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venerdì 4 luglio 2014

Come venne insabbiato l’esperimento che dimostrava il Geocentrismo-La Fisica, il Geocentrismo e la Bibbia

  In questo breve articolo faremo degli accenni di astronomia, di fisica e di cattolicesimo. Si potrà non concordare, alcune voci si leveranno, ma una cosa è certa: chi ama la verità, non dovrebbe adagiarsi così semplicemente sulla parola dell’ uomo: la Terra come mero “granello di polvere” del tutto marginale in un oceano di semi-infiniti pianeti e Soli più importanti di lei, è un non senso logico, in contrasto con la Verità Rivelata. Il punto di volta del discorso è però di univoca importanza e lo puntualizziamo fin d’ora: la nostra cultura scientifica si basa sulla Fisica Classica che si è venuta a comporre nei secoli grazie ad uno studio accurato della natura. La Fisica Classica funziona bene e spiega a dovere le leggi del nostro quotidiano. Questa fisica tradizionale dimostra, dati alla mano, che la Terra non gira intorno al Sole come ci viene ripetuto da secoli, ma che è pressochè immobile nello spazio pur ruotando sul suo asse. La scoperta clamorosa del geocentrismo, nell’istante in cui venne divulgata, gettò nell’ empasse il mondo accademico, che per uscirne non potè fare altro che fondare, ex novo, una “Nuova Fisica”, con delle nuove leggi, dei nuovi dogmi, pur mantendo inalterati quelli classici, impossibili da obnubilare e ancora oggi le cose permangono così: la Fisica Classica dimostra il geocentrismo, la Nuova Fisica invece insegna, con una reinterpretazione paradossale dei dati scoperti, l’eliocentrismo, ma alla fine, solo come filosofia imposta. Ma entriamo nei particolari. Nel 1887, Albert Abhram Michelson, ed Edward Morley effettuarono uno degli esperimenti più eclatanti della storia della fisica, un esperimento che avrebbe lasciato il segno. Nel 1924 a seguito di un nuovo esperimento si fornirono evidenze incontrovertibili: ci si trovava innanzi ad una scoperta che avrebbe rivoluzionato la società umana. Ma la scienza non contempla nei suoi dogmi il fattore Dio… Michelson nel 1907 ricevette il Nobel per il primo esperimento, ma la notorietà acquisita non bastò ad evitare che quello del 1924, finisse, piano piano, nell’oblio… In sintesi, l’esperimento del 1887 consistette nella misura, per mezzo di un interferometro progettato dallo stesso Michelson, delle frange di interferenza di due raggi di luce misurati prima in direzione del movimento rotorivoluente della Terra e poi in direzione contraria. L’esperimento si prefiggeva di misurare la “composizione” (addizione o sottrazione) della velocità della luce nell’etere con la velocità dell’osservatore. La meccanica razionale, la classica relatività Galileiana, ci dice infatti che le velocità degli oggetti in movimento si sommano e si sottraggono a seconda del caso. Un esempio : se da un treno in corsa a 30 Km/h lanciamo dal finestrino un’oggetto con velocità pari a 20 km/h in direzione del moto, le 2 velocità treno+oggetto andranno a sommarsi e l’oggetto, prima di perdere velocità, viaggerà a 50 km/h. L’oggetto lanciato invece in direzione contraria al moto del treno, raggiungerà in sottrazione la velocità di soli 10 km/h. Michelson e Morley, seguirono il medesimo principio e lo utilizzarono con gli oggetti più veloci conosciuti: la Terra e un raggio di luce. La luce possiede una velocità misurabile e quantificabile in circa 300.000 Km/s, mentre il nostro pianeta nel suo presunto moto orbitale, di circa 30 km/s. Tra la composizione e la sottrazione delle due velocità, Terra/raggio, si sarebbe sempre dovuto riscontrare un chiaro scarto di 30 Km/s, ma il risultato fu invece sempre quasi nullo: da un quarantesimo ad un centesimo di ciò che faceva prevedere il calcolo. Il raggio viaggiava cioè sempre a 300.000Km/s senza sommarsi alla velocità della Terra. Se il raggio era chiaramente “partito” e in moto, non si poteva più dire altrettanto della Terra che risultava immobile. 