La Verginità di Maria e i "fratelli" di Gesù
pubblicata da Bibbia di Gerusalemme ed Eresie Pentecostali a Confronto il giorno Giovedì 26 aprile 2012 alle ore 10.55 ·
Il termine "fratelli" e il termine "finchè"
Nel tentativo di giustificare il loro rifiuto verso la verginità perpetua di Maria, gli evangelici sono costretti a forzare il significato di questi termini dando ad essi un solo significato. Ovviamente quello che fa comodo a loro! Allo stesso modo devono necessariamente affermare che i cattolici fanno lo stesso, altrimenti la loro falsificazione verrebbe immediatamente scoperta. Così affermano, come fa Luca, che per i cattolici il termine adelfòs (letteralmente fratello) vuole, quando è applicato agli adelfòi (letteralmente fratelli) di Gesù, dire sempre e solo "cugino". Non è vero!
Per quanto riguarda il termine "finchè" sono ovviamente costretti a sostenere che "finchè" indica sempre la fine di un’azione e l’inizio di un’altra. Non è vero!
Esiste un ossario che dice che Giacomo è fratello di Gesù
Questa "potrebbe" essere una prova archeologica anche se si mettono le mani avanti dicendo che non è su quella che sono basate le teorie evangeliche. E fanno bene, perché è stato dimostrato che l’urna è un falso!
Esistono testimonianze di storici e di persone dei primissimi secoli, persone che confermano quello che la Bibbia afferma esplicitamente
Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, ci fa partecipi di una curiosità, scrive:
" Sembra che ancora oggi molti ritengono che Maria, dopo la nascita del Figlio suo, si sia trovata nelle condizioni di una puerpera , mentre invece NON lo era. Addirittura alcuni affermano che, dopo aver partorito, sia stata esaminata da un'ostretica, la quale l'ha trovata vergine. "
In verità Clemente si sta riferendo al protovangelo di Giacomo 19,1-20: un testo APOCRIFO, tuttavia questo ci fa comprendere il giro di voci che all'epoca catturavano l'attenzione sia dei Padri, sia delle persone più semplici e di come questo tema fosse sempre presente nei dialoghi e nei discorsi del popolo cristiano che ogni volta combatteva col fiorire di nuove eresie, e risponde sulla questione della Verginità PERPETUA:
"Queste cose sono attestate dalle Scritture divine, le quali pure continuano a partorire la Verità e rimangono vergini (incorrotte), nel nascondimento dei misteri della Verità stessa". Clemente paragona la Verginità Perpetua di Maria con il Mistero delle Sacre Scritture.
E' il primo ad accostare il mistero della Madre Vergine, al mistero della Chiesa che è "Madre e Vergine!" e per spiegarlo dice:
"Il Signore Gesù, frutto benedetto della Vergine Maria, non ha proclamato beato il seno delle donne; nè le ha scelte per dare il nutrimento. Ma quando il Padre, pieno di bontà e di amore per gli uomini, ha fatto piovere sulla terra il suo Verbo, la Sua Parola, questo Verbo stesso divenne NUTRIMENTO spirituale degli uomini virtuosi. Quale misterioso prodigio!!
Vi è un solo Padre per tutti, un solo Verbo per tutti e lo Spirito Santo è identico e uno dappertutto. E vi è anche una sola Vergine Madre, che amo chiamare CHIESA. Essa è Vergine e Madre contemporaneamente: integra in quanto Vergine e piena di amore come Madre. Attrae a sè i suoi figli e li allatta con latte sacro, cioè il Verbo divino fatto Bambino. Non ebbe latte perchè questo latte era questo bambino, bello e appropriato, cioè il Corpo di Cristo".(Pedagogo 1,6...) S.Clemente paragona Maria Vergine alla Chiesa per questo annulla il concetto di latte che per i figli diventa non un latte materno, ma "latte" cioè nutrimento è la Parola di Dio, ecco perchè Gesù dirà la famosa frase "chiunque fa la volontà del Padre mio mi è madre, sorella, ecc" I Padri della Chiesa associarono da subito Maria alla Chiesa, la sua verginità all'infallibilità della Chiesa come Madre e maestra dei Misteri di Dio.
VERSETTI DOVE COMPARE IL TERMINE adelfos (FRATELLO) MA AI QUALI I CATTOLICI DANNO L’INTERPRETAZIONE DI "CUGINO" E NON DI FRATELLO NATURALE
i primi cristiani erano perfettamente istruiti nel greco, che era la lingua più usata e parlata. Pensare che non conoscessero la differenza fra un fratello o un cugino è da ingenui o da persone in malafede. Inoltre la sicurezza che Maria rimase vergine per tutta la sua vita rimase patrimonio di tutta la cristianità, nonostante scismi e riforme, per almeno 17 secoli.
Cominciamo col dire che le lingue primitive erano molto povere di vocaboli e spesso cose diverse venivano chiamate usando un unico termine. Il greco usato nei Vangeli è il greco koinè, vale a dire una forma linguistica sviluppatasi tardivamente dal greco classico e divenne una forma di dialetto parlato soprattutto in Attica (che era una regione della quale faceva parte anche Atene).
La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice.
Il Koinè predilige frasi brevi, l’uso a volte esagerato della congiunzione kài (il Vangelo di Marco ne costituisce un esempio eclatante) un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni.
Tutto questo ne fa una lingua molto diversa dal greco classico. In quest’ottica si configura l’uso del termine adelfòs.
Come dimostrato con l’uso dei dizionari e di versetti biblici, questo termine assume diversi significati:
· Fratello;
· Prossimo consanguineo;
· Persone nate nello stesso paese;
· Persone della stessa credenza.
Ovviamente il corretto significato della parola "fratello" deve esser armonizzato con il resto della Bibbia. Vedremo più avanti che i "fratelli" di Gesù in realtà non sono tali. Quindi, armonizzando la Bibbia con le testimonianze dei primi cristiani siamo certi che Gesù non ebbe fratelli.
Dicono gli evangelici: "Ricordiamoci che lo scrittore dell'Evangelo disponeva benissimo di un termine per cugini (anepsiòs) e, se fosse stato il caso, l'avrebbe certamente usato, proprio come è stato usato in altri contesti del Nuovo Testamento.
