d. CURZIO NITOGLIA
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Lo strutturalismo è “il certificato della morte dell’anima” (Michel Focault).
“C’è molta logica in questa follia” (Amleto, W. Shakespeare).
Proemio
● Il marxismo in crisi dopo il fallimento della rivoluzione stalinista, che non è riuscita a esportare il comunismo nel mondo intero, ha cercato (dagli anni Trenta sino al Sessantotto) un’altra via per portare la rivoluzione nella parte del mondo non ancora marxistizzata e vi è riuscito. Questa nuova via consiste nel rimpiazzare il proletariato e la lotta di classe con la corruzione intellettuale ed etica dell’individuo e persino con la distruzione della realtà portata avanti dalla classe studentesca, ubriacata da dottrine irrazionali, illogiche e nichilistiche, le quali conducono al suicidio dell’individuo, al rovesciamento della morale naturale e al tentativo di “uccidere” l’Essere stesso sussistente attraverso l’enti-cidio o la distruzione dell’essere partecipato, finito e creaturale.
● Abbiamo già parlato diffusamente della Scuola di Francoforte e solo en passant dello Strutturalismo francese. Ora ci proponiamo di trattare più dettagliatamente questa seconda scuola di pensiero, studiando la vita e le opere dei suoi maggiori rappresentanti e la dottrina che ha partorito la loro mente malata per contagiare la gioventù studentesca, rovinare l’individuo, la famiglia e sovvertire la Società e la Chiesa con la tattica della mano tesa o del dialogo tra comunismo dal volto umano e cristianesimo (Garaudy, Bloch e Rodano).
Musica e rivoluzione
● Nello strutturalismo (J. Lacan), come nella Scuola di Francoforte (T. W. Adorno), si è studiata anche la musica quale elemento dirompente e dissolutore dell’armonia e dell’equilibrio umano (sensibilità sottomessa a intelletto e volontà). Aristotele ha scritto che “menti perverse portano a stili di musica contorti” (Politica, VI). Lo strutturalismo e specialmente Adorno lo hanno capito benissimo ed hanno ribaltato la verità aristotelica: “la musica contorta perverte la mente e l’anima dell’uomo”. Perciò si sono adoperati a distruggere e sovvertire la Società civile, la famiglia e l’individuo sin nella profondità della sua anima attraverso una musica sfrenata. Purtroppo con la “Riforma liturgica” di Paolo VI del 1970 questa dissonanza musicale (e non solo) è entrata anche nelle chiese ed ha pervertito la mente e la Fede dei cristiani. Gli strutturalisti e Adorno partono da Richard Wagner e Schönberg, con cui inizia il predominio della variazione, dissonanza, accavallamento dei temi, per giungere alla musica leggera o pop moderna, che è la radicalizzazione della disarmonia per squlibrare e diseducare attraverso l’udito la mente delle giovani generazioni[1]. Gli autori studiati sono Richard Wagner (+ 1883), Arnold Schönberg (+ 1951) e Elvis Presley (+ 1977), da cui è nata la rivoluzione musicale che dagli anni Sessanta ha rovinato milioni di giovani, assieme alla droga e all’alcool.
● Richard Wagner[2] inizia il romanticismo musicale,”senza ombra di residui classici”[3]. Egli si allontana sempre più deliberatamente dal genere tradizionale dell’opera storica per giungere ad una fase aurorale della storia “cui corrisponde l’indeterminatezza della sua musica”[4]. La realtà della musica, che era così chiara in Mozart, Bach e Beethoven, viene sacrificata definitivamente da Wagner all’ideale di musica come linguaggio sonoro. Egli “disossa la musica classica dall’armonia e dall’architettura, […] non c’è mai suono puro, tutto è amalgamato […] in un miscuglio di suoni”[5]. Inoltre la sua ultima opera Parsifal (1882) “riassume i toni del misticismo sessuale wagneriano”[6]. Sulla linea del cromatismo wagneriano del Tristano, “che già comprometteva i rapporti fondamentali dell’armonia classica, proseguirono alcuni compositori dell’Austria e dell’Europa centrale, verso l’atonalità […] senza più gerarchia tonica”[7]. Luisa Cervelli, docente di storia della musica presso la Sapienza, scrive: «Nel Parsifal […] più che l’eroe cristiano, traspare lo spirito del mito pagano-germanico che […] pare quasi rappresentare il trionfo del mito pagano germanico sulla tradizione latina e sullo spirito cattolico del cristianesimo» (voce Wagner Richard, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1954, vol. XII, col. 1643). Wagner è stato un innovatore nella musica classica ed ha aperto le porte a quella moderna e disarmonica; infatti egli «condanna tutta la musica esclusa la nona di Beethoven»[8].
