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       Hugh Ross Williamson (1901-1978), autore di        questo opuscolo, si è interessato per cinquant'anni        al problema dell'unità cristiana, e nel 1955, da        anglicano si fece cattolico, nella convinzione ben        maturata che le duecentonovanta sètte protestanti        fossero eretiche. Egli vide nella chiesa anglicana        la distruzione del Canone della Messa che in        Inghilterra era stato recitato da tutti i sacerdoti        dal tempo di Sant'Agostino fino all'avvento        dell'eresia protestante. Autore di molte opere        importanti, Hugh Ross Williamson è un'autorità ben        conosciuta nel campo degli studi teologici e        teoretici. Il suo ultimo lavoro è uno studio sul        Cardinale Reginald Pole (di cui parla anche in        questo articolo), di importanza fondamentale per la        documentazione storica e religiosa del XVI secolo. | 
l      Presentazione
      
Le acute e lucide osservazioni      dell'Autore a riguardo delle innegabili somiglianze tra le      variazioni introdotte in seno alla riforma liturgica      anglicana del XV secolo e quelle adottate per l'attuazione      in ambito cattolico dei dettami sanciti in materia liturgica      dal           Concilio Vaticano II(1962-1965), costituiscono un      ulteriore prezioso tassello che va ad arricchire      notevolmente le solide argomentazioni di chi da oltre      trent'anni
denuncia il tentativo in atto di «protestantizzazione» voluta scientemente dalla Gerarchia cattolica. Al lettore attento non sfuggirà, infatti, come tutte le riforme introdotte nella liturgia cattolica (l'uso della lingua volgare e la completa abrogazione del latino, la sostituzione dell'altare con una semplice tavola, la Comunione in piedi e nella mano, ecc...) a partire dalla Costituzione conciliare Sacrosantum Concilium (del 4 dicembre 1963) e soprattutto dalla successiva Istruzione Eucharisticum Mysterium (del 25 maggio 1967), la cui paternità sarebbe del Cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976), abbiano come obiettivo finale e come logica conseguenza l'affievolimento e la morte della pietà e della fede eucaristica nel popolo cristiano, clero compreso. Non per nulla, il pastore luterano statunitense Luther D. Reed, professore di liturgia per trentacinque anni presso il seminario teologico di Philadelphia, e autore di molte opere su questo soggetto, ha potuto scrivere quarant'anni fa queste brucianti parole che la dicono lunga sulla vera natura del cosiddetto «rinnovamento liturgico» imposto dal Vaticano II e che dovrebbero far meditare certi difensori ad oltranza della Messa di Paolo VI (1897-1978): «L'attuale movimento liturgico mondiale della Chiesa romana non è che uno sforzo tardivo (ossia, lo stesso fatto da noi più di quattro secoli fa; N.d.R.) compiuto per sviluppare una partecipazione attiva e intelligente dei laici alla messa, in modo che il popolo possa credersi concelebrante con il sacerdote» 2.
      
      
denuncia il tentativo in atto di «protestantizzazione» voluta scientemente dalla Gerarchia cattolica. Al lettore attento non sfuggirà, infatti, come tutte le riforme introdotte nella liturgia cattolica (l'uso della lingua volgare e la completa abrogazione del latino, la sostituzione dell'altare con una semplice tavola, la Comunione in piedi e nella mano, ecc...) a partire dalla Costituzione conciliare Sacrosantum Concilium (del 4 dicembre 1963) e soprattutto dalla successiva Istruzione Eucharisticum Mysterium (del 25 maggio 1967), la cui paternità sarebbe del Cardinale Giacomo Lercaro (1891-1976), abbiano come obiettivo finale e come logica conseguenza l'affievolimento e la morte della pietà e della fede eucaristica nel popolo cristiano, clero compreso. Non per nulla, il pastore luterano statunitense Luther D. Reed, professore di liturgia per trentacinque anni presso il seminario teologico di Philadelphia, e autore di molte opere su questo soggetto, ha potuto scrivere quarant'anni fa queste brucianti parole che la dicono lunga sulla vera natura del cosiddetto «rinnovamento liturgico» imposto dal Vaticano II e che dovrebbero far meditare certi difensori ad oltranza della Messa di Paolo VI (1897-1978): «L'attuale movimento liturgico mondiale della Chiesa romana non è che uno sforzo tardivo (ossia, lo stesso fatto da noi più di quattro secoli fa; N.d.R.) compiuto per sviluppare una partecipazione attiva e intelligente dei laici alla messa, in modo che il popolo possa credersi concelebrante con il sacerdote» 2.
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1966:        durante un incontro ecumenico nella Basilica romana        di San Paolo Fuori le Mura, Paolo VI dona il suo        anello papale al (massone) Dr. Michael Ramsay        (1904-1988), Arcivescovo di Canterbury, e lo invita        a «benedire» i Vescovi e i Cardinali presenti. E        pensare che nel 1896, con la Lettera Apostolica        Apostolicæ Curæ, Papa Leone XIII        (1810-1903) aveva decretato invalide le ordinazioni        anglicane... | 
l      Prefazione del Traduttore
      
Spesso, gli autori cattolici      hanno trattato il tema dell'instaurazione del      protestantesimo in Inghilterra, ponendolo come paradigma      tipico di ogni rivolta eretica, anche se esso ripeté, nelle      strutture, i mezzi impiegati da sempre nello smantellamento      ricorrente della cattolicità. Nello studio che segue del      Williamson, si vedrà chiaramente come tali mezzi siano stati      sostanzialmente tre:
 Da questi tre principali      sovvertimenti derivarono altre non meno gravi distruzioni e      scardinamenti, come la graduale scomparsa dei libri sacri,      ritirati a poco a poco dalle librerie e quindi mandati      silenziosamente al macero; la Comunione in piedi, primo      passo per poi riceverla da seduti e nella mano; la      trascuratezza per il culto mariano; il rapido declino      dell'autorità pontificia; l'aperta opposizione dei Vescovi e      il sorgere di nuove sètte sempre più numerose. Il lettore      troverà tutti questi fenomeni nelle pagine che seguono, e      che descrivono, appunto, come ad un certo momento della sua      storia, l'Inghilterra si trovò con una nuova religione al      posto di quella tradizionale; e si fà cenno del sangue, dei      patimenti e delle torture atroci che tale cambiamento costò      al Paese, attraverso la persecuzione crudele di quei martiri      inglesi che furono riconosciuti e solennizzati dal vertice      romano, in curiosa concomitanza con l'imposizione dei nuovi      Canoni della Messa, il cui testo attuale, secondo l'Autore      di questo studio, assomiglia moltissimo al Canone della      Messa riformato da Thomas Cranmer (1489-1556), crudele      persecutore dei cattolici, moltissimi dei quali subirono il      glorioso martirio per averlo respinto. Il dato      impressionante rimane la ripetizione esatta e puntuale nella      storia dei fenomeni che spingono avanti l'eresia. Sono      sempre identici. I lettori di questo studio potranno      facilmente constatare come le interpretazioni del Cranmer      siano state ormai in buona parte accettate e adottate dalla      Chiesa cattolica attraverso il Novus Ordo Missæ, e le      relative disposizioni, autorevolmente suggerite, più che      ufficialmente date, come l'abolizione del latino, la      Comunione in piedi e nella mano, la distruzione dei testi      sacri, ecc...; mentre la sostituzione dell'altare      (praticamente una tavola, anche quando la Messa viene      celebrata versus populum) e lo sconvolgimento del      Canone, tradotto e recitato ad alta voce, sono contemplati      nel corpo delle disposizioni chiaramente emanate dal      vertice, senza sussulto, con lentezza, seguendo la tecnica      della «sorpresa» e del «fatto compiuto», e con le periodiche      riaffermazioni di fede cattolica. Esattamente ciò che      avvenne in Inghilterra nel bel mezzo del XVI secolo.
Da questi tre principali      sovvertimenti derivarono altre non meno gravi distruzioni e      scardinamenti, come la graduale scomparsa dei libri sacri,      ritirati a poco a poco dalle librerie e quindi mandati      silenziosamente al macero; la Comunione in piedi, primo      passo per poi riceverla da seduti e nella mano; la      trascuratezza per il culto mariano; il rapido declino      dell'autorità pontificia; l'aperta opposizione dei Vescovi e      il sorgere di nuove sètte sempre più numerose. Il lettore      troverà tutti questi fenomeni nelle pagine che seguono, e      che descrivono, appunto, come ad un certo momento della sua      storia, l'Inghilterra si trovò con una nuova religione al      posto di quella tradizionale; e si fà cenno del sangue, dei      patimenti e delle torture atroci che tale cambiamento costò      al Paese, attraverso la persecuzione crudele di quei martiri      inglesi che furono riconosciuti e solennizzati dal vertice      romano, in curiosa concomitanza con l'imposizione dei nuovi      Canoni della Messa, il cui testo attuale, secondo l'Autore      di questo studio, assomiglia moltissimo al Canone della      Messa riformato da Thomas Cranmer (1489-1556), crudele      persecutore dei cattolici, moltissimi dei quali subirono il      glorioso martirio per averlo respinto. Il dato      impressionante rimane la ripetizione esatta e puntuale nella      storia dei fenomeni che spingono avanti l'eresia. Sono      sempre identici. I lettori di questo studio potranno      facilmente constatare come le interpretazioni del Cranmer      siano state ormai in buona parte accettate e adottate dalla      Chiesa cattolica attraverso il Novus Ordo Missæ, e le      relative disposizioni, autorevolmente suggerite, più che      ufficialmente date, come l'abolizione del latino, la      Comunione in piedi e nella mano, la distruzione dei testi      sacri, ecc...; mentre la sostituzione dell'altare      (praticamente una tavola, anche quando la Messa viene      celebrata versus populum) e lo sconvolgimento del      Canone, tradotto e recitato ad alta voce, sono contemplati      nel corpo delle disposizioni chiaramente emanate dal      vertice, senza sussulto, con lentezza, seguendo la tecnica      della «sorpresa» e del «fatto compiuto», e con le periodiche      riaffermazioni di fede cattolica. Esattamente ciò che      avvenne in Inghilterra nel bel mezzo del XVI secolo.
 
 
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
      
 
      
 
     
- L'abolizione del latino e l'introduzione della lingua volgare;
- La sostituzione dell'altare con una tavola;
- I cambiamenti nel Canone della Messa.
 Da questi tre principali      sovvertimenti derivarono altre non meno gravi distruzioni e      scardinamenti, come la graduale scomparsa dei libri sacri,      ritirati a poco a poco dalle librerie e quindi mandati      silenziosamente al macero; la Comunione in piedi, primo      passo per poi riceverla da seduti e nella mano; la      trascuratezza per il culto mariano; il rapido declino      dell'autorità pontificia; l'aperta opposizione dei Vescovi e      il sorgere di nuove sètte sempre più numerose. Il lettore      troverà tutti questi fenomeni nelle pagine che seguono, e      che descrivono, appunto, come ad un certo momento della sua      storia, l'Inghilterra si trovò con una nuova religione al      posto di quella tradizionale; e si fà cenno del sangue, dei      patimenti e delle torture atroci che tale cambiamento costò      al Paese, attraverso la persecuzione crudele di quei martiri      inglesi che furono riconosciuti e solennizzati dal vertice      romano, in curiosa concomitanza con l'imposizione dei nuovi      Canoni della Messa, il cui testo attuale, secondo l'Autore      di questo studio, assomiglia moltissimo al Canone della      Messa riformato da Thomas Cranmer (1489-1556), crudele      persecutore dei cattolici, moltissimi dei quali subirono il      glorioso martirio per averlo respinto. Il dato      impressionante rimane la ripetizione esatta e puntuale nella      storia dei fenomeni che spingono avanti l'eresia. Sono      sempre identici. I lettori di questo studio potranno      facilmente constatare come le interpretazioni del Cranmer      siano state ormai in buona parte accettate e adottate dalla      Chiesa cattolica attraverso il Novus Ordo Missæ, e le      relative disposizioni, autorevolmente suggerite, più che      ufficialmente date, come l'abolizione del latino, la      Comunione in piedi e nella mano, la distruzione dei testi      sacri, ecc...; mentre la sostituzione dell'altare      (praticamente una tavola, anche quando la Messa viene      celebrata versus populum) e lo sconvolgimento del      Canone, tradotto e recitato ad alta voce, sono contemplati      nel corpo delle disposizioni chiaramente emanate dal      vertice, senza sussulto, con lentezza, seguendo la tecnica      della «sorpresa» e del «fatto compiuto», e con le periodiche      riaffermazioni di fede cattolica. Esattamente ciò che      avvenne in Inghilterra nel bel mezzo del XVI secolo.
Da questi tre principali      sovvertimenti derivarono altre non meno gravi distruzioni e      scardinamenti, come la graduale scomparsa dei libri sacri,      ritirati a poco a poco dalle librerie e quindi mandati      silenziosamente al macero; la Comunione in piedi, primo      passo per poi riceverla da seduti e nella mano; la      trascuratezza per il culto mariano; il rapido declino      dell'autorità pontificia; l'aperta opposizione dei Vescovi e      il sorgere di nuove sètte sempre più numerose. Il lettore      troverà tutti questi fenomeni nelle pagine che seguono, e      che descrivono, appunto, come ad un certo momento della sua      storia, l'Inghilterra si trovò con una nuova religione al      posto di quella tradizionale; e si fà cenno del sangue, dei      patimenti e delle torture atroci che tale cambiamento costò      al Paese, attraverso la persecuzione crudele di quei martiri      inglesi che furono riconosciuti e solennizzati dal vertice      romano, in curiosa concomitanza con l'imposizione dei nuovi      Canoni della Messa, il cui testo attuale, secondo l'Autore      di questo studio, assomiglia moltissimo al Canone della      Messa riformato da Thomas Cranmer (1489-1556), crudele      persecutore dei cattolici, moltissimi dei quali subirono il      glorioso martirio per averlo respinto. Il dato      impressionante rimane la ripetizione esatta e puntuale nella      storia dei fenomeni che spingono avanti l'eresia. Sono      sempre identici. I lettori di questo studio potranno      facilmente constatare come le interpretazioni del Cranmer      siano state ormai in buona parte accettate e adottate dalla      Chiesa cattolica attraverso il Novus Ordo Missæ, e le      relative disposizioni, autorevolmente suggerite, più che      ufficialmente date, come l'abolizione del latino, la      Comunione in piedi e nella mano, la distruzione dei testi      sacri, ecc...; mentre la sostituzione dell'altare      (praticamente una tavola, anche quando la Messa viene      celebrata versus populum) e lo sconvolgimento del      Canone, tradotto e recitato ad alta voce, sono contemplati      nel corpo delle disposizioni chiaramente emanate dal      vertice, senza sussulto, con lentezza, seguendo la tecnica      della «sorpresa» e del «fatto compiuto», e con le periodiche      riaffermazioni di fede cattolica. Esattamente ciò che      avvenne in Inghilterra nel bel mezzo del XVI secolo.
I
CHI ERA THOMAS CRANMER?
CHI ERA THOMAS CRANMER?
Thomas Cranmer, il      protagonista di questo scritto, fu il Vescovo riformatore      anglicano, nato ad Aslacton (nella contea del      Flottinghamshire) il 2 luglio 1439, e morto sul rogo il 21      marzo 1556. Egli insegnò teologia a Cambridge partecipando      attivamente alla vita politica e religiosa del suo tempo, e      soprattutto alla formazione della confessione anglicana che      volle attuare con ogni mezzo, non esclusi i più efferati.      Nominato Arcivescovo di Canterbury da Papa Clemente VII      (1478-1534), dopo qualche tempo si ribellò all'autorità di      Roma, infrangendo il giuramento di fedeltà.     Morto Enrico VIII (1491-1547), Cranmer fece parte del Consiglio di      Reggenza di Edoardo VI (1537-1553), ma quando partecipò al complotto per      far salire     al trono Lady Jane Grey (1537-1553), al posto di Maria Tudor      (1516-1558), fu condannato al rogo come eretico. Le sue famose      opere, tra le     quali, il Book Of Common Prayer («II libro della preghiera      comune»),      scritto nel 1549, culminarono con la versione in volgare      della Bibbia,     operata con chiara intenzione antipapale. Egli combatté      soprattutto la     dottrina cattolica della Transustanziazione, della Presenza      Reale della     Carne e del Sangue di Cristo nell'Ostia e nel calice, e del      Sacrificio dell'altare,     riducendo la Messa, in armonia con Martin Lutero (1483-1546)     e con gli altri riformatori, ad una semplice commemorazione      storica.     Per far ciò, distrusse le basi stesse della dottrina      cattolica, perseguitando     non solo le sue strutture, ma i suoi testimoni viventi.
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| Clemente VII | Edoardo VI | Maria Tudor | 
II
OBIETTIVI DI CRANMER
OBIETTIVI DI CRANMER
Lo storico inglese diffida      istintivamente dei cambiamenti liturgici. Sa che questi sono      già avvenuti nel suo Paese e che hanno avuto per conseguenza      lo scardinamento del precedente sistema religioso. Non      sempre ci si rende conto, però, che, se si escludono gli      specialisti, solo pochi si interessano di un argomento così      particolare, e che la generale indulgenza verso certi atti è      originata dall'ignoranza più che dalla malafede. La riforma      liturgica compiuta in Inghilterra nel XVI secolo fu opera,      in gran parte, di Thomas Cranmer, Arcivescovo di Canterbury,      che dal 1547 al 1553 fece il bello e il cattivo tempo in      campo religioso. Egli non faceva mistero delle sue      intenzioni e non cercava affatto di celare il suo pensiero,      e cioè, che la potenza della «grande prostituta, vale a      dire della pestifera sede di Roma», risiedeva      nella «dottrina papista della Transustanziazione, della      Presenza Reale del Corpo e del Sangue di Cristo nel SS.mo      Sacramento dell'altare (come essi dicono), e del Sacrificio      e dell'oblazione di Cristo offerti, mediante il ministero      sacerdotale, per la redenzione dei vivi e dei morti»      3. Ecco quello che occorreva      distruggere. Era necessario che il popolo apprendesse che      Cristo non era presente nel SS.mo Sacramento, ma soltanto in      coloro che lo ricevono degnamente. «Mangiare e bere la      Carne e il Sangue di Cristo non deve essere preso nel      significato letterale di mangiare con la bocca e con i denti      una cosa reale, ma in quello di assimilare, mediante una      fede viva, con il cuore e con lo spirito una cosa in      realtà assente» 4. Il      nuovo rito escogitato da Cranmer per giustificare il suo      atteggiamento, «la celebrazione della Santa Cena»,       non doveva contenere nulla che si prestasse a qualche      somiglianza con la Messa, «mai abbastanza odiata».       La Messa nella quale «è offerto a Dio Padre un      sacrificio, cioè il Corpo e il Sangue di Nostro Signore,      vero e reale, per ottenere il perdono dei peccati e la      salvezza dei morti e dei vivi» 5      venne definita un'eresia meritevole della pena di morte.      Tale era l'obiettivo di Cranmer. I tre principali mezzi per      raggiungerlo dovevano essere l'uso della lingua volgare, la      sostituzione dell'altare con una santa tavola e i      cambiamenti operati nel Canone della Messa.
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       Condannato per eresia sotto il regno di Maria la        Cattolica, Cranmer venne deposto nel 1555 e arso        vivo ad Oxford nel 1556. | 
III
LA LINGUA VOLGARE
LA LINGUA VOLGARE
La traduzione della Bibbia in      lingua volgare esisteva in Inghilterra fin dall'epoca      sassone. Molto prima che John Wycliff      6, nel 1380, proponesse la sua nuova      traduzione «con intenti perfidi», vi erano state,      come aveva fatto osservare San Tommaso Moro      (1478-1535), altre traduzioni in inglese ad opera di «uomini virtuosi ed eruditi, buoni ed onesti». E il      Santo insisteva sul fatto che non vedeva la ragione per cui      la Bibbia non dovesse essere tradotta in inglese, dal      momento che «non c'è alcun passo della Scrittura tanto      ostico da non offrire spunti per gioire e per accrescere la      propria devozione sia ad un uomo virtuoso e onesto che ad      una donna». Ciò a cui si doveva resistere era la      traduzione della Bibbia deliberatamente orientata «secondo un perfido intento». Ecco la principale ragione      dell'insistenza dei riformatori del secolo XVI nel chiedere      la lingua del popolo 7. La      traduzione di William Tyndale 8,      uno dei seguaci di Cranmer, fu fatta bruciare dalle autorità      religiose. Interrogato in proposito, San Tommaso Moro      rispose: «Mi meraviglio assai che qualche buon cristiano,      con appena un briciolo di cervello, si stupisca o si lamenti      che questo libro sia stato bruciato, sapendo di che si      tratta. Se qualcuno lo chiama il "Nuovo Testamento", lo      chiama con un falso nome, a meno che non lo chiami il      Testamento di Tyndale o il Testamento di Lutero. Perché      Tyndale, dietro consiglio di Lutero, ha corrotto e cambiato      la buona e salvifica dottrina di Cristo nelle loro      diaboliche eresie al punto tale da renderla cosa nettamente      contraria». Pregato di dare alcuni esempi, scelse tre      parole: «Una è la parola "sacerdote". La seconda è      "Chiesa". La terza è "carità". Al posto di "sacerdoti",      Tyndale usa sempre la parola "anziani". Chiama la Chiesa      "Assemblea", e invece di "carità" dice "amore". Poiché tali      termini non sono affatto sinonimi nella lingua inglese, a      ben considerare le cose è chiaro che un'intenzione malvagia      ha ispirato questi cambiamenti» 9.      D'altra parte, Tyndale corredava la sua traduzione di note;      come quella, ad esempio, che diceva essere la Messa una      questione di «scuotimenti, dondolamenti e      miagolii come un gioco di scimmie». Coloro che      ancora credevano alla fede tradizionale e la praticavano,      erano considerati «bestie senza il suggello dello      Spirito di Dio, bollati dal Segno della Bestia,      coscienze cancerose». Ma molto più dannose delle      note - come San Tommaso Moro aveva sottolineato - erano le      traduzioni deliberatamente falsate che Tyndale (seguito da      Cranmer in una versione pubblicata sei anni dopo) aveva      fatte allo scopo di estirpare la dottrina cattolica      tradizionale. Tradusse la parola «immagini» con «idoli»,       creando così un mezzo efficace contro il culto dei Santi e      della Santa Umanità di Gesù Cristo. La parola «confessare»,       che potrebbe ricordare il Sacramento della Penitenza,      divenne «riconoscere». Le grandi parole chiave del Vangelo       «grazia» e «salvezza» divennero «favore» e «salute». La      parola «sacerdote», come si è detto, divenne «anziano», e       «Chiesa» divenne «Assemblea». Tyndale spiegava in una nota      che «con la parola "sacerdote", il Nuovo Testamento      intende parlare di un "anziano" che deve insegnare ai      giovani».
