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giovedì 31 maggio 2012

CONTRO GLI ERRORI PROTESTANTI


P. Vittorio Genovesi S.J.





Contro gli Errori dei Protestanti

con la conferma scritturale alle singole risposte







edizione riveduta e aggiornata a cura di L.D.P. Galanti

Milano, 2010
PRESENTAZIONE

Recentemente ho sentito dire da alcuni bambini che si preparavano per la Cresima: “E’ sbagliato invocare i santi e la Madonna: noi dovremmo pregare solo Dio” e poi “Noi non dovremmo circondarci di immagini sacre perché Dio ha proibito ogni raffigurazione”. Sono rimasto molto sorpreso dal sentire affermazioni che sembrava riaffiorassero dalle epoche drammatiche dell’Iconclastia o della Riforma luterana. Mi sono invece reso conto che tali domande originavano dalla contiguità dei bambini con alcuni amichetti cristiani immigrati da regioni di cultura protestante.
Mi sono quindi rivolto alle più fornite librerie cattoliche della mia città per cercare una pubblicazione dedicata a confutare le principali basi delle teorie protestanti. Mi bastava un semplice testo che aiutasse a replicare a tali affermazioni, spiegandone l’erroneità.
Grande è stata quindi la mia meraviglia nel sentirmi apostrofare dai librai con frasi del tipo “un libro del genere non esiste, sarebbe offensivo verso i fratelli protestanti e andrebbe contro quaranta anni di dialogo ecumenico” oppure “non è possibile parlare di errore in chi ha una fede diversa dalla nostra, sarebbe presuntuoso e contro l’ecumenismo”.
Siccome l’ignoranza della propria fede non mi sembra il punto di partenza migliore per dialogare con le altre, e per evitare di lasciare senza replica affermazioni del tipo di quelle sopra riportate, ho quindi trovato utile recuperare un testo scritto dal padre Vittorio Genovesi ed edito nel 1951 come appendice al Catechismo di San Pio X. Tale pubblicazione non si limita ad elencare una serie di domande e risposte, secondo la struttura tipica del Catechismo
della Chiesa Cattolica, ma aggiunge per ogni argomento una serie di chiari e precisi riferimenti alle fonti bibliche, cui proprio le sette protestanti sono solite fare riferimento secondo il
principio luterano della “sola Scriptura”, a scapito della Tradizione tramandata dalla Chiesa
Cattolica attraverso gli apostoli e i loro successori.
Pur conservando tale prezioso lavoro del padre Genovesi tutta la sua attualità, ed anzi essendo forse ancora più utile oggi che sessanta anni fa, mi sono permesso di tentare un aggiornamento dei testi biblici, verificando tutte le citazioni sulla base delle versioni attualmente utilizzate (in particolare il testo CEI ed. 2003) e di inserire qualche nota relativa a documenti ufficiali successivi al II Concilio Vaticano. L’ultimo Concilio, infatti, pur non modificando “il Deposito della Fede”, ovvero la “dottrina certa ed immutabile” della Chiesa Cattolica, è stato convocato per esporre tale dottrina “secondo quanto è richiesto dai nostri tempi, … sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione” (secondo il discorso dell’11 ottobre 1962 con cui il papa Giovanni XXIII ha aperto il Concilio).
Spero quindi che la riproposizione di questa importante ed introvabile opera possa costituire non un ostacolo ma un ausilio nel dialogo ecumenico, nel quale lo spirito di carità verso i fratelli separati non può prescindere dalla necessità di affermare la verità, ricordando sempre che se è necessario condannare l’errore, si deve sempre rispettare e amare l’errante.
I meriti dell’opera sono dell’Autore, i difetti e le lacune sono solo del revisore.

L.D.P.G. Milano, 2010
LA REGOLA DELLA FEDE

1) Su che cosa si basa la fede cristiana?
La fede cristiana si basa sulla parola di Dio.
Noi sappiamo  che a Mosè ha parlato  Dio (Giov.  9. 29). Se credeste  infatti  a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto (Giov. 5. 46). Mossi da Spirito  Santo parlarono  quegli  uomini  da parte di Dio  (II Pet. 1. 21). Rabbì, sappiamo  che sei un maestro  venuto  da Dio (Giov.  3. 2). Dio, che aveva  già parlato  nei tempi antichi  molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio (Ebr.
1. l-2).
2) Dove si trova la parola di Dio?
La parola di Dio si trova nel deposito della Divina Tradizione e dei Libri Santi, e a noi viene proposta dall'insegnamento  vivo della Chiesa.
Andate dunque e ammaestrate  tutte le nazioni…  insegnando  loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato  (Matt. 28. 20). O Timòteo, custodisci il deposito; evita le chiacchiere profane e le obiezioni della cosiddetta scienza (I Tim. 6. 20). Mantenete  le tradizioni  che avete apprese  così dalla nostra parola come dalla nostra lettera (II Tess. 2. 15).
3) Che cosa è la divina tradizione?
La Divina Tradizione è il complesso di quelle dottrine, di quei precetti e di quelle istituzioni, rivelate e ordinate immediatamente  da Dio, benchè promulgate per il ministero  di uomini incaricati  dallo stesso Dio. In senso passivo la tradizione  è ciò che è trasmesso; in senso attivo è l'organo che trasmette, cioè l'insegnamento ufficiale della Chiesa
4) Quali sono le verità della divina Tradizione?
Le  verità  della  Divina  Tradizione  sono  quelle  che  gli  Apostoli  ricevettero  da Gesù Cristo, o che gli stessi Apostoli, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, proposero, e che quasi consegnate di mano in mano per il magistero della Chiesa giunsero sino a noi (Conc. Trid. sess. 4).
5) Come si divide la Tradizione?
La   tradizione   può   essere   divina   (detta   pure   divino-apostolica),   apostolica
(semplicemente apostolica), ecclesiastica.
6) Qual’è la tradizione divina?
La  tradizione   divina  è  costituita  dalle  verità,  prescrizioni   e  istituzioni   che vengono direttamente  da Dio, annunziate da Gesù Cristo o anche dagli Apostoli sotto l'ispirazione dello Spirito Santo.
Tutto  ciò che ho udito  dal Padre  l’ho  fatto  conoscere  a voi (Giov.  15, 15) Il Consolatore,   lo  Spirito   Santo   che  il  Padre   manderà   nel  mio  nome,   egli v'insegnerà  ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Giov. 14, 26). Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.  Quando  però verrà  lo Spirito  di verità,  egli vi guiderà  alla  verità  tutta intera (Giov. 16, 12-13).
7) Qual’è la tradizione apostolica?
La tradizione apostolica, in quanto si contraddistingue dalla divina, è costituita da quelle  prescrizioni  e  istituzioni,  che  gli  Apostoli  come  rettori  e  pastori  delle Chiese  stabilirono  per il profitto  spirituale  e la santificazione  dei fedeli.  Nella tradizione divina essi furono semplicemente promulgatori, e la verità da loro annunziata, essendo parola di Dio, è immutabile ed obbliga universalmente  tutti. Nella   tradizione   apostolica   invece   essi   furono   legislatori,   e  perciò   queste prescrizioni  sottostanno  all'ufficio  pastorale  di Pietro e dei suoi successori,  che possono dispensare cambiare ed anche abrogare.
Quanto  alle  altre  cose,  le  sistemerò  alla  mia  venuta  (I  Cor.  11,  34).  Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? (II Tess.
2, 5).
8) Qual’è la regola per conoscere le tradizioni apostoliche?
E' quella di S. Agostino: Ciò che custodisce tutta la Chiesa, né è stato stabilito dai Concilii, ma sempre è stato osservato, con pieno diritto si crede istituito per l’autorità apostolica (De Bapt. L. IV. c. 24).
9) Qual’è la tradizione ecclesiastica?
Alla tradizione  ecclesiastica  appartengono  tutte quelle  prescrizioni  e istituzioni sorte dopo i tempi apostolici.
10) Quale di queste tre tradizioni contiene la parola di Dio?
Solo  la  tradizione  divina;  ma  le  tradizioni  apostoliche  e  quelle  ecclesiastiche hanno come fondamento  il potere soprannaturale  e l'autorità della Chiesa, che è anch’essa  rivelata  e da tenere  per fede.  Conseguentemente  chi negasse  queste tradizioni, rigetterebbe pure il potere e l'autorità della Chiesa, che per l’assistenza dello Spirito Santo è infallibile  nell’ordinare  ciò che è necessario  e conveniente per il bene spirituale dei fedeli.
11) Chi ci assicura che nelle Sacre Scritture si contiene la parola di Dio?
Ce lo assicura la Chiesa, la quale sola può dirci di quali libri si compone la S. Scrittura, sola può esserci garante dell'ispirazione delle singole parti di essa, della sostanziale fedeltà delle traduzioni,
e della sua genuina interpretazione.
La Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità (I Tim. 3, 15). Se (il tuo fratello) non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano  (Matt. 18, 17). Su questa pietra edificherò  la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno  contro di essa (Matt. 16. 18). Gli ignoranti  e gli instabili … travisano [le] Scritture, per loro propria rovina (II Pet. 3, 16).
12) Chi ci assicura dell’infallibilità  della Chiesa?
In due modi veniamo a conoscere la Chiesa e le sue prerogative: 1) O prendendo i quattro  vangeli,  non  come  libri  ispirati,  ma  semplicemente  come  documenti storici, superiori, anche sotto questo aspetto, a qualsiasi documento umano; e dai Vangeli veniamo a conoscere Gesù Cristo Dio; e da Gesù Cristo Dio veniamo a conoscere la Chiesa da Lui fondata, maestra infallibile di verità a tutte le genti. 2) Oppure partiamo dal fatto, che cade sotto gli occhi di tutti, dell’esistenza  di una Chiesa, che per le sue note si presenta come opera divina, miracolo permanente nel mondo; e dalla Chiesa riceviamo la Sacra Scrittura e la sua interpretazione.
1) PER LA STORICITÀ  DEI VANGELI. Non per essere andati dietro a favole artificiosamente  inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo,  ma perché  siamo stati testimoni  oculari della sua grandezza (II Pet. 1, 16). Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita … quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi (I Giov. 1, 1-3). Poiché molti han posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti  successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato (Lc.
1, 1-3).
2) PER LA COSPICUITA’ DELLA CHIESA. In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia … [E il Signore] alzerà un vessillo per le nazioni e raccoglierà  gli espulsi di Israele (Is. 11. 10,
12.  Conc.  Vat.  Sess.  III.  Denz  1794).  Non  può  restare  nascosta  una  città collocata sopra un monte (Matt. 5. 14).
13) La tradizione non è condannata esplicitamente da Gesù Cristo?
Gesù Cristo condanna  alcune tradizioni  umane contrarie  alla parola di Dio; ma non ogni tradizione, e tanto meno la tradizione divina, necessario presupposto  e complemento della Scrittura.
(Gesù) rispose (agli Scribi e ai Farisei): E voi, perchè trasgredite il comandamento di Dio in nome della vostra tradizione?... Avete annullato la parola di Dio con la vostra tradizione (Matt. 15. 3, 6). Foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, (I. Pet. 1. 18). Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana (Col. 2. 8).
14)  Perchè   la  Divina  Tradizione   è  necessario   presupposto   delle  Sacre
Scritture?
Perchè solo dalla Tradizione Divina, di cui è organo vivo la Chiesa infallibile di Gesù Cristo, veniamo a conoscere con certezza di quali parti si compone la Sacra Scrittura, e che è un libro divinamente ispirato.
Ammaestrate  tutte le nazioni […] insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato  (Matt. 28. 19-20). Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza  voi disprezza me (Lc. 10. 16)
15) La stessa Sacra Scrittura  non ci potrebbe dare sufficienti  garanzie del. suo carattere divino?
La  S.  Scrittura  nella  luce  della  Tradizione  offre  certo  un  buon  motivo  di
credibilità,  specialmente  per i vaticinii  che contiene;  ma se si i prescinde  dalla Tradizione, la S. Scrittura da sola non basta. Infatti non si può credere alla Sacra Scrittura sull’autorità  della stessa Scrittura senza commettere  un circolo vizioso nel ragionamento.  In nessun luogo della Scrittura si trova l'elenco completo dei Libri  Santi,  e il solo  criterio  interno  è insufficiente  a determinarlo,  e porta  al fanatismo.  Nulla vieta però che qualche libro della Scrittura possa storicamente provarsi con un altro libro della Scrittura; ma solo l’insegnamento infallibile della Chiesa ci può dar la sicurezza del suo carattere divino.
Nessuna scrittura profetica va soggetta a privata spiegazione (II Pet. 1. 20). Gli ignoranti  e  gli  instabili  travisano  [le  lettere  di  Paolo],  al  pari  delle  altre Scritture, per loro propria rovina (II Pet. 3. 16).
16) La Sacra Scrittura non è per il cristiano l'unica regola di fede?
La  Sacra  Scrittura  non  solo  non  è  per  il  cristiano  l'unica  regola  di fede,  ma neppure la prima, perchè
la S. Scrittura presuppone l'insegnamento  divino tramandato  attraverso  l’organo vivente della Chiesa.
La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo (Rom. 10. 17). (Gesù diceva): Non prego solo per questi [gli  Apostoli],  ma anche  per quelli  che per  la  loro  parola  crederanno  in me (Giov. 17. 20).
17) Perchè la divina Tradizione è necessario complemento della S. Scrittura? Perchè nella S. Scrittura non si trova tutta la parola di Dio, né, in modo esplicito, tutte le verità, ma
solo direttivamente,  in quanto che in essa si parla dell'istituzione  di un magistero infallibile da parte di Gesù Cristo, che propone ai fedeli le verità da credere e il genuino significato delle stesse Scritture.
Molti  altri  segni  fece  Gesù  in presenza  dei suoi discepoli,  ma non  sono  stati scritti in questo libro (Giov. 20. 30). Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù,  che,  se  fossero  scritte  una  per  una,  penso  che  il  mondo  stesso  non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero  scrivere (Giov. 21. 25). [Gesù] si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo  loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio (Att. 1. 3). Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri (II. Tim. 2. 2). Quanto alle altre cose, le sistemerò  alla mia venuta  (I Cor. 11. 34). Non ricordate  che, quando ancora  ero  tra voi, venivo  dicendo  queste  cose?  (II Tess.  2. 5). Mantenete  le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera (II Tess. 2.15).
18) Come si dividono le SS. Scritture?
Le Scritture  si dividono  in Vecchio  e Nuovo  Testamento,  perchè  l’argomento centrale è l’alleanza stabilita da Dio col popolo giudaico prima, e poi per mezzo di Gesù Cristo con tutta l'umanità.
[Disse Mosè]: “Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi” (Es. 24. 8). [Disse Gesù]: “Questo  calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi” (Lc. 22.20).
19) Come si divide il Vecchio Testamento?
Il Vecchio Testamento si divide in tre parti: La Legge o Pentateuco, (ossia cinque libri scritti da Mosè); i Profeti, gli Agiografi.
20) Come si divide il Nuovo Testamento?
Il Nuovo Testamento  si divide in due parti: I Vangeli (S. Matteo, S. Marco, S. Luca, S. Giovanni); e gli Apostoli. (gli Atti degli Apostoli, quattordici lettere di S. Paolo, una lettera di S. Giacomo, due lettere di S. Pietro, tre di S. Giovanni, una di S. Giuda, l’Apocalisse di S. Giovanni).

