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sabato 13 aprile 2013

La vacanza Formale della Sede Apostolica 1958-.... e altre considerazioni....

La vacanza Formale della Sede Apostolica 1958-....
Quali sono le condizioni per essere pienamente cattolici oggi?
Quando in gioco sono questioni così capitali, la disputa è in agguato.
È impossibile non "scontrarsi" tra "tradizionalisti cattolici", ad esempio, sulla questione del papato: è quasi un fenomeno di natura, quando è in ballo la Verità, non può non sorgere un naturale e spesso sacrosanta opposizione (senza malevolenza, si intende) tra tradizionalisti.
Le domande e le risposte sul piatto sono fin troppe:
Benedetto XVI è il Papa? NO.
Ha l'autorità papale? NO.
E se non è papa allora cos'è? e Giovanni Paolo II? e Paolo VI? e Giovanni XXIII?
E la "messa" montiniana è valida? NO.
I modernisti si comunicano realmente? NO.
Tettamanzi (diciamo lui ma potremmo anche dire Biffi o circa l'85 % dei vescovi attuali) è mai stato vescovo? NO. è mai stato cardinale? NO IN SENSO PROPRIO.
Il "Vaticano II" è stato un concilio ecumenico oppure era solo un "concilio" scismatico? LA SECONDA RISPOSTA è ESATTA.
Edith Stein, ma potremmo ricordare chiunque tra le legioni di "beatificati" o "canonizzati" wojtyliani, è "santa", è (e puo essere?) "dottore della chiesa"? NO.
Il "nuovo concordato"con lo stato italiano è realmente in vigore? NO.
Il nuovo "codice di diritto canonico" è stato realmente promulgato? NO.
I "giubilei" del 1975, 1983 e 2000 sono stati realmente indetti? NO. E le relative "indulgenze" sono state lucrate? NO, MAGARI ALTRE NON QUELLE ANNESSE AL "GIUBILEO".
Sono tutte questioni che fanno perno sul problema del Papato: tutto ruota intorno alla teologia del papato, teologia dell'elezione, teologia dell'accettazione, teologia dell'esercizio della sovranità papale.
Anche i lefebvriani che gridano alla "papolatria" (parola vergognosa) non possono non prendere atto della centralità ASSOLUTA della questione papale: è una grande rivincita per gli infallibilisti (veri) del Concilio Vaticano del 1870.
Un grande rivincita, malgrado il riduttivismo antinfallibilista (con relativa "papofobia"e relativa "storiografia" del papato AD HOC) stia apparentemente dominando nel campo di coloro che si oppongono alle "riforme" del "vaticano 2".
Se un "papa" eletto validamente (almeno apparentemente) come Paolo VI o Giovanni Paolo II cadesse poi nell'eresia e se la sua elezione dovesse essere considerata valida.
La crisi della chiesa cattolica, privata dell'autorità e del magistero del papa e dei vescovi, è indubbiamente senza precedenti e costringe a rivedere tutte le soluzioni della teologia classica alla luce di quanto avvenuto.
Sono i fatti, è la crudele realtà dei fatti che costringe la teologia romana ad interrogare se stessa e a trovare (al suo interno) risposte nuove e riformulazioni nuove a problemi nuovi.
Giovanni Paolo II proferisce una serie di proposizioni talune eretiche, altre sospette di eresia, altre temerarie, altre false ed erronee, altre ingiuriose alle orecchie pie: egli però sembra (fino a prova contraria) essere stato eletto validamente.
Nel conclave del 16 ottobre 1978 tra gli elettori, oltre ai parecchi preti e vescovi di fattura montiniana, c'era anche una manciata di cardinali veri, creati cioè da s.s. Pio XII.
Caduta la candidatura del cardinal Siri, hanno votato un polacco notariamente progressista ed "evoluto" senza troppi ripensamenti e senza evidenti complotti.
Allora Karol è "papa"?
No, non lo è, non ha ricevuta la forma, la "vera sostanza" del papato, la "papità" per così dire.
Quando non l'ha ricevuta? Al momento dell'elezione, dicono alcuni, perchè era eretico già da prima, avendo aderito al "Vaticano II” (i sostenitori di questo punto di vista si appoggiano moltissimo alla bolla “Cum ex apostolatus officio” di s.s. Paolo IV che dichiarava nulla anticipatamente l'elezione di un eretico al soglio pontificio).
Al momento dell'accettazione, secondo altri, (quando il cardinal decano chiede all'eletto "acceptasne electionem?" " accetti l'elezione?") perchè la sua oggettiva mancanza di volontà di fare il bene della chiesa (dovuta alla sua adesione al Vaticano II) rende nullo l'assenso effettivamente dato.
Non è una questione di lana caprina teologica: nel primo caso infatti il "papa" non è papa affatto, a nessun titolo; nel secondo caso il "papa" è un soggetto eletto al papato che però rimane solo, un "papa" in potenza. (è il caso, a modesto parere di chi scrive, di Ratzinger e dei "papi" del concilio).
 
