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giovedì 31 maggio 2012

SANTONA LUCIA


16 dicembre 2009

MAMMA LUCIA LA SANTONA

MAMMA LUCIA (Lucia Frascaria)
LA SANTONA
SERVIZIO TELEVISIVO ANDATO IN ONDA IL 18 DICEMBRE 2003
"Fedeli predisposti alla predica e alle fregature"

video







L'Associazione Mamma Lucia
71015 Sannicandro Garganico (Foggia)
Contrada Torre Abate
Tel.: 0882-474805; 0882-474828; 0882-491802

Il gruppo dei seguaci di Mamma Lucia si inserisce nella tradizione popolare dei devoti alla Madonna dell’Altomare. Leader carismatica è Lucia Frascaria, chiamata Mamma Lucia, nata a Sannicandro Garganico il 7 gennaio 1927. Trasferitasi a Sesto San Giovanni (Milano), vi rimane fino al 1973; svolge l’attività di sarta e si dedica a opere di beneficenza insieme ad alcune collaboratrici. Mamma Lucia racconta di essere stata, fin da bambina, oggetto di favori celesti sotto forma di visioni soprannaturali, nelle quali la Madonna le parla e le affida una missione. Nella prima visione la piccola Lucia – a cinque anni – si incontra a Torre Mileto, nei pressi di un olivo, con una donna che le chiede un po’ di olio. Lucia e la sua poverissima famiglia non hanno olio, ma miracolosamente la donna dell’apparizione ne fa comparire una piccola bottiglia, così che Lucia può soddisfare la sua richiesta. Le è chiesto anche, una volta divenuta adulta, di costruire un santuario in onore della Madonna per consacrare il luogo dell’apparizione.

L’11 marzo del 1970 sei amiche di Lucia, mentre si trovano a casa sua, vedono una grande luce all’interno della quale compare una figura che le giovani identificano con la Madonna dell’Altomare. Mentre sentono diffondersi un forte profumo di incenso, la figura parla loro per circa mezz’ora, presentando scenari apocalittici per l’umanità e raccomandando alle sei donne di obbedire a “Sorella Lucia” perché, così facendo, possono aiutare le anime dei peccatori a salvarsi. Per compiere questa missione di salvezza è necessario non solo obbedire a Mamma Lucia, ma anche collaborare con lei nella costruzione del santuario. Il luogo scelto per la costruzione è in Puglia, la regione che è destinata a diventare una nuova Terra Santa.

Tre anni dopo questo episodio, nel 1973, Lucia parte assieme alle sue amiche alla volta di Torre Mileto, località vicina a Sannicandro, per costruire il nuovo santuario – in realtà mai edificato –, dove oggi giungono pellegrini provenienti da tutte le parti d’Italia.







Google maps
Cliccando 2 volte sulla A
e poi su Street View
si può vedere il "santuario"di
"Mamma Lucia"

Il 29 Agosto 1974 l’Associazione Mamma Lucia si costituisce come ente morale a Torre Mileto.





L’atteggiamento della Chiesa cattolica riguardo a questo movimento è sfavorevole: monsignor Angelo Criscito, vescovo di Lucera, ha diffuso nel 1974 un avviso nel quale avverte i fedeli cattolici che i fatti attribuiti a Mamma Lucia non hanno natura soprannaturale (una notificazione in cui sono espresse gravi riserve sul movimento, e l’esortazione ai fedeli di non recarsi in pellegrinaggio a Torre Mileto, è stata pure diffusa dalla Diocesi di San Severo).




Nonostante le notificazioni delle autorità ecclesiastiche, i fedeli cattolici che si recano da Mamma Lucia non si sentono estranei alla loro fede né al di fuori della Chiesa cattolica.
In occasione del venticinquesimo anniversario dell’apparizione della Madonna, l’11 Marzo 1995, Mamma Lucia ha invitato centinaia di fedeli e sono giunti a Torre Mileto circa settanta autobus per un totale di circa 3500 persone.


Il culto di Mamma Lucia è guidato dalle sue sorelle. Queste ultime, vestite tutte allo stesso modo (abito nero, grembiule e foulard blu), mostrano alla folla dei fedeli come accogliere degnamente la veggente.











Mamma Lucia si presenta con le mani sempre coperte da guanti bianchi per nascondere le stigmate ed è accolta con entusiasmo al grido di “Mamma, mamma!”.



Dopo avere distribuito il “cibo benedetto” comincia a predicare ponendosi accanto all’altare della Madonna. Subito dopo riceve privatamente i fedeli che chiedono guarigioni fisiche e spirituali o semplicemente consigli. Essi ricevono anche l’olio benedetto e taumaturgico (immagine di quello ricevuto per la prima volta dalla piccola Lucia) e oggetti raffiguranti Mamma Lucia.







Terminati i colloqui, nel primo pomeriggio Lucia lascia la sua cappella e inizia il rito. Legge il Vangelo e lo commenta, predica e distribuisce la “mensa”. Il cibo distribuito dalla veggente cura il corpo e l’anima e sembra non esaurirsi mai, nonostante il gran numero di persone che si nutrono.



Anche gli oggetti e il cibo acquistati nel santuario sono considerati oggetti di devozione e Lucia consiglia di dare agli ammalati il cibo acquistato sul posto. La comunione è ricevuta sotto forma di un pezzetto di pane, per imitare il gesto compiuto da Gesù nell’ultima cena.


Per raggiungere il santuario – un gruppo di edifici dove abitano Mamma Lucia e le sue sorelle – è necessario prenotarsi presso persone che da tempo la seguono; sono queste seguaci che contattano le compagnie di autobus e radunano in un giorno stabilito i fedeli che vogliono recarsi al santuario.


Arrivati a destinazione, dopo la preghiera d’attesa, compare Mamma Lucia che benedice e subito dopo comincia a ricevere le persone, una alla volta. Oltre alla liturgia ordinaria ci sono altre ricorrenze, come una fiaccolata, la veglia di preghiera e la commemorazione della visione fondatrice del culto.
Nel luogo del santuario i fedeli raccontano di visioni individuali e collettive, di foto straordinarie sulle quali è rimasta impressa l’immagine di Gesù, presente vicino a Lucia.


Negli insegnamenti di Mamma Lucia non mancano, infine, accenti apocalittici: la veggente, infatti, che ha affermato di condividere con Giovanni Paolo II (1920-2005) la conoscenza del terzo segreto di Fatima prima della sua pubblicazione, sollecita i propri fedeli a vigilare perché la fine dei tempi è vicina.







Sostiene di avere vicino a sé il nuovo Cristo, nato nel 1975, che attende, per rivelarsi, il momento prestabilito.

L’Associazione Mamma Lucia diffonde tra i fedeli una Via Crucis nella quale, al termine di ogni stazione, c’è una invocazione tradizionale alla Santa Madre (con la quale tradizionalmente i cattolici intendono invocare la Madre di Dio), e dopo ogni invocazione alla Madonna è riprodotta una fotografia di Mamma Lucia.

N.B.: Per comprendere il culto di Mamma Lucia e il fenomeno visionario del Foggiano nel contesto in cui è nato e si è sviluppato, quello delle devozioni popolari nate nella provincia foggiana, si veda Luigi Berzano - M. Introvigne (a cura di), Il gigante invisibile. Nuove credenze e minoranze religiose nella provincia di Foggia, Edizioni N.E.D., Foggia 1997, pp. 204-211 e 249-262.




Fonte: http://www.cesnur.org/religioni_italia/c/cattolicesimo_07.htm


Da quando l’organizzazione è diventata un’associazione laica, la Diocesi di San Severo non ha più giurisdizione sul fenomeno.


Aggiornamento: 25 maggio 2011

RIVISTA TRIMESTRALE DELLA DIOCESI DI
ALTAMURA - GRAVINA - ACQUAVIVA DELLE FONTI
UFFICIALE PER GLI ATTI
DEL VESCOVO E DELLA CURIA

Nuova Serie • N.1 Anno 2001
pagina 257
Il Vicario generale della Diocesi di Altamura emana una presa di posizione ufficiale su Mamma Lucia (Lucia Frascaria)



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VENDESI SPERANZA.
IL FIORENTE BUSINESS DI MAMMA LUCIA
di Agenzia Adista
Mercoledì 09 Novembre, 2011 Ore: 12:49

36381. SAN NICANDRO GARGANICO-ADISTA. Uno spettro s’aggira per lo stivale. Anzi, a dire il vero, di spettri sembrano essercene parecchi: veggenti, santoni, guaritori, esorcisti, stimmatizzati… Da nord a sud, il Bel Paese abbonda di forme devozionali originatesi in relazione a presunti fenomeni soprannaturali. Non solo Madonne che piangono, ma mani e piedi ricoperti di piaghe, apparizioni, profumi celestiali che rimanderebbero a presenze “divine”, guarigioni improvvise e inspiegabili, rivelazioni… Sono i tanti fenomeni di devozione popolare sparsi un po’ in tutt’Italia e animati da una religiosità di confine, spesso in conflitto con la chiesa ufficiale, quasi sempre dal sapore decisamente arcaico, ma allo stesso tempo molto abile nel ricorrere a metodi organizzativi manageriali per massimizzare i profitti e nell’uso delle tecnologie più avanzate per conquistare nuovi adepti. Un arcipelago variegato che Adista, a partire dal presente numero, si propone di esplorare attraverso documentazioni e approfondimenti. Per capire meglio le forme che prende, nell’Italia di oggi, il sentimento religioso di settori consistenti della popolazione, per analizzarne i rapporti con l’istituzione ecclesiastica, per riuscire a cogliere, sia pure in forma parziale e a partire da un angolo di visuale molto specifico, alcune delle contraddizioni che attraversano il fenomeno religioso nella società italiana.

“Mamma Lucia”, la prodigiosa
Da anni non si fa vedere in giro, tanto che in città sono in pochi a ricordarsi che faccia abbia. Tale è il riserbo, attorno alla sua figura, che a un certo punto si è pure diffusa voce che fosse morta. Voci di paese, presto smentite. Certo è che di lei e della sua numerosa comunità non si sa molto, se non che afferma di essere in comunicazione diretta con la Madonna – un “dono” che le ha fruttato una fiorente attività economica – che vende ai suoi adepti pane e olio “benedetti” e che ha acquistato diversi ettari di terreno coltivato a ulivi sul quale ha fatto costruire un vasto complesso immobiliare. Una struttura mastodontica, comprendente addirittura un piccolo albergo con più di venti stanze utilizzate per ospitare i numerosi pellegrini che vengono a farle visita.
Trincerata dentro il suo podere inespugnabile, separata dal mondo esterno da ben tre cinte murarie, oggetto della preoccupata attenzione tanto del Ministero dell’Interno quanto della curia vescovile di Lucera, “Mamma Lucia” è persino finita sul piccolo schermo quando la popolare trasmissione televisiva Le Iene le ha dedicato un servizio/inchiesta.
Nata a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia, nel 1927, Lucia Frascaria avrebbe avuto la sua prima visione della Madonna all’età di cinque anni in quel di Torre Mileto, una frazione di San Nicandro sita sul mare Adriatico. La piccola si trovava nei pressi di un ulivo, quando una donna le si fece incontro chiedendole un po’ d’olio. La bambina, proveniente da una famiglia molto povera, non aveva olio da dare alla sconosciuta, ma quest’ultima, miracolosamente, ne avrebbe fatta comparire una piccola bottiglia, così da consentire a Lucia di soddisfare la sua richiesta. La donna misteriosa si sarebbe poi allontanata, non senza chiedere prima alla bambina di far costruire, una volta divenuta adulta, un santuario in onore della Madonna nel luogo del loro incontro.
Gli anni passano, Lucia si trasferisce a Sesto San Giovanni, la cittadina operaia alle porte di Milano, dove per vivere fa la sarta e dove mette su famiglia. L’11 marzo del 1970, sei amiche di Lucia sono in casa sua e aspettano il suo ritorno. All’improvviso, compare di fronte ai loro occhi, all’interno di un fascio di luce intensa, una figura nella quale le donne riconoscono la Madonna dell’Altomare (il cui culto è molto diffuso nel foggiano e della quale la stessa Lucia Frascaria si considera una devota). Un forte profumo di incenso si spande per la stanza mentre la figura parla alle donne riunite, raccomandando loro di seguire i consigli e le direttive di “sorella Lucia” e di aiutarla a portare a compimento l’opera di costruzione del santuario in Puglia, la regione destinata a diventare la nuova Terra Santa. Quando la padrona di casa finalmente rientra, trova le amiche scosse e agitate, si fa raccontare quanto accaduto e, subito dopo, confida loro di avere avuto anche lei diverse visioni della Madonna sin da piccola. Nel 1973, Lucia e le sue “sorelle” partono così alla volta di Torre Mileto, la località della prima apparizione della Vergine a Lucia bambina, dove si stabiliscono e cominciano a fare incetta, oltre che di seguaci, anche di laute offerte.