21) Di quanti libri si compone tutta la S. Scrittura?
La S. Scrittura  si compone  di 73 libri (oppure 71, se si uniscono  a Geremia  le
Lamentazioni e Baruch), scritti in epoche e lingue diverse, e già morte.
22) Quali sono i libri del Vecchio  Testamento  che i protestanti  hanno tolto dalle Sacre Scritture?
I  protestanti,  in  aperta  opposizione  con  l’antichità  cristiana,  coi  Padri  e  con
l’insegnamento   infallibile  della  Chiesa.  hanno  tolto  dalle  Sacre  Scritture  del Vecchio  Testamento:   Tobia1,  Giuditta,  la  Sapienza,   il  Siracide,  Baruch,  la Lettera  di Geremia2,  i due libri dei Maccabei,  e alcuni frammenti  del libro di Ester  e  di  Daniele.  Questi  libri,  né  più  né  meno  degli  altri,  sono  ispirati  e contengono la parola di Dio. Anche i Giudei moderni non ammettono questi libri
tra le Scritture;  ma noi non riceviamo  la Scrittura  dai Giudei, sibbene da Gesù Cristo e dagli Apostoli, i quali riconobbero questi libri come ispirati e come tali li consegnarono  alla Chiesa. Anche dagli antichi Giudei Palestinesi essi erano usati come Scrittura.
23) Quale valore ha per il cristiano la Legge data da Dio a Mosè nel Vecchio
Testamento?
La Legge  data da Dio a Mosè nel Vecchio  Testamento  conteneva  prescrizioni rituali (come la circoncisione, i sacrifici degli animali, ecc.), e precetti morali. Le prescrizioni  rituali erano prefigurative  di Gesù Cristo, della sua vita e delle sue divine  istituzioni,  e col sopraggiungere  della  realtà  hanno  perduto  ogni  valore obbligatorio.  I precetti morali invece conservano  ancora tutta la loro forza, non perchè  furono  dati a Mosè per il popolo  ebreo,  ma perchè  sono dettami  della stessa Legge di natura e furono confermati e perfezionati da Gesù Cristo.
Cristo  ci ha riscattati  dalla maledizione  della legge (Gal. 3. 13). Tutte queste cose però accaddero a loro [al popolo israelitico] come esempio (I Cor. 10. 11). [Gesù] cominciando  da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui (Lc. 24. 26). Sono proprio [le Scritture] che mi rendono testimonianza (Giov. 5. 39).
24) E’ proibito ai fedeli di leggere le Sacre Scritture?
Non solo non è proibito ai fedeli di leggere le Sacre Scritture, ma è cosa lodevole e  sommamente   desiderabile,   specialmente   il  Vangelo.   La  Chiesa   concede indulgenze a quelli che tutti i giorni compiono questo pio esercizio. E’ opportuno che il Vecchio Testamento si legga col consiglio del proprio Direttore Spirituale, perchè  data  l’indole  storica  di  alcuni  libri,  vi  si  trovano  narrati  anche  degli scandali, che potrebbero fare impressione ad anime innocenti.
Tutto ciò che è stato scritto prima di noi, è stato scritto per nostra istruzione, perché  in  virtù  della  perseveranza  e della  consolazione  che  ci vengono  dalle Scritture teniamo viva la nostra speranza (Rom. 15. 4). Tutta la Scrittura infatti è ispirata  da  Dio  e utile  per  insegnare,  convincere,  correggere  e formare  alla giustizia  (II Tim. 3. l6). Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci (Matt. 7. 6).
25)  C’è  obbligo  stretto  per  i  semplici  cristiani  di  leggere  tutta  la  Sacra
Scrittura?
C’è obbligo stretto per tutti i cristiani  di istruirsi nelle verità della fede, e tutti devono ascoltare la parola di Dio nelle istruzioni catechistiche per il loro profitto spirituale,  ma non tutti sono obbligati  a leggere  la Sacra  Scrittura.  (Denzinger
1567).
I tre fanciulli nella fornace - Catacombe di Priscilla, III sec. d.C.
(scena tratta dal Libro di Daniele, che i protestanti hanno soppresso dai Libri Santi)

1                     O Tobi.
2                     Oggi incluso nel libro di Baruc come sesto capitolo.
LA CHIESA

26) Come si dimostra che la Chiesa istituita da Cristo deve essere visibile?
La Chiesa di Gesù Cristo è visibile, perchè egli ce la presenta come un edificio, come un regno, come un ovile, come una città posta sul monte; e perchè si entra in essa con un segno sensibile, il battesimo.
Su questa pietra edificherò la mia chiesa... a te darò le chiavi del regno dei cieli (Matt. 16. 18, 19). Ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore (Giov. 10. 16). Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata  sopra un monte (Matt. 5. 14). Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio (Giov. 3. 5).
27) Se la Chiesa è costituita da quanti sono congiunti con Cristo mediante la grazia e i doni soprannaturali, come si può dire che è visibile?
Quando si dice che la Chiesa è visibile non s’intende punto di dire che tutto ciò
che è nella Chiesa sia visibile. Essa è paragonata al composto umano. Ora, come l'anima  e il corpo  non fanno  due uomini,  ma un solo  uomo,  così l’organismo ecclesiastico e i doni soprannaturali, che ne costituiscono l’anima, fanno una sola Chiesa.
Noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo (Rom. 12. 5).
28)  Non  si  potrebbe  dire  che  Gesù  Cristo  abbia  iniziato  un  movimento invisibile di anime, e che l’organizzazione  ecclesiastica  sia una cosa del tutto umana?
Non si può  dire,  perchè  è in assoluto  contrasto  con le Sacre  Scritture,  che ci
presentano la Chiesa istituita da Gesù Cristo in forma gerarchica.
[Gesù]  chiamò  a sé i suoi discepoli  e ne scelse dodici (Lc. 6. 13). Ne costituì Dodici  che  stessero  con  lui  (Mc.  3.14).  Il  Signore  designò  altri  settantadue discepoli  e li inviò  a due a due avanti  a sé (Lc.  10. 1). Gesù  disse  a Simon Pietro:… Pasci i miei agnelli… pasci le mie pecorelle (Giov. 21. 15-17). Vegliate
… su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio (Att. 20. 28). Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi  ciò  che  rimane  da  fare  e  perché  stabilissi  presbiteri  in  ogni  città, secondo le istruzioni che ti ho dato (Tit. 1. 5). (Scelsero sette diaconi e) li presentarono  quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato,  imposero  loro le mani (Att. 6. 6). [Gesù] ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri,
per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di
Cristo (Efes. 4. 11-12).
29) Come si conosce la vera Chiesa di Gesù Cristo?
La vera Chiesa di Gesù si conosce da queste quattro note: l’unità, la santità, la
cattolicità, l’apostolicità.
30) Che cosa comprende l’unità della Chiesa?
L’unità  della  Chiesa  comprende  tre cose:  1) unità  di fede,  in quanto  che tutti professano   lo   stesso   Credo,   o  simbolo   apostolico,   riconoscono   gli   stessi sacramenti,   accettano   gli   stessi   dogmi.   2)   Unità   di   comunione,   con   la partecipazione  agli stessi beni spirituali per opera della Comunione dei Santi. 3) Unità  di  regime,  in quanto  che  tutti  sottostanno  allo  stesso  capo,  secondo  la forma gerarchica istituita da Gesù Cristo.
[Vi è] un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo (Efes. 4. 5). Perché siano una sola cosa, come noi siamo una sola cosa (Giov. 17. 11, 21). Cerchiamo  di crescere in ogni cosa tendendo a lui, che è il capo, Cristo. Da lui tutto il corpo, ben compaginato  e connesso,  con la collaborazione  di ogni giuntura,  secondo l’energia  propria  di ogni membro,  cresce in modo da edificare  se stesso nella carità (Efes. 4. 15-16). Un solo gregge, un solo pastore (Giov. 10. 16).
31) Che cosa s’intende dicendo che la Chiesa è santa?
La Chiesa è santa: 1) nei suoi principi, per cui non avviene mai che rinneghi una qualsiasi verità o che tolleri qualche massima immorale: 2) nella missione santificatrice  che esplica al cospetto del mondo con la predicazione  della parola di Dio e con l’amministrazione dei sacramenti. 3) nel fine che persegue, la santificazione degli uomini, comunicando loro la vita soprannaturale.  4) In molti suoi membri, d’ogni stato e condizione, che praticano la virtù sino all'eroismo.
Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola  con  il lavacro  dell’acqua  mediante  la  parola  (Efes.  5.  26).  (O Padre, quelli che mi hai dato) consacrali nella verità (Giov. 17. 17). Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione (I. Tess. 4. 7). Come il Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta.  Poiché sta scritto: Sarete santi perchè io sono Santo (I Pet. 1. 15-16). (Gesù Cristo) ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone (Tit. 2. 14).
32) Che cosa significa che la Chiesa è Cattolica?
La Chiesa  è cattolica,  ossia  universale:  1) nel tempo,  in quanto  che dalla  sua istituzione non venne mai meno, né mai cesserà sino alla fine del mondo; 2) nello spazio,   in   quanto   che   di   diritto   deve   occupare   tutta   la   terra;   di   fatto,
simultaneamente,  accoglie nel suo seno un gran numero di fedeli di stirpi diverse, con la tendenza ad espandersi continuamente.
Io sono con voi tutti i giorni,  fino alla fine del mondo  (Matt.  28. 20). Andate dunque  e  fate  discepoli  tutti  i popoli  (Matt.  28,  19).  Nel  suo  nome  saranno predicati  a tutti i popoli la conversione  e il perdono  dei peccati  (Lc, 24. 47). Proclamate il Vangelo ad ogni creatura (Mc. 16. 15). Mi sarete testimoni … fino agli estremi confini della terra (Att. 1. 8). Purché restiate fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunciato in tutta la creazione che è sotto il cielo (Coloss. 1. 23).
33) Che cosa vuol dire che la Chiesa è apostolica?
L’apostolicità  della Chiesa  deve presentare  visibilmente  i seguenti  caratteri:  1) apostolicità  di dottrine  e di istituzioni,  in quanto  che ora si annunzia  la stessa fede, si amministrano i medesimi sacramenti che annunziarono e amministrarono gli Apostoli, senza alcuna variazione essenziale; 2) apostolicità di origine, ossia che la Chiesa appaia edificata sugli apostoli, e che mostri la continuità col tronco apostolico, senza interruzione nella gerarchia. 3) apostolicità di regime, ossia che è governata e retta secondo quella stessa forma e con quelle stesse leggi istituite da Gesù Cristo fondatore, promulgate e seguite dagli Apostoli.
[Siete]  edificati  sopra il fondamento  degli apostoli  e dei profeti,  avendo  come pietra d’angolo  lo stesso Cristo Gesù (Efes. 2. 20). Le mura della città [ossia della  Chiesa  trionfante,  continuazione  di quella  militante]  poggiano  su dodici basamenti,  sopra  i quali  sono  i dodici  nomi  dei  dodici  apostoli  dell'Agnello (Apoc. 21. 14). Custodisci ciò che ti è stato affidato; evita le chiacchiere vuote e perverse e le obiezioni della falsa scienza (I Tim. 6. 20).
34) Quelli che si trovano fuori della Chiesa si possono salvare?
Chi in mala fede e per propria colpa è fuori della Chiesa non può salvarsi.
Alcuni Padri della Chiesa applicano in senso accomodatizio3  alla Chiesa ciò che si dice del diluvio Universale e dell’Arca di Noè: Così fu cancellato ogni essere che era sulla terra … rimase solo Noè e chi stava con lui nell’arca (Gen. 7, 23). Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato (Mc. 16. 16).



3                     Senso analogico o figurato, cui si ricorre nell’interpretazione non letterale delle Sacre Scritture
IL PAPA

35) Come  si dimostra  che la Chiesa  di Gesù  Cristo  debba  avere  un capo visibile?
La Chiesa  deve  avere  un capo  visibile  perchè  fu istituita  come  un EDIFICIO
(Matt. 16. 18), come un REGNO {Matt. 16. 19); come un OVILE (Giov. 21. 16); come un CORPO (Rom. 12. 5). Ora ogni edificio fabbricato da un uomo saggio deve avere la roccia su cui posi il fondamento e lo renda solido; ogni regno il suo re, ogni ovile il suo pastore,  ogni corpo  il suo capo. Questa  roccia,  questo  re, questo pastore, questo capo è S. Pietro, e chi a S. Pietro succede.
36) Come  si dimostra  che S. Pietro  sia stato  costituito  Capo  visibile  della
Chiesa?
Da tutto il vangelo appare che egli fu preparato a questo ufficio. Gesù gli dà un nome  nuovo,  al  primo  vederlo:  Tu  sei  Simone,  il  figlio  di  Giovanni;  sarai chiamato  Cefa,  che significa  Pietro  (roccia)  (Giov.  1. 42). Egli  è chiamato  il primo  nell'elenco  degli apostoli  (Matt.  10. 2). Egli è il primo  nei favori (p. e. Matt.  17. 1s; 14. 28s; 17. 25ss, ecc.);  è il primo  a parlare,  specialmente  nelle questioni di fede (Matt. 16. 16; 18, 21; Giov. 6. 68). Per la fede di Pietro Gesù prega, e a lui commette  l’ufficio di confermare  i fratelli (Lc. 22. 32). A Pietro infine promise il primato.
37) Quando Gesù promise il primato a S. Pietro?
Gesù  promise  il  primato  a  S.  Pietro  a  Cesarea  di  Filippo,  in  premio  della splendida testimonianza  che diede della sua divinità: E io a te dico: tu sei Pietro e  su  questa  pietra  edificherò  la  mia  Chiesa  e  le  potenze  degli  inferi  non prevarranno  su di essa.  A te darò  le chiavi  del regno  dei cieli:  tutto  ciò che legherai  sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai  sulla terra sarà sciolto nei cieli (Matt. 16. 18-19). Da queste parole si deduce che Pietro ha il primato  perchè  è la roccia  che  consolida  l’edificio  della  Chiesa,  perchè  ha le chiavi del regno dei cieli, perchè ha il potere di legare e di sciogliere,  ossia di condannare e di assolvere.
38) La pietra sopra la quale s’innalza la Chiesa non è forse Gesù Cristo? Certamente;  ma  Gesù  Cristo  è  la  pietra  invisibile,  Pietro  invece  è  la  roccia visibile e sociale.
39) Le parole:  «Su questa  pietra»,  non potrebbero  intendersi:  «Sulla  fede della mia divinità» edificherò la mia Chiesa?
No, perchè Gesù Cristo si rivolge alla persona di Pietro. La fede nella divinità di
Gesù Cristo è la roccia dottrinale della Chiesa, non quella sociale.