Wagner intende rivoluzionare e cambiare il mondo e l’uomo tramite la “musica nuova”, ossia il poema sinfonico e il dramma musicale, contrapposti alla musica classica del passato o “musica pura” (la sinfonia e il concerto). Il dramma musicale di Wagner si è rivelato come il genere più innovativo e rivoluzionario dell’Ottocento tedesco[9]. Da opere musicali strettamente strumentali (sinfonie, concerti) si passa con Wagner ad opere musicali in cui un sistema letterario, filosofico e storico-politico influiscono sulla musica strumentale (dramma musicale), così che la musica trae origine da una fonte extra-musicale: un poema o un racconto storico[10]. Anche la musica stessa con Wagner (+ 1883) comincia a subire un mutamento sostanziale, che troverà il compimento con Schönberg (+ 1951): “non più melodie regolari e simmetriche, ma invece temi che si contrappongono, si trasformano, si scindono, si accavallano. […]. Viene sovvertito il tradizionale rapporto gerarchico tra melodia e armonia”[11].
● Dopo Wagner lo strutturalismo ha studiato Arnold Schönberg (Vienna 1874-Los Angeles 1951)[12], in cui “trovano la loro espressione più completa la scuola atonale, il cromatismo tristaniano, carico di morbosa emotività”[13]. L’Autore “volta le spalle all’armonia tradizionale, attuando il comunismo o l’assoluta parità tra i dodici suoni. […]. La liberazione totale della dissonanza non dà ancor luogo ad altri princìpi compositivi che sostituiscano quelli, oramai distrutti, dell’armonia tradizionale. È il momento dell’assoluta libertà e della sovversione totale”[14]. La sua musica è composta sostanzialmente da due elementi principali: “dissonanza e sensualità, bruttezza sonora e frenesia dionisiaca”[15]. Egli distrugge la musica classica e dà inizio alla dissonanza afro-americana.
Nel 1948 Theodor Wiesegrund Adorno scrisse un’opera intitolata Filosofia della nuova musica, nella quale compariva un saggio su Schönberg e il progresso. Adorno additava in Schönberg il modello insuperabile della modernità, l’assassino della tradizione[16]. La scuola neo-tedesca di Schönberg si rifà a Wagner e si contrappone alla musica classica viennese sino a Brahms. La nuova scuola è fondata “sull’urlo, sul gesto violento, sulla deformazione della realtà, sulla rappresentazione dell’incubo e del delirio. […] Essa è l’epifania del negativo e soprattutto della repulsione di ogni riconciliazione tra l’uomo e il mondo. […]. Il primo strappo radicale operato da Schönberg […] è nell’espressività accesa, distorta, violenta dei suoi primi drammi teatrali, […] la totale emancipazione della dissonanza […] e la necessità di esprimere con mezzi musicali del tutto nuovi e inauditi la tensione utopica, rivoluzionaria del nascente espressionismo teatrale”[17]. Schönberg si serve della dodecafonia , secondo cui i dodici suoni della scala cromatica sono tutti perfettamente equivalenti onde viene abolito il fondamentale principio gerarchico sul quale si basa il sistema tonale, così egli riesce a rappresentare “l’incubo, l’allucinazione, il sogno ad occhi aperti”[18].
