di Joseph P. Gudel 1
Uno degli ultimi tabù più difficili da rimuovere dalla coscienza collettiva è certamente quello della naturale repulsione per l'omosessualità. Per questo genere di operazione sono state adottate diverse tecniche già usate in passato per far accettare alle masse qualcosa che esse consideravano sbagliato. Non che i «diversi» non esistessero anche prima. La novità sta nel fatto che i gay non devono più essere visti come persone affette da un grave disordine psicosessuale, ma come individui che hanno un orientamento sessuale diverso, con la stessa dignità degli eterosessuali. Ergo, essi hanno diritto a formare una «famiglia», ad avere e ad allevare dei figli (adottandoli), ecc... Non si devono più vergognare della loro condizione, ma essere «orgogliosi» del loro comportamento sessuale. Per realizzare questa delicata impresa è stato affidato ai mass media un ruolo importantissimo: non c'è ormai serial televisivo in cui non ci siano uno o più attori o attrici che interpretano il ruolo di gay. Lo stesso dicasi per i talk show, di cui ormai i gay sono diventati le mascotte da coccolare e viziare. Occorre tuttavia chiedersi: l'omosessualità è un comportamento sessuale o una condizione?
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l Prefazione
Quando nel 1788 venne promulgata la Costituzione degli Stati Uniti, il mondo civilizzato si trovò di fronte ad una novità assoluta: per la prima volta nella storia dell'era cristiana, un Paese occidentale abitato da battezzati sancì la netta separazione tra Stato e Chiesa. Tale separazione stabilì che la Chiesa cattolica (e tutte le varie confessioni religiose) avrebbe potuto godere della piena libertà di culto. Allo stesso tempo, però, la Chiesa non avrebbe più usufruito (come era stato fino ad allora) di alcun privilegio o riconoscimento particolare, e soprattutto non avrebbe più potuto intromettersi negli affari interni dello Stato. Nacque così il principio dello Stato «laico», ossia dello Stato indifferente e neutrale in materia religiosa. Non più, dunque, una stretta collaborazione tra due poteri distinti, lo Stato e la Chiesa, in cui lo Stato si limita a ricercare il bene comune temporale della nazione (principio di sussidiarietà), e che allo stesso tempo riconosce alla Chiesa di perseguire un fine superiore soprannaturale (la salvezza delle anime), ma due forze inevitabilmente contrapposte. Lo Stato, che fino a quel tempo aveva considerato il Vangelo, i Comandamenti di Dio e la morale naturale come la fonte d'ispirazione delle sue leggi, sarebbe divenuto di fatto uno Stato ateo (e troppo spesso anticristiano), che avrebbe messo la verità sullo stesso piano dell'errore (la fede cattolica sullo stesso piano dell'eresia, dell'agnosticismo, dell'ateismo, ecc...). Peggio ancora: svincolato dal rispetto delle leggi immutabili stabilite dal Creatore, non solo in campo religioso ma anche in quello naturale, lo Stato - nuovo Moloch da incensare e adorare - avrebbe legiferato «democraticamente» (ecco la parola magica...), ossia in base alla decisione della maggioranza dei votanti. Poco importa se la maggioranza aderisce al falso o all'errore. La maggioranza è infallibile, non certo la Chiesa! Tale concezione, oggi universalmente accettata, venne violentemente introdotta pochi anni dopo in Europa in nome della libertà (massonicamente intesa) dalla Rivoluzione Francese, e rapidamente si estese a macchia d'olio al resto del mondo. Alla dottrina sociale della Chiesa romana, che stabilisce la Regalità sociale di Cristo (non solo sui singoli, ma anche sulle nazioni 2), la Rivoluzione oppose la totale indipendenza dello Stato da qualsiasi regnante che non fosse il «popolo» stesso (la favola della cosiddetta «sovranità popolare»). Cristo non avrebbe più regnato sulle nazioni e nei parlamenti, ma solo nei cuori dei singoli o entro le mura delle chiese. Giacché tale nozione scristianizzante proveniva dalle Logge massoniche, gli Stati laici - quasi sempre retti da governi tutt'altro che neutrali (leggi anticristiani) o di ispirazione cattolico-liberale (il cristianesimo democratico) - promulgarono leggi mutevoli che il più delle volte assecondano i capricci dell'uomo che si vuol mettere al posto di Dio e costruire una chimerica «nuova società». Nel XIX e XX secolo, gli Stati laici da una parte hanno perseguitato sempre più apertamente la Chiesa 3 e dall'altra hanno messo ai voti tutte le norme fondamentali che avevano regolato per due millenni la vita della società. Il secolo scorso ha visto l'introduzione in quasi tutti i vari Paesi occidentali di una serie di legislazioni, sempre varate in nome della «libertà dei popoli», da governi massonici, liberali o comunistoidi, il cui fine ultimo è di estirpare dalla società occidentale e cristiana l'idea stessa di famiglia quale l'ha voluta il Creatore e che la Chiesa cattolica ha restaurato e inculcato con grande fatica nel corso dei secoli:
- Legge in favore del divorzio: la famiglia non è più indissolubile 4. Essa non è più l'unico consorzio umano che sta alla base della società. Via libera alle «coppie di fatto» e alla convivenza. Niente più doveri o responsabilità, ma solo diritti. Agli sposi, uniti «finché morte non vi separi», subentrano parti intercambiabili in qualsiasi momento (il «compagno» o la «compagna»);
- Legge in favore dell'aborto: la vita umana non è più sacra. Alla madre viene riconosciuto il «diritto» di decidere della vita della creatura che porta in grembo, che non viene più identificata come un essere umano a sé stante avente diritto alla vita, ma come una parte del corpo della madre, come una verruca o un'unghia che può essere tranquillamente tolta di mezzo a spese dello Stato;
- Legge in favore dell'eutanasia: essa è un corollario della legge sull'aborto. Se la vita non è più sacrosanta al suo sorgere, tanto meno lo è al suo tramonto. Il vecchio è un peso inutile. La vita è tale solo in presenza di una certa «qualità» (che ne sarà dunque dei disabili o dei malati terminali? 5);
- Legge in favore della liberalizzazione della droga: al singolo viene riconosciuto il «diritto» di alterare il proprio stato di coscienza mediante l'uso di sostanze psicotiche che di fatto danneggiano gravemente l'uso dell'intelletto e che in molti casi possono provocare la morte.
Ma a questa guerra senza esclusione di colpi contro la famiglia si è andato ad aggiungere un importante tassello. Se nessuna norma - anche naturale - è assoluta e certa, se tutto è relativo e opinabile (relativismo), se si possono sopprimere gli infanti, gli anziani e (in un futuro non lontano) anche gli handicappati, perché si deve continuare a credere che esista una sessualità sana e una deviata? Il passo è breve. A partire dal Sessantotto, sull'onda della cosiddetta «Rivoluzione Sessuale», preparata oltre Oceano dalla famigerata Scuola di Francoforte 6, si è progressivamente fatta strada l'idea che anche gli omosessuali - presentati abilmente da una propaganda ben orchestrata come una minoranza soggetta ad intollerabili discriminazioni - debbano godere degli stessi diritti delle coppie eterosessuali sposate. In questo difficile processo di «rieducazione» delle masse finalizzato a rimuovere i tabù impressi nella mente dell'uomo comune dall'odiosa predicazione cattolica, la Rivoluzione ha potuto avvalersi, rispetto al passato, di un grande strumento: i mass media. In Italia, certi conduttori televisivi - come, ad esempio, Maurizio Costanzo (il cui nome figura nelle liste della Loggia P2) o il gay dichiarato Alessandro Cecchi Paone - si sono auto-investiti della «missione» di predicare alle folle il verbo degli invertiti. Non c'è ormai un solo talk show o un varietà che non abbia come ospite fisso un omosessuale. Personaggi come Platinette, Cristiano Malgioglio (quello di Banane al cioccolato...), Fabio Canino e Aldo Busi sono ormai ospiti fissi di certe trasmissioni (presentate per lo più da Maria De Filippi, moglie di Costanzo). All'estero le cose non vanno certamente meglio. Rockstar bisessuali come Madonna e Christina Aguilera, o apertamente omosessuali come Elton John, Boy George, George Michael, e tanti altri hanno fatto della propria «diversità» una bandiera da sventolare ai quattro venti. Il mondo effimero della moda sembra addirittura divenuto il luogo di ritrovo di questi moderni sodomiti: stilisti come Gianni Versace (1946-1997) e Dolce e Gabbana hanno messo al servizio della loro squallida «causa» gli enormi proventi derivanti dalla loro professione. Sdoganati dai media, sempre più politicamente corretti e buonisti, i gay hanno potuto uscire allo scoperto e portare avanti la loro vergognosa «battaglia» anche nel mondo della politica. Basti pensare al parlamentare transgender Vladimiro Guadagno (in arte «Luxuria»), a Franco Grillini, ex presidente dell'Arcigay, o a Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia. E la lista potrebbe continuare all'infinito... Chi non si allinea con le idee strombazzate dalla propaganda imperante ed esprime opinioni «politicamente scorrette» sia messo al bando come un retrogrado, come un pericoloso omofobo (ora i malati non sono più i gay, ma gli eterosessuali...).