40)   Non   si  potrebbe   dire   che   le   parole   sono   rivolte   a  Pietro   come rappresentante degli altri Apostoli?
No, perchè Gesù Cristo parla a Pietro in persona: E io dico a te.
41) Non si potrebbe dire che si tratta solo di un primato di onore, e che S. Pietro sia nella Chiesa quello che è la prima pietra in un edificio?
No, perchè Pietro (Cefas nella lingua aramaica parlata da Gesù Cristo) non vuol
dire masso, ma roccia. Anche in greco ha questo significato, benché più di rado. Come  la roccia  consolida  l’edificio  materiale,  così l’autorità  quello  sociale.  Si tratta perciò di un primato di giurisdizione.
42) S. Paolo dice che siamo edificati “sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù” (Ef. 2. 20). Come può dirsi allora che questo sia un privilegio solo di S. Pietro?
L’essere  fondamento  della  Chiesa  appartiene  a  tutti  gli  Apostoli,  ma  non  al
medesimo modo: a S. Pietro perchè ne è la roccia consolidante;  agli altri perchè ne sono le prime pietre. La roccia sopra la quale si innalza un edificio può dirsi fondamento,  ma non ogni fondamento  è roccia.  Nel testo citato Gesù Cristo  è detto pietra angolare, perchè unisce i due popoli: l’ebreo e il gentile. Non già che Gesù Cristo non sia roccia, ma questa sua prerogativa non si dimostra con questo testo, come neppure da questo testo si può dimostrare che S. Pietro è roccia, tanto è vero che la parola usata in greco per indicare la pietra angolare non è la stessa usata  da  S.  Matteo,  per  indicare  che  S.  Pietro  è  roccia.  Cristo  è  la  roccia invisibile, Pietro visibile della Chiesa.
43) Le chiavi del regno dei cieli non sarebbero la predicazione del Vangelo? No, perchè le chiavi, riferite a un regno, sono segno di giurisdizione.  Quando le città  erano  cinte  di  mura,  le  chiavi  delle  porte  stavano   presso  il  sommo magistrato.
44) Il «legare  e sciogliere»  non può intendersi  del reciproco  perdono  delle offese?
No. perchè non avrebbe senso. Si tratta invece di un potere di giurisdizione,  che
si esercita condannando e assolvendo; e la sentenza di Pietro è ratificata in cielo:
sarà legato e sciolto nel cielo.
45) Quando Gesù Cristo conferì il primato a S. Pietro?
Glielo conferì dopo la sua risurrezione  sul lago di Tiberiade  con queste parole: “Simone,  figlio  di  Giovanni,  mi  ami  più  di  costoro?”.  Gli  rispose:  “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”. Gli disse di  nuovo,  per  la  seconda  volta:  “Simone,  figlio  di  Giovanni,  mi  ami?”.  Gli rispose: “Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pascola le mie
pecore”.  Gli  disse  per  la  terza  volta:  “Simone,  figlio  di  Giovanni,  mi  vuoi bene?”.  Pietro  rimase addolorato  che per la terza volta gli domandasse:  “Mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore” (Giov. 21. 15-17).
46) Non  si potrebbe  dire  che  Gesù  con queste  parole  volle  reintegrare  S. Pietro nell’apostolato, dal quale era decaduto per la triplice negazione?
S. Pietro si era già convertito (Lc. 22. 32) e reintegrato col pianto (Lc.. 22. 62),
tanto  è vero  che  Gesù  gli  apparve  privatamente  (Lc.  24.  34).  Se  decadde  S. Pietro,  decaddero  anche  gli altri  apostoli,  che  lo  abbandonarono;  e Gesù  tutti reintegrò quando apparve nel Cenacolo e disse loro: Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi (Giov. 20. 21). Il Signore con la triplice domanda volle ricordare a S. Pietro il fallo commesso, e raccomandargli l’umiltà e l’amore nell’esercizio  del suo primato. Non appartiene quindi al gregge di Cristo chi non è pasciuto da S. Pietro.
47) S. Pietro esercitò il primato dopo l’ ascensione di Gesù Cristo?
Senza  dubbio.  Egli  propone  di sostituire  un altro  apostolo  in luogo  di Giuda traditore  (Att.  l.  15);  egli  parla  il  giorno  della  Pentecoste  (Att.  2.  14);  egli condanna Anania e Saffira (Att. 5. 1-10); scomunica Simon Mago (Att. 8. 9-24); apre  le  porte  della  fede  ai  gentili  (Att.  10.  34-35);  presiede  il  concilio  di Gerusalemme (Att. 15. 7-12).
48) S. Paolo dice che resistette a S. Pietro ad Antiochia: Quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perchè aveva torto (Gal. 2. 11). Non è contro il primato?
No, perchè non è punto detto che un inferiore non possa fare una osservazione a
un superiore. Si trattava di una questione pratica a riguardo dei giudaizzanti, e S. Pietro si mostrava verso di questi molto indulgente.
49) Non si potrebbe dire che queste prerogative di Pietro fossero personali, e che sarebbero cessate con la sua morte?
No,  perchè  la  Chiesa  di  Gesù  Cristo  deve  durare  quanto  il  mondo;  perpetua
perciò deve essere la roccia che consolida questo edificio, perpetuo il re di questo regno, il pastore di questo ovile, il capo di questo corpo.
50) In chi si perpetuano queste prerogative di S. Pietro?
Si perpetuano nei suoi successori, i Romani Pontefici.
51) Ma  è certo  che S. Pietro  sia venuto  a Roma,  vi abbia  stabilito  la sua cattedra, e vi sia morto?
La venuta  e il martirio  di S. Pietro  a Roma  è della  massima  certezza  storica,
accennata  velatamente  nelle  SS.  Scritture,  attestata  concordemente   dai  Padri
antichi,  confermata  da  cospicue  prove  archeologiche,   specialmente  dalla  sua tomba nelle grotte vaticane.
Vi saluta la comunità che vive in Babilonia [a Roma NdR] e anche Marco, figlio mio (I Pet. 5. 13). Rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi [romani NdR], perché della vostra fede si parla nel mondo intero (Rom.
1. 8; cfr, Rom. 15. 20-21. Apoc. 18. 20).
52) Qual è il potere del Romano Pontefice?
Il Romano Pontefice, come successore di S. Pietro, ha la suprema e piena potestà di giurisdizione  in tutta la Chiesa e nei singoli pastori e fedeli, sia per ciò che riguarda la fede e i costumi, sia per la disciplina e per il governo.
53) Che cosa s’intende per infallibilità Pontificia?
S’intende che il Papa quando parla come maestro universale in materia di fede e di  morale,   condannando   o  definendo,   per  l’assistenza   dello   Spirito   Santo promessa da Gesù Cristo, non può in nessun modo sbagliare.
54) Gesù Cristo promise lo Spirito Santo a tutti i credenti (Giov. 7. 38-39). L’assistenza  dunque  dello Spirito  Santo non è una prerogativa  del Papa e della Gerarchia.
Certo  lo  Spirito  Santo  è  promesso  e  concesso  a  tutti  i  cristiani  per  la  loro
santificazione,  e per questo pure Gesù Cristo istituì il sacramento  della cresima; ma per reggere la Chiesa e guidare le anime alla santità, è concesso solo al Papa e alla gerarchia: Lo Spirito Santo vi ha costituito  come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio (Att. 20. 28}. E Gesù Cristo nell'istituire il sacramento della confessione disse agli Apostoli: Ricevete lo Spirito Santo (Giov. 20. 22).
55) E’ la stessa cosa l’infallibilità e l’impeccabilità?
No, perchè l’infallibilità riguarda l’insegnamento, l’impeccabilità la vita privata.
LA GIUSTIFICAZIONE4

56) Che cosa è la giustificazione?
La giustificazione  dell’uomo,  che ha origine  dalla  chiamata  alla fede,  sotto  lo stimolo e con l’aiuto della grazia proveniente di Gesù Cristo, è il passaggio dallo stato  di  figliuolo  dell’ira  in  cui  l’uomo  si  trova  per  il  peccato,  allo  stato  di figliuolo di Dio, per la divina adozione. Essa non è solo remissione  dei peccati, ma santificazione e rinnovazione dell’uomo interiore con l’infusione della grazia, e per la libera accettazione di essa.
[Dio] ci ha liberati dal potere delle tenebre, e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del  suo  amore,  per  mezzo  del  quale  abbiamo  la  redenzione,  il  perdono  dei peccati (Coloss, 1. 13). Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, …perchè ricevessimo  l’adozione a figli (Gal. 4. 4-5). – Non avete ricevuto uno spirito da schiavi … ma lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abba!   Padre!” (Rom. 8. 15) - Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito  Santo  (Tit.  3. 5). - Se uno  è in Cristo,  è una nuova  creatura;  le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove (II Cor. 5, 17). – Non è infatti la circoncisione  che conta, né la non circoncisione,  ma l’essere nuova creatura (Gal. 6. 15).
57) Che cosa s’intende per fede?
Molti  sono  i  significati   che  ha  questa  parola  «fede»  nella  Scrittura  e  nel linguaggio  comune.  1)  Alcune  volte  significa  coscienza  e  in questo  senso  S. Paolo dice: Tutto quello che non viene dalla fede è peccato  (Rom. 14. 23); 2) Altre volte significa fedeltà, e così sogliamo dire che bisogna mantener fede alla parola  data;  3) Altre  volte  significa  veracità  o  sincerità,  e di  un  uomo  falso diciamo che non è degno di fede; 4) Spesso pure nella Scrittura significa fiducia.
5) Nel suo primo significato la fede è un assenso intellettuale  a una determinata verità, non perchè si veda in se stesa, ma sull’autorità di chi lo attesta. 6) Di qui deriva che si chiami fede la stessa verità creduta,  ossia l’oggetto  della fede. E così S. Paolo dice: Fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede (Eb. 11. 1). La fede perciò viene dall’udito  (Rom. 10.17). La fiducia di
4                     In data 31 ottobre 1999 il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e la Federazione Luterana Mondiale hanno sottoscritto ad Augusta una “Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione”. Il valore di tale Dichiarazione è stato successivamente chiarito da una “Risposta Ufficiale della Chiesa Cattolica” alla Dichiarazione stessa.  Tale risposta, nel ribadire che la Dichiarazione del 1999 rappresenta un progresso notevole nella mutua comprensione e nell'avvicinamento delle parti in dialogo, e che numerosi sono i punti di convergenza fra la posizione cattolica e quella luterana su una questione così controversa, ribadisce che non si può ancora parlare di un consenso tale che elimini ogni differenza fra i cattolici e i luterani nella comprensione della giustificazione. Pertanto, il revisore ritiene di conservare nella sua interezza il capitolo come redatto dal P. Genovesi, in quanto non superato dal dibattito teologico in corso.
cui si parla  nelle  Scritture  presuppone  la fede,  assenso  intellettuale  alla  verità rivelata.
58) Che cosa s’intende per grazia?
La parola «grazia»  ha quattro  significati:  1) Significa  una buona qualità che si trova in qualcuno, che lo rende amabile, e così di un caro fanciullo diciamo che è grazioso; 2) Altre volte significa l’amore, e così di un suddito amato dal principe sogliamo dire che è nelle sue grazie; 3) spesso significa il frutto dell’amore, e chi ha  avuto  un beneficio  dalla  persona  amata  suole  esclamare:  Ho  avuto  questa grazia. 4) Infine significa la gratitudine, e a chi ci ha beneficato diciamo: Grazie! Riguardo  al cristiano,  la grazia è il frutto dell’amore  di Dio che può essere un aiuto passeggero  (grazia attuale) o un dono permanente  (grazia abituale). Per la grazia abituale diviene consorte della divina natura, partecipe della vita stessa di Dio e figlio di Dio. Si tratta di un dono inerente all’anima,  che la deifica. Essa trascende le esigenze di qualsiasi creatura esistente e possibile, e non può avere altra origine se non dalla infinita carità di Dio: E se lo è per grazia, non lo è per le opere, altrimenti la grazia non sarebbe più grazia (Rom. 11. 6).
59) Che cosa s’intende per buone opere?
Per «buone opere» si può intendere: 1) le opere naturali di infedeli o di peccatori;
2) le opere  della  legge  Mosaica;  3) le opere  compiute  dall’uomo  giustificato, ossia   in  grazia   di  Dio.   Solo   in  questo   terzo   significato   le  opere   hanno direttamente  un valore per la vita eterna. Le opere dei peccatori possono essere salutari, ma non meritorie del premio eterno.
60)  Che  cosa  s’intende   quando   si  dice  che  la  nostra  giustificazione   è gratuita?
Si  dice  che  siamo   giustificati   gratis,   perchè   nulla  di  ciò  che  precede   la
giustificazione, sia la fede, sia le opere naturali, meritano la grazia della giustificazione.
61) Come deve intendersi  ciò che dice S. Paolo: Sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge, ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo (Gal. 2. 16)? E altrove: Non riteniamo infatti che l’uomo è giustificato per la fede, indipendentemente  dalle opere della Legge? (Rom. 3. 28).
S. Paolo vuol dire che non siamo giustificati  per le opere della legge Mosaica,
che è rimasta abrogata per il fatto stesso che si è compiuta in Gesù Cristo; ma per la fede in Gesù Cristo avviata dall’amore: In Cristo Gesù non è la circoncisione che vale o la non circoncisione, ma la fede che si rende operosa per mezzo della carità (Gal. 5. 6.)
62) Non basta la sola fede per salvarci?
La fede è necessaria per salvarci, perché è il principio, la radice e il fondamento della nostra giustificazione.  Senza la fede non si può piacere a Dio (Eb. 11. 16). Chi non avrà creduto  sarà condannato  (Mc. 16. 16). Ma per conseguire  la vita eterna occorrono pure le opere della vita morale: la fede: se non è seguita dalle opere,  in se stessa  è morta  (Giac.  2. 17); se vuoi entrare  nella vita, osserva  i comandamenti (Matt. 19. 17).
63) Le buone opere non dovranno dirsi il frutto della fede?
Le buone opere, ossia quelle meritorie della vita eterna, non sono il frutto della sola fede; ma sono frutto della grazia e della buona volontà insieme. Le opere dei peccatori,  che  non  abbiano  perduto  la  fede,  possono  essere  salutari,  ma  non hanno nessun valore per la vita eterna: Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli (Matt. 7. 21).
64) Se la vita eterna ci è data a titolo di eredità, perché siamo figli di Dio, che necessità c’è delle buone opere?
Ai bambini che muoiono col solo battesimo  la vita eterna è data a solo titolo di
eredità; ma per gli adulti deve essere anche conquista, e sarà data pure a titolo di giustizia:   Ho   combattuto   la   buona   battaglia,   ho   terminato   la   corsa,   ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno (II. Tim. 4. 7-8).
65) Che proporzione ci può essere tra le nostre opere e la vita eterna?
Nessuna  proporzione,  se  le  buone  opere  fossero  il  frutto  della  sola  volontà umana;  ma  se  si  considerano   come  frutto  della  grazia  e  della  volontà,  la proporzione c’è, perchè divino è il principio da cui promanano (la facoltà umana informata da un abito divino); e divino il termine a cui tendono (la vita eterna). [Siamo]  coeredi di Cristo,  se davvero  prendiamo  parte alle sue sofferenze  per partecipare anche alla sua gloria (Rom. 8. 17).
I SACRAMENTI

