FALSO MISTICISMO E VERA MISTICA.
SPIRITUALITÀ CATTOLICA E RELIGIOSITÀ
ORENTALEGGIANTE
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d. CURZIO NITOGLIA
25 agosto 2011
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Il falso misticismo
●Abbiamo già parlato della vera mistica[1] in questo sito (v. ***). Nel presente
articolo ci resta da vedere quale sia la sua contraffazione, ossia il falso
misticismo. Esso perverte soprattutto la vera nozione di stato passivo della
mistica. Tale stato consiste nella passività relativa dell’uomo soltanto di
fronte alla Grazia attuale e speciale dello Spirito Santo (non ostacolarLo), ma
non nella passività assoluta dell’uomo quanto all’agire spiritualmente, spinto
dal Paraclito, vivendo al massimo, soprannaturalmente o eroicamente, le Virtù
infuse e specialmente quelle teologali.
●L’ascetica[2] è costituita soprattutto dallo sforzo umano abituale,
aiutato dalla Grazia attuale ordinaria di Dio, per vivere nella Grazia
santificante, lottando contro il peccato mortale e facendo un’orazione mentale
soprattutto discorsiva (prima via “purgativa” dei “principianti”); poi consiste
nell’imitazione delle Virtù di Cristo e nel fare un’orazione mentale soprattutto
affettiva (seconda via “illuminativa” dei “progredienti”) ed infine nella
mistica (terza via “unitiva” dei “perfetti”)[3], in cui l’anima è simile ad una barca a vela, che è fatta
correre (passività relativa) e non si rifiuta di correre (attività eroica) sulle
onde spinta dal soffio impetuoso dello Spirito Santo; mentre nell’ascetica
l’anima somiglia piuttosto alla barca a remi con cui si naviga sulle acque con
l’aiuto della Grazia attuale ordinaria di Dio e colla cooperazione della forza
delle braccia dei navigatori, che vivono le Virtù infuse in maniera umana o non
ancora eroica. Perciò la vera mistica è caratterizzata da un’attività eroica o
sovrumana nell’esercizio delle Virtù infuse da parte dell’uomo, il quale
tuttavia è mosso soprattutto dallo Spirito santo, al quale non deve resistere o
porre ostacoli di cattiva volontà. Invece il falso misticismo parla di passività
totale anche nell’agire, il che porta al Quietismo, ossia al non “far
assolutamente nulla”. Ma Gesù nel Vangelo ci ha detto: “Non chi dice ‘Padre
Padre’ entrerà nel Regno di Dio, ma colui che fa la sua volontà”. Insomma “chi
vuol far l’angelo, finisce per diventare una bestia”. Infatti “la Fede senza le
buone opere è morta” (san Giacomo).
Il Quietismo
●È una tendenza pseudo-mistica, che ripone la perfezione
nella contemplazione passiva, in cui l’anima rinunzia alla sua libera attività
anche nella pratica delle Virtù, al controllo della sensualità e delle passioni,
sino al punto di conciliare il più basso sensualismo con l’adesione “misticoide”
a Dio. Il Quietismo disprezza l’ascetica. In Spagna si diffuse sin dal
Cinquecento con la sètta degli Alumbrados (Illuminati), in Francia con François
Fénelon (+ 1715) e Madame Jeanne Marie Guyon (+ 1717), “un’esaltata che al
misticismo contemplativo univa il misticismo sensuale, con la teoria della
passività dell’anima nelle tentazioni e nei peccati di lussuria”[4], in Italia per opera di Miguel Molinos.
●Il pervertimento della passività o non-resistenza dell’uomo
alla Grazia speciale del Paraclito, estesa anche alla pratica delle Virtù e alla
lotta contro il male è l’essenza della falsa mistica. Nei primi secoli della
Chiesa il Montanismo[5] cadde in eccessi perniciosi dal punto di vista dommatico,
ascetico e morale. Nel medioevo i Beguardi[6] e le Beguine conobbero consimili deviazioni e disordini.
Nell’epoca moderna dal Quietismo procede l’Americanismo[7] ossia il Modernismo ascetico. Il Quietismo ha
conosciuto varie forme: quella più radicale e quella moderata o semiquietista.
