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venerdì 11 maggio 2012

DERIVA MODERNISTA DELLA FSPX?


Monsignor Marcel Lefebvre: "Se non accettate la dottrina dei vostri predecessori è inutile di parlare. Finche non avrete accettato di riformare il Concilio considerando la dottrina di questi Papi che vi hanno preceduto nessun dialogo è possibile. E’ inutile. Cosi le posizioni sono più chiare". Con i colloqui e il successivo preambolo si è agito come diceva Lefebvre?...

Questa è la chiara posizione di Marcel Lefebvre

Fideliter n°66 Setembre Ottobre 1988
Riguardo alla ripresa dei contatti con Roma. Porrò la questione sul piano dottrinale:"Siete d'accordo con le grandi encicliche dei Papi che vi hanno preceduto? Siete d'accordo con "Quanta Cura" di Pio IX, "Immortale Dei" e "Libertas" di Leone XIII, "Pascendi" di San Pio X, "Quas primas" di Pio XI, "Humani Generis" di Pio XII. Accettate ancora il giuramento antimodernista? Siete ancora per il Regno Sociale di NSGC? Se non accettate la dottrina dei vostri predecessori è inutile di parlare. Finche non avrete accettato di riformare il Concilio considerando la dottrina di questi Papi che vi hanno preceduto nessun dialogo è possibile. E’ inutile. Cosi le posizioni sono più chiare. (Conferenza tenuta al ritiro sacerdotale a Econe il 4 settembre 1987 "Sous la Banniere" n.133 ottobre 2007 p.4)
"Bisogna tenere, assolutamente tenere, tenere ad ogni costo. E adesso vengo a quello che senza dubbio vi interessa; ma io dico: Roma ha perso la fede, cari amici, Roma è nell'apostasia. Queste non sono parole, non sono parole (sparate) in aria che vi dico, è la verità! Roma è nell'apostasia. Non si può più dare fiducia a questa gente. Hanno abbandonato la Chiesa, abbandonano la Chiesa, e sicuro, sicuro, sicuro. L'ho riassunto al cardinale Ratzinger in poche parole, perche diciamo che è difficile di riassumere tutta questa situazione; ma gli ho detto: "Eminenza, veda, anche se Voi ci accordaste un vescovo, anche se Voi ci accordaste una certa autonomia rispetto ai vescovi, anche se Voi ci accordaste tutta la liturgia del 1962, se ci accordaste di continuare i seminari della Fraternità, come lo stiamo facendo ora, noi non possiamo collaborare, e impossibile, impossibile, perche lavoriamo in due direzioni diametralmente opposte: Voi lavorate alla decristianizzazione della società, della persona umana e della Chiesa e noi invece lavoriamo alla cristianizzazione. Ecco che non ci si può capire.
Allora gli ho detto: Per noi il Cristo è tutto; Nostro Signore Gesù Cristo è tutto è la nostra vita: La Chiesa è Nostro Signore Gesù Cristo, è la Sua sposa mistica. Il sacerdote è un altro Cristo; la sua Messa è il Sacrificio di Gesù Cristo è il trionfo di Gesù Cristo attraverso la croce. Il nostro seminario: vi si impara ad amare il Cristo, e si è tesi verso il regno di Nostro Signore Gesù Cristo: Ecco quello che siamo. E Voi, voi fatte il contrario. Voi mi avete appena detto che la società non deve essere cristiana, non può essere cristiana; che sarebbe contro la natura della società (di essere cristiana)!