Alessandro Cecchi Paone | Platinette | Cristiano Malgioglio |
Fabio Canino | Aldo Busi | Gianni Versace |
Vladimir Luxuria | Franco Grillini | Nichi Vendola |
Come ebbe a scrivere il grande romanziere russo Fëdor Dostoevskij (1821-1881) ne I demoni (1872), «se Dio non esiste, tutto è lecito». Questa è la conclusione logica che conduce a quella negazione pratica del dominio di Dio sulle collettività che è lo Stato laico. Ma questa impresa prometeica di ribellione sistematica dell'uomo nei confronti di Dio è destinata a fallire miseramente. L'inversione dei valori, di cui siamo testimoni, è stata condannata fin dagli albori dell'umanità. Già parecchi secoli prima dell'avvento di Gesù Cristo, così ammoniva il profeta Isaia il popolo d'Israele: «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro» (Is 5, 20) 7. La nuova umanità agognata dai sovvertitori, che si vorrebbe costruire sulle macerie della civiltà cristiana, al suo nascere emana già un fetore intollerabile. Questa società post-cristiana, che non sopporta più nemmeno la vista del crocifisso nelle aule scolastiche o negli ospedali, e che vorrebbe dare cittadinanza al vizio e alla turpitudine in nome della tolleranza e del rispetto per i gusti sessuali altrui (a quando, dunque, l'apertura alla pedofilia?), è appena nata ed è già gravemente ammalata. Il diritto alla «ricerca della felicità da parte dell'uomo» sancito dalla Costituzione statunitense (il cosiddetto «sogno americano») si è rivelato totalmente fallimentare. Siamo più ricchi e più tecnologicizzati, ma non certamente più felici. Anzi, nella misura in cui l'uomo si è allontanato dal suo Creatore e dalle Sue leggi, l'infelicità si è fatta strada nel cuore dell'uomo. La natura non si lascia manipolare. Sta all'uomo decidere se continuare su questa strada rovinosa o ritornare quanto prima al rispetto delle leggi di natura e al giogo soave dei precetti evangelici.
Paolo Baroni |
l Introduzione
Se l'omosessualità non è uno stile di vita né normale, né sano - come credo che dimostri questo articolo - la cosa più caritatevole che possiamo fare è aiutare gli omosessuali a rendersi conto di questa verità e offrire loro il nostro aiuto e incoraggiamento. Ma, nella nostra società, milioni di persone credono che l'omosessualità sia un modo di vivere alternativo sano e accettabile. Il dibattito sull'accettazione dell'omosessualità nella nostra cultura è stato uno dei più offuscati da numerosi travisamenti e imprecisioni. Tali distorsioni includono:
- L'asserzione secondo cui il 10% di tutti gli americani sarebbe gay (in realtà, la cifra si avvicina all'1-2%);
- Che tutti gli psichiatri e gli psicologi competenti credano che l'omosessualità sia un modo di vivere sano (nella realtà, la maggioranza di essi non è d'accordo);
- Che gli omosessuali sarebbero nati così (mentre sempre più numerosi terapeuti non sono d'accordo) e non potrebbero cambiare il loro orientamento sessuale (affermazione confutata in numerosi casi da racconti di gay che si sono convertiti all'eterosessualità).
È compito del cristiano indicare a queste persone che, poiché l'omosessualità è peccato, siamo tutti peccatori e ci sono perdono e liberazione per tutti quelli che si rivolgono a Gesù Cristo. «Le persone dovrebbero vivere e dovrebbero lasciar vivere»!; «A ciascuno il suo. Lasciateli vivere come desiderano»; «Lasciate che i gay godano della loro libertà»; «Qualunque cosa ti rende felice, vivi con essa» 8. Commenti come questi si sentono comunemente quando il tema dell'omosessualità diventa oggetto di discussione. In questi ultimi vent'anni, il dibattito sul questa tendenza sessuale e sui diritti degli omosessuali è cresciuto costantemente, e non potrà che continuare a farlo. Tuttavia, nel corso di questa disputa, numerose imprecisioni, mezze verità, errori e aperta propaganda sono stati dati in pasto al pubblico come verità incontestate. Lo scopo di questo opuscolo è di esaminare queste affermazione e separare i fatti dalla finzione. Prima che ognuno di noi possa dare delle risposte intelligenti e compassionevoli, le domande devono essere chiarificate e messe a fuoco. Credo che quando questo sarà stato fatto, il lettore imparziale potrà essere d'accordo con l'analogia avanzata dal Dr. James D. Mallory, psichiatra e direttore dell'Atlanta Counseling Center: «Un medico sarebbe colpevole di negligenza se non avvertisse un diabetico della sua condizione unicamente perché non vuole offendere i suoi sentimenti. Lasciando che la persona continui a mangiare eccessivi carboidrati senza un trattamento corretto, la condanna ad un peggioramento della condizione fisica. L'atto più premuroso che un medico può fare è indicare che esiste un'anormalità e offrire aiuto. Questo dev'essere fatto - non con spirito di condanna - anche con l'omosessualità» 9.
l Omofobia?
L'opera Kinsey Institute New Report on Sex definisce l'omofobia come «la paura, l'antipatia o l'odio per gli omosessuali» 10. Il termine «fobia» deriva da una parola greca che denota una «paura irrazionale». Il vocabolo «omo», significa letteralmente «uguale», ma la parola viene speso usata come una forma accorciata di «omosessuale», ossia una persona che è sessualmente attratta da un individuo del suo stesso sesso. Così, propriamente parlando, l'omofobia denota la paura irrazionale o l'odio per gli omosessuali. Nondimeno, il Movimento per i Diritti dei gay (e, in maniera diffusa, i media) appiccicano questa etichetta a chiunque si oppone alle méte e agli obiettivi di detto Movimento, e specificamente, a chiunque si oppone alla piena accettazione dello stile di vita omosessuale come sano e «normale». Tuttavia, anche se esistono veramente molte persone che odiano o hanno una paura irrazionale degli omosessuali, dire che chiunque si contrappone al modo di vivere omosessuale o non è d'accordo con il programma politico dei diritti dei gay è un omofobo, non è per nulla esatto. Chiaramente, questa tattica è finalizzata a deviare l'attenzione dall'argomento all'individuo. Come vedremo più avanti, ci sono molte persone che si oppongono all'omosessualità per motivi psicologici, sociologici, medici e morali.
l Il 10% della popolazione?