 
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  2. #16
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    Predefinito Re: Episcopato, diocesi e sedevacantismo


    Citazione Originariamente Scritto da Guelfo Nero Visualizza Messaggio
    Domande interessanti e pienamente legittime. Per brevi cenni, una cosa che accomuna tutti i sedevacantisti è il fatto di ritenere certamente dubbie (se non invalide tout court) le riforme montiniane dei sacri ordini. I "vescovi" (quelli consacrati dopo il 1970) deterrebbero quindi un possesso materiale delle sedi ma senza aver ricevuto la pienezza del sacerdozio e oggidì senza aver ricevuto nemmeno il sacerdozio: il pericolo che quindi corre la Chiesa cattolica oggi è una progressiva anglicanizzazione ovvero la laicizzazione completa dello status clericale. Se da un punto di vista dell'ordine i "vescovi" sedeplenisti sono zero, da un punto di vista giurisdizionale, o hanno un mero possesso materiale delle cattedre (con la possibilità di ritrovare la pienezza dell'autorità, con una professione di fede cattolica integra e con una successiva (ri)consacrazione - posizione cassiciacum) o sono meri intrusi intronizzati come lupi sulle cattedre già cattoliche (posizione sedevacantista totale). In ogni caso OGGI non si può avere a che fare con loro a nessun titolo per i motivi sopra elencati, se non per favorirne il ritorno (reditus) alla fede cattolica.
    Per fortuna negli anni Settanta i moti di reazione alle "riforme" montiniane hanno creato istituzioni e congregazioni che hanno custodito e custodiscono l'Ordine sacro cattolico valido (Fspx, IMBC, Cmri SSpV e molte altre ancora). Per i sedevacantisti "tesisti" e per i sedevacantisti in genere che mantengono una corretta ecclesiologia, i vescovi "non una cum" (quindi cattolici) consacrati in questi decenni di vacanza delle Sedi (apostolica ed episcopali) non possono avere, nè hanno una giurisdizione abituale di alcun tipo, nè tantomeno territoriale, quindi non sono gerarchizzabili nè di diritto, nè di fatto, dal momento che la Chiesa cattolica è UNA e UNA rimane anche in tempi di ferrea apostasia come questi. Non solo ma questi vescovi, validamente ordinati e che oggi sono gli UNICI (insieme ai vescovi della Fraternità che però difettano nella professione di fede cattolica) a mantenere la continuità dell'Ordine sacro, devono essere pronti a rimettere nelle mani del Papa il proprio episcopato, quando Iddio si degnerà di concederne uno alla Chiesa. Inutile dire come la situazione di reale e concreta anarchia in cui vive l'Episcopato cattolico abbia permesso l'accesso a questa dignità a religiosi non sempre adeguati sia nella preparazione che nella formazione religiosa: la mancanza di possibilità di avere il Mandato romano (non essendoci il Papa) e la vacanza delle congregazioni romane demanda ai vescovi consacratori il vaglio dei candidati all'episcopato: l'operazione, pur se necessaria alla vita stessa della Chiesa cattolica e quindi ineludibile (come spiegato ne "La Tesi e la Mitra" dell'Eccellenza Des Lauriers e nel famoso numero 13 di Sodalitium), non è esente da rischi.
    I vescovi cattolici sono quindi oggi privi di cattedra, non esercitano propriamente un magistero episcopale, se non (in maniera fattuale) nell'esercizio ordinario della predicazione e nell'attività culturale, hanno però la pienezza dell'Ordine: consacrano vescovi, ordinano sacerdoti, consacrano vasi, oli, chiese, tutto quello che serve per la continuazione della Missio della Chiesa cattolica oggi. La loro assoluta centralità nella storia della Chiesa cattolica oggi sta appunto nella custodia dell'ordine sacro, senza il quale la Chiesa cesserebbe di esistere. Sono quindi manifestazione concreta, visibile, tangibile dell'azione dello Spirito Santo nella Chiesa e segno che le promesse del Divin Fondatore non sono venute meno, nè potevano venir meno. Non praevalebunt.

