Eleison comments CCXLI: Benedict's ecumenism -
I
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard WilliamsonVescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio
X
25 febbraio 2012
Pubblichiamo
il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla trasformazione
della comprensione che la Chiesa ha di se stessa e al ruolo svolto in questo da
Benedetto XVI. Parte prima.
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 L'ecumenismo di Benedetto - I
Pochi anni fa, in Germania, è apparso
uno studio prezioso sull’ecumenismo conciliare, scritto da un certo Dr. Wolfgang
Schüler. In “Benedetto XVI e
l’auto-comprensione della Chiesa cattolica” egli sostiene che
l’ecumenismo sorto dal Vaticano II ha trasformato la comprensione che la Chiesa
ha di se stessa, e con una serie di citazioni testuali, egli prova che Joseph
Ratzinger, come prete, Cardinale e Papa, ha promosso in maniera consistente
questa trasformazione, dal Concilio fino ad oggi. Né può vergognarsi di averlo
fatto.
In ordine logico – ci vorrà più di un “Commenti Eleison” – vedremo
qual è la visione che la vera Chiesa ha di se stessa, e quindi, con l’aiuto del
Dr. Schüler, come questa sia cambiata a partire dal Concilio e come Benedetto
XVI abbia promosso in modo consistente tale cambiamento. Infine trarremo le
conclusioni che ne emergono per i cattolici che desiderano mantenere la vera
fede.
La vera Chiesa cattolica ha sempre considerato se stessa come un
tutto organico, una società unica, santa, cattolica e apostolica, composta da
esseri umani uniti dalla Fede, dai sacramenti e dalla gerarchia romana. Questa
Chiesa è talmente una che nessuna parte può staccarsi o andar via da essa senza
cessare di essere cattolica (Cf. Gv XV,
4-6). Per esempio, quella Fede che è l’elemento primario del credente cattolico
non può essere considerata in maniera frammentaria, ma dev’essere assunta o
tutt’intera (almeno implicitamene) o niente. Questo perché è per l’autorità di
Dio, che ha rivelato gli articoli della Fede cattolica, che io credo in essi,
tale che se non credo in uno solo di tutti questi dogmi non faccio altro che
rigettare la Sua autorità, così che anche continuando a credere in tutti gli
altri dogmi il mio credo non poggerà più sull’autorità di Dio, ma solo sulla mia
scelta.
Infatti, la parola “eretico” deriva dal greco hairein, “scegliere”, perché il credo di un
eretico è ormai una sua mera scelta, egli ha perso la virtù soprannaturale della
fede, così che se rifiuta anche un solo dogma di Fede, egli non è più cattolico.
Una famosa frase di Agostino recita: “in molto
sei con me, in poco non lo sei, ma per quel poco che non lo sei, quel tanto che
lo sei non ti è di alcuna utilità”
Ad esempio, un protestante può
credere in Dio, può anche credere nella divinità dell’uomo Gesù di Nazareth, ma
se non crede nella Presenza Reale di Dio, in Corpo, Anima e Divinità, sotto le
specie del pane e del vino dopo la consacrazione della Messa, egli ha un
concetto profondamente diverso e manchevole dell’amore di Gesù Cristo e del Dio
in cui crede. Si può dire quindi che un vero protestante e un vero cattolico
credono nello stesso Dio? Il Vaticano II dice che si può e costruisce il suo
ecumenismo sulla base di presunte credenze più o meno condivise tra i cattolici
e tutti i non cattolici. Al contrario, il Dr. Schüler, con una serie di
confronti, illustra che ciò che pur appartenendo a due credi diversi può
sembrare una stessa credenza, non lo è affatto. Ecco un esempio: le molecole di
ossigeno mescolate all’azoto
sono sempre le medesime come quando sono composte coll’idrogeno, ma vi è una
bella differenza nei due casi: nell’uno è l’aria che respiriamo (O + 4N),
nell’altro è l’acqua che beviamo (H2O)! Continuate a seguire.
Kyrie
eleison.
Londra,
Inghilterra
febbraio 2012
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Eleison comments CCXLVII: Benedict's ecumenism - II
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard WilliamsonVescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio
X
7 aprile 2012
Pubblichiamo
il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla trasformazione
della comprensione che la Chiesa ha di se stessa e al ruolo svolto in questo da
Benedetto XVI. Parte seconda.