Forse, la statistica più affascinante citata (continuamente data per scontata) in una ricerca sull'omosessualità è quella secondo cui il 10% della popolazione degli Stati Uniti sarebbe omosessuale. Se questo dato fosse reale, ciò implicherebbe che esso riguarda probabilmente anche le altre nazioni. Dico che è «affascinante» perché virtualmente nessuno sa (o almeno cita) la fonte di questa statistica. Il Family Research Institute («Istituto per la Ricerca sulla Famiglia») si chiede: «Quanti omosessuali ci sono? La rivista "USA Today" (del 13 novembre 1991) ha scritto che ci sono 25.000.000 gay e lesbiche (vale a dire approssimativamente il 10% della popolazione statunitense). Il "Washington Time" (del 19 novembre 1991) ha affermato che il 10% dei maschi americani sono omosessuali e il 5% delle donne sono lesbiche. L'American Psychological Association ci assicura che l'omosessualità è "un orientamento costantemente presente approssimativamente nel 10% della popolazione maschile e circa nel 5% della popolazione femminile"» 11. Proprio questa settimana, mentre stavo preparandomi a buttare giù questo scritto, ho visto Teen Connection («In relazione agli adolescenti»), un programma televisivo 12. Il tema trattato era l'«orientamento sessuale» con un gruppo in studio formato da un ragazzo omosessuale, da un adolescente, dalla madre del ragazzo, da una giovane lesbica e da un «consulente» omosessuale. Durante la trasmissione, durata circa un'ora, la cifra del 10% è stata citata almeno tre volte, adducendola come evidenza di quante persone nella nostra società avrebbero bisogno del nostro incoraggiamento e della nostra comprensione. Era presente anche un centralino telefonico per gli spettatori che avevano delle domande da porre o che avevano bisogno di consigli. Chiamai e chiesi loro da dove provenisse la cifra del 10%. La telefonista con cui parlai non seppe rispondermi, e non lo sapeva nemmeno un altro consulente al quale la signora si era rivolta. La verità è che questa statistica del 10% proviene da un rapporto pubblicato più di quarant'anni fa: il famoso studio del 1948 condotto dal Dr. Alfred C. Kinsey (1894-1956) 13. L'unico problema di questo rapporto è che le conclusioni a cui è giunto sono terribilmente imprecise a causa della metodologia utilizzata per raccogliere un campione apparentemente rappresentativo della popolazione americana 14. Perché le sue scoperte sono imprecise? Per molte ragioni; innanzitutto perché circa il 25% dei 5.300 individui che Kinsey ha studiato erano carcerati «che a causa della stessa natura del loro isolamento, non potevano avere rapporti eterosessuali». Inoltre, il 44% di questi detenuti aveva avuto dei rapporti omosessuali durante la detenzione 15. Non si trattava, dunque, di un campione rappresentativo della popolazione americana. Ma c'erano altre notevoli anomalie nel gruppo selezionato per la ricerca. Kinsey ammise che «diverse centinaia di prostituti maschi» facevano parte del suo campione. Questo unico dato richiede una rivalutazione delle sue scoperte 16. In definitiva, si trattava chiaramente di una «deviazione spontanea». Se si cerca di selezionare un gruppo rappresentativo su cui lavorare, non si deve solamente fare un annuncio e accettare chiunque risponda. La ricerca ha dimostrato che il genere di persona che risponde ad un studio così intimo, come quello che Kinsey stava portando avanti, non è rappresentativo dell'intera popolazione. Infatti, lo psicologo Abraham Maslow (1908-1970) fece notare questa irregolarità a Kinsey prima che le sue scoperte venissero pubblicate, ma egli non volle ascoltarlo 17. Oltre tutto, peggiorando questa posizione precaria, le persone che ancora oggi fanno riferimento a questo studio, datato e non attendibile, non lo citano accuratamente. Kinsey non ha asserito che il 10% dell'intera popolazione americana era omosessuale. Egli invece ha affermato che il 10% dei maschi americani bianchi era stato «più o meno» omosessuale per almeno tre anni della sua vita tra i sedici e i sessantacinque anni. La statistica per le donne era del 5%. La percentuale attuale degli individui che oggi pensano di essere stati esclusivamente omosessuali per tutta la loro vita è solamente del 4% per gli uomini e del 2-3% per le donne, e questo dato è basato su un campione presumibilmente rappresentativo della popolazione 18. Quali sono le cifre reali che oggi possiamo fornire? Un recente studio sui maschi condotto tra il 1984 e il 1987 da David Forman, responsabile dello staff scientifico della Radcliffe Infirmary (ad Oxford, in Inghilterra), è giunto alla conclusione che solamente l'1,7% di un campione studiato aveva avuto rapporti omosessuali 19.
Alfred C. Kinsey | Abraham Maslow | David Forman |
Uno studio ancora più recente, condotto all'Università di Chicago nel 1989 - i cui risultati sono stati resi pubblici nel 1990 nel corso di una riunione dell'American Association for the Advancement of Science («Associazione Americana per il Progresso della Scienza») - ha fornito un dato secondo cui «meno dell'1% è esclusivamente omosessuale» 20. Questi risultati sono significativi? Lo sono nella misura in cui correggono, almeno parzialmente, la portata reale e i parametri del dibattito. Tra l'1-2% del Dr. Forman e il 10% del Rapporto Kinsey c'è una grossa differenza. Evidentemente, la percentuale più elevata di presunti omosessuali è quella che esercita la maggiore influenza, ed è anche quella che il Movimento per i Diritti degli Omosessuali può impugnare.
l L'omosessualità è una malattia o uno stile di vita «normale»?
Una questione ancora più importante è sapere se l'omosessualità è o meno un comportamento patologico. È una malattia? I gruppi per i diritti degli omosessuali asseriscono continuamente che i gay sono «normali» come gli eterosessuali, che l'omosessualità non è una malattia o un disturbo psicologico. Ad esempio, Peri Jude Radecic, un membro della National Gay and Lesbian Task Force («Unità Operativa Nazionale degli Omosessuali e delle Lesbiche; NGLTF), nel corso di Nightline, un talk-show mandato in onda dall'ABC News, ha affermato: «L'omosessualità non è una malattia, non è un qualcosa che ha bisogno di essere curato. Siamo persone normali, naturali e sane» 21. Inoltre, questi gruppi sostengono universalmente che tutti gli psichiatri e gli psicologi competenti sono concordi su questo punto. Come prova, essi menzionano sempre la declassazione dell'omosessualità come disturbo mentale operata nel 1973 dall'American Psychiatric Association («Associazione Psichiatrica Americana»; APA). Prima di esaminare l'asserzione secondo cui tutti gli psichiatri e gli psicologi competenti sarebbero d'accordo sul fatto che l'omosessualità sarebbe normale e sana, occorre esaminare per un momento la decisione presa nel 1973 dell'American Psychiatric Association. Per ben ventitrè anni, l'omosessualità è stata classificata da questa Associazione medica come un disturbo psichico. Perché ad un certo punto venne deciso che essa non era più patologica? Per questioni di spazio, non posso fare un'analisi dettagliata della storia che condusse a questa decisione dell'American Psychiatric Association 22. Nondimeno, è un equivoco pensare che questo accadde solamente dopo una discussione spassionata e accademica, e dopo aver analizzato tutti gli aspetti del problema. È importante anche notare che il voto all'interno dell'American Psychiatric Association fu tutt'altro che unanime. Nei tre anni che precedettero la riunione dell'American Psychiatric Association del 1973, le riunioni nazionali erano state ripetutamente disturbate dagli attivisti gay. Durante la riunione del 1970, tenutasi a San Francisco (in California), alcune sessioni vennero interrotte da grida e derisioni, rendendo così impossibile alcuna discussione razionale o dibattito. Nel corso della riunione del 1971 dell'American Psychiatric Association a Washington, minacce e intimidazioni impedirono qualsiasi discussione. In un'opera favorevole all'omosessualità e al Movimento dei Diritti degli Omosessuali, Ronald Bayer, docente di Scienze Politiche all'Università di Chicago, ha ammesso: «Usando credenziali contraffatte, gli attivisti gay riuscirono ad avere accesso all'area dell'esposizione e, incontrando una mostra di marketing sulle tecniche di condizionamento avversivo (ad esempio, castigando un organismo ogni volta che dà una particolare risposta) per il trattamento degli omosessuali, ne chiesero la rimozione. L'espositore subì delle minacce, e gli fu detto che se non avesse smantellato il suo stand, lo avrebbero demolito loro. Dopo frenetiche consultazioni dietro le quinte, onde evitare episodi di violenza, la direzione della convention decise di sbaraccare lo stand» 23. Queste tattiche vennero attuate in modo identico durante la riunione nazionale dell'American Psychiatric Association tenutasi nel 1972. Fu contro questo ambiente che alla fine gli amministratori dell'Associazione presero la loro controversa decisione del 1973. Quando venne indetto un referendum su questo argomento tra i 25.000 membri dell'American Psychiatric Association, solamente un quarto di essi fece pervenire la propria scheda. Il conteggio finale stabilì che il 58% dei votanti era favorevole alla rimozione dell'omosessualità dall'elenco