato e a identificarmi orgogliosamente nel cristianesimo come la civiltà che più di altre avvicina l'uomo al Dio che ha scelto di diventare uomo e che più di altre sostanzia l'essenza della nostra comune umanità. Continuerò a difendere laicamente i valori non negoziabili della sacralità della vita, della centralità della famiglia naturale, della dignità della persona, della libertà religiosa. Continuerò ad andare avanti con la schiena dritta e a testa alta per dare il mio contributo alla rinascita valoriale e identitaria degli italiani. Lo farò da uomo integro nell'integralità della mia umanità.



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IL PROFESSOR INTROVIGNE E IL "SUO MAGISTERO" ( non è il Magistero che “giudica” la Tradizione ma la Tradizione che “giudica” il Magistero )


Sulla Nuova Bussola Quotidiana è comparso un articolo di Massimo Introvigne in cui si esamina la scelta di Madi Allam di abbandonare la Chiesa Cattolica.
Non ci sarebbe nulla da dire sull’intervento di Introvigne se non che la sua riflessione finisce così: “L’errore di Magdi Allam è proprio quello del relativismo, di cui accusa la Chiesa. Chi non è relativista accetta l’insegnamento della Chiesa, il Catechismo, il Magistero quando gli piace ed eventualmente anche quando non gli piace, si tratti di fede o di morale, di islam o di rapporti prematrimoniali. Invece sia il progressista sia l’ultra-conservatore stanno con il Catechismo, il Magistero, il Papa solo quando questi «riflettono il consenso del Popolo di Dio» o «rispettano la Tradizione», cioè –  detto in altre parole, e poiché senza Magistero è impossibile identificare dove sia e che cosa sia la Tradizione o quale sia il consenso del Popolo di Dio – solo quando coincidono con le loro soggettive opinioni”.
Queste considerazioni inducono a pensare che, in fatto di cantonate, Magdi Allam sia in “buona” compagnia.
Sostenere che “colui che non è relativista accetta l’insegnamento della Chiesa, il Catechismo, il Magistero quando gli piace ed eventualmente anche quando non gli piace” è corretto e veritiero. Ma il pensiero di Introvigne arrugginisce e cigola laddove dichiara che “il progressista e l’ultra-conservatore stanno con il Catechismo, il Magistero, il Papa solo quando questi «riflettono il consenso del Popolo di Dio» o «rispettano la Tradizione», cioè solo quando coincidono con le loro soggettive opinioni”.
La malizia gioca brutti scherzi e il trucchetto di mischiare “progressisti” con “ultra-conservatori” non regge proprio. Anche perché basta aver letto qualche articolessa di Introvigne per sapere che il suo vero obiettivo è rappresentato da tutti coloro che nel mondo conservatore e tradizionale non si identificano con la sua linea, verrebbe quasi da dire il "suo magistero”.
Francamente, il disco comincia a essere ripetitivo e, se il professor Introvigne continua a farlo girare, forse dipende dal fatto che lo ascoltano in pochi e non ha troppo effetto. Ma serve anche un po’ di stile e, visto che siamo cattolici, anche un po’ di carità persino in queste operazioni. Elementi che qui paiono scarseggiare, tanto da prendere a pretesto il dramma di un fratello nella fede che abbandona la Chiesa quale occasione per colpire, neanche tanto indirettamente, coloro che hanno un pensiero diverso quanto alla vita della Chiesa.
Ma, a questo punto, bisogna entrare anche nel merito della questione. Introvigne sostiene che “senza Magistero è impossibile identificare dove sia e che cosa sia la Tradizione o quale sia il consenso del Popolo di Dio”. Se le sue parole corrispondono al suo pensiero, il professore dice che la Tradizione deve essere interpretata dal Magistero “in corso” e che sottoporre al vaglio della Tradizione perenne il Magistero è un peccato di orgoglio e di superbia.
Ebbene invece, non è il Magistero che “giudica” la Tradizione ma la Tradizione che “giudica” il Magistero. Anche se non piace al professor Introvigne e al “suo magistero”.
Se così non fosse ci troveremmo a considerare la Tradizione alla stessa stregua di un codice di diritto composto da norme giuridiche. La norma giuridica è per definizione generale eastratta e tocca al giudice di turno interpretarla con il rischio concreto che, in una determinata fattispecie, questi fornisca interpretazione persino opposta a quella di un altro togato… Se si lasciasse che la Tradizione venisse “giudicata” dal Magistero, a seconda del Papa eletto, ci si potrebbe trovare oggi di fronte a un giudizio, domani a uno perfettamente opposto… Basandosi impropriamente sul concetto di “tradizione vivente” quale caratteristica del deposito rivelato e trasmesso dalla Chiesa si correrebbe il rischio di produrre un Magistero che si trasforma e si adatta ai tempi e alle circostanze. La Chiesa cadrebbe in contraddizione con l’insegnamento infallibile del passato distruggendo il concetto stesso di Verità e azzerando nell’uomo il criterio per riconoscerla.
Così non può essere, evidentemente. Il deposito della fede che ci è stato dato dalla Rivelazione, ossia la parola di Dio affidata agli Apostoli la cui trasmissione è assicurata dai loro successori, è immutabile e irreformabile poiché è, appunto, un deposito divino che la Chiesa custodisce e infallibilmente interpreta alla luce della Tradizione.
Verrebbe da dire che chi di relativismo ferisce di relativismo perisce. Perché è proprio la posizione concettuale di Introvigne a risentire strutturalmente dei venti e delle mode. Se il professore, per essere cattolico, ritiene sufficiente comportarsi come le tre scimmiette del “non vedo, non parlo, non sento” faccia pure, ma sembra davvero poco. Certo, è più faticoso rammentare ogni giorno che il Magistero è illuminato dalla Tradizione, che il Papa non è un monarca svincolato da una Verità più grande di lui, che fede e ragione vanno sempre a braccetto, e agire di conseguenza.
Perciò viva il Papa, stiamo stretti al Papa, preghiamo incessantemente per il nostro Papa… Ma se Questi ci dice di gettarci nel pozzo, prego, professor Introvigne, si accomodi lei….
di Stefano Arnoldi

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