Volevate appena adesso provarmi che Nostro Signore Gesù Cristo non può e non deve regnare nella società! Voi volete provare che la coscienza umana e libera di fronte a NSGC! ­"Bisogna lasciare loro la libertà e uno spazio vitale autonomo" come dite voi. Questa e la decristianizzazione. Ebbene noi invece siamo per la cristianizzazione. Ecco che non ci si può capire. Ed e questo, vi assicuro, e questo il riassunto. Non si può seguire quella gente la. La divinità di NSGC è contro l'ecumenismo e la libertà religiosa e l'apostasia. Non credono più nella divinità di NSGC che deve regnare. Perche? Perche questo va contro l'ecumenismo. Ecco. Questo va contro l'ecumenismo e la libertà religiosa.
La libertà religiosa e l'ecumenismo si toccano sono la stessa cosa. Perche se la società e cristiana, se Nostro Signore regna sulla società allora come potrà stare bene con gli ebrei con i protestanti con i musulmani con i buddisti, ecc? Non si potrà più fare dell'ecumenismo, non sarà più possibile. Allora nascondiamo la croce di Gesù Cristo, nascondiamo NSGC, non parliamo più di NSGC nella società, la società multireligiosa pluralista,ecc. No, questo non e possibile, non e possibile! Ugualmente per la personalità umana libera, è vero, viene scristianizzata anche essa. Essa deve credere, non è libera, deve credere, altrimenti è condannata. E NS che l'ha detto. E’ vero o non è vero? Allora se deve credere non è più libera. ­La libertà di coscienza, lo spazio sociale autonomo per tutti i sentimenti religiosi e le idee religiose che l'uomo può concepire nella sua coscienza: Vi chiedo un po. Evidentemente dietro tutto questo vi e la moralità che segue. Non ci sono solo le idee; dietro le idee c'e evidentemente lo spazio sociale autonomo? Fino all'ordine pubblico si è liberi, la società non c'entra.- E’ inconcepibile, inconcepibile.
Queste cose me le ha dette il 14 luglio per voler provare che lo Stato non dovrebbe avere religione. E che questo corrisponderebbe alla natura dello Stato. Allora gli ho detto:"Ma insomma, ci sono quindici secoli della Chiesa che vanno al contrario di quello che Voi dite. Insomma, Eminenza!
Comunque. E le unzioni dei re e dei principi, che cosa erano? Era la supplica la domanda rivolta a Dio di dare loro la fede cattolica, dare loro la forza di mantenere la fede cattolica nel loro paese, di diffondere il costume cristiano, le virtù cristiane, di difendere la Chiesa contro i suoi nemici,ecc.
Era questa l'unzione dei re. Gli si dava la spada, perche? Per difendere la cristianità contro i nemici della fede: Ah ma questo era un periodo singolare e anomalo. Questo poi... non e male. E’ anomalo. Noi (Ratzinger) ci rifacciamo al Vangelo. Rifarsi al vangelo, vi domando un pò, è facile a dire. E' assolutamente falso. Come se San Paolo non avesse detto:"oportet illum regnare" Deve regnare Tutto” e per il regno di NSGC nel vangelo, vediamo. Insomma comunque! O allora non c'e più vangelo.
Allora come volete che ci si possa fidare di questa gente. Non e più possibile.

Vediamo ora chi dei quattro Vescovi della Fraternità è fedele a questa posizione...
Come al solito i vari Blog cosidetti "Tradizionali" hanno pubblicato, con tanto di traduzione la risposta di Monsignor Fellay alla lettera che gli altri tre vescovi della Fraternità San Pio X gli avevano scritto il 7 Aprile 2012, noi per completezza di informazione le pubblichiamo tutte e due.Subito sotto si può leggere, per prima, la lettera che Monsignor Wiliamson, Monsignor de Gallarreta e Monsignor de Mallerais hanno scritto a Monsignor Fellay per esortarlo a non cedere alle lusinghe Vaticane in quanto la situazione dottrinaria della chiesa, dai tempi di Monsignor Lefebvre, non è assolutamente cambiata. (Un grazie vivissimo a Matteo Luini che ci ha tradotto la lettera dei tre vescovi)


LETTERA AL CONSIGLIO GENERALE DELLA FRATERNITA' S. PIO X

7 Aprile 2012

Signor il Superiore Generale,

Signor il Primo Assistente

Signor il Secondo Assistente

Da più mesi, come molti sanno, il Consiglio generale della FSSPX considera seriamente delle proposte romane in vista di un accordo partico, dato che le discussioni dottrinali dal 2009 al 2011 hanno provato che un accordo dottrinale è impossibile con la Roma attuale. Con questa lettera i tre vescovi della Fraternità San Pio X che non fanno parte del Consiglio dottrinale vorrebbero far sapere l'unanimità della loro opposizione formale a ogni accordo possibile.

Sicuramente, da entrambi i lati dela divisione attuale fra la chiesa conciliare e la FSSPX molti desiderano che l'unità cattolica si ricomponga. Onore a costoro, da una parte e dall'altra. Ma la realtà che domina tutto, e alla quale tutti questi desideri sinceri devono cedere, è che dopo il vaticano II le autorità ufficiali della Chiesa si sono separate dalla verità cattolica, e oggi si mostrano determinate come sempre a restare fedeli alle pratiche ed alle dottrine Conciliari. Le discussioni romane, il “preambolo conciliare” ed Assisi III ne sono esempi lampanti.

