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venerdì 9 agosto 2013

come discernere le vere dalle false apparizioni

a cura di Action Familiale et Scolaire 1
 
lupo travestito da pecora
 
l Premessa
 
Il continuo parlare che i media fanno di certe apparizioni rende utile il richiamo di alcuni testi classici sul discernimento dei veri e dei falsi miracoli. Come semplici laici, possiamo trovarci a dover operare questo discernimento in attesa che le autorità della Chiesa si siano pronunciate.
 
I
ATTEGGIAMENTO GENERALE A RIGUARDO DELLE
VISIONI E DELLE RIVELAZIONI PRIVATE
 
l Né disprezzo, né rigetto sistematico
 
Che si noti l'avvertimento che Padre Louis de Blois (1506-1566) pone all'inizio del suo Collier spirituel: «Il lettore dev'essere avvertito di non seguire la decisione perversa di certi uomini che, trattando con disprezzo le visioni e le rivelazioni divine come vani sogni, si mostrano poco umili e poco spirituali. Ci si deve guardare, infatti, dal ridurre a pochi casi queste rivelazioni divine che diffondono sulla Chiesa di Dio chiarezze così stupefacenti» 2.
 
l Non credere facilmente a cose insolite e straordinarie
 
medjugorje«Non voglio dire, tuttavia, che il direttore spirituale debba credere con facilità a cose insolite e straordinarie; l'avverto piuttosto di essere circospetto e cauto prima di prestarvi fede, e voglio che si tenga sempre indietro di un passo, perché c'è grande pericolo di inganni, di illusioni e talvolta ancora di simulazioni e di ipocrisie, specialmente quando si tratta di visioni, di rivelazioni e di discorsi che sono le cose che più si prestano alle frodi dei nostri nemici. Gli dico soltanto di procedere con una prudenza divina, non umana; che non sia incredulo; che non si appoggi su massime mal fondate e che non cerchi la reputazione di uomo avveduto; ma che, seguendo i più saggi consigli, esamini diligentemente se le cose sono conformi o meno alle regole derivanti dalla Sacra Scrittura, dalla santa Chiesa cattolica e dai Santi. Con l'aiuto di questa luce, potrà pronunciarsi non in modo evidente (perché è impossibile avere l'evidenza in tali cose), ma in modo prudente sulla rettitudine o sulla falsità degli spiriti che vuole governare. D'altronde, che rimanga sempre persuaso che se lo spirito che giudica o qualsiasi altro individuo non sono buoni, non ne manca che ce ne siano altri nella santa Chiesa che lo sono. Perché, come dice il dottore angelico, e come lo provano le Scritture, sono state trovate in ogni tempo delle anime scelte che hanno avuto lo spirito di rivelazione, non per introdurre nuove dottrine nella Chiesa, ma per dare una buona direzione alle azioni dei fedeli 3. Si può dire la stessa cosa di tutte le altre grazie soprannaturali. Dunque, che il direttore delle anime sia prudente. Solo allora sarà direttore e non distruttore delle anime» 4.
 
II
IL BENE CHE SI Fà
NON È UN ARGOMENTO DECISIVO
 
«Si fà tanto bene a...; le persone si convertono, si confessano, recitano la corona, ne ritornano con una pietà più viva... Dunque, le apparizioni che avvengono in quel luogo sono autentiche». Argomento frequentemente sentito. È necessariamente convincente? Assolutamente no, se si tiene conto delle seguenti osservazioni sul modo in cui il demonio sa trarre profitto dal bene e tentare sotto apparenze di bene.
 
l Lo spirito cattivo può servirsi di una persona che fà del bene
 
Ci sono delle persone cui il demonio non impedisce di fare il bene, perché il bene che fanno gli serve per ingannarli 5.
 