● Da tanta dissonanza il passo al rock di Elvis Presley (+ 1977) caratterizzato dalla “esaltazione del sesso, […] dal rock della droga e dal rock satanico, sino al rock della violenza e dei crimini”[19] è stato breve. Dal 1956 al 1960 Elvis “ha deliberatamente provocato la massiccia rivolta di milioni di giovani nel mondo intero contro ogni forma di soggezione e di autorità. […]”[20]. L’ultima sua esibizione avvenne il 16 giugno del 1977 e il 16 agosto del ’77 venne ritrovato morto per over dose[21]. Come si vede, la rivoluzione è stata fatta anche e forse soprattutto mediante la musica. Infatti come una marcia militare accende l’irascibile e lo rafforza, come la musica classica, polifonica e gregoriana distendono, rasserenano e uniscono a Dio gli animi degli ascoltatori, così la musica disarmonica e ossessivo-compulsiva scatena i peggiori istinti animaleschi nell’uomo e lo porta al delirio, alla droga, alla degenerazione morale e perfino al suicidio o al satanismo (v. Presley).
La dottrina strutturalista come rilancio del marxismo in chiave nichilistica, psicoanalitica e selvaggia
● Lo strutturalismo francese è la dottrina contro-filosofica secondo la quale si debbono (non solo si possono, ma è assolutamente necessario) studiare le relazioni (o “strutture” ossia il rapporto di una cosa con l’altra) tra i vari termini, senza conoscere i termini stessi.
Il fondatore dello strutturalismo Claude Lévy-Strauss scrive: «lo strutturalismo preleva i fatti sociali nell’esperienza e li trasporta in laboratorio. Là li rappresenta sotto forma di modelli, prendendo in considerazione non i termini, ma le relazioni tra i termini»[22]. Come si può parlare del rapporto di una cosa con l’altra senza conoscere le cose che stanno in rapporto reciproco? È come se si volesse parlare della relazione di paternità o figliolanza, che intercorre tra padre e figlio e viceversa, senza conoscere e prendere in considerazione il padre e il figlio. S. Tommaso D’Aquino (S. Th., I, q. 13, a. 7) spiega che i termini della relazione o “rapporto di una cosa coll’altra” sono quattro: 1°) il soggetto cioè l’ente al quale la relazione si riferisce (p. es. paternità-padre); 2°) il termine con il quale il soggetto è posto in relazione (figlio); 3°) il fondamento del rapporto tra soggetto e termine (generazione attiva); 4°) il rapporto o vincolo che lega soggetto a termine (parentela o paternità). La relazione (paternità) ha un essere accidentale proprio che è l’inerire o “esse in” alla sostanza (padre). Ora l’accidente non è l’ente, ma è dell’ente; il suo essere è di inerire su una sostanza, esso è precario e insussistente in sé, ossia incapace di esistere in sé e per sé e quindi deve sopraggiungere o accedere (accedit, da accidere) ad una sostanza, la quale esiste in sé e per sé e fa da soggetto (substat) all’accidente. Se manca il sostrato, l’accidente viene meno. Per esempio, essere medico accede e perfeziona la sostanza uomo. Se non c’è l’uomo, non ci sarà neppure il medico, il musicista…(S. Th., II-II, q. 23, a. 3). Quindi se non c’è un padre, non esiste un figlio e non sussiste la relazione di paternità; se non c’è un figlio, non esiste un padre e non sussiste la relazione o “struttura” di figliolanza. Quindi è impossibile studiare la paternità se non c’è il padre. Lo strutturalismo, perciò, è una relazione che non ha fondamento nella realtà: a partire dall’esperienza arriva alla elaborazione di laboratorio, che separa la relazione dai termini relativi, ossia l’accidente dalla sostanza. Ora la definizione di accidente è “ciò che inerisce su una sostanza”. Quindi l’accidente senza sostanza è un puro ente logico o di ragione senza fondamento nella realtà. Donde la prima caratteristica dello strutturalismo è una metodologia nichilistica che studia “strutture” fondate sul nulla. Esso cerca di costruire o meglio “creare ex nihilo” - come fa la mente del pazzo allucinato - schemi di relazioni o strutture, facendo astrazione dai termini reali che fondano la relazione, soprattutto in campo antropologico e sociologico con Lévy-Strauss, (che rilancia il marxismo classico secondo cui l’economia è la struttura su cui si basano le sovrastrutture) e in campo psicologico con Jacques Lacan (elaborando schemi di relazioni oscure dell’inconscio, affiancandosi al freudismo e sorpassandolo nell’elogio del folle).
