di don Anthony Cekada     1

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       Secondo un'opinione molto diffusa e radicata ai        nostri giorni tra la maggior parte dei cattolici -        clero e semplici fedeli - la ragione principale per        cui alcuni loro fratelli nella fede hanno chiedono a        gran voce il ritorno nelle chiese della Messa        preconciliare in latino                2,        sarebbe da ricercare nella mentalità immobilista e        di assoluto rifiuto della novità che regna negli        ambienti cosiddetti «tradizionalisti». Incapaci di        adattarsi a qualsiasi genere di innovazione, questi        nemici giurati del progresso sarebbero quindi        solamente degli inguaribili nostalgici che piangono        a torto la scomparsa di «pompose» e         «trionfalistiche» cerimonie delle quali il popolo        cristiano non capiva una sola sillaba e a cui non        poteva partecipare attivamente. Se le cose stessero        proprio così e non esistessero altre motivazioni più        gravi che giustifichino almeno in parte un simile        atteggiamento, per quanto possa apparire        comprensibile l'attaccamento ad un rito così        venerabile e vetusto, soprattutto nelle persone di        età avanzata che per anni hanno assistito a questa        liturgia, questi cattolici «disadattati» sarebbero        tutt'alpiù da compatire. In realtà, un'analisi        dottrinale - seppure succinta come quella che stiamo        per presentarvi - delle novità introdotte nella        liturgia riformata rivela non solo la superficialità        che regna a proposito di questo argomento nel        milieu cattolico, ma soprattutto la più completa        ignoranza a riguardo dei veri motivi che stanno alla        base delle preferenze in materia liturgica di certi        cattolici. Non volendo rubare altro tempo prezioso        al lettore, invito quindi a leggere questo articolo        con animo sereno, tenendo però sempre l'occhio fisso        alle verità immutabili della dottrina cattolica,        l'unica che può condurci al porto sicuro della        salvezza eterna.  | 
Vi siete      mai chiesti perché ci sono alcuni cattolici che vanno alla      Messa in latino?
     Questo articolo spiega con parole semplici e chiare:
w Perché l'assistenza alla Messa in latino non è solo una questione di «nostalgia»;w Perché la Messa è stata riformata negli anni '60;w Quali differenze ci sono tra il vecchio e il nuovo rito;
w Perché l'assistenza alla Messa in latino non è solo una questione di «nostalgia»;w Perché la Messa è stata riformata negli anni '60;w Quali differenze ci sono tra il vecchio e il nuovo rito;
w      In che senso il nuovo rito sminuisce gli elementi essenziali      della dottrina cattolica sulla Messa;
w      Perché i cattolici fedeli alla Tradizione non vanno alla      Messa di Paolo VI.
 l      Qualche parola di benvenuto
  
A chi è capitato tra le mani      questo libretto avrà senz'altro qualche domanda da fare      sulla Messa romana e sul perché ci siano dei cattolici che      vi assistono. Magari voi stessi avete appena finito di      sentirne una, forse per la prima volta. Magari avete già      discusso con un vostro amico che va alla Messa in latino      sulla situazione attuale della Chiesa, o vi siete trovati a      passare per caso là dove si celebrava in rito antico. Certo,      per la gente quello che colpisce di più è la lingua, il      latino. Ma si rimane colpiti anche dalla bellezza delle      cerimonie che evoca ormai l'immagine di un tempo lontano.
l Al di là della nostalgia
  
l Al di là della nostalgia
Ma il latino, le belle      cerimonie e la nostalgia per «i bei tempi andati» non sono      in realtà le ragioni principali per cui noi abbiamo deciso      di conservare il vecchio rito. Le nostre intenzioni erano      piuttosto quelle di conservare l'integrità della      dottrina cattolica e di offrire a Dio un culto buono e      rispettoso. A questo proposito risponde bene la Messa      romana, al contrario del rito moderno. Da quello che      leggerete qui, speriamo che veniate a conoscere le ragioni      dei «tradizionalisti», e da parte nostra vi assicuriamo      nelle preghiere alla Santa Vergine perché vi ottenga la      grazia di perseverare «saldi e forti nella fede che avete      appreso» (2 Ts 2, 14).
  
l      Due immagini contrastanti
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| Nuova Messa | Messa romana | 
Queste due fotografie dicono      un sacco di cose. Chiedetevi quali delle foto seguenti      rappresenti al meglio l'esatto significato della Messa. Se      siete d'accordo con noi che sia quella di destra a rendere      meglio l'esatto significato della Messa, allora avete molto      in comune con i cattolici «tradizionalisti». Le due foto      mostrano i cambiamenti radicali introdotti nella liturgia a      partire dagli anni '60. La foto a sinistra mostra come      centro della cerimonia un uomo; al contrario, quella di      destra mostra un sacrificio e un atto di adorazione che ha      come suo centro naturale Dio. Vi sono comunque tantissime      altre differenze da apparire evidenti anche al più      occasionale degli osservatori.
  
l      Una tipica Messa moderna
  
In una tipica Messa moderna di      una comune parrocchia, l'intero rito si svolge in lingua      volgare. Il celebrante si trova seduto o in piedi di fronte      ai fedeli e spesso si rivolge loro con richiami spontanei      durante lo svolgimento del rito. Nel coro, i fedeli possono      aggiungere i loro commenti o leggere le Sacre Scritture. Una      parte del rito si svolge attorno ad un altare-tavola.      Il tabernacolo non si trova quasi mai sull'altare, ma alle      spalle del sacerdote, o relegato in un angolo. Il «segno di      pace» è un'occasione per applausi, emozioni o conversazioni      personali. Il celebrante dà alla maggior parte dei fedeli la      Comunione nella mano, assistito in questo da uomini e      donne laici. Il prete fà pochissime genuflessioni. É raro      comunque che due celebrazioni del nuovo rito siano      esattamente uguali; variano infatti da sacerdote a sacerdote      e da parrocchia a parrocchia. Da qualche parte sono stati      addirittura introdotti degli elementi bizzarri come la       «messa dei pagliacci», «dei pupazzi» o «dei palloncini»,       mentre in altre si proiettano diapositive, si fanno scenette      o si suona la musica popolare.
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| Tavola-altare | Segno di pace | Comunione in mano | 
l      La Messa romana
  