Gli inizi
«I primi tempi», racconta don Giancarlo Borrelli, «a San Nicandro ha avuto un certo seguito. Se ne andava in giro a “predicare”, se così si può dire, indossando una veste azzurrina e recitando pezzi del Vangelo imparati a memoria, e molti la ritenevano effettivamente una reincarnazione della Madonna».
Don Giancarlo è il parroco di Maria SS. del Carmine, e Mamma Lucia e le sue sorelle, che si considerano tuttora interne alla Chiesa cattolica, ricadono sotto la sua giurisdizione parrocchiale. «Nel giro di un anno circa, tuttavia, la diocesi di Lucera emise un comunicato, da affiggere sulle porte di tutte le chiese, nel quale si affermava chiaramente che a questa donna non erano attribuibili fatti di natura soprannaturale». Quell’avviso, reso pubblico il 24 aprile del 1974, è ancora oggi facilmente reperibile e consultabile su Internet. In esso, l’allora vescovo di Lucera, mons. Angelo Criscito, invitava i fedeli della diocesi a diffidare di «una certa Lucia Frascaria che accampa fenomeni soprannaturali, quali visioni della Madonna, stimmate, miracoli e altre cose».
Un altro parere decisamente sfavorevole a questo fenomeno di credulità popolare viene emesso negli anni successivi dalla diocesi di San Severo, all’interno della quale è nel frattempo confluita la cittadina di San Nicandro in seguito alla riforma del 1986. Ad ogni modo, le due condanne dell’autorità ecclesiastica non impediscono a Mamma Lucia di conservare ed ampliare il suo seguito che, col passare degli anni, diventa sempre meno locale e sempre più “nazionale”. «Attualmente», prosegue don Giancarlo, «di adepti sannicandresi o foggiani praticamente non ve ne sono più. È tutta gente che viene da fuori, da altre parti d’Italia, con pullman organizzati allo scopo, che arrivano talvolta anche a decine, e che vengono fatti entrare nottetempo nel feudo che questa signora si è costruito e recintato». E già, perché, verso i primi anni ’90, Lucia abbandona Torre Mileto – dove, continua a dire, sorgerà comunque il santuario dedicato alla Madonna dell’Altomare – e va ad abitare insieme alle sue sorelle sul vasto terreno che ha acquistato da qualche anno in prossimità della superstrada del Gargano.

La fortezza
Giuseppe D’Anello collabora con don Giancarlo a Maria SS. del Carmine in qualità di vicario parrocchiale. La sua è una vocazione adulta, e prima di diventare sacerdote ha fatto diversi lavori, fra cui quello di muratore. Il caso ha voluto che, verso la fine degli anni ’80, lui e un suo zio lavorassero alle dipendenze della ditta responsabile della costruzione della nuova dimora di Mamma Lucia. «Si è trattato di lavori imponenti, che sono durati due o tre anni. La signora aveva acquistato questo terreno, che era in realtà un podere di riforma, sul quale sono stati edificati diversi capannoni e altri locali, fra cui un alberghetto. C’è voluto un bel po’ a ultimare il tutto, anche perché abbiamo dovuto realizzare un impianto idrico e fognario piuttosto complesso».
Fra le varie costruzioni realizzate sui terreni di proprietà della sedicente veggente del Gargano, secondo don Giuseppe, sarebbe stata realizzata anche una chiesa. Altre fonti consultate da Adista parlano invece di un semplice capannone metallico adibito a luogo di culto (anche se, beninteso, all’interno della comunità di Mamma Lucia non c’è nessuno che può dire messa).

Nell’inchiesta de Le Iene viene mostrata chiaramente una cappellina dove “mamma” terrebbe i suoi sermoni e le sue benedizioni. Oltre al già citato albergo, troverebbero posto all’interno dell’area plurirecintata anche un vasto negozio, dei bagni pubblici e l’edificio in cui Lucia risiede insieme alle sorelle.
A quanto pare, tuttavia, i nuovi proprietari del vasto terreno non si sono limitati, a suo tempo, a costruire: una volta ultimati i lavori, al riparo da occhi indiscreti, avrebbero infatti deciso di procedere alla demolizione di un vecchio edificio di pregio che sorgeva sui terreni che avevano acquistato qualche anno prima. Il cosiddetto “casino Di Moia”, una vecchia masseria di notevole valore architettonico, evidentemente non andava a genio al gruppo di devoti della Madonna dell’Altomare, forse per le dicerie che volevano che in quell’edificio lo spietato principe Di Moia esercitasse lo ius primae noctis e si dedicasse alla “fornicazione”.

Centralismo devozionale
Ma quali sono, attualmente, le attività che si svolgono all’interno della fortezza/podere di Mamma Lucia? Quante persone vi abitano? Come trascorrono la loro giornata? Quanti sono i devoti che, periodicamente, si recano a farle visita da diverse parti d’Italia portando con sé considerevoli offerte? E, soprattutto, a quali scopi vengono destinate le ingenti somme di denaro che entrano nelle casse dell’associazione?
Andiamo con ordine. Innanzitutto, e lo si è già ricordato, va detto che non è affatto facile trovare fuoriusciti che accettino di parlare senza problemi di una realtà attorno alla quale si è creato nel tempo un clima piuttosto omertoso. Prima di andare in pellegrinaggio da Mamma Lucia bisogna passare attraverso un’attenta selezione, e c’è chi racconta come qualsiasi tentativo di avvicinarsi alla cinta muraria più esterna della fortezza venga prontamente scoraggiato dalla repentina apparizione, al di là della cancellata, di uomini barbuti dall’aria poco rassicurante. Né aiutano a fugare interrogativi o sospetti le indagini che, più di una volta, la procura della Repubblica di Lucera ha avviato attorno a questa realtà così difficile da penetrare. Tutti fascicoli archiviati, per carità, ma comunque indicativi di una reputazione quanto meno controversa.
Adista ha provato ad entrare in contatto direttamente con l’Associazione Mamma Lucia. A una prima telefonata risponde una voce femminile che, con nonchalance, ci annuncia che ci siamo appena messi in contatto con la “dimora di Dio”. Chiediamo se è possibile, e come, venire a trovare “mamma” per conoscerla direttamente, chissà che non possa dare un po’ di conforto anche a noi… La risposta è decisamente evasiva: «Fratello, è tutto un fatto di fede. Devi credere in Mamma. Invocala nelle tue preghiere (sic), anche se non la conosci, lei ti aiuterà». Insistiamo: «Sorella, ma come si fa per venire lì: ci sono dei pullman da Roma?». «Vediamo, fratello, vediamo, forse la prossima settimana. Tu prova a richiamare. Santa giornata».
Richiamiamo, a distanza di qualche giorno. Ci viene dato il numero di casa di una «creatura» che si occupa di organizzare i pullman e gli arrivi da Roma. «Fratello, chiamala la sera dopo le 8, ché di giorno è sempre in giro a fare apostolato. Santa giornata». Aspettiamo la sera e, all’orario stabilito, chiamiamo. Anche in questo caso si tratta di una donna che, come prima cosa, si informa su chi siamo e perché vogliamo andare da “mamma”, e subito dopo ci chiede nome, cognome, numero di telefono e zona della città in cui viviamo. «Fratello, ti richiamo io nei prossimi giorni, così organizziamo un incontro e ti spiego tutto. Santa notte». In realtà non veniamo più ricontattati, e decidiamo a nostra volta di non insistere.

La santa manager
Ma torniamo alla fortezza e alle attività che si svolgono al suo interno. La signora S. ha vissuto con Mamma Lucia per diversi anni, ed è a lei che chiediamo come si vive, come si trascorre il tempo dentro il podere di Lucia Frascaria. «Lavorando. Di cose da fare, soprattutto quando arrivano i pullman, ce ne sono tante. Lì dentro c’è da cucinare, da fare le olive, da fare vari lavori nei campi, anche pesanti. Io mi ricordo che, quando arrivavano i pellegrini, mi alzavo prestissimo, verso le 3 del mattino, e cominciavamo a preparare tutto per la visita. Ma “mamma” non si faceva vedere prima delle 8 del mattino, quando cominciava a predicare e a ricevere i devoti, coi guanti bianchi, perché lei dice di avere le stimmate. Si lavorava veramente tanto, lì dentro». E i soldi? Con che motivazione venivano raccolti? E in quali quantità? «È passato tanto tempo, non saprei dire quanti soldi erano… All’epoca c’erano ancora le lire, ma sicuramente si trattava di cifre molto alte. Li raccoglievano con le offerte, con i viaggi in pullman. Mi ricordo che c’erano dei ragazzi, degli uomini, che venivano messi a contare i contanti, che poi venivano portati in banca e versati su un conto. Lei diceva alla gente che con quei soldi ci doveva costruire il santuario per la Madonna a Torre Mileto e finanziare le opere di beneficenza.
Poi vendevano il “pane della salute”, che dicevano che dandolo ai malati guarivano, e l’olio benedetto da “mamma” Lucia. Anche le offerte “in natura”, ad esempio le cibarie, che la gente portava per “mamma”, una volta benedette da quest’ultima potevano essere ricomprate. In pratica, veniva pagata la benedizione…».
Dunque, a quanto pare, un business fiorente, sorretto da un’organizzazione manageriale. E tanto lavoro gratuito. Risorse umane preziose, a giudicare da come la signora S. è stata cercata e inseguita, dopo la sua partenza dalla comunità, per convincerla a tornare. «Io me ne sono andata di nascosto, con una scusa. Loro però dopo mi hanno dato la caccia per più di un mese. Mandavano dei ragazzi a cercarmi, per parlarmi e farmi tornare. Ma io ho fatto di tutto per evitarli, perché oramai ero decisa: non volevo avere più niente a che fare con questa donna, perché mi ero resa conto che non era affatto una santa».