Quietismo radicale
●Ha origine con Miguel Molinos[8], nato in Spagna nel 1640, ma vissuto
soprattutto a Roma, ove disseminò i suoi errori mediante le sue opere principali
La guida spirituale e L’orazione di quiete, condannate da Innocenzo XI
(Costituzione Coelestis Pastor, 19 novembre 1687, DB 1221-1288). Secondo Molinos
la vita cristiana e la perfezione o mistica consiste nell’assoluta passività
dell’anima umana, la quale è dispensata anche dal resistere alle tentazioni; il
suo motto precorre quello del liberismo economico: “Laissez faire”, così
trasposto nella religione: “Lasciamo fare a Dio”, e toccherà l’apice nel
liberalismo o modernismo ascetico chiamato da Leone XIII Americanismo. Secondo
Molinos vi è una sola via, che è quella mistica o dei perfetti, alla quale ci si
arriva da sé, con le proprie forze. Onde per lui la vita spirituale s’inizia con
la via unitiva, che per la Chiesa è la terza ed ultima e alla quale si giunge
dopo una lunga vita ascetica (prima e seconda via, degli incipienti e dei
progredenti) e vi si entra per un dono gratuito di Dio, che attua tramite la
Grazia transeunte speciale dello Spirito Santo i sette Doni del Paraclito. In
questa via puramente e assolutamente passiva, secondo Molinos, si vive
costantemente e abitualmente nella contemplazione infusa, la quale, invece, per
la dottrina cattolica è concessa da Dio solo in atti di contemplazione, che
durano poco tempo. Siccome la contemplazione è perpetua, per Molinos, l’anima è
dispensata da tutti gli atti espliciti di Virtù, dalla resistenza alle
tentazioni e dalla mortificazione. Si giunge quindi, immancabilmente, a dei
disordini morali, poiché l’uomo ferito dal peccato originale mantiene sempre in
sé sino alla morte il fomes peccati, che è la tendenza al male, cui deve
resistere negativamente non facendo il male e positivamente ponendo atti di
Virtù. Invece per il Quietismo il misticoide è talmente perfetto da non poter
più peccare e quindi non deve curarsi delle tentazioni cui è sicuro di non dare
mai il consenso della volontà, presumendo di essere confermato in Grazia, anche
se compie esteriormente atti oggettivamente immorali.
●L’antichissima dottrina cabalistica dell’anti-nomismo, o
santificazione contro la Legge morale (“nomè”) tramite il peccato, è stata
ripresa dal movimento moderno chassidico prima elitario (v. Sabbatai Tzevi
+1666, Jacob Frank +1791) e poi dallo chassidismo contemporaneo di massa (v.
Martin Buber +1965, Emmanuel Levinas +1995), dopo essere stata rinnovata da
Martin Lutero col suo “pecca fortiter sed fortius crede” e dal Modernismo
Ascetico o Americanismo, condannato da Leone XIII (Testem benevolentiae, 1889),
ma oggi rinato con virulenza parossistica soprattutto col Neo-modernismo o
Sentimentalismo religioso tanto in voga nei “movimenti” o “cammini”
pseudo-cattolici (Neo-catecumenali[9], Comunione e Liberazione, Rinnovamento dello Spirito,
Carismatismo e Pentecostalismo[10]).
●Il Molinosismo ritiene che l’oggetto principale della contemplazione è
Dio e non Gesù Cristo, che, essendo vero Dio e vero uomo, sembra meno perfetto e
non degno dei quietisti, che sarebbero ‘più che perfetti’. Essi parlano di
‘Cuore di Dio’, ma non del S. Cuore di Gesù, poiché quest’ultimo è troppo
materiale mentre il primo è unicamente l’Amore puramente spirituale,
misericordioso e “tutto-fare”, il quale dispenserebbe il “perfetto” o l’iniziato
da ogni azione buona e da ogni resistenza al peccato.
Quietismo moderato
●Il Quietismo di Molinos fu ripreso e temperato, per sfuggire le
condanne della Chiesa, da Madame Jeanne Marie Guyon, padre P. Lacombe e François
Fénelon, il quale sistematizzò e addolcì da certi eccessi la pietà
sentimentalistica e fantasiosa dell’amor puro o disinteressato della signora
Guyon nel suo libro Maximes des Saints del 1697. In esso Fénelon sosteneva che
la perfezione consiste nello stato abituale di puro amore di Dio, disinteressato
o senza la Speranza del Paradiso. Inoltre si può essere persuasi nella parte
superiore dell’anima (intelletto) di essere riprovati da Dio ed accettare
pienamente (volontà) tale stato di dannazione, offrendo a Dio il sacrificio
della propria felicità eterna. Infine l’anima perfetta deve essere indifferente
alla pratica delle Virtù ed all’Umanità di Gesù Cristo. Tali proposizioni furono
condannate nel 1699 da Innocenzo XII (DB 1327-1349) poiché sostanzialmente
identiche a quelle di Molinos anche se espresse, quanto al modo, in maniera meno
radicale o più moderata.