Tutto ciò contrasta con la      Messa in latino celebrata da sempre nell'antica e venerabile      lingua della Chiesa. Il celebrante sta di fronte a Dio      sacramentato nel tabernacolo; non fà commenti personali, ma      recita esattamente quelle stesse preghiere che i sacerdoti      hanno usato per secoli, e solo lui può toccare con le mani      l'Ostia consacrata. Al momento della Comunione, i fedeli si      inginocchiano di fronte al Signore e lo ricevono soltanto in      bocca. Non ci sono applausi e conversazioni prima della      Comunione. I fedeli seguono la Messa con i loro messalini      che traducono le parole del celebrante. I gesti del      sacerdote sono rispettosi e composti, e prevedono molte      genuflessioni come atto di rispetto per il Santissimo      Sacramento. Il testo e il rito della Messa romana sono gli      stessi ovunque e non variano da celebrante a celebrante o da      parrocchia a parrocchia, poiché tutto è governato da ruoli      uniformi e molto specifici.
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| Altare cattolico | Comunione in ginocchio | Elevazione | 
l La liturgia esprime la dottrina
 Anche il più fortunato degli      osservatori può concludere che il rito moderno e quello      antico sembrerebbero mandare due tipi di «segnali»       radicalmente diversi su ciò che la Messa sia, a cosa serva o      cosa ci chieda di credere. Il nuovo rito ci lascia      l'impressione che la Messa non sia altro che un banchetto      conviviale; il vecchio rito, invece, che la Messa sia      un'azione diretta ad adorare Dio. Ciò ci porta a quel      principio che è la chiave per capire il perché ci siano dei      cattolici che vanno alla Messa romana: per sua stessa      natura, la liturgia esprime la dottrina; ne parlò Sua      Santità Papa Pio XII (che ha felicemente regnato dal      1939 al 1958) nella Lettera Enciclica Mediator Dei      (1947): «Il culto che la Chiesa offre al Signore è una      continua professione della fede cattolica [...];      nella liturgia si esprime apertamente e chiaramente la      dottrina cattolica». La liturgia non solo esprime la      dottrina, ma esplicita anche ciò che i fedeli devono      credere. Le preghiere e i gesti liturgici che esprimono      riverenza verso la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia,      ad esempio, rafforzano e raffermano la nostra comune fede      nella dottrina. Se dal culto pubblico si tolgono tutte      quelle preghiere e quei gesti rituali che alludono a quella      particolare verità (come la Presenza Reale), si può ben      stare sicuri che nel tempo i fedeli cesseranno di crederci.
Anche il più fortunato degli      osservatori può concludere che il rito moderno e quello      antico sembrerebbero mandare due tipi di «segnali»       radicalmente diversi su ciò che la Messa sia, a cosa serva o      cosa ci chieda di credere. Il nuovo rito ci lascia      l'impressione che la Messa non sia altro che un banchetto      conviviale; il vecchio rito, invece, che la Messa sia      un'azione diretta ad adorare Dio. Ciò ci porta a quel      principio che è la chiave per capire il perché ci siano dei      cattolici che vanno alla Messa romana: per sua stessa      natura, la liturgia esprime la dottrina; ne parlò Sua      Santità Papa Pio XII (che ha felicemente regnato dal      1939 al 1958) nella Lettera Enciclica Mediator Dei      (1947): «Il culto che la Chiesa offre al Signore è una      continua professione della fede cattolica [...];      nella liturgia si esprime apertamente e chiaramente la      dottrina cattolica». La liturgia non solo esprime la      dottrina, ma esplicita anche ciò che i fedeli devono      credere. Le preghiere e i gesti liturgici che esprimono      riverenza verso la Presenza Reale di Cristo nell'Eucarestia,      ad esempio, rafforzano e raffermano la nostra comune fede      nella dottrina. Se dal culto pubblico si tolgono tutte      quelle preghiere e quei gesti rituali che alludono a quella      particolare verità (come la Presenza Reale), si può ben      stare sicuri che nel tempo i fedeli cesseranno di crederci.
l      La Messa romana e la dottrina      cattolica
  
Poiché la Messa romana esprime      la dottrina e nello stesso tempo esplicita ciò che i fedeli      devono credere, la Chiesa, nei secoli passati, ha sempre      vigilato attentamente sui testi liturgici in modo da      assicurarsi che essi riflettessero pienamente la fede      cattolica ed escludendo tutto ciò che potesse      comprometterla. La Chiesa ha sempre parlato della Messa      innanzitutto come di un sacrificio. É insegnamento      infallibilmente rilevato che Gesù Cristo ha lasciato alla      Chiesa un sacrificio visibile «in modo che il Suo      sacrificio, già offerto una volta sulla Croce, potesse      nuovamente essere reso attuale» 3.      La dottrina secondo cui la Messa è prima di tutto un      sacrificio offerto a Dio, è magnificamente e chiaramente      espresso nella Messa romana. E così pure tantissimi altri      punti dell'insegnamento cattolico come la Presenza Reale, la      natura del Sacerdozio, l'esistenza del Purgatorio,      l'identificazione della vera Chiesa di Cristo con quella      cattolica e l'intercessione dei Santi.
  
l      Protestantizzare i cattolici
  
 Anche i protestanti sono      sempre stati al corrente di quanto la Messa cattolica      esprima bene la dottrina della Chiesa. Infatti, quando      vollero diffondere i loro insegnamenti fasulli e innovativi,      cominciarono col cambiare la liturgia. Nel XVI secolo,      Martin Lutero (1483-1546) riuscì a protestantizzare i      cattolici cominciando proprio dal culto, come si legge in      una sua biografia: «E venne quindi la riforma liturgica,      che colpì il fedele più a fondo poiché ne intaccò la      devozione personale: lo si invitò infatti a bere il vino del      sacramento, a prendere la particola con le proprie mani, a      comunicarsi senza prima essersi confessato, a sentire le      parole della consacrazione nella sua stessa lingua e a      prendere parte attiva nel coro sacro. Lutero elaborò quei      principî teorici che furono poi alla base dei suoi      cambiamenti più innovativi, il più importante dei quali era      che la Messa non fosse un sacrificio» 4. I cambiamenti liturgici introdotti divennero      quindi un mezzo per sminuire la dottrina cattolica e per      diffondere al suo posto una dottrina rivoluzionaria. A      dispetto di tutto questo, le riforme liturgiche che Lutero      apportò nel XVI secolo per distruggere l'idea cattolica che      la Messa fosse un sacrificio, assomigliano in maniera      impressionante a quelle introdotte negli anni '60! Come si      spiega tutto ciò? E quali sono i principî che stanno dietro      a queste innovazioni? Per rispondere a tali interrogativi      dobbiamo risalire al Concilio Vaticano II.
Anche i protestanti sono      sempre stati al corrente di quanto la Messa cattolica      esprima bene la dottrina della Chiesa. Infatti, quando      vollero diffondere i loro insegnamenti fasulli e innovativi,      cominciarono col cambiare la liturgia. Nel XVI secolo,      Martin Lutero (1483-1546) riuscì a protestantizzare i      cattolici cominciando proprio dal culto, come si legge in      una sua biografia: «E venne quindi la riforma liturgica,      che colpì il fedele più a fondo poiché ne intaccò la      devozione personale: lo si invitò infatti a bere il vino del      sacramento, a prendere la particola con le proprie mani, a      comunicarsi senza prima essersi confessato, a sentire le      parole della consacrazione nella sua stessa lingua e a      prendere parte attiva nel coro sacro. Lutero elaborò quei      principî teorici che furono poi alla base dei suoi      cambiamenti più innovativi, il più importante dei quali era      che la Messa non fosse un sacrificio» 4. I cambiamenti liturgici introdotti divennero      quindi un mezzo per sminuire la dottrina cattolica e per      diffondere al suo posto una dottrina rivoluzionaria. A      dispetto di tutto questo, le riforme liturgiche che Lutero      apportò nel XVI secolo per distruggere l'idea cattolica che      la Messa fosse un sacrificio, assomigliano in maniera      impressionante a quelle introdotte negli anni '60! Come si      spiega tutto ciò? E quali sono i principî che stanno dietro      a queste innovazioni? Per rispondere a tali interrogativi      dobbiamo risalire al Concilio Vaticano II.
l      Le riforme del Vaticano II
  
Il Concilio Vaticano II      5 fu convocato da Giovanni XXIII      (1881-1963). Egli disse di voler «aprire le porte» al      mondo moderno e di voler «aggiornare» la Chiesa per      rendere la sua presenza più «incisiva» per quei tempi e per      richiamare più gente nel suo seno. Il Papa convocò i Vescovi      per discutere su grandi riforme della liturgia, della      disciplina ecclesiastica e della dottrina. Dopo la morte di      Giovanni XXIII, i lavori del Concilio proseguirono sotto      Paolo VI (1897-1978) e sfociarono in radicali      cambiamenti. I cattolici si ritrovarono così di fronte alle      riforme in ogni fase della propria vita religiosa. Su queste      riforme si sono spese milioni di parole. I fedeli si      sentirono ripetere centinaia di volte che «l'essenza      della fede non era stata toccata» e che il Vaticano II      avrebbe apportato «un vero rinnovamento» all'interno      della Chiesa.
  