Il metodo dello strutturalismo si fonda sulla teoria della conoscenza secondo cui la ragione umana può conoscere solo le relazioni (o “strutture”) e non le sostanze o essenze delle cose, che, se esistono, sono inconoscibili. Niente di nuovo! È solo la estensione del soggettivismo moderno, specialmente kantiano, secondo cui non conosco la cosa in sé (noumeno), ma come mi appare (fenomeno), al campo della sociologia materialista (Marx) e della psicanalisi del subconscio o dell’inconscio (Freud). Lo strutturalismo oltrepassa, tuttavia, la modernità kantiano-hegeliana e si colloca in piena post-modernità nichilistica in quanto nega non solo la possibilità di conoscere la realtà oggettiva (Kant) o la sua esistenza (Hegel), i fenomeni (sensismo o empirismo inglese), i fatti o esperienze individuali (positivismo), ma anche la conoscenza e l’esistenza di un Soggetto, un Io o Spirito assoluto, poiché non conosciamo termini o soggetti, ma solo le loro relazioni, il che è assurdo perché senza soggetto o termine non c’è relazione. Perciò lo strutturalismo come metodo e come gnoseologia è essenzialmente nichilistico e postmoderno. La “contro-filosofia” strutturalista è stata ben definita dal suo fondatore Claude Lévy-Strauss come Pensiero selvaggio[23]. Infatti - secondo lui - la logica, la ragione stessa dell’uomo è una mistificazione, un’invenzione fondata sulla filosofia realistica e la metafisica dell’essere, secondo le quali esiste una realtà oggettiva, un soggetto conoscente e dei termini, mentre per lo strutturalismo esistono solo le strutture o le relazioni, che si manifestano psicanaliticamente (Freud) nel subconscio umano o sociologicamente (Marx) nelle relazioni dei popoli selvaggi, che non sono stati deviati dal pensiero logico e dalla metafisica classica (il marxismo dalla lotta di classe del proletariato è trasposto all’irrazionale e al delirio, che distruggono la cultura europea meglio di quanto abbia fatto la lotta e l’odio di classe). Il compito dello strutturalismo è quello di cancellare anche in Europa il ricordo della logica e della metafisica, per rendere il “vecchio Continente” simile ai selvaggi aborigeni delle tribù primitive. Quindi Lévy-Strauss propone una contro-evangelizzazione, che renda selvaggia anche l’Europa, la quale prima evangelizzava e civilizzava i selvaggi, mentre adesso sta per essere tribalizzata e imbarbarita dall’invasione di massa dei nuovi selvaggi, che vengono d’oltre Oceano a inselvatichire la vecchia Europa. La musica che oggi è divenuta rumore è un’applicazione dello strutturalismo al campo della melodia e all’armonia, le quali sono state volontariamente cancellate per cedere il posto alla dissonanza e al chiasso frenetico.
● La conclusione teoretica cui giunge lo strutturalismo è il nichilismo metafisico, la cui conseguenza pratica è il nichilismo morale. Infatti, se per la filosofia moderna più spinta ossia l’hegelismo esiste uno Spirito o Io assoluto, lo strutturalismo decreta la morte di ogni realtà non solo oggettiva, ma anche del soggetto o Io assoluto. Non c’è oggetto né soggetto, materia o spirito, vi sono solo strutture o relazioni campate sul nulla. Ora ex nixilo nihil fit. Quindi la stessa struttura è impossibile. Se lo strutturalismo decreta teoreticamente la morte del reale oggettivo e soggettivo, dell’uomo, della conoscenza, praticamente ne segue la morte o il ribaltamento della morale rimpiazzata dalla psicanalisi dell’inconscio, che rende lecite tutte le azioni più immorali e perverse, in quanto strutture o relazioni del subconscio più oscuro, al quale deve essere lasciata ogni libertà[24].