    Qui qualche immagini delle LL.EE. RR. non una cum

    L'Episcopato cattolico durante la Vacanza della Sede apostolica

    Spero tu abbia compreso a grandi linee il complesso tema.
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  4.   La vacanza Formale della Sede Apostolica
    La materia della "metafisica del papato" che sta alla base della posizione sedevacantista è complessa, di primo acchito, ma se approfondita, permette di uscire un po' dai luoghi comuni dell'antinfallibilismo e dall'antipapismo oggi imperante (sia tra i "papa boys" che lo idolatrano e acclamano carismaticamente ma senza obbedirgli, sia tra i lefebvriani che lo disprezzano gallicanamente, pur riconoscendolo come papa).
    Rispondendo sinteticamente al quesito che dà il titolo del presente articolo:
    ci sono tre date da cui far partire la sede vacante (ovvero la sede materialmente occupata ma formalmente vacante) di cui la prima è moralmente ed ecclesialmente vincolante per i cattolici.
    8 dicembre 1965: Paolo VI (alias Giovan Battista Montini) "promulga" i documenti del "Vaticano II": per le eresie contenute in "dignitatis humanae", in "lumen gentium" e per i molti gravi errori dottrinali"in "gaudium et spes", in "nostra aetate" e in alcune altre costituzioni e documenti, è teologicamente certo che Paolo VI non godeva dell'autorità pontificia, quindi dell'infallibilità pontificia.
    Non era quindi propriamente il papa.
    Affermare che Paolo VI godesse dell'autorità pontificia, significa dire che la chiesa è caduta in contraddizione ed in errore, cioè che la chiesa cattolica non è più cattolica e che quindi non esiste più.
    Vorrebbe dire che le promesse di indefettibilità del suo divin fondatore sono state vane e menzognere (absit!!!) Ed quindi in ultimo negare la stessa divinità di Cristo e la sua resurrezione.
    Questa data, per quello che significa, è sotto ogni aspetto vincolante per un cattolico che oggi voglia dirsi tale e comportarsi di conseguenza.
    21 giugno 1963: elezione di Paolo VI (G.B. Montini) è altamente probabile che Montini, sia per "mens" che per indole, non avesse intenzione oggettiva di procurare il bene della chiesa cattolica. Massone? Marrano? Neo-modernista? Molte se ne sono dette e parecchie erano bene fondate.
    Nell'ottica di un orto-teologia del papato, nessun papa eletto che faccia un vero atto di accettazione, può cadere in eresia (nè come privato dottore, nè tantomeno come papa). O non si è papi mai o lo si è sempre (salvo morte, legittima rinuncia, insania assoluta).
    Gli esempi scolastici di grandi teologi del passato sul "papa eretico" erano solo ipotesi di scuola che hanno oggi solo valore documentario, soprattutto dopo il Concilio Vaticano del 1870.
    Gli esempi di "eresia" di papi del passato cedono di fronte ad una severa critica storica: papa Liberio, Onorio, Giovanni XXII, sono stati progressivamente purgati da false accuse e da ricostruzioni tendenziose.
    È quindi altamente probabile (sententia probabilior ?) Che Paolo VI, fin dal primo istante del suo "papato", non abbia ricevuto da Dio la forma del papato, per un ostacolo ontologico e morale presente nel suo animo.
    28 ottobre 1958: elezione di Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli). Qui la questione è davvero aperta. Se ne discute accanitamente. Giovanni XXIII preparò, impostò, volle il concilio, quale erano i suoi intendimenti? Quali i suoi scopi?
    Modernista da sempre, probabilmente massone, sotto il velame di una certa pietà popolare e di un certo attaccamento alle tradizione, si nascondeva probabilmente una personalità decisa e pronta a tutto per realizzare un progetto certamente estraneo ad un cattolicesimo rettamente inteso e comunque elaborato altrove.
    Molti dei suoi atti, alcuni dei suoi discorsi, la stessa "pacem in terris" che dovrebbe essere magistero ordinario infallibile o almeno autentico di quel "papa" fanno pensare e fanno riflettere.
    Qualunque conclusione però non può pretendere, in senso assoluto, di essere vincolante per un cattolico (come lo è quella dell'8 dicembre 1965).
    Spetterà poi alla santa sede fare chiarezza sulla natura di Giovanni XXIII, magari con un processo canonico. (scontato quello a carico di Paolo VI e, rebus sic stantibus, quello a carico di Giovanni Paolo II).
    Giovanni Paolo II, aldilà di alcune prese di posizione "conservatrici" in ambito morale, è il confermatore del "Vaticano II", ne è stato un divulgatore ed un apostolo in tutto l'orbe. Così dicasi per Benedetto XVI.
    Sotto molti aspetti l'ha superato in più punti, travalicando la lettera e lo spirito del concilio.
    O meglio li ha dialetticamente inverati, dandocene un'interpretazione "autentica e verace".
    Come dicono saggiamente alcuni autori: volete sapere cos'è stato il "Vaticano II"? Guardate ad Assisi 1 e 2, alle richieste di perdono, alle visite alla sinagoghe, alle moschee, ai templi pagani. Quello ne è la realizzazione pratica, le "encicliche" wojtyliane e il "codice di diritto canonico del 1983" ne sono la preparazione.
    Oggi davvero la gente comune crede che il cattolicesimo difenda davvero la libertà religiosa, che in fondo tutte le "religioni" abbiano qualcosa di buono, che le "religioni cristiane" tendano più o meno tutte ad un medesimo centro che è Cristo stesso, che gli ebrei siano i nostri "fratelli maggiori", che la persona umana sia luogo di dialogo con i non credenti e altre tristi sciocchezze come queste.
    Giovanni Paolo II ha quindi aggiunto molto di suo, confermando in toto il "Vaticano II".
    Solo rigettando gli errori vaticano-secondisti, in primis la "dignitatis humanae" e la "nuova messa", Giovanni Paolo II o un suo successore può diventare in senso pieno il papa.
    Altrimenti rimarrà un eletto al papato ma privo di autorità pontificia e di capacità magisteriale (papa materialiter).
    Quanto durerà questa crisi? Non lo si sa ma si spera duri ancora poco.
    Preghiamo dio che ci doni presto un vero papa.