*
Spiritualità orientaleggiante[11]
●Qual è la differenza tra la spiritualità e la meditazione
cattolica ed i “metodi” estremo orientali di “concentrazione”?[12] La spiritualità cristiana si fonda sulla Fede
in un Dio personale e trascendente, Creatore dell’uomo, il quale Lo prega come
Padre divino, Lo conosce e Lo ama soprannaturalmente, mediante le Virtù infuse
di Fede, Speranza e Carità. Per la Grazia santificante Dio abita realmente e
fisicamente nell’anima del giusto. Onde la vita spirituale è conoscenza ed amore
reciproco, altruistico e di convivenza tra Dio e l’uomo. Tuttavia Dio è sempre
infinitamente distinto dall’uomo, il quale partecipa della vita intima divina in
maniera finita e limitata o creaturale. Vi è unione, ma non confusione tra Dio e
uomo, che cercherà di conformare la sua volontà a quella di Dio.
●La filosofia estremo-orientale (induista e
buddista)[13] è tendenzialmente panteista ed esoterica o
gnosticheggiante, perché identifica l’uomo e la “divinità”. Non concepisce Dio
come Persona trascendente il mondo, infinito, immutabile, determinato, Atto
puro, Creatore, ma come un “Tutto immanente al mondo” (induismo) o un “Silenzio
o Vuoto universale” (buddismo), che non trascende il mondo, ma s’identifica con
esso; più che di Dio si tratta di una “vaga divinità” indeterminata[14], indifferenziata, anonima ed identificata al mondo, che è
assorbito in essa.
●La “preghiera” o meglio la “concentrazione” orientale induista o
buddista (che non è una religione, la quale unisce l’uomo a Dio, ma una
filosofia immanentistica, naturalistica e panteistica) non è una conoscenza
amorosa tra l’uomo e Dio, che sfocia in un colloquio vicendevole “come un Amico
parla all’amico” (Sant’Ignazio da Loyola), ma è piuttosto un ripiegamento
dell’uomo su se stesso, poiché la “concentrazione” orientale non conosce un
Essere distinto dall’uomo e quindi il pensiero umano deve concentrarsi su se
stesso, coincidente con la “divinità”, concepita come un “Grande Sé
indifferenziato ed impersonale”.
●Nelle filosofie misteriche ed esoteriche dell’estremo oriente non c’è
spazio per una conoscenza amorosa di Dio, in quanto non c’è un Dio distinto
dall’uomo; non c’è un colloquio tra uomo e Dio, ma un soliloquio
dell’«uomo-“dio”» con se stesso o un’immersione dell’uomo nel Tutto impersonale
ed indeterminato. ●Il fine della concentrazione orientale è far prendere
coscienza all’uomo di non essere una creatura di Dio, ma una Totalità di
identità con la “divinità”. Perciò, concentrandosi l’uomo deve giungere a
concepirsi come impersonale e come un amalgama tra mondo, “divinità” e se stesso
personalmente inesistente, ossia una particella del Tutto indeterminato.
L’annullamento della coscienza della propria personalità, individualità (essere
indiviso in sé e distinto da ogni altro) e la coscienza dell’unità con il Tutto
o ‘Sé indeterminato’ è il fine ultimo della concentrazione e della filosofia
orientale. Il fatto di conoscersi come “individuo”, io, persona è una illusione
(“maya”) che l’uomo deve perdere tramite la concentrazione, che lo libera così
dalla sofferenza (“nirvana”, stato d’indifferenza o liberazione), la quale è la
coscienza della realtà oggettiva, che spesso ostacola i desideri dell’iniziato.
●La preghiera cristiana ci fa prendere coscienza di questa difficoltà e
coll’aiuto di Dio ci ottiene la forza di accettarla e sormontarla; mentre la
“concentrazione” o “sdoppiamento” orientale ci fa perdere la nozione della
realtà oggettiva e ci illude di non essere “illusi”, ossia di essere una parte
del Tutto.