Il problema posto ai Cattolici dal Concilio Vaticano II è profondo. In una conferenza che sembra essere stata l'ultimo testamento dottrinale di mons. Lefebvre, data a dei preti della sua Fraternità ad Econe sei mesi prima della sua morte, dopo aver brevemente riassunto la storia del cattolciesimo liberale uscente dalla Rivoluzione francese ha ricordato come i Papi abbiano sempre combattuto questo tentativo di riconciliazione fra la Chiesa ed il mondo moderno, e ha dichiarato che il combattimento della Fraternità contro il Vaticano II è esattamente lo stesso combattimento. Ha concluso:

“Più si analizzano i documenti del Concilio vaticano II e la loro interpretazione data dalle autorità della Chiesa, più ci si rende conto che non si tratta né di errori superficiali né di qualche errore particolare come l'ecumenismo, la libertà religiosa, la collegialità, ma piuttosto di una perversione totale dello spirito, di tutta una nuova filosofia basata sul soggettivismo... e' molto grave! Una perversione totale! E' davvero deprimente...”

Ora, il pensiero di Benedetto XVI è, a tal riguardo, migliore di quello di Giovanni Paolo II? Basta leggere lo studio di uno di noi tre su La fede al pericolo della ragione per rendersi conto che il pensiero del Papa attuale è ugualmente impregnato di soggettivismo. C'è la fantasia soggettivistica dell'uomo al posto della realtà oggettiva di Dio. E' tutta la religione moderna sottomessa al mondo moderno. Come si può credere che un accordo pratico metta a posto tale problema?

Ma, ci si dirà, Benedetto XVI è veramente benevolo verso la Fraternità e la sua dottrina. In quanto soggettivista può benissimo esserlo, perchè i liberali soggettivisti possono tranquillamente tollerare anche la verità, ma non se essa rifiuta di tollerare l'errore. Ci accetteranno entro il quadro del pluralismo relativista e dialettico, a condizione di restare entro la “piena comunione” in rapporto all'autorità e verso le altre “realtà ecclesiali”. Ecco perchè le autorità romane possono tollerare che la Fraternità continui ad insegnare la dottrina cattolica, ma non potrebbero mai approvare che essa condanni la dottrina conciliare. Ecco perchè un accordo semplicemente pratico farebbe tacere progressivamente, da parte della Fraternità, ogni critica al Concilio ed alla nuova messa. Cessando di attacare queste vittorie, che sono le più importanti di tutta la Rivoluzione, la povera Fraternità cesserà necessariamente di opporsi all'apostasia universale della nostra disgraziata epoca ed essa stessa affonderà in un pantano. In ultima istanza, chi ci garantirà di rimanere come siamo e ci proteggerà dalla Curia romana e dai vescovi? Il Papa Benedetto XVI?

Si fa un bel negare, ma un tale slittamento è inevitabile. Non si vedono già nella Fraternità dei sintomi di questa diminuzione nella confessione della fede? Oggigiorno, purtroppo, è il contrario che sarebbe “anormale”. Poco prima delle consacrazioni del 1988, quando molte brave persone insistettero presso mons. Lefebvre affinchè facesse un accordo pratico con Roma in modo da aprire un grande campo di apostolato, disse il suo pensiero ai quattro consecrandi: “un grande campo d'apostolato potrà essere, ma nell'ambigiutà, e seguendo due direzioni opposte alla fede, il che avrebbe finito per farci impurtridire.” Come obbedire e continuare a predicare tutta la verità? Come fare un accordo senza che la Fraternità “marcisca” nella contraddizione?

Un anno più tardi, Roma sembrò fare dei gesti di vera benevolenza verso la Tradizione, ma monsignor Lefebvre continuò a rifiutare. Aveva paura che non si trattasse che di “manovre per separare da noi il più gran numero di fedeli possibile. Ecco la prospettiva nella quale sembrano cedere ogni giorno un po' di più ed allo stesso tempo andare molto lontano. Noi dobbimo convincere la nostra gente che non si tratta che di una manovra, che è pericoloso metterci nelle mani dei vescovi conciliari e della Roma modernista. E' il più grande pericolo che ci minaccia. Se noi lottiamo per 20 anni per resistere agli errori conciliari, non è per metterci ora nelle mani di quelli che professano tali errori.” Al seguito di mons. Lefebvre, il compito della Fraternità è, più che denunciare gli errori chiamandoli col loro nome, di opporsi alle autorità che li diffondono. Come potrebbe conciliare un accordo e questa resistenza alle autorità pubbliche, fra le quali il Papa? E dopo aver lottato per 40 anni, la Fraternità dovrà adesso mettersi nelle mani dei modernisti e liberali dei quali abbiamo constatato la pertinacia?