l L'inclinazione al bene può venire dallo spirito cattivo
 
È ciò che abitualmente si chiama tentazione sotto apparenza di bene. Ecco la presentazione che ne fà Padre Giovanni Battista Scaramelli s.j.: «Sant'Ignazio insegna che il demonio trasformato in angelo buono suole assecondare i devoti desideri delle anime sante e di approvarne l'esecuzione, ma con l'intenzione di trascinarli in seguito ai suoi fini perversi 6. Suarez ne fornisce la ragione intrinseca che espone così: è evidente che l'impulso verso un cosa intrinsecamente peccaminosa viene dal demonio e non può venire da Dio; ma se la cosa è in sé stessa onesta e virtuosa, non bisogna necessariamente concludere che sia ispirata da Dio, potendo essere stata suggerita dal suo nemico. La ragione è chiara: il male non può mai diventare bene, ma il bene può diventare male se tende ad un fine cattivo. Dunque, sebbene l'inclinazione al male non possa provenire dallo spirito buono, l'inclinazione al bene può venire dallo spirito cattivo che ci spinge al bene con un fine perverso: "Se si tratta di un peccato, è evidente che esso ha per causa il demonio e non lo spirito buono: se si tratta di un'azione onesta, non si deve concludere necessariamente che venga di quest'ultimo. Al contrario, può divenire evidente che essa è stata suggerita dallo spirito cattivo piuttosto che da quello buono» 7. Ecco il testo di Sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) al quale fà allusione Padre Scaramelli:
  • «332. 4ª regola: É proprio dell'angelo malvagio, quando si trasforma in angelo di luce, entrare nei sentimenti dell'anima devota e finire con ispirarle i proprî. Così incomincia con insinuare a quest'anima buoni e santi pensieri, conformi alle sue disposizioni virtuose, ma poi, a poco a poco, cerca di trarre l'anima ai suoi inganni occulti e di farla consentire alle sue perverse intenzioni».
  • «333. 5ª regola: Dobbiamo fare molta attenzione al corso dei nostri pensieri. Se nei pensieri tutto è buono (il principio, il mezzo e la fine) e se tutto è orientato verso il bene, questo è un segno dell'angelo buono. Può darsi invece che nel corso dei pensieri si presenti qualcosa cattiva o distrattiva o meno buona di quella che l'anima prima si era proposta di fare, oppure qualcosa che indebolisce l'anima, la rende inquieta, la mette in agitazione e le toglie la pace, la tranquillità e la calma che aveva prima: questo allora è un chiaro segno che quei pensieri provengono dallo spirito cattivo, nemico del nostro bene e della nostra salvezza eterna» 8.
padre giovanni battista scaramelli s.j.sant'ignazio di loyola
Padre Scaramelli Sant'Ignazio di Loyola
 
III
REGOLE PIÙ PRECISE DI DISCERNIMENTO
 
Il Dictionnaire de théologie catholique di Jean-Michel-Alfred Vacant (1852-1901) indica che «è mediante l'insieme delle circostanze che condizionano il miracolo che si potrà discernere la sua origine reale e classificarlo come soprannaturale divino o come preternaturale diabolico» 9. Egli cita a sostegno di questa regola, due testi: uno del San Tommaso d'Aquino (1225-1274), l'altro di Papa Benedetto XIV (1675-1758). «I prodigi compiuti dai buoni si distinguono dei prodigi compiuti dai cattivi almeno in tre modi: primariamente, per l'efficacia della virtù operante, perché spesso i buoni spiriti ricevono da Dio un sovrappiù di potere per compiere dei miracoli, superando in realtà il loro potere naturale; così, un angelo potrà, per virtù divina, risuscitare un morto, cosa che non potrà mai il demonio che tutt'al più può dare ad un corpo, e per un tempo assai breve, l'apparenza della vita. Secondariamente, per l'utilità dei miracoli: i prodigi compiuti dai buoni possono portare solamente del bene a quelli che ne beneficiano: tali sono le guarigioni di malati. I prodigi dei cattivi sono macchiati da nocività o da vanità: ad esempio, si tratta di volare nell'aria o di colpire di impotenza le membra umane. E infine una terza differenza è segnata dal fine al quale sono ordinati questi prodigi: i miracoli dei buoni mirano all'edificazione della fede e dei buoni costumi; al contrario, i prodigi dei cattivi cercano di nuocere alla fede e ai costumi. E, per di più, i buoni operano i miracoli invocando con pietà e rispetto il nome di Dio; i cattivi adoperano dei procedimenti fanatici...» 10. Papa Benedetto XIV, spiega il Dictionnaire de théologie catholique, dichiara che i falsi miracoli devono essere riconosciuti per «efficacia, utilitate, modo, fine, persona et occasione» 11. Ed ecco il principale passaggio del commento che aggiunge il suddetto testo 12: «Così, nel fine, nell'agente, nei mezzi, nelle condizioni e negli effetti del fenomeno straordinario compiuto non si incontra nulla di frivolo, di ridicolo, di sconveniente, di vergognoso, di violento, di ateo, di orgoglioso, di menzognero o di difettoso a qualunque titolo che sia; se, al contrario, è adatto, serio, portante alla pietà, alla religione e alla santità non c'è alcuno dubbio: questo preternaturale non è un preternaturale diabolico. Se tutti questi segni esistono simultaneamente nel prodigio, si potrà con una certezza morale ritenerlo un prodigio divino. Diciamo, con P. de Poulpiquet: se tutti questi segni... simultaneamente; perché in questo caso si deve applicare più che mai il principio "bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu" ("Il bene risulta dalla totalità dei requisiti richiesti; la mancanza anche di uno solo basta a compromettere il tutto")» 13.
 