66) Che cosa sono i sacramenti?
I sacramenti sono segni sensibili ed efficaci della grazia invisibile di Dio, istituiti permanentemente  da Gesù Cristo per la nostra santificazione.
67) Non si potrebbe dire che i sacramenti sono semplicemente segni eccitativi della fede?
No, perché ciò è contro la S. Scrittura e la tradizione cristiana, che attribuiscono
allo stesso rito l’effetto  soprannaturale.  E’ il pio lavacro  unito alla parola della fede che ci rende salvi (Tit. 3. 5); è l’imposizione delle mani che ci dà lo Spirito Santo  (Att.  8.17);  è la manducazione  del Pane  Vivo  che ci fa vivere  in Gesù Cristo (Giov. 6. 57), ecc.
68) Come può un elemento materiale produrre un effetto spirituale?
I sacramenti  non sono cause principali  della grazia,  ma strumentali,  e come la penna  usata  dallo  scrittore  esprime  il  pensiero  spirituale  di  questo,  così  il sacramento, per la virtù di Gesù Cristo causa la nostra santificazione.
69) Quanti sono i sacramenti?
I sacramenti, secondo le testimonianze di tutta la tradizione cristiana, convalidata dalla S. Scrittura, sono sette: Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Estrema Unzione, Ordine e Matrimonio.
72) Perchè Gesù Cristo si fece battezzare da grande?
Il battesimo  amministrato  dal Battista  era un battesimo  di penitenza,  ed aveva efficacia unicamente dalla fede di chi lo riceveva. Contraddistinto  da questo fu il battesimo che istituì Gesù Cristo, che è efficace di per se stesso per i meriti del. suo sangue: (Diceva il Battista): Colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi  disse:  Colui  sul  quale  vedrai  discendere  e  rimanere  lo  Spirito,  è  lui  che battezza nello Spirito Santo (Giov. 1. 33). Io vi battezzo nell’acqua per la conversione;  ma colui che viene dopo di me… vi battezzerà  in Spirito Santo e fuoco  (Matt.  3. 11).  Gesù  volle  essere  battezzato  per  rendere  santificatrici  le acque e per accreditare  la missione  del Battista.  Successivamente  istituì il suo battesimo (Giov. 3. 22, 26).


70) Che cosa è il battesimo?
IL BATTESIMO
Rappresentazione del Battesimo - Catacombe di S. Callisto - Seconda metà del II sec.

73)  Il  battesimo,  per  essere  valido,  deve  esser  fatto  necessariamente   per
Il battesimo è il primo dei sacramenti e la porta degli altri. Per esso si entra nella
Chiesa, si nasce alla vita soprannaturale e si diventa figli di Dio.
Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo (Gal. 3. 26-27).
71) E’ necessario il battesimo anche ai bambini?
Il  Battesimo  è necessario  anche  ai  bambini,  perchè  tutti  si  nasce  col peccato originale. Gesù Cristo disse universalmente:  Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio (Giov. 3. 5); e nessuna differenza fa tra adulti e infanti. Tutta l’antichità cristiana attesta questa pratica. S. Agostino dice: “Perciò ci si affretta a battezzare i bambini, perchè senza dubbio si crede che non possono altrimenti essere vivificati in Cristo” (Ep. 166).
immersione?
Il battesimo,  quando concorrono  gli altri requisiti,  è sempre  valido, sia che sia fatto per immersione, sia per infusione5, sia per aspersione6. In nessun luogo della Scrittura  si  prescrive  che  deve  essere  fatto  per  immersione.  Il  battesimo  per
immersione esprime più sensibilmente il simbolismo della morte e risurrezione di Gesù Cristo (Rom. 6. 4-5; Coloss. 2. 12); ma questo stesso simbolismo  si salva pure col battesimo per infusione e per aspersione, perché anche così una parte del corpo  viene  coperta  dall’acqua,  come  Cristo  fu  coperto  dalla  terra  nella  sua sepoltura  (S. Tommaso,  Summa  Teologica,  III. Q. 66 a.7 ad 2). Quello  che è indispensabile   nel   battesimo   è  che   sia   un’abluzione   o   lavanda.   Nel   rito
5                     Effettuato versando acqua sul capo del battezzando.
6                     Effettuato gettando sul capo alcune gocce d’acqua, come nelle benedizioni.
ambrosiano  il battesimo  è per  immersione;  nel  rito  romano  per  infusione.  Al battesimo   per  infusione     i  Padri  della  Chiesa  applicano   questo  testo  della Scrittura:  Vi aspergerò  con acqua pura e sarete purificati;  io vi purificherò  da tutte  le  vostre  sozzure  e da  tutti  i vostri  idoli  (Ezech.  36.  25).  E’  molto  più verisimile che i tremila battezzati il giorno della Pentecoste, dopo il discorso di S. Pietro, fossero battezzati per infusione. Similmente  è molto più probabile che S. Paolo battezzasse  per infusione a Filippi il carceriere  con tutta la famiglia (Att.
16. 33), come pure i dodici discepoli di Giovanni Battista (Att. 19. 5).

CRESIMA
74) Dove si parla nella S. Scrittura della Cresima?
Vi si allude  spesso  implicitamente  nel Vangelo  quando  si accenna  alla venuta dello Spirito Santo (Giov. 7. 39; 14. 16; 16. 7, ecc.), che discese sugli Apostoli il giorno  della  Pentecoste  (Att. 2); che viene  comunicato  invisibilmente  a tutti i cristiani  per  mezzo  della  Cresima.  Di  questo  rito  si  parla  negli  Atti  degli Apostoli:  (Pietro  e Giovanni)  imponevano  loro le mani e quelli ricevevano  lo Spirito Santo (8. 17). Non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue e a profetare (Att. 19.
6).
75) Donde viene la parola Cresima?
Cresima  deriva  dalla  voce  greca  crisma,  che  vuol  dire  unzione.  A  questo sacramento allude S. Giovanni, secondo la testimonianza  di alcuni Padri, quando dice: Voi avete ricevuto l’Unzione (crisma) dal Santo, e tutti avete la conoscenza
… l’unzione  che avete  ricevuto  da lui rimane  in voi e non avete bisogno  che qualcuno vi istruisca. …la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce (I Giov.  2. 20, 27).
76)  Se  l'imposizione  delle  mani  fosse  la  nostra  cresima,  anche  adesso  i cresimati dovrebbero parlare nuove lingue e profetare.
Certo anche adesso  il sacramento  della cresima  conferisce  lo Spirito  Santo  coi
suoi  doni,  che  perfezionano  l’anima.  Se  mancano  universalmente  quei  segni esteriori di profezie, di parlar nuove lingue ecc., ciò avviene, dice S. Agostino, perchè quei carismi erano necessari  ai primordi  della Chiesa (L. II. c. Don., c.
16). I miracoli sono necessari per gli infedeli  (I Cor. 14. 22). Del resto, neppure
allora questi segni erano manifesti universalmente  in tutti; e nella Chiesa di Dio anche  al  presente  permangono  questi  segni,  come  appare  dalle  vite  di  alcuni Santi.
EUCARISTIA
77) Qual’è la dottrina cattolica sull’Eucaristia?
La  Chiesa  cattolica  insegna  che  nell’Eucaristia,   sotto  le  apparenze,  ossia  le specie,  del pane  e del vino  si trova  veramente  (quindi  non nel solo simbolo), realmente (quindi non per la sola fede), sostanzialmente  (quindi non per la sola virtù) Gesù Cristo con la sua divinità e con la sua sacrosanta umanità, in corpo, sangue ed anima.
78) Su che cosa si basa questa fede?
Sulla testimonianza di Gesù Cristo, degli Apostoli e di tutta l’antichità cristiana.
79) Dove si parla nel Vangelo della presenza reale di Gesù nell’Eucaristia? Prima di tutto nel capitolo 6 del Vangelo di S. Giovanni, dove Gesù promette un cibo contraddistinto e superiore alla manna (versetti 48-50) e dice che questo cibo è Egli Pane Vivo disceso dal cielo (v. 51); e che questo Pane che Egli darà è la sua carne (v. 52); e promulga la necessità di mangiare la sua carne e di bere il suo sangue, per avere la vita eterna (v. 54).
80) Che cosa ci costringe a prendere alla lettera queste espressioni di Gesù
Cristo? Non si potrebbe intendere di una manducazione per via di fede?
No, perchè le espressioni sono troppo evidenti. C’è poi lo scandalo dei Giudei (v.
53) che sarebbe fuor di luogo se si trattasse di un senso metaforico;  c’è pure lo stupore e il dubbio dei discepoli (v. 61); c’è infine la parola esplicita di Gesù, che non ritratta nulla, pronto a congedare i discepoli nel caso si ostinino nel dubbio (v. 68). L’Eucaristia  deve essere ricevuta certo con fede; ma Gesù Cristo non è presente in essa per la sola fede, ma nella realtà della sua carne e del suo sangue.
81) Però Gesù Cristo in quella circostanza disse: E’ lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita (Giov. 6. 64). Dunque si tratta di una cosa tutta spirituale.
Spirituale non si oppone a reale, ma a materiale; e certo Gesù con quelle parole
volle  escludere  l’interpretazione  materiale  dei Cafarnaiti,  che pensavano  a una manducazione  cruenta;  ma non già escludere  il senso letterale  da dare alle sue parole. Certo Gesù Cristo nell’Eucaristia è pane di vita, ma da ciò non segue che non sia realmente presente col suo corpo e col suo sangue.
82) Quando Gesù Cristo istituì la Santa Eucaristia?
Gesù Cristo istituì la Santa Eucarestia  nell’ultima  cena, quando prese il pane e disse: Questo è il mio corpo; prese il calice e disse: Questo è il mio sangue (Matt.
26. 26-28; Mc. 14. 22-24; Lc. 22. 19-20).
83) Come si prova da queste parole la presenza reale del corpo e del sangue di Gesù Cristo?
In ogni proposizione il verbo copulativo essere esprime l’identità tra il soggetto e
il predicato: Le proposizioni speculative presuppongono questa identità; le proposizioni  pratiche  (quali  sono  queste  pronunziate  da Gesù  Cristo)  rendono invece il soggetto identico al predicato al termine della loro enunciazione.
La Fractio Panis - Catacombe di Priscilla - II sec. d.C.