10+10 deve risultare 20. Da questa lapalissiana evidenza, non si sfugge. La comunità scientifica alla notizia dei dati forniti rimase atterrita, sconvolta, ammutolita… La scienza non può, per costituzione, inserire tra le sue leggi il “fattore Dio”, e accettare le evidenze sperimentali sarebbe equivalso a farlo. Il dottor Nourissat spiega: “Questa soluzione semplice- il geocentrismo- fu rifiutata per ragioni filosofiche: l’opinione sapiente dell’epoca si rifiutava di concepire l’intervento di un Essere intelligente che, a dispetto del “caso”, avrebbe disposto la nostra terra in un luogo privilegiato dell’universo; non si voleva tornare sull’idea di Creazione. Si tentò subito di mettere in dubbio l’esperimento. Esso era stato perfezionato da Michelson e Morley dal 1881 al 1887; fu ripetuto da Morley e Miller nel 1904 e nel 1905; poi solo da Miller nel 1921. Piccard, un belga, lo ripetè a 2500m di altezza nel 1926. Fu ripreso all’università di Nizza, al laser, nel 1977. Il risultato fu sempre confermato: la velocità assoluta dell’osservatore terrestre non può che essere molto più piccola di 30Km/sec. Si cercarono dunque altre interpretazioni”(1) Si doveva quindi trovare un altra soluzione: nel 1892 Fitzgerald, immaginò una dilatazione materiale (!) dei bracci dell’interferometro sotto la pressione delle velocità. Nel 1904, Lorentz, un olandese, propose al contrario una contrazione (!)… Nel 1905, giunse sul palcoscenico Albert Einstein che propose una delle teorie più paradossali mai viste nella storia della fisica. Il paradosso consisteva in questo: i dati dimostrano A, ma A è impossibile per definizione (!) quindi A deve assolutamente diventare B: per eseguir un tal gioco di prestigio ci vogliono il bastone e il cappello del prestigiatore e… un po’ di magia. Fu la nascita della relatività ristretta. “Einstein dichiarò…che l’etere non esisteva (2), ma in ogni caso la teoria di Einstein fu adottata dalla maggioranza degli studiosi e l’esperimento di Michelson cessò di fare problema. L’opinione sapiente accettò poco a poco questo postulato; bisognò dunque abbandonare l’idea di un mezzo reale, supporto delle onde luminose (l’etere) per giustificare questa strana costanza della velocità della luce, quale che sia la velocità propria dell’osservatore. Da ciò una doppia difficoltà: la luce, pensata come un’ “onda”, si propagherebbe senza mezzo vibrante; essa diviene come un’onda senz’acqua, o un suono senz’aria, pura entità matematica per i calcoli del fisico allorché i fenomeni luminosi sono ben reali: effetto fotoelettrico, fotosintesi della clorofilla, ecc… la luce, pensata come “corpuscolo” (il fotone) non obbedisce alle leggi della meccanica dei corpi. Così la velocità di un aereo da caccia si aggiunge alla velocità della palla del mitragliatore all’uscita dal cannone (ma si sa d’altronde che la velocità della luce è indipendente dalla velocità della sorgente). Orbene, il raggio della luce che attraversa un vetro è rallentato dal vetro che è più rifrangente dell’aria, ma riprende subito la sua velocità dall’altra parte del vetro (da dove gli viene l’energia necessaria per questa accelerazione?). La sola ragione d’essere di questi paradossi, come delle acrobazie mentali incorporate alla Teoria della Relatività (contrazione delle lunghezze, allungamento del tempo con la velocità, etc…) risiede nell’esperimento di Michelson-Morley: inattaccabile nella sua realizzazione, ma “bisognava” a tutti i costi interpretarlo senza rinunciare all’eliocentrismo.”(3) Quello di Einstein fu un escamotage matematico che piegava platealmente i dati così da poter riconfermare l’elicoentrismo; ne conseguì una visione e una distorsione paradossale del mondo, perchè se si manipolano dati reali anche la realtà ne viene intaccata. Da qui i famosi paradossi dei gemelli, delle distorsioni temporali, della materia che si accorcia etc etc. Senza voler entrare in “matematismi”, poiché con la matematica si può dimostrare tutto e il contrario di tutto, si disse che alla luce, promossa a costante assoluta ed universale, non si dovevano più sommare altre velocità e la formula congegnata, un vero gioiello di semasiologia applicata, “taglia”, in sintesi, tutto ciò che può superare il valore del vettore C, la luce, che è come dire che 10+10 può risultare 20 ma, a seconda del caso, può risultare anche 10 (!) specialmente se si deve dimostrare che la Terra è un indegno granello di polvere che, in salsa “darwinista” vaga, per caso, nell’universo.. Fu un salvare in extremis capra e cavoli? Per noi si. Ci furono proteste di tanti valenti fisici, ma il sistema venne imposto immediatamente e senza appello. Difatti con dichiarazioni “terroristiche” simili- “La teoria della relatività…la teoria che solo un paio di uomini al mondo sono in grado di capire”! -così veniva presentata all’epoca dai “media” il costrutto Einsteniano -lo scienziato che non voleva passare per ottuso, volente o nolente, doveva accettare. Chi non lo fece venne letteralmente emarginato dalle accademie. Nel 1924, quando ormai Einstein aveva fatto tirare un sospiro di sollievo all’establishment