LA RIDICOLA DIFESA DI DON BUX
Riporto integralmente la brillante risposta
del sito Salpan.org all' inconsistente e ridicola difesa di Don Bux (ormai
allineato alla linea di partito) del suo superiore Card. Muller contro la
FSSPX.Risposta a Don Nicola
Bux di S.
P.
La Fraternità San Pio X sul suo sito ha
espresso le sue legittime e motivate riserve sulle nuove nomine fatte da Papa
Benedetto XVI per alcuni importanti Dicasteri vaticani, in particolare su Mons.
Müller (prefetto alla Congregazione per la Dottrina della Fede) e su Mons. Roche
(Segretario della Congregazione per il Culto Divino e Disciplina dei
Sacramenti). Don Nicola Bux si è sentito in dovere di
confutare (non riuscendovi affatto) quanto detto
dalla Fraternità, accusandola di estrapolazione. A nostra volta, noi confutiamo quanto detto da Don
Bux.
La nostra non vuole essere l'apologia
della Fraternità Sacerdotale San Pio X (che sa difendersi da sola), ma
semplicemente la risposta di un Tradizionalista che si
sente offeso e preso in giro da chi con paroloni e discorsi contorti,
infarciti da citazioni poco chiare e fuori posto, fa la parte del novello Don
Abbondio che col suo latinorum vuole mettere nel sacco il povero Renzo di
turno.
Per essere chiari e completi su fondo
celestino riportiamo integralmente quanto scritto da Don Bux, su fondo verdino
quanto scritto dalla Fraternità SSPX e su fondo giallo quanto scritto da
noi.
La difesa che don Bux fa di Müller, invero
parrebbe interessata: don Nicola Bux è consultore della Congregazione per la
dottrina della fede, e Müller è il nuovo Prefetto della Congregazione per la
dottrina della fede. Ma si tratta di pura coincidenza, della quale non
intendiamo servirci.
Ad majorem Dei gloriam per Mariam Semper
Virginem!
Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature e
quanto scritto nello spazio giallo sono della Redazione
Vatican Insider 6--07-2012 Tradizionalisti all'attacco di
mÜllerDon Nicola Bux
analizza le contestazioni rivolte al nuovo Prefetto: «Se si estrapola dal
contesto, è facile condannare chiunque di Andrea Tornielli
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Riguardo le
nuove nomine di Benedetto XVI
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La nomina del vescovo di Ratisbona Gerhard Müller a nuovo
Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede è stata preceduta e
seguita dalla diffusione – prima attraverso anonime email e quindi in articoli
sul web, compreso nel sito italiano della Fraternità San Pio X – di piccole
estrapolazioni dai suoi scritti che riporterebbero posizioni discutibili in
materia di fede. Le cose stanno davvero così? Vatican Insider ha intervistato su
questo il teologo Nicola Bux, consultore della Congregazione per la dottrina
della fede.
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A sinistra, il domenicano Gustavo Gutiérrez Merino, caposcuola
della nota “teologia della liberazione", professore alla Pontificia Università
del Perù, a colloquio col suo degno compare Müller, scomposto nell'abito. Di
sacro mostrano ben poco... Chi sa di quale eresia discutono? Dio ce ne scampi e
liberi!
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Il Papa ha appena nominato Gerhard Ludwig Müller come
Prefetto della Congregazione per la Fede. Come riportato dalle stesse
testate giornalistiche, il Vescovo di Ratisbona, 64 anni, originario di Mainz,
è un esponente delle cosiddette forze
progressiste contro le quali -secondo il
cattolico comune- il Papa lotterebbe.
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Don Bux, invece di disquisire sulle
estrapolazioni (il che equivale a dare del bugiardo), avrebbe fatto meglio a
contestarte le singole dichiarazioni della FSSPX.
Vediamo la prima e gli chiediamo: Müller è
o non è esponente delle cosiddette forze progressiste? Se non lo è, perché Don
Bux non ce lo dice? Se lo è, ci spieghi come può il Papa lottare contro il
progressismo (ovvero come può combatterlo veramente) se mette a capo del
dicastero più importante della Chiesa un esponente
progressista.
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Ma una nomina così importante che segue quella fatta qualche
giorno fa al Vescovo inglese Roche come nuovo "Segretario della Congregazione
per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti" (tristemente noto per la sua avversione alla diffusione della
Messa Tradizionale tramite il "Motu Proprio Summorum Pontificum"), dimostra come nelle Sue nomine, Benedetto XVI abbia messo in
posti di governo chiave, personaggi totalmente avversi a Tradizione.
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Anche su queste due asserzioni Don Bux
preferisce sorvolare, nonostante siano asserzioni gravi e pesanti. Dirà
qualcosina solo alla fine. Come mai? Forse perché contra factum non est
argumentum?
Mons. Roche è o non è ferocemente avverso a un Decreto del
Papa, al Summorum Pontificum?
E se lo è, come se lo spiega Don Bux? Con la
fiducia nell’operato del Papa? Ma questa non sarebbe, e non è, una spiegazione!
Avremmo potuto capire se avesse detto «il Papa, suo malgrado, è stato
costretto…». Ma in tal caso Don Bux invece di difendere l’indifendibile avrebbe
dovuto preoccuparsi di come correre in aiuto del Papa
“costretto”…
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Nello specifico, il Vescovo Müller, ha professato le seguenti
eresie
Contro la Vergintà di Maria Santissima.
Nel suo
libro "Dogmatica cattolica: studio e pratica della teologia", Müller
nega il dogma della verginità di Maria. Per lui la
verginità non ha a che fare con le "caratteristiche fisiologiche nel
processo naturale della nascita di Gesù (come la non-apertura della cervice, l’incolumità
dell’imene o l’assenza di
doglie), ma con l’influsso salvifico e redentore della grazia di
Cristo per la natura umana."