dei disturbi mentali. Quattro anni più tardi, il Dr. Charles W. Socarides (1922-2005) - che partecipò alle riunioni in questione in qualità di esperto nell'area dell'omosessualità, con oltre vent'anni di esperienza - descrisse l'atmosfera politica che portò al voto del 1973. Egli scrisse che in quell'occasione «gruppi di omosessuali militanti continuarono ad attaccare qualunque psichiatra o psicanalista che osava presentare le sue scoperte nell'ambito della psicopatologia dell'omosessualità nel corso di assemblee nazionali o locali di psichiatri o durante dibattiti pubblici» 24. Altrove, Socarides affermò che la decisione degli amministratori dell'American Psychiatric Association fu «la beffa medica del secolo» 25. Il dibattito era concluso? Era vero che la maggioranza degli psichiatri «competenti» condivideva la decisione dell'American Psychiatric Association? Nel 1977, venne effettuato un sondaggio fra 10.000 membri di questa Associazione presi a caso, in cui si chiedeva la loro opinione su questo argomento. In un articolo intitolato Sick Again? («Ancora ammalato»?), la rivista Time riportò i risultati dell'indagine: «Di quelli che hanno risposto, il 69% è convinto che "solitamente l'omosessualità è un adattamento patologico, opposto ad una variazione normale", il 18% non è d’accordo e il 13% è incerto. Similmente, una percentuale di considerevoli dimensioni ha affermato che gli omosessuali sono generalmente meno felici degli eterosessuali (73%) e meno capaci di relazioni mature (60%). Il 70% degli interpellati ha poi asserito che i problemi degli omosessuali hanno più a che fare con i proprî conflitti interiori che con la stigmatizzazione attuata dalla società in generale» 26. Ma oggi che ne è rimasto di tale dibattito? Questo problema è stato appianato da un'opinione medica condivisa e dalla ricerca? A questo riguardo, il Dr. Stanton L. Jones, docente di Psicologia all'Università di Wheaton, ha affermato che su questo tema, tra i professionisti c'è un'«opinione discordante». Scrive Jones: «Io non considererei l'omosessualità come una psicopatologia nello stesso senso della schizofrenia o dei disturbi fobici. Ma essa non può essere nemmeno considerata come una normale "variante dello stile di vita", così come si potrebbe dire dell'introversione o dell'estroversione» 27.
Ronald Bayer | Charles W. Socarides | Stanton L. Jones |
Si può discutere se l'omosessualità sia o meno un disturbo patologico, ma è chiaro che la decisione presa nel 1973 dall'American Psychiatric Association non può essere citata come un consenso medico secondo cui l'omosessualità sarebbe una condizione «normale». Più avanti, esaminerò nel dettaglio l'asserzione secondo cui l'omosessualità costituirebbe uno stile di vita salutare.
l Nato gay?
Forse, il mito più pericoloso diffuso ai nostri giorni dal Movimento per i Diritti degli Omosessuali è che la scienza moderna avrebbe provato che l'omosessualità sarebbe innata e immutabile. Ovvero, che gli omosessuali sarebbero nati gay, esattamente come si può nascere mancini o con gli occhi azzurri. La conseguenza, chiaramente, è che se si nasce così, l'omosessualità non può essere considerata immorale o innaturale; l'omosessuale starebbe unicamente seguendo i suoi geni. Tuttavia, come membro del Congresso, William Dennemeyer ha dichiarato: «Se l'omosessualità è una perversione di qualcosa che è naturale, i gay devono considerare la loro condotta sotto una luce completamente diversa e devono giustificarla in termini meno gratificanti» 28. Raccogliere tutte le scoperte riguardanti la genesi dell'omosessualità supera i limiti di questo scritto. Ciò nonostante, le evidenze scientifiche sulle sue origini vengono abitualmente classificate sia in termini di cause biologiche (vale a dire di cause genetiche/ormonali) che di fattori ambientali (ovvero di ragioni psicologiche, volitive e così via).
- Cause biologiche
La più recente ricerca che suggerisce che l'omosessualità potrebbe essere causata da fattori biologici è uscita allo scoperto nel 1991, con la pubblicazione di alcune scoperte preliminari del Dr. Simon LeVay, un neuro-scienziato del Salk Institute for Biological Studies di San Diego. La sua ricerca è consistita nello studio del cervello di quarantun cadaveri, inclusi quelli di diciannove maschi omosessuali. Egli ha notato che «una piccola area ritenuta responsabile del controllo dell'attività sessuale (l'ipotalamo) era meno della metà negli uomini gay che in quelli eterosessuali» 29. Questo studio venne accolto da molti come «un'evidenza inconfutabile» che proverebbe che gli omosessuali sarebbero nati tali, affermazione che la comunità omosessuale proclama da molti anni. Nondimeno, un articolo intitolato «Instead of Resolving the Debate» («Invece di risolvere il dibattito»), apparso sulla rivista Newsweek, suggerisce che «questi studi anziché dare una risposta definitiva hanno intensificato le polemiche. Alcuni scienziati hanno confessato di non essere per nulla sorpresi per il fatto che LeVay ha riscontrato alcune differenze a livello cerebrale. "Chiaramente, esso (l'orientamento sessuale) ha sede nel cervello", ha affermato lo psicologo John William Money, della John Hopkins University, detto anche il "preside" dei sessuologi americani. "La vera domanda è: quando c'è arrivato? In età prenatale, neonatale, durante l'infanzia o nella pubertà? Non lo sappiamo"» 30. Altri problemi inerenti le scoperte di Simon LeVay includono:
- Tutti i diciannove uomini omosessuali erano morti di AIDS, un fattore che molti ricercatori credono possa spiegare queste diversità o causare tali differenze;
- Non si poteva in alcun modo stabilire l'excursus sessuale degli uomini «eterosessuali»;
- Non era assolutamente possibile determinare se gli ipotalami più piccoli fossero la causa o il risultato dell'omosessualità;
- Il Dr. LeVay, egli stesso omosessuale, ha ammesso che il suo studio non è stato uno sforzo scientifico spassionato 31.
Simon LeVay | John William Money |
- Fattori ambientali
Probabilmente, ci sono altrettanti - se non di più - psichiatri e psicologi che credono che l'omosessualità sia causata da vari fattori ambientali. La maggior parte di essi indica che le cause poste alla radice dell'omosessualità siano psicologiche, e non biologiche. Ma queste persone, a differenza dei loro colleghi di opinione contraria, non vengono quasi mai citate dai media. Si tratta forse di una deviazione a favore degli omosessuali operata dai mezzi di comunicazione? Inoltre, essi non vengono mai virtualmente ammessi dalla comunità omosessuale, perché la maggior parte dei gay vuole credere che è nata già così, senza alcuna alternativa (consapevole o subliminale). In ogni caso, molti dei più noti e rispettati ricercatori e terapeuti del mondo negano che l'omosessualità sia determinata da fattori biologici. Ad esempio, i terapisti che aiutano quegli omosessuali che si sentono infelici a causa della loro condizione, possono citare una miriade di casi che dimostra che le esperienze negative avute nella prima infanzia sono l'unico fattore comune reperibile in quasi tutti i loro pazienti. Il fattore vitale ravvisato in questi casi è che queste persone sono state allevate in un ambiente familiare scarsamente affettivo, senza mai conoscere né amore né accettazione da parte della loro madre o del loro padre, o da entrambe le parti. Secondo questi studi, la reazione del bambino di fronte a questo rifiuto e a questa mancanza di cure viene formulata in età molto precoce, solitamente prima dei cinque anni. Le seguenti citazioni illustrano queste scoperte. William Howell Masters (1915-2001; co-direttore del Masters and Johnson Institute), Virginia Eshleman Johnson, e Robert C. Kolodny hanno affermato categoricamente nella loro opera del 1982 Human Sexuality («La sessualità umana»): «Oggi, la teoria genetica dell'omosessualità viene generalmente scartata» 32. Robert Kronemeyer, nel suo libro Overcoming Homosexuality scrive: «Tranne rare eccezioni, l'omosessualità non è né ereditaria, né il risultato di una disfunzione ghiandolare o di una combinazione di geni o cromosomi. Gli omosessuali diventano tali, non nascono "così". Credo fermamente che l'omosessualità sia una risposta indotta dalle prime esperienze dolorose, e che può essere superata. A quegli omosessuali che sono infelici a causa della loro vita e cercano una terapia efficace, voglio dire che il loro problema è "curabile"» 33. John P. De Cecco, docente alla San Francisco State University e direttore del Journal of Homosexuality (venticinque volumi), ha espresso la stessa opinione in un articolo pubblicato nel 1989 sulla rivista USA Today. Scrive John DeCecco: «L'idea secondo cui le persone nascerebbero predisposte ad un determinato comportamento sessuale è completamente assurda. L'omosessualità è un comportamento, non una condizione, un qualcosa che le persone possono cambiare e cambiano, allo stesso modo in cui talvolta cambiano certi gusti o tratti della personalità» 34. Una cosa è certa: non è per nulla un fatto scientifico stabilito e accettato in campo medico che l'omosessualità sia solamente - o addirittura primariamente - causata da fattori biologici. Questo ci porta dritti alla domanda sottostante: le persone che sono omosessuali possono cambiare?