“Cercasi Madonna disperatamente”
Di soldi, a quanto pare, all’interno della fortezza ne entrano parecchi. La motivazione principale con la quale vengono raccolte le offerte dei devoti, ce lo confermava anche la signora S., avrebbe a che fare con presunte opere di beneficenza (ma non è dato sapere quali) e con la costruzione del famoso santuario di Torre Mileto dedicato alla Madonna dell’Altomare.
Viene allora spontaneo chiedersi a che punto sia l’opera, se c’è un cantiere o un progetto per il quale sia stata chiesta una qualche autorizzazione, se si ha notizia, insomma, di qualche traccia che faccia pensare alla prossima edificazione del santuario. In fondo sono più di trent’anni che l’Associazione Mamma Lucia raccoglie fondi per realizzare un luogo di culto, e il gruzzolo destinato a finanziare l’impresa dovrebbe ormai essere più che consistente, tale almeno da permettere l’avvio dei lavori.
Sentite diverse fonti, ci siamo fatti l’idea che il santuario di Torre Mileto è un po’ come la Titina che per quanto la si cerchi, proprio non la si riesce a trovare… Mamma Lucia e le sorelle, come abbiamo già detto, hanno abitato nella località balneare dell’Adriatico per diversi anni, ma all’epoca avevano preso in affitto un terreno con sopra un prefabbricato e dei capannoni da un certo signor Ruggieri. Dopo il trasferimento nella sede attuale non sono più tornate a Torre Mileto, né si ha notizia della presenza di un cantiere in questa località per costruire un luogo di culto dedicato alla Madonna.
Tutto quello che siamo riusciti ad appurare è che, a Torre Mileto, l’associazione Mamma Lucia risulta proprietaria di un terreno recintato che gli sarebbe stato venduto dai fratelli Pertosa, proprietari dell’omonimo Hotel. Il nostro tentativo di avere qualche informazione in proposito telefonando all’Albergo Pertosa si è purtroppo dovuto scontrare con l’ostilità della persona che ci ha risposto, la quale si è limitata a dire che la comunità di Mamma Lucia non è più presente da anni a Torre Mileto e che non era autorizzata a darci alcuna informazione circa la compravendita di terreni nelle vicinanze dell’albergo. La stessa pagina del Cesnur (il Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto dal prof. Massimo Introvigne) dedicata alla santona di San Nicandro è, in proposito, categorica: il santuario non risulta «mai edificato». Ma le offerte per costruirlo, Mamma Lucia continua a raccoglierle. Chissà, magari ha intenzione di fare le cose in grande.


(marco zerbino)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it

Fonte originaria: http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=50913





Luigi Berzano - M. Introvigne, Il gigante invisibile. Nuove credenze e minoranze religiose nella provincia di Foggia, Edizioni N.E.D., Foggia 1997, pp. 204-211 e 249-262.


Capitolo nono
IL CATTOLICESIMO DI FRANGIA
pagine 204 - 211

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b) Visionari della Madonna dell'Altomare:
Michele Acquaviva, Mamma Lucia, Tonino di Altomare



La devozione alla Madonna dell'Altomare ebbe origine ad Andria nel 1598, con il salvataggio ritenuto miracoloso di una bambina caduta in una cisterna in cui si ritrovò un'immagine della Vergine. La devozione decadde nel Seicento, ma divenne nuovamente popolare dopo una guarigione miracolosa, e si è mantenuta viva dal Settecento ad oggi. Nel nostro secolo la Madonna dell'Altomare - insieme, più recentemente, a Padre Pio - compare in modo insistito nei culti extra-liturgici.


Le origini di questo movimento risalgono a Marietta D'Agostino, morta nel 1977 a più di ottant'anni a Orta Nova. Da visioni della Madonna dell'Altomare, Marietta derivava un dono di preveggenza considerato straordinario anche al di là della provincia e della stessa Puglia. Il rapporto con la Chiesa e con le autorità pubbliche fu all'inizio conflittuale, e Marietta nel 1945 venne persino arrestata. Successivamente Marietta ha sempre dichiarato la sua sottomissione alla gerarchla ecclesiastica che, nonostante qualche diffidenza, sembra avere finalmente accettato i suoi fedeli. La Castiglione parla di "accettazione forzata del culto da parte della gerarchla ecclesiastica e (del)
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progressivo, quasi totale assorbimento della iniziale autonomia nella vita religiosa ufficiale".

A partire dagli anni 1950 e 1960 i pellegrinaggi ufficiali diretti al santuario dell'Incoronata di Foggia "includevano una sosta ad Orta Nova, per consultare Marietta e salutare la Madonna di Altomare. La costruzione di una Chiesa dedicata alla Madonna di Altomare, divenuta nel 1974 parrocchia, è l'ultimo atto di un processo ormai scontato" [19]. Si avrebbe così "la coesistenza tra i due devozionalismi, quello extra-liturgico e quello ufficiale" [20]. E' appena il caso di osservare che, naturalmente, perché il cattolicesimo di frangia possa essere "recuperato" dalla gerarchia occorre anche una certa sensibilità e collaborazione del visionario e della sua comunità.

Dopo la morte di Marietta (1977) il figlio, Leonardo Balsamo, ha riunito ancora i devoti della madre e ne ha conservato i ricordi, ma senza ereditarne il carisma. Sono così emersi - nel mondo del cattolicesimo di frangia - altri personaggi che lasciano intendere, a diverso titolo, di essere i successori di Marietta e i figli prediletti della Madonna dell'Altomare. Il personaggio più studiato dagli autori che si sono interessati ai culti extra-liturgici della Capitanata - un personaggio che trova peraltro la sua "clientela" soprattutto fuori della provincia di Foggia - è una ex-guardia campestre di San Ferdinando, che ha costruito un santuario privato in contrada Colapatella, al settimo chilometro della strada provinciale Cerignola-Trinitapoli, Michele Acquaviva. Michele raduna i fedeli della Madonna dell'Altomare nella sua masseria, afferma di avere avuto visioni e messaggi dalla Madonna fin da quando aveva sette anni, e che di simili fenomeni avevano beneficiato suo padre e suo nonno. Peraltro l'inaugurazione del "santuario" è avvenuta nel 1975, e Michele ha cercato di raccogliere l'eredità di Marietta soprattutto dopo la sua morte, nel 1977. Ampliato nel 1978, il santuario è uno stanzone che può contenere intorno alle trecento persone: al centro, un quadro della Madonna dell'Altomare, ai lati Marietta e Padre Pio. Come negli altri culti extra-liturgici sono frequenti gli ex-voto. Anche in questo caso sono le visioni ad autenticare il personaggio, ma i fedeli accorrono soprattutto per le guarigioni, che si realizzano in particolare attraverso l'olio bene-
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[19] M. Castiglione, I professionisti dei sogni, cit, p. 135.
[20] M. Castiglione, "Sogni, visioni e devozioni popolari nella cultura contadina meridionale", cit., p. 98.

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detto da Michele. Secondo l'osservazione di Cipriani del 1977 "quasi sempre la diagnosi è attendista: tutto dipende dalla Madonna e dalla fede di chi dovrà fare la cura prescritta, cioè bere ogni giorno un po' di olio benedetto per un certo periodo fissato, dopo del quale occorrerà tornare per un controllo". Lo stesso Cipriani afferma che i fedeli ricevono l'olio, le immaginette e altro materiale devozionale "gratuitamente in apparenza, ma devono in realtà pagarlo con offerte di alcune migliaia di lire. Qualora ciò non avvenisse e le offerte non fossero sufficienti è lo stesso incaricato addetto alla distribuzione il quale fa presente che occorre provvedere al pagamento con almeno millecinquecento lire [del 1977] per bottiglietta (il cui numero dipende dalla durata della cura prescritta)" [21]. L'affluenza è ampia, prevalentemente contadina ma con qualche presenza che proviene da "fasce sociali medioborghesi (ceto impiegatizio e terziario)" [22]. Nel caso di Michele Acquaviva, l'autorità ecclesiastica ha mostrato un atteggiamento decisamente negativo. Constatato che sacerdoti dell'Arcidiocesi di Trani, Barletta e Bisceglie celebravano nel "santuario", la Curia di Cerignola esprimeva il suo disappunto, provocando una circolare della vicina Arcidiocesi in cui si comunicava "a tutto il clero che chiunque si reca a celebrare nei luoghi in cui svolge l'attività il succitato sig. Michele o organizza nell'ambiente delle nostre diocesi qualsiasi manifestazione o pseudo-pellegrinaggio intesi a favorirne la propaganda rimane ipsofacto sospeso a divinis a nostro beneplacito" [23]. La Castiglione notava che "questa decisa presa di posizione, peraltro, non impedisce che parecchi sacerdoti, appartenenti ad altre diocesi, si rechino a celebrare messa nel Santuario o accompagnino in pullman i 'pellegrini' provenienti da altre province e regioni" [24]. Questa situazione sembra permanere ancora oggi, tanto che in data 19 ottobre 1996 la Curia vescovile di Cerignola ha inviato una circolare ai vescovi italiani a proposito di Michele Acquaviva e del suo gruppo, diffidando i sacerdoti extradiocesani dal celebrare l'Eucarestia nell'oratorio privato del guaritore, sottolinenando "l'estraneità della Chiesa Locale a questi fenomeni pseudo religiosi" e definendo le dottrine del gruppo
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[21] R. Cipriani, op. di., p. 35.
[22] M. Castiglione, I professionisti dei sogni, cit., p. 148.
[23] Ibid.,pp. 152-153.
[24] Ibid.,p. 153.
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"false credenze".

Un secondo caso collegato alla devozione alla Madonna dell'Altomare riguarda Lucia Frascaria, "Mamma Lucia", originaria di San Nicandro, che fino al 1973 viveva con la famiglia a Sesto San Giovanni (Milano) e lavorava in una sartoria. Si dedicava pure ad attività di beneficenza. L'11 marzo 1970 sei amiche che collaboravano alle sue opere assistenziali e che la stavano aspettando nella cucina di casa sua videro la Madonna dell'Altomare, che parlò loro per quasi mezz'ora e le esortò a ubbidire alla "sorella Lucia" per aiutare a ravvedersi "il mondo pieno di peccato", costruendo in terra di Puglia un santuario che sarebbe diventato una "nuova Terra Santa".
Tre anni dopo Lucia e le sue amiche si trasferirono a Torre Mileto per porre le basi del nuovo santuario, oggi raggiunto da autobus che provengono da tutta Italia. I canti religiosi -secondo osservatori già degli anni 1980 - attingono alla musica cattolica tradizionale, ma non soltanto: anche qui - come a Stornarella - compare il motivo di John Brown. Le collaboratrici di Mamma Lucia, "vestite tutte alla stessa maniera" con "vestito nero, grembiale e foulard blu" costituiscono una sorta di corpo di specialiste del sacro, che preparano la folla all'apparizione della visionaria.
"Quest'ultima, alta, imponente, con le mani tutte avvolte in garza bianca (per nascondere le stigmate), viene accolta da forti battimani e da grida di saluto: 'Mamma, mamma!'". Mamma Lucia distribuisce un cibo "benedetto", quindi "si copre di un mantello nero e va presso l'altare della Madonna" dove inizia a predicare. Quindi si chiude in una cabina dove "riceve privatamente e singolarmente i devoti le cui richieste sono: guarigione da malattie, consultazione per guai familiari, semplice saluto con benedizione di Mamma Lucia e acquisto dell'olio benedetto e figurine sacre o souvenirs con un'immagine di Lucia" [25]. Già negli anni 1980 gli osservatori notavano il collegamento che i devoti stabilivano spontaneamente fra Mamma Lucia e la defunta Marietta. L'atteggiamento dell'autorità ecclesiastica nei confronti di questo culto extra-liturgico, che continua ad essere molto sviluppato e attivo, è negativo, ma anche in questo caso molti fedeli certamente non sono consapevoli del fatto che la loro devozione a
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[25] S.S. Acqua viva - G. Eiserman, La montagna del sole, ERI, Torino 1982, pp. 276-277.

