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lunedì 21 ottobre 2013

ERRORI PROTESTANTI - 11, 12, 13, 14, 15.


11 Il Dogma della Transustanziazione

Mons. Ludwig MüllerGv 8,66: “Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui”.
Gerhard Ludwig Müller il nuovo Prefetto della Congregazione per la Fede, nel suo libro  "La Messa, fonte della vita cristiana", scrive: "Corpo e sangue di Cristo non significano le parti fisiche dell’uomo Gesù durante la sua vita o nel suo corpo glorificato[...] Corpo e sangue significano qui piuttosto una presenza di Cristo nel segno mediato dal pane e del vino".
Müller in questo modo spiega la transustanziazione: "L’essenza del pane e del vino deve essere definita in un senso antropologico. Il carattere naturale di questi doni [pane e vino] come frutti della terra e del lavoro umano, come prodotti naturali e culturali, consiste nella designazione del cibo e del ristoro delle persone e della comunità umana nel segno del pasto comune [...]. L’essere naturale del pane e del vino è trasformato da Dio nel senso che questo essere ora dimostra e realizza la comunione salvifica."
 
Tradizionalista Cattolico (3)
In questo post (Clicca Qui…), utilizzando solo la Bibbia, ho già parlato della presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia.  Visto gli ultimi avvicendamenti mi tocca riprendere l’argomento…
P.S.: La dottrina della transustanziazione non appartiene solo alla Chiesa cattolica, ma anche alla Chiesa ortodossa, conformemente alle decisioni del sinodo di Gerusalemme (1672)
 
Catechismo Maggiore di San Pio X
607 D. Come è chiamata dalla Chiesa la miracolosa conversione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù cristo?
R. La miracolosa conversione, che ogni giorno si opera sui nostri altari, è chiamata dalla Chiesa transustanziazione.
608 D. Chi ha dato tanta virtù alle parole della consacrazione?R. Ha dato tanta virtù alle parole della consacrazione lo stesso Signor nostro Gesù Cristo, il quale è Dio onnipotente.
609 D. Dopo la consacrazione non resta niente del pane e del vino?R. Dopo la consacrazione restano soltanto le specie del pane e del vino.
610 D. Che cosa sono le specie del pane e del vino?
R. Le specie sono la quantità e le qualità sensibili del pane e del vino, come la figura, il colore, il sapore.
611 D. In che maniera possono restare le specie del pane e del vino senza la loro sostanza?
R. Le specie del pane e del vino restano mirabilmente senza la loro sostanza, per virtù di Dio onnipotente.
612 D. Sotto le specie del pane vi è solo il Corpo di Gesù Cristo, e sotto le specie del vino vi è solo il suo Sangue?
R. Tanto sotto le specie del pane, quanto sotto le specie del vino vi è tutto Gesù Cristo vivente, in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
613 D. Mi sapreste dire perché tanto nell'ostia, quanto nel calice, vi è tutto Gesù Cristo?
R. Tanto nell' ostia, quanto nel calice, vi è tutto Gesù Cristo, perché egli è nell'Eucaristia vivo ed immortale come nel cielo; perciò dove è il suo Corpo vi è anche il Sangue, l'Anima e la Divinità, e dove è il Sangue, vi è ancora il Corpo, l'Anima e la Divinità, essendo tutto questo inseparabile in Gesù Cristo.
614 D. Quando Gesù è nell'ostia, cessa di essere in cielo?R. Quando Gesù è nell' ostia, non cessa di essere in cielo, ma si trova nel medesimo tempo in cielo e nel santissimo Sacramento.
615 D. Gesù Cristo si trova in tutte le ostie consacrate del mondo?
R. Sì, Gesù Cristo si trova in tutte le ostie consacrate.
616 D. Come può essere che Gesù Cristo si trovi in tutte le ostie consacrate?
R. Gesù Cristo si trova in tutte le ostie consacrate, per onnipotenza di Dio, al quale niente è impossibile.
Etc……
 