Secondo Lacan e Focault non è corretto dire “Io penso”, ma occorre dire “si pensa” per mettere in rilievo la struttura o la relazione senza soggetti o termini, che pensa (a vuoto). Infatti anche Lévy-Strauss dice che “l’uomo non ha alcun senso”[25]. Quindi, praticamente o “eticamente”, conviene lasciarsi andare verso l’inconscio, l’incosciente, la follia, la droga, l’allucinazione. La materia di Marx, l’Io di Hegel sono rimpiazzati dal nulla dello strutturalismo, che tanto ruolo ha avuto nella Rivoluzione studentesca del 1968, assieme alla Scuola di Francoforte. Entrambe hanno dato il colpo di grazia alle ultime vestigia della civiltà greco-romana e cristiana. Queste dottrine deliranti, selvagge, irrazionali e illogiche hanno portato alle riforme medico-psichiatriche secondo le quali i pazzi, essendo selvaggi illogici e non corrotti dalla metafisica classica, dovevano essere considerati normali (Lacan, Basaglia[26] e Focault[27]). Lacan ha teorizzato e Basaglia ha messo in pratica la dottrina secondo cui l’inconscio prevale sul conscio (neo-psicanalisi freudiano-strutturalista) e quindi ha tessuto l’elogio della pazzia. Questo è l’esito del pensiero filosofico moderno e post-moderno: il nulla, la follia, la droga, il tribalismo cavernicolo. Oltre la modernità vi è il nichilismo e il precipitare nell’abisso del nulla ove tutto affonda.
Questo modo di sragionare ha “vinto” la battaglia presente. Il mondo, la scuola, la famiglia, persino gli uomini di Chiesa (col Concilio Vaticano II) hanno respirato a pieni polmoni questa nube tossica chiamata modernità, post-modernità e strutturalismo. Umanamente parlando la lotta è impari. Infatti l’individuo è stato corrotto sin nelle profondità dell’anima, passando attraverso i sensi (musica, droga, apatia). Quindi solo Dio potrà tirarci fuori dl pozzo dell’abisso in cui siamo stati precipitati.
I maggiori rappresentanti dello Strutturalismo
CLAUDE LÉVY-STRAUSS
Egli è nato a Bruxelles nel 1908 da genitori francesi e ha trascorso l’infanzia e la giovinezza a Parigi. Si è laureato in filosofia alla Sorbona. Nel 1935 ha insegnato sociologia all’Università di San Paolo del Brasile. Da quel momento si è dato all’antropologia. Nel 1941 si è trasferito a New York; poi nel 1947 è tornato in Francia a Parigi ove ha iniziato la sua produzione “scientifica” strutturalistica. Il suo pensiero strutturalistico antropologico è caratterizzato da “una vera e propria opzione anti-filosofica”[28]. Lévy-Strauss si allontana radicalmente dall’idealismo e si sposta verso “un’etnologia in sintonia con marxismo e psicanalisi. […]. Freud gli rivela come proprio i comportamenti in apparenza più affettivi, gli atti meno razionali, le manifestazioni pre-logiche, sono appunto i più significanti[29]”. Marx invece lo invita a costruire un’antropologia sociale e anti-filosofica ove predomina l’elemento dello scambio economico, che, unito all’inconscio freudiano produce lo strutturalismo francese. Nel suo libro Les structures élémaintaires de la parenté (Parigi, PUF, 1949; tr. it., Milano, Feltrinelli, 1969) Lévy-Strauss parla positivamente dell’incesto e mette in dubbio le considerazioni fatte su di esso dalla precedente ricerca scientifico-filosofica. Un altro elemento della sua dottrina strutturalistica è la “svalutazione radicale dello stesso soggetto umano, in nome delle strutture o relazioni che lo qualificano, per cui, quando si parla di uomo, si parla di forme o strutture e non di sostanza”[30]. Secondo lui ha ragione Michel Focault quando scrive che “l’uomo è un’invenzione” (Les mots et les choses, Parigi, Gallimard, 1966, tr. it., Milano, Rizzoli, 1967, p. 414). Nel 1962 col suo “capolavoro” La pensée sauvage (Parigi, Plon) egli “contrappone la mentalità primitiva e selvaggia a quella ‘civilizzata’ in base all’idea della superiorità affettiva, di stampo emotivo e irrazionale”[31]. Il suo influsso lo si nota ancor oggi specialmente sui figli del Sessantotto nei quali l’elemento razionale e volontario-libero ha ceduto il posto all’emotività sentimentalistica e irrazionale.