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| John Wycliff | San Tommaso Moro | William Tyndale | 
Spiegava ancora che i due Sacramenti istituiti      da Gesù Cristo, il Battesimo e la Santa Comunione, erano «nient'altro che la predicazione delle promesse di Cristo».       Così, per non citare che un esempio, il consiglio apostolico      contenuto nella lettera di San Giacomo, «qualcuno fra voi      è malato? Chiami i sacerdoti della Chiesa ed essi preghino      su di lui dopo averlo unto con olio nel nome del Signore»      (Gc 5, 14), fu epurata per il suo evidente      riferimento al Sacramento dell'Estrema Unzione. Lo stesso      Wycliff, nella versione precedente, traducendo correttamente      «i sacerdoti della Chiesa», non aveva operato nessun      cambiamento. Ma nella versione di Tyndale e in quella di      Cranmer, essi divennero «gli anziani dell'Assemblea».       Così, i protestanti potevano esibire la Bibbia in lingua      volgare per provare che il Nuovo Testamento non conteneva      alcun riferimento che giustificasse l'insegnamento e la      pratica cattolica contemporanea delle dottrine discusse; per      di più, quando simili traduzioni tendenziose della Bibbia      furono giustamente sequestrate dalle autorità cattoliche,      queste poterono essere accusate «di impedire al popolo di      leggere la Bibbia». Era così semplice... E l'efficacia      di questa doppia menzogna era tale che ancora oggi se ne      conserva l'eco. La parte centrale della Messa in lingua      volgare conteneva la narrazione dell'istituzione      dell'Eucarestia, ugualmente in volgare. Non solo si doveva      rinunciare al Canone recitato a bassa voce      10, come era stata la regola dall'VIII      secolo; anche le parole in inglese «fate questo in      memoria di me» dovevano essere distintamente intese. La      parola greca anamnesis, che viene tradotta «in      memoria di», è difficile da tradurre correttamente in      inglese. Espressioni come «ricordo», «memoria» e «memoriale»       implicano l'esistenza di una cosa in sé stessa assente,      mentre anamnesis ha il significato di ri-chiamare e      ri-presentare un avvenimento passato in modo che questo      divenga attivamente presente. Anche la parola latina      memoria non rende adeguatamente questo significato. Le      parole inglesi «ricordare» (recall) e «ripresentare»       (represent), anche se scritte re-call e      represent, sono insufficienti senza spiegazioni      supplementari, e remembrance («memoria»), memory      («ricordo») e memorial («memoriale»), per il loro uso      e significato convenzionale, sono effettivamente equivoche      11. «In tutta la tradizione della      Chiesa primitiva, appare chiaramente - come ha rilevato un      teologo - che l'Eucarestia è considerata, per il significato      del termine "anamnesis di me", come
 correttamente      «i sacerdoti della Chiesa», non aveva operato nessun      cambiamento. Ma nella versione di Tyndale e in quella di      Cranmer, essi divennero «gli anziani dell'Assemblea».       Così, i protestanti potevano esibire la Bibbia in lingua      volgare per provare che il Nuovo Testamento non conteneva      alcun riferimento che giustificasse l'insegnamento e la      pratica cattolica contemporanea delle dottrine discusse; per      di più, quando simili traduzioni tendenziose della Bibbia      furono giustamente sequestrate dalle autorità cattoliche,      queste poterono essere accusate «di impedire al popolo di      leggere la Bibbia». Era così semplice... E l'efficacia      di questa doppia menzogna era tale che ancora oggi se ne      conserva l'eco. La parte centrale della Messa in lingua      volgare conteneva la narrazione dell'istituzione      dell'Eucarestia, ugualmente in volgare. Non solo si doveva      rinunciare al Canone recitato a bassa voce      10, come era stata la regola dall'VIII      secolo; anche le parole in inglese «fate questo in      memoria di me» dovevano essere distintamente intese. La      parola greca anamnesis, che viene tradotta «in      memoria di», è difficile da tradurre correttamente in      inglese. Espressioni come «ricordo», «memoria» e «memoriale»       implicano l'esistenza di una cosa in sé stessa assente,      mentre anamnesis ha il significato di ri-chiamare e      ri-presentare un avvenimento passato in modo che questo      divenga attivamente presente. Anche la parola latina      memoria non rende adeguatamente questo significato. Le      parole inglesi «ricordare» (recall) e «ripresentare»       (represent), anche se scritte re-call e      represent, sono insufficienti senza spiegazioni      supplementari, e remembrance («memoria»), memory      («ricordo») e memorial («memoriale»), per il loro uso      e significato convenzionale, sono effettivamente equivoche      11. «In tutta la tradizione della      Chiesa primitiva, appare chiaramente - come ha rilevato un      teologo - che l'Eucarestia è considerata, per il significato      del termine "anamnesis di me", come        la ri-presentazione      davanti a Dio dell'unico Sacrificio di Gesù Cristo in tutta      la sua efficace e completa pienezza, che dà i suoi frutti      nel momento attuale. Così San Giovanni Crisostomo: "Noi      offriamo ancora oggi ciò che fu offerto allora ed è      inesauribile. Questo viene fatto per un'anamnesis di ciò che      fu fatto allora, poiché Egli disse: "Fate questo per l'anamnesis      di me".     Non offriamo un altro sacrificio, come un tempo il gran      sacerdote, ma offriamo il medesimo sacrificio. O meglio,      offriamo l'anamnesis del      sacrificio"» 12.     Cranmer, volendo distruggere ogni idea di Messa-sacrificio,      e sostituirle     la teoria di una semplice cena commemorativa in cui Cristo è      presente     solo nel cuore dei fedeli, non avrebbe potuto trovare arma      più efficace     della sostituzione del Canone recitato a bassa voce con il       racconto dell'istituzione,     in inglese. Racconto che si faceva ripetendo: «Fate questo      in     memoria di me». Nel silenzio assoluto, il fedele, istruito      sul significato di     quel momento, sapeva ciò che accadeva, anche se non era in      grado di     formularlo. Ora, invece, poteva ascoltare con le proprie      orecchie, per     quel che ne poteva capire, che quella     era una cena commemorativa. La     Bibbia lo diceva. Era invitato al ricordo     di qualcosa accaduto in un remoto     passato. E questa interpretazione     veniva sottolineata dalle parole     del pastore che, dandogli la comunione,     diceva: «Prendi e mangia questo     per ricordare che Cristo è morto per     te, e nutriti di Lui nel cuore per mezzo     della fede, con azione di grazie». Il nuovo Prayer      Book in volgare fu imposto al Paese la domenica     di Pentecoste, ossia il 9 giugno     1549. Il 10 giugno, una folla di paesani del Devonshire,      dopo aver     assistito al nuovo rito, obbligò il curato a ridire la      Messa. In meno di     dieci giorni, un'armata popolare di circa seimila persone -       è difficile avere     le cifre esatte - aveva occupato Crediton e minacciava      Exeter. Le loro     rivendicazioni erano semplici e precise e non riguardavano      che la fede.     Chiedevano che fosse loro restituita la Messa «come prima» e      che il SS.mo     Sacramento fosse di nuovo conservato in un posto preminente.       «Non     accetteremo - dicevano - il nuovo servizio, perché non è che      un gioco. Vogliamo     le nostre antiche funzioni del Mattutino, della Messa, di      Compieta, della Processione e delle Litanie della Madonna,      il tutto in latino, e che ogni predicatore nell'omelia e      ogni sacerdote nella Messa preghi specialmente per le anime      del Purgatorio come facevano i nostri avi». Il battesimo      doveva essere amministrato «durante la settimana come nei      giorni festivi». Chiedevano inoltre che fosse      ristabilita la benedizione dei semplici oggetti, che l'olivo      e le ceneri fossero distribuite nel tempo dovuto e con «tutte le antiche cerimonie in uso fino ad ora nella Santa      Madre Chiesa», cose che Cranmer aveva abolito come «superstizioni»      13. Cranmer fu irritato non solo da      queste rivendicazioni in sé stesse, ma, ancor più, dal fatto      che contadini ignoranti, «Hob, Will e Dick», avessero      avuto l'audacia di giudicare la sua teologia. Scrisse loro:      «Oh, ignoranti del Devonshire e Cornwall, non appena ho      letto i vostri articoli ho pensato che eravate stati spinti      dai papisti, esperti nel chiedervi quel che voi non capite.      Voi mostrate quale spirito guidi coloro che vi hanno
la ri-presentazione      davanti a Dio dell'unico Sacrificio di Gesù Cristo in tutta      la sua efficace e completa pienezza, che dà i suoi frutti      nel momento attuale. Così San Giovanni Crisostomo: "Noi      offriamo ancora oggi ciò che fu offerto allora ed è      inesauribile. Questo viene fatto per un'anamnesis di ciò che      fu fatto allora, poiché Egli disse: "Fate questo per l'anamnesis      di me".     Non offriamo un altro sacrificio, come un tempo il gran      sacerdote, ma offriamo il medesimo sacrificio. O meglio,      offriamo l'anamnesis del      sacrificio"» 12.     Cranmer, volendo distruggere ogni idea di Messa-sacrificio,      e sostituirle     la teoria di una semplice cena commemorativa in cui Cristo è      presente     solo nel cuore dei fedeli, non avrebbe potuto trovare arma      più efficace     della sostituzione del Canone recitato a bassa voce con il       racconto dell'istituzione,     in inglese. Racconto che si faceva ripetendo: «Fate questo      in     memoria di me». Nel silenzio assoluto, il fedele, istruito      sul significato di     quel momento, sapeva ciò che accadeva, anche se non era in      grado di     formularlo. Ora, invece, poteva ascoltare con le proprie      orecchie, per     quel che ne poteva capire, che quella     era una cena commemorativa. La     Bibbia lo diceva. Era invitato al ricordo     di qualcosa accaduto in un remoto     passato. E questa interpretazione     veniva sottolineata dalle parole     del pastore che, dandogli la comunione,     diceva: «Prendi e mangia questo     per ricordare che Cristo è morto per     te, e nutriti di Lui nel cuore per mezzo     della fede, con azione di grazie». Il nuovo Prayer      Book in volgare fu imposto al Paese la domenica     di Pentecoste, ossia il 9 giugno     1549. Il 10 giugno, una folla di paesani del Devonshire,      dopo aver     assistito al nuovo rito, obbligò il curato a ridire la      Messa. In meno di     dieci giorni, un'armata popolare di circa seimila persone -       è difficile avere     le cifre esatte - aveva occupato Crediton e minacciava      Exeter. Le loro     rivendicazioni erano semplici e precise e non riguardavano      che la fede.     Chiedevano che fosse loro restituita la Messa «come prima» e      che il SS.mo     Sacramento fosse di nuovo conservato in un posto preminente.       «Non     accetteremo - dicevano - il nuovo servizio, perché non è che      un gioco. Vogliamo     le nostre antiche funzioni del Mattutino, della Messa, di      Compieta, della Processione e delle Litanie della Madonna,      il tutto in latino, e che ogni predicatore nell'omelia e      ogni sacerdote nella Messa preghi specialmente per le anime      del Purgatorio come facevano i nostri avi». Il battesimo      doveva essere amministrato «durante la settimana come nei      giorni festivi». Chiedevano inoltre che fosse      ristabilita la benedizione dei semplici oggetti, che l'olivo      e le ceneri fossero distribuite nel tempo dovuto e con «tutte le antiche cerimonie in uso fino ad ora nella Santa      Madre Chiesa», cose che Cranmer aveva abolito come «superstizioni»      13. Cranmer fu irritato non solo da      queste rivendicazioni in sé stesse, ma, ancor più, dal fatto      che contadini ignoranti, «Hob, Will e Dick», avessero      avuto l'audacia di giudicare la sua teologia. Scrisse loro:      «Oh, ignoranti del Devonshire e Cornwall, non appena ho      letto i vostri articoli ho pensato che eravate stati spinti      dai papisti, esperti nel chiedervi quel che voi non capite.      Voi mostrate quale spirito guidi coloro che vi hanno convinti che la Parola di Dio non è che un gioco. Non è      forse ancor più un gioco e uno scherzo ascoltare il      sacerdote che parla al popolo ad alta voce in latino? Nel      servizio inglese c'è solo la Parola eterna di Dio. Se ai      vostri occhi questo è solo un gioco, penso che non si debba      biasimare tanto voi, quanto invece i preti papisti che hanno      abusato della vostra sincerità. Preferite essere come le      gazze o i pappagalli che vengono addestrati a parlare senza      capire una parola di ciò che dicono, piuttosto che      essere veri cristiani che pregano Dio nella      fede»?      14. I ribelli, nella semplicità      della loro fede, non si lasciarono intimorire dal loro dotto      Arcivescovo. Cranmer dovette allora ricorrere al braccio      secolare, ossia all'autorità civile e militare. Mercenari      stranieri, principalmente luterani tedeschi, furono      impiegati sul suolo inglese, per la prima volta dopo      trecento anni, e l'ultimo baluardo della fede fu battuto      dalle armi. «Il massacro fu eseguito alla cieca»;       sono le memorabili parole di Hilaire Belloc      (1870-1953). «Quattromila di loro furono uccisi,      schiacciati dai cavalli o impiccati, prima che gli uomini di      Devon accettassero, sia pure freddamente, l'eletta prosa di      Cranmer» 15. Si dice che i      mercenari italiani e     spagnoli, impiegati come rinforzo alle truppe tedesche,      resisi conto di come stessero le cose, siano andati dal      Nunzio Imperiale per essere assolti dalla colpa di aver      partecipato a quel massacro. Quando giunse a Londra la      notizia della sua vittoria, Cranmer la fece celebrare con      una cerimonia solenne nel coro della cattedrale di San Paolo      e, in un sermone pronunciato alla presenza del sindaco e dei      consiglieri, l'Arcivescovo si rivolse al suo uditorio con      queste parole: «Il flagello delle divisioni, quale non si      era mai più visto dopo la passione di Cristo, è giunto fra      noi per istigazione del demonio, perché non siamo stati      diligenti ascoltatori della Parola di Dio diffusa dai suoi      fedeli predicatori, ma siamo stati traviati dai preti      papisti». In realtà, era completamente falso dire che il      popolo non capisse la Messa in latino. Lo si può giudicare      dal gran numero di libri di devozione che circolavano fra      una popolazione di tre milioni; infatti, soltanto      nell'olocausto della scienza e     della pietà cattolica che faceva parte della politica      protestante, 250.000 libri liturgici furono distrutti. Nel      1550, l'anno dopo l'entrata in vigore del primo Prayer      Book, Cranmer inviò dei commissari nelle Università. Ad      Oxford, furono distrutti migliaia di libri. Cambridge subì      una devastazione più
      convinti che la Parola di Dio non è che un gioco. Non è      forse ancor più un gioco e uno scherzo ascoltare il      sacerdote che parla al popolo ad alta voce in latino? Nel      servizio inglese c'è solo la Parola eterna di Dio. Se ai      vostri occhi questo è solo un gioco, penso che non si debba      biasimare tanto voi, quanto invece i preti papisti che hanno      abusato della vostra sincerità. Preferite essere come le      gazze o i pappagalli che vengono addestrati a parlare senza      capire una parola di ciò che dicono, piuttosto che      essere veri cristiani che pregano Dio nella      fede»?      14. I ribelli, nella semplicità      della loro fede, non si lasciarono intimorire dal loro dotto      Arcivescovo. Cranmer dovette allora ricorrere al braccio      secolare, ossia all'autorità civile e militare. Mercenari      stranieri, principalmente luterani tedeschi, furono      impiegati sul suolo inglese, per la prima volta dopo      trecento anni, e l'ultimo baluardo della fede fu battuto      dalle armi. «Il massacro fu eseguito alla cieca»;       sono le memorabili parole di Hilaire Belloc      (1870-1953). «Quattromila di loro furono uccisi,      schiacciati dai cavalli o impiccati, prima che gli uomini di      Devon accettassero, sia pure freddamente, l'eletta prosa di      Cranmer» 15. Si dice che i      mercenari italiani e     spagnoli, impiegati come rinforzo alle truppe tedesche,      resisi conto di come stessero le cose, siano andati dal      Nunzio Imperiale per essere assolti dalla colpa di aver      partecipato a quel massacro. Quando giunse a Londra la      notizia della sua vittoria, Cranmer la fece celebrare con      una cerimonia solenne nel coro della cattedrale di San Paolo      e, in un sermone pronunciato alla presenza del sindaco e dei      consiglieri, l'Arcivescovo si rivolse al suo uditorio con      queste parole: «Il flagello delle divisioni, quale non si      era mai più visto dopo la passione di Cristo, è giunto fra      noi per istigazione del demonio, perché non siamo stati      diligenti ascoltatori della Parola di Dio diffusa dai suoi      fedeli predicatori, ma siamo stati traviati dai preti      papisti». In realtà, era completamente falso dire che il      popolo non capisse la Messa in latino. Lo si può giudicare      dal gran numero di libri di devozione che circolavano fra      una popolazione di tre milioni; infatti, soltanto      nell'olocausto della scienza e     della pietà cattolica che faceva parte della politica      protestante, 250.000 libri liturgici furono distrutti. Nel      1550, l'anno dopo l'entrata in vigore del primo Prayer      Book, Cranmer inviò dei commissari nelle Università. Ad      Oxford, furono distrutti migliaia di libri. Cambridge subì      una devastazione più        lenta, ma ancora più completa, di modo      che, all'inizio del regno della regina Elisabetta I      (1533-1603), rimanevano appena centosettantasette volumi «tagliuzzati e lacerati»! Il risultato fu inevitabile.      Un predicatore protestante, in un sermone pronunciato alla      presenza del re nel 1552, non esitò a dichiarare: «Ecco      invadere l'Inghilterra più cieca ignoranza e più      superstizione e infedeltà di quanta mai ve ne fosse sotto i      Vescovi di Roma. Il vostro regno (mi dispiace dirlo) sta per      divenire più barbaro della Scozia» 16.      Un altro predicatore, deplorando il moltiplicarsi delle      sètte che sorgevano, come conseguenza inevitabile della      politica di Cranmer, lamentò: «Ecco gli ariani, i      marcionisti, i libertini, i davisti e molte altre simili      mostruosità; occorrono ripari contro i sèttari, contro gli      epicurei e contro gli pseudo-evangelici, che cominciano a      scuotere le nostre chiese con una violenza mai vista»      17. Una delle ragioni per cui      Cranmer aveva ordinato la distruzione dei libri sacri, era      la voce che correva all'estero secondo cui i fedeli      avrebbero avuto di nuovo l'antico servizio in latino.      Occorreva dunque vigilare affinché il popolo «abbandonasse questa vana attesa di avere di nuovo le      pubbliche funzioni e la somministrazione dei Sacramenti in      lingua latina». L'Atto stesso del Cranmer, prescriveva      la consegna di tutti i libri liturgici latini alle autorità      allo scopo di «manometterli e ridurli in stato tale che      mai più potessero servire all'uso previsto». Vi fu      un'eccezione. Furono permesse alcune copie in latino e in      inglese del Primer di Enrico VIII, purché vi si      cancellasse ogni menzione dei Santi. Infatti, Cranmer      detestava i Santi quasi quanto la Messa, e uno dei vantaggi      della lingua volgare fu che egli poté così pubblicare nuove      litanie dalle quali tutti i nomi dei Santi - perfino quello      della Madonna - poterono essere radiati e rimpiazzati da      questa preghiera: «Dalla tirannia del Vescovo di Roma      e da tutti i suoi detestabili errori, liberaci,      o buon Dio»; cosa che il popolo poteva      comprendere facilmente e recitarla ogni mercoledì e venerdì.