scientifico, Michelson ripiombò nella debacle con un vero e proprio esperimento “bomba”, la prova definitiva che la Terra era pressochè immobile e che non era necessario arrampicarsi sugli specchi con nuove teorie. (adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({}); Ma ormai la scienza aveva già posto le basi del suo nuovo “gioiello”; la Nuova Fisica correva dritta per la sua strada verso un nuovo avvenire. Senza Dio. Sempre Nourissat. -”Lo scopo del nuovo esperimento stavolta era di misurare “l’effetto della rotazione della terra sulla velocità della luce”- Esso mirava a mettere in evidenza il movimento diurno della terra attorno al suo asse la cui velocità tangenziale raggiunge 463 m/sec all’equatore. Come per l’esperimento del 1887, si utilizzò un interferometro per osservare lo sfasamento delle onde luminose provocato dal movimento della terra. Benché il movimento da mettere in evidenza fosse, alla latitudine di Chicago, quasi 100 volte più piccolo che nel primo esperimento, il risultato fu questa volta un pieno successo: esso confermava con precisione la velocità del movimento diurno della terra in rapporto all’etere, e la sua composizione con la velocità della luce. Il cammino percorso dai due raggi era esattamente lo stesso, le frange di interferenza osservate rendevano manifesta l’influenza della rotazione della terra sulla velocità apparente della luce. Misurando con un procedimento ottico la rotazione diurna della terra, l’esperimento del 1924 provava non solo che la velocità della terra e la velocità della luce si compongono, ma anche che l’etere esiste bello e buono. La validità scientifica dell’esperimento del 1887 era così confermata: se il movimento supposto di gravitazione attorno al sole della terra non era potuto essere messo in evidenza, è perché non esisteva”.(4) E ancora Nourissat “Questo secondo esperimento è rimasto poco conosciuto, forse perché non se ne misurarono allora tutte le implicazioni. Siccome la teoria di Einstein era stata largamente accettata nel mondo scientifico, un esperimento che suggeriva che uno dei postulati della relatività ristretta era falso non poteva essere preso sul serio; ma esso provava anche che la velocità della terra attorno al suo asse era conforme al calcolo teorico, e per gli sperimentatori interessati, questo risultato sembrava sufficiente. Affermare dunque che la terra non si sposta, non è il frutto di speculazioni astratte, ma il risultato di un fatto osservabile sperimentalmente. La conoscenza di questo fatto non si è diffusa perché esso conferma l’esattezza dell’insegnamento della Chiesa concernente la posizione unica della terra al centro dell’universo e ci insegna che, malgrado più di 250 anni di credenza contraria, la Chiesa aveva ragione a condannare la tesi eliocentrica di Galileo. Questo fatto manifesta anche che i filosofi materialisti sui quali si fonda tutta la scienza comune (e che vogliono che il discorso scientifico escluda ogni allusione al Creatore) non si giustificano. Esso mostra infine che, se le teorie scientifiche non si mettono in armonia con la Rivelazione, ci si accorgerà presto o tardi, – ma dopo aver distrutto nel frattempo delle radici della fede religiosa - che i loro princìpi erano falsi. Dopo aver preso conoscenza dei due esperimenti di Michelson, non si può più credere che questa sorta di ateismo epistemologico al quale si riducono gli uomini di scienza sia una condizione necessaria dell’oggettività delle teorie. Appare, al contrario, che questo pregiudizio antibiblico è altrettanto nefasto per la scienza che per la fede. Esso ha condotto i fisici ad architettare delle teorie contrarie al senso comune e contraddette dagli esperimenti. Soprattutto ha relegato l’osservazione dei fatti alla conclusione del pensiero scientifico, allorché i fondatori delle scienza sperimentale dell’occidente, da Roger Bacon, lo ponevano all’inizio. In questa prospettiva tutte le ipotesi sono considerate come ammissibili a priori (salvo, in pratica, quelle che sarebbero in conformità con la Rivelazione). Poi, su queste supposizioni, si elabora una teoria. Da questa attitudine risulta una scienza effimera i cui concetti fondamentali devono essere successivamente abbandonati. Secondo la parola di Antoine Béchamp, nel 1876: “si suppone, si suppone sempre, e di supposizione in supposizione si finisce per concludere senza prove…”. Il lettore sarà forse stato sorpreso di leggere che l’eliocentrismo era falso… Lo siamo stati anche noi perché eravamo diventati eliocentristi sui banchi di scuola. Quali prove abbiamo del movimento della terra? A pensarci bene nessuna. É l’opinione comune del mondo scientifico che è passata senza prove dal geocentrismo all’eliocentrismo. Oggi, che dei fatti sperimentali confermano la validità del geocentrismo, gli uomini di buona volontà dovrebbero comprendere poco a poco che, rifiutandolo, non si fa solo ingiuria all’Autore delle Sacre Scritture, ma che si mette in pericolo il pensiero di subordinazione al reale che ha guidato dall’origine la nostra scienza “sperimentale”. Si verifica così il leit-motiv di Fernand Crombette: “La fede, lungi dall’essere lo spegnitoio della scienza e dello spirito, ne è la vera luce“.