●Un’altra grande differenza tra preghiera cristiana e “concentrazione”
orientale è che i metodi orientali sono tecniche puramente umane e naturali di
natura psicologica atte a far dimenticare all’uomo la sua individualità e i suoi
problemi, portandolo allo stato d’indifferenza o felicità nella propria
identificazione col Tutto “dio-mondo”. L’esoterismo è la base e il fondamento
della concentrazione orientale: esso è una conoscenza naturale (gnosis) che
“salva”, libera o perfeziona l’uomo facendolo giungere alla coscienza della
propria identità col «mondo-“divinità”». La Religione cristiana, invece, è la
Rivelazione divina alla quale si aderisce per il dono soprannaturale e gratuito
della Grazia e della Fede e si vive tramite la preghiera o orazione mentale, con
l’ausilio della Grazia divina o soprannaturale. Tra le due vi è una differenza
qualitativa infinita, la stessa che intercorre tra la natura e la sopra-natura.
●Lo yoga è una delle forme più conosciute di
“concentrazione”. Essa deriva dalla filosofia orientale induista, mentre lo zen
da quella buddista[15]. Tutte e due sono immanentistiche e panteistiche. Sono una
sorta di “rito religioso”. Tuttavia è importante sapere che le posizioni assunte
dal corpo dello yogin (colui che pratica lo yoga) non sono forme ginniche di
rilassamento muscolare, ma sono dottrine speculativo-pratiche che servono ad
aiutare l’iniziato a giungere a dimenticare di avere un corpo, di essere un
individuo distinto da tutti gli altri. Occorre muoversi e respirare il meno
possibile, intervallando il più a lungo possibile l’inspirazione e
l’espirazione, sempre per permettere alla coscienza dello yogin di liberarsi
dall’impaccio del corpo, che è essenzialmente malvagio, come tutto ciò che è
corporeo o materiale (qui vede chiaramente l’influsso reciproco tra cabala,
manicheismo, gnosticismo, catarismo e filosofie orientali, che ha influenzato
non poco anche la filosofia europea antica in Platone e moderna soprattutto in
Cartesio e Schopenhauer). Quindi lo yogin deve astrarre i suoi sensi da ogni
oggetto esterno e concentrarli solo su se stesso o il suo pensiero (v. il
“pensiero pensato” di Giovanni Gentile). Qui l’iniziato arriva a conoscere
direttamente ossia a intuire senza mediazione dei sensi e del ragionamento, come
se fosse un angelo, l’essenza di tutte le cose (vedi l’ontologismo di
Malebranche, Gioberti e Rosmini)[16]. Infine si arriva all’identificazione del soggetto con
l’oggetto (v. l’idealismo classico tedesco) per annullare la coscienza
dell’oggetto extramentale e rendere il soggetto un oggetto di concentrazione. Il
soggetto che coincide coll’oggetto sospende in tal modo ogni desiderio di cose
esterne ed è liberato o illuminato. L’individuo umano è dissolto come una goccia
che cade in un grande oceano (v. Nichilismo filosofico post-moderno di
Nietzsche, Freud, Scuola di Francoforte e Strutturalismo francese).
●Tutti i metodi di “concentrazione” delle filosofie misteriche
orientali, sin dall’inizio, tendono a portare l’iniziato ad annullare la
coscienza della sua identità di individuo umano, distinto dagli altri, dal mondo
e da Dio. I metodi o le tecniche sono una parte integrante della teoria o
filosofia immanentistica e panteistica orientale che vuole distruggere nell’uomo
la coscienza razionale del proprio io, della propria personalità ed
individualità sino al suo assorbimento nel Tutto impersonale o nel Vuoto
indeterminato.
Conclusione
1°) La vera mistica dice passività o non-resistenza solo relativamente
alla mozione speciale dello Spirito Santo e non quanto all’azione umana, spinta
dal Paraclito in maniera eroica o sovrumana.
2°) Il falso misticismo, invece, dice passività totale (ossia “non far
nulla”) anche nel non vivere le Virtù, nel non resistere al male morale.