84) Non si potrebbero interpretare queste proposizioni così: Questo significa, raffigura, rappresenta il mio corpo?
No, perché sarebbe un’interpretazione  arbitraria, in aperto contrasto con la parola
di Gesù  Cristo  e con  l’interpretazione  data  dall’Apostolo  S.  Paolo  e da  tutta l’antichità cristiana.
85) Perché questa interpretazione è contraria a S. Paolo?
Perché S. Paolo dice a proposito dell’Eucarestia:  Ciascuno, dunque , esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna (I Cor. 11.
28-29). Dunque non si tratta di sola rappresentazione,  ma della realtà del corpo del Signore.
86) Nella S. Scrittura però alcune volte il verbo essere vuol dire significa; ad esempio,  Giuseppe  dice al Faraone:  Le sette vacche grasse e le sette spighe piene sono sette anni di abbondanza (Gen. 41. 26) Gesù disse: Io sono la vite
(Giov. 15.1); Io sono la porta (Giov. 10. 7). Queste espressioni non avrebbero significato, se si pigliassero alla lettera.
Per il fatto che in determinate  circostanze  il verbo essere vuol dire significare,
non segue che ciò sia sempre, e tanto meno in questo caso. Giuseppe spiegava un sogno,  e allora si comprende  che essere  vuol dire significare.  Gesù  porta  una similitudine: Io sono la vite; come il tralcio separato dalla vite ecc. Quando dice: Io sono la porta, il vangelo aggiunge che diceva una similitudine (Giov. 10. 6).
87) Gesù disse: Non mi avrete sempre (Giov. 12. 8). Io me ne vado al Padre (Giov. 16. 17). E S. Pietro dice che il cielo lo terrà accolto fino ai tempi della ricostituzione  di tutte le cose (Att. 3. 21). E S. Paolo: Cercate le cose di lassù, dove è Cristo (Coloss. 3. 1). Queste espressioni sarebbero false, se Gesù fosse presente ancora in terra.
Questi  testi si riferiscono  alla presenza  locale  e visibile  di Gesù Cristo,  non a
quella sacramentale. Solo nel cielo Gesù Cristo si trova presente come qualunque altro corpo nel proprio  luogo; nel SS. Sacramento  si trova realmente  presente, non così però come il locato nel luogo, né visibile.
88) Gesù Cristo nell’istituire l’Eucaristia disse: Fate questo in memoria di me
(Lc,. 22. 19; I Cor. 11. 24, 26). Dunque si tratta di un ricordo.
L’Eucaristia è un ricordo della Passione di Gesù Cristo, come dice pure S. Paolo: Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga (I Cor. 11. 26); ma non è un ricordo della presenza di Gesù Cristo; o se si vuole, è un ricordo di Gesù Cristo visibile, non di Gesù Cristo presente.
89) Se Gesù Cristo è nel cielo, come può diventar presente nell’Ostia?
Diventa presente per opera della transustanziazione,  ossia della totale mutazione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del suo corpo e del suo sangue, rimanendo la quantità e le qualità sensibili di questi elementi. Nessuna mutazione quindi avviene in Lui; ma la mutazione  si ha solo nella sostanza del pane e del vino.
90) Come si può moltiplicare il corpo di Gesù Cristo?
Non si moltiplica  il corpo di Gesù Cristo, ma la presenza del suo corpo, per la relazione che acquista al luogo dove si trovano le specie sacramentali.
91)Come può una sostanza trasformarsi in un’altra sostanza preesistente? Non  dobbiamo  essere  noi  a  mettere  limiti  all’onnipotenza  di  Dio,  che  trasse l’universo   dal  nulla,  e  che  incarnatosi   compì  il  miracolo   della  mutazione dell'acqua in vino (Giov. 2. 8), e della moltiplicazione  dei pani (Matt. 14. 19; 15.
36; Giov. capitolo 6).
92) Non è orribile a pensarci che Gesù Cristo sia mangiato e assimilato  da noi?
Gesù  Cristo  non  viene  assimilato  da  noi,  ma  siamo  noi  assimilati  da  Lui.
Nell’Eucaristia non si prende un pane morto, ma un Pane Vivo (Giov. 6. 51), ed è sempre l’essere superiore che assimila a sè l’inferiore.  Perciò Gesù disse: Colui che mangia di me vivrà per me (Giov. 6. 57). Nella stessa consacrazione  è dato alla quantità del pane e del vino di essere il soggetto di altre forme, e perciò può corrompersi e nutrire (S. Tom. Sum. Theol. p. III Q. 77, artt. 5,6).
93) Non è contro il vangelo usare le ostie invece del pane nell' Eucaristia? Anche  le  ostie  sono  pane.  Gesù  Cristo  istituì  l’Eucaristia  in  un  giorno  degli azzimi (Matt. 26. 17; Esod. 12. 8), ed è sentenza  comune che si sia servito del pane azzimo, ossia non fermentato, in quella circostanza .
94) Non è contro la parola del Salvatore privare del calice i laici? Egli disse: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna (Giov. 6. 54). Gesù Cristo in quella stessa circostanza disse pure: Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo (Giov. 6. 51); chi mangia di questo Pane vivrà in eterno (Giov. 5. 58), senza nessun accenno al calice.
95) La comunione senza il calice non è forse imperfetta?
La comunione senza il calice è perfettissima, perchè sotto l’una e l’altra specie vi è tutto Gesù Cristo.
96) Perchè i sacerdoti prendono anche il calice?
I sacerdoti prendono anche il calice solo quando celebrano il sacrificio; perchè se fanno la comunione come gli altri, anch’essi prendono la sola Ostia. Questa è la disciplina della Chiesa Latina.
Sacrificio Eucaristico - Catacombe di S. Callisto - sec. III d.C.
97) Perchè l’Eucaristia è anche sacrificio?
Perché le parole che adoperò Gesù Cristo nell’istituirla sono sacrificali, e così le intese tutta l’antichità cristiana: Questo è il mio corpo che è dato per voi... Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue, che è versato per voi (Lc. 22. 19-20). Gesù Cristo è chiamato  nel Salmo 110 (109) e da S. Paolo (Eb. 5. 6) sacerdote secondo  l’ordine  di Melchìsedek,  il quale  portò  ad  Abramo  il pane  e il vino offerto prima in sacrificio a Dio (Gen. 14. 18). Alla S. Messa l’antichità cristiana ha applicato questo vaticinio di Malachia: Io non mi compiaccio di voi [sacerdoti giudaici NdR] - dice il Signore degli eserciti -  e non accetto l’offerta delle vostre mani! Poiché dall’oriente all’occidente  grande è il mio nome fra le nazioni e in ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure, perchè grande è il mio nome fra le nazioni. Dice il Signore degli eserciti (Mal. 1. 10-11).
98) Il sacrificio eucaristico non detrae dal sacrificio della croce, non ne costituisce cioè una riduzione?
Niente viene detratto dal sacrificio della Messa al sacrificio della croce, perchè la
Messa  rappresenta  e continua  lo stesso  sacrificio  e ne rinnova  la memoria.  La stessa è la Vittima,  lo stesso il sacerdote  che si offrì sulla croce e che si offre nella Messa per mano dei suoi ministri; solo il modo di offrirsi è diverso: sulla croce si offrì in un modo cruento, sugli altari in modo incruento.  Col sacrificio della croce ci meritò la grazia, col sacrificio eucaristico ce l’applica.
99) S. Paolo dice che Gesù Cristo ha un sacerdozio eterno (Eb. 7. 24, 26, 27), e che ci ha ottenuto una redenzione  eterna (Eb. 9. 12), e che con un’unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati (Eb. 10. 14). S. Pietro aggiunge che Gesù Cristo è morto una volta per sempre per i nostri peccati (I Pet. 3. 18). Se è così; non è superfluo il sacrificio Eucaristico?
Non è superfluo, perché il sacrificio eucaristico non è sostanzialmente diverso dal
sacrificio   della  croce,  perché  vi  è  la  stessa  Vittima  e  lo  stesso  sacerdote principale,  varia solo il modo di offrirsi. I testi citati perciò conservano  tutto il loro valore, e si portano a sproposito contro la Messa; perchè la Messa è lo stesso sacrificio della croce fatto presente a noi. D’altra parte non esiste religione senza sacrificio  e sarebbe  inconcepibile  che  proprio  la vera  religione  fosse  senza  il sacrificio.
100) Se il sacrificio  della  croce ha un infinito  valore,  che necessità  c’è del sacrificio eucaristico?
Il sacrificio  eucaristico  non si compie per aggiungere qualche cosa al sacrificio
della croce, ma per derivarne e applicarne ai singoli uomini i meriti. Il sacrificio della  croce  è il sacrificio  per tutta  l’umanità;  diventa  il sacrificio  di ciascuno mediante la Messa.
101)  S.  Pietro  dice  che  i  cristiani  formano  il  sacerdozio  santo,  che  offre sacrifici spirituali (I Pet. 2. 5).
S. Pietro parla in figura, e il sacrificio metaforico delle buone opere non esclude
il vero e proprio sacrificio della Messa. Del resto nella Messa i fedeli si uniscono al sacrificio di Cristo.
LA LINGUA LATINA NELLA MESSA7
102) Perchè la Chiesa Romana adopera la lingua latina nella Messa? Il culto deve essere celebrato in lingua conosciuta; e S. Paolo certo riprova quelli che parlano in lingua strana (I Cor. 14. 9).
Il cu1to  deve  essere  celebrato  in lingua  conosciuta  da chi lo compie,  ma non
necessariamente  da chi vi assiste. Per questi bastano le traduzioni che si trovano in tutti i manuali. La Messa è essenzialmente  un’azione  a cui si assiste, non un complesso di preghiere che si ascoltano. La Chiesa adopera la lingua latina per la fissità delle formule liturgiche, essendo le lingue volgari in continua evoluzione; e per l’unità e conformità.  La lingua latina aggiunge al rito maestà e decoro. Il
7                     E’ comune credenza che la celebrazione della S. Messa in lingua latina sia stata proibita dal II Concilio Vaticano (1962-1965). Ciò non è vero, in quanto l’ultimo Concilio ha stabilito il principio esattamente opposto. La costituzione conciliare liturgica Sacrosanctum Concilium (Paragrafo 36) stabilisce infatti: “L’uso della lingua latina, salvo diritti particolari, sia conservato nei riti latini” (§ 36.1). Nei successivi commi, la Sacrosanctum Concilium ammette la possibilità di utilizzare anche le lingue nazionali: “Dato però che, sia nella Messa che nell’amministrazione dei sacramenti, sia in altre parti della liturgia, non di rado l’uso della lingua nazionale può riuscire di grande utilità per il popolo, si conceda alla lingua nazionale una parte più ampia, specialmente nelle letture e nelle monizioni, in alcune preghiere e canti, secondo le norme fissate per i singoli casi nei capitoli seguenti” (§ 36.2). “In base a queste norme, spetta alla competente autorità ecclesiastica territoriale […] decidere circa l’ammissione e l’estensione della lingua nazionale. Tali decisioni devono essere approvate ossia confermate dalla Sede Apostolica” (§ 36.3). “La traduzione del testo latino in lingua nazionale da usarsi nella liturgia deve essere approvata dalla competente autorità ecclesiastica territoriale di cui sopra” (§ 36.4).
In conformità a quanto stabilito del Concilio, il Codice di Diritto Canonico, al can. 928, stabilisce: “La celebrazione eucaristica venga compiuta in lingua latina o in altra lingua, purché i testi liturgici siano stati legittimamente approvati”. I libri liturgici ufficiali del Rito Romano vengono quindi a tutt’oggi pubblicati in latino (editio typica).
Come si vede, la lingua latina resta ancora al primo posto, come quella che la Chiesa preferisce in linea di principio, pur riconoscendo che la lingua nazionale può risultare utile per i fedeli.
Il papa Giovanni Paolo II ha ricordato che: “La Chiesa romana ha particolari obblighi verso il latino, la splendida lingua dell’antica Roma e deve manifestarli ogniqualvolta se ne presenti l’occasione” (Dominicae cenae, n. 10). L’attuale pontefice Benedetto XVI, oltre ad auspicare un maggior utilizzo della lingua tradizionale nella celebrazione liturgica, in particolare in occasione di celebrazioni che avvengono durante incontri internazionali, ha scritto: “Più in generale, chiedo che i futuri sacerdoti, fin dal tempo del seminario, siano preparati a comprendere e a celebrare la santa Messa in latino, nonché ad utilizzare testi latini e a eseguire il canto gregoriano; non si trascuri la possibilità che gli stessi fedeli siano educati a conoscere le più comuni preghiere in latino, come anche a cantare in gregoriano certe parti della
liturgia” (Sacramentum Caritatis, n. 62).
A seguito del Motu Proprio Summorum Pontificum di papa Benedetto XVI l’unico rito romano per la celebrazione della S. Messa può essere celebrato da qualsiasi sacerdote - senza autorizzazione del proprio vescovo - nella forma ordinaria (Messale di Paolo VI) o nella forma extra-ordinaria (Messale di Giovanni XXIII, rito c.d. “Tridentino”). Le considerazioni di cui alla presente nota relative alla preferenza per la lingua latina valgono per il rito ordinario o di
Paolo VI, in quanto il rito Tridentino può essere celebrato esclusivamente in latino e per lo stesso non esiste quindi neppure l’opzione della celebrazione in lingua locale.
rimprovero di S. Paolo è contro le stranezze della così detta glossolalia, e non ha niente da vedere col latino della Messa.

CONFESSIONE
103) Che fondamento ha la confessione nella S. Scrittura?
Gesù Cristo venne essenzialmente  al mondo per liberare gli uomini dal peccato (Matt. 1. 21. I Tim. 1. 15); e perciò fu salutato dal Battista come l’Agnello  che toglie il peccato del mondo (Giov. l. 29). Egli promise agli Apostoli il ministero del perdono: Tutto quello che legherete  sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo (Matt. 18. 18); e dopo aver offerto sulla croce il suo sangue come prezzo del nostro riscatto (I Pet. 2. 24), nel giorno della risurrezione conferì loro questo potere: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati,   saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati (Giov. 20. 22).
104) Ma qui non si parla di confessione.
Non c’è la parola, ma c’è l’equivalente.  Gesù Cristo istituì questo sacramento  a maniera di tribunale. Nel tribunale c’è il giudice, il reo, la causa, i testimoni. Gli apostoli sono costituiti  giudici delle coscienze;  il reo è il peccatore;  la causa è ogni  peccato  mortale.  Il peccato  è consumato  nelle  profondità  dell’anima  per opera  della  volontà  perversa,  e  i  testimoni  non  ci  possono  essere.  Allora  è necessario che il penitente li esponga con la confessione, perchè non si può dare sentenza sopra una causa sconosciuta.
105) Non si potrebbe dire che qui si parla del reciproco perdono delle offese? Questa interpretazione  è assurda perché non avrebbe senso, ed è sconosciuta  a tutta l’antichità  cristiana. Il Signore non parla solo della remissione  dei peccati, ma anche della possibilità di non rimetterli, il che suppone un giudizio.
106) L’apparizione  narrata  da S. Giovanni  (20.  19- 23) è sostanzialmente identica a quella narrata da S. Marco (16. 14-16) e da S. Luca (24. 36, 47). Ma in S. Luca le parole di Gesù sono rivolte anche ad altri che non erano apostoli (24. 33); e la remissione dei peccati di cui parla S. Luca è per via di predicazione:  Doveva essere predicata la penitenza e la remissione dei peccati (Lc. 24. 47). Dunque anche quella di cui parla S. Giovanni  deve intendersi così, e non già come confessione e assoluzione.
Se  l’apparizione  narrata  da  S.  Giovanni  è  sostanzialmente   identica  a  quella
narrata da S. Marco e da S. Luca,  non segue affatto che sia del tutto identica; anzi,  stando  ai  testi,  bisogna  escludere  questa  assoluta  identità,  perché  in  S. Giovanni si parla di dieci apostoli (oltre a Giuda, mancava Tommaso 20. 24); in S. Marco (16. 14) e in S. Luca (24. 33) si parla invece di undici. S. Giovanni nel
suo vangelo intende di completare quello che manca negli altri. S. Luca parla in generale della penitenza da predicarsi alle genti e della remissione dei peccati nel nome di Cristo, comprendendo  in questo sia la penitenza in ordine al battesimo, sia quella in ordine ai peccati commessi dopo il battesimo. S. Giovanni invece si ferma su di questa, e con le sue parole vuole insegnarci che Gesù Cristo conferì agli apostoli un vero e proprio potere sulle coscienze  umane. S. Giovanni ogni qualvolta parla di discepoli intende sempre gli Apostoli, e se qualche volta allude ad altri, si affretta a fare un’aggiunta per distinguerli dagli altri dodici: ad es. 6,
66-67; l9,38; 20,24. Gli evangelisti spesso raggruppano  in un solo episodio cose
avvenute in tempi e luoghi diversi come è verisimile che abbiano fatto in questo luogo S. Luca e S. Marco, riunendo  le apparizioni  avvenute  sia il giorno della risurrezione,  sia otto giorni dopo, oppure in altre circostanze  non specificate nei vangeli. Per questo diciamo  che la Scrittura non è l’unica regola di fede, e che essa deve essere interpretata nella luce della tradizione.
107) Ci sono altri luoghi della Scrittura dove si parla della confessione?
Alla confessione  alludono,  secondo  la testimonianza  di molti Padri,  i seguenti passi: Molti di quelli che avevano abbracciato  la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche di magia (Att. 19. l8). Non si tratta, come si vede di una confessione generica, ma specifica. Se confessiamo i nostri peccati, (Dio) è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (I Giov. 1. 9). Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri (Giac. 5. l6), vale a dire fedeli a sacerdoti,  perchè  l’uno all’altro  non vuoi dire sempre  “a vicenda”,  come ad esempio  in quest’altro  passo: Nel timore di Cristo, siate sottomessi  gli uni agli altri (Efes. 5. 21) cioè sudditi a superiori,  e non viceversa.  Del resto la frase è connessa  ai versetti  immediatamente  precedenti  in cui S. Giacomo  dice: Chi è malato chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui … E la preghiera fatta con fede salverà il malato … e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confessate perciò i vostri peccati gli uni [i malati NdR] agli altri [i presbiteri NdR] (Giac. 5. 14-16).
108) Non potrebbe intendersi tutto questo di confessione pubblica, generica, e non auricolare?
Certamente  nell’antica  disciplina  vigeva  pure  la  confessione  pubblica  per  gli
scandali  notori  e  per  l’apostasia:   ma  non  segue  che  non  ci  fosse  pure  la confessione  privata.  S. Paolo  dice:  Tutto  questo  però viene  da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione  (II Cor. 5. 18).
109) La confessione non fu istituita da Innocenzo III nel Concilio Latranense
IV, l’anno 1215?
Prima  di Innocenzo  III ci sono  innumerevoli  testimonianze  sulla  confessione. Questo  Papa  si limitò  a richiamare  e ad inculcare  nuovamente  l’obbligo  della Confessione e Comunione pasquale.