    Il fatto che l'infallibilità sia stata solennemente proclamata verità di fede nel 1870 non significa che l'infallibilità pontificia sia partita da allora, anzi...
    Anzi fu ribadito da tutti gli studiosi infallibilisti vicini a Papa Pio IX : l'infallibilità pontificia (nella sua totalità) fu sempre creduta nella storia della Chiesa, era considerata universalmente una verità prossima alla fede, comune a tutte le scuole, certa di una vera certezza teologica: tutta la manualistica dei secoli precedenti è unanime al proposito.
    Il Concilio fu occasione per una solenne definizione ex cathedra per spazzar via le deformazioni e aberrazioni teologiche gallicane e cattolico-liberali (che già iniziavano ad impugnare il Sillabo e le Encicliche) contro l'infallibità pontificia (fonte di certezza e sicurezza per tutti i cattolici).
    Il Corpus del magistero cattolico (papale e conciliare) ed ogni verità "manifestata" è esplicitazione, estrinsecazione, approfondimento della dottrina rivelata: é come rendere più lucente e splendido un sole che già brilla, vivifica, fa muovere. Non aggiunge però nulla di nuovo.
    Certo prima del Concilio vaticano si poteva discutere dell'ipotesi di un papa che cadesse notoriamente e personalmente in eresia (solo a livello "privato", perchè a livello pubblico era già considerata un'eresia).
    Dopo il Concilio Vaticano che affermò infallibilmente l'infallibità del Magistero (pontificio ed ordinario universale), l'intera figura del Papa (a qualsiasi livello e IN OGNI SUO ASPETTO) uscì ingigantita, purificata da vecchie interpretazioni storiche e teologiche caduche e da incomprensioni calunniose degli interpreti più recenti, intronizzata su uno scranno ancora più alto.
    Per questo dico che ogni discussione sulla possibile eresia del Papa (anche solo privata) divenne vana ed era ormai spenta nella prima metà del Ventesimo Secolo.
    In questo sta il miglioramento, il progresso, l'ulteriore evoluzione omogenea del Dogma.
    Ovviamente anche il "Vaticano II" va comparato con questo corpus dottrinale omogeneo e bimillenario.
    La Tesi di Cassiciacum in questo è lo specchio del più rigoroso, assoluto e romano infallibilismo uscito dal Vaticano ("primo") e dagli ulteriori approfondimenti della Scuola teologica romana.
    Essa non parla più di papa ma semplice "papa materialiter", eletto, una materia che per tara teologica oggettiva può non ricevere la forma del Papato:
    solo questo "papa" che non è ANCORA un vero Papa, può cadere in errori ed eresie.
    I cattolici che si sono opposti al V2 (alcuni gallicani o altri sedevacantisti meno attenti alla ricchezza dell'infallibilismo teologico) hanno ripreso più o meno maldestramente il concetto di "papa eretico", durante i primi anni del "postconcilio".
    Maldestramente perchè un papa eretico è la negazione stessa dell'infallibilità pontificia, della santità e bontà della Chiesa, della sua missione salvifica, della divinità di Cristo.
    Al massimo un uomo può essere eletto al Papato già infetto da eresia (o meglio dalla volontà oggettiva di non fare il bene della Chiesa: una volontà che invece ebbero tutti i Papi, compresi i più "inadeguati e improvvisati" nella storia della Chiesa) e in questo modo porre un ostacolo impediente alla ricezione della forma del Papato.
    Un finto Papa, un non-Papa, un non ancora-Papa, un Papa materialiter: termini, pur nella loro varietà e diversità, che descrivono lo stesso oggetto da diverse angolazioni
     
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  7. Episcopato, diocesi e sedevacantismo

    Citazione Originariamente Scritto da Timoteo Visualizza Messaggio
    Simile posizione è assunta dall'abbé Belmont, che pure è sostenitore della Tesi. Così egli si esprime in generale sulla questione:

    "Le second développement auquel je résiste est plus tardif, et d’ailleurs je ne sais à qui il faut
    l’attribuer. C’est l’affirmation que non seulement nous sommes en présence d’un pape materialiter
    tantum, mais que nous serions en présence, à Rome et dans tous les diocèses de la chrétienté, de
    toute une hiérarchie materialiter, des évêques et des cardinaux quasiment jusqu’aux sacristains.
    Cela aussi me semble erroné pour les deux raisons impératives que voici :
    – pour l’apostolicité de l’Église catholique considérée sous l’aspect de la continuité, seule importe
    la succession du Siège apostolique. La pérennité de chacun des autres sièges n’est pas
    indispensable : il n’y a aucune nécessité de foi (et donc aucune adéquation à la réalité) d’affirmer
    un materialiter à leur propos ;
    – les nominations des cardinaux et des évêques sont des actes de la juridiction pontificale, qui est
    précisément absente et que rien ne peut remplacer – alors que la nomination du souverain Pontife
    n’est en rien un acte de juridiction, ce qui fait que la question du Siège romain est radicalement
    différente de celle des Sièges particuliers ou du Sacré-Collège
    " (http://ddata.over-blog.com/xxxyyy/0/...assiciacum.pdf).