Monsignore, padri, vogliate fare attenzione, conducete la Fraternità ad un punto al quale non potrà più invertire il cammino, ad una profonda divisione senza ritorno, e se voi arriverete ad un accordo, a delle possenti forze distruttrici che non sopporterà. Se fino ad oggi i vescovi della Fraternità l'hanno protetta, è precisamente perchè monsignor Lefebvre ha rifiutato un accordo pratico. Dato che la situazione non è sostanzialmente cambiata dato che la condizione emessa dal Capitolo del 2006 non si è minimamente realizzata (cambiamento dottrinale di Roma che permetterebbe un accordo pratico), ascoltate ancora il vostro Fondatore. Ha avuto ragione per 25 anni. Ha ragione ancora oggi. In suo nome, vi scongiuriamo: non impegnate la Fraternità in un accordo puramente pratico.

Con i nostri saluti più cordiali e fraterni, in Cristo e Maria

Mgr. Alfonso de Gallareta

Mgr. Bernard Tissier de Mallerais

Mgr. Richard Williamson

Qui sotto si può leggere la risposta di Monsignor Fellay, tradotta..


Eccellenze,
la vostra lettera collettiva indirizzata ai membri del Consiglio generale ha coinvolto tutta la nostra attenzione. Vi ringraziamo per la vostra sollecitudine e la vostra carità.
Permettetemi a mia volta nello stesso intento di carità e giustizia di farvi le osservazioni seguenti.
Innanzitutto la lettera menziona la gravità della crisi che scuote la Chiesa e analizza con precisione gli errori che pullulano nell'ambiente. Ma la descrizione contiene due difetti rispetto alla realtà della Chiesa: manca di soprannaturale e nel contempo manca di realismo.(questa e buona, secondo Fellay ben tre Vescovi avrebbero mancanza di soprannaturale e di realismo)
Manca di soprannaturale. Leggendovi, ci si domanda seriamente se voi credete ancora che la Chiesa visibile la cui sede è a Roma è la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo, una Chiesa certo sfigurata in modo orribile a planta pedis usque ad verticem capitis, ma una Chiesa che ha comunque ancora come capo Nostro Signore Gesù Cristo. Si ha l'impressione che siete talmente scandalizzati che non accettate più che ciò può ancora essere vero. Per voi Benedetto XVI è ancora papa legittimo? Se lo è, Gesù Cristo può ancora parlare attraverso la sua bocca? Se il Papa esprime un volontà legittima nei nostri confronti, che è buona, che non dà un ordine contro i comandamenti di Dio, abbiamo il diritto di trascurare, di rimandare indietro questa volontà? E altrimenti su quale principio vi basate per agire in quel modo? Non credete che se il Nostro Signore ci comanda, darà anche i mezzi di continuare la nostra opera? Ebbene il Papa ci ha fatto sapere che la preoccupazione di regolare la nostra situazione per il bene della Chiesa era al cuore stesso del suo pontificato, e anche che sapeva che sarebbe più facile per lui e per noi di lasciare la situazione così come è adesso. Dunque è una volontà decisa e giusta quella che esprime.
Con l'atteggiamento che preconizzate, non c'è più posto né per i Gedeoni né per i David, né per tutti coloro che contano sul soccorso del Signore. Ci rimproverate di essere ingenui e di aver paura, ma è la vostra visione della Chiesa che è troppo umana e anche fatalista; vi vedete i pericoli, i complotti, le difficoltà, non vedete più l'assistenza della grazia e dello Spirito Santo.
Se si vuole accettare che la divina Provvidenza conduce gli affari degli uomini, lasciando loro la libertà, bisogna allora accettare che i gesti di questi ultimi anni in nostro favore sono sotto la sua guida. Ora indicano una linea, non completamente diritta, ma chiaramente in favore della Tradizione. Perché improvvisamente questa linea cesserebbe, mentre facciamo tutto per conservare la nostra fedeltà e accompagniamo i nostri sforzi con una preghiera non comune? Il buon Dio ci abbandonerebbe nel momento più cruciale? Ciò non ha molto senso. Soprattutto non cerchiamo di imporgli una nostra qualsiasi volontà propria, ma cerchiamo di scrutare attraverso gli eventi ciò che Dio Vuole, essendo disposti a tutto, come Lui vorrà.
Nel contempo manca di realismo sia per quel che riguarda l'intensità degli errori che la loro ampiezza.
Intensità: nella Fraternità si sta facendo degli errori del Concilio delle super-eresie, diventa come il male assoluto, peggio di tutto, allo stesso modo in cui i liberali hanno dogmatizzato questo concilio pastorale. I mali sono già abbastanza drammatici senza che li si esageri ancor di più (cf. Roberto de Mattei, Una storia mai scritta, pag.22; Mons, Gherardini, Un discorso da fare, p.53, ecc). Non c'è più nessuna distinzione. Mentre Mons. Lefebvre ha fatto più volte le distinzioni necessarie a proposito del liberale.(1) Questa assenza di distinzione conduce uno o l'altro di voi a un indurimento "assoluto". Ciò è grave perché questo ingigantimento degli errori non è più nella realtà e sfocerà logicamente nel futuro in un vero scisma. E probabilmente questo è uno degli argomenti che mi spinge a non più tardare a rispondere alle istanze romane.
Ampiezza: da una parte si attribuiscono alle autorità presenti tutti gli errori e tutti i mali che si trovano nella Chiesa trascurando il fatto che esse cercano almeno in parte di liberarsi dei più gravi (la condanna della "ermeneutica della rottura" denuncia degli errori ben reali). D'altra parte si pretende che TUTTI siano radicati in questa pertinacia (« tutti modernisti», …. «tutti marci»). Ora ciò è manifestamente falso. Una grande maggioranza è trascinata nel movimento, ma non tutti.
(Chissè se Fellay ha letto questo chiaro discorso Papale che fà comprendere appieno che questi modernisti non hanno nessuna intenzione di tornare alla vera Tradizione della Chiesa, o forse si è scordato l'indizione dell'anno della fede conciliare indetto dal pontefice modernista Brenedetto XVI):

