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giovedì 23 agosto 2012

Padroni del Cambiamento: creatori e manipolatori del dissenso


Padroni del Cambiamento: creatori e manipolatori del dissenso

-di Davide Consonni-
Il manifesto disaccordo o opposizione nei confronti di un’idea/entità, altrimenti noto come “dissenso” è a tutti gli effetti considerabile, nell’ambito della società moderna, una ‘risorsa’.
Il dissenso, nella sua sostanza, indipendentemente dalla natura delle idee che contrappone, dal numero di attori coinvolti e dall’epoca in cui si manifesta è considerabile una risorsa per la sola ragione di avere un ‘valore’ potenziale intrinseco nella dicotomia “consenso-dissenso”, indice e bilancia dell’ordine e del controllo sociale presente all’interno di una società o comunità, dicotomia che fa da assioma per almeno altri due paradigmi fondamentali: ‘tradizione-progresso’ e ‘ordine-caos’.
Considerando il dissenso come una risorsa avente valore sociale intrinseco è quindi possibile affermare che il dissenso è una risorsa generabile, possedibile, ottenibile, plasmabile, manipolabile, utilizzabile, sfruttabile, caratteristiche comuni a molte forme di risorsa.
Si può quindi logicamente dedurre che la creazione/manipolazione del “dissenso” all’interno di un contesto sociale è uno strumento fondamentale nell’ambito della gestione dei conflitti di potere e nella gestione del controllo sociale, strumento al servizio di quella macabra scienza definita ‘ingegneria sociale’.
Visto e considerato che il dissenso è una risorsa manipolabile con una certa quantità di potere è ovvio che questo potere sia necessario possederlo e abilmente incanalarlo e utilizzarlo per l’organizzazione della struttura di dissenso, se si vuole che la contrapposizione tra il dissenso prodotto e il consenso pre-esistente sia tale da portare un cambiamento nell’ordine.
Quindi un gruppo sociale può, se il suo potere trova consenso, assenso e obbedienza, influenzare e dirigere il dissenso che naturalmente si genera all’interno di una società o crearne uno di natura differente.
La conclusione è che la risorsa dissenso ha un valore potenziale simile alla risorsa consenso, entrambe possono essere create, possedute, sfruttate, manipolate.
Questo articolo è un tentativo di guardare la ‘storia’ della nostra società attraverso una lente che evidenzi e sottolinei alcuni di quei cambiamenti epocali caratterizzati da una provata manipolazione o creazione del dissenso, manipolazione che ha poi portato ad un cambiamento radicale dell’ordine precedente, verranno citati e analizzati due periodi storici, uno a cavallo con l’antichità e l’altro tutt’ora in corso d’opera, caratterizzati da particolari e radicali cambiamenti socio-politici in cui gruppi di potere protagonisti nel conflitto per il controllo sociale hanno manipolato e sfruttato il dissenso sociale per il raggiungimento di obbiettivi.
Per cominciare citerò il primo, caratterizzato da due eventi chiave, spartiacque tra l’antico e il nuovo ordine sociale: l’indipendenza americana e la rivoluzione francese.
Per entrambi gli eventi citati, che sottolineo essere tutt’ora definiti ‘rivoluzionari’, esistono centinaia di prove storiche che attestano e dimostrano l’artificiosa creazione ‘ad hoc’ delle condizioni per la loro nascita e attuazione da parte dei gruppi di potere protagonisti nel conflitto per il controllo sociale dell’epoca.
Nicholas Hagger, storico affermato, poeta, letterato, filosofo, esperto di religioni comparate, protagonista di primo piano nel dibattito contemporaneo circa la necessità di una centralizzazione universalista del potere ‘democratico’ tanto da essere pioniere dell’Universalismo, ha raccolto nel suo libro “Il segreto dei padri fondatori” una mole impressionante di documentazione (illustrazioni, documenti, citazioni, biografie, resoconti storici ecc) circa il ruolo fondamentale e centrale che ebbero la Massoneria americana ed inglese, affiancate da altre società segrete e semi-segrete, nella creazione delle condizioni per la futura nascita della Costituente.

