IL BATTESIMO, IL LIMBO E LA CHIESA CATTOLICA? |
Come ci attestano gli Atti degli Apostoli (2,41-3,19), nella prima Chiesa il Battesimo veniva amministrato soltanto agli adulti, i quali si dovevano preparare ad esso mediante un lungo cammino di formazione. Coloro che ricevevano il Battesimo (catecumeni) dovevano solennemente accettare gli insegnamenti degli apostoli ed impegnarsi a diventare veri discepoli di Cristo. Esistono testimonianze che già nel IV secolo era tradizione battezzare i catecumeni durante la veglia di Pasqua (come risulta dalle Confessioni di Sant’Agostino). A partire dal V secolo ha cominciato a diffondersi la pratica di battezzare anche i bambini, considerandosi il loro consenso validamente espresso dai loro genitori o tutori. Il modello che ci ha offerto Gesù durante la Sua vita è quello di una Consacrazione a Dio, avvenuta quaranta giorni dopo la Sua nascita, in occasione della Sua presentazione al Tempio di Gerusalemme (secondo la tradizione ...
... ebraica tutti i figli maschi primogeniti venivano consacrati a Dio) e di un Battesimo ricevuto da adulto, da parte di Giovanni il Battista nel fiume Giordano.
La tradizione e il magistero della Chiesa Cattolica attribuiscono al Battesimo la duplice efficacia di liberare il battezzato dal peccato originale e di rigenerarlo alla vita dello Spirito. Per questo si cerca di battezzare i bambini appena possibile, nel timore che muoiano senza essere stati liberati dal peccato originale, con la conseguenza di non poter raggiungere il Paradiso. Da ciò è scaturita anche la figura del Limbo dei bambini, dove finirebbero tutti i piccoli che muoiono senza aver ricevuto il Battesimo. E molti si sono preoccupati di battezzare anche le vittime degli aborti (ormai introdotti dalle legislazioni di molti stati), che hanno la stessa dignità degli altri bambini, pur non essendo mai venuti alla luce.
Nella Chiesa (Deo gratias!) si sta affermando un orientamento nuovo: quello di ammettere la possibilità per tutti gli esseri umani di raggiungere il Paradiso, pur non avendo ricevuto il Battesimo, a condizione (ovviamente) di non aver commesso durante la vita peccati mortali non perdonati.
Ricordo, a titolo informativo, che un documento della Commissione teologica internazionale approvato dal Papa Benedetto XVI e pubblicato il 20 aprile 2007 afferma che il tradizionale concetto di Limbo (luogo dove i bimbi non battezzati vivrebbero per l'eternità senza comunione con Dio) riflette una «visione eccessivamente restrittiva della salvezza».
L'argomento principale del testo è che la misericordia di Dio «vuole che tutti gli esseri umani siano salvati»; la Grazia ha priorità sul peccato e l'esclusione di bambini innocenti dal Paradiso non sembra riflettere lo speciale amore di Cristo per «i più piccoli».
Queste pronunce sono di eccezionale importanza! Ma bisogna approfondire ancora di più, dal punto di vista teologico, il motivo di queste affermazioni.
Se si considera bene tutto l’insegnamento evangelico sulla Redenzione operata da Gesù Cristo, si comprende che Gesù è morto per tutti gli uomini! Nessun uomo è stato escluso dall’immenso dono della Redenzione! Tanti uomini sono nati in paesi nei quali prevalgono altre religioni. Moltissimi di loro non hanno mai sentito neanche parlare di Cristianesimo! Tuttavia hanno vissuto “cristianamente”, hanno rispettato quei principi e comandamenti che Dio ha posto nel cuore di ogni essere umano.
Possibile che a tutti questi sia precluso il Paradiso, per il solo fatto di non aver ricevuto il Battesimo (senza loro colpa)?
E’ auspicabile che venga riconosciuto, a livello teologico, che l’Acqua uscita dal costato di Gesù trafitto dalla lancia del centurione romano ha cancellato il peccato di origine di tutti gli uomini (passati, presenti e futuri) e li ha resi degni di essere riammessi alla comunione di vita con Dio.
Quindi, la cancellazione del peccato originale e l’adozione a figli di Dio non sono effetti del Sacramento del Battesimo che ognuno di noi riceve da piccolo o da grande. Esse sono il frutto del Sacrificio di Gesù sulla Croce e dell’acqua salvifica sgorgata dal Suo Cuore.