    Personalmente, ritengo che - partendo da Paolo VI - se il papa materialiter non potesse designare cardinali (cioè elettori) e vescovi presto non vi sarebbero più nemmeno papi materialiter (credo che gli attuali cardinali elettori siano stati tutti nominati da papi materialiter e anche quelli che elessero Ratzinger; e Belmont ritiene Ratzinger papa materialiter). Questo potere di designazione va tenuto distinto dal potere di giurisdizione che, siamo tutti d'accordo, è attualmente assente. Il papa materialiter dunque è titolare di un potere di designazione, ma non possedendo quello di giurisdizione non può che designare vescovi materialiter, cioè privi di potere di giurisdizione nella loro diocesi. Un problema si può porre invece per gli ultimi vescovi ancora viventi nominati da Pio XII. In questi casi il mandato romano c'è e il potere di giurisdizione è stato realmente conferito. Ma tali vescovi lo posseggono ancora? Io penso di no, per due motivi. Innanzitutto essendo tutti in comunione con papi materialiter tali vescovi aderiscono all'"autorità" di questi ultimi e non più a quella, cui loro partecipavano, di Pio XII. In altre parole, e supponendo pure che abbiano una diocesi (ma così non è, perché oggi si può reggere tale ufficio fino a 75 anni), la loro "giurisdizione" attualmente l'attingono da Benedetto XVI, perché è questi che tali vescovi riconoscono essere l'Autorità nella Chiesa. E il loro " potere di giurisdizione", la loro "autorità" di vescovi, non esisterebbe senza il consenso di Benedetto XVI. Si potrebbe obiettare che questa è una visione soggettivistica delle cose, perché oggettivamente i vescovi consacrati sotto Pio XII il potere di giurisdizione l'hanno ricevuto da un vero Papa e nessuno glielo può togliere più. E' vero, a meno che loro stessi non lo abbandonino per obbedire ad altre autorità, diverse da quella proveniente da Cristo. E comunque rimane il fatto che l’autorità di un vescovo non deriva dall’ordine sacro, ma dal permanere della sua comunione con il successore di Pietro dopo che gli è stata affidata da questo una diocesi, altrimenti si arriverebbe all’assurdo di ammettere che un qualsiasi vescovo scismatico conserva anche nello scisma il potere di giurisdizione. In secondo luogo, se il papa materialiter possiede il potere di designare cardinali e vescovi possiede anche quello di revocare tali designazioni (e non solo le proprie ma anche quelle effettuate dai defunti Papi formaliter nel caso in cui, ovviamente, i vescovi designati da questi ultimi non rompano la comunione con i papi materialiter). E poiché le attuali disposizioni in materia, mi sembra, prevedono che l'ordinario di una diocesi ricopre l'incarico sino a 75 anni di età, non credo esistano più vescovi il cui potere di giurisdizione era stato conferito da un vero Papa i quali abbiano meno di 75 anni. Dunque, non esistono più vescovi formaliter, ma solo materialiter. Se ne conclude che siamo in presenza non solo di un papa material iter, ma di una gerarchia materialiter. Tuttavia, le mie conoscenze sono poche e mi piacerebbe approfondire la questione, perché potrei trascurare molte cose.

    La posizione di Belmont si caratterizza anche in relazione alla questione delle consacrazioni episcopali durante la Vacanza della Sede, consacrazioni che questo sacerdote rifiuta con fermezza. Qui si trova uno dei suoi scritti a riguardo: http://ddata.over-blog.com/xxxyyy/0/...n-question.pdf .
    Tuttavia, a Belmont ha risposto egregiamente don Ricossa in Sodalitium (cf anche: SODALITIUM), che assieme a Mons. Sanborn ritene le consacrazioni episcopali "sedevacantiste" lecite e opportune in tale momento di crisi.
     
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  12. Il sedeplenismo oggi compromette l'indefettibilità e la santità della chiesa


    I wojtyliani e i lefebvriani uniti nel disprezzo della chiesa e condannati dal magistero infallibile di Papa Pio VI Braschi.

    Papa Pio VI nella bolla "auctorem fidei” del 28 agosto 1794 condannava come eretica questa proposizione uscita dal conciliabolo-lupanare di Pistoia:
    "in questi ultimi secoli si è diffuso nella chiesa un generale offuscamento sulle verità di maggiore importanza che riguardano la religione, e che sono la base della fede e della morale di Gesù Cristo" (denzinger 1501).

    Infatti sia i wojtyliani che i lefebvriani sostengono che la verità si è eclissata nella chiesa: per i primi nel passato, per i secondi nel presente.
    Monsignor Wojtyla infatti nella sua "enciclica" "Tertio millenio adveniente" del 1995 ha detto che vari figli della chiesa, tra cui parecchi santi "ne hanno deturpato il volto, impedendole di riflettere pienamente l'immagine del suo signore crocefisso" cui seguirono le ben note e famosissime richieste di perdono del 2000.

    Così i lefevriani accusano dei "papi" e un intero "concilio" (la chiesa cattolica, secondo loro) di aver tradito la tradizione, rinunciato ad insegnare (!!!), a santificare le anime, rinunciato a farsi veri portatori delle verità della fede cattolica.
    Urgerà quindi in futuro una richiesta di perdono (un’altra) per questi 40 anni di follia, di ignavia, di tradimento, di protestantizzazione della chiesa: se davvero Giovanni XXIII, Paolo VI e lo sciatore polacco sono papi, allora bisognerà chiedere perdono per tutte queste loro mancanze e per i loro delitti contro la fede).
    È impressionante vedere la somiglianza tra i giansenisti di Pistoia, i wotyliani meaculpisti e i seguaci di monsignor Lefebvre.

    La chiesa cattolica è indefettibile, è sempre santa, non è un'umana istituzione: questa verità smentisce i mea-culpa polacchi e le accuse dei lefebvriani alla chiesa.