Rappresentazione della posa ‘massonica’ della prima pietra del Campidoglio degli Stati Uniti, a Washington, D.C. il 18 settembre del 1793.
La fondamentale influenza che la Massoneria Pellegrina (scozzesista) americana ebbe nei fatti precedenti al 1776 ebbe una continuità assoluta oltre atlantico, in Francia, preparando e lanciando intellettualmente e ideologicamente quei capisaldi che diverranno, da lì a pochi anni, il motto secolare della Rivoluzione francese e della Libera Massoneria Universale: “Liberté, Fraternité, Egalité”. Il ruolo e le influenze della Massoneria americana, inglese e francese circa la preparazione intellettuale alla Rivoluzione sono magnificamente dimostrate nel libro “Massoneria e Rivoluzione Francese” di Gian Pio Mattogno, il quale esponendo documenti, illustrazioni e resoconti storici dell’epoca arriva a tracciare queste conclusioni:
1) la massoneria ha contribuito alla preparazione intellettuale della Rivoluzione
2) la massoneria ha lanciato in Francia il mito della rivoluzione vittoriosa con Franklin e Lafayette
3) la massoneria ha svolto un ruolo determinante nelle agitazioni che hanno condotto alla presa della Bastiglia
4) la massoneria ha partecipato attivamente agli eventi rivoluzionari successivi

Testo originale della Costituzione Francese.
Anche Carlo Alberto Agnoli nel suo “La Rivoluzione Francese nell’opera della Massoneria” arriva alle stesse conclusioni di Mattogno dimostrando le sue teorie con la documentazione di alcune logge parigine, portoghesi, tedesche e citando le dichiarazioni dei protagonisti stessi.

