Non mancano tra i filosofi e gli studiosi (o presunti tali) di oggi e di ieri coloro che pongono una serrata critica al Cristianesimo definendolo foriero di disvalori che avrebbero provocato la degenerazione e la distruzione di una società occidentale migliore che ebbe le sue fondamenta nel paganesimo greco-romano e germanico. Per rispondere a tale accusa sarà bene andare a rispolverare i veri fondamenti “teologici” (se di teologia in questo caso si può parlare) e morali del paganesimo romano degli ultimi tre secoli dell’Impero (perchè, consapevolmente o no, tali autori si rifanno ad esso nonostante trasudino ammirazione da tutti i pori per quella che fu “l’austera religione romana delle origini”) per poter mettere questa loro presunta capacità di instaurare una civiltà migliore al banco di prova:
- Il paganesimo è naturalista; il termine ultimo dell’uomo è infatti puramente terreno non essendovi nulla di superiore ad una società che assorbe completamente la persona e utilizza la religione come instrumentum regni (si veda a tal riguardo la divinizzazione degli imperatori romani).
- Il paganesimo è liberale, dottrinalmente scettico e moralmente relativista; la sua tolleranza nei confronti delle altre religioni (finchè queste non avevano la pretesa di verità assoluta) era dovuta a ciò che filosoficamente era proprio dei pagani, ossia opinionismo liberale, pluralismo e scetticismo. Essendo loro convinti che l’unico “dogma” fosse il non poter conoscere appieno la verità non potevano fare a meno da un lato di accogliere qualsiasi divinità nel loro immenso pantheon e dall’altro di perseguitare coloro (i cristiani) che sostenevano l’esistenza di una sola Verità e la capacità dell’uomo di conoscerla.
- Il paganesimo è nichilista; esso infatti, negando la capacità dell’uomo di conoscere la realtà con il suo scetticismo filosofico, cade inevitabilmente nel nichilismo in quanto rimane solo il nulla essendo l’essere non conoscibile teoreticamente.
- Il paganesimo è stoico; nega la libertà umana e la responsabilità in nome di un fato che sovrasta tutto e tutti disintegrando con esse ogni tipo di morale. Esso inoltre toglie ogni valenza alla conoscenza di tipo intellettivo per affermare solo quella di tipo sensitivo (trattasi del cosìdetto sensismo), attentando così alla metafisica aristotelicamente intesa.
- Il paganesimo è etnista; esso infatti fa mantenere alla religione e alla divinità un carattere
“nazionale” ed etnico (un po’ come il più intransigente giudaismo talmudico, con il quale guardacaso condividerà la persecuzione dei cristiani) ritenendo che i popoli debbano restare nella loro religione, convinto com’era che alla fine tutto ciò che veneravano gli uomini fosse una cosa sola. Nell’operazione di recupero di tale concezione da parte di “filosofi” del XIX e XX secolo (Chamberlain, Rosenberg, Ciola ecc. ecc.) non sono mancate aperte concessioni al razzismo biologico.
- Il paganesimo è assurdo e contrario alla retta ragione; contraddice la concezione di Dio come Essere Infinito e Unico ponendo in maniera illogica e irrazionale l’esistenza di più infiniti che non possono esistere in quanto si escluderebbero vicendevolmente (infatti un infinito sommato ad un altro infinito da come risultato in ogni caso un infinito e mai due).
Alla luce di ciò risulta veramente difficile credere che una società edificata sulla base di questi valori (che, ripetiamo, sono rispettivamente: naturalismo, liberalismo, scetticismo, relativismo, stoicismo, etnismo con alle volte delle vene apertamente biologiste) possa venire innalzata su un piedistallo a dispetto di quelle che non li condividerebbero. A sostegno di questa mia affermazione posso dire che storicamente parlando ci sia stato un esempio di nazione che tentò di ricreare la società su queste basi: si tratta della Germania di Hitler. Inutile ricordare che questo “esperimento” scatenò quell’ecatombe che fu la Seconda Guerra Mondiale, provocò lo sterminio di 17 milioni di persone e ridusse il paese dove fu effettuato ad un cumulo di macerie nel giro di 6 anni. Un bilancio decisamente negativo oserei dire.
Concludendo, si può tranquillamente affermare che non si ha nulla di nuovo sotto il sole, le stesse “considerazioni filosofiche” (o farneticazioni? Difficile dirlo) sull’argomento che sentiamo dai vari Evola, De Benoist, Faye, Ciola ecc. ecc. non sono altro che le stesse, magari rivedute e corrette per adeguarsi ai tempi, pronunciate secoli prima da Proclo, Porfirio, Giuliano l’Apostata, Nietzsche e compagnia brutta. A tale compagine andrebbe ricordato quanto disse Prudenzio nel suo Contra Symmacum: “Sentieri secondari di questa strada sbagliata ce ne sono molti, come molti sono gli dèi, gli idoli, i dèmoni nei templi. E’ un illusione credere che i culti pagani portino a Dio; che cristiani e pagani giungano tutti alla stessa meta. L’idolatria conduce solo alla fine contraria alla vita: alla morte definitiva e eterna. Altre religioni non sono vie di salvezza, infatti il demonio non lascia andare al Signore della salvezza, ma mostra l’itinerario della morte, attraverso false strade. Allontanatevi pagani, non vi sono strade in comune tra voi e il popolo di Dio! Allontanatevi!”
A cura di Federico
Fonte: Gnosi e Gnosticismo, Paganesimo e Giudaismo di Don Curzio Nitoglia
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