"Tua madre e i tuoi fratelli"... adelfòs... facile replicare
Può far breccia solo in qualche ignorante sia delle Scritture che della fede. Perché allora non accettare la letteralità della frase "Questo è il mio corpo" E’, estì, facile no?
Eppure in questo caso gli evangelici ritengono di dover interpretare la frase mentre rifiutano a priori l’interpretazione della parola adelfòs. Mancanza di coerenza o malafede?
CONCLUSIONE
Concludiamo quindi questa prima sezione con una domanda: in greco la parola adelfòs deve essere sempre e comunque tradotta con fratello o può anche essere tradotta con altri termini, uno dei quali è "parente, consanguineo"? Poiché ci sono le prove fornite sia dalla Bibbia che dai vocabolari che la risposta corretta è la seconda, possiamo dire che quando i cattolici traducono adelfos, adelfoi con termini diversi da fratello, fratelli, non sbagliano. Ovviamente dipende anche dal contesto, ma questo lo vedremo in seguito. Per il momento è sufficiente dire che questa prima sezione dimostra la correttezza delle vedute cattoliche e l’infondatezza delle critiche evangeliche.
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LE PROVE SCRITTURALI
Veniamo adesso al brano citato da Luca che dovrebbe dimostrare che Gesù aveva dei fratelli.
"Da dove vengono a costui queste cose? Che sapienza è mai questa che gli è stata data? E come mai si compiono tali potenti opere per mano sua? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui tra noi?" [Marco 6:2-3].
In realtà questo brano e altri simili non provano assolutamente nulla. Solitamente, nel linguaggio biblico, quando si vuole identificare in maniera certa un fratello carnale si dice che è figlio di sua madre.
Ad esempio in Giudici, 8,18 si legge: "Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"
In questo caso Gedeone specifica che la parola fratelli significa proprio fratelli carnali e non semplicemente parenti e lo fa usando la ripetizione "figli di mia madre"
Nei Vangeli nessuno viene definito fratello di Gesù, figlio di sua madre. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6, 3) e Maria è detta solo e sempre madre di Gesù, e non di altri (cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).
Questa quindi è già una prova SCRITTURA INCONFUTABILE
Senza ulteriori giri di parole leggiamo i quattro nomi che vengono citati. Sono: Giacomo, Jose (o Giuseppe) Giuda e Simone. Chi sono questi personaggi? Cominciamo da:
GIACOMO:
Dicono gli evangelici: "Ecco un'altra scrittura dove troviamo il riferimento ai fratelli naturali di Gesù. Galati 1:18, scritto da Paolo, dice: "Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per andare a vedere Pietro... e non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore".
Giacomo, colui che divenne poi il pastore della chiesa di Gerusalemme, era l'adelfòs, il fratello di Gesù."
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Certo, che fosse un fratello spirituale si capisce benissimo dal contesto, visto che anche gli apostoli lo erano, ma il fatto che si trattasse anche di un fratello naturale dava a Paolo il motivo per specificarlo e distinguerlo dagli altri apostoli.
Che cosa deduciamo da queste frasi? Deduciamo che San Paolo si recò a Gerusalemme per incontrare Pietro e durante il suo soggiorno non vide nessun altro apostolo se non Giacomo. Quindi vide due apostoli: Pietro e Giacomo. Allora andiamo a leggerci l’elenco degli apostoli così come ce li presentano i Vangeli:
Matteo 10,2-4: I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.
Marco 3,16-19: Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; 18 e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
Luca 6,13-16: Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
I tre evangelisti sono concordi nell’affermare che nel gruppo dei dodici c’erano due persone che portavano entrambe il nome Giacomo e nessuno di loro era fratello carnale di Gesù visto che uno è "di ZEBEDEO" e l’altro è " di ALFEO". Eppure San Paolo dice di aver incontrato, degli apostoli, soloPietro e Giacomo adelfòs del Signore. E’ evidente che in questo caso il termine adelfòs non può significare fratello carnale.
Un’ulteriore conferma la troviamo nel saluto iniziale della Lettera di Giacomo nella quale l’autore afferma di essere: Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo. Nessun accenno alla fratellanza con Gesù del quale questo Giacomo si professa solo servo.
Risultato: NESSUNO DEI DUE Giacomo sono fratelli carnali di Gesù.
Se Giacomo, come dimostrato, non è un fratello carnale di Gesù, andiamo ad identificare un altro cosiddetto "fratello".
GIUSEPPE
Attenzione. Nello studio di Luca c’è un imbroglietto sui nomi. Seguite attentamente il discorso e ve lo faremo notare.
Scrivono gli evangelici: "Maria, madre di Giacomo e Giuseppe".
Abbiamo visto che Giacomo non è fratello carnale di Gesù ma, da quello che leggiamo nel messaggio di Luca Giuseppe è sicuramente fratello carnale di Giacomo. Ora, se Giacomo e Giuseppe sono fratelli carnali ma Giacomo non è fratello carnale di Gesù è ovvio che neppure Giuseppe è fratello carnale di Gesù.
Risultato: Giuseppe non è un fratello carnale di Gesù
Allora, chi era questa Maria, madre di Giuseppe e Giacomo??
Sempre gli evangelici scrivono: "Chi era mai questa Maria di Cleopa?"
Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25]. Era la sorella di Maria.
Secondo le usanze del tempo, Maria di Cleopa potrebbe significare "Maria moglie di Cleopa", o "figlia di Cleopa".
Scrivono ancora gli evangelici commettendo un errore: "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile. Quindi, è da escludere che Cleopa fosse il marito di Maria. Anche perchè, dal momento che a volte Giacomo viene chiamato "di Alfeo", allora questa Maria sarebbe stata moglie di Alfeo, invece che di Cleopa."
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Fermiamoci qui. ci stanno dicendo che il nome Cleopa è un nome tipicamente femminile e quindi non può essere portato da un uomo. Leggiamo questo passaggio del Vangelo di Luca. Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? " (Lc 24,13 e seg). Come si chiamava uno dei due discepoli ( l’unico del quale ci viene riferito il nome) che andavano ad Emmaus? Cleopa, proprio quel nome che secondo Luca sarebbe "tipicamente femminile". Una gaffe veramente colossale.