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Don Bux accusa la FSSPX di
estrapolazione, ma non fa niente per dimostrarla. La sua è un’accusa
ingiustificata. Il minimo che avrebbe dovuto fare è dimostrare l’estrapolazione,
invece che fa? Ricorre al Catechismo della Chiesa Cattolica, il che non è una
dimostrazione. La FSSPX invece appare più che corretta: cita la fonte e riporta
virgolettate le parole che dimostrano l’eresia di Müller. Vediamo insieme
cosa scrive Müller. Per capire l’espressione contorta, che finge di ammettere ciò che nega, procediamo evidenziando l’espressione principale. Per
lui la verginità non ha a che fare con le "caratteristiche fisiologiche nel
processo naturale della nascita di Gesù” e, tra parentesi, chiarisce cosa
intende per processo naturale della nascita “(la non-apertura della cervice,
l’incolumità dell’imene o l’assenza di doglie)”. Osserviamo subito che è
proprio questo che la gente comune, la Chiesa e i Padri della Chiesa, intendono
per verginità: “la non-apertura della cervice, l’incolumità dell’imene o
l’assenza di doglie”. E quando si parla della Verginità della Madonna è
proprio a questo che ci si riferisce, altrimenti non si capirebbe perché nel
Catechismo di San Pio X si dice: «Sì, è di
fede che Maria Santissima fu sempre vergine, prima, durante e dopo il
parto» [v. Catechismo di San Pio
X, 3ª ediz Salpan, 2010, art.223, pag 55] . Che
senso avrebbe parlare di prima, di durante e di dopo,
se non ci si riferisce alle “caratteristiche fisiologiche nel
processo naturale della nascita di Gesù”? Ce lo spieghino Müller e il suo
difensore Bux. Dire, come fa Müller, che la verginità ha a che fare “con
l’influsso salvifico e redentore della grazia di Cristo per la natura
Umana”, non annulla la chiara ed esplicita
negazione precedente («non ha a che fare con le
"caratteristiche fisiologiche…”»), ma
aggiunge alla negazione una semplice correlazione («ha a che fare con l’influsso salvifico…»)
e quindi l’eretica negazione del dogma
resta!
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Nel suo libro di dogmatica, Müller scrive che la dottrina
sulla verginità di Maria «non riguarda tanto specifiche proprietà fisiologiche
del processo naturale della nascita…».
«Il Catechismo della Chiesa Cattolica
precisa che l’aspetto corporeo della verginità è tutta nel fatto che Gesù sia
stato concepito senza seme umano, ma per opera dello Spirito Santo. Essa è
un’opera divina che supera ogni comprensione e possibilità umana. La Chiesa
confessa la verginità reale e perpetua di Maria ma non si addentra in
particolari fisici; né pare che i concili e i padri abbiano detto
diversamente.
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Non vale a cambiare le carte in
tavola il ricorrere al CCC (Catechismo della Chiesa Cattolica): Primo perché il
CCC non può giustificare le eresie del Müller; secondo perché il CCC non è altro
che il CVII espresso sotto forma di catechismo; terzo perché un catechismo che
dovesse contraddire la Tradizione e il dogma cattolico non fa testo ed è da
condannare e rigettare. Ma cosa dice il CCC? Don Bux, come si vede qui a
fianco, riporta un virgolettato nel quale non si
capisce bene cosa appartiene al CCC e cosa a don Bux. Don Bux, perché non è chiaro? Ma Grazie a Dio, anche
noi abbiamo il CCC e siamo andati a vedere cosa veramente esso dice. Così a pag.
139, all’art.499 troviamo scritto: «L’approfondimento della fede nella
maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e
perpetua di Maria anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. Infatti la
nascita di Cristo «non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l’ha
consacrata». La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la “Aeiparthenos”,
“sempre Vergine”». Come ben si vede neppure il CCC giustifica l’eresia
del Müller, ed è falso quel che dice don Bux circa i particolari fisici, infatti
il CCC parla di verginità
reale (non spirituale o fantasiosa o di
relazione) e perpetua (prima, durante e dopo il parto), e con forza aggiunge “anche nel
parto”. Però l’uomo della strada che legge
quanto scritto da don Bux è portato a credere che La FSSPX abbia imbrogliato
estrapolando e che Müller, poverino (accusato ingiustamente), dice quello che
insegna il CCC: niente di più falso, e noi lo
abbiamo dimostrato.
Ma osserviamo ancora
il virgolettato di Don Bux: veramente il bue dice cornuto all’asino: don Bux
accusa la FSSPX di estrapolazione, ed è proprio lui che la pratica, come si vede
bene nella predetta citazione. Infatti, stando a don Bux, parrebbe che il CCC
dica: la verginità della Madonna, nel suo
aspetto corporeo, sta nel fatto che non si è unita corporalmente ad un uomo, che
ha concepito senza coito umano, ma per opera dello Spirito Santo: per don Bux (ma pare che
falsamente lo attribuisca al CCC) la verginità
corporea della Madonna
è tutta nella
mancanza di un rapporto fisico, quindi per lui
(come per Müller) quanto è seguito al concepimento, e in particolare il parto, è
avvenuto tutto naturalmente (con rottura d’imene ecc. ecc.), anche
perché, dice don Bux (ma continuando ad attribuirlo al CCC) la Chiesa e i Padri
non si addentrano in particolari fisici. Certo è tipico dei modernisti usare le
parole non per il loro proprio significato, ma secondo il senso che loro fa
comodo. Ora, da che mondo è mondo, quando si parla di verginità s’intende una
verginità fisica, e la Chiesa e i Padri non hanno bisogno di scendere in
particolari (peraltro impudichi) per indicare quella verginità. Certo oggi si
prova quasi gusto a scendere in certi particolari… è diventato un parlare
comune, ma prima, fino a non molto tempo fa, si usava ben altro linguaggio e al
Manzoni bastava dire “La sventurata rispose” per farci capire quel che accadde
tra la monaca di Monza e un certo Egidio. Poi don Bux dovrebbe spiegarci come
mai la Chiesa confessa la verginità reale [che significa reale?] e
perpetua di Maria: se è perpetua dovrebbe significare “sempre”, anche dopo
il concepimento, anche durante il parto e dopo il parto! Altrimenti perché la
chiesa userebbe il termine “perpetua”? o l’avrebbe buttato lì per abbellimento
della frase? Tutto questo stando a quanto scritto da don Bux, ma andiamo a
vedere cosa esattamente dice il CCC, senza nulla estrapolare, come appunto fa
don Bux.