MICHEL FOCAULT
È nato a Poitiers nel 1926. Sin dagli anni Cinquanta si è imposto come saggista radicalmente critico della filosofia classica. Nel Sessantotto è diventato uno dei ‘guru’ del movimento studentesco. Negli anni settanta il suo pensiero ha influenzato la cultura americana. Ha sviluppato un’analisi strutturalistica sulla follia, la psichiatria e sui temi sociali, unendo Freud a Marx. Il suo “capolavoro” è una raccolta dei suoi diversi saggi tradotti e pubblicati in italiano: Microfisica del potere, Torino, Einaudi, 1977. È morto nel 1984. Egli ha ripreso i temi antropologici studiati da Lévy-Strauss e quelli psicanalitici studiati da Lacan. Ha sviluppato in maniera maniacale il tema della sessualità nei suoi ultimi anni di vita (La volonté de savoir, Parigi, Gallimard, 1976, tr. it., Milano, Feltrinelli, 1978; L’usage du plaisir, Parigi, Gallimard, 1984, tr. it., Milano Feltrinelli, 1984; Le souci de soi, Parigi, Gallimard, 1984, tr. it., Milano, Feltrinelli, 1985). La sua teoria è la distruzione o assenza totale anche del soggetto umano: “non c’è neppure un uomo da salvare, dal momento che egli non ha sulle sue labbra neppure una sola parola da pronunciare[32]. […]. Nulla di quanto ha fatto la cultura europea ha diritto a un’impronta. […]. Ciò che vive nello spirito di Focault è il certificato della morte dell’anima”[33].
JACQUES LACAN
Nato a Parigi nel 1901. Si è specializzato in psichiatria nel 1932. Nel 1966 ha raccolto il “meglio” del trentennio delle sue ricerche psichiatrico-strutturalistiche in un libro intitolato Ecrits (Parigi, Ed., du Seuil). È morto nel 1981[34]. Tra i suoi studi sono significativi quelli su La signification du fallus (1958), il che evidenzia come l’organo con cui ragionano gli strutturalisti non è il cervello, ma un altro molto meno nobile e “inferiore”. Un altro suo libro interessante è Kant avec Sade (1963). Lacan sostanzialmente propone un ritorno a Freud parallelamente al ritorno a Marx. Egli è stato influenzato dal neo-marxismo di Louis Althusser, suo amico e paziente, che dopo aver strangolato la moglie è morto suicida nel 1990. Il cuore del suo pensiero è l’uso della psicanalisi in funzione anti-filosofica, che avversa sia Socrate, Platone e Aristotele sia Hegel, poiché nega sia l’oggetto reale della filosofia classica greca, sia il soggetto assoluto della filosofia moderna idealistica, per salvare solo le relazioni o “strutture” senza i relativi termini. Egli, con la corrente strutturalistica francese, è critico anche verso la Scuola di Francoforte e specialmente verso Marcuse, “che pure ha elaborato notevoli spunti per ciò che concerne il rapporto tra Eros e civiltà industriale, ma non è riuscito – secondo Lacan – a dare una corretta teoria psicanalitica”[35]. Secondo Lacan il vero ritorno a Freud significa ritornare a Cartesio e un allontanarsi da Bergson[36]. Tuttavia il ritorno a Cartesio va limitato al suo dubbio metodico e al primato del Cogito sull’essere, mentre tutto il resto del suo sistema filosofico va rigettato. Freud ha tolto ogni certezza che Cartesio aveva lasciato all’uomo moderno, poiché, se per Cartesio dove penso là mi trovo, per Freud “io sono dove non penso” (L’instance de la lettre dans l’inconscient ou la raison depuis Freud, 1957, p. 517), quindi il “non-pensiero” è il centro della psicanalisi strutturalistica lacaniana, in quanto l’inconscio sta là ove manca il pensiero. Egli insiste molto sul rapporto positivamente narcisistico tra soggetto-oggetto che è sorpassato (il “moi” o “io” con la “i” minuscola) dal rapporto tra soggetto e soggetto (il “Je” o “Io” con la “I” maiuscola). Lacan insiste molto sul fatto che è stato Freud ad aver scorto nel linguaggio la struttura per eccellenza.