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| Da sinistra: il Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo VI. | ||
l      I frutti del Vaticano II
  
D'altronde, Nostro Signore      Gesù Cristo ci disse che avremmo potuto riconoscere un      albero dai propri frutti, e che un albero buono avrebbe      prodotto dei frutti buoni e che uno cattivo frutti cattivi.      Ebbene, quali sono stati i frutti del Vaticano II? I preti e      le suore hanno abbandonato in massa la loro sacra vocazione,      i seminari, che una volta erano pieni, ora sono semivuoti o      chiusi, l'assistenza alla Messa della domenica è calata      drammaticamente, i teologi si sono posti dubbi o hanno      rifiutato la dottrina cattolica, gli insegnamenti della      Chiesa sulla morale vengono apertamente combattuti e      ignorati di proposito sia dal clero che dai laici. Si      possono chiamare buoni tali frutti? La maggior parte dei      cattolici direbbe certamente di no. E siccome i frutti sono      cattivi, ciò porta a concludere che l'albero che li ha      prodotti, il Vaticano II, sia anch'esso cattivo!
  
l      I principî del Vaticano II
  
Il Vaticano II ha prodotto      tali effetti disastrosi perché si è fondato su due principî      pericolosi: l'ecumenismo e il modernismo:
  
w      L'ecumenismo cerca di fondere il cattolicesimo con le      religioni non cattoliche. Tutte quelle dottrine e pratiche      liturgiche che i protestanti o gli altri non cattolici      trovano sgradite, devono, di conseguenza, essere eliminate,      sminuite o rese ambigue.
w      Il modernismo insegna che le verità cambiano di epoca      in epoca e che, di conseguenza, anche la Chiesa debba      cambiare in modo da essere così «incisiva» nel mondo      secolare. Il clero modernista assimila il culto, la dottrina      e la moralità tradizionale filtrandola attraverso la      filosofia relativista moderna e i «principî» e i «valori»       della società secolare. I modernisti spogliano così la fede      da tutte quelle dottrine e pratiche liturgiche che alla      mentalità moderna possono apparire troppo intransigenti,      esclusiviste, difficili, oscurantiste, fanatiche o      imbarazzanti. Come risultato, la nozione stessa di verità      oggettiva viene a cadere, la religione viene così ridotta a      poco più di un sentimento o di un simbolo, mentre gli stessi      principî della morale divengono vaghi. Fu la politica      ecumenica e modernista del Vaticano II che portò alla      creazione della nuova Messa.
  
l      La nascita della nuova Messa
  
Poiché tutti quei concetti e      pratiche liturgiche rifiutate dai non cattolici e dalla      mentalità moderna abbondavano nella Messa romana, i      riformatori nella Chiesa del postconcilio decisero di      gettare a mare il vecchio rito e di crearne uno nuovo che      potesse rimpiazzarlo. Questo avrebbe dovuto soddisfare due      propositi:
  
w      Per soddisfare i protestanti, nel nuovo rito bisognava      eliminare, o almeno sminuire, la dottrina cattolica secondo      cui la Messa fosse un sacrificio propiziatorio      6, celebrata da un ministro      consacrato, in cui Cristo diviene presente sotto le Specie      del pane e del vino mediante la «transustanziazione».
w      Per soddisfare l'uomo moderno occorreva invece abolire o      stemperare parole forti come «inferno», «pena», «punizione      eterna», «miracolo», «anima» e «separazione dal mondo».
  
Il compito di formulare un      tale rito fu affidato ad una commissione chiamata      Consilium (Consilium ad exequendam Costitutionem de      Sacra liturgia). Tra gli osservatori non cattolici vi      erano sei pastori protestanti: Ronald Jasper,      Massey Shepherd, Raymond George, Friedrich      Kunneth, Eugene Brandt e Max Thurian in      rappresentanza degli anglicani, del Consiglio Ecumenico      delle Chiese, dei luterani e della comunità calvinista di      Taizé.
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Il 10        maggio 1970, in occasione dell'udienza concessa ai        sei pastori protestanti che hanno collaborato        all'elaborazione del Novus Ordo Missæ, Paolo        VI, parlando del loro contributo ai lavori del        Consilium liturgico, ebbe a dire: «Vi siete        particolarmente sforzati di dare più spazio alla        Parola di Dio contenuta nella Sacra Scrittura; di        apportare un più grande valore teologico ai testi        liturgici, affinché la “lex orandi” (“la legge della        preghiera”) concordi meglio con la “lex credendi”         (“la legge della fede”)» (cfr. R.        Coomaraswamy,        Les problèmes de la nouvelle messe, Editions        L'Age d'Homme, Losanna 1995, pag. 36). Non si        capisce proprio come dei protestanti che negano la Presenza Reale di Nostro Signore Gesù        Cristo nell'Eucarestia, l'essenza sacrificale della        Messa, il sacerdozio ministeriale, la mediazione        universale di Maria SS.ma e dei Santi, e altre        verità di fede possano aver apportato «un più        grande valore teologico ai testi liturgici». | 
Sul loro ruolo all'interno del      Consilium, il Vescovo      William Baum (creato Cardinale nel 1976 da Paolo VI) disse: «Essi non si trovavano lì solo      come osservatori, ma anche come consulenti che      parteciparono attivamente al rinnovamento liturgico. Non      avrebbe rappresentato molto se si fossero limitati ad      ascoltare; essi vi contribuirono pienamente». E      il risultato finale fu la promulgazione della nuova Messa      nell'aprile del 1969.
  
l      Un documento rivelatore
  
Nel 1969, l'Institutio      Generalis Missalis Romani introdusse per primo i testi      ufficiali della nuova Messa. Gli estensori ne presentarono i      principî dottrinali che erano alla base del rito che avevano      elaborato. Esso costituisce un documento rivelatore. Eccone      i punti salienti:
  
w      Definizione di Messa: l'Institutio Generalis      si riferisce alla Messa come alla «Cena del Signore»,       termine questo gradito ai protestanti, e la definisce come «sacra      assemblea o riunione del popolo di Dio volta alla      celebrazione del memoriale del Signore sotto la      presidenza del sacerdote». Lutero stesso avrebbe      potuto scrivere una definizione del genere! Don Luca      Brandolini (Vescovo dal 1987), che partecipò alla creazione del nuovo rito,      disse di questo passo: «Si parte dal concetto di      assemblea per dare una definizione alla Messa».
  
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| Card. William Baum | Mons. Luca Brandolini | 
w      Il banchetto comunitario: l'Institutio      presenta la Messa anzitutto come un banchetto comunitario o      un memoriale, piuttosto che come un sacrificio.
  
w      La presenza di Cristo: l'Institutio non fà      alcuna menzione della Presenza Reale di Gesù Cristo      nell'Eucarestia e della Transustanziazione. Insegna invece      che Cristo è presente nell'assemblea, nella lettura delle      Sacre Scritture, nel sacerdote, e che l'Ultima Cena viene      così resa presente.
w      Il ruolo del celebrante: é l'assemblea che «offre» la      Messa e il sacerdote si limita a «presiederla» perché il suo      ruolo ora non è più quello del sacrificatore e mediatore, ma      quello di un semplice «presidente dell’assemblea».
w      La Consacrazione: ciò che nel vecchio rito veniva      definita «consacrazione», nella nuova Messa è ora chiamata      narratio institutionis («racconto dell'istituzione»).       Questo termine viene usato dai protestanti per significare      che l'Eucaristia, invece di essere un sacrificio, è un mero      richiamo al racconto dell'Ultima Cena. Ma quando il      sacerdote recita le parole della Consacrazione in modo      puramente narrativo, la sua intenzione viene considerata      insufficiente e la Messa è così invalida: Cristo non diviene      realmente presente e il sacrificio non ha luogo. Ma quando i      fedeli avvertirono l'allarme su come il nuovo rito      promuovesse idee così pericolose, i creatori della nuova      Messa cercarono di occultare le proprie intenzioni. Nel      1970, infatti, gli innovatori elaborarono una seconda      edizione dell'Institutio che aboliva la maggior parte      del linguaggio fatto oggetto di obiezioni e che includeva      invece termini tradizionali. Ma d'altra parte lasciarono      completamente invariato il nuovo rito che avevano creato      basandosi sui falsi principî enunciati nel 1969. Il nuovo      rito resta adesso l'unico usato nelle chiese del mondo.
  