William Howell Masters | V. Eshleman Johnson | John P. De Cecco |
l Cambiare è impossibile?
La questione se qualcuno dovrebbe desiderare di cambiare il proprio orientamento sessuale verrà trattata in modo stringato. Ma prima di considerare l'eventuale volontà di mutare, dobbiamo accertarci se questo cambiamento è possibile. Dico che è importante indagare perché un gran numero di individui che si è occupato dei problemi degli omosessuali nega che esista questa possibilità. I membri del Movimento dei Diritti degli Omosessuali, così come numerosi ricercatori, psicoterapeuti e via dicendo, condannano ogni tentativo di correggere l'orientamento o la preferenza sessuale dei gay. Rick Notch, un omosessuale che ad un certo punto ha dichiarato di essere divenuto un ex gay, ha affermato durante una puntata del Geraldo Show: «L'unica scelta che abbiamo è di imparare ad accettarci e di trovare un modo di vivere una vita responsabile e morale» 35. Similmente, il Dr. Richard Isay, uno psichiatra che dirige il Comitato dell'American Psychiatric Association su problemi dei gay ha asserito: «L'orientamento centrale di un gay non può essere cambiato» 36. Ma anche un esame frettoloso delle testimonianze disponibili e dei casi studiati dimostra semplicemente che ciò non è vero. Innanzi tutto, corrisponde al vero che tutti gli altri psichiatri e psicologi sono d'accordo con l'asserzione secondo cui non è possibile cambiare? Niente affatto! Infatti, la maggior parte di essi crede che sia possibile cambiare. William H. Masters e Virginia E. Johnson, non certo omofobi, scrivono nella loro opera Homosexuality in Perspective («L'omosessualità in prospettiva»): «La messa a disposizione di un supporto terapeutico per quegli uomini o per quelle donne orientate verso l'omosessualità che desiderano convertirsi o regredire all'eterosessualità è parte integrante della pratica psicoterapeutica da decenni» 37. Parimenti, nel Kinsey Institute New Report on Sex (1990), troviamo l'affermazione secondo cui «l'orientamento sessuale, sia eterosessuale che omosessuale, non può essere cambiato senza difficoltà da alcun tipo di intervento» 38. Così, se da una parte non è facile cambiare l'orientamento sessuale di qualcuno, nondimeno è possibile, il che dimostra infondata l'opinione secondo cui l'omosessualità sarebbe innata e immutabile. Questo fatto è stato confermato da un servizio mandato in onda dal programma 20/20, dell'emittente ABC, che raccontava l'esperienza del Dr. Joseph Nicolosi. Quest’ultimo è uno psicologo e psicoterapeuta che ormai da anni aiuta gli omosessuali a convertirsi all'eterosessualità 39. Più sopra ho già accennato al libro del Dr. Robert Kronemeyer.
Rick Notch | Richard Isay | Joseph Nicolosi |
Il lettore interessato troverà in questa opera otto storie di casi autentici di persone che hanno cercato di liberarsi dalla schiavitù dell'omosessualità e si sono convertite all'eterosessualità 40. Un altro settore in cui vediamo i frutti delle vite cambiate è quello dell'apostolato cristiano, che si è esteso a quegli omosessuali che desiderano essere aiutati. I limiti di spazio non mi permettono di entrare nei particolari. Coloro che sono interessati ad approfondire queste tematiche possono trovare le referenze nelle note a piè pagina. Ma è vero che certe vite sono realmente cambiate?
- C'è il caso di Darlene Bogle, una donna che «ha lottato contro il lesbismo» per diciassette anni 41. Essa fu cresciuta in un ambiente in cui subì abusi sessuali da parte di diversi uomini e ragazzi (la prima volta all'età di tre anni). I suoi genitori divorziarono quando essa aveva solamente cinque anni. Il suo nuovo patrigno abusò di lei, verbalmente e spesso anche fisicamente. Secondo le sue stesse parole, essa è cresciuta in «una casa in cui mancava qualsiasi cura o educazione, priva di modelli di comportamento positivi e di amore» 42. Oggi, attraverso la grazia e la misericordia di Dio, essa si è completamente liberata dal suo precedente stile di vita, e attualmente è consigliere al Paraklete Ministries di Hayward, in California.
- C'è il caso di Frank Worthen, un uomo che ha praticato l'omosessualità per venticinque anni. Nel 1973, egli è ritornato a Gesù Cristo, che lo affrancato da quel modo di vivere. Da allora, egli è rimasto libero, senza mai più ricadere nel suo vecchio comportamento. Oggi, Frank e sua moglie Anita sono missionari nelle Filippine con Exodus International 43.
- C'è il caso di Andrew Comiskey, un ex omosessuale che oggi è felicemente sposato con Annette ed è il direttore di Desert Stream Ministries 44.
- C'è il caso di Joanne Highley, una donna schiava del lesbismo dai tredici ai ventitré anni, che ora è libera da quello stile di vita da oltre trentacinque. Essa si è sposata e vive tutt'ora con il marito; è madre e nonna, e con suo marito è co-direttore di L.I.F.E. Ministries, a New York 45.
Darlene Bogle | Andrew Comiskey | Joanne Highley |
Sono realmente cambiate le vite di queste persone che erano esclusivamente omosessuali e sono diventate eterosessuali? Sì. Ci sono state persone che sono ricadute nel loro stile di vita precedente? Anche in questo caso, la risposta è sì, e bisogna aspettarselo. Come per chi si avvicina agli Alcolisti Anonimi, la strada raramente è facile e comporta un impegno tremendo da parte dell'individuo che cerca il ricupero o la guarigione. A volta essi inciampano e non si rialzano più. Qualche volta inciampano, si rialzano e continuano nel processo di ricupero. Occasionalmente, alcuni soggetti sono guariti immediatamente e non sono mai più tornati sui loro passi. Resta il fatto che ci sono molti ex omosessuali ed ex lesbiche che sono stati trasformato dalla grazia di Gesù Cristo.
l Un modo di vivere sano?
Come abbiamo detto, i membri del Movimento per i Diritti degli Omosessuali asseriscono continuamente di essere individui normali e sani. Abbiamo già discusso circa la «normalità» dell'omosessualità. La questione se questo sia o meno uno stile di vita sano verrà trattata in due punti: la promiscuità e le pratiche sessuali.