    Che chiesa sarebbe quella che non avesse "una perenne comunicazione di doni e quelle cose che con aperta e quotidiana manifestazione attestino che la sua vita soprannaturale" (per usare un'espressione della "satis cognitum")?
    Che chiesa sarebbe?
    Giovanni Paolo II, Paolo VI, il loro "concilio" non sono chiesa cattolica, sono formalmente estranei alla chiesa cattolica.
    La chiesa cattolica non ha colpe dei delitti degli ultimi quarant'anni, delle "messe" in volgare, delle richieste di perdono, dell'ecumenismo, delle visite alle moschee e alle sinagoghe, del cialtronesco "codice" del 1983.
    Quello che è avvenuto è stato ed è solo un tristo spettacolo d'ombre che speriamo si esaurisca prestissimo.


    Dal "dossier sul sedevacantismo" pubblicato dalla fraternità san pio x italiana, parrebbe davvero di si, parrebbe un peso insopportabile che dei "novelli farisei" (Hanno scritto proprio così nel dossier?) Vorrebbero imporre sul capo dei fedeli, dei semplici, dei piccoli...
    Eppure come diceva papa Bonifacio VIII dall'obbedienza ad un papa legittimo dipende la salvezza dell'anima.
    Il fedele di oggi vede un "papa" che elogia Lutero, prega al muro del pianto, visita le sinagoghe e le moschee, bacia il corano, offre sacrifici agli dei, fa adorare la statua di Buddha sull'altare di Assisi, si fa iniziare ai culti induisti, si pente per la storia della chiesa e per gli atti dei suoi santi predecessori.
    Come può essere infallibile costui? Come può essere il papa?
    Un papa non può non essere infallibile e tutti lo furono nella storia e nessun papa contraddisse su materia definita un proprio predecessore: checchè ne ritengano storici della chiesa che hanno studiato alla “radioelettra” e pastori scismatici orientali che, lupi rapaci, si lanciano contro il primato pontificio, credendo, poveri untorelli, di poterlo scalfire.
    Anche un semplice fedele coglie al volo la contraddizione: è impossibile che sia papa chi insegna quotidiamente errore ed eresia, è impossibile che convivano papato ed eresia (i due termini sono ontologicamente incompatibili).
    Ove v'è l'uno, non vi può essere l'altra: da tempo assistiamo muti e sconcertati al diffondersi delle più strane teorie in ambiente lefebvriano: i papi non insegnano nulla da quarant'anni, (!!!) Per forma mentis non vogliono insegnare (!!!), dunque i loro documenti non vincolano, non hanno valore (!!!), non sono veri documenti, bisogna non obbedire ai papi eretici o in errore(!!!) E aspettare (!!!).
    Che resta del papato dopo tutto questo? Cenere, il nulla.
    La debolezza di questa posizione è tale che per sostenerla bisogna negare tutto: e alla fine questo "tradizionalismo", per ironia della sorte, deve setacciare la tradizione, scegliendo quel pochissimo (ed è davvero pochissimo) che può essere piegato ai suoi scopi.
    È difficile ammettere di avere torto, spezzare i legami con un' esperienza (quella della Fraternità San Pio X) che in fondo è stata il proprio orgoglio e la propria bandiera per anni, in un mondo ostile e beffardo.
    È difficile vincere il rispetto umano, l'abitudine, la gratitudine verso gli amici e i superiori...ma non impossibile.
    Dio che chiama ad una prova, dona anche la forza per sostenerla ed affrontarla.
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La vacanza Formale della Sede Apostolica 1958-....
Centro studi Giuseppe Federici - Per una nuova insorgenza
Comunicato n. 116/05 del 28 novembre 2005, San Giacomo della Marca



L¹attuale situazione della Chiesa Cattolica

Intervista sull¹attuale situazione della Chiesa Cattolica a don Ugo Carandino, dell¹Istituto Mater Boni Consilii, a cura della sezione di Forza Nuova di Cesena.

Qual¹ è l¹attuale situazione all¹interno della Chiesa Cattolica? Lo abbiamo chiesto a don Ugo Carandino, uno dei sacerdoti che non ha accettato il Concilio Vaticano II e che celebra la Messa secondo il rito tradizionale in latino.

D * Don Ugo, si può presentare a nostri lettori?
R * Vorrei presentare e far conoscere, soprattutto, tutti quei preti cattolici che, a partire dagli anni ¹60, hanno difeso e difendono tuttora l¹integralità della Dottrina e della Liturgia della Chiesa. Proprio per rimanere fedeli alla Tradizione della Chiesa, nel 1985 è stato fondato l¹Istituto Mater Boni Consilii, che ha la casa madre a Verrua Savoia, in provincia di Torino. Io appartengo a questo Istituto e mi occupo dell¹apostolato principalmente in Romagna e in Abruzzo.

D * In che cosa consiste il vostro apostolato?
R * Innanzi tutto a predicare l¹autentica dottrina cattolica e denunciare gli errori del modernismo che sono penetrati nella Chiesa e che hanno avuto il sopravvento col Concilio Vaticano II. Lo facciamo con corsi di formazione catechistica per giovani e adulti, con la predicazione degli esercizi spirituali di sant¹Ignazio di Loyola, con conferenze e convegni, ad. es. sulla dottrina sociale della Chiesa o sull¹encicliche con le quali i Papi hanno condannato gli errori moderni.
Inoltre celebriamo la Messa e amministriamo i Sacramenti secondo i libri liturgici in vigore nella Chiesa prima delle riforme di Giovanni XXIII e Paolo VI, riforme che hanno portato a un nuovo rito della messa che è più protestante che cattolico!
L¹apostolato lo svolgiamo presso dei gruppi di fedeli presenti un po¹ ovunque in Italia: sono dei cattolici che desiderano appunto conservare la Fede e la Messa antica e, per questo motivo, non frequentano più le parrocchie dove ovunque, seppure in modi diversi, si insegnano gli errori del modernismo. Questi errori, che sovvertono radicalmente la religione, sono stati condannati dalla Chiesa, in particolare da San Pio X, e quindi un cattolico non può assolutamente accettarli.