lenta, ma ancora più completa, di modo      che, all'inizio del regno della regina Elisabetta I      (1533-1603), rimanevano appena centosettantasette volumi «tagliuzzati e lacerati»! Il risultato fu inevitabile.      Un predicatore protestante, in un sermone pronunciato alla      presenza del re nel 1552, non esitò a dichiarare: «Ecco      invadere l'Inghilterra più cieca ignoranza e più      superstizione e infedeltà di quanta mai ve ne fosse sotto i      Vescovi di Roma. Il vostro regno (mi dispiace dirlo) sta per      divenire più barbaro della Scozia» 16.      Un altro predicatore, deplorando il moltiplicarsi delle      sètte che sorgevano, come conseguenza inevitabile della      politica di Cranmer, lamentò: «Ecco gli ariani, i      marcionisti, i libertini, i davisti e molte altre simili      mostruosità; occorrono ripari contro i sèttari, contro gli      epicurei e contro gli pseudo-evangelici, che cominciano a      scuotere le nostre chiese con una violenza mai vista»      17. Una delle ragioni per cui      Cranmer aveva ordinato la distruzione dei libri sacri, era      la voce che correva all'estero secondo cui i fedeli      avrebbero avuto di nuovo l'antico servizio in latino.      Occorreva dunque vigilare affinché il popolo «abbandonasse questa vana attesa di avere di nuovo le      pubbliche funzioni e la somministrazione dei Sacramenti in      lingua latina». L'Atto stesso del Cranmer, prescriveva      la consegna di tutti i libri liturgici latini alle autorità      allo scopo di «manometterli e ridurli in stato tale che      mai più potessero servire all'uso previsto». Vi fu      un'eccezione. Furono permesse alcune copie in latino e in      inglese del Primer di Enrico VIII, purché vi si      cancellasse ogni menzione dei Santi. Infatti, Cranmer      detestava i Santi quasi quanto la Messa, e uno dei vantaggi      della lingua volgare fu che egli poté così pubblicare nuove      litanie dalle quali tutti i nomi dei Santi - perfino quello      della Madonna - poterono essere radiati e rimpiazzati da      questa preghiera: «Dalla tirannia del Vescovo di Roma      e da tutti i suoi detestabili errori, liberaci,      o buon Dio»; cosa che il popolo poteva      comprendere facilmente e recitarla ogni mercoledì e venerdì.
 correttamente      «i sacerdoti della Chiesa», non aveva operato nessun      cambiamento. Ma nella versione di Tyndale e in quella di      Cranmer, essi divennero «gli anziani dell'Assemblea».       Così, i protestanti potevano esibire la Bibbia in lingua      volgare per provare che il Nuovo Testamento non conteneva      alcun riferimento che giustificasse l'insegnamento e la      pratica cattolica contemporanea delle dottrine discusse; per      di più, quando simili traduzioni tendenziose della Bibbia      furono giustamente sequestrate dalle autorità cattoliche,      queste poterono essere accusate «di impedire al popolo di      leggere la Bibbia». Era così semplice... E l'efficacia      di questa doppia menzogna era tale che ancora oggi se ne      conserva l'eco. La parte centrale della Messa in lingua      volgare conteneva la narrazione dell'istituzione      dell'Eucarestia, ugualmente in volgare. Non solo si doveva      rinunciare al Canone recitato a bassa voce      10, come era stata la regola dall'VIII      secolo; anche le parole in inglese «fate questo in      memoria di me» dovevano essere distintamente intese. La      parola greca anamnesis, che viene tradotta «in      memoria di», è difficile da tradurre correttamente in      inglese. Espressioni come «ricordo», «memoria» e «memoriale»       implicano l'esistenza di una cosa in sé stessa assente,      mentre anamnesis ha il significato di ri-chiamare e      ri-presentare un avvenimento passato in modo che questo      divenga attivamente presente. Anche la parola latina      memoria non rende adeguatamente questo significato. Le      parole inglesi «ricordare» (recall) e «ripresentare»       (represent), anche se scritte re-call e      represent, sono insufficienti senza spiegazioni      supplementari, e remembrance («memoria»), memory      («ricordo») e memorial («memoriale»), per il loro uso      e significato convenzionale, sono effettivamente equivoche      11. «In tutta la tradizione della      Chiesa primitiva, appare chiaramente - come ha rilevato un      teologo - che l'Eucarestia è considerata, per il significato      del termine "anamnesis di me", come
 correttamente      «i sacerdoti della Chiesa», non aveva operato nessun      cambiamento. Ma nella versione di Tyndale e in quella di      Cranmer, essi divennero «gli anziani dell'Assemblea».       Così, i protestanti potevano esibire la Bibbia in lingua      volgare per provare che il Nuovo Testamento non conteneva      alcun riferimento che giustificasse l'insegnamento e la      pratica cattolica contemporanea delle dottrine discusse; per      di più, quando simili traduzioni tendenziose della Bibbia      furono giustamente sequestrate dalle autorità cattoliche,      queste poterono essere accusate «di impedire al popolo di      leggere la Bibbia». Era così semplice... E l'efficacia      di questa doppia menzogna era tale che ancora oggi se ne      conserva l'eco. La parte centrale della Messa in lingua      volgare conteneva la narrazione dell'istituzione      dell'Eucarestia, ugualmente in volgare. Non solo si doveva      rinunciare al Canone recitato a bassa voce      10, come era stata la regola dall'VIII      secolo; anche le parole in inglese «fate questo in      memoria di me» dovevano essere distintamente intese. La      parola greca anamnesis, che viene tradotta «in      memoria di», è difficile da tradurre correttamente in      inglese. Espressioni come «ricordo», «memoria» e «memoriale»       implicano l'esistenza di una cosa in sé stessa assente,      mentre anamnesis ha il significato di ri-chiamare e      ri-presentare un avvenimento passato in modo che questo      divenga attivamente presente. Anche la parola latina      memoria non rende adeguatamente questo significato. Le      parole inglesi «ricordare» (recall) e «ripresentare»       (represent), anche se scritte re-call e      represent, sono insufficienti senza spiegazioni      supplementari, e remembrance («memoria»), memory      («ricordo») e memorial («memoriale»), per il loro uso      e significato convenzionale, sono effettivamente equivoche      11. «In tutta la tradizione della      Chiesa primitiva, appare chiaramente - come ha rilevato un      teologo - che l'Eucarestia è considerata, per il significato      del termine "anamnesis di me", come        la ri-presentazione      davanti a Dio dell'unico Sacrificio di Gesù Cristo in tutta      la sua efficace e completa pienezza, che dà i suoi frutti      nel momento attuale. Così San Giovanni Crisostomo: "Noi      offriamo ancora oggi ciò che fu offerto allora ed è      inesauribile. Questo viene fatto per un'anamnesis di ciò che      fu fatto allora, poiché Egli disse: "Fate questo per l'anamnesis      di me".     Non offriamo un altro sacrificio, come un tempo il gran      sacerdote, ma offriamo il medesimo sacrificio. O meglio,      offriamo l'anamnesis del      sacrificio"» 12.     Cranmer, volendo distruggere ogni idea di Messa-sacrificio,      e sostituirle     la teoria di una semplice cena commemorativa in cui Cristo è      presente     solo nel cuore dei fedeli, non avrebbe potuto trovare arma      più efficace     della sostituzione del Canone recitato a bassa voce con il       racconto dell'istituzione,     in inglese. Racconto che si faceva ripetendo: «Fate questo      in     memoria di me». Nel silenzio assoluto, il fedele, istruito      sul significato di     quel momento, sapeva ciò che accadeva, anche se non era in      grado di     formularlo. Ora, invece, poteva ascoltare con le proprie      orecchie, per     quel che ne poteva capire, che quella     era una cena commemorativa. La     Bibbia lo diceva. Era invitato al ricordo     di qualcosa accaduto in un remoto     passato. E questa interpretazione     veniva sottolineata dalle parole     del pastore che, dandogli la comunione,     diceva: «Prendi e mangia questo     per ricordare che Cristo è morto per     te, e nutriti di Lui nel cuore per mezzo     della fede, con azione di grazie». Il nuovo Prayer      Book in volgare fu imposto al Paese la domenica     di Pentecoste, ossia il 9 giugno     1549. Il 10 giugno, una folla di paesani del Devonshire,      dopo aver     assistito al nuovo rito, obbligò il curato a ridire la      Messa. In meno di     dieci giorni, un'armata popolare di circa seimila persone -       è difficile avere     le cifre esatte - aveva occupato Crediton e minacciava      Exeter. Le loro     rivendicazioni erano semplici e precise e non riguardavano      che la fede.     Chiedevano che fosse loro restituita la Messa «come prima» e      che il SS.mo     Sacramento fosse di nuovo conservato in un posto preminente.       «Non     accetteremo - dicevano - il nuovo servizio, perché non è che      un gioco. Vogliamo     le nostre antiche funzioni del Mattutino, della Messa, di      Compieta, della Processione e delle Litanie della Madonna,      il tutto in latino, e che ogni predicatore nell'omelia e      ogni sacerdote nella Messa preghi specialmente per le anime      del Purgatorio come facevano i nostri avi». Il battesimo      doveva essere amministrato «durante la settimana come nei      giorni festivi». Chiedevano inoltre che fosse      ristabilita la benedizione dei semplici oggetti, che l'olivo      e le ceneri fossero distribuite nel tempo dovuto e con «tutte le antiche cerimonie in uso fino ad ora nella Santa      Madre Chiesa», cose che Cranmer aveva abolito come «superstizioni»      13. Cranmer fu irritato non solo da      queste rivendicazioni in sé stesse, ma, ancor più, dal fatto      che contadini ignoranti, «Hob, Will e Dick», avessero      avuto l'audacia di giudicare la sua teologia. Scrisse loro:      «Oh, ignoranti del Devonshire e Cornwall, non appena ho      letto i vostri articoli ho pensato che eravate stati spinti      dai papisti, esperti nel chiedervi quel che voi non capite.      Voi mostrate quale spirito guidi coloro che vi hanno
la ri-presentazione      davanti a Dio dell'unico Sacrificio di Gesù Cristo in tutta      la sua efficace e completa pienezza, che dà i suoi frutti      nel momento attuale. Così San Giovanni Crisostomo: "Noi      offriamo ancora oggi ciò che fu offerto allora ed è      inesauribile. Questo viene fatto per un'anamnesis di ciò che      fu fatto allora, poiché Egli disse: "Fate questo per l'anamnesis      di me".     Non offriamo un altro sacrificio, come un tempo il gran      sacerdote, ma offriamo il medesimo sacrificio. O meglio,      offriamo l'anamnesis del      sacrificio"» 12.     Cranmer, volendo distruggere ogni idea di Messa-sacrificio,      e sostituirle     la teoria di una semplice cena commemorativa in cui Cristo è      presente     solo nel cuore dei fedeli, non avrebbe potuto trovare arma      più efficace     della sostituzione del Canone recitato a bassa voce con il       racconto dell'istituzione,     in inglese. Racconto che si faceva ripetendo: «Fate questo      in     memoria di me». Nel silenzio assoluto, il fedele, istruito      sul significato di     quel momento, sapeva ciò che accadeva, anche se non era in      grado di     formularlo. Ora, invece, poteva ascoltare con le proprie      orecchie, per     quel che ne poteva capire, che quella     era una cena commemorativa. La     Bibbia lo diceva. Era invitato al ricordo     di qualcosa accaduto in un remoto     passato. E questa interpretazione     veniva sottolineata dalle parole     del pastore che, dandogli la comunione,     diceva: «Prendi e mangia questo     per ricordare che Cristo è morto per     te, e nutriti di Lui nel cuore per mezzo     della fede, con azione di grazie». Il nuovo Prayer      Book in volgare fu imposto al Paese la domenica     di Pentecoste, ossia il 9 giugno     1549. Il 10 giugno, una folla di paesani del Devonshire,      dopo aver     assistito al nuovo rito, obbligò il curato a ridire la      Messa. In meno di     dieci giorni, un'armata popolare di circa seimila persone -       è difficile avere     le cifre esatte - aveva occupato Crediton e minacciava      Exeter. Le loro     rivendicazioni erano semplici e precise e non riguardavano      che la fede.     Chiedevano che fosse loro restituita la Messa «come prima» e      che il SS.mo     Sacramento fosse di nuovo conservato in un posto preminente.       «Non     accetteremo - dicevano - il nuovo servizio, perché non è che      un gioco. Vogliamo     le nostre antiche funzioni del Mattutino, della Messa, di      Compieta, della Processione e delle Litanie della Madonna,      il tutto in latino, e che ogni predicatore nell'omelia e      ogni sacerdote nella Messa preghi specialmente per le anime      del Purgatorio come facevano i nostri avi». Il battesimo      doveva essere amministrato «durante la settimana come nei      giorni festivi». Chiedevano inoltre che fosse      ristabilita la benedizione dei semplici oggetti, che l'olivo      e le ceneri fossero distribuite nel tempo dovuto e con «tutte le antiche cerimonie in uso fino ad ora nella Santa      Madre Chiesa», cose che Cranmer aveva abolito come «superstizioni»      13. Cranmer fu irritato non solo da      queste rivendicazioni in sé stesse, ma, ancor più, dal fatto      che contadini ignoranti, «Hob, Will e Dick», avessero      avuto l'audacia di giudicare la sua teologia. Scrisse loro:      «Oh, ignoranti del Devonshire e Cornwall, non appena ho      letto i vostri articoli ho pensato che eravate stati spinti      dai papisti, esperti nel chiedervi quel che voi non capite.      Voi mostrate quale spirito guidi coloro che vi hanno convinti che la Parola di Dio non è che un gioco. Non è      forse ancor più un gioco e uno scherzo ascoltare il      sacerdote che parla al popolo ad alta voce in latino? Nel      servizio inglese c'è solo la Parola eterna di Dio. Se ai      vostri occhi questo è solo un gioco, penso che non si debba      biasimare tanto voi, quanto invece i preti papisti che hanno      abusato della vostra sincerità. Preferite essere come le      gazze o i pappagalli che vengono addestrati a parlare senza      capire una parola di ciò che dicono, piuttosto che      essere veri cristiani che pregano Dio nella      fede»?      14. I ribelli, nella semplicità      della loro fede, non si lasciarono intimorire dal loro dotto      Arcivescovo. Cranmer dovette allora ricorrere al braccio      secolare, ossia all'autorità civile e militare. Mercenari      stranieri, principalmente luterani tedeschi, furono      impiegati sul suolo inglese, per la prima volta dopo      trecento anni, e l'ultimo baluardo della fede fu battuto      dalle armi. «Il massacro fu eseguito alla cieca»;       sono le memorabili parole di Hilaire Belloc      (1870-1953). «Quattromila di loro furono uccisi,      schiacciati dai cavalli o impiccati, prima che gli uomini di      Devon accettassero, sia pure freddamente, l'eletta prosa di      Cranmer» 15. Si dice che i      mercenari italiani e     spagnoli, impiegati come rinforzo alle truppe tedesche,      resisi conto di come stessero le cose, siano andati dal      Nunzio Imperiale per essere assolti dalla colpa di aver      partecipato a quel massacro. Quando giunse a Londra la      notizia della sua vittoria, Cranmer la fece celebrare con      una cerimonia solenne nel coro della cattedrale di San Paolo      e, in un sermone pronunciato alla presenza del sindaco e dei      consiglieri, l'Arcivescovo si rivolse al suo uditorio con      queste parole: «Il flagello delle divisioni, quale non si      era mai più visto dopo la passione di Cristo, è giunto fra      noi per istigazione del demonio, perché non siamo stati      diligenti ascoltatori della Parola di Dio diffusa dai suoi      fedeli predicatori, ma siamo stati traviati dai preti      papisti». In realtà, era completamente falso dire che il      popolo non capisse la Messa in latino. Lo si può giudicare      dal gran numero di libri di devozione che circolavano fra      una popolazione di tre milioni; infatti, soltanto      nell'olocausto della scienza e     della pietà cattolica che faceva parte della politica      protestante, 250.000 libri liturgici furono distrutti. Nel      1550, l'anno dopo l'entrata in vigore del primo Prayer      Book, Cranmer inviò dei commissari nelle Università. Ad      Oxford, furono distrutti migliaia di libri. Cambridge subì      una devastazione più
      convinti che la Parola di Dio non è che un gioco. Non è      forse ancor più un gioco e uno scherzo ascoltare il      sacerdote che parla al popolo ad alta voce in latino? Nel      servizio inglese c'è solo la Parola eterna di Dio. Se ai      vostri occhi questo è solo un gioco, penso che non si debba      biasimare tanto voi, quanto invece i preti papisti che hanno      abusato della vostra sincerità. Preferite essere come le      gazze o i pappagalli che vengono addestrati a parlare senza      capire una parola di ciò che dicono, piuttosto che      essere veri cristiani che pregano Dio nella      fede»?      14. I ribelli, nella semplicità      della loro fede, non si lasciarono intimorire dal loro dotto      Arcivescovo. Cranmer dovette allora ricorrere al braccio      secolare, ossia all'autorità civile e militare. Mercenari      stranieri, principalmente luterani tedeschi, furono      impiegati sul suolo inglese, per la prima volta dopo      trecento anni, e l'ultimo baluardo della fede fu battuto      dalle armi. «Il massacro fu eseguito alla cieca»;       sono le memorabili parole di Hilaire Belloc      (1870-1953). «Quattromila di loro furono uccisi,      schiacciati dai cavalli o impiccati, prima che gli uomini di      Devon accettassero, sia pure freddamente, l'eletta prosa di      Cranmer» 15. Si dice che i      mercenari italiani e     spagnoli, impiegati come rinforzo alle truppe tedesche,      resisi conto di come stessero le cose, siano andati dal      Nunzio Imperiale per essere assolti dalla colpa di aver      partecipato a quel massacro. Quando giunse a Londra la      notizia della sua vittoria, Cranmer la fece celebrare con      una cerimonia solenne nel coro della cattedrale di San Paolo      e, in un sermone pronunciato alla presenza del sindaco e dei      consiglieri, l'Arcivescovo si rivolse al suo uditorio con      queste parole: «Il flagello delle divisioni, quale non si      era mai più visto dopo la passione di Cristo, è giunto fra      noi per istigazione del demonio, perché non siamo stati      diligenti ascoltatori della Parola di Dio diffusa dai suoi      fedeli predicatori, ma siamo stati traviati dai preti      papisti». In realtà, era completamente falso dire che il      popolo non capisse la Messa in latino. Lo si può giudicare      dal gran numero di libri di devozione che circolavano fra      una popolazione di tre milioni; infatti, soltanto      nell'olocausto della scienza e     della pietà cattolica che faceva parte della politica      protestante, 250.000 libri liturgici furono distrutti. Nel      1550, l'anno dopo l'entrata in vigore del primo Prayer      Book, Cranmer inviò dei commissari nelle Università. Ad      Oxford, furono distrutti migliaia di libri. Cambridge subì      una devastazione più        lenta, ma ancora più completa, di modo      che, all'inizio del regno della regina Elisabetta I      (1533-1603), rimanevano appena centosettantasette volumi «tagliuzzati e lacerati»! Il risultato fu inevitabile.      Un predicatore protestante, in un sermone pronunciato alla      presenza del re nel 1552, non esitò a dichiarare: «Ecco      invadere l'Inghilterra più cieca ignoranza e più      superstizione e infedeltà di quanta mai ve ne fosse sotto i      Vescovi di Roma. Il vostro regno (mi dispiace dirlo) sta per      divenire più barbaro della Scozia» 16.      Un altro predicatore, deplorando il moltiplicarsi delle      sètte che sorgevano, come conseguenza inevitabile della      politica di Cranmer, lamentò: «Ecco gli ariani, i      marcionisti, i libertini, i davisti e molte altre simili      mostruosità; occorrono ripari contro i sèttari, contro gli      epicurei e contro gli pseudo-evangelici, che cominciano a      scuotere le nostre chiese con una violenza mai vista»      17. Una delle ragioni per cui      Cranmer aveva ordinato la distruzione dei libri sacri, era      la voce che correva all'estero secondo cui i fedeli      avrebbero avuto di nuovo l'antico servizio in latino.      Occorreva dunque vigilare affinché il popolo «abbandonasse questa vana attesa di avere di nuovo le      pubbliche funzioni e la somministrazione dei Sacramenti in      lingua latina». L'Atto stesso del Cranmer, prescriveva      la consegna di tutti i libri liturgici latini alle autorità      allo scopo di «manometterli e ridurli in stato tale che      mai più potessero servire all'uso previsto». Vi fu      un'eccezione. Furono permesse alcune copie in latino e in      inglese del Primer di Enrico VIII, purché vi si      cancellasse ogni menzione dei Santi. Infatti, Cranmer      detestava i Santi quasi quanto la Messa, e uno dei vantaggi      della lingua volgare fu che egli poté così pubblicare nuove      litanie dalle quali tutti i nomi dei Santi - perfino quello      della Madonna - poterono essere radiati e rimpiazzati da      questa preghiera: «Dalla tirannia del Vescovo di Roma      e da tutti i suoi detestabili errori, liberaci,      o buon Dio»; cosa che il popolo poteva      comprendere facilmente e recitarla ogni mercoledì e venerdì.
lenta, ma ancora più completa, di modo      che, all'inizio del regno della regina Elisabetta I      (1533-1603), rimanevano appena centosettantasette volumi «tagliuzzati e lacerati»! Il risultato fu inevitabile.      Un predicatore protestante, in un sermone pronunciato alla      presenza del re nel 1552, non esitò a dichiarare: «Ecco      invadere l'Inghilterra più cieca ignoranza e più      superstizione e infedeltà di quanta mai ve ne fosse sotto i      Vescovi di Roma. Il vostro regno (mi dispiace dirlo) sta per      divenire più barbaro della Scozia» 16.      Un altro predicatore, deplorando il moltiplicarsi delle      sètte che sorgevano, come conseguenza inevitabile della      politica di Cranmer, lamentò: «Ecco gli ariani, i      marcionisti, i libertini, i davisti e molte altre simili      mostruosità; occorrono ripari contro i sèttari, contro gli      epicurei e contro gli pseudo-evangelici, che cominciano a      scuotere le nostre chiese con una violenza mai vista»      17. Una delle ragioni per cui      Cranmer aveva ordinato la distruzione dei libri sacri, era      la voce che correva all'estero secondo cui i fedeli      avrebbero avuto di nuovo l'antico servizio in latino.      Occorreva dunque vigilare affinché il popolo «abbandonasse questa vana attesa di avere di nuovo le      pubbliche funzioni e la somministrazione dei Sacramenti in      lingua latina». L'Atto stesso del Cranmer, prescriveva      la consegna di tutti i libri liturgici latini alle autorità      allo scopo di «manometterli e ridurli in stato tale che      mai più potessero servire all'uso previsto». Vi fu      un'eccezione. Furono permesse alcune copie in latino e in      inglese del Primer di Enrico VIII, purché vi si      cancellasse ogni menzione dei Santi. Infatti, Cranmer      detestava i Santi quasi quanto la Messa, e uno dei vantaggi      della lingua volgare fu che egli poté così pubblicare nuove      litanie dalle quali tutti i nomi dei Santi - perfino quello      della Madonna - poterono essere radiati e rimpiazzati da      questa preghiera: «Dalla tirannia del Vescovo di Roma      e da tutti i suoi detestabili errori, liberaci,      o buon Dio»; cosa che il popolo poteva      comprendere facilmente e recitarla ogni mercoledì e venerdì.