- La promiscuità
Se si è d’accordo con chi pensa che la promiscuità sessuale non sia salutare, da un punto di vista emotivo o fisico, l'omosessualità - così come viene abitualmente praticata - dev'essere definita estremamente poco salubre. Homosexualities, una pubblicazione ufficiale dell'Institute for Sex Research, fondato da Alfred Kinsey, Alan Bell (1932-2002), e Martin Weinberg, ha riportato che solo il 10% degli omosessuali maschi potrebbero essere definito «relativamente monogamo» o «relativamente meno promiscuo». Ulteriori scoperte hanno dimostrato che il 60% degli omosessuali maschi ha, nel corso della sua vita, più duecentocinquanta partner sessuali, e il 28% degli omosessuali maschi ha, durante la sua esistenza, oltre mille partner sessuali. Un altro fatto sorprendente è che il 79% di essi ha ammesso che più della metà dei loro partner sessuali sono stati degli estranei 46. Solamente alcuni anni dopo la pubblicazione di questo rapporto, il Dr. William H. Foege, direttore dei Centers for Disease Control («Centri di Controllo della Malattia») ha affermato: «La vittima media dell'AIDS ha avuto negli ultimi dodici mesi sessanta partner sessuali diversi» 47. Al contrario, «il maschio eterosessuale medio ha - in tutta la sua vita - da cinque a nove partner sessuali diversi» 48. Che dire delle relazioni lesbiche? Le donne omosessuali sono meno promiscue dei gay? Premesso che sono state effettuate meno ricerche sulle lesbiche, i dati dimostrano che esse sono molto più monogame degli uomini omosessuali. Tuttavia, le loro relazioni non sono molto stabili. Yvonne Zipter, una lesbica che scrive sulla rivista gay di Chicago Windy City Times, in un articolo intitolato «The Disposable Lesbian Relationship» («La relazione lesbica usa e getta»), ha scritto che «la relazione lesbica durevole è un'entità immaginaria» 49.
Alan Bell | Martin Weinberg | Yvonne Zipter |
- Pratiche sessuali
Un secondo punto che non può essere evitato in una discussione sugli aspetti igienici dell'omosessualità è quello delle pratiche sessuali dei gay. Sono salutari? L'enorme preponderanza dell'evidenza medica è ancora una volta clamorosamente negativa. Numerose fonti mediche documentano l'aberrazione fisica delle pratiche sessuali dei gay. Le seguenti informazioni provengono da un articolo intitolato «Medical Perspective of the Homosexual Issue» («Prospettiva medica del problema omosessuale»). Esso è stato scritto dal Dr. Bernard J. Klamecki, proctologo (uno specialista dei problemi al retto) da oltre trent'anni. In questo articolo, il Dr. Klamecki afferma che quando iniziò la sua pratica medica nel 1960, solamente l'1% dei suoi pazienti era omosessuale. Nel 1988, il numero dei pazienti omosessuali era aumentato fino al 25%, la maggior parte dei quali proveniva da una clinica gay gratuita locale. Le informazioni che seguono provengono da questo specialista, una persona conosciuta e rispettata dalla comunità omosessuale, un medico molto professionale che ha cura e compassione per tutti i suoi pazienti e che consacra gran parte del suo tempo al loro servizio: «Conosco molto bene la patologia medica e chirurgica collegata direttamente alle pratiche sessuali tipiche degli omosessuali attivi, e in particolar modo ai rapporti anali (la sodomia) e ai rapporti orali (la fellatio) [...]. Le pratiche sessuali specifiche degli omosessuali possono colpire il cavo orale, i polmoni, il pene, la prostata, la vescica, la zona perianale (al di fuori dello sfintere anale), il retto, il colon, la vagina, l'utero, l'area pelvica, il cervello, la pelle, il sangue, il sistema immunitario e gli altri sistemi del corpo [...]. Se nessuna delle suindicate pratiche è unicamente omosessuale, nondimeno esse sono tipiche di questa tendenza [...]. La più comune è il rapporto anale [...]. Oggetti estranei vengono spesso utilizzati per produrre una sensazione erotica diversa o istigare un'attività sessuale più violenta (il sadomasochismo). Gli oggetti che ho rimosso dal retto o dalla parte finale dell'intestino includevano pannocchie di mais, lampadine, vibratori, bottiglie di soda, e vari bastoni di legno. Il "fisting" consiste nell'inserire il pugno chiuso nel retto, talvolta fino al gomito, e produce varie sensazioni sessualmente eccitanti, collegando fortemente l'erotismo al dolore [...]. Il rapporto orale praticato nella zona perianale serve per eccitare, per stimolare o come preliminare sessuale. Inutile dire che diversi tipi di batteri possono contaminare e infettare la bocca. Un'altra pratica sessuale è il "water sport", che consiste nell'urinare nella bocca o nel retto per eccitarsi sessualmente. Un danno materiale al retto può verificarsi a causa di alcune di queste pratiche [...]. Quando il retto è il destinatario di un pene o di un oggetto estraneo, siamo in presenza di un'attività contro-natura. A causa di questa attività, certe lesioni del tessuto (lacerazioni), la creazione di piaghe (le ulcere), l'insorgere di vescichette (gli ascessi), e di altre infezioni possono interessare la pelle dei tessuti circostanti [...]. La persistente attività sessuale anale-rettale può condurre a varie lesioni pre-cancerose, come il morbo di Bowen o il sarcoma di Kaposi. Ogni qualvolta i tessuti subiscono un grave trauma, o vengono lacerati o irritati, diventano vulnerabili alle infezioni batteriche» 50. Il Dott. Klamecki continua trattando le varie malattie batteriche e virali che incontra regolarmente con i suoi pazienti omosessuali, la più importante delle quali è l'AIDS 51. Per di più, egli asserisce, che oltre l'86% dei maschi omosessuali usa vari farmaci per migliorare e aumentare la propria stimolazione sessuale 52. Dunque, lo stile di vita omosessuale è sano? Le informazioni che abbiamo presentato scalfiscono appena la superficie che mostra la natura patologica di queste pratiche sessuali. In realtà, si potrebbero aggiungere altri «effetti collaterali». Ad esempio, l'omosessuale è tre volte più suicida dell'eterosessuale; studi recenti hanno inoltre dimostrato che la durata presunta della vita del gay, maschio o femmina, non infettato da AIDS, è approssimativamente di trentatre anni più corta di quella dell'eterosessuale, e così via 53. Credo che qualsiasi lettore imparziale ammetterà che l'omosessualità non è uno stile di vita né sano, né naturale.
l Il compito del cristiano
Prima di concludere, vorrei chiarire che se da una parte credo che l'omosessualità sia anatomicamente aberrante, psicologicamente deviante, e moralmente inaccettabile, dall'altra va anche detto che siamo tutti peccatori. La fede ci insegna che noi tutti abbiamo voltato le spalle a Dio e abbiamo fatto a modo nostro. Se non fosse per la grazia e la misericordia di Dio, ognuno di noi vivrebbe ancora nel proprio piccolo mondo di peccato, solo e indifeso. La buona novella, tuttavia, è che Dio ci è venuto incontro, si è incarnato sposando la nostra umanità, è morto ed è risuscitato per noi, affinché possiamo essere liberi dalla schiavitù del peccato. Per chiunque lotta contro la schiavitù dell'omosessualità o vuole liberarsi dal giogo di qualsiasi altro peccato, la libertà è disponibile sulla croce del Calvario. Il nostro compito come cristiani è di portare amorosamente a tutte le persone il Vangelo di Gesù Cristo.
Per accelerare il processo di cambiamento di mentalità delle masse, ancora troppo legate ad una visione retriva della famiglia, Hollywood ha sfornato diversi serial televisivi i cui personaggi sono gay o lesbiche. è il caso, ad esempio, di Will & Grace, una commedia mandata in onda in Italia dal 2003 al 2006.