san tommaso d'aquinopapa benedetto XIV
San Tommaso Benedetto XIV
 
IV
UN TESTO SULLA SANTA VERGINE
DI SAN BERNARDINO DI SIENA
 
san bernardino da sienaIl seguente testo è tratto dal Nono sermone sulla Visitazione di San Bernardino da Siena (1380-1444), sermone citato nell'ufficio della festa del Cuore Immacolato di Maria (22 agosto) del breviario preconciliare (1961). «Così, dal profondo di questo cuore, come se provenissero da un braciere di ardore divino, la Vergine felice fece sgorgare parole eccellenti, ossia piene della carità più ardente. Come da un vaso ripieno del vino migliore può sgorgare solamente il vino migliore, come da un braciere ardente può uscire solamente la fiamma più viva, così dalla Madre di Cristo può provenire solamente una parola di grande amore e di supremo ardore per Dio. Questa Madre e Maestra piena di saggezza è una donna di poche parole; ma le sue parole sono solide e piene di senso. La Scrittura ci riporta solamente sette parole dette dalla Madre benedetta di Cristo; esse sono meraviglie di saggezza e di forza; attraverso di esse viene mostrata in modo mistico la grazia settiforme di cui era ripiena. Essa parlò solamente due volte con l'angelo; due volte anche con Elisabetta; due volte con suo Figlio, una volta al Tempio e una volta alle nozze; una volta con i servitori. E ogni volta pronunciò solamente poche parole. Ma quando prese la parola per lodare Dio e rendergli grazia, quando disse "la mia anima magnifica il Signore" parlò con abbondanza. Questo perché Ella si rivolse non all'uomo, ma a Dio» 14.
 
cuore immacolato di maria
 
banner crisi della chiesa
 
NOTE
 
1 Traduzione di un estratto (pagg. 1-5) dell'opera Des Apparitions en général et de Medjugorje en particulier («Delle apparizioni in generale e di Medjugorje in particolare»), a cura di Antonio Casazza.
2 Cfr. P. L. de Blois, Monil. spirit. orienn. De Blois era un benedettino del XVI secolo che è stato dichiarato venerabile dalla Chiesa. Vedi anche Padre Giovanni Battista Scaramelli s.j., Il discernimento degli spiriti. «Padre Giovanni Battista Scaramelli, scrittore ascetico, nato a Roma nel 1688, esercitò per trent'anni il ministero apostolico e mostrò un grande zelo e una profonda conoscenza delle vie interiori. Le opere che ha composto sulla perfezione cristiana godono di una meritata stima. Questo santo religioso morì a Macerata l'11 giugno 1752» (cfr. Bibliothèque des écrivains de la Compagnie de Jésus).
3 Cfr. San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, 2º, 2, quest. 174, art. 6, ad. 3.
4 Cfr. P. G.-B. Scaramelli s.j., op. cit.
5 Cfr. La doctrine du Père Lallemant («La dottrina di Padre Lallemant», pag. 240, Collezione Christus, Desclée de Brouwer. Padre Louis Lallemant (1588-1635) è stato un gesuita francese che non ha pubblicato nulla, ma i cui insegnamenti furono raccolti da due dei suoi discepoli: Padre Surin e Padre Rigoleuc.
6 Cfr. Sant'Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 4ª regola per il discernimento degli spiriti (2ª settimana).
7 Cfr. P. G.-B. Scaramelli s.j., op. cit.
8 Cfr. Sant'Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, 4ª e 5ª regola per il discernimento degli spiriti (2ª settimana).
9 Cfr. J.-M.-A. Vacant, Dictionnaire de théologie catholique, voce «Miracolo», colonna 1844.
10 Cfr. San Tommaso d'Aquino, Somma teologica, In IIª Sent., dist. VII, q. III, a. 1, ad 2ª.
11 Cfr. Benedetto XVI, De beatificationis servorum Dei, 1. IV, C. VII, n. 14-22.
12 Cfr. J.-M.-A. Vacant, op. cit., colonne 1846-1847.
13 Ibid., pag. 116.
14 Ecco il testo latino di questo passaggio dell'antico breviario: «De hoc igitur Corde quasi de formate divini ardoris Virgo becta protulit verba bona, id est, verba ardentissimæ caritatis. Sicut enim a vase summo et optimo vina pleno non potest exire nisi optimum vinum ; aut sicut a fornace summi ardoris non egreditur nis incendium fervens; sic quippe a Christi Matre exire non potuit verbum, nisi summi summeque divini amoris atque ardoris. Sapientis quoque dominæ et matronæ est pauea verba, solida tamen atque sententiosa habere; proinde septem verba tantum mirae sententiae et virtutis a Christi benedictissima Matre leguntur dicta, ut mystice ostendatur ipsam fuisse plenam gratia septiformi Cum Angelo bis tantummodo est locuta. Cum Elizabeth bis etiam. Cum Filio etiam bis, semel in templo, secundo in nuptiis. Cum ministres semel. Et in his ommnibus semper valde parum locuta est; excepta quod in laude Dei et gratiarum actione se amplius dilatavit, scilicet, quum ait: Magnificat anima mea Dominum. Ubi non cum homine, sed cum Deo locuta fuit».
 
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