3°) La conseguenza del falso misticismo, che è corruzione dell’unione
trasformante con Dio (“corruptio optimi pessima”), comporta la distruzione della
retta ragione, della Fede soprannaturale, della Morale oggettiva e
dell’obbedienza alla Gerarchia ecclesiastica, come Cristo l’ha voluta. In breve
comporta la fine della vera Religione (“si fieri potest”) e dell’uomo animale
razionale e libero.
4°) La falsa mistica ha inquinato tutte le epoche della storia della
Chiesa: l’antichità col Montanismo, il medioevo coi Beguardi, la prima parte
della modernità con Lutero e il Quietismo, la seconda parte della modernità col
modernismo americanista e la post-modernità con il neomodernismo postconciliare
dei movimenti o cammini, i quali vengono oggi approvati dai vertici ecclesiali,
mentre sino agli anni Cinquanta del XX secolo ogni deviazione era condannata ed
arginata. Questo è il problema e il dramma dell’ora presente, che solamente
l’onnipotenza e la giustizia di Dio potrà risolvere, avendo sinora l’uomo
moderno e contemporaneo resistito alla sua misericordia.
5°) L’influsso del giudaismo cabalistico si è fatto sentire pesantemente
durante il Concilio Vaticano II (v. Nostra aetate, 1965) e nel post-concilio
tramite l’attrattiva provata da Karol Woytjla (+ 2005) e Joseph Ratzinger per
Martin Buber (+ 1965) ed Emmanuel Lévinas (+ 1995), i quali hanno reso la cabala
esoterica elitaria ebraica un fenomeno di massa servendosi del movimento
chassidico, come Freud ha reso il talmudismo un fenomeno di massa tramite la
psicanalisi.
6°) La “religiosità” induista e buddista dell’estremo oriente più che
una Religione positiva (che unisce l’uomo a Dio, religio da religare) è una
filosofia esoterica e gnostica, immanentista e perlomeno tendenzialmente
panteista. Per essa non esiste un Dio (“qui fastidiosos divites dimisit inanes”)
distinto dal mondo e trascendente e quindi non sussiste una Religione, ma una
vaga divinità impersonale ed indeterminata, che fa un tutt’uno col mondo e
coll’uomo e perciò è una conoscenza misterica, segreta, elitaria, gnostica ed
esoterica, che allontana Dio dall’uomo (“chi si esalta sarà umiliato, chi si
umilia sarà innalzato”).
7°) I “metodi di concentrazione” estremo-orientali non hanno nulla a che
vedere con la “preghiera” o orazione mentale (meditazione e contemplazione)
cristiana. Infatti mentre la preghiera è una conoscenza amorosa di Dio da parte
dell’uomo, che porta alla unione o a vivere assieme, pur restando distinti (Dio
è infinitamente superiore rispetto ad ogni creatura, anche angelica); la
“concentrazione” orientale (yoga o zen) parte dal falso presupposto filosofico
che l’uomo non è un individuo distinto dagli altri, dal mondo e da Dio; ma uomo,
divinità e mondo formano un “Tutto” o un “Vuoto indeterminato”. Tale falsa
filosofia si serve dello yoga o zen per convincere l’illuminato che egli è una
parte del “Tutto” o “una goccia d’acqua che si perde nell’Oceano della
divinità”.
8°) Le conseguenze morali della filosofia panteistica estremo-orientale
sono disastrose e conducono al nichilismo filosofico, che soprattutto dal
parossismo del Sessantotto sta distruggendo l’uomo contemporaneo nella ragione,
nella morale e persino nel suo stesso essere. Infatti, se l’uomo è “una goccia
che si perde nell’Oceano” egli è una particella di un ‘Tutto’, che poi è un
‘Vuoto’ indeterminato e potenziale, ossia un ‘non-essere’ in perpetuo divenire.
Perciò l’uomo, il mondo e la divinità non sono o non esistono, ma divengono
continuamente senza mai giungere all’atto.
9°) Bisogna scegliere: o la retta filosofia, la vera Religione e la
preghiera rivolta a Dio creatore, oppure l’assurdo filosofico dell’immanentismo
panteistico, la falsa religiosità panteistica e la concentrazione
illusionistica, che rende il soggetto oggetto, come il “mago Silvan”, che estrae
il coniglio dal cilindro e rende gli spettatori un rebus acronimo del
“co-ni-glio”. Tertium non datur. Parafrasando Guénon: “Perditio ex oriente!”
d. Curzio Nitoglia
25 agosto 2011
http://www.doncurzionitoglia.com/falso_misticismo_e_vera_mistica.htm
[1] Dom Anselmo Stolz osb, Teologia della
mistica, Brescia, Morcelliana, 1940; Antonio Royo Marin op, Teologia della
perfezione cristiana, tr. it., Roma, Paoline, 1960.