Catechismo della Chiesa Cattolica
1374 Il modo della presenza di Cristo sotto le specie eucaristiche è unico. Esso pone l'Eucaristia al di sopra di tutti i sacramenti e ne fa « quasi il coronamento della vita spirituale e il fine al quale tendono tutti i sacramenti ». Nel Santissimo Sacramento dell'Eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l'anima e la divinità e, quindi, il Cristo tutto intero. (Cc. di Trento: DS 1651) « Tale presenza si dice "reale" non per esclusione, quasi che le altre non siano "reali", ma per antonomasia, perché è sostanziale, e in forza di essa Cristo, Dio e uomo, tutto intero si fa presente ».
1376 Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando: « Poiché il Cristo, nostro Redentore, ha detto che ciò che offriva sotto la specie del pane era veramente il suo Corpo, nella Chiesa di Dio vi fu sempre la convinzione, e questo santo Concilio lo dichiara ora di nuovo, che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione ».
1377 La presenza eucaristica di Cristo ha inizio al momento della consacrazione e continua finché sussistono le specie eucaristiche. Cristo è tutto e integro presente in ciascuna specie e in ciascuna sua parte; perciò la frazione del pane non divide Cristo. (Cf Concilio di Trento: DS 1641).
1378 Il culto dell'Eucaristia. Nella liturgia della Messa esprimiamo la nostra fede nella presenza reale di Cristo sotto le specie del pane e del vino, tra l'altro, con la genuflessione, o con un profondo inchino in segno di adorazione verso il Signore. « La Chiesa cattolica professa questo culto latreutico al sacramento eucaristico non solo durante la Messa, ma anche fuori della sua celebrazione, conservando con la massima diligenza le ostie consacrate, presentandole alla solenne venerazione dei fedeli cristiani, portandole in processione con gaudio della folla cristiana ».
1381 « Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo, come dice san Tommaso, "non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede, la quale si appoggia all'autorità di Dio. Per questo, commentando il passo di san Luca 22,19: Questo è il mio Corpo che viene dato per voi, san Cirillo dice: Non mettere in dubbio se questo sia vero, ma piuttosto accetta con fede le parole del Salvatore: perché essendo egli la verità, non mentisce" »
1411 Soltanto i sacerdoti validamente ordinati possono presiedere l'Eucaristia e consacrare il pane e il vino perché diventino il Corpo e il Sangue del Signore.
1413 Mediante la consacrazione si opera la transustanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Sotto le specie consacrate del pane e del vino, Cristo stesso, vivente e glorioso, è presente in maniera vera, reale e sostanziale, il suo Corpo e Sangue con la sua anima e divinità. (cf Cc. de Trento: DS 1640; 1651)

Concilio di Trento
Canoni sul santissimo sacramento dell'Eucaristia
1 Se qualcuno negherà che nel santissimo sacramento dell’eucaristia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e, quindi, tutto il Cristo, ma dirà che esso vi è solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza, sia anatema.
2 Se qualcuno dirà che nel santissimo sacramento dell’eucaristia assieme col corpo e col sangue di nostro signore Gesù Cristo rimane la sostanza del pane e del vino e negherà quella meravigliosa e singolare trasformazione di tutta la sostanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, e che rimangono solamente le specie del pane e del vino, - trasformazione che la chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione, - sia anatema.
3 Se qualcuno dirà che nel venerabile sacramento dell’eucaristia, fatta la separazione, Cristo non è contenuto in ognuna delle due specie e in ognuna delle parti di ciascuna specie, sia anatema.
4 Se qualcuno dirà che, fatta la consacrazione, nel mirabile sacramento dell’eucaristia non vi è il corpo e il sangue del signore nostro Gesù Cristo, ma solo nell’uso, mentre si riceve, e non prima o dopo; e che nelle ostie o parti consacrate, che dopo la comunione vengono conservate e rimangono, non rimane il vero corpo del Signore, sia anatema.
6 Se qualcuno dirà che nel santo sacramento dell’eucaristia Cristo, unigenito figlio di Dio, non debba essere adorato con culto di latria, anche esterno; e, quindi, che non debba neppure esser venerato con qualche particolare festività; ed esser portato solennemente nelle processioni, secondo il lodevole ed universale rito e consuetudine della santa chiesa; o che non debba essere esposto alla pubblica venerazione del popolo, perché sia adorato; e che i suoi adoratori sono degli idolatri, sia anatema.
8 Se qualcuno dirà che Cristo, dato nell’eucaristia, si mangia solo spiritualmente, e non anche sacramentalmente e realmente, sia anatema.
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mercoledì 4 luglio 2012

Errori Protestanti - 12 La Vergintà di Maria Santissima (Catechismo)

Mons. Ludwig MüllerGerhard Ludwig Müller il nuovo Prefetto della Congregazione per la Fede, nel suo libro "Dogmatica cattolica: studio e pratica della teologia", Müller nega il dogma della verginità di Maria. Per lui la verginità non ha a che fare con le "caratteristiche fisiologiche nel processo naturale della nascita di Gesù (come la non-apertura della cervice, l’incolumità dell’imene o l’assenza di doglie), ma con l’influsso salvifico e redentore della grazia di Cristo per la natura umana."
 