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"Mamma Lucia" rischia di porli in una situazione di rottura con la Chiesa. (grassetto e sottolineatura nostra)

Un terzo caso - in cui la rottura con la Chiesa ufficiale sembra talora evidente - riguarda Antonio De Michele, detto "Tonino di Altomare". Nato nel 1947, vive a Milano e a Vogherà, e nel 1968 si sposa con Elisabetta Sasso, di Bisceglie. Apre con la moglie un ristorante rustico e ha cinque figli. A Bisceglie diventa noto come pellegrino della chiesa di Orta Nova fatta costruire da Marietta. Verso il 1990 Tonino comincia a ricevere messaggi dalla Vergine dell'Altomare e insieme a un geometra di Bisceglie, Luigi Zingaro, decide di convertire il ristorante in un luogo di accoglienza per i pellegrini. Nonostante lo scetticismo della moglie e del parroco della Madonna dell'Altomare di Orta Nova, don Ugo Gentile, Tonino inizia a raccogliere devoti, proclamandosi successore di Marietta. Don Gentile finisce per vietare l'uso della chiesa della Madonna dell'Altomare per le riunioni di preghiera. Tonino apre allora una "Casa di Missione" a Foggia, presso un seguace, Mario Forcella. In seguito le "Case di Missione" si moltiplicano: a Tripalda (Avellino), Valenzano (Bari) e in seguito anche a Corato (Bari), Bisceglie (Bari), Reggio Emilia, Vogherà (Pavia), Varazze (Savona), Milano, Torino. Apparentemente il successo della missione di visionario di Tonino non giova al ristorante di famiglia, che viene chiuso. La principale collaboratrice di Tonino diventa Caterina Zippari che vive ad Orta Nova, separata dal marito, con due figli. La casa di questa signora viene convertita nella "Casa di Missione Zippari" del "gruppo di preghiera Tonino di Altomare", e Tonino, separato dalla moglie, vi si reca a vivere. Un cambio di parroco nella parrocchia della Madonna dell'Altomare ad Orta Nova permette brevemente nuove riunioni nella chiesa, ma nel settembre 1994 il parroco cambia di nuovo e il nuovo, prese informazioni, decide di non concedere l'uso dei locali parrocchiali. Riferisce che gli aderenti al gruppo si comunicano ma - per quanto ne sa - non si confessano, che si incontrano in case private e che Tonino vende quadretti e immagini della Madonna dell'Altomare insieme ad un olio detto della Madonna a cui si attribuisce uno straordinario potere di guarigione. Come si vede, i diversi visionari della provincia adottano spesso strategie simili. Il gruppo pubblica anche un bollettino, il giornalino del Gruppo di Preghiera "Tonino di Altomare", dove da una parte vengono riportati inviti a una pietà tradizionale e dichiarazioni di fedeltà alla Chiesa, mentre dall'al-

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tra emergono toni più originali. Tonino dichiara per esempio: "Noi predichiamo la coscienza di Dio. Dio è Dio. Dio è cristiano, induista, mussulmano, ecc. Nel nostro movimento si predica l'amore per Dio; quindi, non importa che genere di religione uno segue, vogliamo solo vedere che si abbia amore per Dio. La religione migliore è quella che, praticata, porta ad amare Dio; non importa che religione si segua" [26]. Vi è, soprattutto, una forte insistenza sul ruolo profetico di Tonino, scelto già dalla Madonna dell'Altomare prima della sua nascita, soprattutto negli articoli del suo collaboratore Luigi Zingaro. "Guai a coloro che ostacolano, si intromettono e deridono l'opera del Suo Servo [Tonino]", scrive per esempio Zingaro; i fratelli della Comunità che "invece di attaccarsi maggiormente al Servo di Maria [Tonino] si sono allontanati da lui" "sono caduti nella ragnatela del male" e sono diventati veri "Giuda Iscariota" [27]. D'altro canto, il "fratello Luigi" scrive pure che "Tonino ed i fratelli e sorelle di missione (i discepoli) non vogliono affatto sostituire i Preti e religiosi vari nella loro opera, ma cercano, con la propria 'opera laica', di ampliare e diffondere l'evangelizzazione dei popoli e di poter essere di valido contributo al cammino della Chiesa" [28]. L'attuale parroco non rinuncia a tentare un dialogo, che varie circostanze rendono tuttavia molto problematico.

Come interpretare il visionarismo e i culti extra-liturgici della Capitanata e del Gargano? Già nel 1977 Cipriani rilevava che l'interpretazione è stata tentata in "due diverse ottiche: quella di coloro che a ragion veduta e con modalità logiche utilizzano per il proprio tornaconto (non interessa qui se economico o solamente esibizionistico o psicologico-rassicurativo) le necessità di altri che sono alla ricerca di soluzioni considerate piuttosto irraggiungibili con strumenti coerenti; e ancora di questi ultimi, 'pellegrini da bisogno', itineranti lungo le sole modalità offerte loro dal substrato culturale ed economico di appartenenza e dunque ritenute
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[26] Tonino di Altomare, "Senza distinzione di credo religioso", II giornalino del Gruppo di Preghiera "Tonino di Altomare", ottobre 1994, p. 4.
[27] Luigi Zingaro, "La Madonna che piange. Un Cuore di Madre trafitto", II giornalino del Gruppo di Preghiera "Tonino di Altomare", maggio 1994, pp. 7-9 (p. 8).
[28] Fratello Luigi, "Un laico profondamente religioso: Tonino di Altomare", Il giornalino del Gruppo di Preghiera "Tonino di Altomare", giugno 1994, pp. 1-2 (p. 2).

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perfettamente razionali alla luce dei propri possibili riferimenti. La differenza fra le due forme di razionalità comporta un giudizio di valore che nel primo caso è quasi totalmente negativo mentre nel secondo non può che essere quanto meno sospeso, prima di accertare le reali motivazioni e le obiettive possibilità di scelte diverse" [29]. A distanza di anni si può dire che forse entrambe le interpretazioni non sono, da sole, sufficienti. La seconda, giocata sul registro della "cultura delle classi subalterne" - che prevederebbe "la temporanea soluzione di forme di crisi della presenza e la provvisoria destorificazione del negativo che i clienti-devoti realizzano grazie alle prestazioni terapeutiche" dei visionari, risolvendosi "in una ideologia chiaramente regressiva e reazionaria” [30] - deve essere riletta criticamente in una situazione storica mutata, dove la "clientela" del visionarismo, non solo nella provincia di Foggia ma in Italia in genere (come in altri paesi), coinvolge sempre di più ceti sociali che non sono affatto "ultimi" o "disperati". Il puro desiderio di inganno e di guadagno economico del fondatore si rivela, a sua volta, una spiegazione certamente superata della genesi dei fenomeni di nuova religiosità in genere, all'interno e all'esterno di un contesto simbolico cattolico: qualunque siano le motivazioni che lo spingono, non basta un visionario a costruire una comunità visionaria, ma - come già notava Cipriani - occorre che il suo messaggio appaia persuasivo ad altre persone alle quali l'investimento nella comunità deve sembrare in qualche modo "razionale". Ritenere che nuovi culti possano nascere da un individuo in qualche modo paracadutato nel contesto sociale e spinto soltanto dalla sua inestinguibile sete di guadagno significa tornare a teorie della "manipolazione mentale" - o peggio del "lavaggio del cervello" - ampiamente demistificate dalla letteratura sociologica e psicologica in tema di movimenti religiosi [31]. Sembra più interessante una duplice griglia di lettura, che vede il visionarismo come situato, in un certo senso,
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[29] R. Cipriani, op. cit., p. 33.
[30] M. Castiglione, I professionisti dei sogni, cit., p. 150.
[31] Per una rapida panoramica di questa letteratura cfr. James T. Richardson, "Une critique des accusations de 'lavage de cerveau' portées a l'encontre des nouveaux mouvements religieux: question d'éthique et de preuve", in M. Introvigne - J.G. Melton (a cura di), Pour en finir avec les sectes. Le débat sur le rapport de la commission parlementaire, cit. pp. 85-97, con un'ampia bibliografia.

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alla cerniera fra il premoderno e il postmoderno, come avviene in genere in quella che è stata chiamata "cristianità materiale" fatta di piccole devozioni, oggetti, simboli [32].
L'esperienza dei visionari è, da un certo punto di vista, premoderna perché si radica in un tessuto di segni, di simboli, di devozioni in gran parte molto antiche (come il culto stesso della Madonna dell'Altomare, che i visionari dei nostri giorni riprendono a loro modo), lasciati ai margini dai processi di modernizzazione che hanno interessato la stessa pastorale cattolica. Ma nello stesso tempo - e soprattutto negli ultimi sviluppi - le modalità di organizzazione dei pellegrinaggi, la capacità di gestione economica di un "terziario del sacro" complesso (particolarmente evidente nel caso di Mamma Lucia), l'uso di moderni mezzi di propaganda mostrano come non ci si trovi di fronte soltanto a fenomeni residuali e di protesta contro la modernità. In questa chiave i visionari incontrano la rinnovata attenzione - questa volta postmoderna - a una religione che sia esperienza piuttosto che dottrina, percorso piuttosto che discorso. Se singoli culti - come quello di Stornarella - possono non sopravvivere alla fase post-carismatica della morte del profeta, altri ne prendono il posto. Il contesto postmoderno rende poco credibili le previsioni di chi immagina che il fenomeno del visionarismo sia destinato a scomparire nel giro di qualche anno (forme nuove ne nascono in effetti ogni anno in tutta Italia, per non dire in tutto il mondo). Per l'autorità ecclesiastica il problema di esercitare il discernimento a proposito di un fenomeno che presenta indubbiamente, dal suo punto di vista, caratteristiche di dubbia ortodossia - ma che la semplice repressione trasforma spesso in fomite di nuovi movimenti religiosi apertamente separati dalla Chiesa - rimane, e rimarrà presumibilmente in futuro, un problema particolarmente delicato.
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[32] Cf r. Colleen McDannell, Material Christianity. Religion and Popular Culture in America, Yale University Press, New Haven-Londra 1995.





Capitolo terzo
MAMMA LUCIA
pp. 249-262
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La versione ufficiale fa risalire la visione di fondazione del culto di Mamma Lucia all'11 Marzo 1970, a Sesto San Giovanni. In casa di Mamma Lucia, mentre aspettavano che lei tornasse dal lavoro, sei amiche videro d'un tratto una gran luce, e in essa la Madonna d'Altomare, che parlò loro, in un forte profumo d'incenso, per ben 28 minuti. Previsioni apocalittiche per un mondo pieno di peccato sconvolsero le sei donne, cui però la Vergine propose di impegnarsi per salvare le anime di coloro che avrebbero scelto la via della salvezza. Sarebbe stato possibile compiere questa missione ubbidendo a Mamma Lucia, e aiutandola nella costruzione di un santuario, una "nuova Terra Santa", nei pressi del suo paese natio. La Madonna scomparve, e al ritorno di Mamma Lucia, saputo dell'accaduto, questa dovette confessare che anche lei aveva avuto delle visioni, e che già da tempo serviva la Vergine in gran segreto. Tre anni dopo Mamma Lucia e le sue amiche si trasferirono a Torre Mileto, località vicina a San Nicandro, per adempiere al volere della Madonna d'Altomare e cominciare l'opera di costruzione del santuario.