l      Un rito ecumenico e modernista
  
Mettendo a confronto le      preghiere e le cerimonie della Messa romana con quelle del      nuovo rito, è facile constatare come i principî teorici      vengano messi in pratica e come la dottrina cattolica      tradizionale sia stata, per così dire, «depennata» per      ingraziarsi i protestanti e la mentalità moderna. Ecco      alcuni esempi:
w      Il comune rito penitenziale: la Messa romana comincia      con il sacerdote che recita delle preghiere di riparazione a      Dio chiamate «preghiere ai piedi dell'altare». La nuova      Messa comincia invece con un «rito penitenziale» che il      celebrante e i fedeli recitano in comune. E chi fu il primo      ad introdurre un rito penitenziale in comune? I protestanti      del XVI secolo che volevano promuovere l'insegnamento che il      sacerdote non differiva dai semplici fedeli.
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| Ecco come viene presentata la Messa ai bambini... | |
w      L'offertorio: le preghiere dell'Offertorio      nella Messa romana contengono allusioni specifiche a molti      punti della dottrina cattolica: che la Messa è offerta in      riparazione dei peccati, che i Santi devono essere onorati,      ecc... I protestanti rifiutavano tali dottrine e abolirono      le preghiere dell'Offertorio. «Quell'abominio chiamato      "offertorio" - diceva Lutero - con tutto ciò che sa      di oblazione». Dopo essere stato abolito, nella nuova      Messa l'Offertorio è stato sostituito con una cerimonia      chiamata «presentazione dei doni». Le preghiere ritenute      offensive dai protestanti sono state dunque rimosse. Al loro      posto vi è adesso la vaga preghiera: «Benedetto sei Tu      Signore, Dio dell’universo. Dalla Tua bontà abbiamo      ricevuto...», tratta da un ringraziamento ebraico      recitato prima dei pasti.
  
w      Le preghiere eucaristiche: la Messa romana ha      un'unica preghiera eucaristica, l'antico Canone romano. Il      Canone è sempre stato il bersaglio favorito delle polemiche      luterane e protestanti. Al posto di un unico canone, la      nuova Messa ha un numero diverso di preghiere eucaristiche      delle quali ne riporteremo qui soltanto una: la Preghiera      Eucaristica n° 1. La sequela dei Santi, tanto aborrita dai      protestanti, è ora resa facoltativa, e quindi raramente      usata. I traduttori ne hanno fatto diverse versioni: tra      l'altro, l'idea di offrire Cristo-Vittima nella Messa (una      nozione condannata da Lutero) è scomparsa. Tutte le      preghiere eucaristiche prevedono ora pratiche liturgiche      tipicamente protestanti: sono pronunciate ad alta voce      invece che in silenzio e seguono tutte un'impostazione      narrativa piuttosto che essere una vera e propria      Consacrazione. I vari segni di riverenza verso il Santissimo      Sacramento (genuflessioni, segni di Croce, campane, incenso,      ecc...) sono stati ridotti, resi facoltativi o eliminati.
  