 
Tradizionalista Cattolico (3)

In questo post (Clicca Qui…), utilizzando solo la Bibbia, ho già parlato della Santissima Vergina Maria.  Visto gli ultimi avvicendamenti mi tocca riprendere l’argomento…

Apostasia dentro la Chiesa Cattolica
Gal 1,6-10: Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo gia detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!

Paragrafo 2
« ... FU CONCEPITO DI SPIRITO SANTO, NACQUE DA MARIA VERGINE »
I. Fu concepito di Spirito Santo...
484 L'annunciazione a Maria inaugura la « pienezza del tempo » (Gal 4,4), cioè il compimento delle promesse e delle preparazioni. Maria è chiamata a concepire colui nel quale abiterà « corporalmente tutta la pienezza della divinità » (Col 2,9). La risposta divina al suo: « Come è possibile? Non conosco uomo » (Lc 1,34) è data mediante la potenza dello Spirito: « Lo Spirito Santo scenderà su di te » (Lc 1,35).
485 La missione dello Spirito Santo è sempre congiunta e ordinata a quella del Figlio. (Cf Gv 16,14-15.) Lo Spirito Santo, che è « Signore e dà la vita »,  è mandato a santificare il grembo della Vergine Maria e a fecondarla divinamente, facendo sì che ella concepisca il Figlio eterno del Padre in un'umanità tratta dalla sua.
486 Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è « Cristo », cioè unto dallo Spirito Santo (cf. Mt 1, 20; Lc 1, 35), sin dall'inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori (cf. Lc 2,8-20), ai magi (cf. Mt 2, 1-12), a Giovanni Battista (cf. Gv 1, 31-34),  ai discepoli (cf. Gv 2, 11). L'intera vita di Gesù Cristo manifesterà dunque « come Dio [lo] consacrò in Spirito Santo e potenza » (At 10,38).
II. ...nacque da Maria Vergine
487 Ciò che la fede cattolica crede riguardo a Maria si fonda su ciò che essa crede riguardo a Cristo, ma quanto insegna su Maria illumina, a sua volta, la sua fede in Cristo.
La verginità di Maria
496 Fin dalle prime formulazioni della fede, (cf. DS 10-64) la Chiesa ha confessato che Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha affermato anche l'aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito « senza seme [...], per opera dello Spirito Santo ». (Concilio Lateranense - anno 649, Canone 3: DS 503) Nel concepimento verginale i Padri ravvisano il segno che si tratta veramente del Figlio di Dio, il quale è venuto in una umanità come la nostra:
  Così, sant'Ignazio di Antiochia (inizio II secolo): « Voi siete pienamente convinti riguardo a nostro Signore che è veramente della stirpe di Davide secondo la carne, (cf. Rm 1, 3) Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio,(cf. Gv 1, 13) veramente nato da una Vergine; [...] veramente è stato inchiodato [alla croce] per noi, nella sua carne, sotto Ponzio Pilato. [...] Veramente ha sofferto, così come veramente è risorto ». (Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Smyrnaeos)
497 I racconti evangelici (cf. Mt 1, 18-25; Lc 1, 26-38) considerano la concezione verginale un'opera divina che supera ogni comprensione e ogni possibilità umana: (cf. Lc 1, 34) « Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo », dice l'angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa (Mt 1,20). La Chiesa vede in ciò il compimento della promessa divina fatta per bocca del profeta Isaia: « Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio » (Is 7,14), secondo la versione greca di Mt 1,23.
498 Il silenzio del Vangelo secondo san Marco e delle lettere del Nuovo Testamento sul concepimento verginale di Maria è stato talvolta causa di perplessità. Ci si è potuto anche chiedere se non si trattasse di leggende o di elaborazioni teologiche senza pretese di storicità. A ciò si deve rispondere: la fede nel concepimento verginale di Gesù ha incontrato vivace opposizione, sarcasmi o incomprensione da parte dei non-credenti, giudei e pagani: (Cf San Giustino, Dialogus cum Tryphone Iudaeo e Origene, Contra Celsum…) essa non proveniva dalla mitologia pagana né da qualche adattamento alle idee del tempo. Il senso di questo avvenimento è accessibile soltanto alla fede, la quale lo vede in quel « nesso che lega tra loro i vari misteri », (DS 3016) nell'insieme dei misteri di Cristo, dalla sua incarnazione alla sua pasqua. Sant'Ignazio di Antiochia già testimonia tale legame: « Rimase nascosta al principe di questo mondo la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre misteri sublimi che si compirono nel silenzio di Dio». (Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 19, 1: SC 10bis, 74 (Funk 1, 228); cf 1 Cor 2,8.)