IV
LA SANTA TAVOLA
LA SANTA TAVOLA
L'anno seguente l'ascesa di      Cranmer all'apogeo del potere ecclesiastico, uno dei      protestanti stranieri in Inghilterra, scrisse trionfante a      Bullinger 18, successore      di Zwingli 19 a Zurigo:      «Aræ factæ sunt haræ» («Gli altari sono divenuti      porcili») 20. Questo non era ancora del tutto     vero perché, in vari luoghi, gli altari furono conservati da      sacerdoti e da     comunità devote. Ma nel novembre del 1550, Cranmer fece      pubblicare     dal Consiglio privato un editto che stabiliva la distruzione      di tutti gli     altari nel regno. Ormai, dove si celebrava il rito della      Santa Eucarestia,     era di rigore una tavola di legno.
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| Zwingli | Heinrich Bullinger | 
Nel decreto era incluso      un chiarimento     di Cranmer che, come ha detto Philip Hughes nella sua opera      definitiva     The Reformation In England («La Riforma in Inghilterra»),       «non lasciava     alcun dubbio sul fatto che una religione era stata      sostituita da un'altra religione». Secondo alcune considerazioni      21, «la forma di tavola è      prescritta per     portare la gente semplice dall'idea superstiziosa della      Messa papista al buon     uso della Cena del Signore. Infatti, per offrire un      sacrificio occorre un altare; al contrario, per      servire da mangiare agli uomini occorre una tavola. Se     veniamo per nutrirci di Lui, per mangiare il suo corpo      spiritualmente e per     bere il suo sangue spiritualmente, secondo il buon uso della      Cena del Signore,     nessuno può negare che la forma di tavola si addica meglio      di un altare al     Banchetto del Signore». In seguito, Cranmer spiegò che      quando aveva conservato la parola «altare» nel suo nuovo      Prayer Book, questo significava «la tavola su cui      viene distribuita la santa comunione, e che potrebbe quindi      essere chiamata altare perché vi si offre il nostro      sacrificio di lode e rendimento di grazie».
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       A sinistra, la Santa Cena anglicana; a destra, la        Messa cattolica secondo il nuovo rito promulgato da Paolo VI        nel 1969. Entrambe sono celebrate su una semplice        tavola e in lingua volgare... | 
L'Editto fu      applicato rigorosamente. Uno dei Vescovi      22 che si era rifiutato di togliere gli altari      nella sua diocesi, venne imprigionato e destituito. A      Londra, i cambiamenti furono immediati e totali. Il Vescovo      della città, che era stato cappellano di Cranmer, decise di      installare la nuova tavola in modo che solo i comunicandi      potessero accedervi. Una cronaca del tempo riferisce che      nella cattedrale di San Paolo «la tavola fu portata, per      ordine del Vescovo, nel mezzo del coro superiore, con le      estremità poste ad est e ad ovest. Dopo il "Credo", veniva      tirato un velo in modo che potessero esser visti solo coloro      che ricevevano la comunione; le grate del coro a nord e a      sud furono murate affinché nessuno potesse rimanervi»      23. Poiché non c'era Presenza Reale,      né Sacrificio, era logico che si cercasse di impedire che      quelli che non si comunicavano assistessero all'Eucarestia.      Quindi Cranmer stabilì: «Non ci sarà celebrazione della      Cena del Signore a meno che un discreto numero di persone      non si comunichi insieme al prete secondo il giudizio di      questi; e se non si raggiungerà il numero di venti persone      in una parrocchia, non ci sarà comunione, a meno che quattro      o, come minimo, tre non si comunichino insieme al prete. E,      per eliminare ogni superstizione riguardo al pane e al vino,      basterà che il pane sia come quello che si mangia di solito      con altri cibi, purché sia il migliore e il più puro pane di      frumento che si possa avere. E se resta del pane e del vino,      il pastore se ne serva per le sue necessità»      24. «L'ultima pietra da      aggiungere al tumulo sotto cui giaceva l'antica credenza      nell'Eucarestia - scrive testualmente Philip Hughes - fu      l'attacco contro l'uso di ricevere la      Comunione in ginocchio. Che cos'era codesto      inginocchiarsi, se non idolatria? Venne quindi inserita una      rubrica nel nuovo "Prayer Book" 25,      la quale spiegava che "ciò non significava fare o dover fare      un atto di adorazione, sia del pane o del vino sacramentali      ricevuti corporalmente, sia di una qualche presenza reale o      essenziale della Carne e del Sangue di Cristo"». Col      passare del tempo, la tavola divenne sempre più una semplice      tavola che veniva spostata a seconda delle necessità      pratiche. Esplicite istruzioni prescrivevano che, in ogni      chiesa, la santa tavola dovesse essere messa dove prima si      trovava l'altare, eccetto al momento in cui si distribuiva      la comunione: «Allora la si metta all'interno del coro,      di modo che sia la preghiera che il servizio del pastore      possano essere seguiti più comodamente dai comunicandi e il      ministro possa farsi meglio udire da questi, ed essi possano      più agevolmente e in maggior numero comunicarsi insieme al      pastore. Dopo la comunione, la santa tavola sia rimessa      dov'era prima». Un secolo dopo, toccò ai puritani di      portare l'opera di Cranmer fino alla logica conclusione, non      solo ricevendo la comunione seduti, ma anche utilizzando la      tavola come il posto più indicato per deporre il cappello.
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Dopo        la riforma liturgica, anche nelle chiese cattoliche        è stata introdotta la pratica di ricevere la        comunione in piedi e nella mano. | 
V
IL CANONE DELLA MESSA
IL CANONE DELLA MESSA
La lingua volgare e la santa      tavola furono il mezzo pratico con cui Cranmer abituò il      popolo alle nuove dottrine. La gente poteva ormai      comprendere, con l'azione liturgica, che un semplice pasto      non era un sacrificio - il Sacrificio - e che esso non      implicava nient'altro che la consumazione del pane e del      vino comuni. Poteva anche comprendere che ciò veniva fatto      in memoria di un avvenimento remoto. Infatti, per coloro che      non avevano istruzione religiosa, questi usi erano più      suggestivi di ogni insegnamento dottrinale. Nel breve      periodo di cinque anni in cui, sotto il regno di Maria la      Cattolica, l'Inghilterra tornò per l'ultima      volta alla fede tradizionale, il Cardinale Reginald Pole      (1500-1558) insistette non solamente sulla restaurazione      degli altari e della Messa, ma anche delle semplici      cerimonie abolite da Cranmer (acqua benedetta, ceneri, olivo      benedetto, ecc...), «con l'osservanza delle quali inizia      l'educazione dei figli di Dio», tanto che la loro      abolizione è il «punto iniziale» per gli eretici che      tentano di distruggere la Chiesa 26.      Ma il punto centrale dell'opera di Cranmer risiedeva      evidentemente nell'esposizione teologica delle nuove      credenze in una nuova forma liturgica. La versione      definitiva di quello che un tempo era stata la Messa,      risultava - come ha sottolineato il liturgista anglicano Gregory Dix      (1901-1952) - non una disordinata offensiva contro un rito      cattolico, ma il solo tentativo, per la prima volta      compiuto, di dare un'espressione liturgica alla dottrina      della «giustificazione per mezzo della sola fede»      27. E, considerata da questo punto      di vista, tale versione fu un capolavoro. La logica      conseguenza della dottrina protestante fondamentale della       «sola fede» era - e resta - l'abolizione dei Sacramenti.
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| Il Cardinale Pole | Gregory Dix | 
Le manifestazioni esteriori, ovviamente, non possono essere      accettate come cause di grazia. Lutero, naturalmente, lo      aveva previsto fin dall'inizio; mentre da una parte aboliva      cinque Sacramenti «minori», dall'altra attaccava l'uso della      Comunione sotto una sola specie, la Transustanziazione, e la      dottrina dell'Eucarestia come Sacrificio, cominciando così a      minare dal di dentro ciò che non poteva negare, visto che il      Battesimo, non meno che la Santa Comunione, erano      innegabilmente comandati nel Nuovo Testamento. Essendo      impossibile sbarazzare il cristianesimo degli atti esteriori      del Battesimo e dell'Eucarestia, occorreva assolutamente      svuotarli di ogni reale significato. Su questo punto furono      unanimi tanto i protestanti seguaci di Zwingli, quanto i      calvinisti e i luterani. Cranmer non poteva non convenire      con la logica di Zwingli «che la dottrina "sola fides      justificat" costituisce il fondamento e il principio per      negare che il Corpo di Cristo sia realmente presente nel      Sacramento» 28; per questo      - come abbiamo visto - attaccava la Messa con la stessa      violenza di Lutero, il quale affermava: «Dichiaro che      tutti i bordelli (benché Dio li abbia disapprovati      severamente), tutti gli omicidi, uccisioni,      ladrocini e adulteri hanno fatto meno danno che l'abominio      della messa papista»      29. La contraffazione della Messa operata      da Cranmer si trova nei due Prayer Books del 1549 e      del 1552. Ma come i novatori di epoche posteriori, anch'egli      pensava che fosse preferibile introdurre le innovazioni      gradualmente per non suscitare reazioni immediate      30; pertanto, non c'è dubbio che la      versione del 1552 fu da lui prevista fin dall'inizio. E      poiché «la versione del 1552 fornisce ancora per il 95%      la struttura della liturgia (anglicana) attuale»      31, noi non considereremo qui che la      liturgia del 1552. Il Canone fu diviso in tre parti: la «Preghiera per la Chiesa     militante», la «Preghiera della consacrazione» e      la cosiddetta «Preghiera dell'oblazione». La prima      corrisponde, grosso modo, al Te igitur, al Memento      Domine e al Communicantes; la seconda all'Hanc      igitur, al Quam Oblationem e al Qui pridie;      la terza all'Unde et memores, al Supra quæ e      al Supplices te rogamus (non c'è parallelismo per il      Memento etiam, per il Nobis quoque peccatoribus      e per il Per Quem). Per capire esattamente ciò che      fece Cranmer, bisogna considerare nei particolari queste tre      parti.
VI
LA PREGHIERA PER LA CHIESA MILITANTE
LA PREGHIERA PER LA CHIESA MILITANTE
Eccone il testo: «Dio      onnipotente ed eterno, che per mezzo dei santi Apostoli     ci hai insegnato a pregarTi, a supplicarTi e a ringraziarTi      per tutti gli     uomini, Ti imploriamo umilmente di accettare con clemenza le      nostre offerte e     di accogliere queste preghiere che offriamo alla Tua divina      maestà, supplicandoTi     di ispirare sempre la Chiesa universale con lo spirito di      verità, di unità, di     concordia e di giustizia. Concedi che tutti coloro che      confessano il Tuo santo     Nome siano concordi nella verità della Tua santa Parola e      vivano nell'unità e     nel santo amore. Ti        supplichiamo anche di proteggere e di      difendere tutti i Re, Prìncipi e Governanti cristiani e, particolarmente, il Tuo      servo Edoardo, nostro     Re, affinché sotto di lui noi siamo governati santamente e      in pace; accorda     al suo intero Consiglio e a tutti coloro che servono sotto      la sua autorità di     amministrare la giustizia con verità e imparzialità, punendo      la malvagità e     il vizio, e conservando la vera religione     di Dio e la virtù. Concedi, o Padre     celeste, a tutti i Vescovi, Pastori e Vicari     la grazia di manifestare, con la loro     vita e con il loro insegnamento, la Tua     Parola vera e vivente, e di amministrare     i Tuoi santi sacramenti correttamente     e debitamente; dona la Tua grazia     celeste a tutto il Tuo popolo, specialmente     a questa assemblea qui riunita,     affinché essa ascolti e riceva la Tua santa Parola con cuore      umile e con la     dovuta riverenza, e Ti serva in vera santità e giustizia per      tutta la vita. E Ti     imploriamo molto umilmente (o Signore) di consolare e di      aiutare, nella Tua     bontà, tutti coloro che, in questa vita, sono soggetti al      turbamento, alle pene, al     bisogno, alla malattia o ad altre avversità. Concedici      questo, o Padre, per amor     di Gesù Cristo, nostro unico mediatore e avvocato. Amen».       Il cambiamento     è abbastanza drammatico. Oltre alle omissioni del Papa e dei      Santi, cosa     del resto che non meraviglia, è scomparsa del tutto      qualsiasi menzione     delle oblazioni - hæc dona, hæc munera, hæc sancta      sacrificia illibata - parti     essenziali del Te igitur. Nell'antica liturgia della Chiesa,      le offerte del pane e del vino occupavano un posto      preminente. L'immaculatam      hostiam e     il calicem salutaris delle preghiere dell'Offertorio, come      il sancta sacrificia illibata del Te igitur,      vengono presentati a Dio con la richiesta di rendere      l'offerta in omnibus benedictam, ratam, rationabilem      acceptabilemque, per l'imminente miracolo della      Transustanziazione. E, come ha dimostrato il gesuita      Joseph Andreas Jungmann (1889-1975), «è sempre il      pensiero della loro imminente Transustanziazione che ha      motivato l'insistenza sulla loro santità»      32. Tutto questo per Cranmer era      anatema. «Come Lutero, egli credeva che ogni forma di      Offertorio puzzasse di oblazione» 33.      Egli abolì, quindi, tutte le preghiere dell'Offertorio,      compresa quella che è generalmente considerata la più bella      (Deus, qui humanæ), e così pure ogni menzione      dell'oblazione del pane e del vino. Restava la difficoltà      rappresentata dalla presenza del pane e del vino      sull'altare, che per il popolo
supplichiamo anche di proteggere e di      difendere tutti i Re, Prìncipi e Governanti cristiani e, particolarmente, il Tuo      servo Edoardo, nostro     Re, affinché sotto di lui noi siamo governati santamente e      in pace; accorda     al suo intero Consiglio e a tutti coloro che servono sotto      la sua autorità di     amministrare la giustizia con verità e imparzialità, punendo      la malvagità e     il vizio, e conservando la vera religione     di Dio e la virtù. Concedi, o Padre     celeste, a tutti i Vescovi, Pastori e Vicari     la grazia di manifestare, con la loro     vita e con il loro insegnamento, la Tua     Parola vera e vivente, e di amministrare     i Tuoi santi sacramenti correttamente     e debitamente; dona la Tua grazia     celeste a tutto il Tuo popolo, specialmente     a questa assemblea qui riunita,     affinché essa ascolti e riceva la Tua santa Parola con cuore      umile e con la     dovuta riverenza, e Ti serva in vera santità e giustizia per      tutta la vita. E Ti     imploriamo molto umilmente (o Signore) di consolare e di      aiutare, nella Tua     bontà, tutti coloro che, in questa vita, sono soggetti al      turbamento, alle pene, al     bisogno, alla malattia o ad altre avversità. Concedici      questo, o Padre, per amor     di Gesù Cristo, nostro unico mediatore e avvocato. Amen».       Il cambiamento     è abbastanza drammatico. Oltre alle omissioni del Papa e dei      Santi, cosa     del resto che non meraviglia, è scomparsa del tutto      qualsiasi menzione     delle oblazioni - hæc dona, hæc munera, hæc sancta      sacrificia illibata - parti     essenziali del Te igitur. Nell'antica liturgia della Chiesa,      le offerte del pane e del vino occupavano un posto      preminente. L'immaculatam      hostiam e     il calicem salutaris delle preghiere dell'Offertorio, come      il sancta sacrificia illibata del Te igitur,      vengono presentati a Dio con la richiesta di rendere      l'offerta in omnibus benedictam, ratam, rationabilem      acceptabilemque, per l'imminente miracolo della      Transustanziazione. E, come ha dimostrato il gesuita      Joseph Andreas Jungmann (1889-1975), «è sempre il      pensiero della loro imminente Transustanziazione che ha      motivato l'insistenza sulla loro santità»      32. Tutto questo per Cranmer era      anatema. «Come Lutero, egli credeva che ogni forma di      Offertorio puzzasse di oblazione» 33.      Egli abolì, quindi, tutte le preghiere dell'Offertorio,      compresa quella che è generalmente considerata la più bella      (Deus, qui humanæ), e così pure ogni menzione      dell'oblazione del pane e del vino. Restava la difficoltà      rappresentata dalla presenza del pane e del vino      sull'altare, che per il popolo aveva lo stesso aspetto che      aveva avuto l'Offertorio. Occorreva qualcosa che inculcasse      nell'assemblea un'idea completamente nuova. Cranmer la trovò      decidendo che i sagrestani facessero la questua in quel      momento, e che nella preghiera si parlasse solo delle       «elemosine». Poiché queste non erano né offerte né toccate      dal pastore, non c'era alcun pericolo che fossero      considerate un'«oblazione» nell'antico significato. Questa      manipolazione liturgica era così ingegnosamente concepita da      suscitare ammirazione, come ha detto Gregory Dix.      Evidentemente, l'assemblea non sentiva e non comprendeva      altro che il riferimento alle «elemosine». Era insito nello      spirito della Riforma che il Canone recitato in silenzio in      uso dall'VIII secolo 34 fosse      abolito, di modo che il nuovo canone in volgare ottenesse      sul popolo tutto l'effetto previsto. Ai cambiamenti      effettuati con le omissioni, Cranmer aggiunse un'alterazione      importante sostituendo il nome del Sovrano a quello del      Papa. Sedici anni prima, re Enrico VIII aveva ordinato delle      «Preghiere universali» in lingua volgare, grazie alle      quali, sotto forma di petizioni abilmente composte, si      presumeva di far esprimere al popolo idee politiche e      teologiche corrette. Bisognava anzitutto che la gente si      rendesse conto che il re era il capo supremo della Chiesa      d'Inghilterra. Il Papa doveva essere nominato solo con      disprezzo. Le preghiere universali rappresentavano un mezzo      utile per commentare i diversi aspetti della vita      contemporanea, ma la ragione essenziale per cui furono      introdotte è che si voleva sottolineare la funzione del      sovrano nella Chiesa. Pur abolendo le preghiere in vigore,      Cranmer conservò e mise in risalto il Te igitur,      inserendo la preghiera per il Re e per lo Stato (di cui la      Chiesa non è altro che una parte), nel punto in cui si      trovava la preghiera per il Papa e per la Chiesa      35. Così, la «Preghiera per la      Chiesa Militante», omettendo da una parte ogni riferimento      all'oblazione, alla Madonna e ai Santi, al Papa e alla      Chiesa cattolica di tutto il mondo e, dall'altra,      sostituendovi la preghiera per il capo ad un tempo dello      Stato e della Chiesa, serviva da introduzione alla preghiera      della Consacrazione.
 aveva lo stesso aspetto che      aveva avuto l'Offertorio. Occorreva qualcosa che inculcasse      nell'assemblea un'idea completamente nuova. Cranmer la trovò      decidendo che i sagrestani facessero la questua in quel      momento, e che nella preghiera si parlasse solo delle       «elemosine». Poiché queste non erano né offerte né toccate      dal pastore, non c'era alcun pericolo che fossero      considerate un'«oblazione» nell'antico significato. Questa      manipolazione liturgica era così ingegnosamente concepita da      suscitare ammirazione, come ha detto Gregory Dix.      Evidentemente, l'assemblea non sentiva e non comprendeva      altro che il riferimento alle «elemosine». Era insito nello      spirito della Riforma che il Canone recitato in silenzio in      uso dall'VIII secolo 34 fosse      abolito, di modo che il nuovo canone in volgare ottenesse      sul popolo tutto l'effetto previsto. Ai cambiamenti      effettuati con le omissioni, Cranmer aggiunse un'alterazione      importante sostituendo il nome del Sovrano a quello del      Papa. Sedici anni prima, re Enrico VIII aveva ordinato delle      «Preghiere universali» in lingua volgare, grazie alle      quali, sotto forma di petizioni abilmente composte, si      presumeva di far esprimere al popolo idee politiche e      teologiche corrette. Bisognava anzitutto che la gente si      rendesse conto che il re era il capo supremo della Chiesa      d'Inghilterra. Il Papa doveva essere nominato solo con      disprezzo. Le preghiere universali rappresentavano un mezzo      utile per commentare i diversi aspetti della vita      contemporanea, ma la ragione essenziale per cui furono      introdotte è che si voleva sottolineare la funzione del      sovrano nella Chiesa. Pur abolendo le preghiere in vigore,      Cranmer conservò e mise in risalto il Te igitur,      inserendo la preghiera per il Re e per lo Stato (di cui la      Chiesa non è altro che una parte), nel punto in cui si      trovava la preghiera per il Papa e per la Chiesa      35. Così, la «Preghiera per la      Chiesa Militante», omettendo da una parte ogni riferimento      all'oblazione, alla Madonna e ai Santi, al Papa e alla      Chiesa cattolica di tutto il mondo e, dall'altra,      sostituendovi la preghiera per il capo ad un tempo dello      Stato e della Chiesa, serviva da introduzione alla preghiera      della Consacrazione.
