Se c’è una scienza teologica che ha subito un grande sbandamento nell’ultimo
secolo di storia – così grande da non essersi mai ripresa del tutto – questa
scienza è senza dubbio l’esegesi cattolica, ovvero l’interpretazione e l’analisi
delle Sacre Scritture cristiane.
Benedetto XVI, per esempio nella sua opera esegetica intitolata Gesù di Nazareth (di cui si attende il secondo tomo), ha spiegato molte volte che la gran parte degli esegeti detti scientifici separa arbitrariamente il Cristo della fede dal Gesù della storia, quest’ultimo secondo loro avendo poco a che fare con l’altro che pure adoriamo quotidianamente nelle chiese e nei tabernacoli del mondo intero.
Il cosiddetto metodo storico-critico, e l’uso spregiudicato della teoria dei generi letterari hanno portato, attraverso sofismi delicatissimi, alla negazione della divinità di Cristo, dei suoi miracoli, delle sue profezie, della sua dottrina salutare e in fondo della stessa necessità di appartenere alla compagine da lui ideata e stabilita, la Chiesa Cattolica. Per contrapporre a queste deviazioni, ormai vero “errore comune” dell’esegesi di ispirazione cristiana, la pura e semplice verità cattolica che coincide perfettamente con l’insegnamento biblico, è stato appena ripubblicato, per i tipi di Cantagalli, un libro di un eminente studioso, mons. Francesco Spadafora, La Risurrezione di Gesù (Siena 2010, 16 €).
Nella prefazione, don Ennio Innocenti spiega, con chiara sintesi, che «questa sovversiva esegesi è in atto da più di 100 anni. San Pio X mise di fronte alla loro responsabilità i sacerdoti penetrati dalle velenose dottrine dei nemici della Chiesa: questi sacerdoti si avventavano sacrilegamente perfino contro la persona di Cristo di cui negavano la divinità. L’ondata inquinante ricomparve con forme esegetiche apparentemente rinnovate durante il pontificato di Pio XII e si fece aggressiva durante quello di Giovanni XXIII. Fu allora che, assieme ad altri, scese in campo in Italia un eccellente esegeta che già aveva dato adeguata misura del suo valore scientifico e della sua forza polemica: Francesco Spadafora» (p. 5). Don Ennio nota che nel suo libro Spadafora critica coraggiosamente i protagonisti dell’esegesi post-conciliare (da Salguero a Latourelle, da Martini a de la Potterie) e ricorda altresì che nel colloquio avuto a suo tempo dallo Spadafora col Card. Ratzinger, quest’ultimo si disse completamente d’accordo con l’esegeta, nella critica cioè al neo-modernismo esegetico imperante. Secondo Spadafora dunque per questi “nuovi” esegeti, «la Risurrezione di Gesù […] è “un mistero”, attingibile soltanto per “fede”. In rottura con tutto il passato, essi dichiarano insostenibile la “storicità” del grandioso evento, fondamento del Cristianesimo; esso non può essere [secondo costoro] dimostrato, né documentato» (p. 10). Ancora: «Il fatto assolutamente nuovo, addirittura sconcertante, è il passaggio nel campo avverso, “armi e bagagli” come suol dirsi, bandiera in testa e marcia tambureggiante, dei “nuovi” esegeti, “nuovi” teologi, dei “nuovi” catechismi» (p. 11).
Il libro, dopo l’esame e la confutazione dell’errore esegetico-teologico della riduzione della Risurrezione a mito o agiografia, comporta una notevole appendice (pp. 213-248) in cui sono raccolti testi di autorità teologiche che fanno luce sul senso vero e cattolico della resurrezione (brani di Paolo VI, André Feuillet, Charles Journet, Georges Bavaud e Pier Carlo Landucci). Una postfazione di mons. Luigi Negri (pp. 249-252), in cui il prelato collega il metodo storico-critico in esegesi con «l’eresia gnostica» (p. 249), e una dotta e utile bibliografia di riferimento (pp. 253-267) completano la pregevole opera.
Benedetto XVI, per esempio nella sua opera esegetica intitolata Gesù di Nazareth (di cui si attende il secondo tomo), ha spiegato molte volte che la gran parte degli esegeti detti scientifici separa arbitrariamente il Cristo della fede dal Gesù della storia, quest’ultimo secondo loro avendo poco a che fare con l’altro che pure adoriamo quotidianamente nelle chiese e nei tabernacoli del mondo intero.
Il cosiddetto metodo storico-critico, e l’uso spregiudicato della teoria dei generi letterari hanno portato, attraverso sofismi delicatissimi, alla negazione della divinità di Cristo, dei suoi miracoli, delle sue profezie, della sua dottrina salutare e in fondo della stessa necessità di appartenere alla compagine da lui ideata e stabilita, la Chiesa Cattolica. Per contrapporre a queste deviazioni, ormai vero “errore comune” dell’esegesi di ispirazione cristiana, la pura e semplice verità cattolica che coincide perfettamente con l’insegnamento biblico, è stato appena ripubblicato, per i tipi di Cantagalli, un libro di un eminente studioso, mons. Francesco Spadafora, La Risurrezione di Gesù (Siena 2010, 16 €).
Nella prefazione, don Ennio Innocenti spiega, con chiara sintesi, che «questa sovversiva esegesi è in atto da più di 100 anni. San Pio X mise di fronte alla loro responsabilità i sacerdoti penetrati dalle velenose dottrine dei nemici della Chiesa: questi sacerdoti si avventavano sacrilegamente perfino contro la persona di Cristo di cui negavano la divinità. L’ondata inquinante ricomparve con forme esegetiche apparentemente rinnovate durante il pontificato di Pio XII e si fece aggressiva durante quello di Giovanni XXIII. Fu allora che, assieme ad altri, scese in campo in Italia un eccellente esegeta che già aveva dato adeguata misura del suo valore scientifico e della sua forza polemica: Francesco Spadafora» (p. 5). Don Ennio nota che nel suo libro Spadafora critica coraggiosamente i protagonisti dell’esegesi post-conciliare (da Salguero a Latourelle, da Martini a de la Potterie) e ricorda altresì che nel colloquio avuto a suo tempo dallo Spadafora col Card. Ratzinger, quest’ultimo si disse completamente d’accordo con l’esegeta, nella critica cioè al neo-modernismo esegetico imperante. Secondo Spadafora dunque per questi “nuovi” esegeti, «la Risurrezione di Gesù […] è “un mistero”, attingibile soltanto per “fede”. In rottura con tutto il passato, essi dichiarano insostenibile la “storicità” del grandioso evento, fondamento del Cristianesimo; esso non può essere [secondo costoro] dimostrato, né documentato» (p. 10). Ancora: «Il fatto assolutamente nuovo, addirittura sconcertante, è il passaggio nel campo avverso, “armi e bagagli” come suol dirsi, bandiera in testa e marcia tambureggiante, dei “nuovi” esegeti, “nuovi” teologi, dei “nuovi” catechismi» (p. 11).
Il libro, dopo l’esame e la confutazione dell’errore esegetico-teologico della riduzione della Risurrezione a mito o agiografia, comporta una notevole appendice (pp. 213-248) in cui sono raccolti testi di autorità teologiche che fanno luce sul senso vero e cattolico della resurrezione (brani di Paolo VI, André Feuillet, Charles Journet, Georges Bavaud e Pier Carlo Landucci). Una postfazione di mons. Luigi Negri (pp. 249-252), in cui il prelato collega il metodo storico-critico in esegesi con «l’eresia gnostica» (p. 249), e una dotta e utile bibliografia di riferimento (pp. 253-267) completano la pregevole opera.
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