Maria «sempre Vergine»
499 L'approfondimento della fede nella maternità verginale ha condotto la Chiesa a confessare la verginità reale e perpetua di Maria (cf. Concilio di Costantinopoli II, DS 427) anche nel parto del Figlio di Dio fatto uomo. (Cf San Leone Magno, Tomus ad Flavianum: DS 291; Ibid.: DS 294; Pelagio I, Lettera Humani generis: DS 442; Concilio Lateranense, Canone 3: DS 503; Concilio di Toledo XVI, Symbolum: DS 571; Paolo IV, Cost. Cum quorumdam hominum: DS 1880.) Infatti la nascita di Cristo « non ha diminuito la sua verginale integrità, ma l'ha consacrata » (LG 57). La liturgia della Chiesa celebra Maria come la Aeiparthenos, « sempre Vergine »(cf. LG 52).
500 A ciò si obietta talvolta che la Scrittura parla di fratelli e di sorelle di Gesù (Cf Mc 3,31-35; 6,3; 1 Cor 9,5; Gal 1,19).  La Chiesa ha sempre ritenuto che tali passi non indichino altri figli della Vergine Maria: infatti Giacomo e Giuseppe, « fratelli di Gesù » (Mt 13,55), sono i figli di una Maria discepola di Cristo (cf. Mt 27, 56),  la quale è designata in modo significativo come « l'altra Maria » (Mt 28,1). Si tratta di parenti prossimi di Gesù, secondo un'espressione non inusitata nell'Antico Testamento(Cf Gn 13,8; 14,16; 29,15; ecc.).
501 Gesù è l'unico Figlio di Maria. Ma la maternità spirituale di Maria (Cf Gv 19,26-27; Ap 12,17). si estende a tutti gli uomini che egli è venuto a salvare: « Ella ha dato alla luce un Figlio, che Dio ha fatto "il primogenito di una moltitudine di fratelli" (Rm 8,29), cioè dei fedeli, alla cui nascita e formazione ella coopera con amore di madre ».(LG 63)
La maternità verginale di Maria nel disegno di Dio
502 Lo sguardo della fede può scoprire, in connessione con l'insieme della Rivelazione, le ragioni misteriose per le quali Dio, nel suo progetto salvifico, ha voluto che suo Figlio nascesse da una Vergine. Queste ragioni riguardano tanto la persona e la missione redentrice di Cristo, quanto l'accettazione di tale missione da parte di Maria in favore di tutti gli uomini.
503 La verginità di Maria manifesta l'iniziativa assoluta di Dio nell'incarnazione. Gesù come Padre non ha che Dio. (Cf Lc 2,48-49). « La natura umana che egli ha assunto non l'ha mai separato dal Padre. [...] Per natura Figlio del Padre secondo la divinità, per natura Figlio della Madre secondo l'umanità, ma propriamente Figlio di Dio nelle sue due nature ». (Concilio del Friuli (anno 796 o 797), Simbolo: DS 619).
504 Gesù è concepito per opera dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria perché egli è il nuovo Adamo (cf. 1 Co 15, 45) che inaugura la nuova creazione: « Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo » (1 Cor 15,47). L'umanità di Cristo, fin dal suo concepimento, è ricolma dello Spirito Santo perché Dio gli « dà lo Spirito senza misura » (Gv 3,34). « Dalla pienezza » di lui, capo dell'umanità redenta (Cf Col 1,18), « noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia » (Gv 1,16).
505 Gesù, il nuovo Adamo, inaugura con il suo concepimento verginale la nuova nascita dei figli di adozione nello Spirito Santo per la fede. « Come è possibile? » (Lc 1,34 - Gv 3,9).  La partecipazione alla vita divina non proviene « da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio » (Gv 1,13). L'accoglienza di questa vita è verginale perché è interamente donata all'uomo dallo Spirito. Il senso sponsale della vocazione umana in rapporto a Dio (Cf 2 Cor 11,2) si compie perfettamente nella maternità verginale di Maria.
506 Maria è Vergine perché la sua verginità è il segno della sua fede che non era alterata da nessun dubbio (LG 63) e del suo totale abbandono alla volontà di Dio (Cf 1 Cor 7,34-35). Per la sua fede ella diviene la Madre del Salvatore: « Beatior est Maria percipiendo fidem Christi quam concipiendo carnem Christi – Maria è più felice nel ricevere la fede di Cristo che nel concepire la carne di Cristo » (Sant'Agostino, De sancta virginitate, 3).
507 Maria è ad un tempo Vergine e Madre perché è la figura e la realizzazione più perfetta della Chiesa: (cf. LG 63) « La Chiesa [...] per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà diventa essa pure Madre, poiché con la predicazione e il Battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio. Essa è pure la vergine che custodisce integra e pura la fede data allo Sposo » (LG 64).  *************************