A pag. 138 il CCC, all’art. 496 recita: «Fin dalle
prime formulazioni della fede, la Chiesa ha confessato che Gesù è stato
concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo,
ed ha affermato anche [grassetto nostro] l’aspetto corporeo di
tale avvenimento: Gesù è stato concepito “senza seme, per opera dello Spirito
Santo”. […] All’art. 497 continua: «I racconti evangelici considerano la concezione
verginale un’opera divina che supera ogni comprensione e ogni possibilità umana
[…]». All’art. 498, citando Sant’Ignazio di Antiochia, dice: «Il principe di
questo mondo ha ignorato la verginità di Maria e il suo parto, come pure la
morte del Signore: tre Misteri sublimi che si compirono nel silenzio di
Dio». All’art. 499 (che ripetiamo per comodità del lettore) conclude:
«L’approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la
Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria anche nel
parto del Figlio di Dio fatto uomo [sottolineatura e grassetto
nostri]. Infatti la nascita di Cristo "non ha diminuito la sua verginale
integrità, ma l’ha consacrata". La Liturgia della Chiesa celebra Maria come la
“Aeiparthenos”, “sempre Vergine”». Quindi
-
quell’anche
dell’art. 138 esclude che si possa dire “la verginità è tutta nel
fatto...";
-
è il principe di questo mondo che vuole
ignorare la verginità di Maria, e chi la nega (o la minimizza riducendola ad un
mancato coito umano) è un servo del principe di questo mondo;
-
che mistero mai sarebbe il parto (art.498)
se dovesse trattarsi di un comunissimo parto umano, come appunto vogliono Müller
e Bux?
-
È chiaro il discorso del CCC: la
Madonna fu vergine quando concepì e tale rimase sempre: la sua è una
verginità reale e perpetua,
anche nel parto del Figlio di Dio fatto
uomo, e di conseguenza anche
dopo il parto, anche perché non avrebbe avuto senso per
Dio mantenerla vergine nel parto se successivamente avrebbe dovuto perdere la
verginità generando altri figli.
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Mons. Gehrad Ludwig Müller:
il lupo vestito
d'agnello
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Mons. Gehrad Ludwig Müller:
nell'abito che più gli
si addice.
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«In questa linea, mi sembra, vada inteso quanto ha scritto
Müller, il quale non sostiene una “dottrina” che neghi il dogma della perpetua
verginità di Maria, ma mette in guardia da un certo, per dir così,
“cafarnaismo”, cioè quella maniera di ragionare “secondo la carne” e non
“secondo lo spirito”, già emersa a Cafarnao tra i giudei al termine del discorso
di Gesù sul pane della vita».»
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Per chiamare le cose con il proprio
nome diciamo subito che Müller non sostiene una “dottrina”, ma una “eresia” e
che il cafarnaismo c’entra come il cavolo a merenda.
Quindi per Don Bux dire che la Madonna è sempre Vergine (prima, durante
e dopo il parto) sarebbe un ragionare “secondo la carne”? e dire che invece lo fu solo nel concepimento sarebbe “secondo
lo spirito”?
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Contro il dogma della
transustanziazione
Nel suo libro "La Messa, fonte della vita
cristiana", egli scrive: "Corpo e sangue di Cristo
nonsignificano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o
nel suo corpo glorificato[...] Corpo e sangue significano qui piuttosto
una presenza di Cristo nel segno mediato dal pane e del vino".
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Nel 2002 Müller, nel libro «Die Messe - Quelle des
christlichen Lebens», parlando del sacramento eucaristico scrive che «il corpo e
il sangue di Cristo non indicano componenti materiali della persona umana di
Gesù nel corso della sua vita o della sua corporeità trasfigurata. Qui, corpo e
sangue significano la presenza di Cristo nei segni del medium costituito da pane
e vino».
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Anche qui non si vede la lamentata
estrapolazione, si vede invece una sottolineatura per rendere più comprensibile
il contorto e per niente lineare discorso del Müller, anzi c’è da osservare che
la FSSPX riporta (vedere nel prossimo riquadro verdino) le parole di Müller più
di quanto non faccia Don Bux. Se Corpo e Sangue di Cristo non significano le
parti fisiche dell’uomo Gesù o de suo corpo glorificato, cosa mai significano?
Insomma se nell’ostia e nel vino c’è il corpo e il sangue di Gesù, che corpo è
quello che sia privato della sua “fisicità”? il corpo, anche se spiritualizzato,
ha un suo aspetto, una sua fisicità. Ma ovviamente questa fisicità è “velata”
dalla apparenza del pane e del vino: è una fisicità che non si vede, ma che c’è,
ed è vera e reale: l’ostia e il vino sono vero corpo di
Cristo!
Parlare invece di presenza nel segno
mediato del pane e del vino mi sa tanto di protestantesimo: Cristo è presente
nel pane, ma non è il pane (da questa asserzione si passa alla successiva:
Cristo è presente spiritualmente nel pane, ma quel pane non è Cristo). Mentre secondo la
fede cattolica quel pane e quel vino sono Cristo, perché sembrano pane e vino,
ma sono corpo e sangue di Cristo ovvero sono
Cristo. Del pane è rimasta l’apparenza, ma la
sostanza è cambiata ed è diventata Corpo di Cristo, e corpo con tutta la sua
fisicità (con la testa, gli occhi, la bocca, il cuore, le braccia, le gambe….),
e una fisicità viva, quindi quel corpo ha un’anima, è vivo, è il corpo del Dio
Gesù. Infatti il Catechismo di San Pio X insegna che l’Eucarestia contiene
realmente il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del nostro Signore Gesù
Cristo.
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Müller in questo modo spiega la transustanziazione:
"L’essenza del pane e del vino deve essere definita in un senso
antropologico. Il carattere naturale di questi doni [pane e vino] come frutti
della terra e del lavoro umano, come prodotti naturali e culturali,
consiste nella designazione del cibo e del ristoro delle persone e
della comunità umana nel segno del pasto comune [...]. L’essere naturale
del pane e del vino è trasformato da Dio nel senso che questo essere ora
dimostra e realizza la comunione salvifica."
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Se poi passiamo alla spiegazione di Müller
sulla transustanziazione, questi diventa davvero indifendibile, tanto che lo
stesso Don Bux sorvola sulle sue affermazioni.
Siamo ai soliti paroloni:
«L’essenza del pane e del vino deve essere definita in un senso
antropologico»: che significa? Questa mania dell’umano! L’antropologia!