L’ESTREMA UNZIONE
110) Dove si parla dell’Estrema Unzione nella S. Scrittura?
Il sacramento dell’Estrema Unzione o Olio Santo è insinuato in queste parole del Vangelo:   (I  Discepoli)   partiti,   proclamarono   che   la  gente   si  convertisse, scacciavano molti demòni,  ungevano con olio molti infermi e li guarivano (Mc.
6. 12-13). Venne promulgato  da S. Giacomo  con queste parole:  Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso dei peccati, gli saranno perdonati (Giac.
5. 14-15). Questo sacramento è anche una specie di complemento della penitenza
o confessione. (Cfr. Billot, De Sacramentis, De Estrema Unctione).

L'ORDINE SACRO
111) Che cosa è l’Ordine Sacro?
E’ un sacramento istituito da Gesù Cristo, che non solo conferisce la grazia a chi lo  riceve,  ma  gli  dà  pure  uno  speciale  potere  per  compiere  le  azioni  sacre riguardanti  la S. Eucaristia  e gli altri sacramenti..  Si chiama  Ordine  perchè  vi sono  molti  gradi,  coi quali  si ha la gerarchia  o sacro  principato,  che pone  la distinzione tra pastori e fedeli.
112) S. Paolo dice che noi siamo una cosa sola in Cristo Gesù (Gal. 3. 28); e Gesù ammoniva i discepoli con queste parole: I re delle nazioni le governano e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori:  Voi però non fate  così  (Lc.  22.  25-26).  Dunque  nessuna  distinzione  può  esserci  tra  i cristiani.
Tutti siamo una Cosa sola in Gesù Cristo nell’unità  della fede e nella comune
speranza, ma non già nel potere. Gesù Cristo nel passo citato vuol raccomandare l’umiltà  e la dolcezza  a quelli  che governano  la Chiesa,  proponendo  se stesso come  modello;  non  già  lasciare  nell’anarchia  la sua  Chiesa;  tanto  è vero  che subito aggiunge: Chi tra è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve (Lc. 22. 26); Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire (Matt. 20. 28).
113) S. Pietro  dice: Voi invece  siete stirpe eletta,  sacerdozio  regale,  nazione santa, popolo che Dio si è acquistato (I Pet. 2. 9). Dunque tutti i cristiani sono sacerdoti.
S.  Pietro  non  dice  che  tutti  i cristiani  sono  sacerdoti,  ma  che  tutto  il popolo
cristiano,  preso  collettivamente,   e  perciò  unito  ai  suoi  pastori,  costituisce  il sacerdozio  santo.  S. Pietro  intende  parlare  di un sacerdozio  metaforico,  come metaforica è la regalità che attribuisce ai cristiani.

IL CELIBATO ECCLESIASTICO
114) Perché la Chiesa obbliga i suoi ministri alla castità perfetta?
Perchè  la castità  perfetta  ebbe le preferenze  di Gesù Cristo, fiore del campo e giglio  delle  convalli  (cfr.  Cant.  2. 1); fu consigliata  da lui  (Matt.  19. 10-12); praticata dagli Apostoli dopo che seguirono Gesù Cristo (Matt. 8. 14; 19. 27-29); consigliata da loro (I Cor. 7. 7). Non si può avere convenientemente  la paternità dello spirito, se non si rinunzia a quella carnale.
115)  S.  Paolo  dice:  Non  abbiamo  il  diritto  di  portare  con  noi  una  donna credente, come fanno anche gli altri Apostoli, e i fratelli del Signore e Cefa? (I Cor. 9. 5). Egli poi si rivolge ad una chiamandola fedele consorte (Filip. 4. 3). Dunque gli Apostoli anche dopo aver seguito Gesù Cristo avevano moglie.
Non si tratta di mogli, ma di sorelle nella fede, ossia di pie donne, che aiutavano gli Apostoli. Non ad una donna, ma ad un uomo si rivolge S. Paolo, perchè in greco c’è l’aggettivo maschile, e non si deve tradurre fedele consorte, ma fedele cooperatore o collaboratore.
116) S. Paolo dice che deve essere scelto a vescovo chi sia marito di una sola donna (I Tim. 3. 2); e ripete lo stesso pei preti (Tit. l. 6). Dunque i vescovi e i preti anticamente avevano moglie.
Secondo  l’interpretazione  dei Padri  e la tradizione  ecclesiastica,  S. Paolo  con
quelle parole vuole che siano esclusi dal ministero sacro i bigami, ancorché tali successivamente;  ma non si deduce affatto che i vescovi e i preti, dopo che erano stati ordinati,  potessero  aver rapporti ancora con le loro mogli. (Cfr. Winc. De Sacramentis, Tract. De Ord. N. 198).
117) S. Paolo dice che negli ultimi tempi vi saranno di quelli che vieteranno le nozze (I Tim. 4. 3). ed egli esorta a restar ciascun con la propria moglie..., perchè è meglio sposarsi che bruciare (I Cor. 7. 2, 9).
La  Chiesa  non  vieta  a  nessuno   le  nozze,   perchè  nessuno   è  obbligato   ad abbracciare lo stato ecclesiastico. Chi vuole liberamente entrarvi deve sottostare a questa  legge,  che risale ai primissimi  tempi della Chiesa.  La raccomandazione
dell’apostolo   è  rivolta  a  quelli  che  non  si  sentono  di  abbracciare   lo  stato sacerdotale, o di conservarsi casti.

IL MATRIMONIO
118) Dove si parla nella Sacra Scrittura del sacramento del matrimonio?
Vi  accenna  S.  Paolo  nella  lettera  agli  Efesini,  dove  paragona  il  matrimonio cristiano alle nozze che Cristo contrasse con la Chiesa: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande; io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! (Efes.
5. 32). Come l’unione di Gesù Cristo con la Chiesa avviene mediante la grazia, così mediante la grazia si contrae il vincolo tra l’uomo e la donna.
I DIECI COMANDAMENTI E LA LORO NUMERAZIONE

119) Quanti sono i comandamenti della legge di Dio?
I comandamenti  della  legge  di Dio  sono dieci.  Vi allude  almeno  due volte  la scrittura: (Mosè) scrisse sulle tavole le parole dell’Alleanza,  le DIECI PAROLE (Es. 34. 28). Vi annunciò la sua alleanza, che vi comandò di osservare,  cioè le DIECI PAROLE (Deut. 4. 13)
120) Qual è la divisione numerale dei comandamenti secondo la Scrittura? Nella  Scrittura  non esiste  nessuna  divisione  numerale  dei comandamenti  della Legge  di  Dio;  ma  essa  fu  fatta  dagli  interpreti,  secondo  il  proprio  criterio. L’enumerazione   data  sin  dalle  origini  della  Chiesa  cattolica  è  perfettamente rispondente al testo della Scrittura, e all’esigenza logica delle cose.
121) Perché dobbiamo osservare i dieci comandamenti?
Dobbiamo  osservare  i  dieci  comandamenti  non  perché  furono  promulgati  da Mosè  al  popolo  Israelitico  (Es.  20) ma  perché,  rivelati  da  Dio,  contengono  i dettami della legge di natura e perché furono confermati  e perfezionati  da Gesù Cristo.
IL CULTO DELLE IMMAGINI E DELLE RELIQUIE

122)   Perchè   la   Chiesa   Cattolica   ha   soppresso   dai   comandamenti   la proibizione  di  fare  immagini  e  sculture:  Non  ti  farai  idolo  né  immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra (Es. 20. 4)?
Perchè  era  una  proibizione   che  riguardava   solo  il  Popolo  ebreo  e  non  fu
confermata  da Gesù Cristo. Noi non siamo obbligati ad osservare la legge degli
Ebrei.
123) Perché era proibito agli Ebrei di fare immagini e sculture?
Non era proibito in modo assoluto (Dio non volle condannare le arti belle), tanto è vero che Mosè innalzò il serpente di bronzo nel deserto (Num. 21. 8-9; Giov. 3.
14); fece scolpire due Cherubini sull’Arca (Es. 25. 18); ed anche Salomone fece lo stesso nel tempio (I Re 6. 23); ma era una precauzione perchè quel popolo non cadesse  nell’idolatria.  Non si era ancora  incarnato  il Figlio  di Dio, né c’era la Madonna, né Santi nel cielo, essendo chiuso il paradiso (cfr. Lc. 16. 22; I Pet. 3.
19); ed il rappresentare Dio e gli Angeli, esseri puramente spirituali, era pericolosissimo.
124)  S.  Giovanni  non  scrive  anch’egli:  Figlioli,  guardatevi  dai  falsi  dei  (I Giov. 5. 21)?
S. Giovanni  vuol mettere  in guardia i cristiani  contro l’idolatria,  non contro la
venerazione delle immagini sacre.
125) Il venerare le immagini non è essa stessa un’idolatria?
Il venerare le immagini con culto assoluto è idolatria, non già con culto relativo, come si pratica nella Santa Chiesa Cattolica. Le immagini non sono venerate per se  stesse,  ma  per  quello  che  rappresentano.  Esse  sono  un  ottimo  mezzo  di istruzione religiosa e un eccitamento alla pietà.
126) Non è disdicevole  il culto delle reliquie:  ossa di morti, pezzi di stoffa, ecc.?
Il culto delle reliquie, come è praticato nella Chiesa Cattolica, è legittimo, perché
anch’esso è relativo, ossia è riferito alle persone cui appartennero, o come parti, o per ragione  di contatto.  E’  necessario  però  che  non  ci  sia  nessuna  indecenza morale. Il culto ai resti mortali dei Santi è anch’esso una professione di fede nella resurrezione  della  carne.  Dio  suole  operare  molti  miracoli  per  mezzo  delle reliquie, come l’Emorroissa  del Vangelo che guarì al tocco della veste di Gesù (Lc. 8. 44-45); e le fasce e gli asciugatoi  di S. Paolo servivano  a guarire molti
infermi (Att. 19. 11-12); e un morto risuscitò al contatto con le ossa di Eliseo (II Re 13. 20-21).
127) Questo culto tributato con cose materiali non è contrario alla parola di
Gesù, che dice doversi adorare Dio in spirito e verità (Giov. 4. 23)?
E’ perfettamente  conforme alla natura umana risalire dalle cose sensibili a Dio, tanto è vero che Gesù Cristo istituì i suoi sacramenti  con cose sensibili. Il testo apportato ne è una nuova conferma. Ed ecco il suo genuino significato. Con esso Gesù preannunzia  alla Samaritana la nuova economia della redenzione. I Giudei dicevano   che   era   necessario   adorare   Dio   nel   tempio   di  Gerusalemme;   i Samaritani  volevano  che si adorasse Dio sul monte Garizim.  Gesù Cristo disse che era venuto il tempo in cui Dio si adora in ogni luogo in spirito e verità. In spirito, in contrapposizione  al Culto giudaico, vero bensì ma carnale e simbolico, che al sopravvenire  della realtà doveva sparire; in verità, in contrapposizione  al culto samaritano, che era scismatico e perciò falso.
IL CULTO DEI SANTI

128) La S. Scrittura  proibisce  universalmente  il culto alle creature,  perchè Gesù  disse  al diavolo:  Sta scritto:  il Signore,  Dio  tuo, adorerai:  a Lui solo renderai culto (Matt. 4. 10). Perchè allora nella Chiesa Cattolica si pratica il culto alla Madonna e ai Santi?
La S. Scrittura proibisce il culto idolatrico e superstizioso delle creature, non già
qualsiasi culto. Si danno tre sorta di culto: l) di latria, ossia di adorazione vera e propria, e questo culto è esclusivamente riservato a Dio; 2) di dulia, che si tributa ai servi di Dio, ed è riservato ai Santi; 3} di iperdulia, al di sopra dei servi, che è riservato alla Madonna Ss.ma. Nella Chiesa Cattolica si adora soltanto Dio, e si venerano la Madonna e i Santi.
129) Non si dovrà dire che il culto reso ai Santi debba essere solo civile?
Il  culto  reso  ai Santi  non è solo  civile,  ma  anche  religioso,  perchè  i Santi  si venerano come amici e servi di Dio, e non già per le opere grandiose umane che per avventura abbiano fatto, o per altre doti naturali che avessero.
130) L’Angelo dell’Apocalisse disse a S. Giovanni che gli si era inginocchiato dinanzi per venerarlo:  Guardati bene dal farlo! Io sono servo con te e i tuoi fratelli,  che custodiscono  la testimonianza  di Gesù. E’ Dio che devi adorare (Apoc. 19. 10). Dunque questo culto è illecito.
Se  S.  Giovanni  volle  venerare  l’Angelo,  è  segno  che  era  una  cosa  legittima,
altrimenti  un  così  grande  apostolo  non  avrebbe  potuto  tentarlo.  L’Angelo  lo rifiutò,  non  perchè  questo  culto  fosse  illecito,  ma  per  rispetto  a  S.  Giovanni insignito della gloria dell’apostolato e del martirio, uguale certo nell’ufficio dell’Angelo nell’annunziare i segreti di Dio al mondo, forse anche superiore nella santità.
131)  S. Pietro  al Centurione  che gli si gettò  ai piedi  per  venerarlo  disse:
Alzati: anche io sono un uomo! (Att. 10. 25. 26).
Da S. Pietro la Chiesa ha imparato a non tributare alcun culto religioso a presunti Santi  vivi.  Le  parole  di  S.  Pietro  dimostrano  la  sua  umiltà;  ed  era  più  che conveniente  che in quella  circostanza  egli agisse  così, perchè  più risaltasse  la gloria di colui che annunziava, Cristo.