"Come sapete, il prossimo mese di ottobre si celebra il cinquantesimo anniversario dell'inizio del concilio Vaticano II, la cui Dichiarazione Nostrae Aetate continua a essere la base e la guida dei nostri sforzi per promuovere maggiore comprensione, rispetto e cooperazione tra le nostre due comunità.
Questa Dichiarazione non solo assunse una netta posizione contro ogni forma di antisemitismo, ma gettò anche le basi per una nuova valorizzazione teologica del rapporto della Chiesa con l'ebraismo, e mostrò la sua fiducia nel fatto che l'apprezzamento dell'eredità spirituale condivisa da ebrei e cristiani avrebbe portato a una comprensione e a una stima reciproca sempre più grandi (n. 4)".
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Al punto cruciale tra tutti della questione, quello della possibilità di sopravvivere nelle condizioni di un riconoscimento della Fraternità da parte di Roma, noi non arriviamo alla stessa vostra conclusione.

Che si noti di passaggio che NOI NON ABBIAMO CERCATO un accordo pratico. Ciò è falso. Non abbiamo rifiutato a priori, come voi chiedevate, di considerare l'offerta del Papa, Per il bene comune della Fraternità, noi preferivamo di gran lunga la soluzione attuale di statu quo intermedio, ma chiaramente, Roma non lo tollera più.
Ratzinger con gli eretici fondatori della setta Neocatecumenale...

In sé, la soluzione proposta della Prelatura personale non è una trappola. Ciò che emerge innanzitutto da ciò che la situazione presenta nell'aprile del 2012 è ben diverso da quella del 1988. Pretendere che nulla sia cambiato è un errore storico. Gli stessi mali fanno soffrire la Chiesa, le conseguenze sono ancora più gravi e manifeste di allora; ma nello stesso tempo si può constatare un cambiamento di atteggiamento nella Chiesa, aiutato dai gesti ed atti di Benedetto XVI nei confronti della Tradizione. (questa è la barzelletta del 2012, potremmo fare un copioso elenco di fatti pubblici che dimostranoi che dal 1988 la situazione dottrinaria della Chiesa ex cattolica si è incancrenita, sopra ho messo uno di questi cancri dottrinari) Questo nuovo movimento, nato almeno una decina d'anni fa, va rafforzandosi. Esso tocca un buon numero (ancora una minoranza) di preti giovani, di seminaristi e anche già un piccolo numero di vescovi giovani che si distinguono nettamente dai loro predecessori, che si esprimono le loro simpatie e il loro sostegno, ma che sono ancora piuttosto messi a tacere dalla linea dominante della gerarchia a favore del Vaticano II. Questa gerarchia sta perdendo slancio. (per buttarsi da una rupe in mezzo al mare) Ciò è obiettivo e mostra che non è più illusorio considerare un combattimento «intra muros», della durata e della difficoltà del quale siamo consapevoli. Ho potuto constatare a Roma come il discorso sulle glorie del Vaticano II che ci si va ripetendo continuamente, se è ancora sulla bocca di molti, tuttavia non è più in tutte le teste. Sono sempre meno coloro che ci credono.