Conclusione
● In un certo qual senso la portata sovversiva e dissolutrice dello strutturalismo francese supera persino quella della Scuola di Francoforte. Infatti, se essi hanno in comune il connubio tra psicanalisi e marxismo, lo strutturalismo arriva sino al parossismo del “non-pensiero” o dell’inconscio superiore alla coscienza, all’elogio dell’illogico e perfino della pazzia in senso stretto del termine e quindi decreta la “morte dell’uomo e dell’anima”. L’uomo, infatti, è un’invenzione, non è una sostanza ma una relazione e “non ha nessun senso”. Se si parte dal principio strutturalista che non esistono termini o soggetti, ma solo relazioni campate in aria, queste conclusioni aberranti sono del tutto conseguenti e coerenti. “C’è molta logica in questa follia” direbbe l’Amleto di Shakespeare, e ex contrario “c’è molta follia in questa illogicità” possiamo dire noi. Il narcisismo dell’Io che si specchia nell’Io spiega l’illogicità, la follia e le turpitudini pratiche teorizzate e ammesse dello strutturalismo. È un mondo indotto scientificamente all’impazzimento.
● Il rimedio dopo la diagnosi è il ritorno al reale, alla logica, alla metafisica dell’essere, alla spiritualità cristiana, che ci insegna d essere padroni dei nostri istinti e ad indirizzarli a Dio (sublimazione), dopo averli sottomessi (mortificazione) all’intelletto e alla volontà. Non bisogna trascurare la musica, che tanto ruolo ha avuto nel dissolvimento dell’uomo contemporaneo e post-moderno. Infatti è difficile portare l’uomo direttamente alla droga se prima non si è distrutta la sua capacità razionale e la sua libera volontà, mediante teorie astruse e vuote (relazioni senza soggetti). Ma, prima ancora di pervertire l’intelletto umano, occorre pervertire la sua sensibilità (“nihil in intellectu quod prius non fuerit in sensu”). Ora uno dei sensi più sviluppati è l’udito, che può essere educato o diseducato da musica armonica o disarmonica. Tramite la disarmonia lo strutturalismo ha portato il disordine, la frenesia e la follia nell’intelletto umano. Già Dante aveva detto: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza” (Inferno, XXVII, 119); “Uomini siate e non pecore matte, si che il giudeo di voi tra voi non rida” (Paradiso, V, 80). Se si pensa che la maggior parte dei filosofi di Francoforte e dello strutturalismo francese sono israeliti e che hanno reso l’uomo contemporaneo simile al bruto, senza virtù né raziocinio, si capisce anche perché “il giudeo di noi tra noi rida”. Ma ride bene chi ride ultimo. Cerchiamo di diventare ciò che siamo: uomini creati ad immagine (intelletto e volontà) e somiglianza (grazia santificante ) di Dio e non ciò che il nemico del genere umano vuole che siamo: “pecore matte”. Certamente non è lo strutturalismo, né la modernità che ci aiutano a raggiungere il nostro fine, ma - nell’ordine naturale - la metafisica dell’essere e - nell’ordine soprannaturale - la spiritualità cattolica.
d. CURZIO NITOGLIA
8 giugno 2011
http://www.doncurzionitoglia.com/strutturalismo_francese.htm
[1] Cfr. U. Eco, La struttura assente, Milano, Bompiani, 1968; J. M. Auzias, tr. it., La chiave dello strutturalismo, Milano, Mursia, 1969; J. Piaget, tr. it., Lo strutturalismo, Milano, Il Saggiatore, 1968; S. Moravia, Lo strutturalismo francese, Firenze, Sansoni, 1975.
[2] Cfr. “Enciclopedia della musica”, Milano, Garzanti, III ed., 2010, pp. 965-999.