Intervistando i "seguaci" di Mamma Lucia ho scoperto però anche un'altra versione della sua storia: se è vero che questa fu la visione di fondazione del culto, è però vero anche che Mamma Lucia aveva già visto la Madonna, e non solo poco prima delle sue amiche. La prima volta che aveva incontrato la Vergine sarebbe stato durante la sua infanzia:

"...era una contadinella, portava anche dei sandali ai piedi, e un fazzoletto legato, con il grembiulino. Famiglia molto povera, lei un giorno andava a giocare, dice che ha visto una donna che voleva un poco d'olio. Questa è la storia di Mamma Lucia. E lei ha detto: 'Ma io non posso andare a prenderti l'olio perché in casa non ce l'abbiamo.' Erano molto poveri, tanti figli, ma poverissimi, dice 'Vai che ce l'hai, me lo porti, -dice- l'olio, un goccino, solo un goccino' -dice- 'Ma come faccio, vado a casa e non c'è.' Dice: 'Vai che lo trovi.' Lei è andato là e ha trovato una bottiglietta d'olio. (...) E' andata e l'ha trovato, l'olio,

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è andata... e allora è ritornata questa signora, l'ha trovata ancora, e gliel'ha preso un goccettino, dice 'Questo serve per me, un goccino, l'altro portatelo a casa, può servire. Poi ci vediamo.' Insomma -dice- ha avuto un colloquio co sta' signora, e da quel tempo allora lei...continuò a farlo..." [22].

In seguito a questo episodio, del resto, Mamma Lucia distribuisce ancora oggi delle bottigliette d'olio dalle proprietà taumaturgiche da lei stessa benedetto. Dal momento del ritorno a San Nicandro le sue vicende mistiche si svolsero su un doppio binario: da un lato tentava di rendere la propria attività compatibile con i dettami della Chiesa cattolica, dall'altro imponeva il proprio ruolo di visionaria e guaritrice. Durante il periodo della fondazione del culto, infatti, Mamma Lucia intratteneva buoni rapporti con la Chiesa, o meglio alcuni dei suoi rappresentanti guardarono con fiducia alla sua persona e al suo carisma. Fu così che i suoi primi seguaci poterono seguirla nella tranquillità della sua perfetta adesione ai dettami della Chiesa cattolica, assistendo spesso a delle messe celebrate all'interno dell'area che Mamma Lucia aveva prescelto per la fondazione del santuario, là dove accoglieva i suoi visitatori. Contrasti sempre più frequenti e importanti allontanarono però preti e suore dal suo "santuario", così come allontanarono lei dalla Chiesa cattolica. Da quel momento cominciò una fase di progressiva instaurazione del suo culto individuale in quanto veggente e guaritrice, e di messa a punto di un rituale fortemente improntato sulla liturgia cattolica, mentre il numero dei visitatori aumentava considerevolmente, dando al fenomeno delle dimensioni vistosissime.
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[22] Sul visionarismo come carattere proprio dei fenomeni di religiosità popolare in Capitanata, cfr. M. Castiglione, ibid. A proposito della predilezione di Dio per i poveri e gli umili, mi si è fatto notare che si tratta di un'affermazione presente nelle Sacre Scritture, e ricorrente nelle omelie dei sacerdoti. Sembrerebbe quindi che questo tema, proprio della dottrina della Chiesa cattolica, sia stato ripreso ed integrato a livello popolare.

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a) Una giornata da Mamma Lucia

Mamma Lucia accoglie dunque i suoi visitatori all'interno di una zona di sua proprietà opportunamente recintata. All'inizio si era stabilita sui luoghi della prima apparizione, quella della sua infanzia, da qualche anno invece si è trasferita di pochi chilometri, restando sempre nei dintorni di San Nicandro. Sia nel primo che nel secondo sito avrebbe dovuto vedere la luce il santuario, ma in realtà ancora oggi ci sono solo delle costruzioni che ospitano Mamma Lucia e le sue sorelle. Sono queste ultime che gestiscono l'arrivo dei visitatori e vegliano sul buon andamento delle giornate.

Per i visitatori tutto comincia molto tempo prima. Chiunque abbia bisogno di Mamma Lucia, infatti, non può semplicemente presentarsi alla porta del suo "santuario": bisogna contattare qualcuno che conosce il sistema, facendosi presentare agli organizzatori. Questi sono delle persone che, già da lungo tempo iniziate alle visite a Mamma Lucia, si occupano di prendere dei contatti con delle compagnie di pullman, e ne prenotano uno per la data che le sorelle stesse hanno indicato loro in occasione dell'ultima visita. Nel frattempo si occupano anche di stilare una lista di postulanti, che versano un modesto anticipo. Quando da un paese ci sono visitatori sufficienti per riempire uno o più pullman, si parte direttamente alla volta di Torre Mileto. Quando invece ci sono posti liberi, il pullman passa attraverso paesi circostanti dove altri visitatori si aggiungono ai primi, fino all'esaurimento dei posti disponibili. Il viaggio comincia quindi in piena notte, soprattutto per coloro che vengono da più lontano. Arrivati al "santuario" i visitatori cominciano a riunirsi, sapendo che saranno ricevuti individualmente secondo l'ordine d'arrivo. Comincia la preghiera d'attesa, dopo la quale ecco finalmente Mamma Lucia: nel silenzio generale impartisce la sua benedizione e si ritira nella cappelletta, una piccola stanza in cui accoglie i suoi seguaci.

Mamma Lucia si presenta come una stigmatizzata, pur non avendo mai mostrato le sue stigmate a nessuno, poiché ha le mani perennemente coperte da guanti bianchi. Entrando nella sua stanzetta molti dicono di sentire un profumo di viole, interpretato come segno d'elezione per Mamma Lucia e di merito spirituale per il visitatore. Accanto a lei un cestino per le offerte, libere. La visita dura pochi minuti per evidenti motivi tecnici: riceve diverse

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centinaia di persone al giorno. Lungi dall'essere oggetto di critiche, quest'aspetto seriale del suo intervento da fiducia:

"Sì, tutto quello che lei fa, non lo so dove prende la forza, ricevere pure, pure quando si faceva la fiaccolata, lei per ricevere tutti quelli... Tutti, e il giorno, e la notte tenerli sempre in piedi, e lei in piedi... ci vuole tanta forza. Non si può, io perciò dico: c'è qualcosa, perché il Signore non va a dare tanta forza a una persona... di fare tutto quello che faceva, no, se non c'è la volontà di Dio non si può fare tutto quello, perché io ti posso ricevere dieci, venti persone, trenta persone, ma non tante persone, iniziando dalle sette fino alle due, le tre di pomeriggio..."

Il registro del suo discorso è piuttosto succinto e vago: non ha bisogno che si parli troppo, perché conosce già il problema, non ne promette la soluzione, ma "farà il possibile". Pur essendo così aleatorio, esso non delude i suoi fedeli, i quali apprezzano piuttosto che Mamma Lucia non dia false speranze, e che si impegni "onestamente" a star loro vicino. Dotata di grande carisma, ella riempie di forza e di speranza chiunque la contatti per pochi minuti:

"Ricordo una volta che sono entrata da Mamma Lucia, ho avuto quest'impressione, di vedere in lei una cosa..., c'è in lei una cosa, una cosa... al di là. C'è, è solo che, come ho detto poco prima, se hai fiducia, senti quel profumo, che vedi in lei la realtà, il mondo è diverso, è una cosa molto bella, così, ti da gioia, ti da speranza, ti da forza, ti da... invece se vai solo con un pensiero, dice 'ma dai, vado solo per perdere tempo', ...non sentirai nulla, non vedi nulla."

Mamma Lucia riceve così i suoi visitatori fino al primo pomeriggio quando, terminate le consultazioni, lascia la sua cappelletta per il suo rituale. Legge il Vangelo, lo commenta, predica, "distribuisce la mensa":

"Lei distribuiva una mensa, lei dopo che riceveva

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tutte 'ste persone, distribuiva la mensa, alle due, le due e mezza. La mensa di Mamma Lucia dava proprio da mangiare, lei la distribuiva. A tutte le persone. Per lei questa mensa era la benedizione del corpo e dell'anima, che dava lei. Per la comunione dava un pezzettino di pane, non dava l'ostia, non e'abbiamo...(...) E lei allora durante questa mensa dava questo cibo qua, e dopo dava la benedizione. Davanti a dove sta 'sta mensa c'è un tavolo grande, con i tegami grandi, che quel mangiare non finisce mai, e basta per quanti che ce ne sono, tanto quella è sempre la medesima ..."

Una mensa che si esita a definire miracolosa, ma che suscita stupore per la sua inesauribilità. E poi una comunione che, cambiando forma, non rievoca il sacrilegio, ma da piuttosto la sensazione di riconquistarne il senso originario: "... veramente quando Gesù stava con i discepoli ha dato un pezzettino di pane, non ha dato l'ostia, ma ha dato il pane, poi la religione, la Chiesa, ha riuscito l'ostia, cioè che nell'ostia c'è Gesù. L'ostia è di adesso, ma perché il pane è stato trasformato, ma è sempre la medesima cosa." Oppure: "Mamma Lucia ci teneva molto all'eucaristia: per il Corpus Domini faceva una grande festa. Non poteva però distribuire la comunione, allora distribuiva il pane, proprio come era detto nella Bibbia."

Mamma Lucia riceve così centinaia di persone. Nei periodi più ricchi, stando alle testimonianze, arrivavano decine di pullman al giorno, tutti i giorni, dal lunedì al venerdì. Centinaia di persone che circolano in quest'area recintata, pregando, in attesa di parlarle. Dopo la visita, si può continuare a pregare o comprare qualcosa per gli assenti: le sorelle vendono oggettini, giocattoli, pasta, pizza, bibite, biscotti, acqua, olio. Nulla è definito miracoloso, ma Mamma Lucia suggerisce di distribuire agli ammalati il pane o i biscotti preparati sul posto; soltanto l'olio è apertamente dichiarato taumaturgico. I giocattoli e tutto il resto sono dei prodotti ordinari, ma è il solito gioco ambiguo del "souvenir dal santuario" che si mette in atto.

Alla liturgia normale si aggiungono a volte ricorrenze speciali: una fiaccolata come veglia di preghiera, la commemorazione della
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visione fondatrice del culto, una processione per il trasferimento della sede da Torre Mileto a quella attuale. In quell'occasione Mamma Lucia riunì tutti i "suoi figlioli" perché questo momento fondamentale appartenesse a tutti:

'Infatti ha chiamato tutti i suoi seguaci da tutta Italia. Una volta arrivati, tutti hanno indossato un vestito di sacco, e si sono avviati verso la nuova sede. Lei era davanti, con un grande crocifisso, e ha condotto la processione fino alla meta, erano solo tre o quattro chilometri. C'erano anche delle suore, mentre alcuni monaci si erano fermati lungo la strada con delle macchine per assistere al passaggio della processione. Si è fatto digiuno, mangiando solo pane e cipolla, letteralmente. La cosa bella era che lei nelle preghiere si ricordava di tutti: dei malati, dei giovani, dei vecchi,... di tutti, non pregava tanto per far vedere."