 supplichiamo anche di proteggere e di      difendere tutti i Re, Prìncipi e Governanti cristiani e, particolarmente, il Tuo      servo Edoardo, nostro     Re, affinché sotto di lui noi siamo governati santamente e      in pace; accorda     al suo intero Consiglio e a tutti coloro che servono sotto      la sua autorità di     amministrare la giustizia con verità e imparzialità, punendo      la malvagità e     il vizio, e conservando la vera religione     di Dio e la virtù. Concedi, o Padre     celeste, a tutti i Vescovi, Pastori e Vicari     la grazia di manifestare, con la loro     vita e con il loro insegnamento, la Tua     Parola vera e vivente, e di amministrare     i Tuoi santi sacramenti correttamente     e debitamente; dona la Tua grazia     celeste a tutto il Tuo popolo, specialmente     a questa assemblea qui riunita,     affinché essa ascolti e riceva la Tua santa Parola con cuore      umile e con la     dovuta riverenza, e Ti serva in vera santità e giustizia per      tutta la vita. E Ti     imploriamo molto umilmente (o Signore) di consolare e di      aiutare, nella Tua     bontà, tutti coloro che, in questa vita, sono soggetti al      turbamento, alle pene, al     bisogno, alla malattia o ad altre avversità. Concedici      questo, o Padre, per amor     di Gesù Cristo, nostro unico mediatore e avvocato. Amen».       Il cambiamento     è abbastanza drammatico. Oltre alle omissioni del Papa e dei      Santi, cosa     del resto che non meraviglia, è scomparsa del tutto      qualsiasi menzione     delle oblazioni - hæc dona, hæc munera, hæc sancta      sacrificia illibata - parti     essenziali del Te igitur. Nell'antica liturgia della Chiesa,      le offerte del pane e del vino occupavano un posto      preminente. L'immaculatam      hostiam e     il calicem salutaris delle preghiere dell'Offertorio, come      il sancta sacrificia illibata del Te igitur,      vengono presentati a Dio con la richiesta di rendere      l'offerta in omnibus benedictam, ratam, rationabilem      acceptabilemque, per l'imminente miracolo della      Transustanziazione. E, come ha dimostrato il gesuita      Joseph Andreas Jungmann (1889-1975), «è sempre il      pensiero della loro imminente Transustanziazione che ha      motivato l'insistenza sulla loro santità»      32. Tutto questo per Cranmer era      anatema. «Come Lutero, egli credeva che ogni forma di      Offertorio puzzasse di oblazione» 33.      Egli abolì, quindi, tutte le preghiere dell'Offertorio,      compresa quella che è generalmente considerata la più bella      (Deus, qui humanæ), e così pure ogni menzione      dell'oblazione del pane e del vino. Restava la difficoltà      rappresentata dalla presenza del pane e del vino      sull'altare, che per il popolo
supplichiamo anche di proteggere e di      difendere tutti i Re, Prìncipi e Governanti cristiani e, particolarmente, il Tuo      servo Edoardo, nostro     Re, affinché sotto di lui noi siamo governati santamente e      in pace; accorda     al suo intero Consiglio e a tutti coloro che servono sotto      la sua autorità di     amministrare la giustizia con verità e imparzialità, punendo      la malvagità e     il vizio, e conservando la vera religione     di Dio e la virtù. Concedi, o Padre     celeste, a tutti i Vescovi, Pastori e Vicari     la grazia di manifestare, con la loro     vita e con il loro insegnamento, la Tua     Parola vera e vivente, e di amministrare     i Tuoi santi sacramenti correttamente     e debitamente; dona la Tua grazia     celeste a tutto il Tuo popolo, specialmente     a questa assemblea qui riunita,     affinché essa ascolti e riceva la Tua santa Parola con cuore      umile e con la     dovuta riverenza, e Ti serva in vera santità e giustizia per      tutta la vita. E Ti     imploriamo molto umilmente (o Signore) di consolare e di      aiutare, nella Tua     bontà, tutti coloro che, in questa vita, sono soggetti al      turbamento, alle pene, al     bisogno, alla malattia o ad altre avversità. Concedici      questo, o Padre, per amor     di Gesù Cristo, nostro unico mediatore e avvocato. Amen».       Il cambiamento     è abbastanza drammatico. Oltre alle omissioni del Papa e dei      Santi, cosa     del resto che non meraviglia, è scomparsa del tutto      qualsiasi menzione     delle oblazioni - hæc dona, hæc munera, hæc sancta      sacrificia illibata - parti     essenziali del Te igitur. Nell'antica liturgia della Chiesa,      le offerte del pane e del vino occupavano un posto      preminente. L'immaculatam      hostiam e     il calicem salutaris delle preghiere dell'Offertorio, come      il sancta sacrificia illibata del Te igitur,      vengono presentati a Dio con la richiesta di rendere      l'offerta in omnibus benedictam, ratam, rationabilem      acceptabilemque, per l'imminente miracolo della      Transustanziazione. E, come ha dimostrato il gesuita      Joseph Andreas Jungmann (1889-1975), «è sempre il      pensiero della loro imminente Transustanziazione che ha      motivato l'insistenza sulla loro santità»      32. Tutto questo per Cranmer era      anatema. «Come Lutero, egli credeva che ogni forma di      Offertorio puzzasse di oblazione» 33.      Egli abolì, quindi, tutte le preghiere dell'Offertorio,      compresa quella che è generalmente considerata la più bella      (Deus, qui humanæ), e così pure ogni menzione      dell'oblazione del pane e del vino. Restava la difficoltà      rappresentata dalla presenza del pane e del vino      sull'altare, che per il popolo aveva lo stesso aspetto che      aveva avuto l'Offertorio. Occorreva qualcosa che inculcasse      nell'assemblea un'idea completamente nuova. Cranmer la trovò      decidendo che i sagrestani facessero la questua in quel      momento, e che nella preghiera si parlasse solo delle       «elemosine». Poiché queste non erano né offerte né toccate      dal pastore, non c'era alcun pericolo che fossero      considerate un'«oblazione» nell'antico significato. Questa      manipolazione liturgica era così ingegnosamente concepita da      suscitare ammirazione, come ha detto Gregory Dix.      Evidentemente, l'assemblea non sentiva e non comprendeva      altro che il riferimento alle «elemosine». Era insito nello      spirito della Riforma che il Canone recitato in silenzio in      uso dall'VIII secolo 34 fosse      abolito, di modo che il nuovo canone in volgare ottenesse      sul popolo tutto l'effetto previsto. Ai cambiamenti      effettuati con le omissioni, Cranmer aggiunse un'alterazione      importante sostituendo il nome del Sovrano a quello del      Papa. Sedici anni prima, re Enrico VIII aveva ordinato delle      «Preghiere universali» in lingua volgare, grazie alle      quali, sotto forma di petizioni abilmente composte, si      presumeva di far esprimere al popolo idee politiche e      teologiche corrette. Bisognava anzitutto che la gente si      rendesse conto che il re era il capo supremo della Chiesa      d'Inghilterra. Il Papa doveva essere nominato solo con      disprezzo. Le preghiere universali rappresentavano un mezzo      utile per commentare i diversi aspetti della vita      contemporanea, ma la ragione essenziale per cui furono      introdotte è che si voleva sottolineare la funzione del      sovrano nella Chiesa. Pur abolendo le preghiere in vigore,      Cranmer conservò e mise in risalto il Te igitur,      inserendo la preghiera per il Re e per lo Stato (di cui la      Chiesa non è altro che una parte), nel punto in cui si      trovava la preghiera per il Papa e per la Chiesa      35. Così, la «Preghiera per la      Chiesa Militante», omettendo da una parte ogni riferimento      all'oblazione, alla Madonna e ai Santi, al Papa e alla      Chiesa cattolica di tutto il mondo e, dall'altra,      sostituendovi la preghiera per il capo ad un tempo dello      Stato e della Chiesa, serviva da introduzione alla preghiera      della Consacrazione.
 aveva lo stesso aspetto che      aveva avuto l'Offertorio. Occorreva qualcosa che inculcasse      nell'assemblea un'idea completamente nuova. Cranmer la trovò      decidendo che i sagrestani facessero la questua in quel      momento, e che nella preghiera si parlasse solo delle       «elemosine». Poiché queste non erano né offerte né toccate      dal pastore, non c'era alcun pericolo che fossero      considerate un'«oblazione» nell'antico significato. Questa      manipolazione liturgica era così ingegnosamente concepita da      suscitare ammirazione, come ha detto Gregory Dix.      Evidentemente, l'assemblea non sentiva e non comprendeva      altro che il riferimento alle «elemosine». Era insito nello      spirito della Riforma che il Canone recitato in silenzio in      uso dall'VIII secolo 34 fosse      abolito, di modo che il nuovo canone in volgare ottenesse      sul popolo tutto l'effetto previsto. Ai cambiamenti      effettuati con le omissioni, Cranmer aggiunse un'alterazione      importante sostituendo il nome del Sovrano a quello del      Papa. Sedici anni prima, re Enrico VIII aveva ordinato delle      «Preghiere universali» in lingua volgare, grazie alle      quali, sotto forma di petizioni abilmente composte, si      presumeva di far esprimere al popolo idee politiche e      teologiche corrette. Bisognava anzitutto che la gente si      rendesse conto che il re era il capo supremo della Chiesa      d'Inghilterra. Il Papa doveva essere nominato solo con      disprezzo. Le preghiere universali rappresentavano un mezzo      utile per commentare i diversi aspetti della vita      contemporanea, ma la ragione essenziale per cui furono      introdotte è che si voleva sottolineare la funzione del      sovrano nella Chiesa. Pur abolendo le preghiere in vigore,      Cranmer conservò e mise in risalto il Te igitur,      inserendo la preghiera per il Re e per lo Stato (di cui la      Chiesa non è altro che una parte), nel punto in cui si      trovava la preghiera per il Papa e per la Chiesa      35. Così, la «Preghiera per la      Chiesa Militante», omettendo da una parte ogni riferimento      all'oblazione, alla Madonna e ai Santi, al Papa e alla      Chiesa cattolica di tutto il mondo e, dall'altra,      sostituendovi la preghiera per il capo ad un tempo dello      Stato e della Chiesa, serviva da introduzione alla preghiera      della Consacrazione.
VII
LA PREGHIERA DELLA CONSACRAZIONE
LA PREGHIERA DELLA CONSACRAZIONE
Nel Prayer Book del      1549, Cranmer fece precedere le Parole dell'istituzione da      questa preghiera: «Ascoltaci, o Padre Misericordioso; noi      Ti supplichiamo e, per mezzo dello Spirito Santo e della Tua      Parola, degnaTi di benedire e di santificare questi doni,      Tue creature di pane e di vino, affinché essi siano per noi      il corpo e il sangue del Tuo amatissimo Figlio, Gesù      Cristo»! Questa formula fu criticata perché suscettibile      di essere interpretata nel senso della Transustanziazione.      Al che Cranmer, indignato, rispose: «Noi non preghiamo      assolutamente affinché il pane e il vino siano cambiati nel      corpo e nel sangue di Cristo, ma affinché per noi siano così      in questo santo mistero; cioè, che noi        possiamo riceverli      tanto degnamente, da divenire partecipi del corpo e del      sangue di Cristo, e che quindi possiamo essere nutriti in      spirito e verità» 36.      Nondimeno, benché questa formula rendesse esattamente il      senso del rito secondo Zwingli, cioè che il fatto di «mangiare la carne e bere il sangue si riferisce alla      memoria della passione di Cristo e della Sua morte, e che      l'offerta a Cristo delle nostre anime e dei nostri corpi      costituisce il solo sacrificio», Cranmer, nel secondo      Prayer Book decise di evitare ogni possibilità di      malinteso. Ma, prima di procedere, facciamo una digressione.      È senz'altro vero che la parola «nobis» esiste nel      Quam Oblationem del Canone Romano: «Degnatevi (o      Signore) di rendere questa oblazione in tutto bene       X      detta, as X      critta, rati X      ficata, ragionevole e accettabile, affinché essa diventi per      noi il Corpo e il Sangue del Vostro dilettissimo Figlio      nostro Signore Gesù Cristo». Qui, pertanto, il senso non      si presta ad equivoci, perché la     Transustanziazione è stata annunciata dai magnifici Te      igitur, Memento Dómine e Hanc igitur, in      cui «i doni sacrificali santi e immacolati» vengono      descritti in termini appropriati all'imminente      trasformazione in Corpo e Sangue, di cui noi siamo gli      indegni beneficiari. L'omissione, da parte di Cranmer, di      questi riferimenti e cambiamenti circa le oblazioni,      giustificò la sua protesta; la sua formula, infatti, non      poteva essere compresa nel senso della Transustanziazione.      Essa significava semplicemente «per noi», cioè nei nostri      spiriti, non oggettivamente. Il nuovo Canone Anaphora II,      imposto oggi alla Chiesa cattolica dalla Gerarchia, segue      fedelmente Cranmer. Non esiste preparazione alla      Consacrazione. Dopo il Benedictus, il celebrante dice      semplicemente: «Padre veramente santo, fonte di ogni      santità», per chiedere subito che «questi doni      diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo...».       Nel Canone Romano, è impossibile interpretare il «nobis»      nel senso datogli da Cranmer. Nell'Anaphora II è      quasi impossibile interpretarlo diversamente. Il peggio è      che, secondo l'Istruzione del Consilium ad Exsequendam      Constitutionem de Sacra Liturgia, questo Canone,      Anaphora II, dev'essere detto abitualmente e, oltre a      ciò, dev'essere destinato all'istruzione catechistica dei      giovani sulla natura della preghiera Eucaristica. Nel luglio      1968, sapendo che molti di coloro che avevano studiato      l'opera di Cranmer si preoccupavano seriamente della      possibilità che l'Anaphora II fosse redatta e fosse      applicata in vista di una falsa «unità» con i protestanti -       poiché può chiaramente servire a negare la      Transustanziazione - sulla rivista Catholic Herald      apparve un appello indirizzato alla Gerarchia inglese      (perfettamente al corrente di tutta la storia di Cranmer),      affinché intervenisse presso il Consilium, e,
possiamo riceverli      tanto degnamente, da divenire partecipi del corpo e del      sangue di Cristo, e che quindi possiamo essere nutriti in      spirito e verità» 36.      Nondimeno, benché questa formula rendesse esattamente il      senso del rito secondo Zwingli, cioè che il fatto di «mangiare la carne e bere il sangue si riferisce alla      memoria della passione di Cristo e della Sua morte, e che      l'offerta a Cristo delle nostre anime e dei nostri corpi      costituisce il solo sacrificio», Cranmer, nel secondo      Prayer Book decise di evitare ogni possibilità di      malinteso. Ma, prima di procedere, facciamo una digressione.      È senz'altro vero che la parola «nobis» esiste nel      Quam Oblationem del Canone Romano: «Degnatevi (o      Signore) di rendere questa oblazione in tutto bene       X      detta, as X      critta, rati X      ficata, ragionevole e accettabile, affinché essa diventi per      noi il Corpo e il Sangue del Vostro dilettissimo Figlio      nostro Signore Gesù Cristo». Qui, pertanto, il senso non      si presta ad equivoci, perché la     Transustanziazione è stata annunciata dai magnifici Te      igitur, Memento Dómine e Hanc igitur, in      cui «i doni sacrificali santi e immacolati» vengono      descritti in termini appropriati all'imminente      trasformazione in Corpo e Sangue, di cui noi siamo gli      indegni beneficiari. L'omissione, da parte di Cranmer, di      questi riferimenti e cambiamenti circa le oblazioni,      giustificò la sua protesta; la sua formula, infatti, non      poteva essere compresa nel senso della Transustanziazione.      Essa significava semplicemente «per noi», cioè nei nostri      spiriti, non oggettivamente. Il nuovo Canone Anaphora II,      imposto oggi alla Chiesa cattolica dalla Gerarchia, segue      fedelmente Cranmer. Non esiste preparazione alla      Consacrazione. Dopo il Benedictus, il celebrante dice      semplicemente: «Padre veramente santo, fonte di ogni      santità», per chiedere subito che «questi doni      diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo...».       Nel Canone Romano, è impossibile interpretare il «nobis»      nel senso datogli da Cranmer. Nell'Anaphora II è      quasi impossibile interpretarlo diversamente. Il peggio è      che, secondo l'Istruzione del Consilium ad Exsequendam      Constitutionem de Sacra Liturgia, questo Canone,      Anaphora II, dev'essere detto abitualmente e, oltre a      ciò, dev'essere destinato all'istruzione catechistica dei      giovani sulla natura della preghiera Eucaristica. Nel luglio      1968, sapendo che molti di coloro che avevano studiato      l'opera di Cranmer si preoccupavano seriamente della      possibilità che l'Anaphora II fosse redatta e fosse      applicata in vista di una falsa «unità» con i protestanti -       poiché può chiaramente servire a negare la      Transustanziazione - sulla rivista Catholic Herald      apparve un appello indirizzato alla Gerarchia inglese      (perfettamente al corrente di tutta la storia di Cranmer),      affinché intervenisse presso il Consilium, e, per      dimostrare la sua buona fede, sopprimesse il «nobis»      (per noi). Non si ottenne nulla e si fu costretti a      ricordare che la Riforma anglicana si era affermata in      seguito all'apostasia di tutti i Vescovi inglesi, eccetto il      solo San Giovanni Fisher 37.      Ma torniamo a Cranmer e all'opera da lui compiuta per      eliminare ogni possibile falsa interpretazione o ambiguità      dalla sua preghiera. Ecco il testo della versione del 1552:      «Ascoltaci, Padre misericordioso, Ti supplichiamo e      concedici che, ricevendo il pane e il vino, creature Tue,      secondo la santa istituzione del Tuo Figlio, il nostro      Redentore Gesù Cristo, in memoria della Sua morte e della      Sua passione, diveniamo partecipi     del Suo corpo e del Suo sangue santissimi». Sopprimendo      il passo «per mezzo dello Spirito Santo e della Tua      Parola, degnaTi di benedire e santificare questi doni, Tue      creature di pane e di vino, affinché essi siano per noi il      corpo ed il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù Cristo»,       Cranmer escluse ogni possibilità che il dono del Corpo e del      Sangue si riferisse al pane e al vino, e che il       «santificare» comportasse effettivamente la Presenza divina.      La Preghiera della Consacrazione del 1552 comincia con      queste parole: «Dio onnipotente, nostro Padre celeste      che, nella Tua dolce misericordia hai donato il Tuo unico      Figlio Gesù Cristo, affinché patisse la morte sulla Croce      per la nostra redenzione, il quale con la Sua morte,      offrendo Sé stesso in olocausto, ha offerto un'unica      oblazione di completo sacrificio, perfetto e sufficiente per      i peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una memoria perpetua      della Sua morte preziosa, fino a che Egli ritorni...». A      questo punto, Gregory Dix fa notare che l'accento è stato      posto di proposito sull'«unica oblazione di Sé stesso      offerta una sola volta, sacrificio, poi oblazione e      soddisfacimento completo, perfetto e sufficiente per i      peccati del mondo intero», ossia in un lontano passato      (sul Calvario). Fà inoltre notare che l'Eucarestia è stata      ridotta ad una «memoria perpetua» (la parola è stata      scelta abilmente) «della Sua morte preziosa, fino a che      Egli ritorni» (il «ri» - assente in San Paolo - è stato      aggiunto per dimostrare che la «passione» è un fatto che      riguarda il passato, mentre la «venuta» riguarda il futuro,      e non l'Eucarestia) 38.
 per      dimostrare la sua buona fede, sopprimesse il «nobis»      (per noi). Non si ottenne nulla e si fu costretti a      ricordare che la Riforma anglicana si era affermata in      seguito all'apostasia di tutti i Vescovi inglesi, eccetto il      solo San Giovanni Fisher 37.      Ma torniamo a Cranmer e all'opera da lui compiuta per      eliminare ogni possibile falsa interpretazione o ambiguità      dalla sua preghiera. Ecco il testo della versione del 1552:      «Ascoltaci, Padre misericordioso, Ti supplichiamo e      concedici che, ricevendo il pane e il vino, creature Tue,      secondo la santa istituzione del Tuo Figlio, il nostro      Redentore Gesù Cristo, in memoria della Sua morte e della      Sua passione, diveniamo partecipi     del Suo corpo e del Suo sangue santissimi». Sopprimendo      il passo «per mezzo dello Spirito Santo e della Tua      Parola, degnaTi di benedire e santificare questi doni, Tue      creature di pane e di vino, affinché essi siano per noi il      corpo ed il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù Cristo»,       Cranmer escluse ogni possibilità che il dono del Corpo e del      Sangue si riferisse al pane e al vino, e che il       «santificare» comportasse effettivamente la Presenza divina.      La Preghiera della Consacrazione del 1552 comincia con      queste parole: «Dio onnipotente, nostro Padre celeste      che, nella Tua dolce misericordia hai donato il Tuo unico      Figlio Gesù Cristo, affinché patisse la morte sulla Croce      per la nostra redenzione, il quale con la Sua morte,      offrendo Sé stesso in olocausto, ha offerto un'unica      oblazione di completo sacrificio, perfetto e sufficiente per      i peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una memoria perpetua      della Sua morte preziosa, fino a che Egli ritorni...». A      questo punto, Gregory Dix fa notare che l'accento è stato      posto di proposito sull'«unica oblazione di Sé stesso      offerta una sola volta, sacrificio, poi oblazione e      soddisfacimento completo, perfetto e sufficiente per i      peccati del mondo intero», ossia in un lontano passato      (sul Calvario). Fà inoltre notare che l'Eucarestia è stata      ridotta ad una «memoria perpetua» (la parola è stata      scelta abilmente) «della Sua morte preziosa, fino a che      Egli ritorni» (il «ri» - assente in San Paolo - è stato      aggiunto per dimostrare che la «passione» è un fatto che      riguarda il passato, mentre la «venuta» riguarda il futuro,      e non l'Eucarestia) 38.