L’umanolatria modernista! «Il carattere naturale di questi doni
[pane e vino] […] consiste nella designazione del cibo e del ristoro
delle persone e della comunità umana nel segno del pasto comune. Come dire
pane e vino = cibo, ovunque s’intende questo, per tutti pane e vino significano
cibo. E qui potremmo essere d’accordo, se non fosse per quel
“questi”: questi doni, pane e vino, che diventeranno Corpo, Sangue,
Anima e Divinità del nostro Signore Gesù Cristo non sono cibo nel senso
comune del termine, di certo non come possono intenderlo i musulmani, gli ebrei,
i pagani, gl’infedeli… Quindi la generalizzazione andrebbe evitata. Ma
attenzione: Müller prima ha detto “il carattere naturale del pane e del vino
consiste nella designazione del cibo" [pane/vino = cibo]; ora conclude “questo
essere dimostra e realizza la comunione salvifica”, non ci sono dubi che qui
comunione sta per comunità umana: quindi tutti salvi, perché
tutti facciamo parte della comunità umana. Ovviamente, stando a questa eresia
modernista, propria della chiesa conciliare, nostro Signore Iddio Gesù Cristo si
è sbagliato quando ha detto che il suo Sangue sarebbe stato sparso per molti!!!
avrebbe dovuto dire per tutti!!! E quel tale che diceva “Qui fecit te sine
te, non salvabit te sine te” era certo un arretrato che non aveva letto
Müller, altrimenti avrebbe saputo che l’Eucarestia per la sua essenza naturale
realizza la comunione salvifica e che quindi lui si sarebbe salvato anche
sine te. Ah, dimenticavo, sarebbe bene cancellare dalla Bibbia
quella frase di S. Paolo: «Chi mangia e beve indegnamente [il Corpo del
Signore], mangia e beve la propria condanna » (1Cor 11, 29).
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«Proprio a Cafarnao i termini usati da Gesù, carne e sangue,
furono fraintesi in modo antropomorfico e il Signore dovette ribadire il loro
senso spirituale che non vuol dire che la sua presenza sia meno reale, vera e
sostanziale. Si veda in proposito il Catechismo della Chiesa Cattolica.
Sant’Ambrogio dice che non si tratta dell’elemento formato dalla natura, ma
della sostanza prodotta dalla formula di consacrazione: la stessa natura viene
trasformata, perciò corpo e sangue sono l’essere di Gesù. Il concilio Tridentino
dice che nell’eucaristia è presente “sostanzialmente”
nostro Signore, vero
Dio e vero uomo. È presente sacramentalmente con la sua sostanza, un modo di
essere misterioso, ammissibile per fede e possibile da parte di Dio.
San
Tommaso aveva detto che il modo della “sostanza” e non quello della “quantità”,
caratterizza la presenza di
Cristo nel sacramento dell’eucaristia. Il pane e
il vino in quanto specie o apparenze, mediano il nostro accesso
alla
“sostanza”, cosa che accade soprattutto nella comunione. Comunque il
concilio Tridentino non vede contraddizione
tra il modo naturale della
presenza di Cristo in cielo e quello sacramentale di essere in molti altri
luoghi. Tutto ciò è
stato ribadito da Paolo VI nella sua purtroppo
dimenticata enciclica Mysterium Fidei. Non bastano i sensi ma ci vuole
la
fede. È mistero della fede».
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Ancora con il suo cafarnaismo Don
Bux. Ma le cose stanno un po’ diversamente. All’esclamazione meravigliata dei
Giudei i quali si immaginavano un cibo da antropofagi (“come mai costui può
darci da mangiare la sua carne?”), Gesù replica non attenuando affatto la sua
precedente affermazione, ma anzi rincarandola e precisandola sempre più:
«54
Gesù rispose loro: «In verità, in verità
vi dico: Se non mangerete la carne del Figliuol dell’uomo e non berrete il suo
sangue, non avrete la vita in voi. 55 Chi mangia
la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna, ed io lo risusciterò
nell'ultimo giorno. 56 Perchè la
mia carne è veramente cibo ed il mio sangue è veramente bevanda. 57 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed
io in lui. 58
Come il Padre, che vive, ha inviato me,
ed io vivo per il Padre, così chi mangia me, vivrà per me. 59 Questo è il pane disceso dal cielo; non come i vostri padri,
che mangiarono la manna e morirono: chi mangia questo pane vivrà in eterno»
(Gv 6,
54-59). E tanto dice pur sapendo di
scandalizzare, infatti disse loro: «62 Questo vi
scandalizza? 63
E quando vedrete il Figliuol dell'uomo
ritornarsene colà dov'era prima? 64 È lo
spirito che vigila; la carne non serve a nulla. Le parole che vi rivolgo sono
spirito e vita» (Gv6, 62-64).Col versetto 64 Gesù non intende affatto ridurre a “senso
spirituale” la realtà del Sacramento eucaristico che avrebbe istituito (presenza
sì, ma spirituale; vera sì, ma in spirito; si tratta di una realtà vera e
sostanziale, ma spirituale), infatti ha appena ribadito che la sua carne è
veramente cibo e il suo sangue veramente bevanda: egli rincara ulteriormente la
dose e dice che non si tratta di carne morta, perché la carne morta non serve a
nulla, infatti è lo spirito che rende vigile (che anima) la carne e le
parole che vi rivolgo (cioè tutto quello che vi ho appena detto) sono
parole di spirito e di vita, quello che vi sto dicendo (Le parole che
vi rivolgo) è che la carne che vi darò da mangiare sarà carne viva che dà
la vita.
Don Bux poi cita (seguendo il CCC) S. Ambrogio e il
Concilio di Trento: siamo perfettamente d’accordo, ma
quello che dicono S. Ambrogio e il Concilio di Trento non ha niente a che vedere
con quanto detto da Müller. Stesso discorso vale per la citazione di S.
Tommaso.
Perché allora la citazione? Per confondere le idee al
prossimo? Ma quelle citazioni non giustificano Müller, anzi lo condannano, e non
accusano la FSSPX.
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I protestanti come parte della
Chiesa
Durante un discorso in onore del vescovo luterano Johannes
Friedrich, l’11 ottobre 2011, Müller ha affermato: "Il Battesimo è il
carattere fondamentale che ci unisce sacramentalmente in Cristo davanti al mondo
in una sola Chiesa visibile. Noi come cristiani, cattolici e
protestanti, siamo dunque già uniti in ciò che chiamiamo la Chiesa visibile. In
un senso stretto esistono dunque non tante Chiese, cioè, una accanto all’altra,
ma esistono divisioni e spaccature all’interno di un unico popolo e di un’unica
casa di Dio."
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Müller sulle orme... e
sull'esempio di Giovanni Paolo II...