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APPENDICE
RAGGIRATI DAGLI ATTIVISTI OMOSESSUALI 54
RAGGIRATI DAGLI ATTIVISTI OMOSESSUALI 54
Ha scritto Gilbert Keith Chesterton (1874-1936): «Gli uomini non differiscono molto sulle cose che chiamano "mali"; essi differiscono enormemente sui mali che definiscono "scusabili"». Un esame della società attuale sembra avvallare la saggia osservazione di questo critico sociale. Un recente sondaggio condotto nel 2004 dalla Gallup Organization ha rivelato che il 91% degli americani pensa che la poligamia sia sbagliata. La stessa indagine, condotta nel maggio dello stesso anno, ha inoltre svelato che il 54% delle persone consultate crede che il comportamento omosessuale sia moralmente inaccettabile. Mentre la condotta omosessuale è ancora disapprovata dalla maggioranza, essa è ormai stata accettata negli Stati Uniti. Una ricerca condotta nel 1970 aveva rivelato che l'84% degli americani credeva che l'omosessualità fosse una «corruzione sociale». Una caduta del 30% in poco più di tre decenni è significativa, e forse anche rivoluzionaria. Mentre in questi ultimi anni, il comportamento omosessuale ha fatto grandi passi verso l'accettazione sociale, la poligamia resta ancora un tabù. Forse, grazie al crescente permissivismo verso tutte le attitudini sessuali, la pratica di avere più partner matrimoniali potrebbe essere rivalutata. Ma ciò non è avvenuto. Com'è potuto accadere che l'omosessualità, ritenuta solo trent'anni fa aberrante dalla schiacciante maggioranza degli americani, sia stata accettata, mentre la poligamia è ancora inavvicinabile? Per farla breve, molte persone in America si sono lasciate abbindolare. L'odierno Movimento per i Diritti degli Omosessuali è nato circa nel 1970. Dal quel momento, gli attivisti gay hanno agito di concerto per plasmare l'opinione pubblica a riguardo del loro stile di vita. A giudicare dal summenzionato sondaggio Gallup, essi hanno avuto successo. Una delle strategie degli attivisti omosessuali è stata quella di convincere la società in generale che il loro comportamento è un'inclinazione naturale e non una scelta. Quindi, essi hanno iniziato a proclamare ai quattro venti che l'omosessualità è una condizione che è stata determinata geneticamente. Anche se non esiste un solo studio definitivo che colleghi il comportamento omosessuale alla biologia, gli attivisti sono riusciti a convincere la maggior parte della gente che il loro comportamento sarebbe radicato nella genetica. Per trent'anni, come un disco rotto, i difensori dell'omosessualità hanno dichiarato che l'attrazione tra persone dello stesso sesso è di origine biologica. Ai nostri giorni, molte persone in America accettano questa asserzione senza batter ciglio. Alla fine, una bugia ripetuta ad alta voce e per lungo tempo verrà accettata da alcuni come la verità. Oltre a ciò, i media sono stati complici nel tentativo di alterare la percezione del grande pubblico a riguardo dell'omosessualità. Nel 1987, il New York Times, «il giornale più influente d'America», venne sopraffatto dalla pressione degli attivisti, cambiò la sua politica editoriale e iniziò ad utilizzare la parola «gay» per riferirsi ad ogni cosa inerente gli omosessuali. Anche se il cambiamento fu sottile, fu anche di grande effetto. «Omosessuale» è un termine preciso che denota una pratica. «Gay» è una parola più morbida che suggerisce un'attitudine. Nei media, l'omosessualità non venne più definita in termini di pratica sessuale, ma piuttosto come un approccio positivo e progressivo alla vita. Come abbiamo già avuto occasione di dire, una menzogna ripetuta molte volte e ad alta voce può diventare la verità. Mentre gli attivisti riuscivano a persuadere i media a presentare l’omosessualità in una luce più positiva, nello stesso tempo denigravano coloro che osavano suggerire che lo stile di vita gay non era affatto un bel modo di vivere. Per gli attivisti, il dibattito sul problema dell'omosessualità non era opzionale. Chiunque entrava in contrasto con un membro del Movimento per i Diritti degli Omosessuali veniva marchiato come omofobo e bigotto intollerante. Le persone che dichiaravano che l'omosessualità è un male morale venivano paragonate ad Adolf Hitler. Gli attivisti omosessuali hanno offeso gli oppositori con calunnie e affronti tali per così tanto tempo che oggi molti americani credono che opporsi all'omosessualità sia in qualche modo immorale. Alla lunga, anche le distorsioni - come le bugie - se ripetute ad alta voce possono essere accettate da molti come la verità. E mentre gli attivisti omosessuali erano indaffarati a rimodellare la percezione pubblica del loro stile di vita, non è sorto nessun movimento per l'accettazione della poligamia. Dunque, anche se entrambi questi comportamenti sono aberranti, uno è stato accettato, mentre l'altro è rimasto un tabù. Alle persone che sono state ingannate dagli attivisti omosessuali e a quelli che si battono in loro favore, permettetemi nuovamente di citare Chesterton: «Le convinzioni erronee non cessano di essere fallaci solamente perché diventano alla moda». Giustificare una pratica che è moralmente cattiva non la trasforma magicamente in un diritto morale.
Pubblicità per una marca americana di vestiario realizzata dal famoso fotografo trasgressivo Oliviero Toscani che che ha per tema la bisessualità, l'omosessualità e l'adozione di bambini da parte di coppie gay.
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Note
1 Traduzione dall'originale inglese Homosexuality: Fact and Fiction («Omosessualità: realtà e finzione»), a cura di Paolo Baroni. Articolo apparso sulla rivista Christian Research Journal (Estate 1992, pag. 30 e ss.). Scritto reperibile alla pagina web
2 La dottrina della Regalità Sociale di Gesù Cristo, sempre professata e creduta dalla Chiesa cattolica, è stata solennemente riaffermata da Papa Pio XI (1857-1939) nell'Enciclica Quas primas, dell'11 dicembre 1925. In questo documento, il Sommo Pontefice denuncia i pericoli derivanti dalla «peste del laicismo» e ribadisce il diritto di Gesù Cristo di regnare anche nelle leggi degli Stati. Il Concilio Vaticano II (1962-1965), ha accantonato tale insegnamento con la Dichiarazione Dignitatis humanæ (del 7 dicembre 1965), che sancisce il diritto della persona umana alla libertà religiosa. E così, i massoni e i perfidi nemici della Chiesa l'hanno - per ora - avuta vinta: per la società laica (e purtroppo anche per molti cattolici), Gesù Cristo non è più Re dei re e Signore dei signori (Ap 19, 16).
3 Ad esempio, alla fine dell'Ottocento, durante il «glorioso» Risorgimento, i vari governi liberali e massonici, allo scopo di strappare alla Chiesa cattolica l'educazione dei giovani, hanno condotto una guerra brutale contro gli ordini religiosi incaricati di tale compito.
4 L'indissolubilità del matrimonio è un requisito indispensabile per la stabilità della famiglia e per l'educazione della prole. La cronaca quotidiana dimostra quanto devastanti siano gli effetti sulla psiche e sulla personalità dei figli determinati dal divorzio dei genitori.
5 Paradossalmente, la nostra società, che si vuole democratica e anti-fascista, si sta macchiando degli stessi orribili delitti per cui certi gerarchi nazisti furono condannati al Processo di Norimberga per crimini contro l'umanità (aborto eugenetico e soppressione dei disabili e dei malati mentali).
6 Scuola di pensiero voluta da Stalin (1879-1953) e fondata nel 1923 nella città tedesca. Di essa fecero parte i vari «profeti» e preparatori del Sessantotto, tra cui Herbert Marcuse (1898-1979). Parlando dei fini di tale Scuola, ebbe a dire Willy Munzenberg, uno dei suoi portavoce: «Corromperemo così tanto l’Occidente che puzzerà» (cfr. R. De Toledano, L'école de Francfort, pag. 26).
7 Sia l'Antico che il Nuovo Testamento contengono esplicite condanne dell'omosessualità: «Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole [...]. Se uno ha con un uomo relazioni sessuali come si hanno con una donna, tutti e due hanno commesso una cosa abominevole; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro» (Lv 18, 22; 20,13).
8 Affermazioni di alcuni spettatori durante una puntata del Geraldo Show, intitolata Can Gays and Lesbians Go Straight? («I gay e le lesbiche possono vivere normalmente»?), mandata in onda l'11 giugno 1991.
9 Cfr. J. D. Mallory, «Homosexuality: Part III. A Psychiatrist’s View» («Omosessualità: Parte III. Una visione psichiatrica»), in Christian Life, ottobre 1977, pag. 28.
10 Cfr. J. M. Reinisch, The Kinsey Institute New Report on Sex («Il nuovo rapporto sul sesso dell'Istituto Kinsey»), St. Martin's Press, New York 1990, pag. 147. L'Autore è direttore del Kinsey Institute.