Qualcuno potrebbe domandarsi: “Allora, a che cosa serve il Sacramento del Battesimo?”
Il Sacramento del Battesimo è molto importante!
D’altro canto, se così non fosse Gesù non avrebbe detto:
“Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19-20).
“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato” (Mc 16,15-16).
In entrambi i passi, tratti rispettivamente dal Vangelo di Matteo e da quello di Marco, il battesimo è considerato come frutto dell’evangelizzazione. Nel secondo, poi, vengono poste come condizioni della salvezza sia il “credere” che il “ricevere il Battesimo”.
Questo significa che, nel pensiero di Gesù, il Battesimo è rivolto agli adulti, o comunque a persone dotate di una coscienza già formata e in grado di accogliere l’annuncio evangelico.
Ecco, appunto la grande importanza del Battesimo! In esso la persona che lo riceve non è inerte, ma capace di esprimere una sua volontà e di assumere una grande responsabilità: quella di consacrarsi per sempre a Gesù Cristo e di seguirlo per tutta la vita!
Nel Battesimo, il dono dello Spirito Santo e la volontà del battezzato si uniscono fra loro in maniera perfetta e si realizza una vera e propria fusione fra l’Amore di Dio e quello della Sua creatura.
Il riconoscimento che la liberazione dal peccato originale è stata conseguita, una volta per tutte, mediante il Sacrificio Redentivo di Gesù Cristo risolverebbe tanti problemi teologici e pratici, cominciando proprio dalla secolare questione del Limbo!
Noi sappiamo che, fino al tempo in cui Gesù ci ha redenti, nessuno dei morti poteva partecipare alla Vita Divina (solo Maria Santissima è stata concepita senza il peccato originale!). Infatti, Gesù, dopo la Sua morte, è sceso nel Limbo (comunemente si dice che è disceso agli “inferi”, che non significa “inferno”, ma solo “luogo inferiore”) dove si trovavano le anime dei Giusti morti prima di Lui e le ha condotte in Paradiso, perché il loro riscatto era ormai avvenuto.
Ciò dimostra che, per quelle anime che erano morte prima di Cristo e che si trovavano nel Limbo, il Battesimo è avvenuto per mezzo dell’Acqua uscita dal costato di Gesù!
Per quanto riguarda, poi, coloro che hanno cessato di vivere dopo Cristo, dobbiamo ammettere che, per lo stesso Sacrificio Redentivo, nessun essere umano muore senza essere stato liberato dalla colpa originale.
Ciò che, invece, non è stato ottenuto dal Sacrificio della Croce è la salvezza finale di ogni singolo uomo. Essa dipende, infatti, dal merito di ciascuno e dalla sua perseveranza nella fedeltà a Dio.
Sant’Agostino giustamente afferma: “Dio, che ci ha creati senza di noi, non ha voluto salvarci senza di noi” (Sermo 169, 11, 13: PL 38, 923).
Se l’uomo, dopo essere stato liberato dalla colpa originale, durante la sua vita commette altri peccati gravi e non si pente sinceramente di essi, egli rifiuta il dono della Redenzione e si danna. In questo caso, infatti, c’è una volontà contraria a Dio che rende inutile il Sacrificio della Croce.
Se, invece, muore un bambino piccolo che, non avendo ancora una coscienza formata, non è responsabile di alcun peccato, egli va direttamente in Paradiso, benchè non abbia ancora ricevuto il Sacramento del Battesimo. Egli è stato già purificato dal peccato originale per mezzo dell’Acqua sgorgata dal costato di Gesù, morto in Croce e semmai ha il merito di essere stato privato precocemente del dono della vita, ciò che, come vedremo, è una forma di espiazione.
In definitiva, dopo la Redenzione operata da Nostro Signore Gesù Cristo, il Limbo non esiste più.
Esistono solo il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno.
Per i bambini piccoli, piuttosto che il Battesimo, che meglio si addice agli adulti (come ai tempi della prima Chiesa), esiste un’altra forma di consacrazione (la “Consacrazione dei piccoli”, di cui ho parlato nel mio scritto La Nuova Chiesa, pubblicato nel sito www.apostolidegliultimitempi.it). Essa è un vero e proprio Sacramento, in quanto Dio si rende presente per accogliere la volontà dei genitori (o di chi rappresenta il bambino) che Gli consacrano la vita del piccolo, che è privo di una sua autonoma volontà.