Così descrive l’operato della Massoneria M. Volpe, storico massone scozzesista: “Nel 1778, mentre in America si aveva la dichiarazione d’indipendenza di Thomas Jefferson con la costituzione degli Stati dell’Unione, Beniamino Franklin, inviato in Francia da tredici Stati del Nord America, fu scelto per succedere a Lalande nella direzione della Loggia Parigina “Les Neuf Soeurs” [come documenta il testo di Mattogno]. Questa Loggia, fra le molte allora operanti a Parigi, si era particolarmente distinta per la sua azione “politica” intesa alla democratizzazione della società con la limitazione del potere assoluto del Sovrano, azione che si sarebbe poi concretizzata con la Convocazione degli Stati Generali. Affiliato alla Loggia de “Les Neuf Soeurs” era anche il marchese di Condorcet2 che, nel 1786, pubblica il saggio “De l’influence de la Révolution d’Amérique sur l’Europe”. Di certo, la Rivoluzione francese, come prima quella americana, furono figlie di quella particolare temperie culturale, alimentata dalle idee proprie dell’Illuminismo e della Massoneria, che prometteva di cambiare il mondo per conseguire la “felicità” del genere umano. Gli eventi del 1789 segnarono un momento esaltante per i Liberi Muratori “dei due emisferi”, momento fatidico della civiltà occidentale, tanto che da quella data si fa emblematicamente iniziare l’età contemporanea. Mentre in America, il 30 aprile, il “Fratello” George Washington, quale primo Presidente degli Stati Uniti d’America, prestava giuramento sulla Bibbia della Loggia “St. John n° 1″ di New York; in Francia, i il 14 luglio, il popolo di Parigi assaliva e radeva al suolo la Bastiglia, emblema dell’assolutismo sovrano. La presa della Pastiglia («loco è in Parigi, che Inferno avria / Pregio più assai; detto è Bastiglia; e dirsi / Ben dovria Malebolge» così Vittorio Alfieri in “Parigi sbastigliata”), profetizzata quattro anni prima da Cagliostro, suscitava in Europa entusiasmi di libertà e democrazia a lungo agognati. Un mese dopo, il 26 agosto, vedeva la luce la “Déclaration des droits de l’homme et du citoyen”3. Durante i primi 2 anni della rivoluzione i capi rivoluzionari provenivano dalla nobiltà e dalla Massoneria, come ad esempio il generale La Fayette che aveva preso parte alla Rivoluzione americana, per la maggior parte elementi “moderati” con l’aspirazione ad una monarchia costituzionale, alla realizzazione di una società libera e democratica intrisa delle idealità massoniche.” (da ‘Massoneria e Rivoluzione Francese’ di M. Volpe, storico massone ed esperto di massoneria scozzese).
Lo schema che segue fu proposto da H. Coston, noto studioso francese di mondialismo, a proposito dei fatti del 1789 in Francia: “Una rivoluzione non è giammai spontanea: essa richiede una preparazione più o meno lunga a seconda delle circostanze, preparazione che esige:
  • la formulazione di un’ideologia sovversiva;
  • l’insediamento di una rete di diffusione, accompagnata da movimenti di folla sotto diversi pretesti;
  • un finanziamento sufficiente per assicurare l’esecuzione di un programma soggetto a rischi, remunerare lo stato maggiore, gli agitatori, gli agenti provocatori, le spie, ecc., e acquisire compromissioni necessarie;
  • interventi dall’estero;
  • lo scatenamento di una prima sommossa “telecomandata”, seguita da “giornate” o da “manifestazioni” obbligatoriamente sanguinose”.
(Prefazione al libro Le gouvernement invisihle di J. Bordiot, 1983)
Spero risulti evidente che già da questa minuta bibliografia citata, senza considerare l’enorme mole di testi sul tema non citati, sia possibile rintracciare una continuità sostanziale tra i radicali cambiamenti del 1776 e quelli del 1789. Come detto in precedenza la dicotomia dissenso-consenso rappresenta una risorsa-valore fondamentale nel delicato bilanciamento tra ordine-caos e tradizione-progresso. Ciò risulta evidentissimo nei fatti francesi: un gruppo di potere circoscritto con fini ed obbiettivi propri ha abilmente influenzato, organizzato e attivato il dissenso generalizzato nei confronti dell’Antico Ordine (Chiesa-Corona) secondo un struttura gerarchica. Dissenso, Caos e Progresso per abbattere Consenso, Ordine e Tradizione, altrimenti nota come ‘Era Moderna’.
Con questo articolo non voglio discutere la natura delle idee contrapposte che caratterizzano gli eventi citati e quelli che citerò ma voglio discutere la possibilità generale da parte di un gruppo di potere generico di creare e dirigere un unitario e compatto movimento rivoluzionario-liberale/progressista (a volte indipendentista) per poi imporre un nuovo ordine sociale. Ed è proprio questo che è avvenuto inizialmente in America per poi travolgere e stravolgere totalmente da lì a cent’anni l’Antico Ordine che dominava sull’Europa.
Esportatori di Democrazia
Ora abbandonando gli eventi del 18° secolo citati e gli eventi del 19° solo accennati vorrei fare un ‘balzo’ temporale non indifferente per giungere ad una altro segmento storico (tutt’ora in corso) caratterizzato da notevoli cambiamenti socio-politici dovuti alla creazione di movimenti rivoluzionari liberal-progressisti da parte di gruppi di potere protagonisti nel conflitto per il controllo sociale di certi Stati, aree o regioni. Questo balzo temporale, dai fatti del 1789 ai fatti degli anni 2000, troverà coerenza e logicità con l’intento dell’articolo solo se non si considera, degli eventi citati, né i gruppi di potere contrapposti né le ideologia che contraddistinguono questi gruppi, solo così potremo cogliere la generalità dell’assunto di base: ‘la dicotomia dissenso-consenso è una risorsa che può essere creata, posseduta e manipolata a piacimento da attori sociali protagonisti nel conflitto per il controllo sociale’.
Il segmento storico che ora tratterò ha avuto origine il 10 ottobre del 1998 in Serbia con la nascita del movimento giovanile Otpor. Otpor era/è un movimento civico-politico che applicando la lotta non violenta (con ovvie eccezioni) e la disobbedienza civile su larga scala è riuscito in meno di due anni a provocare la caduta del governo serbo di Slobodan Milosevic il 5 ottobre 2000. Otpor era composto per lo più dai membri più giovani del partito democratico serbo, membri di varie ONG operanti in Serbia e moltissimi studenti universitari, al culmine della protesta anti-Milosevic Otpor dichiarava di aver oltre 70 mila membri iscritti. La caduta di Milosevic e la nascita di movimenti come Otpor diedero vita ad una serie di tentativi di rivoluzione in oltre 35 altri Stati, post-filo sovietici e non, alcuni riusciti altri no. Questa costellazione di movimenti rivoluzionari simili ad Otpor (Pora! in Ucraina, CANVAS in Serbia, Georgia, Ucraina, Egitto, Maldive, Kmara! in Georgia, Zubr in Bielorussia, Kel Kel in Kirghizistan, Azadlig in Azerbaijan etc etc) segnano l’inizio di quel fenomeno definito dai media mainstream come ‘Rivoluzioni Colorate’ e cioè sommovimenti rivoluzionari, in questo caso incentrati sull’instaurazione di un governo democratico filo-occidentale al posto del precedente filo-russo, che operano attraverso la lotta non violenta (con le già citate eccezioni) e la disobbedienza civile.