11 Cfr. Family Research Report, del 6 febbraio 1989, Family Research, Institute, Washington D.C., pag. 1.
12 Trasmissione mandata in onda dall'emittente Wisconsin Public Television, il 19 maggio 1992.
13 Cfr. A. C. Kinsey, Sexual Behavior in the Human Male («Il comportamento sessuale nel maschio umano»), Saunders Company, Philadelphia 1948.
14 Vedi A. Maslow-J. M. Sakoda, «Volunteer Error in the Kinsey Study» («Errore volontario nello studio di Kinsey»), in Journal of Abnormal and Social Psychology, nº 47, aprile 1952, pagg. 259-262. Le cifre gonfiate sono state utilizzate anche dai sostenitori dell'aborto per convincere l'opinione pubblica circa la necessità di introdurre una legge permissiva.
15 Cfr. «The Ten Percent Solution, Part II» («La soluzione del 10%, parte 2ª»), in Peninsula, ottobre-novembre 1991, nº 3, pag. 7; vedi anche J. A. Reisman-E. W. Eichol, Kinsey, Sex and Fraud («Kinsey, il sesso e la truffa»), Huntington House Publishers, Lafayette 1990, pag. 23.
16 Cfr. A. C. Kinsey, op. cit., pag. 216.
17 Cfr. A. Maslow-J. M. Sakoda, art. cit., pagg. 259-262.
18 Cfr. J. M. Reinisch, op. cit., pag. 140.
19 Cfr. J. A. Reisman-E. W. Eichol, op. cit., pag. 194.
20 Ibid., pag. 195.
21 Cfr. Nightline, ABC News, del 30 agosto 1991.
22 Per coloro che sono interessati alla storia che portò alla rimozione nel 1973 da parte dell'American Psychiatric Association dell'omosessualità dal loro Diagnostic and Statistical Manual of Psychiatric Disorders («Manuale diagnostico e statistico dei disturbi psichiatrici»), rimandiamo a R. Bayer, Homosexuality and American Psychiatry: The Politics of Diagnosis («Omosessualità e psichiatria americana: le politiche della diagnosi»), Basic Books, New York 1981, pagg. 101-154; W. Dannemeyer, Shadow in the Land («Ombra sulla terra»), Ignatius Press, San Francisco 1989, pagg. 24-39.
23 Cfr. R. Bayer, op. cit., pagg. 105-106.
24 Cfr. C. W. Socarides, Beyond Sexual Freedom («Dietro la libertà sessuale»), Quadrangle Books, New York 1977, pag. 87. Prima del voto del 1973, il Dr. Socarides guidò un'équipe dell'American Psychiatric Association che studiava l'omosessualità e che pubblicò un rapporto in cui si dichiarava all'unanimità che l'omosessualità è un disturbo a carico dello sviluppo psicosessuale. Questo rapporto, considerato politicamente scorretto, venne archiviato, per essere poi pubblicato nel 1974 unicamente come il rapporto di un «gruppo di studio».
25 Cfr. C. W. Socarides-R. Kronenmeyer, Overcoming Homosexuality («Omosessualità vincente»), Macmillan Publishing Co., New York 1980, pag. 5.
26 Cfr. «Sick Again? Psychiatrists Vote on Gays», in Time, del 20 febbraio 1978, pag. 102.
27 Cfr. S. L. Jones, Homosexuality According to Science («L'omosessualità secondo la scienza»); cit. in I. Yamamoto, The Crisis of Homosexuality («La crisi dell’omosessualità»), Victor Books, Wheaton 1990, pag. 10.
28 Cfr. W. Dannemeyer, op. cit., pagg. 40-41.
29 Cfr. C. Crabb, «Are Some Men Born to Be Homosexual»? («Certi uomini sono nati per essere omosessuali»?), in U.S. News & World Report, nº 9 settembre 1991, pag. 58.
30 Cfr. D. Gelman, «Born or Bred»? («Nato o cresciuto»?), in Newsweek, del 24 febbraio 1992, pag. 48.
31 Ammissione del Dr. Simon LeVay nel corso del Phil Donahue Show, nella puntata che aveva per tema «Genetically Gay: Born Gay or Become Gay»? («Geneticalmente gay: nato gay o diventato gay»?), mandato in onda il 3 gennaio 1992.
32 Cfr. W. H. Masters-V. E. Brown-R. Kolodny, Human Sexuality, Little, Brown and Company, Boston 1982, pag. 319.
33 Cfr. C. W. Socarides-R. Kronenmeyer, op. cit., pag. 7.
34 Cfr. K. Painter, «A Biological Theory for Sexual Preference» («Una teoria biologica per le preferenza sessuale»), in USA Today, del 1º gennaio 1989, pag. 4D. Vedi anche A. P. Bell, Sexual Preference («Preferenza sessuale»), University Press, Bloomington 1981), pag. 221. Questi Autori non credono che la biologia possa determinare una preferenza sessuale, e non ritengono nemmeno che i genitori possano in qualche modo provocarla. Invece, essi sono convinti del fatto che ci sia una relazione causale in quei bambini che hanno problemi precoci di «identità sessuale» e diventano omosessuali.
35 Così Rick Notch durante il Geraldo Show, andato in onda l'11 giugno 1991.
36 Così Richard Isay nel corso della trasmissione 20/20, mandata in onda dall'ABC News, il 24 aprile 1992.
37 Cfr. W. H. Masters-V. E. Johnson, Homosexuality in Perspective, Brown and Company, Boston 1979, pag. 333. Dopo un studio durato dieci anni sull'omosessualità, gli Autori hanno scoperto che quelli che desideravano la «conversione» all'eterosessualità hanno avuto una percentuale di fallimento solamente del 21% (pag. 396). Tuttavia, anche rettificando la percentuale di fallimento di conversione, si giunge ad un 45%.
38 Cfr. J. M. Reinisch, op. cit., pag. 143.
39 Cfr. 20/20, ABC News, del 24 aprile 1992.
40 Cfr. CC. W. Socarides-R. Kronenmeyer, op. cit., pagg. 141-167.
41 Cfr. D. Bogle, «Healing from Lesbianism» («Guarire dal lesbismo»); cit. in I. Yamamoto, op. cit., pag. 15.
42 lbid., pag. 17.
43 Cfr. B. Davies, «The Exodus Story: The Growth of Ex-gay Ministry» («La storia dell’esodo: la crescita del ministero di un ex gay»), cit. in I. Yamamoto, op. cit., pagg. 47-59. Vedi anche K. Philpott, The Gay Theology («La teologia gay»), Logos International, Plainfield 1977, pagg. 20-37.
44 Cfr. A. Comiskey, Pursuing Sexual Wholeness: How Jesus Heals the Homosexual («Alla ricerca dell’integrità sessuale: come Gesù guarisce l'omosessuale»), Creation House, Lake Mary 1989.
45 J. Highley, L.I.F.E. Ministries, P.O. Box 353, New York, NY 10185.
46 Cfr. A. P. Bell-M. S. Weinberg, Homosexualities («Le omosessualità»), Simon and Schuster, New York 1978, pag. 308.
47 Cfr. W. Isaacson, «Hunting for the Hidden Killers» («La caccia agli assassini nascosti»), in Time, del 4 luglio 1983, pag. 51.
48 Cfr. C. W. Socarides-R. Kronenmeyer, op. cit., pag. 32.
49 Cfr. Y. Zipter, «The Disposable Lesbian Relationship», in Windy City Times, del 25 dicembre 1986, pag. 18.
50 Cfr. B. J. Klamecki, «Medical Perspective of the Homosexual Issue», cit. in I. Yamamoto, op. cit., pagg. 116-117. Oltre a ciò, l'assiduità nei rapporti anali provoca nei gay incontinenza fecale.
51 La cifra più ricorrente è che il 70% degli americani colpiti dall'AIDS è composto da maschi omosessuali o bisessuali.
52 Ibid., pagg. 123, 119.
53 Cfr. P. Cameron-W. L. Playfair-S. Wellum, «The Homosexual Lifespan» («La durata media della vita omosessuale»), in Family Research Institute, del 14 febbraio 1992.
54 Articolo di Kelly Boggs, reperibile alla pagina web
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