lunedì 24 settembre 2012

Errori Protestanti - 13 Maria Regina dell’Universo

Maria regina dell'universoEsiste una base biblica per affermare che Maria è la Regina dell’universo?
I protestanti si scandalizzano quando sentono che noi cattolici facciamo riferimento a Maria come "Regina dell'universo". Per tentare di giustificare la loro opposizione citano riferimenti biblici in relazione al culto proibito da Dio alla “Regina del cielo”:
Geremia 7,18: I figli raccolgono la legna, i padri accendono il fuoco e le donne impastano la farina per preparare focacce alla Regina del cielo; poi si compiono libazioni ad altri dei per offendermi.
Secondo i protestanti, questo passaggio della Bibbia segna un punto a loro favore: Dio è contro a chi considera Maria come la “Regina dell'universo”. Se prendiamo un po' più di tempo e analizziamo la parola di Dio con attenzione e senza pregiudizi anti-cattolici, si può notare che la condanna verso tale culto è rivolta alla Dee pagane: Astarte, Ishtar, Afrodite, tra le altre denominazioni. D'altro canto, queste “Dee” erano adorate - come sappiamo e insegna la Chiesa Cattolica, l’adorazione si deve solo a Dio, e quindi era ovvio per il Signore vietarla. Inoltre, il culto che rendiamo a Maria, madre del Signore e regina dell'universo, è di venerazione, che è solo un rispetto e amore speciale, ma non un’adorazione, come erroneamente sostengono alcuni mal informati fratelli protestanti.
Noi cattolici consideriamo Maria come “regina dell’universo” non per togliere onore e gloria al nostro Signore Gesù “Re dell'universo”, ma semplicemente perché Gesù è il re, è ciò che dà esattamente a Maria il titolo di Regina, poiché è sua madre. Sappiamo che tutte le regine sono soggette al re e il fatto di essere regine non tolgono nessun potere o dominio al re. Il titolo di Maria è un titolo che la onora per essere la madre del re Gesù.
Qualche protestante penserà che quest’affermazione sia un’invenzione o un capriccio, che è solo un argomento senza valore, senza supporto biblico. Solo per loro e per i miei fratelli cattolici citerò alcuni riferimenti biblici per giustificare il titolo di Regina della Madre di Gesù.
Quando l'angelo Gabriele annuncia a Maria che sarà lei a concepire Gesù, a sua volta le fa sapere che Lui riceverà il trono di Davide, suo padre, e che regnerà su Giacobbe per i secoli senza fine.
Luca 1,30-33: L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Se Dio Padre ha dato a Gesù il trono di Davide – cui anche l'angelo chiama suo padre - è ovvio che questo Regno manterrà le norme consuetudinarie, manterrà la sua struttura, per questo l'angelo lo chiama “il trono di Davide”, non dice semplicemente che lo farà Re, ma rende chiaro che il Regno sarà “il trono di Davide”. Ricorda inoltre, che il Signore stesso aveva promesso a David che il suo regno sarebbe rimasto per sempre, che il suo trono sarebbe rimasto fermo eternamente.
2 Samuele 7,16: La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre».
Ora, se siamo d'accordo che il Regno di Davide sarà eterno – per la promessa di Dio stesso - e che Gesù sia ora il Re di questo regno di Davide, è lui che ha ricevuto il trono, vediamo che nel Regno di Davide, la madre del re, è venuta per essere la regina, per questo quando la Bibbia parla dell’inizio del Regno dei re di Giuda – della dinastia di Davide - automaticamente si menziona il nome di sua madre, poiché erano regine e non mogli. In altre parole, il Regno di Davide aveva per regina la madre del re:
1 Re 14,21: Roboamo, figlio di Salomone, regnò in Giuda. Aveva quarantun anni quando divenne re; regnò diciassette anni in Gerusalemme, città scelta dal Signore fra tutte le tribù di Israele per collocarvi il suo nome. Sua madre, ammonita, si chiamava Naama.