w      La Comunione nelle mani: un protestante del XVI      secolo, Martin Butzer (1491-1551), condannò l'uso      della Chiesa di dare ai fedeli l'Ostia nella bocca come un      qualcosa che giustificava una doppia superstizione:
- il falso onore      tributato al Sacramento Sacramento;
- la deplorevole arroganza      dei sacerdoti chiamati sempre a maggior santità nel popolo      di Dio in virtù dell'olio della consacrazione.
L'uso protestante della      Comunione nella mano rappresenta quindi un rifiuto della      Presenza Reale di Cristo e dell'idea del      sacerdote-sacrificatore. D'altronde, l'introduzione di tale      pratica nella nuova Messa (un rito dove Gesù Cristo «è      presente nell'assemblea» e dove il sacerdote non fà      altro che presiederla) rappresenta ancora un ulteriore      allontanamento dalla dottrina bimillenaria della Chiesa. Ma      chi ha creato il nuovo rito ha fatto di meglio rispetto ai      protestanti: un laico non solo è ammesso a ricevere la      Comunione nelle mani, ma anche a distribuirla, magari anche      in pantaloncini o in minigonna (se si tratta di una laica).      L'uso della Comunione nella mano fà appello anche all'uomo      contemporaneo che ama sentirsi «autonomo» e «adulto» e non      soggetto a nessuno (concetti questi peraltro estranei al      patrimonio cattolico tradizionale).
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| Martin Butzer | Comunione in mano | 
w      Il culto dei Santi: le orazioni nella Messa romana di      frequente invocano il nome dei Santi e ne chiedono      l'intercessione. Il culto che la Chiesa riserva ai Santi è      sempre stata bollato dai protestanti come «superstizioso»      7. Il nuovo rito ha abolito la      maggior parte di queste invocazioni, oppure le ha rese      facoltative e, in più, ha riscritto in un'ottica protestante      tutte quelle preghiere recitate durante le ricorrenze: sono      state infatti tolte tutte quelle allusioni al «merito dei      Santi», al «trionfo della vera fede», alla «Chiesa cattolica      come unica vera Chiesa», al «peccato d'eresia» e alla       «conversione degli eretici».
w      Il culto delle anime purganti: come cattolici,      sappiamo che quando un nostro fratello ci lascia, si prega      per il riposo della sua anima. Questa dottrina si riflette      nelle «Preghiere per i defunti» della Messa romana: «Possiate essere Voi, o Signore, misericordioso verso N.      N.». I protestanti rifiutano la dottrina per cui si      debba pregare per i defunti, e i modernisti rifiutano la      posizione tradizionale sull'anima e sul Purgatorio. Il nuovo      rito prevede 114 preghiere per i defunti: in tutte, tranne      che in due, la parola «anima» è stata eliminata. Una      semplice svista? Don Enrico Asworth, che collaborò      nel 1970 alla stesura del nuovo rito, ammise che tali      omissioni erano intenzionali!
w      La teologia «negativa»: la mentalità moderna è      inconciliabile con l'aspetto «severo» della religione      cattolica, e i teologi del postconcilio hanno fatto del loro      meglio per nasconderlo. Gli estensori del nuovo rito hanno      quindi sistematicamente rimosso dalle preghiere della nuova      Messa tutti quei concetti «negativi» come «inferno»,       «giudizio», «ira di Dio», «punizione eterna», «gravità del      peccato» e «malvagità del mondo». A tal proposito,      chiedetevi quando è stata l'ultima volta che avete sentito      parlare di queste cose durante una Messa moderna.
w      Le parole di Cristo: quando Gesù Cristo istituì      l'Eucarestia durante l'Ultima Cena, disse che il Suo Sangue      sarebbe stato «versato per voi e per molti in      remissione dei peccati». Questo è ciò che dicono      esattamente le parole della Consacrazione nel rito romano.      Nella versione ufficiale del nuovo rito, per la maggior      parte delle lingue occidentali (inglese, tedesco, italiano,      portoghese e spagnolo), il «molti» è scomparso ed è stato      rimpiazzato da un «per tutti». Una versione      delle parole della Consacrazione che non ha il minimo      riscontro nella storia della liturgia eucaristica della      cristianità. La giustificazione teorica data per una simile      traduzione, veniva fornita dagli scritti di un protestante      tedesco e modernista, Gioacchino Geremia. Il vero      punto della fraudolenta traduzione stava nel fatto di voler      dipingere il Salvatore come un capo ecumenico che vuol      salvare tutti gli uomini, senza preoccuparsi eccessivamente      della loro fede. Il cambiamento nelle parole di Cristo      suscita inoltre dei dubbi sulla validità della Consacrazione      del Calice e si aggiunge già a quello suscitato dalla      trasformazione della Consacrazione Eucaristica in una      versione narrativa dal sapore protestante.
w      Irriverenza sacrilega: oltre a promuovere una falsa      dottrina, la nuova Messa è anche sacrilega. Un sacrilegio è      qualcosa che offende il carattere di ciò che è sacro.      Considerate il fatto di come i riti della nuova Messa      offendano o sminuiscano il carattere sacro dell'Eucaristia.      Le stesse parole di Cristo per la Consacrazione del Suo      Preziosissimo Sangue sono state falsate. La Comunione nella      mano, dove si mette l'Ostia in mani non consacrate, è una      pratica ufficialmente approvata; gli uomini e le donne      laiche possono ora maneggiare le Sacre Particole; si può      usare anche un pane friabile con le briciole che cadono sul      pavimento; in maniera distratta i fedeli si portano la      Comunione alla bocca come se si trattasse di un biscotto;      quando l'Ostia cade nessuno provvede più a raccoglierla con      le dovute cautele; il sacerdote non provvede più a      purificarsi le dita dai frammenti nel Calice; un applauso      scrosciante vien fatto quando i fedeli dovrebbero essere in      raccoglimento per prepararsi a ricevere la Comunione; la      genuflessione dei fedeli è stata quasi dappertutto abolita;      si usano adesso come calici e pissidi delle coppe di vetro e      ceramica di aspetto comune e non consacrati; alla Comunione      ora ci vanno ormai tutti senza essersi prima confessati.      Dove si celebra il nuovo rito vi è un'atmosfera generale di      irriverenza che porta all'idea che non tutto sia poi così      importante e sacro. I fedeli conversano tranquillamente in      chiesa, prima o dopo la Messa. Il modo di parlare del      sacerdote è di proposito familiare e banale e il celebrante      si comporta spesso come un attore dilettante che deve      recitare la sua parte drammatica. I fedeli vestono      casualmente come se fossero andati a far compere e a      divertirsi, o in maniera immodesta con pellicce e abiti      scollati. La musica, che spesso è accompagnata con chitarre      e tamburelli, crea il più delle volte un'atmosfera mondana e      popolare. Le chiese sono state spogliate delle statue dei      Santi e degli arredi, e a guardarle non sembrano più «sacre»       della stazione dei treni. Tutto questo converge ad un'idea      soltanto: la Messa e la Presenza Reale di Cristo non sono      poi «cose importanti». Di conseguenza la nuova Messa degrada      ciò che esiste di più sacro sulla Terra: il rinnovamento      incruento del sacrificio della Croce, e insulta direttamente      il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Nostro      Redentore. La nuova Messa è gravissimamente blasfema e il      fatto stesso che tanti cattolici di buona volontà siano      stati costretti ad accettarla fà parte di quel sottile piano      diabolico sotto la falsa bandiera dell'obbedienza.
 Particole; si può      usare anche un pane friabile con le briciole che cadono sul      pavimento; in maniera distratta i fedeli si portano la      Comunione alla bocca come se si trattasse di un biscotto;      quando l'Ostia cade nessuno provvede più a raccoglierla con      le dovute cautele; il sacerdote non provvede più a      purificarsi le dita dai frammenti nel Calice; un applauso      scrosciante vien fatto quando i fedeli dovrebbero essere in      raccoglimento per prepararsi a ricevere la Comunione; la      genuflessione dei fedeli è stata quasi dappertutto abolita;      si usano adesso come calici e pissidi delle coppe di vetro e      ceramica di aspetto comune e non consacrati; alla Comunione      ora ci vanno ormai tutti senza essersi prima confessati.      Dove si celebra il nuovo rito vi è un'atmosfera generale di      irriverenza che porta all'idea che non tutto sia poi così      importante e sacro. I fedeli conversano tranquillamente in      chiesa, prima o dopo la Messa. Il modo di parlare del      sacerdote è di proposito familiare e banale e il celebrante      si comporta spesso come un attore dilettante che deve      recitare la sua parte drammatica. I fedeli vestono      casualmente come se fossero andati a far compere e a      divertirsi, o in maniera immodesta con pellicce e abiti      scollati. La musica, che spesso è accompagnata con chitarre      e tamburelli, crea il più delle volte un'atmosfera mondana e      popolare. Le chiese sono state spogliate delle statue dei      Santi e degli arredi, e a guardarle non sembrano più «sacre»       della stazione dei treni. Tutto questo converge ad un'idea      soltanto: la Messa e la Presenza Reale di Cristo non sono      poi «cose importanti». Di conseguenza la nuova Messa degrada      ciò che esiste di più sacro sulla Terra: il rinnovamento      incruento del sacrificio della Croce, e insulta direttamente      il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Nostro      Redentore. La nuova Messa è gravissimamente blasfema e il      fatto stesso che tanti cattolici di buona volontà siano      stati costretti ad accettarla fà parte di quel sottile piano      diabolico sotto la falsa bandiera dell'obbedienza.
  
 Particole; si può      usare anche un pane friabile con le briciole che cadono sul      pavimento; in maniera distratta i fedeli si portano la      Comunione alla bocca come se si trattasse di un biscotto;      quando l'Ostia cade nessuno provvede più a raccoglierla con      le dovute cautele; il sacerdote non provvede più a      purificarsi le dita dai frammenti nel Calice; un applauso      scrosciante vien fatto quando i fedeli dovrebbero essere in      raccoglimento per prepararsi a ricevere la Comunione; la      genuflessione dei fedeli è stata quasi dappertutto abolita;      si usano adesso come calici e pissidi delle coppe di vetro e      ceramica di aspetto comune e non consacrati; alla Comunione      ora ci vanno ormai tutti senza essersi prima confessati.      Dove si celebra il nuovo rito vi è un'atmosfera generale di      irriverenza che porta all'idea che non tutto sia poi così      importante e sacro. I fedeli conversano tranquillamente in      chiesa, prima o dopo la Messa. Il modo di parlare del      sacerdote è di proposito familiare e banale e il celebrante      si comporta spesso come un attore dilettante che deve      recitare la sua parte drammatica. I fedeli vestono      casualmente come se fossero andati a far compere e a      divertirsi, o in maniera immodesta con pellicce e abiti      scollati. La musica, che spesso è accompagnata con chitarre      e tamburelli, crea il più delle volte un'atmosfera mondana e      popolare. Le chiese sono state spogliate delle statue dei      Santi e degli arredi, e a guardarle non sembrano più «sacre»       della stazione dei treni. Tutto questo converge ad un'idea      soltanto: la Messa e la Presenza Reale di Cristo non sono      poi «cose importanti». Di conseguenza la nuova Messa degrada      ciò che esiste di più sacro sulla Terra: il rinnovamento      incruento del sacrificio della Croce, e insulta direttamente      il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Nostro      Redentore. La nuova Messa è gravissimamente blasfema e il      fatto stesso che tanti cattolici di buona volontà siano      stati costretti ad accettarla fà parte di quel sottile piano      diabolico sotto la falsa bandiera dell'obbedienza.
 Particole; si può      usare anche un pane friabile con le briciole che cadono sul      pavimento; in maniera distratta i fedeli si portano la      Comunione alla bocca come se si trattasse di un biscotto;      quando l'Ostia cade nessuno provvede più a raccoglierla con      le dovute cautele; il sacerdote non provvede più a      purificarsi le dita dai frammenti nel Calice; un applauso      scrosciante vien fatto quando i fedeli dovrebbero essere in      raccoglimento per prepararsi a ricevere la Comunione; la      genuflessione dei fedeli è stata quasi dappertutto abolita;      si usano adesso come calici e pissidi delle coppe di vetro e      ceramica di aspetto comune e non consacrati; alla Comunione      ora ci vanno ormai tutti senza essersi prima confessati.      Dove si celebra il nuovo rito vi è un'atmosfera generale di      irriverenza che porta all'idea che non tutto sia poi così      importante e sacro. I fedeli conversano tranquillamente in      chiesa, prima o dopo la Messa. Il modo di parlare del      sacerdote è di proposito familiare e banale e il celebrante      si comporta spesso come un attore dilettante che deve      recitare la sua parte drammatica. I fedeli vestono      casualmente come se fossero andati a far compere e a      divertirsi, o in maniera immodesta con pellicce e abiti      scollati. La musica, che spesso è accompagnata con chitarre      e tamburelli, crea il più delle volte un'atmosfera mondana e      popolare. Le chiese sono state spogliate delle statue dei      Santi e degli arredi, e a guardarle non sembrano più «sacre»       della stazione dei treni. Tutto questo converge ad un'idea      soltanto: la Messa e la Presenza Reale di Cristo non sono      poi «cose importanti». Di conseguenza la nuova Messa degrada      ciò che esiste di più sacro sulla Terra: il rinnovamento      incruento del sacrificio della Croce, e insulta direttamente      il Corpo, il Sangue, l'Anima e la Divinità del Nostro      Redentore. La nuova Messa è gravissimamente blasfema e il      fatto stesso che tanti cattolici di buona volontà siano      stati costretti ad accettarla fà parte di quel sottile piano      diabolico sotto la falsa bandiera dell'obbedienza.
l      La perdita della fede
  