(5) La Nuova Fisica fonda le sue radici in Einstein, si ingarbuglia con le leggi di probabilità, con l’indeterminismo, con la fisica quantistica: fa un vero e proprio ingresso nel mondo dell’irreale, del fantastico, e del paradosso promosso a realtà. L’esperimento Michelson- Morley fu così sconvolgente che si dovette davvero inventare una NUOVA FISICA per parare il “colpo”. Perfino Einstein si rese conto però ad un certo punto, della perdita di contatto sempre più palese della Nuova Fisica con la realtà; “Dio non gioca a dadi”! Ma neppure lui venne più ascoltato. La nuova fisica è simile alla fiaba di Alice in Wonderland: agli studenti unversitari già dalle prime lezioni viene chiesto di mettere da parte ogni buon senso logico e di prepararsi ad un viaggio nel “fantastico” e nel “paradosso”- un vero indottrinamento mentale-: un mondo dove gli oggetti appaiono e scompaiono magicamente, dove nulla è sostanzialmente nè reale nè concreto, un mondo soggettivo come un sogno dove è l’osservatore ad essere protagonista e perfino creatore della realtà. Le terminologie usate sono: “esperienza personale”, “la mente crea il mondo”, ” la mente che influenza gli esperimenti”, “che crea gli eventi”, ” le cose esistono solo quando le osservi”, “tutto è relativo, soggettivo”. Concetti più filosofici che fisici, del tutto simili alle teorie eretiche che sarebbero sorte poi in seno alla Chiesa Cattolica; modernismo, immanentismo, relativismo, quello scivolare cioè, nell’esperienza soggettiva relegando l’oggettività, la schietta veracità di un mondo concreto, tangibile, palpalbile e descrivibile, come insegna da sempre la Scolastica, in un profondo dimenticatoio. La Nuova fisica poi non esclude il panteismo, l’uomo dio, e soprattutto un fondamentale connubio con le religioni orientali, ma non ha portato avanti di un solo passo la teoretica che rimane ferma da cent’anni in sogni pindarici; non confondiamo la scienza con la tecnica, che avanza oggi con mezzi che perlopiù sono ancora sostanzialmente fondati sulla fisica e l’elettronica classica. Quante volte ci dovremmo ancora dimenticare ciò che Iddio ci ha rivelato. La Redenzione di Cristo, il centro di tutta la Creazione e di tutto ciò che è al di fuori di Dio. La Redenzione, il Sacrificio del Figlio unigenito del Padre, nucleo e centro di tutta la storia umana… La Sua Santissima morte in Croce, localizzata e localizzabile su coordinate precise, il Golgota, che diviene il centro e il nucleo del Creato e dell’Universo, il centro di tutto quello che è composto di materia e spirito. Giosuè 10,11 10 Il Signore mise lo scompiglio in mezzo a loro dinanzi ad Israele, che inflisse loro in Gàbaon una grande disfatta, li inseguì verso la salita di Bet-Coron e li batté fino ad Azeka e fino a Makkeda. 11 Mentre essi fuggivano dinanzi ad Israele ed erano alla discesa di Bet-Coron, il Signore lanciò dal cielo su di essi come grosse pietre fino ad Azeka e molti morirono. Coloro che morirono per le pietre della grandine furono più di quanti ne uccidessero gli Israeliti con la spada. 12 Allora, quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: “Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon”.13 Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici. Non è forse scritto nel libro del Giusto: “Stette fermo il sole in mezzo al cielo e non si affrettò a calare quasi un giorno intero. 14 Non ci fu giorno come quello, né prima né dopo, perché aveva ascoltato il Signore la voce d’un uomo, perché il Signore combatteva per Israele”? A noi sembra di vedere un mondo che non si smentisce mai e che ripete sempre gli stessi errori scaturiti da quell’ ego frustrato e squilibrato dal peccato originale. Almeno noi cattolici rimaniamo in Cristo e nelle prove scientifiche che Dio ci ha donato con semplicità. Ad Majorem Dei Gloriam Giorgio M. Ghergon Locatelli

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