1 Re 15,1-2: Nell'anno diciottesimo del re Geroboamo, figlio di Nebàt, divenne re su Giuda Abiam. Egli regnò tre anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Maaca, figlia di Assalonne.
2 Re 8,26; 2 Cronache 22,2:Quando divenne re, Acazia aveva ventidue anni; regnò un anno in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Atalia, figlia di Omri re di Israele.
2 Re 12,1; 2 Cronache 24:1: Quando Ioas divenne re aveva sette anni; regnò quarant'anni in Gerusalemme. Sua madre, di Bersabea, si chiamava Sibia.
2 Re 15,1‐2 Nell'anno ventisette di Geroboamo re di Israele, divenne re Azaria figlio di Amazia, re di Giuda. Quando divenne re aveva sedici anni; regnò in Gerusalemme cinquantadue anni. Sua madre era di Gerusalemme e si chiamava Iecolia.
2 Rey 15,32‐33; 2 Cronache 27,1: Quando Iotam divenne re, aveva venticinque anni; regnò sedici anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Ierusa figlia di Zadòk.
2 Cronache 13, 1-2: Nell'anno diciottesimo del re Geroboamo divenne re di Giuda Abia. Regnò tre anni in Gerusalemme; sua madre, di Gàbaa, si chiamava Maaca, figlia di Urièl. Ci fu guerra fra Abia e Geroboamo.
2 Cronache 20,21: Giòsafat regnò su Giuda. Aveva trentacinque anni quando divenne re; regnò venticinque anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Azuba figlia di Silchi.
2 Cronache 25,1: Quando divenne re, Amazia aveva venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Ioaddan.
2 Croniche 26,3: Ozia aveva sedici anni quando divenne re; regnò cinquantadue anni in Gerusalemme. Sua madre, di Gerusalemme, si chiamava Iecolia.
2 Croniche 29,1: Ezechia divenne re a venticinque anni; regnò ventinove anni in Gerusalemme. Sua madre si chiamava Abia, figlia di Zaccaria.
Forse qualche protestante dirà che nei riferimenti biblici non discutono in particolare che le madri dei re sono regine, tuttavia, vale la pena ricordare che quando Betsabea, madre di Salomone - che tra l'altro, era re sul trono di Davide -, entro a parlare con lui, immediatamente Salomone s’inchino davanti a sua madre in segno di venerazione e anche dopo seduto sul suo trono, fece collocare un altro trono alla sua destra, per fare sedere sua madre su questo trono. Non si chiedono: chi siede su un trono? La risposta è ovvia: solo un re o una regina, per questo è un trono, altrimenti sarebbero semplicemente delle sedie, niente di più. E se il re fece sedere sua madre in un trono, è perché sua madre è una regina.
1 Re 2,19-20: Betsabea si presentò al re Salomone per parlargli in favore di Adonia. Il re si alzò per andarle incontro, si prostrò davanti a lei, quindi sedette sul trono, facendo collocare un trono per la madre del re. Questa gli sedette alla destra e disse: «Ho una piccola grazia da chiederti; non me la negare». Il re le rispose: «Chiedi, madre mia, non ti respingerò»
2 Croniche 15,16; 1 Re 15,13: Anche sua madre Maaca egli privò della dignità di regina madre, perché essa aveva eretto un obbrobrio in onore di Asera; Asa abbattè l'obbrobrio e lo bruciò nella valle del torrente Cedron.
Come possiamo notare, è chiaramente dimostrato che nel Regno di Davide - che ha il Signore Gesù come re - la madre del re aveva il titolo di regina. Così e non avendo nulla che dica il contrario rispetto a questa prerogativa che la madre del re ha, è naturale per noi cattolici considerare Maria, madre del Signore, come regina dell'universo, poiché Gesù è il re dell'universo.
Romani 5,17: Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
2 Timoteo 2,12: …se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch'egli ci rinnegherà;
 