 possiamo riceverli      tanto degnamente, da divenire partecipi del corpo e del      sangue di Cristo, e che quindi possiamo essere nutriti in      spirito e verità» 36.      Nondimeno, benché questa formula rendesse esattamente il      senso del rito secondo Zwingli, cioè che il fatto di «mangiare la carne e bere il sangue si riferisce alla      memoria della passione di Cristo e della Sua morte, e che      l'offerta a Cristo delle nostre anime e dei nostri corpi      costituisce il solo sacrificio», Cranmer, nel secondo      Prayer Book decise di evitare ogni possibilità di      malinteso. Ma, prima di procedere, facciamo una digressione.      È senz'altro vero che la parola «nobis» esiste nel      Quam Oblationem del Canone Romano: «Degnatevi (o      Signore) di rendere questa oblazione in tutto bene       X      detta, as X      critta, rati X      ficata, ragionevole e accettabile, affinché essa diventi per      noi il Corpo e il Sangue del Vostro dilettissimo Figlio      nostro Signore Gesù Cristo». Qui, pertanto, il senso non      si presta ad equivoci, perché la     Transustanziazione è stata annunciata dai magnifici Te      igitur, Memento Dómine e Hanc igitur, in      cui «i doni sacrificali santi e immacolati» vengono      descritti in termini appropriati all'imminente      trasformazione in Corpo e Sangue, di cui noi siamo gli      indegni beneficiari. L'omissione, da parte di Cranmer, di      questi riferimenti e cambiamenti circa le oblazioni,      giustificò la sua protesta; la sua formula, infatti, non      poteva essere compresa nel senso della Transustanziazione.      Essa significava semplicemente «per noi», cioè nei nostri      spiriti, non oggettivamente. Il nuovo Canone Anaphora II,      imposto oggi alla Chiesa cattolica dalla Gerarchia, segue      fedelmente Cranmer. Non esiste preparazione alla      Consacrazione. Dopo il Benedictus, il celebrante dice      semplicemente: «Padre veramente santo, fonte di ogni      santità», per chiedere subito che «questi doni      diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo...».       Nel Canone Romano, è impossibile interpretare il «nobis»      nel senso datogli da Cranmer. Nell'Anaphora II è      quasi impossibile interpretarlo diversamente. Il peggio è      che, secondo l'Istruzione del Consilium ad Exsequendam      Constitutionem de Sacra Liturgia, questo Canone,      Anaphora II, dev'essere detto abitualmente e, oltre a      ciò, dev'essere destinato all'istruzione catechistica dei      giovani sulla natura della preghiera Eucaristica. Nel luglio      1968, sapendo che molti di coloro che avevano studiato      l'opera di Cranmer si preoccupavano seriamente della      possibilità che l'Anaphora II fosse redatta e fosse      applicata in vista di una falsa «unità» con i protestanti -       poiché può chiaramente servire a negare la      Transustanziazione - sulla rivista Catholic Herald      apparve un appello indirizzato alla Gerarchia inglese      (perfettamente al corrente di tutta la storia di Cranmer),      affinché intervenisse presso il Consilium, e,
possiamo riceverli      tanto degnamente, da divenire partecipi del corpo e del      sangue di Cristo, e che quindi possiamo essere nutriti in      spirito e verità» 36.      Nondimeno, benché questa formula rendesse esattamente il      senso del rito secondo Zwingli, cioè che il fatto di «mangiare la carne e bere il sangue si riferisce alla      memoria della passione di Cristo e della Sua morte, e che      l'offerta a Cristo delle nostre anime e dei nostri corpi      costituisce il solo sacrificio», Cranmer, nel secondo      Prayer Book decise di evitare ogni possibilità di      malinteso. Ma, prima di procedere, facciamo una digressione.      È senz'altro vero che la parola «nobis» esiste nel      Quam Oblationem del Canone Romano: «Degnatevi (o      Signore) di rendere questa oblazione in tutto bene       X      detta, as X      critta, rati X      ficata, ragionevole e accettabile, affinché essa diventi per      noi il Corpo e il Sangue del Vostro dilettissimo Figlio      nostro Signore Gesù Cristo». Qui, pertanto, il senso non      si presta ad equivoci, perché la     Transustanziazione è stata annunciata dai magnifici Te      igitur, Memento Dómine e Hanc igitur, in      cui «i doni sacrificali santi e immacolati» vengono      descritti in termini appropriati all'imminente      trasformazione in Corpo e Sangue, di cui noi siamo gli      indegni beneficiari. L'omissione, da parte di Cranmer, di      questi riferimenti e cambiamenti circa le oblazioni,      giustificò la sua protesta; la sua formula, infatti, non      poteva essere compresa nel senso della Transustanziazione.      Essa significava semplicemente «per noi», cioè nei nostri      spiriti, non oggettivamente. Il nuovo Canone Anaphora II,      imposto oggi alla Chiesa cattolica dalla Gerarchia, segue      fedelmente Cranmer. Non esiste preparazione alla      Consacrazione. Dopo il Benedictus, il celebrante dice      semplicemente: «Padre veramente santo, fonte di ogni      santità», per chiedere subito che «questi doni      diventino per noi il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo...».       Nel Canone Romano, è impossibile interpretare il «nobis»      nel senso datogli da Cranmer. Nell'Anaphora II è      quasi impossibile interpretarlo diversamente. Il peggio è      che, secondo l'Istruzione del Consilium ad Exsequendam      Constitutionem de Sacra Liturgia, questo Canone,      Anaphora II, dev'essere detto abitualmente e, oltre a      ciò, dev'essere destinato all'istruzione catechistica dei      giovani sulla natura della preghiera Eucaristica. Nel luglio      1968, sapendo che molti di coloro che avevano studiato      l'opera di Cranmer si preoccupavano seriamente della      possibilità che l'Anaphora II fosse redatta e fosse      applicata in vista di una falsa «unità» con i protestanti -       poiché può chiaramente servire a negare la      Transustanziazione - sulla rivista Catholic Herald      apparve un appello indirizzato alla Gerarchia inglese      (perfettamente al corrente di tutta la storia di Cranmer),      affinché intervenisse presso il Consilium, e, per      dimostrare la sua buona fede, sopprimesse il «nobis»      (per noi). Non si ottenne nulla e si fu costretti a      ricordare che la Riforma anglicana si era affermata in      seguito all'apostasia di tutti i Vescovi inglesi, eccetto il      solo San Giovanni Fisher 37.      Ma torniamo a Cranmer e all'opera da lui compiuta per      eliminare ogni possibile falsa interpretazione o ambiguità      dalla sua preghiera. Ecco il testo della versione del 1552:      «Ascoltaci, Padre misericordioso, Ti supplichiamo e      concedici che, ricevendo il pane e il vino, creature Tue,      secondo la santa istituzione del Tuo Figlio, il nostro      Redentore Gesù Cristo, in memoria della Sua morte e della      Sua passione, diveniamo partecipi     del Suo corpo e del Suo sangue santissimi». Sopprimendo      il passo «per mezzo dello Spirito Santo e della Tua      Parola, degnaTi di benedire e santificare questi doni, Tue      creature di pane e di vino, affinché essi siano per noi il      corpo ed il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù Cristo»,       Cranmer escluse ogni possibilità che il dono del Corpo e del      Sangue si riferisse al pane e al vino, e che il       «santificare» comportasse effettivamente la Presenza divina.      La Preghiera della Consacrazione del 1552 comincia con      queste parole: «Dio onnipotente, nostro Padre celeste      che, nella Tua dolce misericordia hai donato il Tuo unico      Figlio Gesù Cristo, affinché patisse la morte sulla Croce      per la nostra redenzione, il quale con la Sua morte,      offrendo Sé stesso in olocausto, ha offerto un'unica      oblazione di completo sacrificio, perfetto e sufficiente per      i peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una memoria perpetua      della Sua morte preziosa, fino a che Egli ritorni...». A      questo punto, Gregory Dix fa notare che l'accento è stato      posto di proposito sull'«unica oblazione di Sé stesso      offerta una sola volta, sacrificio, poi oblazione e      soddisfacimento completo, perfetto e sufficiente per i      peccati del mondo intero», ossia in un lontano passato      (sul Calvario). Fà inoltre notare che l'Eucarestia è stata      ridotta ad una «memoria perpetua» (la parola è stata      scelta abilmente) «della Sua morte preziosa, fino a che      Egli ritorni» (il «ri» - assente in San Paolo - è stato      aggiunto per dimostrare che la «passione» è un fatto che      riguarda il passato, mentre la «venuta» riguarda il futuro,      e non l'Eucarestia) 38.
 per      dimostrare la sua buona fede, sopprimesse il «nobis»      (per noi). Non si ottenne nulla e si fu costretti a      ricordare che la Riforma anglicana si era affermata in      seguito all'apostasia di tutti i Vescovi inglesi, eccetto il      solo San Giovanni Fisher 37.      Ma torniamo a Cranmer e all'opera da lui compiuta per      eliminare ogni possibile falsa interpretazione o ambiguità      dalla sua preghiera. Ecco il testo della versione del 1552:      «Ascoltaci, Padre misericordioso, Ti supplichiamo e      concedici che, ricevendo il pane e il vino, creature Tue,      secondo la santa istituzione del Tuo Figlio, il nostro      Redentore Gesù Cristo, in memoria della Sua morte e della      Sua passione, diveniamo partecipi     del Suo corpo e del Suo sangue santissimi». Sopprimendo      il passo «per mezzo dello Spirito Santo e della Tua      Parola, degnaTi di benedire e santificare questi doni, Tue      creature di pane e di vino, affinché essi siano per noi il      corpo ed il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù Cristo»,       Cranmer escluse ogni possibilità che il dono del Corpo e del      Sangue si riferisse al pane e al vino, e che il       «santificare» comportasse effettivamente la Presenza divina.      La Preghiera della Consacrazione del 1552 comincia con      queste parole: «Dio onnipotente, nostro Padre celeste      che, nella Tua dolce misericordia hai donato il Tuo unico      Figlio Gesù Cristo, affinché patisse la morte sulla Croce      per la nostra redenzione, il quale con la Sua morte,      offrendo Sé stesso in olocausto, ha offerto un'unica      oblazione di completo sacrificio, perfetto e sufficiente per      i peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una memoria perpetua      della Sua morte preziosa, fino a che Egli ritorni...». A      questo punto, Gregory Dix fa notare che l'accento è stato      posto di proposito sull'«unica oblazione di Sé stesso      offerta una sola volta, sacrificio, poi oblazione e      soddisfacimento completo, perfetto e sufficiente per i      peccati del mondo intero», ossia in un lontano passato      (sul Calvario). Fà inoltre notare che l'Eucarestia è stata      ridotta ad una «memoria perpetua» (la parola è stata      scelta abilmente) «della Sua morte preziosa, fino a che      Egli ritorni» (il «ri» - assente in San Paolo - è stato      aggiunto per dimostrare che la «passione» è un fatto che      riguarda il passato, mentre la «venuta» riguarda il futuro,      e non l'Eucarestia) 38.
VIII
LA PREGHIERA DI OBLAZIONE
LA PREGHIERA DI OBLAZIONE
La Preghiera di Oblazione,      recitata immediatamente dopo la comunione del popolo era la      seguente: «O Signore e Padre celeste, noi, Tuoi      umilissimi servitori, desideriamo ardentemente che la Tua      paterna bontà accetti con clemenza questo sacrificio di lode      e di azione di grazie che Ti abbiamo offerto: umilmente, Ti      supplichiamo di concedere che, per i meriti e per la morte      del Tuo Figlio, Gesù Cristo, e per la fede nel Suo sangue,      noi e tutta la nostra Chiesa otteniamo la remissione dei      nostri peccati con tutti gli altri benefici della Sua      passione. Ecco, Ti presentiamo e Ti offriamo, o Signore, noi      stessi, le nostre anime e i nostri corpi, affinché siano per      Te un sacrificio giusto, santo e        vivente; supplicandoTi      umilmente che noi tutti che siamo partecipi di questa santa      comunione, siamo pieni della Tua grazia e celeste      benedizione. E, benché indegni a causa dei nostri infiniti      peccati di offrirTi un qualsiasi sacrificio, Ti supplichiamo      di accettare questo servizio santo e doveroso, non valutando      i nostri meriti, ma perdonando le nostre offese per Gesù      Cristo, nostro Signore, per il quale e con il quale, in      unità con lo Spirito Santo, a Te siano resi ogni onore e      gloria, o Padre onnipotente, nei secoli dei secoli. Amen».       Si noterà che qui Cranmer tolse ogni dubbio circa la sua      nuova interpretazione del rito e, nello stesso tempo, con il      triplice impiego della     parola «sacrificio», trasse in inganno le anime semplici      che, ascoltando     il testo in volgare, furono portate a pensare che la nuova      messa avesse     qualche continuità con l'antica. Secondo la concezione      cattolica, Gesù     Cristo offre al Padre la perfetta oblazione di Sé stesso e      la Chiesa, in     quanto Suo Corpo, partecipa al Suo eterno atto sacerdotale      per mezzo     dell'Eucarestia. Cranmer, deliberatamente, sostituì questo      concetto con     l'idea che noi offriamo a Dio «noi stessi, le nostre anime      ed i nostri corpi».      Ugualmente, la conclusione «per il quale e con il quale, in      unità con lo     Spirito Santo, a Voi siano resi ogni onore e gloria, o Padre      onnipotente, nei     secoli dei secoli», sembra evocare (pur essendo totalmente      diversa) la     più grande dossologia della liturgia: «Per ip X      sum, et cum      ip X      so et in ip X      so, est ti X      bi, Deo Patri omni X      potenti, in unitate      Spiritus Sancti, omnis     honor et gloria, per omnia sæcula sæculorum». Qui, i cinque      segni di Croce,     seguiti dalla simultanea elevazione dell'Ostia e del Calice      in un gesto     d'offerta (ricordo dell'antica cerimonia in cui il      celebrante sollevava il     Pane consacrato e il diacono, con le due mani, il grande      Calice, per far toccare l'uno all’altro), erano il segno      esteriore e visibile dell'offerta a Dio del Sacrificio      accettabile. L'atto dell'elevazione, coincidendo con le      parole «omnis honor et gloria», compiva la fusione      dei simbolismi del linguaggio e dell'azione, presentando in      questo modo un'espressione liturgica del significato della      Messa. Cranmer vietò i segni di croce e l'elevazione,      ma conservò approssimativamente le parole che, pur      significando una cosa del tutto diversa, davano l'illusione      della continuità. Così, il nuovo rito fu plasmato in modo da      esprimere la dottrina della giustificazione per mezzo della      sola fede, dottrina che non poteva adattarsi al senso che si      era sempre attribuito ai Sacramenti.
vivente; supplicandoTi      umilmente che noi tutti che siamo partecipi di questa santa      comunione, siamo pieni della Tua grazia e celeste      benedizione. E, benché indegni a causa dei nostri infiniti      peccati di offrirTi un qualsiasi sacrificio, Ti supplichiamo      di accettare questo servizio santo e doveroso, non valutando      i nostri meriti, ma perdonando le nostre offese per Gesù      Cristo, nostro Signore, per il quale e con il quale, in      unità con lo Spirito Santo, a Te siano resi ogni onore e      gloria, o Padre onnipotente, nei secoli dei secoli. Amen».       Si noterà che qui Cranmer tolse ogni dubbio circa la sua      nuova interpretazione del rito e, nello stesso tempo, con il      triplice impiego della     parola «sacrificio», trasse in inganno le anime semplici      che, ascoltando     il testo in volgare, furono portate a pensare che la nuova      messa avesse     qualche continuità con l'antica. Secondo la concezione      cattolica, Gesù     Cristo offre al Padre la perfetta oblazione di Sé stesso e      la Chiesa, in     quanto Suo Corpo, partecipa al Suo eterno atto sacerdotale      per mezzo     dell'Eucarestia. Cranmer, deliberatamente, sostituì questo      concetto con     l'idea che noi offriamo a Dio «noi stessi, le nostre anime      ed i nostri corpi».      Ugualmente, la conclusione «per il quale e con il quale, in      unità con lo     Spirito Santo, a Voi siano resi ogni onore e gloria, o Padre      onnipotente, nei     secoli dei secoli», sembra evocare (pur essendo totalmente      diversa) la     più grande dossologia della liturgia: «Per ip X      sum, et cum      ip X      so et in ip X      so, est ti X      bi, Deo Patri omni X      potenti, in unitate      Spiritus Sancti, omnis     honor et gloria, per omnia sæcula sæculorum». Qui, i cinque      segni di Croce,     seguiti dalla simultanea elevazione dell'Ostia e del Calice      in un gesto     d'offerta (ricordo dell'antica cerimonia in cui il      celebrante sollevava il     Pane consacrato e il diacono, con le due mani, il grande      Calice, per far toccare l'uno all’altro), erano il segno      esteriore e visibile dell'offerta a Dio del Sacrificio      accettabile. L'atto dell'elevazione, coincidendo con le      parole «omnis honor et gloria», compiva la fusione      dei simbolismi del linguaggio e dell'azione, presentando in      questo modo un'espressione liturgica del significato della      Messa. Cranmer vietò i segni di croce e l'elevazione,      ma conservò approssimativamente le parole che, pur      significando una cosa del tutto diversa, davano l'illusione      della continuità. Così, il nuovo rito fu plasmato in modo da      esprimere la dottrina della giustificazione per mezzo della      sola fede, dottrina che non poteva adattarsi al senso che si      era sempre attribuito ai Sacramenti. 
 vivente; supplicandoTi      umilmente che noi tutti che siamo partecipi di questa santa      comunione, siamo pieni della Tua grazia e celeste      benedizione. E, benché indegni a causa dei nostri infiniti      peccati di offrirTi un qualsiasi sacrificio, Ti supplichiamo      di accettare questo servizio santo e doveroso, non valutando      i nostri meriti, ma perdonando le nostre offese per Gesù      Cristo, nostro Signore, per il quale e con il quale, in      unità con lo Spirito Santo, a Te siano resi ogni onore e      gloria, o Padre onnipotente, nei secoli dei secoli. Amen».       Si noterà che qui Cranmer tolse ogni dubbio circa la sua      nuova interpretazione del rito e, nello stesso tempo, con il      triplice impiego della     parola «sacrificio», trasse in inganno le anime semplici      che, ascoltando     il testo in volgare, furono portate a pensare che la nuova      messa avesse     qualche continuità con l'antica. Secondo la concezione      cattolica, Gesù     Cristo offre al Padre la perfetta oblazione di Sé stesso e      la Chiesa, in     quanto Suo Corpo, partecipa al Suo eterno atto sacerdotale      per mezzo     dell'Eucarestia. Cranmer, deliberatamente, sostituì questo      concetto con     l'idea che noi offriamo a Dio «noi stessi, le nostre anime      ed i nostri corpi».      Ugualmente, la conclusione «per il quale e con il quale, in      unità con lo     Spirito Santo, a Voi siano resi ogni onore e gloria, o Padre      onnipotente, nei     secoli dei secoli», sembra evocare (pur essendo totalmente      diversa) la     più grande dossologia della liturgia: «Per ip X      sum, et cum      ip X      so et in ip X      so, est ti X      bi, Deo Patri omni X      potenti, in unitate      Spiritus Sancti, omnis     honor et gloria, per omnia sæcula sæculorum». Qui, i cinque      segni di Croce,     seguiti dalla simultanea elevazione dell'Ostia e del Calice      in un gesto     d'offerta (ricordo dell'antica cerimonia in cui il      celebrante sollevava il     Pane consacrato e il diacono, con le due mani, il grande      Calice, per far toccare l'uno all’altro), erano il segno      esteriore e visibile dell'offerta a Dio del Sacrificio      accettabile. L'atto dell'elevazione, coincidendo con le      parole «omnis honor et gloria», compiva la fusione      dei simbolismi del linguaggio e dell'azione, presentando in      questo modo un'espressione liturgica del significato della      Messa. Cranmer vietò i segni di croce e l'elevazione,      ma conservò approssimativamente le parole che, pur      significando una cosa del tutto diversa, davano l'illusione      della continuità. Così, il nuovo rito fu plasmato in modo da      esprimere la dottrina della giustificazione per mezzo della      sola fede, dottrina che non poteva adattarsi al senso che si      era sempre attribuito ai Sacramenti.
vivente; supplicandoTi      umilmente che noi tutti che siamo partecipi di questa santa      comunione, siamo pieni della Tua grazia e celeste      benedizione. E, benché indegni a causa dei nostri infiniti      peccati di offrirTi un qualsiasi sacrificio, Ti supplichiamo      di accettare questo servizio santo e doveroso, non valutando      i nostri meriti, ma perdonando le nostre offese per Gesù      Cristo, nostro Signore, per il quale e con il quale, in      unità con lo Spirito Santo, a Te siano resi ogni onore e      gloria, o Padre onnipotente, nei secoli dei secoli. Amen».       Si noterà che qui Cranmer tolse ogni dubbio circa la sua      nuova interpretazione del rito e, nello stesso tempo, con il      triplice impiego della     parola «sacrificio», trasse in inganno le anime semplici      che, ascoltando     il testo in volgare, furono portate a pensare che la nuova      messa avesse     qualche continuità con l'antica. Secondo la concezione      cattolica, Gesù     Cristo offre al Padre la perfetta oblazione di Sé stesso e      la Chiesa, in     quanto Suo Corpo, partecipa al Suo eterno atto sacerdotale      per mezzo     dell'Eucarestia. Cranmer, deliberatamente, sostituì questo      concetto con     l'idea che noi offriamo a Dio «noi stessi, le nostre anime      ed i nostri corpi».      Ugualmente, la conclusione «per il quale e con il quale, in      unità con lo     Spirito Santo, a Voi siano resi ogni onore e gloria, o Padre      onnipotente, nei     secoli dei secoli», sembra evocare (pur essendo totalmente      diversa) la     più grande dossologia della liturgia: «Per ip X      sum, et cum      ip X      so et in ip X      so, est ti X      bi, Deo Patri omni X      potenti, in unitate      Spiritus Sancti, omnis     honor et gloria, per omnia sæcula sæculorum». Qui, i cinque      segni di Croce,     seguiti dalla simultanea elevazione dell'Ostia e del Calice      in un gesto     d'offerta (ricordo dell'antica cerimonia in cui il      celebrante sollevava il     Pane consacrato e il diacono, con le due mani, il grande      Calice, per far toccare l'uno all’altro), erano il segno      esteriore e visibile dell'offerta a Dio del Sacrificio      accettabile. L'atto dell'elevazione, coincidendo con le      parole «omnis honor et gloria», compiva la fusione      dei simbolismi del linguaggio e dell'azione, presentando in      questo modo un'espressione liturgica del significato della      Messa. Cranmer vietò i segni di croce e l'elevazione,      ma conservò approssimativamente le parole che, pur      significando una cosa del tutto diversa, davano l'illusione      della continuità. Così, il nuovo rito fu plasmato in modo da      esprimere la dottrina della giustificazione per mezzo della      sola fede, dottrina che non poteva adattarsi al senso che si      era sempre attribuito ai Sacramenti. 