La conferma la troviamo nella traduzione di Gianfranco Nolli che alla voce Klopà dice: complemento di specificazione; nome sostant proprio di pers; genit sing m; dal greco: di origine illustre. La "m" grassettata sta per "maschile"
"Ma come – potrebbe esclamare qualcuno – gli evangelici dicono che "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile.
Non è vero. Innanzitutto Cleopatra in greco si dice esattamente "Kleopàtras". Inoltre esiste anche la versione maschile: Kleopatros= Cleopatro. Ma c’è di più. Nel testo greco si legge: Marìa e tou Klopà, dove la "o" in realtà è un’omega. Quindi il nome in greco è Klopà non Cleopa. Nulla a che fare quindi con Cleopatra.
Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.
Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.
Leggiamo il testo greco (nel commento sintattico del Nolli) che dice:
Scrivono ancora gli evangelici: Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25].
In Mt 27, 55-56 leggiamo: C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo
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Nel gruppo delle donne c’è una Maria madre di Giacomo e di Giuseppe. Ma non è Maria madre di Gesù, altrimenti l’evangelista ce lo avrebbe detto. Quindi, evidentemente, è un’altra Maria. Pertanto neppure Giuseppe, come del resto Giacomo, può essere un fratello carnale di Gesù.
Eliminati due nomi, restano gli altri due: Giuda e Simone. La Bibbia non dice nulla della loro famiglia ma, il solo fatto che siano nominati insieme ai primi due fa ritenere che si tratti, anche in questo caso,di parenti di Gesù. Questa ipotesi è confermata da uno scrittore del secondo secolo, Egesippo.
Una conferma biblica l’abbiamo leggendo le lettere di Giacomo e di Giuda. Nessuno dei due, nella presentazione, afferma di essere fratello di Gesù ma entrambi si dichiarano "servi di Cristo". Addirittura Giuda si presenta soltanto come "fratello di Giacomo" pur sapendo che una fratellanza carnale con Gesù avrebbe dato sicuramente maggior autorità al suo scritto oltre ad identificarlo con maggior sicurezza.
Allora rileggiamo il brano dal quale siamo partiti alla luce della convinzione SCRITTURALE che né Giacomo né Giuseppe possono essere fratelli carnali di Gesù ma semplicemente dei parenti.
GIUSEPPE NON CONOBBE MARIA "FINCHE'"...
Dopo quanto abbiamo letto e dopo la verità fondamentale che in Gesù e tutto ciò che lo riguarda si crede per FEDE, trovo strano che si riponga tanta fiducia nella parola "finchè" in Mt 1,25, rifiutando poi quello che è stato realmente Maria e quello che è stato il suo ruolo che ci ha permesso di conoscere l'eternità. Nella concezione di molti evangelici il "finchè" automaticamente significa che da quel punto in avanti la situazione cambiò radicalmente e Maria perse la verginità. Ma questo è un insegnamento che limita la fede stessa.
Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa ha voluto dirci Matteo. Voleva parlarci del concepimento verginale di Maria o dirci cosa sarebbe successo dopo? La verità biblica è che Matteo ha voluto enfatizzare il concepimento miracoloso di Gesù che confermava le profezie su di Lui (La vergine concepirà..) ma non ci dice nulla del dopo. E' strano che anche l'evangelista Luca, che di certo avrà avuto le confidenze dirette della Vergine Maria sul racconto dell'Annunciazione, del "dopo" non ci dice nulla.
Invece gli evangelici danno per scontato che quando si usa la parola "finchè" la situazione si capovolge completamente, ma il punto che questo "dopo" lo sanno anche loro, non è svelato completamente e non ci rivela comunque figli come abbiamo dimostrato.
Lo stesso Luca riporta gli esempi che dimostrano come nel linguaggio semitico il finchè ha un uso molto più ampio. Oltre agli esempi citati possiamo citarne altri:
E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. (2 Pt 1,18-19)
Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell’imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare"(At 25,21)
Prendiamo quest’ultimo versetto. La costruzione sintattica (con eòs ou) è identica a quella usata da Matteo.
Quando san Paolo stava per essere inviato a Cesare sicuramente doveva rimanere sotto la custodia dei soldati romani. Ma l’uso del fino a quando (eòs ou) non significa certamente che, nel momento in cui sarebbe stato inviato a Cesare, la sua custodia sarebbe terminata. E su questo credo che anche gli evangelici possano essere d’accordo.
Quindi questi esempi, oltre a quelli già citati da Luca, dimostrano senza ombra di dubbio che l’uso del "finchè" non dimostra affatto la loro tesi.
Contro la teologia eretica degli evangelici non si è opposto solo San Girolamo, come vorrebbero fa credere, ma proprio sul tema del "finchè" si è espresso anche San Giovanni Crisostomo, oltre altri Padri della Chiesa. E' una eresia vecchia, ma viene riproposta ogni tanto con una nuova fantasia e sempre per negare poi la pienezza della rivelazione sul Cristo stesso, infatti in tutta la Chiesa dove si venera Maria non si troverà mai una eresia sulla Persona del Cristo Gesù, mentre nel mondo evangelico molte chiese che usano la stessa Bibbia negando Maria, negano la Trinità, oppure non hanno la pienezza della rivelazione di chi è questo Gesù.
Questo padre e Dottore della Chiesa era sicuramente un esperto di greco migliore di tanti evangelici e migliore di me, dato che (essendo nato ad Antiochia) il greco era la sua lingua madre. Anche lui, citando il "finchè" di Mt 1,25 affermava che non implicava assolutamente una modifica della situazione. E, per sostenere questa tesi, San Giovanni Crisostomo faceva esplicito riferimento a Gn 8,7 al salmo 90,2 e al salmo 72,7.
Per concludere questo "finchè" o fino a quando, leggiamo anche s.Luca:
Luca 1,30-34: L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".34 Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".