 
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Errori Protestanti - 14 Gesù e i suoi “Fratelli”, Marco 6,3 Parte Seconda

Secondo Geronimo (contra Helvidium, 14), in questo versetto si chiamano “fratelli” i figli di sua zia Maria Cleofa moglie di Alfeo e madre dei cugini di Gesù Giacomo (l'apostolo figlio di Alfeo), Giuseppe, Simone (l'apostolo Simone lo Zelota) e Giuda (l'apostolo Giuda Taddeo).
Secondo Sant’Agostino (de consensu evangelistarum, 1,17) non c’era nulla di strano che chi aveva a Giuseppe come padre del Signore chiamasse “fratelli” di questo a tutti i parenti di Giuseppe e Maria.
Non è costui il carpentiere, figlio di Maria, fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? Non stanno qui con noi anche le sue sorelle?». E si scandalizzavano di lui. (Marco 6,3 Traduzione sbagliata protestante – Bibbia Reina-Valera)
3ουκ ουτος εστιν ο τεκτων ο υιος μαριας αδελφος δε ιακωβου και ιωση και ιουδα και σιμωνος και ουκ εισιν αι αδελφαι αυτου ωδε προς ημας και εσκανδαλιζοντο εν αυτω (Marco 6,3, 1550 Stephanus Textus Receptus).
La Bibbia Reina-Valera omette ο cioè l’articolo definito “il” (che vuol dire questo).
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. (Marco 6,3, Bibbia C.E.I. 1974 – Traduzione corretta).
Al dire il vero anche la traduzione cattolica non è proprio corretta perché omette la preposizione “KAY” che significa “e” tra i nomi dei “fratelli di Gesù”.
3ουκ ουτος εστιν ο τεκτων ο υιος μαριας αδελφος (adelphos) δε ιακωβου και ιωση και ιουδα και σιμωνος και ουκ εισιν αι αδελφαι αυτου ωδε προς ημας και εσκανδαλιζοντο εν αυτω (Marcos 6,3, 1550 Stephanus Textus Receptus).
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria e fratello di Giacomo e Ioses, e Giuda e Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. (Marco 6,3)
Quando una persona cerca nella Bibbia il termine “figlio di” o “figlia di” nel 99% dei casi si riferisce al “figlio di (padre)”, per esempio, Simone, figlio di Giona, Santiago, figlio di Alfeo, Gesù, figlio di Giuseppe.
Nell’A.T. queste situazioni sono moltiplicate per mille. E le poche volte che si nomina figlio di "madre" vogliono dire che questa madre è vedova e vive ad esempio (come quando Gesù risorge il figlio della vedova in Luca capitolo 7) o qualsiasi altra spiegazione in particolare, che lo scrittore Biblico spiega in maniera esplicita. Solitamente quando si nomina figlio del “Padre”, è perché il padre effettivamente è vivo o nel caso in cui entrambi i genitori sono morti.
L'evangelista Marco non dice che Maria, all'inizio della vita pubblica era la vedova di Giuseppe, in realtà nessun evangelista lo dice. Al contrario, altri chiamato Gesù come il figlio di Giuseppe. Questo vuol dire che è probabile che Giuseppe (non lo dico con assoluta certezza) fosse vivo al tempo della predicazione di Gesù.
Gv 6,42 E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».
Tornando al discorso dei “fratelli”, “il” figlio di Maria è singolare. Se ci fossero stati altri fratelli, l’evangelista poteva omettere “il” e lasciarlo come "figlio di Maria" o poteva dire “uno dei figli di Maria”.
Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria e fratello di Giacomo, Ioses, Giuda e Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui.
Non c'è nessun articolo definito “il” prima di “fratello di... “ come c’è una prima di “figlio”. Questo dimostra che il rapporto tra Gesù e Maria è più preciso del rapporto tra Gesù e i suoi “fratelli”.
 