IX
LA QUESTIONE DELLA GIUSTIFICAZIONE
E LA MESSA TRIDENTINA
LA QUESTIONE DELLA GIUSTIFICAZIONE
E LA MESSA TRIDENTINA
Alla base di tutti gli      argomenti che il Concilio di Trento (1545-1563) era stato      chiamato a trattare, c'era la questione della      giustificazione, e si dimentica troppo spesso che il      Concilio era stato convocato per appianare le controversie      fra cattolici e protestanti. Ma dopo dibattiti che durarono      diciotto anni, ci si rese conto che le divergenze erano      insormontabili. Non poteva esserci compromesso tra la      dottrina cattolica basata sulla Sacra Scrittura («Che      giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha      le opere? Forse che quella fede può salvarlo? [...]      Così anche la fede: se non ha le opere è morta»; Gc      2, 1-14,17) e la dottrina luterana della sola fede, senza il      valore delle opere e la partecipazione della volontà umana.      La definizione di Trento fu promulgata nel 1547: «Se      qualcuno dice che l'uomo peccatore è giustificato dalla sola      fede, come se non fosse richiesto nient'altro per ottenere      la grazia della giustificazione, e che non c'è nessun      bisogno di essere preparati e disposti dal movimento della      volontà, sia scomunicato». Alla fine del Concilio di      Trento, durante il quale i protestanti promossero
ovunque, come Cranmer, nuovi riti che davano un volto all'eresia, la grande necessità per i cattolici fu quella di unirsi e di serrare le file contro le nuove negazioni. Per questo fine, l'antica liturgia, ovunque nella stessa lingua, era uno strumento troppo prezioso che non bisognava perdere. Ne risultò il Messale Romano riformato di San Pio V (1504-1572), che fu imposto dall'autorità centrale a tutti i cattolici di rito latino con un atto legislativo senza precedenti 39. La Messa Tridentina fu promulgata da San Pio V con la Costituzione Apostolica Quo primum, del 19 luglio 1570.
ovunque, come Cranmer, nuovi riti che davano un volto all'eresia, la grande necessità per i cattolici fu quella di unirsi e di serrare le file contro le nuove negazioni. Per questo fine, l'antica liturgia, ovunque nella stessa lingua, era uno strumento troppo prezioso che non bisognava perdere. Ne risultò il Messale Romano riformato di San Pio V (1504-1572), che fu imposto dall'autorità centrale a tutti i cattolici di rito latino con un atto legislativo senza precedenti 39. La Messa Tridentina fu promulgata da San Pio V con la Costituzione Apostolica Quo primum, del 19 luglio 1570.
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| Papa San Pio V | Missale Romanum | 
Il Santo      Papa dichiarava: «Con il nostro presente decreto, valido      in perpetuo, Noi determiniamo e ordiniamo che mai niente      dovrà essere aggiunto, omesso o cambiato in questo Messale».       Al fine di vincolare i posteri, affermò che «mai, in      avvenire, un sacerdote, sia regolare che religioso, potrà      essere costretto ad usare un altro modo di dire la Messa».       E, onde prevenire una volta per tutte ogni scrupolo di      coscienza o paura di sanzioni e censure ecclesiastiche,      aggiunse: «Noi qui dichiariamo che, in virtù della Nostra      Autorità Apostolica, decretiamo e decidiamo che il nostro      presente ordine e decreto durerà in perpetuo e non potrà mai      essere legalmente revocato o emendato in avvenire». Si      può giudicare l'importanza che San Pio V stesso attribuì al      suo atto, leggendo queste sue parole: «E se nondimeno      qualcuno osasse attentare con un’azione contraria al Nostro      presente ordine, dato per sempre, sappia che incorrerà      nell'ira di Dio Onnipotente e dei Santi Apostoli Pietro e      Paolo». Di questo tenore sono le interdizioni e le      censure di San Pio V, oltre le quali è andato Paolo VI con      la sua Costituzione Apostolica Missale Romanum del 3      aprile 1969, decretando forme nuove per la Messa e      sostenendole con la seguente dichiarazione: «Noi      desideriamo che i Nostri presenti decreti e prescrizioni      siano fermi e validi per il presente e per l'avvenire,      nonostante, nella misura necessaria, le ordinanze promulgate      dai nostri predecessori». La Messa tridentina, voluta e      forgiata come arma indistruttibile contro l'eresia, è stata      così sostituita da una nuova liturgia che è fin troppo      compatibile con le eresie di Cranmer e seguaci. Alcuni di      noi si chiedono il perché 40.
APPENDICE
TESTO COMPLETO DEL CANONE ANAPHORA II
IMPOSTO DA THOMAS CRANMER 41
TESTO COMPLETO DEL CANONE ANAPHORA II
IMPOSTO DA THOMAS CRANMER 41
«È veramente degno e      giusto, ed è nostro dovere renderTi grazie sempre e ovunque,      Signore, Dio Padre onnipotente ed eterno. Per questo, con      gli Angeli e con gli Arcangeli e con tutta la celeste      schiera, lodiamo e magnifichiamo il Tuo nome glorioso,      osannando sempre e dicendo: santo, santo, santo, Signore Dio      degli eserciti. Il cielo e la terra sono pieni della tua      gloria! Osanna nell'alto dei cieli. Benedetto colui che      viene nel nome del Signore; Gloria a te, Signore, nell'alto      dei cieli. Dio onnipotente ed eterno che, per mezzo dei Tuoi      santi        Apostoli, ci hai insegnato a pregarTi ed a supplicarTi      e a ringraziarTi per tutta l'umanità, Ti supplichiamo      umilmente di accogliere per la Tua grande misericordia      queste preghiere che noi offriamo alla Tua maestà divina,      supplicandoTi di ispirare sempre la Chiesa universale con lo      spirito della verità, unità e concordia; accorda a tutti      coloro che confessano il Tuo santo nome di comprendersi      nella verità della Tua santa Parola e di vivere nell'unità e      nell'amore divino. Specialmente Ti preghiamo di salvare e di      difendere il Tuo servo Edoardo nostro re, di modo che sotto      di lui possiamo essere governati nella pietà e nella pace.      Concedi a tutto il suo consiglio e a tutti coloro che egli      ha investito di autorità di amministrare la vera e      imparziale giustizia, onde punire la malvagità e il vizio e      conservare la divina religione e la virtù. Dona a tutti i      Vescovi, pastori e curati, o Padre celeste, la grazia di      manifestare, con la loro vita e la loro dottrina, la Tua      viva e vera Parola e di amministrare degnamente e fedelmente      i Tuoi santi sacramenti; e a tutto il Tuo popolo, dona la      Tua grazia celeste affinché, con cuore umile e con la dovuta      riverenza, ascolti e riceva la santa Parola, servendoTi      veramente nella santità e nella giustizia tutti i giorni      della vita; Ti supplichiamo umilmente per la Tua bontà, o      Signore, di consolare e di soccorrere tutti coloro che, in      questa vita transitoria, sono nelle pene, nel dolore, nel      bisogno, nella malattia o nell'avversità. Raccomandiamo      specialmente alla Tua bontà misericordiosa questa comunità      qui radunata nel Tuo nome per celebrare la commemorazione      della gloriosa morte del Tuo Figlio; e Ti offriamo la più      alta lode e il più sincero rendimento di grazie per la      grazia e la mirabile virtù che Tu hai manifestato in tutti i      santi dal principio del mondo; anzitutto nella gloriosa e      Beata Vergine Maria, Madre del Tuo Figlio Gesù Cristo,      nostro Signore e Dio, e nei santi Patriarchi, Profeti,      Apostoli e Martiri; ci sia dato, o Signore, di seguire il      loro esempio, la loro fermezza nella fede, e di osservare i      Tuoi santi comandamenti. Raccomandiamo alla Tua      misericordia, o Signore, tutti
Apostoli, ci hai insegnato a pregarTi ed a supplicarTi      e a ringraziarTi per tutta l'umanità, Ti supplichiamo      umilmente di accogliere per la Tua grande misericordia      queste preghiere che noi offriamo alla Tua maestà divina,      supplicandoTi di ispirare sempre la Chiesa universale con lo      spirito della verità, unità e concordia; accorda a tutti      coloro che confessano il Tuo santo nome di comprendersi      nella verità della Tua santa Parola e di vivere nell'unità e      nell'amore divino. Specialmente Ti preghiamo di salvare e di      difendere il Tuo servo Edoardo nostro re, di modo che sotto      di lui possiamo essere governati nella pietà e nella pace.      Concedi a tutto il suo consiglio e a tutti coloro che egli      ha investito di autorità di amministrare la vera e      imparziale giustizia, onde punire la malvagità e il vizio e      conservare la divina religione e la virtù. Dona a tutti i      Vescovi, pastori e curati, o Padre celeste, la grazia di      manifestare, con la loro vita e la loro dottrina, la Tua      viva e vera Parola e di amministrare degnamente e fedelmente      i Tuoi santi sacramenti; e a tutto il Tuo popolo, dona la      Tua grazia celeste affinché, con cuore umile e con la dovuta      riverenza, ascolti e riceva la santa Parola, servendoTi      veramente nella santità e nella giustizia tutti i giorni      della vita; Ti supplichiamo umilmente per la Tua bontà, o      Signore, di consolare e di soccorrere tutti coloro che, in      questa vita transitoria, sono nelle pene, nel dolore, nel      bisogno, nella malattia o nell'avversità. Raccomandiamo      specialmente alla Tua bontà misericordiosa questa comunità      qui radunata nel Tuo nome per celebrare la commemorazione      della gloriosa morte del Tuo Figlio; e Ti offriamo la più      alta lode e il più sincero rendimento di grazie per la      grazia e la mirabile virtù che Tu hai manifestato in tutti i      santi dal principio del mondo; anzitutto nella gloriosa e      Beata Vergine Maria, Madre del Tuo Figlio Gesù Cristo,      nostro Signore e Dio, e nei santi Patriarchi, Profeti,      Apostoli e Martiri; ci sia dato, o Signore, di seguire il      loro esempio, la loro fermezza nella fede, e di osservare i      Tuoi santi comandamenti. Raccomandiamo alla Tua      misericordia, o Signore, tutti i Tuoi servi che ci hanno      lasciato nel segno della fede e riposano ora nel sonno della      pace; concedi loro, Ti supplichiamo, la Tua misericordia e      la pace eterna, e che nel giorno della resurrezione noi e      tutti coloro che appartengono al corpo mistico del Tuo      Figlio possiamo insieme essere posti alla Tua destra e      ascoltare la Sua gaudiosa parola: "Venite a Me, voi,      benedetti da Mio Padre e prendete possesso del Regno che vi      è stato preparato dal principio del mondo". Concedici      questo, o Padre, per l'amore di Gesù Cristo, nostro solo      mediatore e avvocato. O Dio, Padre celeste, che nella Tua      dolce misericordia, hai dato il Tuo unico Figlio Gesù Cristo      perché patisse la morte sulla Croce per la nostra      redenzione, il quale in essa ha compiuto (con una unica      oblazione offerta una volta) un pieno, perfetto e      sufficiente sacrificio, oblazione e soddisfazione per i      peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una perpetua memoria      della Sua preziosa morte finché Egli non torni. Ascoltaci, o      Padre misericordioso, Te ne supplichiamo, di volere, col Tuo      Spirito Santo e la Tua parola, benedire e santificare questi      doni, queste creature di pane e di vino in modo che siano      per noi il corpo e il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù      Cristo, che, la notte in cui fu tradito, prese il pane e,      dopo averlo benedetto ed aver reso grazie, lo spezzò e lo      diede ai Suoi discepoli, dicendo: "Prendete, mangiate,      questo è il mio corpo che è offerto per voi; fate questo in      memoria di me". Ugualmente, dopo aver cenato, prese il      calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo:      "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo      Testamento, che è sparso per voi e per molti in remissione      dei peccati; fate questo, tutte le volte che ne berrete, in      memoria di me". (Una rubrica, a questo punto,      prescriveva al ministro, mentre prende in mano il
 i Tuoi servi che ci hanno      lasciato nel segno della fede e riposano ora nel sonno della      pace; concedi loro, Ti supplichiamo, la Tua misericordia e      la pace eterna, e che nel giorno della resurrezione noi e      tutti coloro che appartengono al corpo mistico del Tuo      Figlio possiamo insieme essere posti alla Tua destra e      ascoltare la Sua gaudiosa parola: "Venite a Me, voi,      benedetti da Mio Padre e prendete possesso del Regno che vi      è stato preparato dal principio del mondo". Concedici      questo, o Padre, per l'amore di Gesù Cristo, nostro solo      mediatore e avvocato. O Dio, Padre celeste, che nella Tua      dolce misericordia, hai dato il Tuo unico Figlio Gesù Cristo      perché patisse la morte sulla Croce per la nostra      redenzione, il quale in essa ha compiuto (con una unica      oblazione offerta una volta) un pieno, perfetto e      sufficiente sacrificio, oblazione e soddisfazione per i      peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una perpetua memoria      della Sua preziosa morte finché Egli non torni. Ascoltaci, o      Padre misericordioso, Te ne supplichiamo, di volere, col Tuo      Spirito Santo e la Tua parola, benedire e santificare questi      doni, queste creature di pane e di vino in modo che siano      per noi il corpo e il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù      Cristo, che, la notte in cui fu tradito, prese il pane e,      dopo averlo benedetto ed aver reso grazie, lo spezzò e lo      diede ai Suoi discepoli, dicendo: "Prendete, mangiate,      questo è il mio corpo che è offerto per voi; fate questo in      memoria di me". Ugualmente, dopo aver cenato, prese il      calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo:      "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo      Testamento, che è sparso per voi e per molti in remissione      dei peccati; fate questo, tutte le volte che ne berrete, in      memoria di me". (Una rubrica, a questo punto,      prescriveva al ministro, mentre prende in mano il  pane e il      calice, di restare voltato verso l'altare, senza elevazione      né ostensione del sacramento ai fedeli). Per questo, o      Signore e Padre celeste, secondo l'istituzione del Tuo      amatissimo Figlio, il nostro Salvatore Gesù Cristo, noi,      Tuoi umili servi, celebriamo e facciamo, dinanzi alla Tua      divina maestà, con questi santi doni che ci vengono da Te,      il memoriale che Tuo Figlio ha voluto che noi facessimo,      avendo nella memoria la Sua beata passione, la Sua potente      resurrezione e la Sua gloriosa ascensione, rendendoTi le      nostre più sincere azioni di grazie, per gli innumerevoli      benefici che in tal modo ci ha procurato, desiderando solo      che la Tua paterna bontà voglia accettare      misericordiosamente il nostro presente sacrificio di lode e      di azione di grazie; supplicandoTi molto umilmente di      concedere, per i meriti e la morte del Tuo Figlio Gesù      Cristo e per la fede nel Suo sangue, che noi e tutta la      Chiesa, possiamo ottenere la remissione di tutti i nostri      peccati e tutti gli altri benefici della Sua passione. E Ti      offriamo, o Signore, le nostre anime, i nostri corpi come un      sacrificio consapevole, santo e vivo ai Tuoi occhi, supplicandoTi umilmente che tutti coloro che partecipano      alla Tua santa comunione possano ricevere degnamente il      preziosissimo corpo e sangue di Tuo Figlio Gesù Cristo,      essere ripieni della Tua grazia e benedizione celeste, e      divenire un sol corpo con il Tuo Figlio Gesù Cristo, in modo      che Egli abiti in loro e loro in Lui. E benché noi siamo      indegni per i nostri numerosi peccati di offrirTi alcun      sacrificio, Ti supplichiamo ciononostante di accettare il      nostro presente dovere e servizio e di comandare che queste      preghiere e suppliche, col ministero dei Tuoi santi Angeli,      siano portate fino nel Tuo santo Tabernacolo, agli occhi      della Tua divina maestà, non guardando ai nostri meriti, ma      perdonando le nostre offese, per Cristo nostro Signore, col      quale e per il quale in unità con lo Spirito Santo, ogni      onore e gloria vengano a Te, o Padre Onnipotente, nei secoli      dei secoli. Amen».
pane e il      calice, di restare voltato verso l'altare, senza elevazione      né ostensione del sacramento ai fedeli). Per questo, o      Signore e Padre celeste, secondo l'istituzione del Tuo      amatissimo Figlio, il nostro Salvatore Gesù Cristo, noi,      Tuoi umili servi, celebriamo e facciamo, dinanzi alla Tua      divina maestà, con questi santi doni che ci vengono da Te,      il memoriale che Tuo Figlio ha voluto che noi facessimo,      avendo nella memoria la Sua beata passione, la Sua potente      resurrezione e la Sua gloriosa ascensione, rendendoTi le      nostre più sincere azioni di grazie, per gli innumerevoli      benefici che in tal modo ci ha procurato, desiderando solo      che la Tua paterna bontà voglia accettare      misericordiosamente il nostro presente sacrificio di lode e      di azione di grazie; supplicandoTi molto umilmente di      concedere, per i meriti e la morte del Tuo Figlio Gesù      Cristo e per la fede nel Suo sangue, che noi e tutta la      Chiesa, possiamo ottenere la remissione di tutti i nostri      peccati e tutti gli altri benefici della Sua passione. E Ti      offriamo, o Signore, le nostre anime, i nostri corpi come un      sacrificio consapevole, santo e vivo ai Tuoi occhi, supplicandoTi umilmente che tutti coloro che partecipano      alla Tua santa comunione possano ricevere degnamente il      preziosissimo corpo e sangue di Tuo Figlio Gesù Cristo,      essere ripieni della Tua grazia e benedizione celeste, e      divenire un sol corpo con il Tuo Figlio Gesù Cristo, in modo      che Egli abiti in loro e loro in Lui. E benché noi siamo      indegni per i nostri numerosi peccati di offrirTi alcun      sacrificio, Ti supplichiamo ciononostante di accettare il      nostro presente dovere e servizio e di comandare che queste      preghiere e suppliche, col ministero dei Tuoi santi Angeli,      siano portate fino nel Tuo santo Tabernacolo, agli occhi      della Tua divina maestà, non guardando ai nostri meriti, ma      perdonando le nostre offese, per Cristo nostro Signore, col      quale e per il quale in unità con lo Spirito Santo, ogni      onore e gloria vengano a Te, o Padre Onnipotente, nei secoli      dei secoli. Amen».