Tratto dalla "Vita di Gesù Cristo" di Giuseppe Ricciotti
231. Presso i Giudei il matrimonio legale si compiva, dopo alcun trattative preparatorie, con due procedimenti successivi, che erano il fidanzamento e le nozze. Il fidanzamento (ebr. qiddùshin o 'erù. sin) non era, come presso di noi oggi, la semplice promessa di futuro matrimonio, bensì era il perfetto contratto legale di matrimonio ossia il vero matrimonium ratum: quindi la donna fidanzata era già moglie, poteva ricevere la scritta di divorzio dal suo fidanzato-marito, alla morte dì costui diventava regolarmente vedova, e in caso d'infedeltà era punita come vera adultera conforme alla norma delDeuteronomio, 22, 23-24; questo stato giuridico è riassunto con esattezza da Filone quando afferma che presso i Giudei, contemporanei di lui e di Gesù, il fidanzamento vale quanto il matrimonio (De special, leg., m, 12). Compiuto questo fidanzamento-matrimonio, i due fidanzati-coniugi restavano nelle rispettive famiglie ancora per qualche tempo, che di solito si protraeva fino a un anno se la fidanzata era una vergine e fino a un mese se era una vedova : questo tempo era impiegato nei preparativi per la nuova casa e per l'arredo familiare. Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica (Ketuboth, 1, 5; febamoth, iv, 10; babliKetuboth, 12 a; ecc.), la quale informa anche che tale disordine si riscontrava nella Giudea ma non nella Galilea.
Le nozze (ebr. nissù'm) avvenivano quand'era trascorso il tempo suddetto, e consistevano nell'introduzione solenne della sposa in casa dello sposo: cominciava allora la coabitazione pubblica, e con ciò le formalità legali del matrimonio erano compiute.
Matteo, 1, 18, apprendiamo che ella divenne gravida prima che andasse a coabitare con Giuseppe, cioè prima delle nozze giudaiche. Alla luce di queste notizie, quale significato hanno le sue parole rivolte all'angelo : Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?
232. Prese isolatamente in se stesse, non possono avere che uno di questi due sensi:
1) o richiamare alla memoria la nota legge di natura per cui ogni figlio presuppone un padre;
2) oppure esprimere per il futuro il proposito di non sottoporsi a questa legge e quindi di rinunziare alla figliolanza.
Un terzo senso, per quanto ci si pensi, non è dato scoprirlo.
Ora, in bocca a Maria, fidanzata giudea, le parole in questione non possono avere il primo di questi due sensi, perché sarebbero state di una puerilità sconcertante, tale da costituire un vero non-senso; a chi avesse espresso un pensiero di tal genere, se era una fidanzata giudea, era facile replicare : "Ciò che non è avvenuto fino ad oggi, può avvenire regolarmente domani ".
È quindi inevitabile il secondo senso, nel quale il verbo non conosco non si riferisce soltanto alle condizioni presenti ma si estende anche alle future, esprimendo cioè un proposito per l'avvenire : tutte le lingue, infatti, conoscono questo impiego del presente esteso al futuro, tanto più se tra presente e futuro non cade interruzione e se si tratta di uno stato sociale (non mi sposo; non mi faccio avvocato, ecc.). Se Maria non fosse stata una fidanzata-coniuge le sue parole, un po' forzatamente, avrebbero potuto interpretarsi come un implicito desiderio di avere un compagno nella propria vita : ma nel caso effettivo di Maria il compagno già c'era, legittimo e regolare; quindi, se l'annunzio dell'angelo avesse dovuto avverarsi in maniera naturale, non esisteva alcun ostacolo. E invece l'ostacolo esisteva : era rappresentato da quel non conosco, che valeva come un proposito per il futuro, e che giustificava pienamente la domanda come sarà ciò? L'unanime tradizione cristiana, che ha interpretato in tal senso il non conosco, ha battuto una strada che è certamente la più agevole e facile ma anche l’unica ragionevole e logica.
I razionalisti di solito non negano alle parole giacenti nel loro contesto il senso di un proposito, ma per dimostrare che non hanno valore storico sono costretti a ricorrere alla solita e comoda ipotesi dell’interpolazione, supponendo che uno o più rimanipolatori abbiano introdotto in quel punto le parole in questione. Senonché i presunti rimanipolatori sarebbero stati di una ottusità senza pari, giacché non si sarebbero accorti che le parole interpolate erano smentite da tutto il contesto.
Secondo quanto abbiamo letto dal Ricciotti, perciò, la domanda che Maria pose all'Angelo aveva un significato molto più profondo che l'Angelo aveva capito perfettamente, infatti dopo aver dato la spiegazione di come avverrà, conclude dicendo "Nulla è impossibile a Dio", cioè, tu Vergine sei e Vergine il Signore ti lascerà perchè il desiderio di Maria era puro come ci conferma l'abitudine invece del tempo: Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica .
Infine sempre il Vangelo di Luca ci attesta un altra prova, per chi vuole credere, è la scena del Ritrovamento di Gesù al Tempio: Lc.2,41 Qui Gesù ha già 12 anni e quando si parla di questa situazione non risulta che Maria e Giuseppe abbiano altri figli, anzi si legge il particolare della carovana nella quale Gesù viene cercato, ma non risulta che lasciarono a loro gli eventuali altri figli, dunque a 12 anni Gesù risulta ancora un FIGLIO UNICO DI MARIA, dopo questa scena di Giuseppe non sappiamo più nulla.
Dovremmo allora aggiungere che fino a quando Gesù aveva 12 anni di altri figli di Maria non si ha menzione, e se dopo Giuseppe esce dalla scena, inutile ed antievangelico sarebbe andare a cercare ciò che i Vangeli non hanno riportato.
Continua....
tratto da: http://difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8749924
Nel tentativo di giustificare il loro rifiuto verso la verginità perpetua di Maria, gli evangelici sono costretti a forzare il significato di questi termini dando ad essi un solo significato. Ovviamente quello che fa comodo a loro! Allo stesso modo devono necessariamente affermare che i cattolici fanno lo stesso, altrimenti la loro falsificazione verrebbe immediatamente scoperta. Così affermano, come fa Luca, che per i cattolici il termine adelfòs (letteralmente fratello) vuole, quando è applicato agli adelfòi (letteralmente fratelli) di Gesù, dire sempre e solo "cugino". Non è vero!
Per quanto riguarda il termine "finchè" sono ovviamente costretti a sostenere che "finchè" indica sempre la fine di un’azione e l’inizio di un’altra. Non è vero!