Allo stesso modo Gesù stesso è stato consacrato da Maria e Giuseppe, in occasione della Sua presentazione al tempio di Gerusalemme.
Questo atto di consacrazione ha la capacità di attirare sul bambino tutte le grazie di Dio che sono necessarie per la sua crescita, la sua formazione cristiana, la sua vita sacramentale e la sua santificazione.
Questa consacrazione, peraltro, si deve perfezionare un giorno con la manifestazione della volontà del consacrato, una volta capace di intendere e di volere, nel Sacramento del Battesimo.
In conclusione, non ci deve essere alcuna fretta di battezzare i bambini appena nati, per paura che muoiano col peccato originale, perché questo è già stato cancellato da Gesù con il Sacrificio della Croce e con l’Acqua sgorgata dal Suo costato, che secondo la tradizione della Chiesa rappresenta proprio il Sacramento del Battesimo, mentre il Sangue rappresenta l’Eucaristia.
Nemmeno ci si deve sforzare di battezzare i piccoli uccisi nel seno materno (aborto).
Non sarebbe conveniente chiudere il presente scritto senza ricordare che nel Battesimo esiste un’altra componente essenziale che si ricollega strettamente al verbo greco “βαπτίζω”, che significa “immergere”: si tratta della immersione nella sofferenza per espiare i peccati.
Alla luce di questa componente, l’immersione nell’acqua simboleggia l’immersione nel dolore salvifico.
Gesù stesso accenna a questo significato del Battesimo, quando dice: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Luca 12,49-50).
Questa realtà profonda dell’immersione nella sofferenza non appartiene soltanto alla Passione di Gesù, ma anche all’esistenza di tutti gli uomini: tutti noi dobbiamo espiare le nostre colpe e quelle dei nostri fratelli per aiutare il Signore a salvare più anime possibile.
L’ “espiazione” consiste, quindi, nell’accettazione della sofferenza che è riservata a ciascuno di noi, senza ribellione e in piena conformità alla Volontà di Dio.
Quando, poi, l’espiazione si eleva ad offerta della sofferenza con amore e riconoscenza a Dio per la salvezza dei fratelli, essa diventa “corredenzione” cioè partecipazione all’opera redentrice di Gesù. Egli stesso ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Esempi di espiazione sono le tribolazioni che incontriamo durante la vita (malattie, difficoltà sociali o economiche, perdite di persone care, incomprensioni, persecuzioni, morte). Anche le morti precoci dei bambini (aborti), le loro malformazioni, disabilità ecc., sono forme di espiazione: la privazione della vita o della salute fisica e psichica è da ricollegare sempre all’espiazione, come pure le sciagure in cui periscono molti esseri umani.
Esempi di corredenzione ci vengono offerti dai Santi, ed in particolare da Maria Santissima, che è la Corredentrice per definizione. I Santi hanno imparato il grande segreto di fare tesoro delle sofferenze per offrirle a Dio con amore, in riparazione dei peccati e per la salvezza delle anime, a immagine e somiglianza di Gesù che ha offerto la propria Vita per redimere l’umanità intera.
Nell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo si parla di due schiere di santi:
- i salvati (Ap 7,9,14): “Dopo ciò, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani”. “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello”.
Essi hanno operato l’ “espiazione” dei peccati: il loro numero è incalcolabile.
- gli eletti (Ap 14,1-5): essi sono coloro che hanno operato la “corredenzione”, cioè quelli che hanno partecipato alla Redenzione operata dall’Agnello: il loro numero è determinato (la cifra 144.000, però, è simbolica: non dobbiamo pensare che essa rappresenti il numero esatto, ma significa soltanto che gli eletti sono un numero determinato). Essi hanno una somiglianza particolare con l’Agnello: al momento del loro giudizio particolare “non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia”;
A questo punto, possiamo concludere dicendo che, per partecipare eternamente alla Vita Divina, occorrono due elementi:
- la liberazione dal peccato originale che è stata ottenuta da Gesù, una volta per tutte, mediante il Suo Sacrificio Redentivo;
- il merito di ogni singolo uomo che conduce la propria vita in modo tale da piacere a Dio, espiando le proprie colpe particolari (e possibilmente anche quelle dei fratelli) durante la sua vita terrena, o al più tardi nel Purgatorio.
Massimo Minarelli
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