Oltre a tutto ciò, da Mamma Lucia si possono vivere anche dei momenti eccezionali: foto rivelatrici di un divino invisibile agli occhi umani, visioni individuali e collettive:

"Dopo di un anno di questa mensa c'erano una coppia di sposi che sono venuti da Potenza, non so... mi ricordo da Potenza... Mentre che Mamma Lucia dava questa mensa ha fatto delle fotografie. Allora, stavano tutti e due, insomma marito e moglie, hanno fatto'sta fotografia. Nella fotografia è uscita Mamma Lucia e un bambino che stava vicino. Questo bambino era Gesù. E' uscito sulla fotografia, eh!, non è che diciamo... Perché loro sono venuti che erano in viaggio di nozze e sono venuti da Mamma Lucia, si trovavano nel momento che stava per finire 'sta mensa, no?, allora lui ha preso 'sta macchinetta e ha fatto 'sta fotografia. E in questa fotografìa è uscita Mamma Lucia, con le mani che si vedeva, e il bambino, e Gesù con i capelli lunghi, scalzo, così tutto vestito di bianco, vicino a Mamma Lucia, quando non c'era ... quando lui l'ha... cioè è stata una cosa invisìbile. E così è uscito Gesù. Allora Mamma Lucia
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quando da la benedizione dice: 'Quando andate alle vostre case, quando ve ne andate nei vostri paesi, quando andate per la strada, quando incontrate le persone dite che avete incontrato il vero Gesù.' Poi un altro giorno una bambina che dormiva, che era venuta da .. non so, da Milano, 'Mamma, mamma, vieni qua, vieni qua! Mi ha svegliato un uomo, un uomo vestito di bianco, mi ha svegliato!' Piangeva quel giorno quella lì! Quella bambina piangeva, che 'mi ha svegliata e se ne è andato!' 'Che è stato?' diceva la mamma, e una bambina di due o tre anni, eh!... Cioè una bambina di due o tre anni non può dire una menzogna!"

O ancora:

"Lei diceva sempre: 'Io sono come voi.' Si metteva lì e pregava. Si metteva così: in piedi o inginocchiata. Mamma Lucia aveva un grosso vestito largo, e soprattutto aveva un grembiule: con la mano sinistra teneva un lembo del grembiule sollevato, mentre l'altra era tesa verso il ciclo, dove lei guardava. A volte, mentre pregava, le persone vedevano la figura di Gesù o della Madonna. Ma non che lei diceva 'guardate', no, non diceva nulla, erano gli altri che lo vedevano direttamente. Io non l'ho mai visto, però una volta ho visto una cosa impressionante. Il sole si vedeva prima come quando ci sono le nuvole, che lo vedi bene, e poi cominciava a fare così: vum, vum, vum! (e qui fa un gesto con le due mani per indicare la luce che palpita violentemente, a intervalli). Certi poi hanno cominciato a dire che vedevano pure la forma di Gesù nell'aria, però io devo dire la verità, quello non l'ho visto."

I pellegrinaggi periodici fatti da Mamma Lucia, l'organizzazione gerarchica del suo gruppo, la natura degli incontri presentano le caratteristiche di un culto carismatico. Le ragioni che animano i fedeli sono di ordine terapeutico: dalla malattia fisica alle inquietudini psicologiche, tutto può condurre a questa donna, come
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avviene di solito nei culti carismatici [23]. Ma al di là della realtà terapeutica di questi culti, che possono essere indubbiamente letti come delle terapie alternative [24] aventi particolari tecniche di cura del singolo, il percorso dei suoi protagonisti ha altri risvolti che è interessante seguire.
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[23] Tutti i brani citati sono tratti dalle conversazioni tenute con persone che hanno più o meno lungamente frequentato mamma Lucia. Anche qui le interviste hanno avuto luogo fra l'autunno 1995 e la primavera 1996.
[24] Vedi ad esempio le tecniche terapeutiche illustrate in G. Charuty, "Guérir la mémoire. L'intervention rituelle du catholicisme pentecòtiste frangais et italien", Social Compass, XXXIV/4,1987, pp. 437-463; "Prier pour guérir: les nouveaux sauveurs d'àmes", Autrement, n. 85, dèe. 1986; "Les liturgies du malheur. Le souci thérapeutique des chrétiens charismatiques", Le Débat, n. 59, mars-avril 1990, pp. 68-89.



Capitolo quarto
PERCORSI SPIRITUALI
pp. 257-262

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Durante le interviste condotte a proposito di un singolo personaggio carismatico, praticamente tutti mi raccontavano di altri pellegrinaggi, compiuti indistintamente verso mete riconosciute o meno dalla Chiesa cattolica. A volte si trattava di pellegrinaggi periodici protrattisi per vari anni:

"Una volta l'abbiamo portato a Lourdes, Fabio. Era piccolo Fabio, teneva dieci anni. (...) Io sono stata a San Michele proprio come fede per San Michele...(...) Quindi io ho portato pure Fabio a Roma, dal vescovo...- Milingo?- Milingo. (...) L'ho portato a Monte San Sabino a Fabio, si trova vicino ai dintorni di Roma. (...) Guarda che noi abbiamo girato tutto il mondo. Ho girato, però cercavo sempre la fede. Non cercavo mai di vedere mio figlio, con queste cose di ... magia, di queste cose qua..."

O ancora:

"Quando si ha una vita difficile come la mia, perché io ho avuto una famiglia disastrata, allora si ha bisogno di persone come queste, che ti danno la forza. Perché quando io andavo lì mi sentivo una forza, quelle sono persone speciali, e sono lì proprio in carne e ossa. Allora si entrava uno alla volta e si parlava. La maggior parte della gente veniva per chiedere un aiuto."

Le persone cui questa signora si riferisce sono appunto personaggi come Mamma Lucia, Marietta di Ortanova, Domenico di Stornarella. E non manca mai il riferimento a padre Pio, il grande referente dei nostri visionari e dei loro seguaci:

"Senti, quando il papa è andato da padre Pio gli ha detto che arrivava un giorno che lui era papa. Lui non gli ha creduto a padre Pio, e ha detto pure 'Arriverà un tempo che stai attento alle armi!' Già lo sapeva il

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papa che gli succedeva questo fatto, stanno scritto, non è che sono chiacchiere, e lui lo sa. Eppure a Padre Pio non ancora si fa la santificazione. Cioè.. dimmi un poco..."

Capita anche che, in un momento di estrema difficoltà, un seguace di un personaggio carismatico o un aderente ad una Chiesa evangelica -ma non escludiamo qui i cattolici regolarmente osservanti e praticanti- si sia lasciato "trascinare" alla consultazione di un donna che tutti riconoscono in quanto guaritrice, un po' ambigua, di quelle che "fanno sia il bene che il male".

Si tratta di Carmela, depositaria dei poteri del ben più famoso Michele 'nda la terra, operante ancora nella Terravecchia, uno dei quartieri più vecchi di San Nicandro. Guaritrice tradizionale, può essere consultata a casa sua o ricevuta a domicilio. Si sposta spesso, essendo la sua clientela essenzialmente esterna a San Nicandro Garganico. I suoi metodi sono ancora quelli di Michele: formule magico-religiose e fabbricazione di amuleti. Tutti si sono mostrati piuttosto restii a parlare di Carmela: frequentarla significa per loro ammettere di credere ancora ai fattucchieri, e soprattutto averci a che fare. Spesso coloro che l'hanno consultata temono di essersi avvicinati a qualcosa di misterioso e pericoloso, che un giorno potrebbe rivoltarsi contro se stessi. Insomma, Carmela è la guaritrice d'altri tempi, quella delle forze occulte, che opera soprattutto in sperdute località delle campagne dell'entroterra.

Non è stato possibile intervistarla; come Michele, non vuole avere a che fare con giornalisti e ricercatori [25]. Quando si parla di lei, il tono è quello del "non è vero ma ci credo". Me ne parlano come di un personaggio che ha forse dei poteri, ma non ha carisma, e troppo pochi sono i suoi legami con la religione, troppo superate le sue formule e i suoi amuleti. E' vista una sorta di "sopravvivenza", utile agli ignoranti, o ai disperati. Chi va da Carmela, mi si dice, crede in quel momento che pagando possa risolvere i suoi problemi, ma le cose stanno altrimenti. Gli stessi intervistati rievocano la visita da Carmela come un momento di debolezza, in
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[25] Altri ricercatori si sono trovati di fronte a questa stessa difficoltà. Cfr. a tal proposito M. Castiglione, op. cit.; S. Acqua viva, G. Eisermann, La montagna del sole. Il Garga.no: 14 anni di storia fra due inchieste (1965-1978), ERI, Torino 1982.

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cui si sono lasciati convincere a questo passo stupido, quando non dannoso, fosse solo per gli alti compensi richiesti dalla donna. La vera strada, per loro, è quella offerta da Mamma Lucia, o Sarina, o altri personaggi carismatici di questo tipo. Cosa cercano da loro? Innanzitutto, un contatto più diretto col divino, una manifestazione del sacro ormai troppo rara nel quadro ecclesiastico istituzionale, rispetto al quale il culto carismatico è vissuto come complementare. I preti sono visti, come diceva Manduzio del rabbino che gli rese visita, come delle persone che "fanno il loro mestiere", e spesso non sanno neppure farlo: mancano di comprensione, di comunicativa, di apertura alla cultura dei loro fedeli. A volte le proteste assumono un tono quasi rivoluzionario:

"Ma loro che cosa credono? Non ci sono più i tempi di prima, non c'è più l'ignoranza. Ora tutti possiamo leggere e vedere che cosa c'è scritto veramente nella Bibbia. Io non ho fatto le scuole, però so leggere, e quando il padre ci spiega che ci fa capire, io vedo che ci sono tante cose che non ci dicono mai. Chi è padrone vuole sempre restare padrone, ma ora le cose non sono più così. E poi certe volte non capiscono la gente, la disprezzano."

Invece Mamma Lucia, ad esempio, nonostante la propria ignoranza o, come abbiamo già rilevato, forse proprio grazie ad essa, è stata eletta da Dio, sostiene i suoi fedeli, sa trovare i moduli giusti per comunicare con loro:

"Lei era ignorante, non sapeva leggere né scrivere. Faceva le preghiere fondamentali: Padre, Ave, Gloria, e poi delle preghiere sue. Lei era ignorante, però sapeva spiegare il Vangelo che era una meraviglia: lo faceva capire con parole semplici, con degli esempi di tutti i giorni.

'Ma non hai detto che non sapeva leggere e scrivere?
Come poteva spiegare il Vangelo?'

'No, sapeva leggere, cioè... non lo so..., però era ignorante, eppure sapeva spiegare il Vangelo come nessun prete lo fa, che proprio te lo fa capire, e non ti fa sentire ignorante.'

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Quest'opposizione alla Chiesa ufficiale può legittimamente essere letta, di volta in volta, come ansia di protagonismo, riscatto culturale, resistenza alla cultura ufficiale, rispetto alla quale si rivendica il diritto di partecipazione alla gestione del sacro nonostante la propria ignoranza, e in virtù di una cultura, la propria, che non è più radicalmente diversa, ma neppure perfettamente identica a quella richiesta dalla Chiesa. Al di là dell'opposizione istruzione/ignoranza, professione/elezione, i fedeli si sentono spesso in diritto di porsi come arbitri nella definizione dei rapporti fra i carismatici e l'istituzione ecclesiastica. Nessun rifiuto è netto, perché si sentono partecipi di entrambe le realtà, di entrambi i sistemi culturali.