[3] M. Mila, Breve storia della musica, Torino, Einaudi, 1963, p. 243.
[4] M. Mila, cit., p. 244.
[5] M. Mila, cit., p. 245.
[6] M. Mila, cit., p. 250.
[7] M. Mila, cit., p. 365.
[8] S. Bettini, “Enciclopedia Filosofica”, Gallarate, 1982, vol. VIII, p. 831.
[9] G. Barbieri, La grande storia della musica classica, vol. XI, Richard Wagner, Roma, Gruppo Editoriale L’Espresso, 2005, pp. 6-7.
[10] G. Barbieri, cit., p. 8.
[11] G. Barbieri, cit, pp. 10-11.
[12] Cfr. “Enciclopedia della musica”, Milano, Garzanti, III ed., 2010, pp. 797-799; cfr. “Enciclopedia della musica”, Milano, Garzanti, III ed., 2010, pp. 797-799.
[13] M. Mila, cit., p. 390.
[14] M. Mila, cit., ivi.
[15] E. M. Jones, Il ritorno di Dioniso. Musica e rivoluzione culturale, Viterbo, Effedieffe, 2009, p. 92.
[16] G. Barbieri, La grande storia della musica classica, vol. XVII, Arnold Schönberg, Roma, Editoriale dell’Espresso, 2006, p. 5.
[17] G. Barbieri, La grande storia della musica classica, vol. XVII, Arnold Schönberg, cit., pp. 8-9.
[18] G. Barbieri, cit., pp. 10-11.
[19] C. Balducci, Adoratori del diavolo e rock satanico, Casale Monferrato, Piemme, 1991, p. 151.
[20] C. Balducci, cit., p. 154.
[21] Cfr. Th. W. Adorno, tr. it., Introduzione alla sociologia della musica, Torino, Einaudi, 1971. Come si vede, anche la Scuola di Francoforte ha studiato e favorito la rivoluzione musicale sino a quella satanistica. Lo strutturalismo francese non è stato da meno con Jacques Lacan.
[22] C. Lévvy-Strauss, Nouvel Observateur, 25 gennaio 1967.
[23] Cfr. C. Lévy-Strauss, La pensée sauvage, Parigi, Plon, 1962; tr. it., Il pensiero selvaggio, Milano, Il Saggiatore, 1964.
[24] Cfr. Michel Focault, Les mot set les choses, Parigi, Gallimard, 1965.
[25] Cfr. La France Catholique, 16 ottobre 1964.
[26] Cfr. F. Basaglia, La maggioranza deviante, Torino, Einaudi, 1970.
[27] Cfr. M. Focault, Sorvegliare e punire, tr. it., Torino, Einaudi, 1976.
[28] Cfr. Italo Boni (a cura di), Claude Lévy-Strauss, in “Novecento filosofico e scientifico”, diretto da Antimo Negri, Milano, Marzorati, 1991, III vol., p. 178.
[29] Ibidem, p. 180.
[30] Ib., p. 183.
[31] Ib., p. 184.
[32] Non si capisce, allora, perché la pronunzi lui: per coerenza dovrebbe tacere come ogni altro uomo.
[33] Cfr. I. Bertoni, (a cura di) Michel Focault, op. cit., pp. 207-208.
[34] Cfr. P. Caruso (a cura di), Conversazioni con Lévy-Strauss, Focault e Lacan, Milano, Mursia, 1969; G. Contri, Nozioni fondamentali nella teoria della struttura in Lacan, Torino, Boringhieri, 1972; M. Francioni, Psicanalisi linguistica ed epistemologia in Jacques Lacan, Torino, Boringhieri, 1978; C. Clément, tr. it., Vita e leggenda di Jacques Lacan, Bari, Laterza, 1982.
[35] Cfr. Giovanni Invitto, Jacques Lacan, in “Novecento filosofico e scientifico”, cit., p. 220.
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domenica 12 maggio 2013
don curzio - LO STRUTTURALISMO FRANCESE E LA SOVVERSIONE DELL’INDIVIDUO TRAMITE L’OSSESSIONE MUSICALE, PSICOLOGICA E TOSSICOLOGICA
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