Esiste un ossario che dice che Giacomo è fratello di Gesù
Questa "potrebbe" essere una prova archeologica anche se si mettono le mani avanti dicendo che non è su quella che sono basate le teorie evangeliche. E fanno bene, perché è stato dimostrato che l’urna è un falso!
Esistono testimonianze di storici e di persone dei primissimi secoli, persone che confermano quello che la Bibbia afferma esplicitamente
Clemente Alessandrino, Padre della Chiesa, ci fa partecipi di una curiosità, scrive:
" Sembra che ancora oggi molti ritengono che Maria, dopo la nascita del Figlio suo, si sia trovata nelle condizioni di una puerpera , mentre invece NON lo era. Addirittura alcuni affermano che, dopo aver partorito, sia stata esaminata da un'ostretica, la quale l'ha trovata vergine. "
In verità Clemente si sta riferendo al protovangelo di Giacomo 19,1-20: un testo APOCRIFO, tuttavia questo ci fa comprendere il giro di voci che all'epoca catturavano l'attenzione sia dei Padri, sia delle persone più semplici e di come questo tema fosse sempre presente nei dialoghi e nei discorsi del popolo cristiano che ogni volta combatteva col fiorire di nuove eresie, e risponde sulla questione della Verginità PERPETUA:
"Queste cose sono attestate dalle Scritture divine, le quali pure continuano a partorire la Verità e rimangono vergini (incorrotte), nel nascondimento dei misteri della Verità stessa". Clemente paragona la Verginità Perpetua di Maria con il Mistero delle Sacre Scritture.
E' il primo ad accostare il mistero della Madre Vergine, al mistero della Chiesa che è "Madre e Vergine!" e per spiegarlo dice:
"Il Signore Gesù, frutto benedetto della Vergine Maria, non ha proclamato beato il seno delle donne; nè le ha scelte per dare il nutrimento. Ma quando il Padre, pieno di bontà e di amore per gli uomini, ha fatto piovere sulla terra il suo Verbo, la Sua Parola, questo Verbo stesso divenne NUTRIMENTO spirituale degli uomini virtuosi. Quale misterioso prodigio!!
Vi è un solo Padre per tutti, un solo Verbo per tutti e lo Spirito Santo è identico e uno dappertutto. E vi è anche una sola Vergine Madre, che amo chiamare CHIESA. Essa è Vergine e Madre contemporaneamente: integra in quanto Vergine e piena di amore come Madre. Attrae a sè i suoi figli e li allatta con latte sacro, cioè il Verbo divino fatto Bambino. Non ebbe latte perchè questo latte era questo bambino, bello e appropriato, cioè il Corpo di Cristo".(Pedagogo 1,6...) S.Clemente paragona Maria Vergine alla Chiesa per questo annulla il concetto di latte che per i figli diventa non un latte materno, ma "latte" cioè nutrimento è la Parola di Dio, ecco perchè Gesù dirà la famosa frase "chiunque fa la volontà del Padre mio mi è madre, sorella, ecc" I Padri della Chiesa associarono da subito Maria alla Chiesa, la sua verginità all'infallibilità della Chiesa come Madre e maestra dei Misteri di Dio.
VERSETTI DOVE COMPARE IL TERMINE adelfos (FRATELLO) MA AI QUALI I CATTOLICI DANNO L’INTERPRETAZIONE DI "CUGINO" E NON DI FRATELLO NATURALE
i primi cristiani erano perfettamente istruiti nel greco, che era la lingua più usata e parlata. Pensare che non conoscessero la differenza fra un fratello o un cugino è da ingenui o da persone in malafede. Inoltre la sicurezza che Maria rimase vergine per tutta la sua vita rimase patrimonio di tutta la cristianità, nonostante scismi e riforme, per almeno 17 secoli.
Cominciamo col dire che le lingue primitive erano molto povere di vocaboli e spesso cose diverse venivano chiamate usando un unico termine. Il greco usato nei Vangeli è il greco koinè, vale a dire una forma linguistica sviluppatasi tardivamente dal greco classico e divenne una forma di dialetto parlato soprattutto in Attica (che era una regione della quale faceva parte anche Atene).
La grammatica del Koinè appare semplificata rispetto all'Attico, le eccezioni sono presenti in numero minore e semplificate, le inflessioni sono tolte o armonizzate, e la costruzione sintattica resa più semplice.
Il Koinè predilige frasi brevi, l’uso a volte esagerato della congiunzione kài (il Vangelo di Marco ne costituisce un esempio eclatante) un uso parsimonioso del participio, abbondanza di preposizioni.
Tutto questo ne fa una lingua molto diversa dal greco classico. In quest’ottica si configura l’uso del termine adelfòs.
Come dimostrato con l’uso dei dizionari e di versetti biblici, questo termine assume diversi significati:
· Fratello;
· Prossimo consanguineo;
· Persone nate nello stesso paese;
· Persone della stessa credenza.
Ovviamente il corretto significato della parola "fratello" deve esser armonizzato con il resto della Bibbia. Vedremo più avanti che i "fratelli" di Gesù in realtà non sono tali. Quindi, armonizzando la Bibbia con le testimonianze dei primi cristiani siamo certi che Gesù non ebbe fratelli.
Dicono gli evangelici: "Ricordiamoci che lo scrittore dell'Evangelo disponeva benissimo di un termine per cugini (anepsiòs) e, se fosse stato il caso, l'avrebbe certamente usato, proprio come è stato usato in altri contesti del Nuovo Testamento.
"Tua madre e i tuoi fratelli"... adelfòs... facile replicare
Può far breccia solo in qualche ignorante sia delle Scritture che della fede. Perché allora non accettare la letteralità della frase "Questo è il mio corpo" E’, estì, facile no?
Eppure in questo caso gli evangelici ritengono di dover interpretare la frase mentre rifiutano a priori l’interpretazione della parola adelfòs. Mancanza di coerenza o malafede?