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 L'ecumenismo di Benedetto
- II
Come
qualsiasi disputa relativa alle terribili ambiguità del Vaticano II, ciò che il
Dott. Wolfgang Schüler presenta nel suo libro del 2008 su “Benedetto XVI
e l’auto-comprensione della Chiesa cattolica”, potrebbe richiedere lunghi
articoli accademici a sostegno o a confutazione. Tuttavia, il suo argomento
principale è abbastanza chiaro e vale la pena presentarlo ai lettori di
“Commenti Eleison”, per aiutarli a vederci chiaro in mezzo a tanta confusione. A
questo scopo, i confronti hanno i loro inconvenienti, ma aiutano.
Un
insieme può essere composto di parti in due modi diversi: come un albero vivo o
come una pila di monete. O il tutto è primario e le parti sono secondarie, come
per l’albero, o le parti sono primarie e il tutto è secondario, come per una
pila di monete. L’insieme dell’albero è primario perché le parti, come i rami,
possono essere tagliate, ma l’albero continua a vivere la sua vita da albero
sviluppando nuovi rami, mentre quelli tagliati perdono la loro vita e diventano
qualcosa di molto diverso, come un ceppo o una sedia. Al contrario, ogni moneta
separata dalla pila di monete rimane esattamente ciò che era prima nella pila
stessa, e se dalla pila si togliessero abbastanza monete, sarebbe solo la pila a
venire meno.
Ora, la Chiesa cattolica, presa nel suo insieme, è più come
l’albero o come la pila di monete? La Chiesa cattolica è quella particolare
comunione di esseri umani che sono uniti in società da tre cose: la Fede, i
sacramenti e la gerarchia. A tutt’e tre la vita è data da Dio stesso. La Fede è
una virtù soprannaturale dell’intelletto che solo Dio può dare. I sacramenti si
servono di elementi materiali come l’acqua e l’olio, ma ciò che li rende
sacramenti è la grazia soprannaturale che essi veicolano e che può venire solo
da Dio. Parimenti, la gerarchia è costituita da esseri umani naturali, ma se
essi non fossero guidati da Dio, non potrebbero mai riuscire da soli a condurre
le anime in Cielo.
Ne consegue che la Chiesa cattolica è molto più simile
a un albero vivo che a una pila di monete, fossero perfino d’oro. Al pari,
infatti, di ogni organismo vivente che ha in sé un principio vitale che gli dà
l’esistenza e l’unità, la Chiesa cattolica ha al suo interno primariamente Dio
stesso e secondariamente la sua gerarchia, che le danno l’esistenza e l’unità.
Quando quella che era una parte della Chiesa si stacca dalla gerarchia con lo
scisma o dalla fede con l’eresia, essa cessa di essere cattolica e diventa
qualcos’altro, come gli scismatici Ortodossi o gli eretici Protestanti. Certo, i
credenti ortodossi possono aver mantenuto sacramenti validi, ma dal momento che
non sono più uniti col Vicario di Cristo a Roma, nessuno sano di mente li chiama
cattolici.
Ma ecco che è arrivato il Vaticano II, che ha cambiato la
visione della Chiesa, da quella, per così dire, di un albero o di una vite
(Nostro Signore stesso fa il paragone in Gv 15, 1-6), in quella di una pila di
monete d’oro. Partendo dal desiderio di aprire la Chiesa al mondo moderno, gli
uomini di Chiesa conciliari hanno cominciato con lo sfumare i confini della
Chiesa (LG 8). Questo ha permesso loro di far finta che vi siano elementi della
Chiesa cattolica fuori dai confini visibili della Chiesa cattolica (UR 3), come
fossero monete separate dalla pila. E dal momento che una moneta d’oro rimane
una moneta d’oro, ecco che essi possono ulteriormente far finta (UR 3) che
quelli che erano elementi di salvezza all’interno della Chiesa cattolica
rimangano tali anche fuori di essa. Da qui la naturale conclusione a cui
giungono innumerevoli anime, che non c’è più bisogno di essere cattolici per
andare in Cielo. Questo è il disastro dell’ecumenismo
conciliare.
Dobbiamo presentare questi testi del Vaticano II in maniera
un po’ più dettagliata, prima di passare agli sforzi di Benedetto XVI tesi a
conciliare l’ecumenismo che divide la Chiesa con la dottrina cattolica che la
unifica.
Kyrie
eleison.
Londra,
Inghilterra
aprile 2012
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Eleison comments CCIL: Benedict's ecumenism - III
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard WilliamsonVescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio
X
21 aprile 2012
Pubblichiamo
il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla trasformazione
della comprensione che la Chiesa ha di se stessa e al ruolo svolto in questo da
Benedetto XVI. Parte terza.