 
 
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martedì 23 aprile 2013

Errori Protestanti - 15 San Paolo contro San Pietro?

san paolo e san pietro
Galati 2:11-14 Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?
Paolo in altra occasione era stato più accomodante, e aveva accettato il compromesso facendo circoncidere Timoteo (At 16,3): le circostanze concrete suggerivano allora questo cedimento tattico senza mettere in discussione il principio.
Lo stesso Paolo sembra che osservava alcune delle pratiche mosaiche:
Atti 18,18 Paolo si trattenne ancora parecchi giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto.
Atti 24,11-12 Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando mi sono recato a Gerusalemme per il culto.
Atti 28,17
Paolo resiste a Pietro sul punto dell’organizzazione della chiesa di Antiochia e della missione presso i Gentili. Questo punto cadeva nell'ambito del potere giurisdizionale straordinario conferito a tutti i gli apostoli in quanto apostoli. Su questo piano, Paolo era l’eguale di Pietro. Paolo, dice in sostanza Tommaso, era l'eguale di Pietro per quanto riguarda l’esecuzione del potere giurisdizionale supremo: si trattava qui di un privilegio strettamente apostolico. Ma Paolo non era l'eguale di Pietro per quanto riguarda il possesso strutturale del potere giurisdizionale supremo: questo è il privilegio transapostolico di Pietro.
La chiesa è una, unica: questa unità è una esigenza di fondo ed è sentita molto acutamente da Paolo. Ora se il vangelo predicato da lui fra i gentili e la conseguente costituzione di comunità locali portasse ad una rottura con la chiesa di Gerusalemme, l'unità andrebbe praticamente distrutta. Davanti alla possibilità di un risultato cosi contraddittorio. Paolo non esita a qualificare inconcludente, fatto a vuoto, tutto il suo lavoro apostolico presente e passato. Da notare inoltre che non è Pietro a recarsi da Paolo, ma viceversa. C'è quindi nell'atteggiamento di Paolo, determinato da una rivelazione speciale, un riconoscimento implicito di una certa supremazia della chiesa di Gerusalemme e di Pietro in particolare.
In Galati 2:11-14 le circostanze sono diverse: si tratta proprio di una questione di principio e allora Paolo è intransigente. - la verità del vangelo: non significa il vero vangelo perché non esiste che un solo vangelo necessariamente vero; si tratta piuttosto di fedeltà, coerenza al vangelo nella vita pratica: appunto questa coerenza, questa fedeltà era minacciata dai perturbatori nelle chiese dei Galati. Paolo vede il passato in funzione del presente. Ma soprattutto va considerato che era la persona di Pietro stesso a determinare un pericoloso precedente, proprio in quanto figura principale della Chiesa. La preoccupazione di Pietro era in fondo quella di venire incontro ai più deboli nella fede proprio secondo un principio espresso da Paolo in altra occasione; e questo era un atteggiamento di per se apprezzabile perché manifestava di volersi fare tutto a tutti per salvarne il maggior numero. Tuttavia Paolo intravede un pericolo per la sussistenza della Chiesa e lo fa rilevare molto animosamente a Pietro, il quale non manifesta alcuna perplessità circa la correttezza del principio, e senza porre obiezioni, riconosce quale fosse la soluzione migliore .
Già in Atti 15,1-35 si racconta come la grande opera di evangelizzazione, descritta nei due capitoli precedenti, minacciò di naufragare a causa dell'insistenza di alcuni Giudei convertiti nell'imporre anche ai pagani la legge di Mosè. Data la distanza psicologica del mondo greco dal mondo giudaico, una tale prescrizione si sarebbe rivelata inattuabile, e avrebbe praticamente chiuso le porte alla conversione dei pagani. Inoltre essa intaccava il cuore stesso del messaggio, che proclamava la salvezza nel nome di Gesù, e non in virtù della legge. Il concilio di Gerusalemme risolve la controversia imponendo alcune prescrizioni per facilitare la convivenza tra Giudei e pagani convertiti.
Il comportamento di Pietro non è determinato da una questione dogmatica, ma prudenziale. I riti della legge antica non hanno più valore, ma Gesù li ha praticati; si può dunque consentire loro di sopravvivere ancora per qualche tempo, per lo meno nella misura in cui non facciano sorgere malintesi e scandalo. L'attitudine da adottare potrà e dovrà variare secondo le circostanze.
 
Sintesi presa dalla rete….
 

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