La liturgia, di per sé, come      già abbiamo detto, influenza la fede di coloro che vi      partecipano. Quindi, i frutti della nuova Messa non      dovrebbero costituire per noi una sorpresa. I cattolici      hanno smesso di credere al dogma principale della Messa, che      cioè il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di      Cristo con la Transustanziazione. In un sondaggio condotto      dal New York Times, nell'aprile del 1994, fu chiesto      ai cattolici americani se il pane e il vino nella Messa      fossero:
- «cambiati nel Corpo e nel      Sangue di Gesù Cristo» (secondo la dottrina      tradizionale);
- «ricordi simbolici di      Cristo» (secondo il credo protestante).
Ebbene, il 70% degli      intervistati, nella fascia di età tra i diciotto e i      quarantaquattro anni, rispose che il pane e il vino nella      Messa erano solamente «ricordi simbolici». Anche      nella fascia di età tra i quarantacinque e i sessantaquattro      anni, il 58% rispose in tal modo, e solo il 38% ribadì la      dottrina tradizionale. Negli intervistati di età superiore      ai sessantacinque anni, solo un sofferto 51% optò per      l'insegnamento tradizionale, mentre il 45% rispose nella      maniera succitata. Nel passato, i martiri cattolici      avrebbero scelto di morire piuttosto che affermare che la      Presenza Reale di Cristo non era altro che simbolica!      Adesso, invece, la posizione cattolica sull'Eucarestia in      linea di massima non si distingue più da quella luterana,      presbiteriana o metodista. La causa principale di questo       «crollo» è da ricercarsi nella nuova Messa, la quale ha      propagato i suoi errori dottrinali e le sue pratiche      sacrileghe per decenni. É riuscita a trasmettere il      messaggio del nuovo rito... e ha fatto perdere la fede.
l      Cosa fare allora?
  
 Risulta quindi facile capire      perché alcuni cattolici, con esplicita rinuncia, hanno      deciso di non frequentare il nuovo rito e di andare solo      alla Messa romana. Questa Messa è fedele alla dottrina che      la Chiesa cattolica ha sempre ribadito e proclamato; al      contrario, la Messa moderna annacqua e cancella la dottrina      a vantaggio degli eretici. La Messa romana offre a      Santissimo Sacramento un trattamento di grandissima      riverenza, mentre il rito moderno gli riserva quello di un      banalissimo pezzo di pane! Il rito romano affonda le proprie      radici nella tradizione degli Apostoli; al contrario del      nuovo, che è filo-protestante, modernista e corruttore della      fede. L'atteggiamento che i cattolici dovrebbero avere verso      la nuova Messa, potrebbe essere riassunto da queste tre      parole: «Stiamone alla larga»! Se queste parole      possono suscitare sorpresa e indignazione, si consideri      questo: il fine principale della Messa è quello di onorare e      servire Dio; e un rito che corrompe la dottrina della      Chiesa, spaccia eresie come verità di fede, falsa le parole      stesse del Signore, si mostra blasfemo contro il Suo Corpo      ed è in combutta con i protestanti e con i modernisti, non      di certo serve ad onorare Dio. Può al massimo disonorarlo.      Nessun cattolico, ovviamente, vuol dispiacere al Signore;      per questa ragione tutti i cattolici che rifiutano gli      errori del nuovo rito e del Vaticano II non vanno a Messa      tutte le domeniche, se non c'è il rito romano al quale      possano assistere. Piuttosto che prendere parte ad un rito      che possa offendere Dio, i cattolici (come gli inglesi del XVI secolo quando i protestanti introdussero le loro riforme      liturgiche) cercano di assistere alla Messa romana e, non      potendo assistervi, restano a casa loro, leggendo i      messalini e unendosi spiritualmente alle Messe di vecchio      rito celebrate nel mondo.
Risulta quindi facile capire      perché alcuni cattolici, con esplicita rinuncia, hanno      deciso di non frequentare il nuovo rito e di andare solo      alla Messa romana. Questa Messa è fedele alla dottrina che      la Chiesa cattolica ha sempre ribadito e proclamato; al      contrario, la Messa moderna annacqua e cancella la dottrina      a vantaggio degli eretici. La Messa romana offre a      Santissimo Sacramento un trattamento di grandissima      riverenza, mentre il rito moderno gli riserva quello di un      banalissimo pezzo di pane! Il rito romano affonda le proprie      radici nella tradizione degli Apostoli; al contrario del      nuovo, che è filo-protestante, modernista e corruttore della      fede. L'atteggiamento che i cattolici dovrebbero avere verso      la nuova Messa, potrebbe essere riassunto da queste tre      parole: «Stiamone alla larga»! Se queste parole      possono suscitare sorpresa e indignazione, si consideri      questo: il fine principale della Messa è quello di onorare e      servire Dio; e un rito che corrompe la dottrina della      Chiesa, spaccia eresie come verità di fede, falsa le parole      stesse del Signore, si mostra blasfemo contro il Suo Corpo      ed è in combutta con i protestanti e con i modernisti, non      di certo serve ad onorare Dio. Può al massimo disonorarlo.      Nessun cattolico, ovviamente, vuol dispiacere al Signore;      per questa ragione tutti i cattolici che rifiutano gli      errori del nuovo rito e del Vaticano II non vanno a Messa      tutte le domeniche, se non c'è il rito romano al quale      possano assistere. Piuttosto che prendere parte ad un rito      che possa offendere Dio, i cattolici (come gli inglesi del XVI secolo quando i protestanti introdussero le loro riforme      liturgiche) cercano di assistere alla Messa romana e, non      potendo assistervi, restano a casa loro, leggendo i      messalini e unendosi spiritualmente alle Messe di vecchio      rito celebrate nel mondo.
l      La Messa con l'indulto (o      con il Motu Proprio)
  