Un casto e... piacevole abbraccio nel
segno della cioia.
Monsignore, stringa, stringa pure! Allegro! Ci
mostri la conciliare chiesa del sorriso e dell'amore, ma che sia amore vero!
senza quelle antiquate e orripilanti preoccupazioni medievali di purezza... di
castità... Si diverta, Monsignore!
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Sul protestantesimo e l’unicità salvifica di Gesù,
Müller nell’ottobre 2011 ha dichiarato: «Il battesimo è il segno fondamentale
che ci unisce sacramentalmente in Cristo, e che ci presenta come una Chiesa
dinanzi al mondo. Perciò, noi come cattolici e cristiani evangelici siamo già
uniti persino in ciò che chiamiamo la Chiesa visibile».
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Anche per questo capo di accusa don
Bux riporta le parole di Müller in misura minore di quanto scrive la FSSPX
nonostante la lamentata estrapolazione, sicché siamo costretti a ripetere: dov’è
la estrapolazione? Chi fa estrapolazione? Cominciamo col dire che l’eretico
battezzato è sì cristiano, ma non è unito a Cristo: il sacramento del Battesimo
ci fa cristiani, ma non tutti i cristiani sono uniti a Cristo: c’è chi se ne
separa col peccato (chi commette peccato, si allontana da Dio, e chi si
allontana non è unito), chi con l’apostasia, chi con l’eresia… La
Chiesa poi non è Guantanamo, dal quale nessuno possa allontanarsi liberamente,
non è un carcere, ma «la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che
professano la Fede e la Dottrina di Gesù Cristo, partecipano ai suoi Sacramenti
e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui» (Catechismo cit., art 37,
pag.22). Quindi chi non professa la Fede e la Dottrina
di Gesù, chi non partecipa ai suoi Sacramenti, chi non ubbidisce ai Pastori (e
in primis al Papa), anche se battezzato, non fa parte della Chiesa di Cristo.
Ergo è un’eresia ammettere che cattolici e protestanti, sol perché
entrambi battezzati e entrambi cristiani, facciano entrambi parte dell’unica
Chiesa di Cristo. Data la premessa errata, anche la conseguenza è sbagliata
(“In un senso stretto esistono dunque non tante
Chiese…”), infatti, secondo quanto abbiamo detto, esiste una sola
Chiesa di Cristo, le altre si chiamano “sette”, e dato che
il popolo di Dio è quello che fa parte dell’unica
sua Chiesa, non esistono divisioni e spaccature
al suo interno, perché chi si se ne separa non fa parte del popolo di Dio, detto
in altri termini i protestanti non fanno parte del
popolo di Dio, gli scismatici (i separati per
antonomasia) non fanno parte del popolo di Dio, altrimenti non avrebbe senso la
verità “extra Ecclesiam nulla salus”
(Bonifacio VIII, Unam Sanctam) né il detto
Ubi Petrus ibi Ecclesia.
Un’ultima riflessione: la Chiesa si divide in Trionfante
(anime già salve, in Paradiso), Purgante (anime già salve, ma in Purgatorio) e
Militante (quella dei viventi o Chiesa “visibile”, cioè dei cattolici uniti al
Papa). Le anime dell’inferno non fanno parte della Chiesa. Mentre le teorie
moderniste del tutti-popolo-di-Dio porta a quella del tutti-salvi, buoni e
cattivi: una palese ingiustizia notata persino dall’ateo
Voltaire che diceva: Dio non esiste, ma se esiste, deve
essere necessariamente giusto e quindi deve esserci un Paradiso e un
inferno. Solo i modernisti ammettono un Dio dimezzato (solo misericordioso
e mai giusto) e negano l’inferno (o almeno lo vogliono vuoto)!
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«Sant’Agostino ha difeso contro i donatisti, la verità che il
battesimo è un vincolo indistruttibile, che non abolisce la fraternità tra i
cristiani, anche quando sono scismatici o eretici.
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Sant'Agostino ha ragione: grazie al
battesimo, gli scismatici sono nostri fratelli, ma
separati! gli ereci sono nostri fratelli, ma
separati! Eretici, protestanti e scismatici non sono uniti a noi e a
Cristo, ma separati da noi e da Cristo! Rimangono cristiani, rimangono nostri
fratelli, ma separati! È così difficile
capirlo?
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Purtroppo oggi nella Chiesa si teme il dibattito, ma si
procede per tesi e ostracismi di chi la pensa diversamente. Mi riferisco alla
teologia, certo, che può essere opinabile.
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La Chiesa non può temere il dibattito, ma
al dibattito deve essere preferita la predicazione. Se poi per dibattito
s'intende il moderno "dialogo", esso va assolutamente rifiutato, quando per
dialogo s'intende mettere sullo stesso piano la verità e l'errore. Non a caso
Gesù disse "Andate e predicate", non disse "Andate e dialogate".
"Ammaestrate tutte le genti [...] insegnando loro" (Mt 28, 19-20); "Predicate l'Evangelo
ad ogni creatura" (Mr 16,
15).
Il dialogo modernista non è
conteplato.
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Tuttavia anche lo sviluppo dottrinale trae giovamento dal
dibattito: chi più ha argomenti, convince.
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Lo sviluppo dottrinale trae giovamento dal
dibattito, se questo avviene tra credenti: dibattere coi miscredenti può essere
pericoloso e rischioso per la fede.
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Nelle accuse a monsignor Müller si estrapola dal contesto:
così è facile condannare chiunque.
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Don Bux non ha dimostrato l'estrapolazione
e la comoda accusa gli si ritorce contro: è facile condannare chiunque,
accusandolo di estrapolazione.
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Un vero cattolico deve fidarsi dell’autorità del Papa,
sempre. In particolare, credo che Benedetto XVI sappia quel che fa. E vorrei
rinnovare alla Fraternità Sacerdotale San Pio X proprio l’invito a fidarsi del
Papa».
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Un vero cattolico deve fidarsi del Papa
fino a che egli rimane fedele alla Tradizione, quando parla
ex Cathedra, ma quando il suo dire e il suo agire è contrario alla Tradizione e
alla verittà rivelata, non solo non deve seguirlo, ma lo deve combattere:
questo insegna l'infallibile Concilio Vaticano
I.
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È stato detto che il nuovo Prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede non sarebbe stato finora molto
favorevole al Motu proprio Summorum Pontificum…
«Io sono certo che
comprenda le ragioni che hanno indotto il Papa a promulgarlo e che opererà
secondo lo spirito e la lettera del Motu proprio.