[2] A. Stolz, L’ascesi cristiana, Brescia,
Morcelliana, 1943; Adolfo Tanquerey, Compendio di Teologia ascetica e mistica,
tr. it., Desclée, Roma, 1928.
[3] S. Tommaso d’Aquino, S. Th., II-II, q. 24, a.
9.
[4] P. Parente, Dizionario di Teologia dommatica,
Roma, Studium, 1957, IV ed., voce Quietismo. Cfr. C. Crivelli, Piccolo
Dizionario delle sètte protestanti, Roma, Civiltà Cattolica Editrice, 1945.
[5] Il Montanismo è un’eresia d’indole
ascetico-spirituale, sorta verso il 170 d. C. nella Frigia (Asia minore) ad
opera di un certo Montano, convertito al cristianesimo. Egli cominciò ad avere
strani fenomeni “misticoidi” di natura patologica o preternaturale. Due donne,
Priscilla e Massimilla, lo seguirono ed ebbero fenomeni analoghi. Montano
predicava anche la fine del mondo come prossima e la seconda venuta di Cristo
sulla terra, letta in chiave millenaristica più che escatologica. Più che una
dottrina dogmatica il Montanismo è una prassi ascetica rigoristica. Infatti
Montano si dichiarava ripieno di Spirito Santo per dar nascita ad un
Cristianesimo più perfetto (una sorta di Terza Alleanza gioachimita ante
litteram). Dall’Asia il Montanismo giunse a Roma dove guadagnò Tertulliano nel
213, che morì montanista fuori dalla Chiesa cattolica. Papa Zefirino condannò il
Montanismo. (Cfr. Pio Paschini, Lezioni di storia ecclesiastica, Torino, 1930, I
vol., p. 99; A. Mayer, voce “Montanismo”, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del
Vaticano, XII voll., 1949-1954).
[6] I Beguardi sono una delle tante sètte
religiose pullulanti tra il XII e XIII secolo in Europa. Essi sono una
derivazione delle Beguine donne consacrate di vita casta e povera. All’inizio
essi erano ortodossi, ma poi cominciarono a deviare, debolmente le Beguine, ma
fortemente i Beguardi. Il Concilio Ecumenico di Vienne (1311-1312) condannò
Beguardi e Beguine (DB 471-478) soprattutto nella dottrina dell’impeccabilità
degli iniziati della sètta, i quali giunti a un dato grado di perfezione non
debbono più pregare, mortificarsi, resistere alle tentazioni, ubbidire alla
Gerarchia e possono concedere al corpo ogni soddisfazione, che per gli altri è
peccaminosa ma per i “perfetti” no. I “perfetti” possono vedere Dio faccia a
faccia già in terra con le loro capacità, senza il Lumen gloriae, non debbono
attardarsi nel culto verso l’Umanità di Cristo e all’Eucarestia. (Cfr. F.
Vernet, Béghardes, Béguines, in “D. Th.. C.”). Essi ebbero dei punti di contatto
coi Fraticelli eterodossi allontanatisi dal Francescanesimo spirituale, sorti ai
tempi di papa Niccolò III, caduti in disgrazia con Bonifacio VIII e condannati
nel 1316 da papa Giovanni XXII (Costituzione Gloriosam Ecclesiam, DB 484-490).
La loro dottrina è riassunta dalla suddetta Costituzione apostolica come
ribellione contro l’Autorità della Chiesa, di cui vi sarebbero due specie: una
petrina, carnale, corrotta e ricca con a capo il Papa; l’altra giovannea,
spirituale, pura e povera di cui fanno parte i Fraticelli ed i loro seguaci. Il
Matrimonio sarebbe intrinsecamente malvagio, la fine del mondo vicina. Tuttavia
essi stessi indulgevano al sensualismo e negavano il diritto della proprietà
privata, tendendo ad una forma di comunismo ante litteram (cfr. F. Vernet, voce
“Fraticelles”, in “D. Th. C.”).