I cattolici che rifiutano gli      errori del Vaticano II e la nuova Messa, hanno tenuto in      vita il rito antico dal 1969. Ma in alcune città, a partire      dal 1984, certi Vescovi hanno cercato di guadagnarsi le      simpatie dei «tradizionalisti» (cercando di ricondurli alla      religione conciliare 8)      permettendo che nella loro diocesi si potesse celebrare      saltuariamente (o regolarmente) il vecchio rito «in maniera      ufficiale»: queste Messe vengono comunemente chiamate «Messe      con l'indulto». Grazie all'indulto, molti cattolici hanno      così potuto riassistere al vecchio rito o vederlo per la      prima volta. Questo è senza dubbio un grande passo avanti.      Ma ci sono comunque dei seri problemi con la Messa con      l'indulto. Le Ostie tolte dal Tabernacolo, consacrate prima      in maniera dubbia e sacrilega con il nuovo rito, potrebbero      essere distribuite durante la Comunione; il celebrante (o il      Vescovo da cui ha ricevuto la nomina sacerdotale) potrebbe      essere stato ordinato con i nuovi riti conciliari la cui      validità è fortemente dubbia; le Ostie consacrate e riposte      nel Tabernacolo nel vecchio rito, potrebbero poi esser dopo      distribuite nelle mani dei fedeli durante la nuova Messa! Si      potrebbero citare tantissimi altri problemi analoghi. In      ultima analisi, d'altronde, la Messa con l'indulto è solo un      trucco per neutralizzare la protesta contro la nuova Messa e      il Vaticano II. La nuova Messa, come abbiamo visto, trasuda      errori dottrinali ed è sacrilega. Ma i preti e i fedeli che      promuovono tali Messe con l'indulto, per ottenere      l'approvazione dal loro Vescovo, devono impegnarsi a tacere      sui mali del nuovo rito e del Concilio. Questo risulta molto      più evidente da alcune «direttive» del Vaticano, che      permettono il rito tradizionale sotto certe precise      condizioni.     Queste direttive obbligano il sacerdote che celebra queste      funzioni, ad aderire alle riforme del Vaticano II, così come      a promuovere «il loro adeguamento ai valori liturgici,      disciplinari e dottrinali indicati dal Concilio». La Messa      viene così degradata ad un mero esercizio di nostalgia, di      estetica, di antiquariato, di preferenza e di dolce      sentimentalismo. D'altronde, con la Messa dei bambini, delle      ragazze all'altare e della Comunione nella mano, il grande      banchetto conciliare può così offrire una scelta in più tra      tante pietanze considerate buone e dove tutto è una      questione di gusto personale. I cattolici che vanno alla      Messa con l'indulto possono così anche sedersi a destra (la      sezione della «Chiesa Alta») nel grande parlamento ecumenico      del Vaticano II.
      
l      Ricordati di santificare le feste
      
Talvolta i preti modernisti dicono che andare alla Messa       «tradizionalista» in una chiesa non riconosciuta dalla      diocesi, non costituisce adempimento del precetto festivo o,      peggio ancora, rappresenta un peccato. In queste parole      sembra implicita l'idea che si sia obbligati a seguire il      nuovo rito! Questo non è assolutamente vero. Il nostro primo      obbligo è quello di onorare Dio e di salvare la nostra anima      e nessuno può legittimamente obbligarci a seguire un rito      che disonora il Signore e nello stesso tempo pregiudica la      nostra salvezza falsando la fede cattolica. Per quanto      riguarda il peccato, chi ha frequentato anche solamente per      un po' la Messa nuova sa bene quale alto concetto di peccato      abbiano ancora i preti moderni! Comunque, se andare alla      Messa «tradizionalista» è un peccato, questo è l'unico forse      ancora rimasto nel postconcilio! Ironicamente, è proprio il      nuovo Codice di Diritto Canonico a contraddire le loro      esternazioni sul precetto festivo. Il Codice del 1983      stabilisce infatti che il precetto festivo «viene adempiuto      dall’assistenza alla Messa celebrata in qualsiasi luogo      secondo il rito cattolico» (can. § 1248.1), e la Messa che la      Chiesa ha sempre celebrato per secoli non ha certo nessuna      difficoltà ad essere qualificata come cattolica. La nostra      situazione è come quella dei cattolici inglesi del XVI secolo quando i sacerdoti e i Vescovi adottarono il nuovo      credo riformato e cercavano di imporre un rito nuovo ai      fedeli. I cattolici ignorarono i precetti e le leggi dei      novatori, che comandavano di adempiere al precetto festivo      con la Messa eretica, e cercarono invece di trovare dei      sacerdoti che potessero provvedere così a celebrare la vera      Messa risonante di dottrina cattolica. E così pure ai nostri      giorni. Le chiese e le cattedrali si trovano occupate da un      clero che promuove una falsa dottrina e una forma eretica      di culto. Come i cattolici del XVI secolo, anche noi non      abbiamo nessun obbligo di seguire i dettami di un clero che      ha pubblicamente apostatato dalla fede. E ancora, come      siamo obbligati a seguire la vera dottrina e il culto      cattolico, così dobbiamo ricercare quei preti fedeli che      possano provvedere alla salvezza dell'anima.
 seguire il      nuovo rito! Questo non è assolutamente vero. Il nostro primo      obbligo è quello di onorare Dio e di salvare la nostra anima      e nessuno può legittimamente obbligarci a seguire un rito      che disonora il Signore e nello stesso tempo pregiudica la      nostra salvezza falsando la fede cattolica. Per quanto      riguarda il peccato, chi ha frequentato anche solamente per      un po' la Messa nuova sa bene quale alto concetto di peccato      abbiano ancora i preti moderni! Comunque, se andare alla      Messa «tradizionalista» è un peccato, questo è l'unico forse      ancora rimasto nel postconcilio! Ironicamente, è proprio il      nuovo Codice di Diritto Canonico a contraddire le loro      esternazioni sul precetto festivo. Il Codice del 1983      stabilisce infatti che il precetto festivo «viene adempiuto      dall’assistenza alla Messa celebrata in qualsiasi luogo      secondo il rito cattolico» (can. § 1248.1), e la Messa che la      Chiesa ha sempre celebrato per secoli non ha certo nessuna      difficoltà ad essere qualificata come cattolica. La nostra      situazione è come quella dei cattolici inglesi del XVI secolo quando i sacerdoti e i Vescovi adottarono il nuovo      credo riformato e cercavano di imporre un rito nuovo ai      fedeli. I cattolici ignorarono i precetti e le leggi dei      novatori, che comandavano di adempiere al precetto festivo      con la Messa eretica, e cercarono invece di trovare dei      sacerdoti che potessero provvedere così a celebrare la vera      Messa risonante di dottrina cattolica. E così pure ai nostri      giorni. Le chiese e le cattedrali si trovano occupate da un      clero che promuove una falsa dottrina e una forma eretica      di culto. Come i cattolici del XVI secolo, anche noi non      abbiamo nessun obbligo di seguire i dettami di un clero che      ha pubblicamente apostatato dalla fede. E ancora, come      siamo obbligati a seguire la vera dottrina e il culto      cattolico, così dobbiamo ricercare quei preti fedeli che      possano provvedere alla salvezza dell'anima.
      