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Ma la comprensione delle ragioni che hanno
indotto... senza l'ubbidienza è cosa vana. La FSSPX ha mosso un'accusa ben
precisa contro Roche, che risponde Don Bux? Ci dice di essere certo che Roche
"opererà [futuro] secondo lo spirito e la lettera del Motu proprio"! Tutto qua!
E allora fidiamoci della parola di Don Bux. Chi ci assicura che Roche ubbidirà
al Papa? Don Bux!
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Quanto
alle estrapolazioni di cui abbiamo parlato, le cose scritte da monsignor Müller
appartengono alla sua stagione di teologo e un teologo non produce dottrina,
almeno immediatamente. Da vescovo deve invece difendere e diffondere la dottrina
non sua, ma della Chiesa e credo che l’abbia fatto. Da Prefetto continuerà a
farlo, sotto la guida del Papa».
|
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Grazie Don Bux, finalmente un momento di sincerità, di
ammissione! Dice don Bux: Müller quando ha sbagliato era un teologo (come se per
i teologi fosse lecito sbagliare!), ma ora è Vescovo e difenderà e diffonderà la
dottrina della Chiesa (come se l'Ordine assicurasse la santità e la retta
dottrina!): questa sarebbe brutta e grave presunzione!
Se Müller avesse fatto
almeno una p'ubblica ammenda dei suoi errori e rinnegato certi suoi scritti,
avremmo potuto aprire il cuore alla sperzanza, ma così
non è stato, e rimane lo scandalo!
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aticano, le vittime della pedofilia contro la nomina di mons. Muller
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Lunedì 02 Luglio 2012 - 21:15 Ultimo aggiornamento: 21:21
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Errori Protestanti - 12 La Vergintà di Maria
Santissima (Catechismo)
 Gerhard Ludwig Müller il nuovo Prefetto della
Congregazione per la Fede, nel suo libro " Dogmatica cattolica: studio e
pratica della teologia", Müller nega il dogma della verginità di Maria. Per
lui la verginità non ha a che fare con le " caratteristiche fisiologiche nel
processo naturale della nascita di Gesù (come la non-apertura della cervice,
l’incolumità dell’imene o l’assenza di doglie), ma con l’influsso salvifico e
redentore della grazia di Cristo per la natura umana."
In questo post ( Clicca
Qui…), utilizzando solo la Bibbia, ho già parlato della Santissima Vergina
Maria. Visto gli ultimi avvicendamenti mi tocca riprendere l’argomento…
Apostasia dentro la Chiesa Cattolica
Gal 1,6-10: Mi meraviglio che così in fretta da colui
che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In
realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e
vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un
angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo
predicato, sia anàtema! L'abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi
predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è
forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di
Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non
sarei più servitore di Cristo!
Paragrafo 2 « ... FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO,
NACQUE DA MARIA VERGINE »
I. Fu concepito di Spirito Santo...
484 L'annunciazione a Maria inaugura la «
pienezza del tempo » ( Gal 4,4), cioè il compimento delle promesse e delle
preparazioni. Maria è chiamata a concepire colui nel quale abiterà «
corporalmente tutta la pienezza della divinità » ( Col 2,9). La risposta
divina al suo: « Come è possibile? Non conosco uomo » ( Lc 1,34) è data
mediante la potenza dello Spirito: « Lo Spirito Santo scenderà su di te » ( Lc
1,35).
485 La missione dello Spirito Santo è sempre
congiunta e ordinata a quella del Figlio. (Cf Gv 16,14-15.) Lo Spirito
Santo, che è « Signore e dà la vita », è mandato a santificare il
grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente, facendo sì che ella
concepisca il Figlio eterno del Padre in un'umanità tratta dalla sua.
486 Il Figlio unigenito del Padre, essendo
concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è « Cristo », cioè unto dallo
Spirito Santo (cf. Mt 1, 20; Lc 1, 35), sin dall'inizio della sua
esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai
pastori (cf. Lc 2,8-20), ai magi (cf. Mt 2, 1-12), a Giovanni
Battista (cf. Gv 1, 31-34), ai discepoli (cf. Gv 2, 11).
L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque « come Dio [lo] consacrò in
Spirito Santo e potenza » ( At 10,38).
II. ...nacque da Maria Vergine
487 Ciò che la fede cattolica crede riguardo a
Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo, ma quanto insegna su
Maria illumina, a sua volta, la sua fede in Cristo.
La verginità di Maria
496 Fin dalle prime formulazioni della fede,
(cf. DS 10-64) la Chiesa ha confessato che Gesù è stato concepito nel
seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha
affermato anche l'aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito «
senza seme [...], per opera dello Spirito Santo ». (Concilio Lateranense -
anno 649, Canone 3: DS 503) Nel concepimento verginale i Padri ravvisano il
segno che si tratta veramente del Figlio di Dio, il quale è venuto in una
umanità come la nostra:
Così, sant'Ignazio di Antiochia (inizio II secolo): « Voi
siete pienamente convinti riguardo a nostro Signore che è veramente della stirpe
di Davide secondo la carne, (cf. Rm 1, 3) Figlio di Dio secondo la
volontà e la potenza di Dio ,(cf. Gv 1, 13) veramente nato da una
Vergine; [...] veramente è stato inchiodato [alla croce] per noi, nella sua
carne, sotto Ponzio Pilato. [...] Veramente ha sofferto, così come veramente è
risorto ». (Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos)
497 I racconti evangelici (cf. Mt
1, 18-25; Lc 1, 26-38) considerano la concezione verginale un'opera divina
che supera ogni comprensione e ogni possibilità umana: (cf. Lc 1, 34) «
Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo », dice l'angelo a Giuseppe
riguardo a Maria, sua sposa ( Mt 1,20). La Chiesa vede in ciò il
compimento della promessa divina fatta per bocca del profeta Isaia: « Ecco, la
vergine concepirà e partorirà un figlio » ( Is 7,14), secondo la versione
greca di Mt 1,23.