Questa situazione concreta, con la soluzione canonica proposta, è ben diversa da quella del 1988. E quando paragoniamo gli argomenti che Mons. Lefebvre portava avanti all'epoca, concludiamo che egli non avrebbe esitato ad accettare ciò che ci è proposto. Non perdiamo il senso della Chiesa, che era così forte nel nostro venerato fondatore. (forse gli ha parlato dalla tomba, ma per favore)

La storia della Chiesa mostra che la guarigione dei mali che la colpiscono abitualmente avviene gradualmente, lentamente. E quando un problema è finito, ce n'è un altro che comincia.... oportet haereses esse. Pretendere di attendere che tutto sia risolto per arrivare a ciò che chiamate un accordo pratico non è realista. E' molto probabile vedendo come si sviluppano le cose che la fine di questa crisi richiederà ancora decine d'anni. Ma rifiutare di lavorare sul campo perché ancora ci si trova dell'erba cattiva, che rischia di soffocare, di mettere a tacere l'erba buona trova curiosamente una lezione biblica: è Nostro Signore stesso che ci fa comprendere con la sua parabola dell'operaio che avrà sempre, sotto una forma o l'altra dell'erba cattiva da strappare e da combattere nella sua Chiesa...

Non potete immaginare quanto in questi ultimi mesi il vostro atteggiamento - ben diverso per ciascuno di voi - è stato duro per me. Esso ha impedito al superiore generale di comunicarvi e rendervi partecipi di queste grandi preoccupazioni, alle quali egli vi avrebbe associato così volentieri, se non si fosse trovato di fronte ad una incomprensione così forte e passionale. Quanto avrebbe desiderato poter contare su di voi, sui vostri consigli per sostenere questo passaggio così delicato della nostra storia. (appunto gli hanno scritto la lettera da noi sopracitata) È una prova grande, forse la più grande di tutta la sua funzione. Il nostro venerato Fondatore ha dato ai vescovi della Fraternità una carica e dei doveri precisi. Egli ha mostrato che il principio che nella nostra società fa unità è il superiore generale. Ma già da un certo tempo, voi tentate, ciascuno in maniera diversa, di imporgli il vostro punto di vista persino sotto forma di minacce e perfino pubblicamente. Questa dialettica tra verità/fede e autorità è contraria allo spirito sacerdotale. Almeno egli avrebbe sperato che cercaste di comprendere gli argomenti che lo spingono ad aire come ha agito in questi ultimi anni, secondo la volontà della divina provvidenza.
Noi preghiamo per ciascuno di voi, perché in questo combattimento ben lungi dall'essere terminato ci ritroviamo tutti insieme, per la più grande gloria di Dio e per l'amore della nostra cara Fraternità. Si degni il Nostro Signore risorto e la Nostra Signora di proteggervi e benedirvi.
Bernard Fellay
Niklaus Pfluger
Alain-Marc Nély
_______________________________
1. «Non è perché un Papa è liberale che non esiste, (…). Dobbiamo restare su una linea salda e non smarrirci nel corso delle difficoltà che viviamo. Si sarebbe tentati appunto, di soluzioni estreme, e di dire: "No, no, il papa non è solamente liberale, il Papa è eretico! Il Papa è forse probabilmente più che eretico, dunque non c'è un Papa!" Ciò non è esatto. Non è perché qualcuno è liberale , che è necessariamente eretico e che per conseguenza è fuori dalla Chiesa. Bisogna saper fare le distinzioni necessarie. Questo è molto importante per restare in una via sicura, per restare nella Chiesa. Se no, dove andremmo? Non c'è più un Papa, non ci sono più cardinali, perché se il Papa non fosse Papa, quando ha nominato i cardinali, questi cardinali non possono più nominare un Papa perché non sono cardinali. E allora? È un Angelo del cielo che ci porterà un Papa? È assurdo! E non è solamente assurdo, è pericoloso! Perché allora saremo condotti, forse, a delle soluzioni che sono veramente scismatiche» (Conferenza a Angers 1980). vedere anche Fideliter n°57, p.17 sui limiti da conservare

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