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domenica 21 aprile 2013

SEDEVACANTISMO: un pericolo gravissimo per la salvezza delle anime?


Ricevo da un lettore, che si firma Juan de San Mattia e pubblico. Ricordo anche questo articolo di Don Curzio Nitoglia.

Intitolare questo brevissimo articolo con questo allarme lo impone il fatto che il SEDEVACANTISMO non è una delle tante risposte più o meno accettabili o condivisibili alla grande crisi della Chiesa, ma è l'elaborazione di una teoria profondamente erronea che si nutre dell'ignoranza di coloro che la predicano e la seguono, come risposta emotiva e gravemente dannosa allo scandalo modernista che domina la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.

La certezza dell'errore di questa tesi è confermata dalla natura stessa della Chiesa e del ministero Petrino in correlazione all'indefettibilità della giurisdizione, quale elemento fondante e perpetuo della stessa Chiesa così  emerge dalla tradizione e dalla Costizione Apostolica “Pastor AEternus” promulgata nel Concilio Vaticano I dal Sommo Pontefice Pio IX.

Infatti nella stessa è scritto:
Perché poi lo stesso Episcopato fosse uno ed indiviso e l’intera moltitudine dei credenti, per mezzo dei sacerdoti strettamente uniti fra di loro, si conservasse nell’unità della fede e della comunione, anteponendo agli altri Apostoli il Beato Pietro, in lui volle fondato l’intramontabile principio e il visibile fondamento della duplice unità: sulla sua forza doveva essere innalzato il tempio eterno, e la grandezza della Chiesa, nell’immutabilità della fede, avrebbe potuto ergersi fino al cielo [S. LEO M., Serm. IV al. III, cap. 2 in diem Natalis sui]. E poiché le porte dell’inferno si accaniscono sempre più contro il suo fondamento, voluto da Dio, quasi volessero, se fosse possibile, distruggere la Chiesa, Noi riteniamo necessario, per la custodia, l’incolumità e la crescita del gregge cattolico, con l’approvazione del Sacro Concilio, proporre la dottrina relativa all’istituzione, alla perennità e alla natura del sacro Primato Apostolico, sul quale si fondano la forza e la solidità di tutta la Chiesa, come verità di fede da abbracciare e da difendere da parte di tutti i fedeli, secondo l’antica e costante credenza della Chiesa universale, e respingere e condannare gli errori contrari, tanto pericolosi per il gregge del Signore.
Già in questo paragrafo sono affermati alcuni principi da abbracciare e difendere come verità di fede da parte di tutti i fedeli e sono:
  1. Nel Beato Apostolo Pietro è fondato l'intramontabile principio e il visibile fondamento dell'unita' della Chiesa. Leggiamo con attenzione le parole “intramontabile e visibile” legate a Pietro come fondamento dell'unità della Chiesa che per definizione è UNA, santa, cattolica e apostolica. Il carattere dell'unità è intrinseco alla Chiesa stessa ed è garantita dalla persona visibile del Papa.
  2. Il Sacro Concilio propone la dottrina relativa alla PERENNITA' del sacro Primato Apostolico. Infatti la sede apostolica durante la vacanza che deriva dalla morte di un Papa è retta dalla giurisdizione dei cardinali ed in questo mantiene la sua perennità. Il sedevacantismo nega che vi siano veri cardinali essendo questi stati nominati tutti da falsi Papi. Quindi falsi Papi, falsi cardinali cioè fine della perennità del primato apostolico: chiaro scostamento dalla dottrina cattolica.
Inoltre:
Proclamiamo dunque ed affermiamo, sulla scorta delle testimonianze del Vangelo, che il primato di giurisdizione sull’intera Chiesa di Dio è stato promesso e conferito al beato Apostolo Pietro da Cristo Signore in modo immediato e diretto...E al solo Simon Pietro, dopo la sua risurrezione, Gesù conferì la giurisdizione di sommo pastore e di guida su tutto il suo ovile con le parole: "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore" (Gv 21,15-17). A questa chiara dottrina delle sacre Scritture, come è sempre stata interpretata dalla Chiesa cattolica, si oppongono senza mezzi termini le malvagie opinioni di coloro che, stravolgendo la forma di governo decisa da Cristo Signore nella sua Chiesa...
Analizzando questo paragrafo si nota come la forma di governo della Chiesa, che non è una realtà pneumatica ma  un'istituzione visibile così voluta da Gesù Cristo, è connaturata al potere di giurisdizione del Sommo Pontefice. Il sedevacantismo contraddice in modo pertinace la natura stessa della Chiesa a cui Cristo conferì il carattere dell'istituzione basata sulla giurisdizione del Papa, stravolgendo così la forma di governo voluta da Cristo Signore ed inaugurando alla stregua dei protestanti una Chiesa pneumatica, invisibile, non istituzionale basata solo sull'adesione intima della fede.