D - Chi era San Pio X?
R - San Pio X è un punto di riferimento importantissimo per il nostro Istituto in quanto è stato il Papa che già nel 1907, con l¹enciclica ³Pascendi², ha condannato gli errori che, come dicevo, oggi sono insegnati dalla maggioranza del clero.
San Pio X, nell¹enciclica in questione, usò delle espressioni molto forti, scrivendo che: "Š oggi i fautori dell'errore non sono da ricercarsi solamente fra i nemici dichiarati; ma ciò che da somma pena e timore, si celano nel seno stesso della Chiesa, tanto più perniciosi quanto meno sono in vista. Alludiamo (Š) a non pochi dello stesso ceto sacerdotale. (Š) Tutti penetrati delle velenose dottrine dei nemici della Chiesa, si spacciano, senza ritegno di sorte, per riformatori della Chiesa medesima. (Š) i loro consigli di distruzione non li agitano costoro al di fuori della Chiesa, ma dentro di essa; ond¹è che il pericolo si nasconde quasi nelle vene stesse e nelle viscere di lei (Š) Non pongono già la scure ai rami o ai germogli, ma alla radice medesima, cioè alla fede e alle fibre di lei più profondeŠ².
San Pio X parlava quindi di false dottrine che si erano insinuate all¹interno della Chiesa, una vera e propria infiltrazione di ³velenose dottrine dei nemici della Chiesa², come i principi massonici del relativismo e del naturalismo.



D * Com¹è avvenuta questa trasformazione nella Chiesa, da San Pio X ad oggi?
R - Il Concilio Vaticano II è una data fondamentale per capire quello che sta succedendo nella Chiesa. Il Concilio è iniziato nel 1962, con Giovanni XXIII, e si è concluso nel 1965, con Paolo VI: tutti lo considerano - giustamente - come uno spartiacque tra la Chiesa ³di prima² e la Chiesa ³di dopo². Molti lo considerano in modo positivo (modernisti, progressisti, catto-comunistiŠ), mentre altri (i pochi vescovi, teologi e preti rimasti immuni dal contagio modernista), lo considerano in modo negativo.
Chi si riconosce nel Concilio inevitabilmente non si riconosce nella Chiesa dei secoli precedenti: e infatti Giovanni Paolo II in più occasioni ha chiesto perdono per presunti errori che la Chiesa e i Papi avrebbero commesso. Non sto parlando di errori o debolezze legate alla vita privata di Papi o Vescovi, ma di fantomatici errori che sarebbero stati fatti nell¹esercizio dell¹insegnamento e del governo della Chiesa.
Da parte nostra, proprio per rimanere ancorati alla Chiesa fondata da Cristo, e quindi cattolica, apostolica e romana, non possiamo accettare gli errori che contraddicono gli insegnamenti infallibili della Chiesa su temi determinanti come la libertà religiosa, l¹ecumenismo, il rapporto con le altre chiese e religioni, la regalità sociale di Cristo, ecc.
Come ha spiegato San Pio X, i modernisti colpiscono la Fede alla sua radice, nel senso che sovvertono radicalmente la dottrina e lo spirito che dovrebbero animare un cattolico. Pensiamo ad. es. alla virtù teologale della carità, dai modernisti confusa con il buonismo e con un vago sentimento di solidarietà. Il modernismo spegne l¹anima sovrannaturale della Chiesa, tende a ridurre la religione a una filosofia umanista e umanitaria.