REFRIGERET.TIBI.DEUS.ET.CRISTUS ET.DOMINI.NOSTRI.ADEODATUS ET.FELIX
“Che ti diano refrigerio Iddio e Cristo ed i Martiri Adeodato e Felice”
Graffito - Cimitero di Commodilla
L’INVOCAZIONE DEI SANTI E LA MEDIAZIONE DI GESU’ CRISTO

132) Che cosa legittima l’invocazione degli Angeli e dei Santi?
Il favore che godono presso Dio e la volontà dello stesso Dio di glorificarli qui in terra. Se i vivi possono pregare per i vivi (Rom. 15. 30; Efes. 6. 19, ecc.) perché i Santi non potrebbero pregare per gli uomini pellegrini qui in terra?
133) Non è forse vero ciò che dice la Scrittura che i Santi si addormentano nel Signore (ad es. II Pet. 3.4)? Se dormono, come possono pregare per noi?
Si  tratta  di  espressioni   metaforiche   che  si  riferiscono   al  corpo.   Perciò   il
camposanto si chiama pure cimitero, che vuol dire dormitorio. Gesù non è morto per preparare un dormitorio alle anime! Al buon ladrone disse: Oggi con me sarai nel paradiso (Lc. 23. 43); S. Paolo desiderava di morire per star con Cristo (Filip.
1. 23).  Abramo  e il mendico  Lazzaro  certo  non dormivano  (Lc.  16. 22) e S. Giovanni udì le anime dei martiri gridare sotto l’altare (Apoc. 6. 10).
134) Come i Santi del cielo possono conoscere le nostre preghiere?
I Santi vedono Dio così come egli è in se stesso (I Giov. 3. 2); e nel Verbo di Dio vedono  tutte le cose che a loro si riferiscono,  e quindi anche le preghiere  che facciamo loro.
GESU’ MEDIATORE
135) Non è Gesù Cristo l’unico Mediatore presso Dio (I Tim. 2. 5; Ebr. 8. 6;
9. 15; 12. 24)? Se è così, come posiamo invocare anche la Madonna e i Santi? Gesù Cristo è certo l’unico Mediatore, e perciò la Chiesa termina per lo più le sue preghiere con queste parole: Per Cristo Nostro Signore. E’ mediatore chi unisce due estremi, e perciò solo Gesù Cristo Dio-Uomo può unire l’uomo con Dio. Non è lo stesso dire mediatore in senso stretto e intercessore. Il Mediatore unisce i due estremi  per  virtù  propria;  l’intercessore  fa  affidamento  sulla  misericordia  del supplicato.   L’intercessione   della  Madonna   e  dei  Santi  non  si  oppone  alla mediazione  di Gesù Cristo, ma ne è un’applicazione.  Infatti Gesù Cristo non è mediatore solo con la sua persona fisica, ma anche con tutto il suo corpo mistico, perchè   tutti   i   meriti   dei   Santi   provengono   dalla   grazia   di  Gesù   Cristo. L’intercessione della Madonna e dei Santi è di grande conforto al cuore e rianima la nostra speranza, quando per i nostri peccati ci sentiamo atterriti al pensiero di presentarci a Gesù Cristo nostro Giudice.
LA MADONNA

Madonna col Bambino - Catacombe di Priscilla - II-III sec. d. C.
136) Qual è il fondamento biblico del culto tributato a Maria SS.?
La Madonna è colei dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo (Mat. 1. 16); ella trovò grazia presso Dio (Lc. l. 30); l’Onnipotente operò in lei cose grandi (Lc. 1.
48-49); da Lei proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio
benedetto nei secoli (Rom. 9. 5).
137) Il culto tributato alla Madonna non è una sottrazione alla gloria dovuta a Gesù Cristo?
In nessun modo; ma è una glorificazione  di Gesù Cristo, perchè tutto quello che
si trova nella Madonna è un riflesso della gloria di Gesù Cristo.
138) Come si dimostra che la Madonna è stata concepita immacolata.
Questa è stata la fede della Chiesa in tutti i secoli cristiani, suffragata dalle testimonianze della S. Scrittura. Dopo il peccato di Adamo, Dio disse al serpente: Io porrò inimicizia  fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà  la testa (Gen. 3. 15). Questo vaticinio, secondo l’insegnamento  della Chiesa, non può riferirsi se non a Maria SS.ma. Infatti non ad Eva, che ebbe un colloquio  così  intimo  col  diavolo;  né  a  qualsiasi  altra  donna.  Se  dunque  la Madonna  ha inimicizie  perpetue col diavolo, non può mai essere stata soggetta alla colpa. La stessa verità è confermata da altri passi della Scrittura.
139) Il pronome “questa”, secondo l’originale ebraico si riferisce alla discendenza della donna; quindi a Gesù Cristo e non a Maria.
Anche se si volesse riferire alla discendenza di Maria, rimane sempre vero che tra
la donna vaticinata e il demonio c’è assoluto contrasto.
140) Come si salva l'universalità  della redenzione di Gesù Cristo col dogma dell’Immacolata?
Anche  la  Madonna  è  stata  redenta  da  Gesù  Cristo,  ma  con  una  redenzione
preventiva,  perchè  in vista dei meriti  del futuro  Redentore  fu preservata  dalla comune maledizione.
141) Perché crediamo alla perpetua verginità della Madonna?
Perchè  questa  verità  è affermata  nelle  Sacre  Scritture  e da tutta  la  tradizione cristiana; e l’onore del Verbo incarnato esigeva che la sua madre fosse adorna di questo  privilegio.  Ella  è  preannunziata  dal  vaticinio  di  Isaia,  riportato  da  S. Matteo,  come  la  vergine  per  antonomasia:  Ecco  LA  VERGINE  concepirà  e partorirà un figlio (Is. 7. 14 e Matt. 1. 23). Nel greco c’è l’articolo determinativo. Ella concepisce  e partorisce  in quanto vergine.  Quindi Maria SS.ma fu vergine prima del parto, nel parto, dopo il parto.
142)  Come  si  spiegano  le  parole  dell’Evangelista:  Prima  che  andassero  a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo (Matt. 1. 18)?
La particella prima che significa anche senza che, come pure in italiano: Tizio è
morto  prima  di  svegliarsi.  Del  resto,  vivere  insieme,  anche  nel  testo  greco, significa coabitazione e non necessariamente  unione maritale.
143) Come si spiega il testo evangelico: (Giuseppe) non conobbe (la sua sposa) sino a quando partorì (Matt. 1. 25)? Dunque dopo la conobbe maritalmente. Per nulla affatto. La particella sino a quando non sempre significa mutamento di azione   per  il  tempo   avvenire,   che  anzi   esprime   un  tempo   indeterminato, indefinito. Così S. Paolo dice: Conviene che (Cristo) regni, sino a quando abbia messo tutti i nemici sotto i piedi (I Cor. 15. 25). Ne segue forse che dopo non regni? Anche noi diciamo: Figliuoli, state buoni sino a quando torno. Dovranno dopo essere cattivi?