498 Il silenzio del Vangelo secondo san Marco e
delle lettere del Nuovo Testamento sul concepimento verginale di Maria è stato
talvolta causa di perplessità. Ci si è potuto anche chiedere se non si trattasse
di leggende o di elaborazioni teologiche senza pretese di storicità. A ciò si
deve rispondere: la fede nel concepimento verginale di Gesù ha incontrato vivace
opposizione, sarcasmi o incomprensione da parte dei non-credenti, giudei e
pagani: ( Cf San Giustino, Dialogus cum Tryphone Iudaeo e Origene, Contra
Celsum…) essa non proveniva dalla mitologia pagana né da qualche
adattamento alle idee del tempo. Il senso di questo avvenimento è accessibile
soltanto alla fede, la quale lo vede in quel « nesso che lega tra loro i vari
misteri », (DS 3016) nell'insieme dei misteri di Cristo,
dalla sua incarnazione alla sua pasqua. Sant'Ignazio di Antiochia già testimonia
tale legame: « Rimase nascosta al principe di questo mondo la verginità di Maria
e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre misteri sublimi che si
compirono nel silenzio di Dio». (Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad
Ephesios, 19, 1: SC 10bis, 74 (Funk 1, 228); cf 1 Cor 2,8.)
Maria «sempre Vergine»
499 L'approfondimento della fede nella maternità
verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di
Maria (cf. Concilio di Costantinopoli II, DS
427) anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. (Cf San Leone Magno,
Tomus ad Flavianum: DS 291; Ibid.: DS 294; Pelagio I, Lettera Humani generis: DS
442; Concilio Lateranense, Canone 3: DS 503; Concilio di Toledo XVI, Symbolum:
DS 571; Paolo IV, Cost. Cum quorumdam hominum: DS 1880.) Infatti la nascita
di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l'ha consacrata »
( LG 57). La liturgia della Chiesa celebra Maria come la
Aeiparthenos, « sempre Vergine »(cf. LG 52).
500 A ciò si obietta talvolta che la Scrittura
parla di fratelli e di sorelle di Gesù (Cf Mc 3,31-35; 6,3; 1 Cor 9,5; Gal
1,19). La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non
indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, «
fratelli di Gesù » ( Mt 13,55), sono i figli di una Maria discepola di
Cristo (cf. Mt 27, 56), la quale è designata in modo significativo
come « l'altra Maria » ( Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù,
secondo un'espressione non inusitata nell'Antico Testamento( Cf Gn 13,8;
14,16; 29,15; ecc.).
501 Gesù è l'unico Figlio di Maria. Ma la
maternità spirituale di Maria (Cf Gv 19,26-27; Ap 12,17). si estende a
tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: « Ella ha dato alla luce un
Figlio, che Dio ha fatto "il primogenito di una moltitudine di fratelli" ( Rm
8,29), cioè dei fedeli, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore
di madre ».( LG 63)
La maternità verginale di Maria nel disegno di
Dio
502 Lo sguardo della fede può scoprire, in
connessione con l'insieme della Rivelazione, le ragioni misteriose per le quali
Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una
Vergine. Queste ragioni riguardano tanto la persona e la missione redentrice di
Cristo, quanto l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di
tutti gli uomini.
503 La verginità di Maria manifesta l'iniziativa
assoluta di Dio nell'incarnazione. Gesù come Padre non ha che Dio. (Cf Lc
2,48-49). « La natura umana che egli ha assunto non l'ha mai separato dal
Padre. [...] Per natura Figlio del Padre secondo la divinità, per natura Figlio
della Madre secondo l'umanità, ma propriamente Figlio di Dio nelle sue due
nature ». (Concilio del Friuli (anno 796 o 797), Simbolo: DS 619).
504 Gesù è concepito per opera dello Spirito
Santo nel seno della Vergine Maria perché egli è il nuovo Adamo (cf. 1 Co
15, 45) che inaugura la nuova creazione: « Il primo uomo tratto dalla terra
è di terra, il secondo uomo viene dal cielo » ( 1 Cor 15,47). L'umanità di
Cristo, fin dal suo concepimento, è ricolma dello Spirito Santo perché Dio gli «
dà lo Spirito senza misura » (Gv 3,34). « Dalla pienezza » di lui, capo
dell'umanità redenta (Cf Col 1,18), « noi tutti abbiamo ricevuto e
grazia su grazia » (Gv 1,16).
505 Gesù, il nuovo Adamo, inaugura con il suo
concepimento verginale la nuova nascita dei figli di adozione nello
Spirito Santo per la fede. « Come è possibile? » (Lc 1,34 - Gv 3,9). La partecipazione alla vita
divina non proviene « da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma
da Dio » (Gv 1,13). L'accoglienza di questa vita è verginale perché è
interamente donata all'uomo dallo Spirito. Il senso sponsale della vocazione
umana in rapporto a Dio (Cf 2 Cor 11,2) si compie perfettamente nella
maternità verginale di Maria.
506 Maria è Vergine perché la sua verginità è il
segno della sua fede che non era alterata da nessun dubbio (LG
63) e del suo totale abbandono alla volontà di Dio (Cf 1 Cor
7,34-35). Per la sua fede ella diviene la Madre del Salvatore: « Beatior
est Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi – Maria è
più felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo »
(Sant'Agostino, De sancta virginitate, 3).
507 Maria è ad un tempo Vergine e Madre perché è la
figura e la realizzazione più perfetta della Chiesa: (cf. LG 63) « La
Chiesa [...] per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure
Madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e
immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa è
pure la vergine che custodisce integra e pura la fede data allo Sposo » (LG
64).
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Monsignor Gerhard Ludwig Müller e la Teologia
della Liberazione
Il 7 dicembre 2009, l'agenzia ZENIT
usci con un comunicato in occasione della visita a Roma di un gruppo di vescovi
del Brasile in visita a limina apostolorum. In quella occasione il Papa
Benedetto XVI disse ” che valeva la pena ricordare che nell'agosto scorso
sono stati commemorati i 25 anni dell'Istruzione Libertatis
nuntius della Congregazione per la Dottrina della Fede, su alcuni
aspetti della teologia della liberazione”.
Come ha spiegato egli stesso, “ in essa si sottolineava il
pericolo che comportava l'accettazione acritica da parte di alcuni teologi di
tesi e metodologie provenienti dal marxismo”.
Secondo quanto ha spiegato Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani,
“ le sue conseguenze più o meno visibili fatte di ribellione, divisione,
dissenso, offesa, anarchia, si fanno ancora sentire, creando nelle vostre
comunità diocesane grande sofferenza e una grave perdita di forze vive”.