D * Ma se la Chiesa, come lei ha detto, è infallibile, oggi come può insegnare questi errori?
R * Questa domanda mette il dito nella piagaŠ e mi dà la possibilità di precisare la posizione dottrinale del mio istituto.
Effettivamente la Chiesa ha ricevuto da Cristo stesso la promessa dell¹infallibilità: un Papa, quando insegna la Fede e la morale, è assistito dallo Spirito Santo e non può sbagliare e contraddire altri Papi. Eppure Paolo VI e Giovanni Paolo II hanno contraddetto (e, con i mea culpa, in un certo senso condannato) i Papi del passato e hanno insegnato dei gravi errori dottrinaliŠ
Come risolvere questa apparente contraddizione? La risposta è semplice e si trova nella stessa Fede: proprio perché P. VI e G.P. II hanno fatto quello che un legittimo Papa non potrebbe fare, hanno dimostrano di non avere l¹autorità papale, insomma di non essere Papi, di esserlo solo apparentemente.
Sul nostro sito (www.sodalitium.it) si spiega esattamente l¹aspetto teologico della questione, con la distinzione che i teologi fanno tra il papato materiale e formale. In poche parole: l¹attuale Benedetto XVI, come i suoi predecessori, non è formalmente papa, quindi si deve parlare di sede vacante.
Le conseguente sono importantissime per la vita dei cattolici, che non avranno più il dilemma di obbedire a cose sbagliate o a disobbedire alla Chiesa. Gli errori del Concilio non sono stati insegnati da legittimi Papi, quindi non rientrano tra le dottrine che il cattolico deve accettare.
Anche un bambino può capire il principio secondo cui un autentico Vicario di Cristo non può contraddire quello che ha insegnato un altro Papa. Un esempio: negli anni Œ20 Pio XI ha vietato ai cattolici di partecipare ad incontri ecumenici con altri cristiani non cattolici. Invece Giovanni Paolo II ha addirittura organizzato giornate ecumeniche, non solo con protestanti o scismatici greci, ma addirittura con altre religioni che non credono nella SS. Trinità o nella divinità di Cristo!
Quindi, quando si parla di trattative tra il Vaticano e alcuni tradizionalisti, non si parla di noi, perché non riconosciamo l¹autorità di questi personaggi che occupano il trono di Pietro. Del resto che senso avrebbe chiedere a chi sta distruggendo la Chiesa il permesso diŠ conservare la Fede? Si rischierebbe di ritrovarsi inseriti in una specie di grande chiesa ecumenica dove, accanto ai luterani o ai buddisti, ci sarebbe anche una cappella per la Messa in latino. Ma non è in questo modo che si difende la Tradizione della Chiesa.

D * Lei ha parlato di ecumenismo: che cos¹è?
R - Gesù Cristo, al momento dell¹Ascensione, quando salutò per l¹ultima volta gli Apostoli diede il comandamento che tutti conosciamo: ³Andate a predicare a tutte le gentiŠ Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, chi non crederà sarà dannato...². In base a questo insegnamento gli Apostoli e i loro successori hanno predicato ovunque il Vangelo nel corso dei secoli, manifestando così lo spirito missionario della Chiesa. Pensa a quanti missionari, prima in Europa e poi negli altri continenti, hanno consacrato le loro vite, in molti casi sino al martirio, per far conoscere il Vangelo ai diversi popoli.
Con l¹ecumenismo invece si pratica un pericoloso e ambiguo dialogo religioso con le altre chiese e addirittura con religioni non cristiane, si fanno predicare pastori eretici e scismatici nelle chiese cattoliche, si organizzano giornate ecumeniche dove si permettono le preghiere coraniche, talmudiche, buddiste, persino degli stregoni animasti, e in alcuni casi si sono rimossi i crocefissi dalle sale scelte per recitare queste preghiere per non mettere in imbarazzo i non cristianiŠ
Lo slogan degli ecumenisti è quello di cercare ciò che ci unisce alle altre chiese e religioni e non quello che ci divide. Ma il problema è proprio questo: le divisioni nascono nella misura in cui certe persone rifiutano di aderire alle verità rivelate da Dio. La Chiesa è stata fondata da Cristo proprio per insegnare queste verità, non per occultarle.
Ritengo che l¹ecumenismo sia una specie di cavallo di Troia per introdurre nella Chiesa gli errori massonici del relativismo e l¹indifferentismo religioso, per creare cioè i pressuposti alla formazione di un¹unica religione universale, dove non ci saranno più le differenze dogmatiche tra le varie dottrine ma unicamente un¹unione umana basata su un vago sentimento religioso. Questa religione universale potrà facilitare la costituzione di un unico governo mondiale: in questo contesto, volendo arrivare all¹estreme conseguenze, chi si ostinasse a professare la religione cattolica come l¹unica rivelata da Dio e di ritenere false le altre religioni, sarebbe considerato un ostacolo per la fratellanza universale. In questo caso si metterebbe sul banco degli imputati il primo comandamento di Dio che insegna: ³Non avrai altro dio al di fuori di me² e, quindi, altre religioni al di fuori di quella cattolica.

D - Che consiglio può dare ai giovani d¹oggi ?
R - Il consiglio e l¹invito è di documentarsi per di conoscere l¹autentico Cattolicesimo, in quanto i giovani che si avvicinano alle parrocchie nell¹attuale situazione rischiano di avere una visione distorta della Fede. Infatti il pericolo è di confondere l¹attuale degenerazione progressista, modernista ed ecumenista della religione con la religione stessa, e quindi allontanarsi da essa. E¹ quello che cercano di ottenere le lobby anticattoliche: far perdere la Fede alle anime per renderle più vulnerabili e addomesticabili.
La storia insegna che è proprio la Fede e l¹autorità della Chiesa ad aver animato il combattimento dei popoli della Cristianità contro i diversi pericoli: pensiamo alla battaglia di Lepanto, contro l¹invasione ottomana, o alle insurrezioni popolari in Vandea e negli Stati preunitari italiani, contro le rivoluzioni massoniche.
Cristo Re ci chiama a combattere sotto il suo stendardo per il bene delle nostre anime e della civiltà cristiana: spero che siano numerosi i giovani che risponderanno con generosità a questa chiamata. Ecco perché è fondamentale conoscere e approfondire la Dottrina, per evitare di ritrovarsi sotto lo stendardo sbagliato. E lo stendardo da amare e difendere è quello della Tradizione della Chiesa.

(Fonte: http://forzanuovacesena.interfree.it/)

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