Continuiamo:
Se qualcuno dunque affermerà che il beato Pietro Apostolo non è stato costituito da Cristo Signore Principe di tutti gli Apostoli e capo visibile di tutta la Chiesa militante, o che non abbia ricevuto dallo stesso Signore Nostro Gesù Cristo un vero e proprio primato di giurisdizione, ma soltanto di onore: sia anatema.
Qui nel condannare l'errore modernista del primato di onore, il Concilio Vaticano I introduce in modo chiaro ed esplicito il concetto che la Chiesa ha un capo visibile, tesi contraddetta dai sedevacantisti in netta opposizione alla dottrina cattolica. Ma è proprio nel capitolo II intitolato PERPETUITA' DEL PRIMATO DEL BEATO PIETRO NEI ROMANI PONTEFICI, che riluce tutta la splendida dottrina sulla natura del primato petrino, totalmente ignorata dal sedevacantismo.

Leggiamo:
Ciò che dunque il Principe dei pastori, e grande pastore di tutte le pecore, il Signore Gesù Cristo, ha istituito nel beato Apostolo Pietro per rendere continua la salvezza e perenne il bene della Chiesa, è necessario, per volere di chi l’ha istituita, che duri per sempre nella Chiesa la quale, fondata sulla pietra, si manterrà salda fino alla fine dei secoli. Nessuno può nutrire dubbi, anzi è cosa risaputa in tutte le epoche, che il santo e beatissimo Pietro, Principe e capo degli Apostoli, colonna della fede e fondamento della Chiesa cattolica, ricevette le chiavi del regno da Nostro Signore Gesù Cristo, Salvatore e Redentore del genere umano: Egli, fino al presente e sempre, vive, presiede e giudica nei suoi successori, i vescovi della santa Sede Romana, da lui fondata e consacrata con il suo sangue [Cf. EPHESINI CONCILII, Act. III]. Ne consegue che chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa. Non tramonta dunque ciò che la verità ha disposto, e il beato Pietro, perseverando nella forza che ha ricevuto, di pietra inoppugnabile, non ha mai distolto la sua mano dal timone della Chiesa [S. LEO M., Serm. III al. II, cap. 3]. È questo dunque il motivo per cui le altre Chiese, cioè tutti i fedeli di ogni parte del mondo, dovevano far capo alla Chiesa di Roma, per la sua posizione di autorevole preminenza, affinché in tale Sede, dalla quale si riversano su tutti i diritti della divina comunione, si articolassero, come membra raccordate alla testa, in un unico corpo [S. IREN., Adv. haer., I, III, c. 3 et CONC. AQUILEI. a. 381 inter epp. S. Ambros., ep. XI] .