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 L'ecumenismo di Benedetto - III
In questi “Commenti”, due settimane fa
promettemmo di esaminare tre citazioni dal Vaticano II che hanno fatto tanto per
dissolvere la Chiesa di Gesù Cristo, che è la Chiesa cattolica. Una settimana fa
abbiamo segnalato come i testi del Vaticano II siano ambigui, così che possono
sempre essere visti come se in essi non vi fosse nulla di errato, allorché solo
uno dei due loro possibili significati è innocente, mentre l’altro significato è
mortale per la Chiesa cattolica, come hanno dimostrato gli ultimi 40
anni.
La prima citazione è tratta da Lumen gentium 8, eccola: “l'unica Chiesa di
Cristo… in questo mondo costituita e organizzata come società, sussiste nella
Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione
con lui”. Ora, che cosa significa qui la parola “sussiste”? L’ambiguità sta nel
fatto che può significare sia che la Chiesa di Cristo esiste principalmente
e solo nella Chiesa Cattolica
Romana, che è quanto la Chiesa ha sempre insegnato fino al Vaticano II, sia che
la Chiesa di Cristo esiste principalmente ma non solo nella Chiesa Cattolica,
nel qual caso la Chiesa di Cristo esisterebbe in parte fuori dalla Chiesa
Cattolica. Questo apre la porta all’ecumenismo conciliare, che demolisce la
pretesa dogmatica della Chiesa Cattolica di essere l’esclusiva arca di salvezza:
“Extra Ecclesiam nulla salus”
Il problema qui è che è parimenti un dogma
il fatto che la Chiesa è una. In ogni Messa domenicale noi ascoltiamo o cantiamo
che crediamo in “una, santa, cattolica ed apostolica Chiesa”. E allora, come può
la Chiesa di Cristo essere suddivisa in più comunità più o meno chiese? Se la
Chiesa è una, non può essere molteplice. Se è molteplice non può essere una. Nel
suo libro Benedetto XVI e l’auto-comprensione
della Chiesa cattolica, il Dott. Wolfgang Schüler fornisce una serie di
citazioni di Joseph Ratzinger per mostrare come egli, da teologo giovane, abbia
promosso entusiasticamente la demolizione dell’esclusività della Chiesa
Cattolica, ma da Cardinale e Papa si batta per mantenere anche l’unità della
stessa Chiesa.
La seconda citazione è tratta da Unitatis Redintegratio 3: “tra gli elementi o
beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni,
anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della
Chiesa cattolica”. Ora, l’evidente significato di queste parole è che, come
delle monete d’oro possono comporre una pila o possono anche trovarsi fuori
dalla pila, così elementi della Chiesa elencati dal Concilio fra altri, come
“fede, speranza, carità e altri doni dello Spirito Santo”, possono considerarsi
esistenti anche fuori dalla Chiesa Cattolica. Ma Nostro Signore dice che i
tralci tagliati via dalla sua vite, seccano e muoiono (Gv XV, 6). E qual è questa vite se non la Sua
Chiesa?
La terza citazione tratteggia la logica conclusione, un po’ più
avanti lo stesso documento (UR 3) afferma: “queste Chiese e comunità separate
[dalla Chiesa cattolica], quantunque crediamo abbiano delle carenze, nel mistero
della salvezza non son affatto spoglie di significato e di valore. Lo Spirito di
Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse come di strumenti di salvezza”. Ma
Mons. Lefebvre diceva: “Nessuna comunità che sia separata dalla Chiesa Cattolica
può godere del sostegno dello Spirito Santo, dal momento che la sua separazione
costituisce una resistenza allo Spirito Santo. Egli può operare solo
direttamente sulle anime e può usare direttamente solo mezzi che non mostrano
alcun segno di separazione”.
Il Vaticano II ha essenzialmente frainteso
la Chiesa. Vedremo la prossima volta, con l’aiuto del Dott. Schüler, come
Benedetto XVI abbia insieme frenato e accentuato tale fraintendimento.
Kyrie eleison.
Londra,
Inghilterra
aprile 2012
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Eleison comments CCLI: Benedict's ecumenism - IV
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard WilliamsonVescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio
X
5 maggio 2012
Pubblichiamo
il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla trasformazione
della comprensione che la Chiesa ha di se stessa e al ruolo svolto in questo da
Benedetto XVI. Parte quarta.