 seguire il      nuovo rito! Questo non è assolutamente vero. Il nostro primo      obbligo è quello di onorare Dio e di salvare la nostra anima      e nessuno può legittimamente obbligarci a seguire un rito      che disonora il Signore e nello stesso tempo pregiudica la      nostra salvezza falsando la fede cattolica. Per quanto      riguarda il peccato, chi ha frequentato anche solamente per      un po' la Messa nuova sa bene quale alto concetto di peccato      abbiano ancora i preti moderni! Comunque, se andare alla      Messa «tradizionalista» è un peccato, questo è l'unico forse      ancora rimasto nel postconcilio! Ironicamente, è proprio il      nuovo Codice di Diritto Canonico a contraddire le loro      esternazioni sul precetto festivo. Il Codice del 1983      stabilisce infatti che il precetto festivo «viene adempiuto      dall’assistenza alla Messa celebrata in qualsiasi luogo      secondo il rito cattolico» (can. § 1248.1), e la Messa che la      Chiesa ha sempre celebrato per secoli non ha certo nessuna      difficoltà ad essere qualificata come cattolica. La nostra      situazione è come quella dei cattolici inglesi del XVI secolo quando i sacerdoti e i Vescovi adottarono il nuovo      credo riformato e cercavano di imporre un rito nuovo ai      fedeli. I cattolici ignorarono i precetti e le leggi dei      novatori, che comandavano di adempiere al precetto festivo      con la Messa eretica, e cercarono invece di trovare dei      sacerdoti che potessero provvedere così a celebrare la vera      Messa risonante di dottrina cattolica. E così pure ai nostri      giorni. Le chiese e le cattedrali si trovano occupate da un      clero che promuove una falsa dottrina e una forma eretica      di culto. Come i cattolici del XVI secolo, anche noi non      abbiamo nessun obbligo di seguire i dettami di un clero che      ha pubblicamente apostatato dalla fede. E ancora, come      siamo obbligati a seguire la vera dottrina e il culto      cattolico, così dobbiamo ricercare quei preti fedeli che      possano provvedere alla salvezza dell'anima.
 seguire il      nuovo rito! Questo non è assolutamente vero. Il nostro primo      obbligo è quello di onorare Dio e di salvare la nostra anima      e nessuno può legittimamente obbligarci a seguire un rito      che disonora il Signore e nello stesso tempo pregiudica la      nostra salvezza falsando la fede cattolica. Per quanto      riguarda il peccato, chi ha frequentato anche solamente per      un po' la Messa nuova sa bene quale alto concetto di peccato      abbiano ancora i preti moderni! Comunque, se andare alla      Messa «tradizionalista» è un peccato, questo è l'unico forse      ancora rimasto nel postconcilio! Ironicamente, è proprio il      nuovo Codice di Diritto Canonico a contraddire le loro      esternazioni sul precetto festivo. Il Codice del 1983      stabilisce infatti che il precetto festivo «viene adempiuto      dall’assistenza alla Messa celebrata in qualsiasi luogo      secondo il rito cattolico» (can. § 1248.1), e la Messa che la      Chiesa ha sempre celebrato per secoli non ha certo nessuna      difficoltà ad essere qualificata come cattolica. La nostra      situazione è come quella dei cattolici inglesi del XVI secolo quando i sacerdoti e i Vescovi adottarono il nuovo      credo riformato e cercavano di imporre un rito nuovo ai      fedeli. I cattolici ignorarono i precetti e le leggi dei      novatori, che comandavano di adempiere al precetto festivo      con la Messa eretica, e cercarono invece di trovare dei      sacerdoti che potessero provvedere così a celebrare la vera      Messa risonante di dottrina cattolica. E così pure ai nostri      giorni. Le chiese e le cattedrali si trovano occupate da un      clero che promuove una falsa dottrina e una forma eretica      di culto. Come i cattolici del XVI secolo, anche noi non      abbiamo nessun obbligo di seguire i dettami di un clero che      ha pubblicamente apostatato dalla fede. E ancora, come      siamo obbligati a seguire la vera dottrina e il culto      cattolico, così dobbiamo ricercare quei preti fedeli che      possano provvedere alla salvezza dell'anima.
l      Un invito
      
Dopo il Concilio Vaticano II, i cattolici sparsi nel mondo      hanno serrato i ranghi per salvare la Messa e i Sacramenti.      Da qualche parte sono riusciti anche ad allestire delle      splendide chiese per dare degna dimora al Signore; da      qualche altra parte, invece, il Santo Sacrificio della Messa      viene offerto in camere prese in affitto, proprio come la      prima Messa (l'Ultima Cena) che si celebrò in una stanza      affittata. Ad ogni modo, ciò che importa è la Messa, «grazie      alla quale il Sole può sorgere e tramontare», come diceva       San Leonardo da Porto Maurizio (1676-1751). Se quello che      abbiamo detto fin qui vi ha instillato nell'anima il      lodevole desiderio di venire alla Messa romana, vi invitiamo      ad unirvi a noi alla prossima celebrazione. Questo libretto      ha voluto essere solo una breve esposizione delle ragioni di      quei cattolici rimasti «saldi e forti nella fede che avete      appreso» (2 Ts 2, 14). Vi invitiamo comunque ad approfondire      le nostre posizioni con la lettura e con lo studio. Esistono      diversi libri e riviste che offrono una spiegazione e una      difesa delle nostre ragioni. Infine, vi invitiamo alla      preghiera e a ricercare l'intercessione della Madonna e dei      Santi perché vi facciano ottenere la grazia di perseverare      nell'unica vera fede, fino alla morte.
l      Letture raccomandate
      
w      Don A. Cekada,       Non si prega più come prima, Centro Librario Sodalitium, Verrua Savoia.
w      Cardinali A. Bacci e A. Ottaviani,       Breve esame critico del Novus Ordo Missæ, Centro      Librario Sodalitium, Verrua Savoia.
      
 
      

NOTE
    1 Traduzione dall'originale in lingua inglese     Welcome to the Traditional Latin Mass («Benvenuti alla Messa     tradizionale in latino»), Catholic Restoration, Troy (Michigan)     1995, a cura di Luca     Schiano.
    2 La forma liturgica celebrata fino al Concilio     Vaticano II viene spesso chiamata in diversi modi: «Messa     tradizionale», «Messa di San Pio V», o «Messa tridentina»;      tuttavia, a nostro avviso, l'aggettivo più corretto e che più le     si addice è quello di «Messa romana», che noi utilizzeremo nel     corso di questo libretto (N.d.R.).
    3 Sacrosanto Concilio di Trento.
    4 Cfr. R.     Bainton, Here I Stand («Io resto qui»), Ed. Mentor,     pag. 156.
    5 Tenutosi dall'11 ottobre del 1962 all'8 dicembre     1965.
    6 Offerto in riparazione dei peccati.
    7 La conferma che questo, purtroppo, sia ancora oggi     il pensiero del mondo protestante a riguardo del cattolicesimo     romano - nonostante ormai cinquant'anni di sciagurati tentativi     ecumenici, messi in atto dai soli cattolici, per avvicinarsi ai      «fratelli separati» - viene da diverse opere scritte da autori     riformati. Tra i tanti ne citiamo alcuni: nel suo libro Gli     occhi aperti sulle astuzie di Satana (Ed. La Buona Novella,     Brindisi 1988), il protestante tedesco     Emil Kremer     include tra le forme di superstizione (che egli definisce      «peccati d'abominio») anche «il culto reso ad immagini e     statue», «le preghiere indirizzate ai santi» (pag.     95), oppure il «ripetere un certo numero di preghiere o di      “Pater” con lo scopo di ottenere da Dio qualche cosa» (pag.     96). Un altro autore protestante, l’italiano     Carlo Fumagalli,     nel suo libretto Magia: sua vera natura e conseguenze     (Ed. La Buona Novella, Brindisi s.d.), rincara la dose     includendo tra le forme di «idolatria religiosa» anche il     «portare addosso reliquie di santi, scapolari, ecc... e     venerarli», e aggiuge: «Le preghiere indirizzate ai     Santi, a Madonne e a morti nascondono un grosso pericolo:     possono aprire un collegamento diretto con demoni» (pag.     24).
    8 Al di là delle varie considerazioni che si possono     fare sulla vera ragione per cui le autorità che seguono il     Vaticano II hanno concesso questo «permesso» per celebrare la     Messa romana (un'abile espediente per convogliare su un binario     morto, costruito ad arte, la protesta «tradizionalista»), c'è     poi da dire che coloro che chiedono di usufruire di tale     concessione al loro Vescovo devono firmare un documento in cui     si dice di accettare la «bontà» del nuovo rito. In realtà,     questi incoerenti cattolici svendono la loro fede per un misero     piatto di lenticchie e sembrano dimenticare che la rivoluzione     liturgica non è che uno degli aspetti dello sconvolgimento     prodotto nella Chiesa dal Vaticano II (N.d.R.).

 
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