144) Come si spiega il passo evangelico: (Maria) partorì il suo figliuolo primogenito (Lc. 2. 7)?
PRIMOGENITO  non si oppone ad UNIGENITO, ma ai nati dopo. Così S. Paolo
dice: (Dio) Padre allorché introduce  il PRIMOGENITO  nel mondo ecc. (Eb. 1.
6). Ora è certo che Dio non ha un secondogenito.  Primogenito  presso gli Ebrei era un termine legale e onorifico. Onorifico per i privilegi di cui godeva; legale per le prescrizioni  rituali (Es. 12. 24; Lc. 2. 22). Come Gesù Cristo è chiamato primogenito  tra molti  fratelli  (Rom.  8. 29) per la divina  adorazione  che a noi concede, così è primogenito  riguardo a Maria, perchè ha costituito la Madre sua madre nostra (Giov. 19. 25-27).
145) Nel Vangelo si parla più volte dei FRATELLI. DI GESU’, e se ne danno i nomi (Matt. 13. 55; 12. 47); e si accenna genericamente anche a delle sorelle (Mc. 6. 3). Anche S. Paolo chiamò  Giacomo  FRATELLO  DEL SIGNORE (Gal.  1.  19).  Come  si  concilia   questo   con  la  perpetua   verginità   della Madonna?
Nel Vangelo  però non si parla mai di figli di Maria; solo Gesù è chiamato  IL
figlio di Maria (Mc. 6. 3) (con l’articolo determinativo).  Fratello nel linguaggio biblico  può  avere  quattro  significati:  Fratelli  per  natura,  come  S. Pietro  e S. Andrea; fratelli per stirpe e nazione, come tutti gli israeliti si chiamavano fratelli; fratelli per affetto o per fede, come tutti i cristiani si chiamano fratelli; fratelli per cognazione, tutti i parenti e consanguinei. In quest’ultimo significato devono intendersi tutti i fratelli di Gesù. Ce ne sono moltissimi esempi nella S. Scrittura: Giacobbe, nipote di Labano, è chiamato suo fratello (Gen. 29. 10-15; 31. 23-27); Abramo  chiama  fratello  il  nipote  Lot  (Gen.  11.  31;  13.  8);  Booz,  parente  di Elimè1ec (Ruth 2. l), chiama questo col nome di fratello (Ruth 4. 3); i nipoti di Acazia, figli dei fratelli di Acazia sono chiamati fratelli di Acazia (II Re 10. 13-
14) - S. Giacomo  il Minore era figlio di Maria moglie di Cleofa o Alfeo (Matt.
10. 3), la quale era sorella, ossia cugina di Maria SS.ma Madre di Gesù (Giov.
19. 25). - Se per assurdo Maria SS.ma avesse avuto altri figli, Gesù non l’avrebbe affidata morendo a S. Giovanni (Giov. 19. 26-27).
146) Perché diciamo che Maria SS.ma è Madre di Dio?
Perché ella è Madre di Gesù vero Dio e vero uomo, e Madre di Dio è chiamata equivalentemente  nella  S.  Scrittura.  S. Elisabetta,  ispirata  dallo  Spirito  Santo, disse: A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? (Lc. 1. 43). S. Paolo dice che Cristo viene (dai Giudei) secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli (Rom. 9. 5). S. Gabriele disse alla Madonna: colui che nascerà (da te) sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio (Lc. l. 35).
147) Come si può chiamare la Madonna Madre di Dio, se non ha generato la divinità?
Il termine di ogni generazione non è la natura, ma la persona secondo una determinata natura. La Madonna è Madre di Dio perchè ha generato una persona divina secondo la natura umana. Infatti: Gesù Cristo è Dio; Gesù Cristo ha per Madre Maria; dunque Dio ha per Madre Maria. - Anche la madre nostra non ha generato la nostra anima, che è creata da Dio, eppure è la madre nostra. Appunto perchè  la  Madonna  non  ha  generato  la  divinità  non  può  chiamarsi   madre dell’Eterno Padre e dello Spirito Santo.
148) Come s’interpreta il gesto di Gesù, che a chi gli diceva che la madre e i fratelli lo cercavano, rispose mostrando i discepoli: Ecco mia Madre e i miei fratelli! Perchè chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre (Matt. 12. 49-50)? E similmente  alla donna che gridò: Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato! rispose: Beati piuttosto  coloro che ascoltano  la parola di Dio e la osservano  (Lc. 11.
27)?
Gesù volle disingannare i Giudei che si gloriavano della cognazione carnale con Abramo, per accampare non si sa quali diritti al regno di Dio. Ma Gesù dice che non  basta   la  cognazione   carnale,   come   non  sarebbe   bastata   neppure   alla Madonna,  se non vi avesse congiunta  la cognazione  dello spirito col far tesoro della parola di Dio. Per doppio titolo dunque Maria è Madre di Gesù: perchè lo concepì  nel suo  grembo  intemerato  per opera  di Spirito  Santo,  e perchè  fece sempre la volontà di Dio. Come pure per doppio titolo è beata: perchè lo concepì e lo nutrì col suo seno; e perchè custodì sempre la parola di Dio nel suo cuore (Lc. 2. 19, 51).
149) Come s’intende la risposta che diede Gesù alla Madonna alle nozze di
Cana: Donna, che vuoi da me (Giov. 2. 4)?
Queste parole possono interpretarsi  così: Non mi costringere,  o Signora, perchè non  è  venuta  l’ora  mia.  Oppure:  Perchè  mi  fai  questo  discorso?  Quando  un ossesso fu esorcizzato da Gesù Cristo, i diavoli gridarono: Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? (Lc. 4. 34); e volevano dire: Non ci costringere a lasciare quest’uomo. La parola DONNA è di dignità, come presso noi SIGNORA. Per giudicare di una risposta, specialmente quando è data in forma ellittica, bisogna conoscere l’indole di una lingua, le circostanze in cui viene pronunziata, e il tono della voce con cui viene detta. Certo nella risposta di Gesù alla Madre è da escludere ogni mancanza di rispetto. Egli che era venuto a insegnare il rispetto verso i propri genitori, non poteva mancare di rispetto alla Madre. Sta il fatto che Gesù allora fece comunque ciò che la Madre gli chiedeva, compiendo il miracolo.
150) Perché diciamo che la Madonna è dispensatrice di tutte le grazie?
Perché  è logico  supporre  che Dio nel distribuirci  le grazie successive  segua la stessa  via  che tenne  nel darci  la prima  grazia.  La  prima  grazia,  il Redentore,
l’abbiamo  avuta per mezzo di Maria; l’applicazione  della redenzione  l’abbiamo pure per mezzo di Maria. Questo è insinuato nel santo Vangelo, perché la prima grazia  nell’ordine  spirituale,  la  santificazione  del  Battista,  fu  concessa  per  il tramite della Madonna (Lc. 1. 44); la prima grazia nell’ordine temporale, la mutazione  dell’acqua  in vino alle  nozze di Cana,  fu concessa  pure per mezzo della  Madonna  (Giov.  cap.  2). E’ cosa  pia dunque  il credere  che ogni  grazia, nell’ordine  spirituale  e nell’ordine  temporale,  Dio ce la conceda  per mezzo  di Maria SS.ma.
151) Che cosa ci insegna il dogma dell’Assunzione di Maria SS.ma?
Il dogma dell’Assunzione  di Maria SS.ma insegna che Maria SS.ma al termine della sua vita terrena fu glorificata in corpo ed anima nel cielo. La definizione di questo dogma prescinde  dalla morte e risurrezione  della Madonna,  a proposito delle   quali   la   Chiesa   non   si   è   espressa,   ed   afferma   unicamente   la   sua glorificazione in corpo ed anima nel cielo.
152) Su che cosa si basa questa verità?
Questa verità si basa sulla divina rivelazione conservata nel deposito della divina tradizione e delle Sacre Scritture.
153) Come veniamo a conoscere questa divina rivelazione?
Conosciamo  questa  divina  rivelazione  dal  consenso  unanime  della  Chiesa,  la quale non può sbagliare universalmente per la promessa di Gesù Cristo: Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Matt. 28. 20). Ora, è un fatto che la Chiesa sin dai tempi più remoti ha creduto universalmente  in questa verità, come ne fanno fede gli stessi scismatici orientali.
154) Da che cosa appare questo consenso unanime della Chiesa nella verità dell’Assunzione?
Questo  consenso  appare:  a) dalle domande  dell’Episcopato  alla S. Sede per la
definizione  di questo dogma,  e dalla risposta  positiva  che lo stesso  episcopato diede al Sommo  Pontefice  Pio XII quando  questi lo interpellò  in proposito;  b) dalla pratica della Chiesa, la quale da tempi antichissimi  celebra questa festa, e dai documenti liturgici; c) dalle testimonianze  esplicite di alcuni Padri, senza che mai nessuno ne abbia parlato contro.
155) Nelle Sacre Scritture  si parla mai dell’Assunzione  di Maria SS.ma al cielo?
Nelle Sacre Scritture  non si parla in modo esplicito  dell' Assunzione  di Maria
SS.ma  al  cielo;  ma  questa  verità  ha  però  come  ultimo  fondamento  la  Sacra Scrittura,  come  dice  Pio  XII  nella  Costituzione  dogmatica  Munificentissimus Deus.
156) In qual punto della S. Scrittura  si trova il fondamento  di questa fede nell' Assunzione?
Le  testimonianze  più  cospicue  sono  nella  Sacra  Genesi,  in  quel  tratto  che  si
chiama protoevangelo, perchè vi è preannunziata la redenzione (Gen. 3. 15); e nel
Vangelo di S. Luca, nel saluto dell' Angelo a1la Madonna (Lc. 1. 28).
157) Come si prova dal protoevangelo l’Assunzione di Maria SS.?
Nel protoevangelo  viene preannunziata  la comune inimicizia  e la comune piena vittoria del Redentore e della sua benedetta Madre strettissimamente  unita a Lui sul  demonio   seduttore   e  sulle  conseguenze   di  questa  seduzione:   Io  porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe. Ora le conseguenze della  seduzione  sono  il  peccato  (originale  e personale),  e  la  morte.  La  piena vittoria deve essere dunque per la Madre, come per il Figlio vittoria sul peccato e sulla  morte:  sul  peccato  nell’Immacolata  Concezione;  sulla  morte nell’Assunzione corporea.
158)  Come  si prova  l’Assunzione  di Maria  SS.ma  dal  saluto  dell’Angelo: Rallegrati,  piena  di grazia,  il  Signore  è  con  te  (Lc.  1.  28)  e  dal  saluto  di Elisabetta: Benedetta tu fra le donne (Lc. 1.42)
La Madonna  è la Piena di grazia  per antonomasia;  l’ultima  conseguenza  della
grazia  di  Gesù  Cristo  è  il  trionfo  sulla  morte  e  la  glorificazione  del  corpo. Dunque questa non potè mancare a Maria SS.ma che fu redenta con redenzione speciale, associata in tutto al Figlio divino.
La Madonna è la Benedetta tra tutte le donne. Questa benedizione si contrappone alla maledizione caduta sui progenitori dopo il peccato. Quindi: a) benedizione di pienezza   di   grazia   di   fronte   alla   maledizione   intrinseca   del   peccato;   b) benedizione di fecondità verginale di fronte alla maledizione dei dolori del parto; c) benedizione di anticipata glorificazione  del corpo di fronte alla corruzione del sepolcro. La Madonna quindi, associata al Figlio, riporta con lui questa triplice vittoria:  sul  peccato  nell’Immacolata   Concezione;   sulla  concupiscenza   nella verginale maternità; sulla morte nell’assunzione corporea.
159)  Quali   altre   ragioni   supportano   la  fede  nella  gloriosa   assunzione corporea di Maria SS.ma?
a)  La  sua  divina  maternità:  la  carne  di Gesù  è carne  di Maria.  E’  assurdo  il
pensare che Colei che aveva generato secondo la carne l’Autore stesso della vita fosse preda della corruzione del sepolcro.
b) La sua perfettissima  verginità.  Se Gesù  nell’uscire  dal suo seno ne rispettò l’integrità  verginale,  molto  più  non  dovette  permettere  che  quel  corpo  fosse disfatto dalla morte.
c) L'amore filiale di Gesù verso la Madre. Questo esigeva che Gesù onorasse la
Madre e l’associasse a sè nel suo trionfo.
d) L'assunzione di Maria SS.ma appare come il necessario complemento della sua Immacolata Concezione, della sua incomparabile verginità, della sua divina maternità. Nell’opera di Dio non ci può essere una frattura, ed apparirebbe rotto il disegno divino, se la Madonna non fosse stata glorificata col suo corpo.
160) Ci sono altri indizi dell’Assunzione corporea di Maria SS.ma?
Un indizio  dell’Assunzione  corporea  di Maria  SS.ma  si ha  nel  fatto  che  mai attraverso i secoli si parlò di reliquie appartenenti  al suo corpo. La devozione al Cuore Immacolato di Maria sarebbe inconcepibile, se ella non fosse stata assunta col corpo in cielo.
161) Che differenza passa tra l’Ascensione  di Gesù Cristo e l’Assunzione  di
Maria SS.ma?
L'ascensione  di Gesù Cristo  al cielo  avvenne  per virtù propria;  l'assunzione  di
Maria SS. avvenne per la virtù di Gesù Cristo.
IL PURGATORIO

162) Qual’è il fondamento biblico del dogma del Purgatorio?
Al Purgatorio  si accenna  nel Libro II dei Maccabei  (12. 43-45), dove si legge: (Giuda Maccabeo) fatta una colletta, con tanto a testo, per circa duemila dracme d’argento,  le  inviò  a  Gerusalemme  perchè  fosse  offerto  un  sacrificio  per  il peccato   (di  quei  morti),  compiendo   così  un’azione  molto  buona  e  nobile, suggerita  dal pensiero  della risurrezione...  Perciò  egli fece offrire il sacrificio espiatorio  per i morti,  perché  fossero  assolti  dal peccato.  Questo  libro  non è accettato dai protestanti come Scrittura; ma esso è un libro ispirato e contiene la parola dì Dio, come gli altri. Dato e non concesso, che questo libro non abbia una divina autorità,  avrà almeno  un’autorità  storica, che ci fa conoscere  qual’era la fede dell’antica  sinagoga.  Questa fede certo non fu condannata  da Gesù Cristo nel Vangelo.
Ma anche nello stesso Vangelo si accenna al Purgatorio: A chi parlerà contro il Figlio dell’uomo, sarà perdonato; ma a chi parlerà contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato, né in questo mondo, né in quello futuro (Matt. 12. 32). Ci sono dunque dei peccati che sono rimessi, quanto alla pena, s’intende, nell’altra vita. Nel paradiso non ci sono peccati (Apoc. 21. 27); nell’inferno non c’è redenzione (Matt.   25.  46);  dunque   deve  esserci   un  luogo  medio,   dove  si  dà  questa remissione, e questo è il Purgatorio.
Anche in S. Paolo i Padri della Chiesa trovano l’accenno al Purgatorio in queste
parole: Nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno [il giorno del Signore] che si manifesterà  col fuoco, e il fuoco proverà  la qualità dell'opera  di ciascuno. Se l’opera che uno costruì sul fondamento  resisterà,  costui ne riceverà  una ricompensa;  ma se l’opera  finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso  il fuoco. (I Cor.  3. 11-15)  S.  Paolo  qui  allude  a  quei  predicatori  che  predicavano  Cristo facendosi però anche belli dell’umana eloquenza. Da ciò egli prende occasione di dire che tutti quelli che stabiliscono il fondamento della vita spirituale sopra Gesù Cristo,  saranno  salvati;  ma  chi  alle  buone  opere  dell’oro,  dell’argento  e delle pietre preziose aggiunge anche il legno, il fieno e la paglia dei difetti, nel giorno del Signore è salvato attraverso  il fuoco, che mostrerà le opere di ciascuno. Per questo  fuoco  non si può intendere  che il fuoco  dell’altra  vita, perchè  il fuoco delle  tribolazioni  di questa  vita  è comune  ai  buoni  e ai  cattivi.  Neppure  può intendersi il fuoco eterno dell’inferno, perchè chi cade in esso non può essere più salvato. Deve dunque intendersi un fuoco purificatore temporaneo.  Il giorno del Signore qui s’intende il giorno del giudizio particolare di ciascuno.
I SUFFRAGI PER I DEFUNTI E LE INDULGENZE

163) Come possiamo noi aiutare le anime del Purgatorio?
Possiamo aiutare le anime del Purgatorio col santo sacrificio della Messa, con le nostre opere espiatorie e con le sante indulgenze. Se i sacrifici dell’antico popolo erano giovevoli  alle anime dei defunti per il riferimento  al sacrificio  di Cristo, quanto più efficace sarà lo stesso sacrificio di Cristo! Con la Messa si offrono le infinite  soddisfazioni  di Gesù  Cristo  in  compenso  delle  pene  che  dovrebbero sopportare  le anime del Purgatorio.  Similmente  le nostre opere espiatorie  sono offerte in sostituzione del debito che hanno con la divina giustizia. Al medesimo modo sono applicate le indulgenze.
164) Che cosa sono le indulgenze, secondo la dottrina della Chiesa? L’indulgenza  è la remissione della pena temporale che rimane a subirsi dopo la remissione   della   colpa;   remissione   accordata   fuori   del   sacramento   della penitenza,  per l’applicazione  dei meriti  di Gesù Cristo  e dei Santi,  ai vivi per modo di assoluzione,  ai defunti per modo di suffragio (Codice di Dir. Can. 992-
994).
165) Le indulgenze non rimettono direttamente i peccati?
Per  nulla  affatto.  I peccati  sono  rimessi  esclusivamente  dal  battesimo  e dalla confessione   o  dalla   contrizione   perfetta,   quando   manchi   la  possibilità   di confessarsi.  Con l’indulgenza  si ottiene solo la remissione  della pena temporale ad essi dovuta.
166) In che modo avviene questa remissione?
Questa  remissione  si ottiene  per l’applicazione  dei meriti di Gesù Cristo  e dei Santi, i quali meriti costituiscono il tesoro della Chiesa. Assolutamente parlando, bastano e sovrabbondano  gli infiniti meriti di Gesù Cristo; ma nelle indulgenze entrano  pure  le  soddisfazioni   della  Vergine  SS.ma  e  dei  Santi  per  quella comunione di beni che esiste tra i membri di uno stesso corpo mistico.
167)  Come  si  dimostra   questo   potere   che  ha  la  Chiesa   di  concedere indulgenze?
Si dimostra con ciò che disse Gesù Cristo a S. Pietro prima, e poi a S. Pietro con
gli  altri  Apostoli,  che  sarebbe  stato  sciolto  nel  cielo  ciò  che  essi  avrebbero sciolto in terra (Matt. 16. 19; 18. 18). Ora non solo la colpa, ma anche la pena ad essa dovuta è un ostacolo per entrare nel cielo: Non uscirai (dal carcere) finché non avrai  pagato  fino all’ultimo  spicciolo  (Matt.  5. 26). S. Paolo  fece  uso di questo potere col peccatore di Corinto, che prima aveva consegnato  a Satana, e
poi, per intercessione dei fedeli, liberò dalla pena inflittagli (I Cor. 5. 4-5; II. Cor.
2. 10-11)8.


PRIVATA.DULCIS IN.REFRIGERIO ET.IN.PACE
“O dolce Privata, che tu sia nel refrigerio e nella pace”
Iscrizione nel Cimitero di Priscilla
GLI ERETICI

168) Chi sono gli eretici secondo la Scrittura?
Sono l’uomo  nemico  che semina  la zizzania  nel campo  del Signore  (Matt. 13.
28); sono simili ai pagani e ai pubblicani perchè non ascoltano la Chiesa (Matt.
18. 17); sono falsi profeti (I Giov. 4. l); lupi sotto peli di agnelli (Matt. 7. 15); maestri bugiardi che introducono  sètte perverse (II Pet. 2. l); uomini empii che mutano in lussuria la grazia del nostro Dio (Iuda, v. 4).
169) Come dobbiamo comportarci con gli eretici?
Dobbiamo  pregare  intensamente  per  loro,  perchè  Dio  li converta  e riconduca all’ovile  di  Gesù  Cristo;  ma  dobbiamo  evitare  la  loro  conversazione;  e  non accettare mai libri, e neppure la Bibbia, perchè mutilata e talvolta falsificata.
L’uomo  eretico,  dopo  la  prima  e  seconda  correzione,  sfuggilo,  sapendo  che questo tale si è pervertito (Tit. 3. 10). Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento,  non  ricevetelo  in  casa  e  non  salutatelo,  perché  chi  lo  saluta partecipa  alle sue opere malvagie  (II, Giov. 10-11). Se qualcuno  vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! (Gal. 1. 9).











8                     (Cfr. Wirceburgenses, De Sacramentis, Tom. V.. De lndulgentiis, c. VI. a. 2).

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