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 L'ecumenismo di Benedetto - IV
La Chiesa cattolica ha sempre
insegnato di essere l’unica sola vera Chiesa di Gesù Cristo, tale che se anche
venisse abbandonata dalla massa dei credenti, come accadrà alla fine del mondo
(cfr. Luca XVIII, 8), essa non
perderebbe la sua unità. San Cipriano dice che l’unità della Chiesa scaturisce
dalla sua divina fondazione e viene consolidata dai celesti sacramenti, e “non
può essere fatta a pezzi dalla forza di volontà avversa”. Le anime possono venir
meno e separarsi da essa, ma la Chiesa che lasciano permane una. In questa
ottica, “unità della Chiesa” può solo significare che le anime ritornano una ad
una nell’unica vera Chiesa.
Non è questa la visione della Chiesa che ha
il Vaticano II. Dicendo (Lumen Gentium 8) che la Chiesa di Cristo “sussiste
nella” Chiesa cattolica, il Concilio ha spalancato la porta alla distinzione fra
le due, e alla pretesa che la “vera” Chiesa di Cristo sia più ampia della
“ristretta” Chiesa cattolica. In questa ottica, vi sarebbero dei pezzi della
vera Chiesa di Cristo sparsi fuori dalla Chiesa cattolica, con la conseguenza
che “unità della Chiesa” significherebbe mettere nuovamente insieme questi
pezzi, senza che i singoli si siano convertiti uno ad uno. Era certamente questa
la visione del brillante giovane teologo del Concilio, don Joseph Ratzinger,
come dimostrano le sue stupefacenti parole espresse poco dopo il Concilio e
citate con tanto di riferimenti dal Dr. Schüler nel suo Benedetto XVI e l’auto-comprensione della Chiesa
cattolica, pp. 17-19. Un breve riassunto mette in luce la
deviazione:-
Laddove c’è il Vescovo, la Mensa e la Parola di Dio, lì è la
“chiesa”. Questa reale ampia comunione cristiana, nel corso dei secoli è stata
gravemente ridotta dalla centralizzazione romana, che ha spinto i protestanti a
rompere con Roma. Le differenze dottrinali avrebbero dovuto essere tollerate.
Così che l’ecumenismo di ritorno dev’essere sostituito con l’ecumenismo della
coesistenza. Le chiese devono sostituire la Chiesa. I cattolici devono aprirsi.
La conversione dev’essere relativa solo all’individuo che lo desidera. Gli
errori protestanti sono, virtualmente, diritti protestanti.
Ma dov’è la
fede in tutto questo parlare di Chiesa e di chiese? O la dottrina?
Apparentemente in niente. E che tipo di unità può esistere tra anime che hanno
credenze contraddittorie come quelle dei cattolici (vecchio stile) e dei
protestanti? Si può solo trattare di una unità alquanto diversa da quella della
Chiesa preconciliare, e quindi di una Chiesa alquanto diversa. Il giovane
Ratzinger, infatti, lavorava ad una Neo-Chiesa. Ciò nonostante, l’unità della
Neo-Chiesa divenne un problema. Primo perché l’unità della Chiesa è un dogma.
Secondo perché, come Cardinale e Papa, Joseph Ratzinger si trovò a dover
difendere l’unità della Neo-Chiesa contro dei rivoluzionari perfino più selvaggi
di lui (p. e. il Padre Leonard Boff), per i quali la Neo-Chiesa “sussiste”
ovunque, in molti pezzi diversi.
E Scüler continua a citare il Cardinale
che sostiene che la Chiesa di Cristo ha la sua totale realizzazione nella Chiesa
cattolica, ma senza escludere la sua parziale realizzazione altrove (ma allora
in che modo sarebbe una?). Ugualmente l’identità della Chiesa di Cristo con la
Chiesa cattolica sarebbe sostanziale, ma non esclusiva (ma come può essere
un’identità se non esclusiva?). E ancora, la completa essenza della Chiesa di
Cristo è nella Chiesa cattolica, ma altrove vi è anche un’essenza incompleta (ma
come può esserci un’essenza completa se una parte di essa è altrove?). E così
via.
In breve, la Neo-Chiesa di Benedetto XVI comprenderebbe elementi
cattolici e non cattolici. Ma laddove una parte non sia cattolica, il tutto di
cui fa parte non può essere un tutto cattolico. Quindi, la Neo-Chiesa ecumenica
di Benedetto non è, come tale, la Chiesa
cattolica.
Kyrie eleison.
Londra,
Inghilterra
maggio 2012
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Eleison comments CCLIII: Benedict's ecumenism -V
Commenti settimanali di
di S. Ecc. Mons. Richard WilliamsonVescovo della Fraternità Sacerdotale San Pio
X
19 maggio 2012
Pubblichiamo
il commento di S. Ecc. Mons. Richard Willamson relativo alla trasformazione
della comprensione che la Chiesa ha di se stessa e al ruolo svolto in questo da
Benedetto XVI. Parte quinta.