Il simbolo di Otpor (pugno chiuso) utilizzato dalle ‘rivoluzioni colorate’ di tutto il globo.

Ora per capire se qualche ‘attore’ potesse aver interesse nella creazione e sfruttamento dei bacini di dissenso serbi bisogna soffermarsi ad analizzare la struttura che in meno di due anni ha condotto la Serbia ai fatti del 5 ottobre. Sull’argomento sono stati editati diversi testi e pubblicati migliaia di articoli negli ultimi anni ma preferisco portare all’attenzione un documentario realizzato da Journeyman.tv sulla natura di Otpor che documenta in modo eccezionale, attraverso le interviste dirette ai vertici di Otpor e CANVAS, la natura assolutamente subdola e manipolata di questi movimenti: rapporti strettissimi con la CIA, finanziamenti totalmente statunitensi, dirette dipendenze dall’IRI e dal NED:
OTPOR: il business delle rivoluzioni from censuratixcaso on Vimeo.
Per visualizzare il video originale completo cliccare qui.
Ora è impossibile non citare e mostrare l’incredibile inchiesta giornalistica realizzata da Report sulle ‘rivoluzioni colorate’ di Serbia, Georgia, Ucraina e Kirghiztan che ribadisce e conferma in modo ancor più documentato ciò già mostrato dal video precedente, la 1° la 2° e la 3° parte del servizio di Report le trovate qui, qui e qui.
E’ ora oltremodo evidente, dopo aver perlomeno visionato i video consigliati, la vera natura delle rivoluzioni colorate e dei loro creatori, non mi resta che sottolineare ed evidenziare quel sottile filo teorico che lega e congiunge i fatti del 1789 ai fatti iniziati nel 2000. Come risulta dall’analisi di questi due segmenti storici la dicotomia dissenso-consenso è da secoli strumentalizzata per il raggiungimento di obbiettivi propri di attori protagonisti nel conflitto per il controllo sociale, quest’assunto non è solamente applicabile all’indipendenza americana, alla rivoluzione francese o alle contemporanee rivoluzioni colorate: con la stessa lente teorica potrei analizzare l’indipendenza e l’unità d’Italia, l’unificazione tedesca, potrei analizzare la rivoluzione russa o addirittura l’infinita costellazione di gruppi-movimenti rivoluzionari europei d’estrema destra e sinistra nati negli anni’60-‘70; potrei perfino analizzare la natura di quei movimenti rivoluzionari che oggi chiamiamo ‘Primavere Arabe’ e mostrare come la metodologia utilizzata nelle rivoluzioni colorate sia stata trapiantata in molti Stati Arabi per portare la conseguente destabilizzazione e caduta. Potrei anche , e lo farò, analizzare con la stessa lente d’analisi quei movimenti giovanili di protesta nati a seguito dell’inizio della crisi del 2008, mi riferisco al movimento spagnolo Indignados, dilagato in mezza Europa, e al movimento newyorkese Occupy Wall Strett, diffusosi in tutto il globo.
E’ quindi impossibile, per uno sguardo attento, non notare come l’avvento dell’Età moderna, della civilizzazione democratica e della ‘liberalizzazione’ della cultura siano caratterizzati, per non dire basati, sulla creazione e sulla manipolazione della dicotomia dissenso-consenso, ago della bilancia della nostra quantomeno bizzarra società.

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