Per questo, supplicò “ quanti in qualche modo si sono
sentiti attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi principi
ingannatori della teologia della liberazione, di confrontarsi nuovamente con la
suddetta Istruzione, accogliendo la luce benigna che essa offre a mani
tese”.
L’istruzione “Libertatis nuntius” fu elaborata dall’allora
Cardinal Ratzinger e approvata per il Papa Giovanni II il 6 agosto del 1984.
L’ideatore della “teologia  della liberazione” fu il padre Gustavo Gutiérrez
(peruviano) e i suoi discepoli, il sacerdote Leonardo Boff (brasiliano), Manuel
Pérez Martínez (spagnolo) y Camilo Torres Restrepo (colombiano).
Questi ultimi due hanno portato in pratica la “teologia della
liberazione” e divennero membri del movimento guerrigliero marxista ELN
(esercito di liberazione nazionale della Colombia). Mentre Camilo Torres morì
nel 1966, il cosiddetto “Don Pérez” fu scomunicato dopo l'omicidio di un Vescovo
(Mons. Jesus Emilio Jaramillo) attribuito alla guerriglia in cui partecipava e
viveva con “Monica” (un’ex suora legata alla guerriglia con cui ebbe una
figlia), e morì di epatite nel 1998. Entrambi avevano seguaci tra altri
sacerdoti e i “Cattolici'”, che posteriormente avevano provato a continuare il
loro lavoro non solo in Colombia, ma in tutta l'America. Così, ad esempio, il
sacerdote asturiano Gaspar García  Laviana, influenzato dallo spirito della teologia della
liberazione, prese le armi nel Nicaragua di Somoza. Inoltre, tutto il movimento
sandinista era permeato dalle teorie eterodosse della mal chiamata “teologia
della liberazione”. In Messico, il CIDOC di Cuernavaca diretto dal Padre Ivan
Illich - con la complicità del vescovo Méndez Arceo, fondatore del movimento
«Cristiani per il socialismo» - era un luogo d’indottrinamento per molti
sacerdoti latino-americano, mentre il gesuita-marxista Porfirio pubblicò un
libro “Marx e la Bibbia” e pubblicizzava le sue tesi in televisione e
conferenze.
Indagando i suoi antecedenti, abbiamo scoperto un’altra cosa:
l’arcivescovo Müller scrisse con il modernista Padre Gustavo Gutiérrez il libro
seguente: “Situarsi al lato dei poveri-Teologia della liberazione” (An der Seit
der Armen - Theologie der Berfewuing) come si può leggere qui. La
presentazione del libro si è svolta a Ratisbona nel 2004.
Considerando tutto questo è sorprendente che il vescovo Gerhard
Ludwig Müller sia stato nominato prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede essendo discepolo del padre Marxista Gustavo Gutiérrez, creatore
della teologia della liberazione.
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Tarcisio Bertone
Il Segretario di Stato annulla la lettera con la quale il custode dell’ortodossia cattolica si era “schierato” a favore dell’ex PUCP, l’università ribelle del Perù
Andrés Beltramo ÁlvarezCittà del Vaticano
L'Università “ribelle” del Perù resterà senza professori di teologia. Lo ha stabilito la Santa Sede dopo una riunione tenutasi pochi giorni fa a Roma e convocata dall’ancora Segretario di Stato Tarcisio Bertone. Un incontro di alto livello che ha annullato l’intento del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Müller, di intervenire in favore dell’ateneo peruviano nel mezzo del conflitto con l’arcivescovo di Lima e con il Vaticano. Un grave errore del “guardiano” dell’ortodossia cattolica.
La riunione tra i diversi dicasteri vaticani aveva come scopo quello di valutare la validità di una lettera inviata dallo stesso Müller all’arcivescovo di Lima, Juan Luis Cipriani Thorne, alla fine di gennaio.
Nella missiva, il prefetto chiedeva spiegazioni al cardinale peruviano in merito alla decisione di non rinnovare il permesso ecclesiastico per tenere lezioni a tutti i professori del Dipartimento di Teologia dell’ex Pontificia Universidad Católica del Perú. Questa decisione, comunicata alle autorità universitarie a dicembre, è scaturita dal decreto della Santa Sede (giugno 2012) che vietava all’ateneo di vantare i titoli di Pontificio e Cattolico.
Una sanzione applicata con l’approvazione del Papa e che è ancora giuridicamente valida in virtù del tenace rifiuto dell’Assemblea Universitaria di riformare gli statuti per adeguarsi alla normativa vaticana sulle istituzioni d’istruzione superiore cattoliche: la costituzione apostolica “Ex Corde Ecclesiae”.
Dopo aver ricevuto le lamentele dei professori a riguardo della revoca, il prefetto tedesco ha deciso di agire. Secondo i docenti la revoca sarebbe stata applicata per «motivi dottrinali». Müller ha preso in considerazione la loro richiesta, chiedendo e ordinando nella sua missiva, che l’università proseguisse con le lezioni di teologia visto che la Santa Sede non aveva ancora risolto il conflitto.
Ma la lettera non era partita con il piede giusto. E, pertanto, è stata invalidata dalla riunione convocata da Bertone. Il motivo? Si è trattato di un’iniziativa “personale” del prefetto, il quale non si è consultato con gli specialisti della Congregazione per la Dottrina della Fede.
Inoltre, la lettera stessa, non è stata inviata tramite i canali istituzionali della nunziatura apostolica a Lima. L’arcivescovo della capitale peruviana ha infatti ricevuto solo un fax. La lettera ha anche ignorato il Codice di Diritto Canonico che conferisce al vescovo diocesano l’autorità per assegnare e revocare i permessi ai professori di religione o scienze ecclesiastiche nella circoscrizione ecclesiastica.
L’esito delle valutazioni di questa riunione è stato comunicato agli interessati in Perù, tramite i canali diplomatici. La lettera di Müller non ha alcuna validità e, dunque, la decisione dell’arcivescovo Cipriani di non concedere il permesso per insegnare teologia cattolica nell’università non cambierà. Adesso, l’ex PUCP si trova in difficoltà per coprire i corsi di teologia dei piani di studio del prossimo anno accademico.
In ogni caso, le conclusioni della riunione vaticana presieduta da Bertone, sono state un duro colpo per il prefetto della Dottrina della Fede. Nella Curia Romana qualcuno comincia a chiedersi se sia veramente idoneo per occupare un posto di enorme potere che non permette né improvvisazioni né errori di forma o contenuto.
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