CONCLUSIONE
Concludiamo quindi questa prima sezione con una domanda: in greco la parola adelfòs deve essere sempre e comunque tradotta con fratello o può anche essere tradotta con altri termini, uno dei quali è "parente, consanguineo"? Poiché ci sono le prove fornite sia dalla Bibbia che dai vocabolari che la risposta corretta è la seconda, possiamo dire che quando i cattolici traducono adelfos, adelfoi con termini diversi da fratello, fratelli, non sbagliano. Ovviamente dipende anche dal contesto, ma questo lo vedremo in seguito. Per il momento è sufficiente dire che questa prima sezione dimostra la correttezza delle vedute cattoliche e l’infondatezza delle critiche evangeliche.
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LE PROVE SCRITTURALI
Veniamo adesso al brano citato da Luca che dovrebbe dimostrare che Gesù aveva dei fratelli.
"Da dove vengono a costui queste cose? Che sapienza è mai questa che gli è stata data? E come mai si compiono tali potenti opere per mano sua? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Iose, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non sono qui tra noi?" [Marco 6:2-3].
In realtà questo brano e altri simili non provano assolutamente nulla. Solitamente, nel linguaggio biblico, quando si vuole identificare in maniera certa un fratello carnale si dice che è figlio di sua madre.
Ad esempio in Giudici, 8,18 si legge: "Poi disse a Zebach e a Zalmunna: "Come erano gli uomini che avete uccisi al Tabor?". Quelli risposero: "Erano come te; ognuno di loro aveva l’aspetto di un figlio di re". Egli riprese: "Erano miei fratelli, figli di mia madre"
In questo caso Gedeone specifica che la parola fratelli significa proprio fratelli carnali e non semplicemente parenti e lo fa usando la ripetizione "figli di mia madre"
Nei Vangeli nessuno viene definito fratello di Gesù, figlio di sua madre. Solo Gesù è detto figlio di Maria (cf. Marco 6, 3) e Maria è detta solo e sempre madre di Gesù, e non di altri (cf. Giovanni 2, 1; 19, 25; Atti 1, 14).
Questa quindi è già una prova SCRITTURA INCONFUTABILE
Senza ulteriori giri di parole leggiamo i quattro nomi che vengono citati. Sono: Giacomo, Jose (o Giuseppe) Giuda e Simone. Chi sono questi personaggi? Cominciamo da:
GIACOMO:
Dicono gli evangelici: "Ecco un'altra scrittura dove troviamo il riferimento ai fratelli naturali di Gesù. Galati 1:18, scritto da Paolo, dice: "Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per andare a vedere Pietro... e non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore".
Giacomo, colui che divenne poi il pastore della chiesa di Gerusalemme, era l'adelfòs, il fratello di Gesù."
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Certo, che fosse un fratello spirituale si capisce benissimo dal contesto, visto che anche gli apostoli lo erano, ma il fatto che si trattasse anche di un fratello naturale dava a Paolo il motivo per specificarlo e distinguerlo dagli altri apostoli.
Che cosa deduciamo da queste frasi? Deduciamo che San Paolo si recò a Gerusalemme per incontrare Pietro e durante il suo soggiorno non vide nessun altro apostolo se non Giacomo. Quindi vide due apostoli: Pietro e Giacomo. Allora andiamo a leggerci l’elenco degli apostoli così come ce li presentano i Vangeli:
Matteo 10,2-4: I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, che poi lo tradì.
Marco 3,16-19: Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi Giacomo di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; 18 e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananèo e Giuda Iscariota, quello che poi lo tradì.
Luca 6,13-16: Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d’Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore.
I tre evangelisti sono concordi nell’affermare che nel gruppo dei dodici c’erano due persone che portavano entrambe il nome Giacomo e nessuno di loro era fratello carnale di Gesù visto che uno è "di ZEBEDEO" e l’altro è " di ALFEO". Eppure San Paolo dice di aver incontrato, degli apostoli, soloPietro e Giacomo adelfòs del Signore. E’ evidente che in questo caso il termine adelfòs non può significare fratello carnale.
Un’ulteriore conferma la troviamo nel saluto iniziale della Lettera di Giacomo nella quale l’autore afferma di essere: Giacomo, servo di Dio e del Signore Gesù Cristo. Nessun accenno alla fratellanza con Gesù del quale questo Giacomo si professa solo servo.
Risultato: NESSUNO DEI DUE Giacomo sono fratelli carnali di Gesù.
Se Giacomo, come dimostrato, non è un fratello carnale di Gesù, andiamo ad identificare un altro cosiddetto "fratello".
GIUSEPPE
Attenzione. Nello studio di Luca c’è un imbroglietto sui nomi. Seguite attentamente il discorso e ve lo faremo notare.
Scrivono gli evangelici: "Maria, madre di Giacomo e Giuseppe".
Abbiamo visto che Giacomo non è fratello carnale di Gesù ma, da quello che leggiamo nel messaggio di Luca Giuseppe è sicuramente fratello carnale di Giacomo. Ora, se Giacomo e Giuseppe sono fratelli carnali ma Giacomo non è fratello carnale di Gesù è ovvio che neppure Giuseppe è fratello carnale di Gesù.
Risultato: Giuseppe non è un fratello carnale di Gesù
Allora, chi era questa Maria, madre di Giuseppe e Giacomo??
Sempre gli evangelici scrivono: "Chi era mai questa Maria di Cleopa?"
Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25]. Era la sorella di Maria.
Secondo le usanze del tempo, Maria di Cleopa potrebbe significare "Maria moglie di Cleopa", o "figlia di Cleopa".
Scrivono ancora gli evangelici commettendo un errore: "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile. Quindi, è da escludere che Cleopa fosse il marito di Maria. Anche perchè, dal momento che a volte Giacomo viene chiamato "di Alfeo", allora questa Maria sarebbe stata moglie di Alfeo, invece che di Cleopa."
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Fermiamoci qui. ci stanno dicendo che il nome Cleopa è un nome tipicamente femminile e quindi non può essere portato da un uomo. Leggiamo questo passaggio del Vangelo di Luca. Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: "Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ". Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: "Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? " (Lc 24,13 e seg). Come si chiamava uno dei due discepoli ( l’unico del quale ci viene riferito il nome) che andavano ad Emmaus? Cleopa, proprio quel nome che secondo Luca sarebbe "tipicamente femminile". Una gaffe veramente colossale.
