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martedì 19 novembre 2013

A. introduzione generale & PRIMO COMANDAMENTO -don Leonardo

     

I DIECI COMANDAMENTI
Introduzione




Parlare di “Legge di Dio” o di “dieci comandamenti”, nel nostro attuale contesto storico culturale desacralizzato e scristianizzato, potrebbe sembrare a più di qualcuno un’inquietante rievocazione di spettri di un tipo di vita arcaico e obsoleto, chiuso sotto la cappa oppressiva di un Dio che sembra quasi divertirsi nell’imporre gravosi gioghi agli uomini, pesi insopportabili, oppressioni e limitazioni per la sua libertà, che si vedrebbe mortificata e ristretta entro gli angusti limiti di precetti, prescrizioni, obblighi, proibizioni e divieti. Dopo la rivoluzione sessantottina, compiuta sotto l’egida del “vietato vietare”, l’uomo e la donna, finalmente emancipati (ma già due secoli prima pensavano di esserlo i fautori della rivoluzione francese…), si sarebbero finalmente gettati definitivamente alle spalle precetti e tabù, sciocche credenze e pratiche religiose, ritualità e religiosità proprie di una società ancora bambina e di uomini e di donne incapaci di affrontare come protagonisti la sfida della vita e di compiere, in piena autonomia e indipendenza, le scelte che ritengono giuste.
Per la verità questa prometeica pretesa ha origini ancora più antiche del delirio rivoluzionario e giacobino, figlio dell’illuminismo, di due secoli orsono. In tempi assai più lontani, un oscuro sibilo era stato sussurrato nell’orecchio del primo uomo e della prima donna, sollecitandoli ad emanciparsi dal giogo dell’Altissimo, con la pretesa (ridicola) di conoscere da se stessi (e quindi autonomamente scegliere) il bene e il male.
Se tutto questo fosse vero, dovremmo, oggi più che mai, vedere persone felici, sorridenti, serene, contente di vivere, realizzate, solari, pacifiche. Lo spettacolo che, tuttavia, sembra sovente presentarsi dinanzi ai nostri occhi è di ben altro tenore: persone tristi e depresse (le statistiche italiane sulla depressione riportano percentuali da capogiro), arrabbiate, sempre scontente, sempre inquiete, affette dalle terribili malattie della “lamentosi” e della “criticosi” (morbi pestiferi, cronici e molto contagiosi), insoddisfatte, sempre in cerca di una realizzazione tanto perseguita quanto mai raggiunta.
Il parere di chi scrive è che, agli uomini del nostro tempo, qualcuno (forse lo stesso che sibilò le primitive menzogne ai nostri Progenitori, chissà…) abbia fatto un colossale lavaggio di cervello, i cui effetti sono stati una sorta di inebetimento collettivo e di cumulo di idee assurde e strampalate che rendono l’uomo contemporaneo - per certi aspetti pur tanto evoluto, intelligente e progredito – stolto, cieco ed incapace, come si legge nel libro del profeta Giona (4,11), perfino di “distinguere la destra dalla sinistra” (salvo che nel campo politico, almeno fino a qualche tempo fa…).
Quando ci si pone dinanzi al tema della Legge di Dio, infatti, bisogna porsi alcune semplici domande previe: 1) Se Dio esiste o non esiste, dato che si parla di una legge attribuita a Lui; 2) Ammesso che Dio esiste (ma in Italia oltre il 90% dichiara ancora di credere in Dio…), se questo Dio è buono o cattivo; 3) Ammesso che Dio sia buono (di un dio cattivo nessuno saprebbe cosa farsene), quale “interesse” ne verrebbe a Lui personalmente dal fatto che la sua Legge sia osservata o no. In altre parole: cosa può cambiare nella vita di Dio se tu, caro lettore, osservi o non osservi la sua legge? Pensi forse che la grandezza, l’eterna felicità e la potenza infinita di Dio possano essere toccate, alterate, inficiate dal gesto di una povera creatura mortale e limitata? 4) Ammesso che l’inosservanza della Legge di Dio non cambi nulla a Lui e alla sua vita, bisogna chiedersi se forse fa cambiare qualcosa alla nostra vita. 5) Ammesso quest’ultimo punto, bisogna concludere che Dio ha dato una Legge buona per farci buoni e che in questa bontà consiste il segreto della nostra felicità. Allontanarsi dalla legge di Dio non è recare del male a lui, ma farlo a noi e intorno a noi.
La Sacra Scrittura è piena di riferimenti in questo senso. Si meditino, a titolo esemplificativo, anzitutto queste parole del libro del Deuteronomio (30,15ss): “ Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità”.
Si pensi alla seconda parte dello splendido Salmo 18: “La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima…Gli ordini del Signore sono giusti, fanno gioire il cuore…Per chi li osserva è grande il profitto”. Si pensi infine alle parole che Gesù in persona rivolge al giovane ricco, rispondendo alla sua “domanda delle domande” circa cosa avrebbe dovuto fare per avere la vita eterna (ovvero quale è il segreto, la via per ottenere la felicità): “Se vuoi entrare nella vitaosserva i comandamenti” (Mt 19,17).
In realtà, dunque, la legge del Signore, lungi dall’essere una mortificazione o un’oppressione per l’uomo e la sua libertà, lungi dall’essere un impedimento alla sua realizzazione o alla sua felicità, è in realtà il cammino obbligato per trovarla. Dio, nella sua Legge, ha dunque rivelato all’uomo il segreto della felicità; è un segreto “ri-velato”, nel senso che viene svelato e poi di nuovo coperto, onde non è evidente che essa sia un cammino di vita; è una sorta di tesoro nascosto, perché, apparentemente, molti dei precetti di Dio sembrerebbero gravosi e onerosi, ma appena li si cominciano a gustare e praticare, dai frutti di gioia, pace e serenità che producono, si capisce ben presto che costituiscono l’unico sentiero da percorrere per trovare ciò che ogni uomo (insegnava già il buon Aristotele) cerca (la felicità) ma ben pochi trovano.
Cominciamo dunque il nostro itinerario alla riscoperta della Legge di Dio sotto la bandiera e l’accompagnamento delle parole di un altro meraviglioso salmo, che, rivolgendosi a Dio, recita come auspicio fiducioso e sicuro: “mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 18,5). Colei che è stata la Perfetta Obbediente e che, Sola, ha compiuto perfettamente tutti i voleri dell’Altissimo (e per questo poteva giubilare nel Magnificat cantando: “il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore e tutte le generazioni mi chiameranno beata”), ci prenda per mano e, superate le nostre titubanze e cecità, figlie di questo brutto e stolto mondo contemporaneo, ci renda persuasi che solo nella conoscenza ed osservanza dei voleri dell’Altissimo è depositato il segreto della nostra felicità non solo eterna (“Dio poi ci ricompenserà”…) ma anche terrena, grazie alla gioia e nella pace che tutti i figli fedeli dell’Altissimo già fin d’ora pregustano.


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