 Apostoli, ci hai insegnato a pregarTi ed a supplicarTi      e a ringraziarTi per tutta l'umanità, Ti supplichiamo      umilmente di accogliere per la Tua grande misericordia      queste preghiere che noi offriamo alla Tua maestà divina,      supplicandoTi di ispirare sempre la Chiesa universale con lo      spirito della verità, unità e concordia; accorda a tutti      coloro che confessano il Tuo santo nome di comprendersi      nella verità della Tua santa Parola e di vivere nell'unità e      nell'amore divino. Specialmente Ti preghiamo di salvare e di      difendere il Tuo servo Edoardo nostro re, di modo che sotto      di lui possiamo essere governati nella pietà e nella pace.      Concedi a tutto il suo consiglio e a tutti coloro che egli      ha investito di autorità di amministrare la vera e      imparziale giustizia, onde punire la malvagità e il vizio e      conservare la divina religione e la virtù. Dona a tutti i      Vescovi, pastori e curati, o Padre celeste, la grazia di      manifestare, con la loro vita e la loro dottrina, la Tua      viva e vera Parola e di amministrare degnamente e fedelmente      i Tuoi santi sacramenti; e a tutto il Tuo popolo, dona la      Tua grazia celeste affinché, con cuore umile e con la dovuta      riverenza, ascolti e riceva la santa Parola, servendoTi      veramente nella santità e nella giustizia tutti i giorni      della vita; Ti supplichiamo umilmente per la Tua bontà, o      Signore, di consolare e di soccorrere tutti coloro che, in      questa vita transitoria, sono nelle pene, nel dolore, nel      bisogno, nella malattia o nell'avversità. Raccomandiamo      specialmente alla Tua bontà misericordiosa questa comunità      qui radunata nel Tuo nome per celebrare la commemorazione      della gloriosa morte del Tuo Figlio; e Ti offriamo la più      alta lode e il più sincero rendimento di grazie per la      grazia e la mirabile virtù che Tu hai manifestato in tutti i      santi dal principio del mondo; anzitutto nella gloriosa e      Beata Vergine Maria, Madre del Tuo Figlio Gesù Cristo,      nostro Signore e Dio, e nei santi Patriarchi, Profeti,      Apostoli e Martiri; ci sia dato, o Signore, di seguire il      loro esempio, la loro fermezza nella fede, e di osservare i      Tuoi santi comandamenti. Raccomandiamo alla Tua      misericordia, o Signore, tutti
Apostoli, ci hai insegnato a pregarTi ed a supplicarTi      e a ringraziarTi per tutta l'umanità, Ti supplichiamo      umilmente di accogliere per la Tua grande misericordia      queste preghiere che noi offriamo alla Tua maestà divina,      supplicandoTi di ispirare sempre la Chiesa universale con lo      spirito della verità, unità e concordia; accorda a tutti      coloro che confessano il Tuo santo nome di comprendersi      nella verità della Tua santa Parola e di vivere nell'unità e      nell'amore divino. Specialmente Ti preghiamo di salvare e di      difendere il Tuo servo Edoardo nostro re, di modo che sotto      di lui possiamo essere governati nella pietà e nella pace.      Concedi a tutto il suo consiglio e a tutti coloro che egli      ha investito di autorità di amministrare la vera e      imparziale giustizia, onde punire la malvagità e il vizio e      conservare la divina religione e la virtù. Dona a tutti i      Vescovi, pastori e curati, o Padre celeste, la grazia di      manifestare, con la loro vita e la loro dottrina, la Tua      viva e vera Parola e di amministrare degnamente e fedelmente      i Tuoi santi sacramenti; e a tutto il Tuo popolo, dona la      Tua grazia celeste affinché, con cuore umile e con la dovuta      riverenza, ascolti e riceva la santa Parola, servendoTi      veramente nella santità e nella giustizia tutti i giorni      della vita; Ti supplichiamo umilmente per la Tua bontà, o      Signore, di consolare e di soccorrere tutti coloro che, in      questa vita transitoria, sono nelle pene, nel dolore, nel      bisogno, nella malattia o nell'avversità. Raccomandiamo      specialmente alla Tua bontà misericordiosa questa comunità      qui radunata nel Tuo nome per celebrare la commemorazione      della gloriosa morte del Tuo Figlio; e Ti offriamo la più      alta lode e il più sincero rendimento di grazie per la      grazia e la mirabile virtù che Tu hai manifestato in tutti i      santi dal principio del mondo; anzitutto nella gloriosa e      Beata Vergine Maria, Madre del Tuo Figlio Gesù Cristo,      nostro Signore e Dio, e nei santi Patriarchi, Profeti,      Apostoli e Martiri; ci sia dato, o Signore, di seguire il      loro esempio, la loro fermezza nella fede, e di osservare i      Tuoi santi comandamenti. Raccomandiamo alla Tua      misericordia, o Signore, tutti i Tuoi servi che ci hanno      lasciato nel segno della fede e riposano ora nel sonno della      pace; concedi loro, Ti supplichiamo, la Tua misericordia e      la pace eterna, e che nel giorno della resurrezione noi e      tutti coloro che appartengono al corpo mistico del Tuo      Figlio possiamo insieme essere posti alla Tua destra e      ascoltare la Sua gaudiosa parola: "Venite a Me, voi,      benedetti da Mio Padre e prendete possesso del Regno che vi      è stato preparato dal principio del mondo". Concedici      questo, o Padre, per l'amore di Gesù Cristo, nostro solo      mediatore e avvocato. O Dio, Padre celeste, che nella Tua      dolce misericordia, hai dato il Tuo unico Figlio Gesù Cristo      perché patisse la morte sulla Croce per la nostra      redenzione, il quale in essa ha compiuto (con una unica      oblazione offerta una volta) un pieno, perfetto e      sufficiente sacrificio, oblazione e soddisfazione per i      peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una perpetua memoria      della Sua preziosa morte finché Egli non torni. Ascoltaci, o      Padre misericordioso, Te ne supplichiamo, di volere, col Tuo      Spirito Santo e la Tua parola, benedire e santificare questi      doni, queste creature di pane e di vino in modo che siano      per noi il corpo e il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù      Cristo, che, la notte in cui fu tradito, prese il pane e,      dopo averlo benedetto ed aver reso grazie, lo spezzò e lo      diede ai Suoi discepoli, dicendo: "Prendete, mangiate,      questo è il mio corpo che è offerto per voi; fate questo in      memoria di me". Ugualmente, dopo aver cenato, prese il      calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo:      "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo      Testamento, che è sparso per voi e per molti in remissione      dei peccati; fate questo, tutte le volte che ne berrete, in      memoria di me". (Una rubrica, a questo punto,      prescriveva al ministro, mentre prende in mano il
 i Tuoi servi che ci hanno      lasciato nel segno della fede e riposano ora nel sonno della      pace; concedi loro, Ti supplichiamo, la Tua misericordia e      la pace eterna, e che nel giorno della resurrezione noi e      tutti coloro che appartengono al corpo mistico del Tuo      Figlio possiamo insieme essere posti alla Tua destra e      ascoltare la Sua gaudiosa parola: "Venite a Me, voi,      benedetti da Mio Padre e prendete possesso del Regno che vi      è stato preparato dal principio del mondo". Concedici      questo, o Padre, per l'amore di Gesù Cristo, nostro solo      mediatore e avvocato. O Dio, Padre celeste, che nella Tua      dolce misericordia, hai dato il Tuo unico Figlio Gesù Cristo      perché patisse la morte sulla Croce per la nostra      redenzione, il quale in essa ha compiuto (con una unica      oblazione offerta una volta) un pieno, perfetto e      sufficiente sacrificio, oblazione e soddisfazione per i      peccati del mondo intero, e ha istituito e ci ha comandato      nel Suo santo Vangelo di celebrare una perpetua memoria      della Sua preziosa morte finché Egli non torni. Ascoltaci, o      Padre misericordioso, Te ne supplichiamo, di volere, col Tuo      Spirito Santo e la Tua parola, benedire e santificare questi      doni, queste creature di pane e di vino in modo che siano      per noi il corpo e il sangue del Tuo amatissimo Figlio Gesù      Cristo, che, la notte in cui fu tradito, prese il pane e,      dopo averlo benedetto ed aver reso grazie, lo spezzò e lo      diede ai Suoi discepoli, dicendo: "Prendete, mangiate,      questo è il mio corpo che è offerto per voi; fate questo in      memoria di me". Ugualmente, dopo aver cenato, prese il      calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo:      "Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue del Nuovo      Testamento, che è sparso per voi e per molti in remissione      dei peccati; fate questo, tutte le volte che ne berrete, in      memoria di me". (Una rubrica, a questo punto,      prescriveva al ministro, mentre prende in mano il  pane e il      calice, di restare voltato verso l'altare, senza elevazione      né ostensione del sacramento ai fedeli). Per questo, o      Signore e Padre celeste, secondo l'istituzione del Tuo      amatissimo Figlio, il nostro Salvatore Gesù Cristo, noi,      Tuoi umili servi, celebriamo e facciamo, dinanzi alla Tua      divina maestà, con questi santi doni che ci vengono da Te,      il memoriale che Tuo Figlio ha voluto che noi facessimo,      avendo nella memoria la Sua beata passione, la Sua potente      resurrezione e la Sua gloriosa ascensione, rendendoTi le      nostre più sincere azioni di grazie, per gli innumerevoli      benefici che in tal modo ci ha procurato, desiderando solo      che la Tua paterna bontà voglia accettare      misericordiosamente il nostro presente sacrificio di lode e      di azione di grazie; supplicandoTi molto umilmente di      concedere, per i meriti e la morte del Tuo Figlio Gesù      Cristo e per la fede nel Suo sangue, che noi e tutta la      Chiesa, possiamo ottenere la remissione di tutti i nostri      peccati e tutti gli altri benefici della Sua passione. E Ti      offriamo, o Signore, le nostre anime, i nostri corpi come un      sacrificio consapevole, santo e vivo ai Tuoi occhi, supplicandoTi umilmente che tutti coloro che partecipano      alla Tua santa comunione possano ricevere degnamente il      preziosissimo corpo e sangue di Tuo Figlio Gesù Cristo,      essere ripieni della Tua grazia e benedizione celeste, e      divenire un sol corpo con il Tuo Figlio Gesù Cristo, in modo      che Egli abiti in loro e loro in Lui. E benché noi siamo      indegni per i nostri numerosi peccati di offrirTi alcun      sacrificio, Ti supplichiamo ciononostante di accettare il      nostro presente dovere e servizio e di comandare che queste      preghiere e suppliche, col ministero dei Tuoi santi Angeli,      siano portate fino nel Tuo santo Tabernacolo, agli occhi      della Tua divina maestà, non guardando ai nostri meriti, ma      perdonando le nostre offese, per Cristo nostro Signore, col      quale e per il quale in unità con lo Spirito Santo, ogni      onore e gloria vengano a Te, o Padre Onnipotente, nei secoli      dei secoli. Amen».
pane e il      calice, di restare voltato verso l'altare, senza elevazione      né ostensione del sacramento ai fedeli). Per questo, o      Signore e Padre celeste, secondo l'istituzione del Tuo      amatissimo Figlio, il nostro Salvatore Gesù Cristo, noi,      Tuoi umili servi, celebriamo e facciamo, dinanzi alla Tua      divina maestà, con questi santi doni che ci vengono da Te,      il memoriale che Tuo Figlio ha voluto che noi facessimo,      avendo nella memoria la Sua beata passione, la Sua potente      resurrezione e la Sua gloriosa ascensione, rendendoTi le      nostre più sincere azioni di grazie, per gli innumerevoli      benefici che in tal modo ci ha procurato, desiderando solo      che la Tua paterna bontà voglia accettare      misericordiosamente il nostro presente sacrificio di lode e      di azione di grazie; supplicandoTi molto umilmente di      concedere, per i meriti e la morte del Tuo Figlio Gesù      Cristo e per la fede nel Suo sangue, che noi e tutta la      Chiesa, possiamo ottenere la remissione di tutti i nostri      peccati e tutti gli altri benefici della Sua passione. E Ti      offriamo, o Signore, le nostre anime, i nostri corpi come un      sacrificio consapevole, santo e vivo ai Tuoi occhi, supplicandoTi umilmente che tutti coloro che partecipano      alla Tua santa comunione possano ricevere degnamente il      preziosissimo corpo e sangue di Tuo Figlio Gesù Cristo,      essere ripieni della Tua grazia e benedizione celeste, e      divenire un sol corpo con il Tuo Figlio Gesù Cristo, in modo      che Egli abiti in loro e loro in Lui. E benché noi siamo      indegni per i nostri numerosi peccati di offrirTi alcun      sacrificio, Ti supplichiamo ciononostante di accettare il      nostro presente dovere e servizio e di comandare che queste      preghiere e suppliche, col ministero dei Tuoi santi Angeli,      siano portate fino nel Tuo santo Tabernacolo, agli occhi      della Tua divina maestà, non guardando ai nostri meriti, ma      perdonando le nostre offese, per Cristo nostro Signore, col      quale e per il quale in unità con lo Spirito Santo, ogni      onore e gloria vengano a Te, o Padre Onnipotente, nei secoli      dei secoli. Amen».
NOTE
    1 Traduzione dall'originale inglese A Reversion To     the Reforms of Cranmer («Un ritorno alle riforme di Cranmer»),      a cura dell'Associazione «Una     Voce».
2 Cfr. L. D.     Reed, The Lutheran Liturgy («La liturgia luterana»),      Fortress Press, Philadelphia 1959, 2ª edizione, cap. XXIII, pag.     824.
    3 Cfr. T.     Cranmer, The Defence of the True Catholic Doctrine of     the Sacrament («La difesa della vera dottrina cattolica del     Sacramento»), I, 1550.
    4 Ibid., III.
    5 Cfr. Reformatio Legum Ecclesiasticarum,     1553.
    6 John Wycliffe (1324-1384), riformatore e precursore     della Riforma protestante, per aver sostenuto la perfetta     uguaglianza del potere regale e quello papale e per aver negato     molti dogmi e verità cattoliche (la Transustanziazione, la Messa     come sacrificio per i vivi e per i defunti, il culto dei Santi,     la venerazione delle reliquie e delle immagini e il celibato     ecclesiastico), fu accusato di eresia e citato davanti alla     corte ecclesiastica di San Paolo nel 1382, e si salvò solo     grazie al tumulto popolare. Sosteneva inoltre che la Bibbia era     l'unica autorità in materia di fede ed egli stesso la tradusse     in inglese. I suoi errori vennero, condannati, con quelli di Jan     Hus, al Concilio di Costanza (1415). Nel 1428, le sue ossa     furono dissepolte e bruciate, e le ceneri vennero gettate nel     fiume Swift.
    7 Cfr. The English Hexempla, pubblicato nel     1805, contiene sei versioni in volgare (del 1380, del 1534, del     1557, del 1582, e del 1611) stampate in colonne parallele.     Comprende quelle di Wycliffe, di Tyndale e di Cranmer di     inestimabile valore per uno studio comparato.
    8 William Tyndale (1490-1536), sacerdote apostata,     pubblicò nel 1526 una traduzione in inglese del Nuovo     Testamento, proibita per ordine di Enrico VIII, non ancora     ribellatosi alla Chiesa cattolica.
    9 La controversia di San Tommaso Moro con Tyndale     comprende il Dialogue Concerning Heresies (del 1529), da     cui e stato estratto questo passo, e la Confutation Of     Tyndale's Answer (del 1532 e 1533).
10 Contro i propugnatori della tesi     secondo cui il Canone della Messa doveva essere recitato ad alta     voce (tesi peraltro abbracciata dal Vaticano II), il Concilio di     Trento comminò la scomunica (cfr. Denz., nº 956).
11 Che la Messa sia la rinnovazione     incruenta del Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo è     evidente da tutta la Tradizione e dalle parole che Egli stesso     disse agli Apostoli nell'ultima cena, con le quali, dopo di aver     istituito l'Eucarestia, li ordinò sacerdoti: «Fate questo in     memoria di me». E quindi, il Concilio di Trento, contro i     negatori della Presenza Reale e del Sacrificio della Messa,     definì: «Se qualcuno dice che con le parole "hoc facite in     meam commemorationem" (Lc 22, 10; 1 Cor 11, 24), Gesù Cristo non     consacrò gli Apostoli sacerdoti o non ordinò che essi e gli     altri sacerdoti offrissero il Suo Corpo ed il Suo Sangue, sia     scomunicato» (Sess. XXII, can. 2; cfr. il cap. I della     stessa Sessione).
12 Cfr. G.     Dix, The Shape     Of The Liturgy («La forma della liturgia»), 1944, pag. 243;     citando San Giovanni Crisostomo in Heb. hom, XVII, 3.
13 I quindici articoli dei ribelli sono     riprodotti nell'opera Cranmer, dello Stryper, Appendice XI.     Esistono altre versioni, ma le richieste sopracitate si trovano     in tutte. L'intera questione è riportata in F.     Rosetroup, The Western Rebellion of 1549.
14 L'assai lunga e amara lettera da cui     è stato estratto questo passo è riprodotta integralmente in     Jenkins,     Remains of Thomas Cranmer, vol. II. Un breve riassunto (sei     pagine) si trova nel Cranmer del Mason.
15 Cfr. H.     Belloc, A     History of England, vol. IV.
16 Cfr. Sermone di Bernard Gulpin, cit.     in F. O. W. Hawels,     Sketches Of The Reformation Taken From The Contemporary     Pulpit.
17 Cfr. Original Letters Relative To     The English Reformation («Lettere originali relative alla     Riforma inglese»), vol. II, «Micronius a Bullinger»,      maggio 1550.
18 Heinrich Bullinger (1504-1575),     certosino apostata e riformatore svizzero, successore, nel 1531,     di Zwingli che tentò, riuscendovi solo in parte, di riunificare     tutti i riformati in un'unica confessione di fede.
19 Huldrych Zwingli (1484-1531),     sacerdote apostata, fondatore del protestantesimo in Svizzera,     si batté contro la dottrina cattolica del peccato originale, del     precetto del digiuno e del celibato ecclesiastico. Per opera     sua, fu abolita a Zurigo la Messa e quasi tutte le cerimonie     cattoliche. Si tolsero nelle chiese le immagini dei Santi e i     monasteri furono soppressi. Nel 1524, Zwingli sposò Anna von     Kronau, una vedova con la quale conviveva già dal 1522. Morì     combattendo contro i cattolici nella battaglia di Kappel.
20 Cfr. «John ab Ulnis a Bullinger»,      in Original Letters Relative To The English Reformation.
21 Cfr. «Ragioni per cui il banchetto     del Signore dovrebbe avere la forma di una tavola, piuttosto che     quella di un altare», riportato integralmente in Cranmer,     Parket Society, vol. II.
22 Si trattava di Mons. George Day, di     Chichester.
23 Cfr. Wriothesley's.
24 Rubriche del Prayer Book     (1552); «Communion Service».
25 La cosiddetta Black Rubric,     del Prayer Book (1552).
26 Il grande sermone di Pole del giorno     di Sant'Andrea del 1557, si trova mirabilmente riassunto in P.     Hugues, op.     cit., vol. II, pagg. 246-253.
27 Cfr. G.     Dix, op. cit.,     pag. 672.
28 Cfr. Stephen Gardiner, Vescovo     cattolico di Winchester, fatto imprigionare da Cranmer per aver     difeso l'Eucarestia, citò la dichiarazione di Zwingli nel corso     della sua controversia con Cranmer (cfr. The Letters of     Stephen Gardiner, pag. 277).
29 Cfr.     Werke (Ed. Weimar,     1888), XV, pag. 773. Sua è anche la seguente affermazione che è     stata ed è il programma di ogni nemico della santa Chiesa     cattolica: «Quando la Messa sarà distrutta, penso che avremo     distrutto anche il Papato [...]. Infatti, il Papato     poggia sulla Messa come su una roccia [...]. Tutto questo     crollerà necessariamente quando crollerà la loro abominevole e     sacrilega Messa» (cfr.     Werke, Contra     Enricum Anglæ, vol. X, II).
30 Vedi in proposito la lettera     pastorale del Cardinale John Carmel Heenan (1905-1975), del 12     ottobre 1969: «Perché la messa è in evoluzione»? Vi si     troverà la risposta. Sarebbe stato un atto temerario introdurre     cambiamenti tutti in una volta. Era naturalmente più saggio     cambiare gradualmente e pacificamente. Se tutti i cambiamenti     fossero avvenuti in una sola volta lo shock sarebbe stato     troppo forte.
31 Cfr. G.     Dix, op. cit.,     pag. 669.
32 Cfr. P. J. A.     Jungmann s.j.,     Missæ Solemmnia, vol. II, pag. 62, nº 19.
33 Cfr. G.     Dix, op. cit.,     pag. 661.
34 L'Istruzione Pontifex tacite     intrat in canonem esigeva il Canone a bassa voce, pur non     essendo ovunque interpretata come «voce assolutamente     impercettibile» (cfr. P. J. A.     Jungmann s.j.,     op. cit., pag. 9).
35 È interessante notare che la recente     introduzione delle preghiere universali nella Messa ha, almeno     in Inghilterra, lo stesso effetto. Così, la prima petizione può     essere considerata una preghiera per la Regina e per la famiglia     reale, di modo che questi, per la posizione che le preghiere     occupano nella Messa, hanno il primo posto. Il corrispondente     nel nuovo rito di Paolo VI è la cosiddetta «preghiera dei     fedeli» o «salmo responsoriale» (N.d.R.).
36 Cfr. T.     Cranmer, Works     («Opere»), Ed. Jenkyns, vol. III, pag. 146; Parker Society,     op. cit., vol. I, pag. 79.
37 San Giovanni Fisher (1469-1535),     Vescovo di Rochester. Creato Cardinale da Paolo III mentre si     trovava imprigionato nella torre di Londra per la sua     disapprovazione circa il secondo matrimonio di Enrico VIII. Morì     decapitato e martire della fede il 22 giugno del 1535.
38 Cfr. G.     Dix, op. cit.,     pag. 664.
39 Ibid., pag. 619. Questa     citazione è stata tratta da fonte anglicana. Essa pone l'accento     sul fatto che per lo storico e per il teologo è ovvio che Trento     ha uno status unico nel suo genere, e non è, come     affermano troppi lettori superficiali, né più, né meno di un     qualsiasi Concilio Ecumenico.
40 Per la storia generale dell'epoca, si     consulti P. W. Dixon,     History Of The Church Of England From 1529 to 1570, sei     volumi dei quali particolarmente il quarto presenta un valore     inestimabile. Da leggere è pure P. Hughes, The Reformation In     England, pubblicato più recentemente, e particolarmente il     vol. II. Abbondante è la bibliografia sulla personalità di     Cranmer. La Parker Society ha pubblicato sull'argomento le     seguenti opere: Writings And Disputations Of Thomas Cranmer     Relative To The Sacrament Of The Lord's Supper;     Miscellaneous Writings And Letters Of Thomas Cranmer. Vi è     poi il famoso Memorial of Cranmer, di Stryper e il     Remains of Thomas Cranmer, di Jenkyns. Queste ultime opere,     insieme all'Edizione Gardiner di Bishop Cranmer's     Recantacyons, possono fornire un indice completo delle idee     teologiche deI Cranmer. Un'esposizione moderna di queste,     fornita da un teologo anglicano è The Shape Of The Liturgy,     di Gregory Dix. Per i due Prayer Books di Cranmer, si     consulti con profitto l'Edizione Everyman's The First And     Second Praver Book Of Edward VI, con l'introduzione di     Bishop Gibson. Tra le pubblicazioni italiane sull’argomento, va     segnalato il bellissimo volume di Padre Celestino Testore s.j.,     intitolato Il primato di Pietro difeso dal sangue dei martiri     inglesi.
41 Nella nostra traduzione abbiamo     seguito il testo dell'Everyman's Library (pagg. 221 e     ss.). Va rilevato che i prefazi proprî di Natale, di Pasqua,     dell'Ascensione, di Pentecoste e della Trinità furono conservati     da Cranmer, ma in un testo parafrasato (talvolta ridotto, come     per l'ultimo, ma talvolta anche esteso, come per quello di     Pentecoste).
 
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