La conferma la troviamo nella traduzione di Gianfranco Nolli che alla voce Klopà dice: complemento di specificazione; nome sostant proprio di pers; genit sing m; dal greco: di origine illustre. La "m" grassettata sta per "maschile"
"Ma come – potrebbe esclamare qualcuno – gli evangelici dicono che "Il nome Cleopa (o Cleofa, in alcune versioni) è un nome la cui versione egizia è Cleopatra (nel greco questo nome era Kleofas), ed era un nome tipicamente femminile.
Non è vero. Innanzitutto Cleopatra in greco si dice esattamente "Kleopàtras". Inoltre esiste anche la versione maschile: Kleopatros= Cleopatro. Ma c’è di più. Nel testo greco si legge: Marìa e tou Klopà, dove la "o" in realtà è un’omega. Quindi il nome in greco è Klopà non Cleopa. Nulla a che fare quindi con Cleopatra.
Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.
Ricapitolando: sotto la croce ci sono tre donne di nome Maria. Una è la madre di Gesù, un’altra è Maria di Magdala e la terza è Maria madre di Giacomo e Giuseppe. Sappiamo che quest’ultima è probabilmente sposata (o figlia) con un uomo (!) di nome Cleopa (Clopa), dato che abbiamo improvvisamente scoperto che Cleopa è un nome maschile.
Leggiamo il testo greco (nel commento sintattico del Nolli) che dice:
Scrivono ancora gli evangelici: Ecco quello che ci dice la Bibbia: "Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria di Cleopa, e Maria Maddalena." [Giovanni 19:25].
In Mt 27, 55-56 leggiamo: C’erano anche là molte donne che stavano a osservare da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra costoro Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo
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Nel gruppo delle donne c’è una Maria madre di Giacomo e di Giuseppe. Ma non è Maria madre di Gesù, altrimenti l’evangelista ce lo avrebbe detto. Quindi, evidentemente, è un’altra Maria. Pertanto neppure Giuseppe, come del resto Giacomo, può essere un fratello carnale di Gesù.
Eliminati due nomi, restano gli altri due: Giuda e Simone. La Bibbia non dice nulla della loro famiglia ma, il solo fatto che siano nominati insieme ai primi due fa ritenere che si tratti, anche in questo caso,di parenti di Gesù. Questa ipotesi è confermata da uno scrittore del secondo secolo, Egesippo.
Una conferma biblica l’abbiamo leggendo le lettere di Giacomo e di Giuda. Nessuno dei due, nella presentazione, afferma di essere fratello di Gesù ma entrambi si dichiarano "servi di Cristo". Addirittura Giuda si presenta soltanto come "fratello di Giacomo" pur sapendo che una fratellanza carnale con Gesù avrebbe dato sicuramente maggior autorità al suo scritto oltre ad identificarlo con maggior sicurezza.
Allora rileggiamo il brano dal quale siamo partiti alla luce della convinzione SCRITTURALE che né Giacomo né Giuseppe possono essere fratelli carnali di Gesù ma semplicemente dei parenti.
GIUSEPPE NON CONOBBE MARIA "FINCHE'"...
Dopo quanto abbiamo letto e dopo la verità fondamentale che in Gesù e tutto ciò che lo riguarda si crede per FEDE, trovo strano che si riponga tanta fiducia nella parola "finchè" in Mt 1,25, rifiutando poi quello che è stato realmente Maria e quello che è stato il suo ruolo che ci ha permesso di conoscere l'eternità. Nella concezione di molti evangelici il "finchè" automaticamente significa che da quel punto in avanti la situazione cambiò radicalmente e Maria perse la verginità. Ma questo è un insegnamento che limita la fede stessa.
Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa ha voluto dirci Matteo. Voleva parlarci del concepimento verginale di Maria o dirci cosa sarebbe successo dopo? La verità biblica è che Matteo ha voluto enfatizzare il concepimento miracoloso di Gesù che confermava le profezie su di Lui (La vergine concepirà..) ma non ci dice nulla del dopo. E' strano che anche l'evangelista Luca, che di certo avrà avuto le confidenze dirette della Vergine Maria sul racconto dell'Annunciazione, del "dopo" non ci dice nulla.
Invece gli evangelici danno per scontato che quando si usa la parola "finchè" la situazione si capovolge completamente, ma il punto che questo "dopo" lo sanno anche loro, non è svelato completamente e non ci rivela comunque figli come abbiamo dimostrato.
Lo stesso Luca riporta gli esempi che dimostrano come nel linguaggio semitico il finchè ha un uso molto più ampio. Oltre agli esempi citati possiamo citarne altri:
E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori. (2 Pt 1,18-19)
Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell’imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare"(At 25,21)
Prendiamo quest’ultimo versetto. La costruzione sintattica (con eòs ou) è identica a quella usata da Matteo.
Quando san Paolo stava per essere inviato a Cesare sicuramente doveva rimanere sotto la custodia dei soldati romani. Ma l’uso del fino a quando (eòs ou) non significa certamente che, nel momento in cui sarebbe stato inviato a Cesare, la sua custodia sarebbe terminata. E su questo credo che anche gli evangelici possano essere d’accordo.
Quindi questi esempi, oltre a quelli già citati da Luca, dimostrano senza ombra di dubbio che l’uso del "finchè" non dimostra affatto la loro tesi.
Contro la teologia eretica degli evangelici non si è opposto solo San Girolamo, come vorrebbero fa credere, ma proprio sul tema del "finchè" si è espresso anche San Giovanni Crisostomo, oltre altri Padri della Chiesa. E' una eresia vecchia, ma viene riproposta ogni tanto con una nuova fantasia e sempre per negare poi la pienezza della rivelazione sul Cristo stesso, infatti in tutta la Chiesa dove si venera Maria non si troverà mai una eresia sulla Persona del Cristo Gesù, mentre nel mondo evangelico molte chiese che usano la stessa Bibbia negando Maria, negano la Trinità, oppure non hanno la pienezza della rivelazione di chi è questo Gesù.
Questo padre e Dottore della Chiesa era sicuramente un esperto di greco migliore di tanti evangelici e migliore di me, dato che (essendo nato ad Antiochia) il greco era la sua lingua madre. Anche lui, citando il "finchè" di Mt 1,25 affermava che non implicava assolutamente una modifica della situazione. E, per sostenere questa tesi, San Giovanni Crisostomo faceva esplicito riferimento a Gn 8,7 al salmo 90,2 e al salmo 72,7.