Le storie dei nostri intervistati mostrano un'articolazione comune: grosso modo appartenenti ad una fascia che va, come è tipico nei culti carismatici, dal proletariato rurale alla piccola borghesia urbana, essi fanno parte di un mondo che, partecipe della cultura di massa, resta ancorato ad un sistema di valori largamente condiviso che rileva della propria cultura tradizionale e che si impone nei momenti di difficoltà. Da una condizione di tranquilla quotidianità i nostri intervistati si sono ritrovati in una situazione di crisi -quando essa non li accompagna già dalla loro infanzia-, e hanno scoperto intorno a sé una serie di persone portatrici di proposte alternative. I vicini, i parenti cominciano a parlare di tale guaritore, di tale donna che fa miracoli, dell'altra che è stigmatizzata e a cui il Signore concede tante grazie. Storie mai sentite prima, o a cui non si era prestata molta attenzione prendono ora un particolare rilievo. Si scopre così una rete, quella intessuta dei rapporti di coloro che frequentano personaggi carismatici: essi si conoscono fra di loro, si scambiano informazioni, si raccontano le proprie esperienze, ma per chi non si trova in una situazione di bisogno questa rete resta sommersa. Quando essa emerge, un nuovo mondo appare, fino a quel momento presente ma invisibile: giornate di raduni, incontri, pullman, preghiere e oggetti benedetti. E' una sorta di realtà parallela che propone alla propria crisi soluzioni alternative, o meglio complementari.

Per coloro che cercano anche un sostegno religioso, all'istituzione ecclesiastica e/o a quella medica si affianca una presenza più significante, quella del carismatico, anzi dei carismatici. Perché, come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi non ci si rivolge ad uno solo, né solo a personaggi equivalenti: che siano ricono-

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sciuti o meno dalla Chiesa, da Mamma Lucia a padre Pio, essi sono avvicinati con atteggiamento che mostra una larga indipendenza psicologica. Lungi dall'accettare pedissequamente le affermazioni del leader, i seguaci del culto sembrano spesso interpretare liberamente la loro figura:

"Per me Mamma Lucia anche se si fa chiamare mamma, la mamma è nel cielo, le madre celeste è la Madonna, però lei ha avuto un dono di svolgere questo..., ha avuto una chiamata di fare, di riunire queste persone, di farle pregare, di darle fede, veramente che per parecchi giorni ti senti una fortezza!"

E' un'operazione possibile perché le stesse carismatiche di cui qui ci occupiamo si presentano con modalità e definizioni ambigue, sempre prese fra lo statuto di mediatrici col divino e quello di dispensatrici di miracoli, fra un atteggiamento di collaborazione con la Chiesa cattolica ed una ferma volontà di imporsi in quanto elette dal Signore. Esse parlano un linguaggio polisemico, caratteristico dei culti carismatici di impronta popolare-cattolica, sia nella definizione del proprio statuto che nei responsi dati alle domande dei fedeli. Alle loro difficoltà, alle loro sollecitazioni i visitatori delle nostre carismatiche ricevono sempre delle risposte che essi stessi si impegnano, nel tempo, ad interpretare: "Alcune cose speravamo che andassero diversamente, però abbiamo capito male. Il Signore parlava ad esempio che Paola l'avrebbe guarita, e noi speravamo che parlasse di una guarigione concreta, fisica, e invece il Signore...".
Oppure:
" (...) E lei non l'ha chiamata, comunque il marito, ho detto che è morto subito, è morto, allora io l'ho incontrata e ho detto: Hai visto che la grazia l'hai avuta? -perché doveva morire, (...) la grazia non si fa solo di guarigione, si fa anche di morte."

Un rapporto alla parola del leader che non è quello del magismo [26]: non si chiede una risposta univoca, una soluzione imme-
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[26] Per una distinzione fra la parola magica e le parola di preghiera vedi A. M. Di Noia, "Balbettii, silenzi e preghiere nell'esperienza religiosa", in V. Padiglione (a cura di), Le parole della fede. Forme dì espressività religiosa, edizioni Dedalo, Bari 1990, pp. 13-27.

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diata, non si delega [27]. La soluzione miracolistica è, ovviamente, la speranza quasi inconfessabile di tutti i seguaci, ma in mancanza di tanta grazia si cerca piuttosto di capire, di trovare un senso a tanto male, a tanta angoscia. Entrambe le nostre carismatiche incitano instancabilmente alla preghiera, che per la maggior parte dei miei intervistati è la grande scoperta della loro ricerca spirituale: un nuovo rapporto col divino, un Dio quotidianizzato, una preghiera costante che da pace, conforto. Da qui dunque la ricerca, la frequentazione di più personaggi carismatici: pur non smettendo di sperare nel miracolo, i seguaci di questi culti, che sono seguaci anche di altri, sono alla costante ricerca di un senso a volte oscuro per l'uomo ma chiaro nei disegni divini, di una pacificazione interiore tanto più facile quanto più sono i carismatici visitati, conosciuti, cui ogni volta si rinarrano le proprie vicende, cercando in queste narrazioni una condivisione e un sollievo. Al di là del fenomeno rappresentato dalle nostre carismatiche, dunque, si impongono al nostro sguardo i loro seguaci, i tanti protagonisti, quelli che rendono possibili l'imporsi delle nostre leaders fornendo loro un orizzonte di credibilità. Protagonisti delle loro carriere spirituali, essi percorrono cammini diversi e complementari, lungo i quali attingono e costruiscono gli elementi con cui cercare un senso in un mondo che, in un perenne stato di mutamento culturale [28], non è più compatto, ma stratifica, alternando tradizione e modernità, le proprie spiegazioni e le proprie verità .
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[27] Sembrerebbe invece essere questo l'atteggiamento di base di altri culti carismatici. Cfr. a tal proposito V. Lanternari, op. cit.
[28] II dato del mutamento culturale ancora in atto nella zona garganica è l'oggetto specifico dell'indagine riportata in S. Acquaviva - G. Eisermann, op. cit., e di M. Castiglione in "Gargano: religiosità popolare e mutamento culturale nell'arco 1965-1978", La Capitanata. Rassegna di studi della Provincia di Foggia, A. XXV-XXX (1988-1993), N.S., n. 1. Per uno sguardo più ampio sulla questione, cfr. V. Lanternari, op. cit.



Tratto da:
Gargano: religiosità popolare e mutamento culturale nell'arco 1965-1978
di
Miriam Castiglione
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Miriam Castiglione Biblioteca Provinciale Foggia-Capitanata 1988 1993-1988 1993-1 157 182



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A Torre Mileto, sulla costa tra Rodi Garganico e Cagnano Varano, una donna che afferma di avere le stimmate e di “essere la sorella della Madonna” è la leader di uno dei più recenti culti extra-liturgici pugliesi.
Presso “l’erigendo Santuario della Madonna d'Altomare” di Torre Mileto ritroviamo molte caratteristiche che confermano la lettura finora condotta sulle locali forme di collettiva percezione del sacro ed è pertanto opportuno soffermarci sulla descrizione di questo culto, premettendo però che
molte delle notizie raccolte sono lacunose, a causa della forte diffidenza degli organizzatori del culto nei confronti di persone che si avvicinano ad esso dall'esterno, senza quei requisiti di “fede sincera” che sono, secondo loro, l'unica garanzia per la comprensione di fatti eccezionali come quelli di Torre
Mileto
Mamma Lucia è una donna di circa 55 anni, originaria di Sannicandro Garganico, era emigrata da molti anni al nord e viveva con la sua famiglia (marito netturbino e quattro figli) a Sesto San Giovanni; lavorava in una sartoria, era molto legata alle devozioni tradizionali e si prodigava in opere di beneficenza. Aveva così molte amiche che la aiutavano in queste sue attività assistenziali.

Un giorno, l'11 marzo 1970, sei di queste sue amiche stavano aspettando nella cucina della sua abitazione il ritorno della donna, quando all'improvviso in una gran luce videro la Madonna d'Altomare (questa Madonna è molto venerata in Puglia ed il suo Santuario si trova ad Andria, in provincia di Bari)
che parlò loro per 28 minuti: “dalle ore 10,20 alle 10,48”. In un forte odore di incenso, dopo aver recitato il rosario, la Madonna le esortò ad ubbedire a tutti i voleri “della sua sorella Lucia”; soltanto in questo modo esse avrebbero potuto salvarsi dal “mondo pieno di peccato” e salvare quella parte dell'umanità che avrebbe scelto di ravvedersi; erano infatti imminenti delle catastrofi che avrebbero sconvolto la terra intera: terremoti in Pakistan, Turchia, ecc. e servire la Madonna significava costruire nel Sud, vicino al paese natio di Lucia, una nuova “Terra Santa”, un Santuario in cui meglio che altrove la potenza redentrice della Madonna

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si sarebbe manifestata e proprio nell'opera di mamma Lucia e delle sue devote seguaci.
Sempre circondata da quella gran luce la Madonna scomparve, lasciando sconvolte e spaventate le sei donne; arrivata mamma Lucia e messa al corrente dell'avvenimento, fu costretta a confessare che già da tempo anch'ella aveva visioni della Madonna. Queste apparizioni rientravano in un più vasto disegno del volere divino: Lucia si macerava nelle carni, che sono tutte piagate, faceva segrete penitenze e già da molto, insomma, serviva la Madonna. Tre anni dopo questa visione, Lucia e le sua amiche si trasferirono, alcune temporaneamente, altre più stabilmente a Torre Mileto per porre le basi del Santuario.

Nel racconto della “fondazione” di questo culto ritroviamo alcuni stereotipi, ricorrenti abitualmente in diversi altri culti extra-liturgici presenti in Puglia. La visione rivelatrice; i messaggi catastrofici in cui il mondo malvagio è contrapposto “ai pochi eletti”; le penitenze del leader prescelto quale servitore particolare della divinità; la richiesta di costruzione di qualcosa che concretamente manifesti la potenza del divino: tutti questi elementi creano le basi di differenti forme di agiografia popolare, connesse tra di loro e perfettamente in simbiosi con le pratiche del cattolicesimo ufficiale. Questi fenomeni extra-liturgici sono presenti in tutto il Sud - soltanto tra Gargano e Capitanata esistono circa dieci casi, più o meno noti ed estesi, simili a questo, ma zone ugualmente significative sono la Campania e la Calabria con una forte compattezza, sia per quanto riguarda la partecipazione che per la autonoma creatività che caratterizza ciascuno di questi culti, i cui aspetti più rilevanti sono:
- commistione tra magismo e devozionalismo tradizionale e quindi saldatura tra cultura tradizionale e bagaglio dottrinale cattolico (a cui si è precedentemente accennato);
- entro questa saldatura proliferano messaggi configurati secondo gli obiettivi ideologizzanti della Chiesa ufficiale;
- l'atteggiamento di questa è fortemente ambiguo, perchè alla iniziale polemica con questi “operatori sacri” e con i loro seguaci, segue la progressiva accettazione della loro attività11.
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11- Sui culti extra-liturgici cfr.: FORME del sacro cit. e G. SANGA: Il peso della carne.
Il culto millenaristico del profeta D. Maselli di Stornarella, Brescia, 1978.