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 L'ecumenismo di Benedetto
- V
A causa
della necessità di frazionare un lungo argomento in più pezzi, i lettori possono
aver perso il filo dei vari Commenti su “L'ecumenismo di Benedetto”.
Cerchiamo di riassumere l'argomento fino ad oggi: -
CE
241 ha fissato alcuni principi di base: la Chiesa cattolica è un tutto
organico, e se qualcuno seleziona e sceglie fra le sue credenze, come tale è
eretico. Inoltre, se questi porta una credenza cattolica fuori dalla Chiesa,
questa non rimarrà la stessa, al pari dell’ossigeno che fosse tratto dall’acqua
per elettrolisi, cessando così di far parte di un liquido per trasformarsi in un
gas. L’ecumenismo conciliare suppone che ci siano delle credenze che i
non-cattolici condividano con i cattolici, ma in effetti anche “Io credo in Dio”
rischia di essere molto diverso a seconda che sia incorporato in un sistema di
credenze, o credo, protestante o cattolico.
CE
247 ha utilizzato un altro confronto per illustrare come le parti di un
tutto cattolico non rimangano le stesse quanto vengono portate fuori da esso. Le
monete d’oro rimangono se stesse quando sono separate da un mucchio di monete,
ma un ramo tagliato da un albero vivo diventa qualcosa di molto diverso: del
legno morto. La Chiesa è più simile all’albero che al mucchio di monete, perché
Nostro Signore ha paragonato la Sua Chiesa a una vite, infatti ha detto che ogni
tralcio tagliato viene gettato nel fuoco e bruciato (Gv XV, 6 – Interessante notare come nessun
ramo vivo è così fruttuoso come il tralcio della vite, mentre nessun legno morto
è così inutile come il legno del vitigno). Così che le parti recise dalla Chiesa
cattolica non rimangono cattoliche, come pretende l’ecumenismo
Conciliare.
CE
249 ha mostrato come i documenti del Vaticano II promuovano queste false
idee di ecumenismo, ma prima CE 248 ha dovuto mettere sull’avviso circa il fatto
che tali documenti sono noti per la loro ambiguità, facendo l’esempio di come la
Dei Verbum 8 abbia aperto la porta alla
falsa nozione di “tradizione vivente” dei modernisti. Di conseguenza CE 249 ha
presentato tre testi del Concilio, cruciali per l’ecumenismo dei modernisti:
Lumen Gentium 8, che suggerisce che la
“vera” Chiesa di Cristo si estende oltre la “ristretta” Chiesa cattolica; e
Unitatis Redintegratio 3, che suggerisce
per prima cosa che la Chiesa è costituita da “elementi” o parti che si possono
trovare ugualmente dentro o fuori la Chiesa cattolica (come le monete dentro o
fuori il mucchio) e secondariamente che di conseguenza questi elementi possono
servire per salvare le anime dentro o fuori la Chiesa cattolica.
CE
251 infine ha parlato particolarmente dell’ecumenismo di Benedetto XVI.
Delle citazioni di Don Joseph Ratzinger, presentate dal Dr. Schüler nel suo
libro Benedetto XVI e l’auto-comprensione della
Chiesa cattolica, hanno mostrato come il giovane teologo negli anni 1960
ragionasse interamente secondo la logica delle monete d’oro che possono stare
dentro o fuori il mucchio. E delle citazioni successive hanno mostrato come
l’anziano cardinale e Papa abbia cercato continuamente di mantenere l’equilibrio
tra la Chiesa come un mucchio di monete e la Chiesa come un tutto organico, ma,
come sostiene il Dr. Schüler, questa stessa azione di bilanciamento presuppone
che metà di lui creda ancora alla Chiesa come fosse un mucchio di
monete.
A meno che i lettori non chiedano delle citazioni testuali di
Joseph Ratzinger per provare che esse non siano state mescolate o tratte fuori
dal contesto, l’ultimo CE di questa serie concluderà con una applicazione delle
sue lezioni alla situazione della Fraternità San Pio X di Mons. Lefebvre. Per un
verso la FSSPX è parte del vero insieme cattolico, dell’“una, santa, cattolica e
apostolica”; per l’altro ha fatto meglio ad evitare di far parte dell’insieme
malsano conciliare. Un ramo sano innestato nella malsana pianta conciliare
finirebbe col prendere necessariamente la malattia conciliare. In nessun modo un
semplice ramo può guarire questa malattia.
Kyrie
eleison.
Londra,
Inghilterra
maggio 2012
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