Se qualcuno dunque affermerà che non è per disposizione dello stesso Cristo Signore, cioè per diritto divino, che il beato Pietro abbia per sempre successori nel Primato sulla Chiesa universale, o che il Romano Pontefice non sia il successore del beato Pietro nello stesso Primato: sia anatema.
Questo paragrafo è talmente chiaro che chiunque voglia professare le tesi sedevacantiste deve farlo ignorando la “Pastor Aeternus” e quindi il Concilio Vaticano I. E spieghiamo perché:
  1. E' affermato chiaramente e senza ombra di dubbio che ciò che Cristo ha istituito nel beato Apostolo Pietro duri per sempre nella Chiesa fino alla consumazione dei secoli, per esplicito volere di Cristo stesso che l'ha istituita. Di fatti il Sommo Pontefice è colonna della Chiesa anche dal punto di vista istituzionale quale capo visibile. Egli è infatti definito fondamento della Chiesa Cattolica: una casa senza fondamenta è già crollata; questo è impossibile per la promessa di Gesù Cristo circa le porte degli inferi che non prevarranno mai. Anzi è proprio in forza di questa visibile istituzione fondata sulla giurisdizione di Pietro che siamo certi dell'indefettibilità della Chiesa visibile. Allo stesso modo di come noi contempliamo una Chiesa visibile sfigurata dal modernismo, il discepolo prediletto, contemplava sulla Croce il Cristo morente, pur sapendolo Dio e quindi per definizione immortale. Fu per mezzo della fede nella divinità invincibile di Dio che Giovanni contemplava un Dio morto sulla croce.
  2. Il secondo punto forse è anche più importante del primo perché è scritto che  chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa. Il Sommo Pontefice ottiene il primato su tutta la Chiesa non in forza della sua retta dottrina, o della sua non adesione al pensiero modernista ma in forza dell'istituzione dello stesso Cristo. Questo dovrebbe far molto riflettere chi abbandona la barca di Pietro gettandosi nelle fauci dell'intellettualismo.
NON TRAMONTA DUNQUE CIO' CHE LA VERITA' HA DISPOSTO
e questo vale per tutti, modernisti e sedevacantisti.



*******************                        RISPOSTA:



Sede vacante: una risposta a Juan de San Mattia

da Piergiorgio Seveso (Note) Sabato 27 aprile 2013 alle ore 16.51

Il 16 aprile scorso il sito chiesaepostconcilio.blogspot.it ha pubblicato un breve articolo ricevuto per lettera da Juan de San Mattia intitolato SEDEVACANTISMO. Un pericolo gravissimo per la salvezza delle anime (cfr. http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2013/04/sedevacantismo-un-pericolo-gravissimo.html ). Tale scritto sembra diretto a mettere in guardia coloro che si sentono attratti dalla bontà di quelle tesi teologiche che si distinguono per la constatazione della vacanza, in questo momento storico, della Sede Apostolica. Tuttavia, non vengono fatte le dovute distinzioni tra queste tesi preferendo riferirsi al “sedevacantismo” in generale condannandolo tutto, a priori, senza specifico richiamo ad autori, testi, Istituti religiosi, ecc., per il fatto di costituire, appunto, un pericolo gravissimo per la salvezza delle anime. Il “sedevacantismo” viene subito definito come “l'elaborazione di una teoria profondamente erronea che si nutre dell'ignoranza di coloro che la predicano e la seguono”.

Non si sa cos’abbiano detto i fautori del “sedevacantismo” (l’autore non riporta né direttamente, né indirettamente alcuna censurabile proposizione “sedevacantista”), ma il sig. Juan de San Mattia è convinto di poter dire che “la certezza dell’errore” del “sedevacantismo” “è confermata dalla natura stessa della Chiesa e del ministero Petrino in correlazione all'indefettibilità della giurisdizione” e sceglie come testo sul quale fondare la sua confutazione quello della Costituzione Apostolica Pastor Aeternus del Vaticano I.

Sulla comprensione della Costituzione Apostolica da parte del nostro contraddittore, però, restano seri dubbi. E le sue convinzioni anti-sedevacantiste risultano ben poco fondate… Vediamo perché.

1. Dopo un primo estratto della Pastor Aeternus, l’autore, in funzione anti-sedevacantista, afferma:

- che “Nel Beato Apostolo Pietro è fondato l'intramontabile principio e il visibile fondamento dell'unita' della Chiesa. Leggiamo con attenzione le parole “intramontabile e visibile” legate a Pietro come fondamento dell'unità della Chiesa che per definizione è UNA, santa, cattolica e apostolica. Il carattere dell'unità è intrinseco alla Chiesa stessa ed è garantita dalla persona visibile del Papa”.