Per concludere questo "finchè" o fino a quando, leggiamo anche s.Luca:
Luca 1,30-34: L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine".34 Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo".
Tratto dalla "Vita di Gesù Cristo" di Giuseppe Ricciotti
231. Presso i Giudei il matrimonio legale si compiva, dopo alcun trattative preparatorie, con due procedimenti successivi, che erano il fidanzamento e le nozze. Il fidanzamento (ebr. qiddùshin o 'erù. sin) non era, come presso di noi oggi, la semplice promessa di futuro matrimonio, bensì era il perfetto contratto legale di matrimonio ossia il vero matrimonium ratum: quindi la donna fidanzata era già moglie, poteva ricevere la scritta di divorzio dal suo fidanzato-marito, alla morte dì costui diventava regolarmente vedova, e in caso d'infedeltà era punita come vera adultera conforme alla norma delDeuteronomio, 22, 23-24; questo stato giuridico è riassunto con esattezza da Filone quando afferma che presso i Giudei, contemporanei di lui e di Gesù, il fidanzamento vale quanto il matrimonio (De special, leg., m, 12). Compiuto questo fidanzamento-matrimonio, i due fidanzati-coniugi restavano nelle rispettive famiglie ancora per qualche tempo, che di solito si protraeva fino a un anno se la fidanzata era una vergine e fino a un mese se era una vedova : questo tempo era impiegato nei preparativi per la nuova casa e per l'arredo familiare. Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica (Ketuboth, 1, 5; febamoth, iv, 10; babliKetuboth, 12 a; ecc.), la quale informa anche che tale disordine si riscontrava nella Giudea ma non nella Galilea.
Le nozze (ebr. nissù'm) avvenivano quand'era trascorso il tempo suddetto, e consistevano nell'introduzione solenne della sposa in casa dello sposo: cominciava allora la coabitazione pubblica, e con ciò le formalità legali del matrimonio erano compiute.
Matteo, 1, 18, apprendiamo che ella divenne gravida prima che andasse a coabitare con Giuseppe, cioè prima delle nozze giudaiche. Alla luce di queste notizie, quale significato hanno le sue parole rivolte all'angelo : Come sarà ciò, poiché non conosco uomo?
232. Prese isolatamente in se stesse, non possono avere che uno di questi due sensi:
1) o richiamare alla memoria la nota legge di natura per cui ogni figlio presuppone un padre;
2) oppure esprimere per il futuro il proposito di non sottoporsi a questa legge e quindi di rinunziare alla figliolanza.
Un terzo senso, per quanto ci si pensi, non è dato scoprirlo.
Ora, in bocca a Maria, fidanzata giudea, le parole in questione non possono avere il primo di questi due sensi, perché sarebbero state di una puerilità sconcertante, tale da costituire un vero non-senso; a chi avesse espresso un pensiero di tal genere, se era una fidanzata giudea, era facile replicare : "Ciò che non è avvenuto fino ad oggi, può avvenire regolarmente domani ".
È quindi inevitabile il secondo senso, nel quale il verbo non conosco non si riferisce soltanto alle condizioni presenti ma si estende anche alle future, esprimendo cioè un proposito per l'avvenire : tutte le lingue, infatti, conoscono questo impiego del presente esteso al futuro, tanto più se tra presente e futuro non cade interruzione e se si tratta di uno stato sociale (non mi sposo; non mi faccio avvocato, ecc.). Se Maria non fosse stata una fidanzata-coniuge le sue parole, un po' forzatamente, avrebbero potuto interpretarsi come un implicito desiderio di avere un compagno nella propria vita : ma nel caso effettivo di Maria il compagno già c'era, legittimo e regolare; quindi, se l'annunzio dell'angelo avesse dovuto avverarsi in maniera naturale, non esisteva alcun ostacolo. E invece l'ostacolo esisteva : era rappresentato da quel non conosco, che valeva come un proposito per il futuro, e che giustificava pienamente la domanda come sarà ciò? L'unanime tradizione cristiana, che ha interpretato in tal senso il non conosco, ha battuto una strada che è certamente la più agevole e facile ma anche l’unica ragionevole e logica.
I razionalisti di solito non negano alle parole giacenti nel loro contesto il senso di un proposito, ma per dimostrare che non hanno valore storico sono costretti a ricorrere alla solita e comoda ipotesi dell’interpolazione, supponendo che uno o più rimanipolatori abbiano introdotto in quel punto le parole in questione. Senonché i presunti rimanipolatori sarebbero stati di una ottusità senza pari, giacché non si sarebbero accorti che le parole interpolate erano smentite da tutto il contesto.
Secondo quanto abbiamo letto dal Ricciotti, perciò, la domanda che Maria pose all'Angelo aveva un significato molto più profondo che l'Angelo aveva capito perfettamente, infatti dopo aver dato la spiegazione di come avverrà, conclude dicendo "Nulla è impossibile a Dio", cioè, tu Vergine sei e Vergine il Signore ti lascerà perchè il desiderio di Maria era puro come ci conferma l'abitudine invece del tempo: Fra i due fidanzati-coniugi non avrebbero dovuto avvenire, a rigore, relazioni matrimoniali; ma in realtà queste avvenivano comunemente, come attesta la tradizione rabbinica .
Infine sempre il Vangelo di Luca ci attesta un altra prova, per chi vuole credere, è la scena del Ritrovamento di Gesù al Tempio: Lc.2,41 Qui Gesù ha già 12 anni e quando si parla di questa situazione non risulta che Maria e Giuseppe abbiano altri figli, anzi si legge il particolare della carovana nella quale Gesù viene cercato, ma non risulta che lasciarono a loro gli eventuali altri figli, dunque a 12 anni Gesù risulta ancora un FIGLIO UNICO DI MARIA, dopo questa scena di Giuseppe non sappiamo più nulla.
Dovremmo allora aggiungere che fino a quando Gesù aveva 12 anni di altri figli di Maria non si ha menzione, e se dopo Giuseppe esce dalla scena, inutile ed antievangelico sarebbe andare a cercare ciò che i Vangeli non hanno riportato.
Continua....
tratto da: http://difenderelafede.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=8749924
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