[7] L’Americanismo nacque alla fine
dell’Ottocento da un sacerdote americano di nome P. Hecker. Egli, consapevole
dell’indole esuberante ed avida di libertà assoluta del popolo americano,
insensibile alla metafisica e amante del Pragmatismo, portato dalle ricchezze ad
un certo edonismo ascetico o naturalismo almeno pratico, aveva cercato di
adattare o aggiornare la Religione cattolica allo spirito della filosofia
pragmatistica americana. Leone XIII nella Lettera al card. Gibbons Testem
benevolentiae (1889) ha condannato la possibilità dell’adattamento o
aggiornamento della dottrina cattolica all’esigenze della filosofia e civiltà
moderna, sacrificando la metafisica classica e scolastica, mitigando lo sforzo
ascetico, orientandosi versi il democraticismo. Dal punto di vista spirituale
l’americanismo svaluta le Virtù infuse e nascoste per attaccarsi alle virtù
attive e naturali (azione, organizzazione, pastorale, associazionismo,
attivismo). Il Papa ha riaffermato il primato della contemplazione (cui si
giunge dopo lo sforzo ascetico) sull’azione e l’attivismo (“eresia
dell’azione”); anzi ha messo in guardia dal pericolo di rovinarsi moralmente,
dimenticando la vita interiore e gettandosi nell’attivismo naturale e
forsennato, che prepara alla caduta nel peccato mortale e alla dannazione
eterna.
[8] Cfr. P. Dudon, Le Quiétiste espagnol Michel
Molinos, Parigi, 1921.
[9] Cfr. E. Zoffoli, Verità sul cammino
neocatecumenale. Testimonianze e documenti, Udine, Il Segno, 1996. www.edizionisegno.it
[10]
Cfr. F. Spadafora, Pentecostali & Testimoni di Geova, Rovigo, Istituto
Padano Arti Grafiche, 1980.
[11]
Cfr. M. Eliade (diretta da), Enciclopedia delle religioni, vol. 13, Religioni
dell’Estremo Oriente, Milano-Roma, Jaca Book-Città Nuova, 2007.
[12]
Cfr. M. Aniol, Può un cristiano pregare utilizzando i “metodi orientali” di
concentrazione?, Pessano (MI), Mimep-Docete, 1990.
[13]
Cfr. J. M. de La Croix, La Religione e le religioni, Pessano (MI), Mimep-Docete,
1990. Per l’induismo si legga M. Quéguiner, Introduzione all’induismo, Milano,
EMI, 1984; M. Eliade, Enciclopedia delle Religioni (diretta da), vol. 9,
Induismo, Milano-Roma, Jaca Book-Città Nuova, 2006; G. Filoramo, (diretta da),
La grande storia delle religioni, vol. 5, Induismo. Spiritualità e tradizione
sulle rive del Gange, Bari, Laterza, 2005. Per il buddismo v. M. Zago, Buddismo
e Cristianesimo in dialogo, Roma, Città Nuova, 1985; M. Eliade, (diretta da)
Enciclopedia delle religioni, vol. 10, Il Buddhismo, Milano-Roma, Jaca
Book-Città Nuova, 2006; H. de Lubac, Buddismo e occidente, Milano, Jaca Book,
1987; G. Filoramo (diretta da), La grande storia delle religioni, vol. 4,
Buddismo. Religioni dell’Estremo Oriente, Bari, Laterza, 2005.
[14]
Attenzione a non confondere “In-finito”, con “in-determinato”. Infatti
‘non-finito’ è assenza di limiti o di creaturalità. Il limite o la creaturalità
sono un’imperfezione dell’uomo in quanto creatura, solo l’Infinito, che non ha
limiti e non è creato, è perfetto ed è Dio. Mentre ‘determinato’ significa
attuato. Ora atto dice perfezione rispetto a potenza, indeterminazione dice
potenzialità e imperfezione. Quindi Dio è Infinito e Determinatissimo o Atto
puro da ogni potenzialità o indeterminazione. Invece l’indeterminato è ciò che
manca di atto, perfezione. Perciò indeterminato e Infinito sono due concetti
contrari, come Dio Essere Creatore ed ente creato, limitato e finito.
[15] Lo
zen è un derivato dello yoga classico, come il buddismo dall’induismo.
[16]
Cfr. M. Eliade, Patañjali et le yoga, Parigi, Seuil, 1982.
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lunedì 11 marzo 2013
FALSO MISTICISMO E VERA MISTICA cattolica!
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