Non c’è niente che di ciò venga contraddetto dal “sedevacantismo”. Non certo l’unità della Chiesa, attentata semmai dalla petite église lefebvriana (la FSSPX), che si presume titolare di un potere di giurisdizione fondato sul nulla, o dall’anarchia della “chiesa conciliare” (Francesco I e l’“episcopato” in comunione con lui), la quale non professa integralmente la fede apostolica.

- che “ Il Sacro Concilio propone la dottrina relativa alla PERENNITA' del sacro Primato Apostolico. Infatti la sede apostolica durante la vacanza che deriva dalla morte di un Papa è retta dalla giurisdizione dei cardinali ed in questo mantiene la sua perennità. Il sedevacantismo nega che vi siano veri cardinali essendo questi stati nominati tutti da falsi Papi. Quindi falsi Papi, falsi cardinali cioè fine della perennità del primato apostolico: chiaro scostamento dalla dottrina cattolica.”.

In primo luogo, il “sedevacantismo” non nega la perennità del Primato Apostolico (almeno il sedevacantismo che poggia sulla Tesi detta di Cassiciacum). Resto in attesa che mi si presenti una sola affermazione degli autori che si rifanno a questa Tesi, la quale neghi la perennità del Primato Apostolico. In secondo luogo, non corrisponde affatto al vero che tra la morte di un Papa e l’elezione di un altro la Sede apostolica mantiene la sua perennità grazie alla giurisdizione esercitata dai cardinali. I cardinali, durante la vacanza della Sede, non posseggono la giurisdizione del Papa. La perennità del Primato non è garantita dai cardinali, ma dalla permanenza, nella Chiesa, del potere di eleggere il Papa.

Padre Zapelena s.j., parlando della perennità del Primato di Pietro, spiega chiaramente: “Si tratta di una successione che deve durare continuamente fino alla fine dei secoli. È sufficiente, evidentemente, una continuità morale, che non è interrotta durante il tempo in cui viene eletto il nuovo successore”. E più avanti: “Durante la vacanza della sede primaziale rimane nella Chiesa il diritto e il compito (assieme alla divina promessa) di eleggere qualcuno che succeda legittimamente al Papa defunto nei diritti del primato. Durante tutto questo tempo la costituzione ecclesiastica non muta in quanto il potere supremo non è devoluto al collegio dei vescovi o dei cardinali, ma resta la legge divina concernente l’elezione del successore” (cfr. T. Zapelena, De Ecclesia Christi, pars apologetica, 1955).

2. Dopo una seconda citazione tratta dalla Pastor Aeternus, Juan de San Mattia scrive:

Analizzando questo paragrafo si nota come la forma di governo della Chiesa, che non è una realtà pneumatica ma un'istituzione visibile così voluta da Gesù Cristo, è connaturata al potere di giurisdizione del Sommo Pontefice. Il sedevacantismo contraddice in modo pertinace la natura stessa della Chiesa a cui Cristo conferì il carattere dell'istituzione basata sulla giurisdizione del Papa, stravolgendo così la forma di governo voluta da Cristo Signore ed inaugurando alla stregua dei protestanti una Chiesa pneumatica, invisibile, non istituzionale basata solo sull'adesione intima della fede”.

Le accuse mosse al “sedevacantismo” sono tanto pesanti quanto ingiustificate. Sono frutto, però, sembra, più dell’ignoranza dell’accusatore che della sua malizia. Egli non sa, infatti, ce lo ha appena confermato anche p. Zapelena, che il potere di giurisdizione del Papa lo possiede solo il Papa. E non ne è titolare nessuno quando la Sede Apostolica è vacante.

Aggiungo che chi sembra stravolgere la forma di governo della Chiesa voluta da Cristo è proprio Juan de San Mattia, perché facendo passare l’idea per cui, godendo dello stesso potere di giurisdizione, il collegio cardinalizio sostituisce il Papa, egli si avvicina molto al pensiero di coloro che vorrebbero la Chiesa governata da molti (o da pochi) e non da uno solo.

3. Dopo un terzo estratto, l’autore asserisce:

Qui nel condannare l'errore modernista del primato di onore, il Concilio Vaticano I introduce in modo chiaro ed esplicito il concetto che la Chiesa ha un capo visibile, tesi contraddetta dai sedevacantisti in netta opposizione alla dottrina cattolica”.

Non so da quale fonte Juan de San Mattia apprenda che i sedevacantisti negano che il Papa sia il Capo visibile della Chiesa. Lo prego, pertanto, di citare questa fonte. Non prima, però, di ricordargli che, a quanto è dato sapere al sottoscritto, non esiste teoria sedevacantista che neghi che il beato Pietro Apostolo non è stato costituito da Cristo Signore Principe di tutti gli Apostoli e capo visibile di tutta la Chiesa militante, e che egli abbia ricevuto da Gesù Cristo stesso un vero e proprio primato di giurisdizione. Né ho mai sentito parlare di sedevacantisti che negano che la Chiesa ha nel Papa il suo Capo visibile. Quello che invece affermano i sedevacantisti è che, per esempio, Bergoglio non sia Papa né di conseguenza Capo visibile della Chiesa, o, vent’anni fa, ciò che affermavano era che Wojtyla non fosse Papa né Capo visibile… Ora, il fatto che Bergoglio non sia il Capo visibile della Chiesa in che modo nuocerebbe ai caratteri essenziali ed indefettibili della Chiesa?

4. Infine, dopo un quarto passaggio tirato dalla Pastor Aeternus, l’amico anti-sedevacantista sostiene:

- “ E' affermato chiaramente e senza ombra di dubbio che ciò che Cristo ha istituito nel beato Apostolo Pietro duri per sempre nella Chiesa fino alla consumazione dei secoli, per esplicito volere di Cristo stesso che l'ha istituita. Di fatti il Sommo Pontefice è colonna della Chiesa anche dal punto di vista istituzionale quale capo visibile. Egli è infatti definito fondamento della Chiesa Cattolica: una casa senza fondamenta è già crollata; questo è impossibile per la promessa di Gesù Cristo circa le porte degli inferi che non prevarranno mai. Anzi è proprio in forza di questa visibile istituzione fondata sulla giurisdizione di Pietro che siamo certi dell'indefettibilità della Chiesa visibile. Allo stesso modo di come noi contempliamo una Chiesa visibile sfigurata dal modernismo, il discepolo prediletto, contemplava sulla Croce il Cristo morente, pur sapendolo Dio e quindi per definizione immortale. Fu per mezzo della fede nella divinità invincibile di Dio che Giovanni contemplava un Dio morto sulla croce”;

Sulla perennità del Primato e sulla giurisdizione papale ho già detto. Mi sembra che l’autore dell’articolo dimentichi che alla Chiesa un Capo visibile manca in ogni periodo di sede vacante e non per questo la Chiesa è crollata.

- “ Il secondo punto forse è anche più importante del primo perché è scritto che chiunque succede a Pietro in questa Cattedra, in forza dell’istituzione dello stesso Cristo, ottiene il Primato di Pietro su tutta la Chiesa. Il Sommo Pontefice ottiene il primato su tutta la Chiesa non in forza della sua retta dottrina, o della sua non adesione al pensiero modernista ma in forza dell'istituzione dello stesso Cristo. Questo dovrebbe far molto riflettere chi abbandona la barca di Pietro gettandosi nelle fauci dell'intellettualismo” (grassetto nel testo);

A Juan sfugge che per ricevere il Primato, direttamente da Cristo, bisogna succedere. Egli sembra dare per scontato che l’eletto al Papato succeda automaticamente a Pietro ottenendo, in modo altrettanto automatico, il Primato su tutta la Chiesa. Ma non è così. Non basta l’elezione perché Dio comunichi l’Autorità pontificia all’eletto, serve infatti la reale accettazione di quest’ultimo.

Concludo dicendo che la scelta operata da Juan de San Mattia di gettare discredito sul “sedevacantismo” senza conoscerlo, può forse essere compresa dallo zelo che lo spinge a voler mettere in guardia i fedeli da quello che lui reputa essere un male, ma, poiché così facendo egli in realtà rischia di allontanare alcuni da una esatta comprensione delle cose dando ad altri – ingiustamente – lo stigma di appestati, penso che in fondo non gli faccia un grande onore.

Timoteo


 

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