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La osservazione partecipante compiuta presso l'erigendo Santuario di Torre Mileto conferma tutto ciò. Ogni mattina tre o quattro pulmann, pieni di devoti provenienti dalle più povere zone del Meridione - Campania, Calabria, Molise, - zone interne della Puglia; ogni viaggio, andata e ritorno, costa dalle 5000 alle 7000 lire a persona - si fermano sulla spiaggia antistante la “zona sacra”; per questi uomini e donne vestiti poveramente, segnati da quella “cultura della miseria” delineata da A.
Rossi ne “Le feste dei poveri” (molti di loro portano con sé i figli; l'età media complessiva è intorno ai 40 anni, con forte prevalenza della partecipazione femminile su quella maschile) inizia la lunga attesa, che culminerà nella comparsa di mamma Lucia.
Durante l'attesa, in gruppi, i devoti cantano canti di lode in onore di mamma Lucia, il cui motivo musicale ricorre anche nei canti di lode di altri leaders extra-liturgici (è molto sfruttato il motivo di John Brown) oppure canti in onore della Vergine (p.es. “Mira il tuo popolo”) o ancora canti religiosi su musiche,di canzonette popolari.
Nel frattempo, le collaboratrici di mamma Lucia, tutte intorno ai 50 anni, vestite tutte alla stessa maniera, cioè come suore laiche (vestito nero, grembiale e foulard blu) organizzano l'attesa dei devoti, preparando del cibo che sarà poi diviso tra tutti i presenti oppure raccontando in piccoli gruppi ai devoti venuti per la prima volta il modo in cui la Madonna manifestò il suo volere.
L'attesa, un altro elemento sempre ricorrente, è sfibrante, ma viene premiato dalla apparizione di mamma Lucia; alta, imponente, con le mani tutte avvolte in garza bianca (per nascondere le stimmate), costei viene accolta da forti battimani e da grida di saluto: “Mamma, mamma!”.
Lucia saluta tutti da lontano, poi inizia a distribuire il cibo: tè e biscotti, oppure minestra calda, dopo aver imposto la precedenza agli uomini delle comitive; il cibo è da lei benedetto con gesti che ripetono la sacralità propria di tutti gli operatori del sacro (dai maghi ai sacerdoti); dopo che tutti hanno consumato il cibo, Lucia si copre di un mantello nero e va presso l'altare della Madonna, posto all'ingresso dell'erigendo Santuario, che è composto di due-tre modesti prefabbricati circondati da un recinto; lì ella predica, dopo aver detto l'Ave Maria e il Padre Nostro.
La sua predicazione è molto povera di contenuti: generiche esortazioni al bene operare, alla preghiera soprattutto per i malati, i soldati, gli emigrati, ecc. Alla fine di questa predicazione, Lucia si chiude in un piccolo vano, del tipo di una cabina balneare, e riceve privatamente e singolarmente i

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devoti le cui richieste sono: guarigione da malattie, consultazione per guai familiari, semplice saluto con benedizione di mamma Lucia e acquisto dell'olio benedetto e figurine sacre o souvenirs con l'immagine di Lucia; mentre questa riceve i devoti, continuano canti di lode. Inoltre, ogni 11 del mese ha luogo una particolare manifestazione di culto in cui viene ricordata, da una predica di mamma Lucia, la apparizione miracolosa del 1970.
Questo culto è ormai conosciuto in tutti i paesi del Gargano e gran parte dei fruitori del devozionalismo ufficiale si recano da mamma Lucia o hanno intenzione di recarvisi; alcune donne anziane, nelle interviste fatte al riguardo, ricollegano l'attività di mamma Lucia a quella di Marietta di Ortanova (Foggia), la più antica devota-veggente pugliese, morta nel febbraio 1977, che nell'esercizio dei suoi “doni” (la preveggenza e la guarigione) si riferiva appunto alla Madonna d'Altomare a cui, con le offerte dei fedeli, era riuscita a dedicare una Chiesa, successivamente divenuta parrocchia. Infatti dopo molti anni di attriti, le autorità ecclesiastiche locali avevano accettato Marietta, con notevoli vantaggi sul piano pastorale ed economico.
Indirettamente quindi la base popolare crea la successione, quando questa non è, come in altri casi da me studiati, denunziata esplicitamente. Naturalmente i gestori del culto, la cui organizzazione è strutturata gerarchicamente tendono ad escludere ogni rapporto con precedenti casi di visionarismo e sottolineano la straordinaria bravura di mamma Lucia nel compiere miracoli di guarigione.

Per concludere, ci interessa sottolineare alcune cose:
- anzitutto, la vitalità di questi circuiti di pellegrinaggi e in genere di queste forme di agiografia popolare, che, come ho già detto, rappresentano uno degli aspetti rilevanti della religiosità delle classi subalteme meridionali;
- la specificità culturale del visionarismo collegata a queste zone; non si dimentichi che mamma Lucia è nata a Sannicandro, che la sua infanzia e giovinezza è stata impregnata di un'atmosfera magico-moralistica; che, infine, l'emigrazione al nord non ha significato rottura con la cultura di appartenenza, ma anzi lo stato di emarginazione di mamma Lucia e delle sue amiche, non tutte meridionali, ma tutte donne, ne ha vivificato alcune espressioni, il cui culmine è stato raggiunto nella visione collettiva del 1970, che ha sancito l'inizio dell'esercizio del culto;
- l'ostinato riferimento al modello religioso egemone - organizzazione gerarchica della comunità di mamma Lucia, strutturata giuridicamente in

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Ente morale, “Opera mamma Lucia-Delegazione di Foggia, telefono 41722”; assetto del Santuario; gesti e comportamenti delle collaboratrici, ecc. - ha in sé la forte carica di ambiguità presente in tanti aspetti della cultura folklorica.
La cultura dominante è sempre presente ed affiora nei messaggi delle prediche e dei canti di mamma Lucia, ma ad essa ci si oppone nella costante creazione di spazi di autonoma gestione del sacro.
Il clero locale contrasta decisamente le attività di mamma Lucia e tre anni fa a Sannicandro vi è stata da parte dei devoti della donna una esplicita contestazione nei confronti del vescovo che aveva osteggiato l'ingresso in Chiesa di questa e della sua gente. Ma, nonostante tutto, il culto sussiste e probabilmente conoscerà anche un incremento numerico; - questo “erigendo Santuario”, situato tra due camping, recentemente creati a Torre Mileto, piccolo centro balneare in espansione turistica, è forse l'immagine più emblematica della situazione socio-culturale del Gargano. A prima vista, infatti, sembra che la transizione dal vecchio al nuovo non avvenga se non entro queste realtà socio-religiose pericolosamente ambigue, in quanto ancora una volta i simboli e i gesti in esse ritornanti sono carichi di una funzione destorificante per i creatori ed i destinatari del loro messaggio. C'è da chiedersi a questo punto in quale misura nel Gargano la religione ufficiale tenga conto di questa percezione religiosa collettiva, impregnata di valori e comportamenti di tipo magico-miracolistico, elemento di fondo della religiosità espressa dalle classi subalterne.

Dalla lettura delle recenti prese di posizione della gerarchia ecclesiastica locale, si può notare - ed è cosa ricorrente anche nel resto della regione - come in questa parte della Puglia il Concilio Vaticano II abbia inciso soprattutto sul piano della riorganizzazione ecclesiastica.


Riceviamo e pubblichiamo:


MAMMA LUCIA non avrà beatificazione ma è viva e vegeta. Mentre s'apre la strada per una nuova santificazione, non politica (in questo caso) ma solo in quanto siamo in tempo di pausa per Andreotti-Craxi-Berlusconi, ecco che ci s'accorge d'una moderna ingiustizia. In sostanza: Mamma Lucia non avrà aureola. Quindi, per Francesca Lancellotti da Oppido Lucano pare almeno le carte comincino a camminare, ma è stato sicuramente grazie ai tanti miracoli e a quelle frasi con le quali in pieno Novecento la Lancellotti diceva d'aver impattato col re degli arcangeli, Michele. Mentre l'Associazione Mamma Lucia di Contrada Torre Abate presso Sannicandro Garganico, nata davvero qualche anno fa, dovrà battagliare duramente se volesse proprio un risultato dello stesso tipo. Visto che un giornale deve pure testimoniare cronaca e verità, forse è il momento di ricordare bene di cosa si sta parlando. In special modo quando a scrivere è una persona di Pomarico, ovvero che abita in uno di quei paesi della provincia materana dai quali partono gli autobus carichi di seguaci e generi alimentari che la Mamma Lucia raccoglie. Il gruppo, innanzitutto, può essere inserito in quelli che appartengono “alla tradizione popolare dei devoti alla Madonna dell'Altomare”. Lucia Frascaria, questo infatti è il nome reale della santona, nacque in quel di Sannicandro il 7 gennaio dell'anno del signore e dei signori '27. Fino all'1973 fa la sarta a Sesto San Giovanni e nel frattempo comincia a dedicarsi a opere pie con qualche collega. Però evidentemente non bastava. Perché? Intanto, spiegano da un blog ben informato:
“Mamma Lucia racconta di essere stata, fin da bambina, oggetto di favori celesti sotto forma di visioni soprannaturali, nelle quali la Madonna le parla e le affida una missione. Nella prima visione la piccola Lucia - a cinque anni - si incontra a Torre Mileto, nei pressi di un olivo, con una donna che le chiede un po’ di olio. Lucia e la sua poverissima famiglia non hanno olio, ma miracolosamente la donna dell’apparizione ne fa comparire una piccola bottiglia, così che Lucia può soddisfare la sua richiesta. Le è chiesto anche, una volta divenuta adulta, di costruire un santuario in onore della Madonna per consacrare il luogo dell’apparizione”.
Sarà nel 1970, in seguito, l'apparizione vera e propria della Madonna dell'Altomare. Ed è la stessa Madonna a raccomandare Mamma Lucia (Sorella Lucia, anzi) in terra.
“Tre anni dopo questo episodio – s'apprende sempre dallo spazio telematico - , nel 1973, Lucia parte assieme alle sue amiche alla volta di Torre Mileto, località vicina a Sannicandro, per costruire il nuovo santuario - in realtà mai edificato - , dove oggi giungono pellegrini provenienti da tutte le parti d’Italia”.
“Il culto di Mamma Lucia è guidato dalle sue sorelle. Queste ultime, vestite tutte allo stesso modo (abito nero, grembiule e foulard blu), mostrano alla folla dei fedeli come accogliere degnamente la veggente. Mamma Lucia si presenta con le mani sempre coperte da guanti bianchi per nascondere le stigmate ed è accolta con entusiasmo al grido di 'Mamma, mamma!'. Dopo avere distribuito il 'cibo benedetto' comincia a predicare ponendosi accanto all’altare della Madonna. Subito dopo riceve privatamente i fedeli che chiedono guarigioni fisiche e spirituali o semplicemente consigli. Essi ricevono anche l’olio benedetto e taumaturgico (immagine di quello ricevuto per la prima volta dalla piccola Lucia) e oggetti raffiguranti Mamma Lucia. Terminati i colloqui, nel primo pomeriggio Lucia lascia la sua cappella e inizia il rito. Legge il Vangelo e lo commenta, predica e distribuisce la 'mensa'. (...) L’Associazione Mamma Lucia diffonde tra i fedeli una Via Crucis nella quale, al termine di ogni stazione, c’è una invocazione tradizionale alla Santa Madre (con la quale tradizionalmente i cattolici intendono invocare la Madre di Dio), e dopo ogni invocazione alla Madonna è riprodotta una fotografia di Mamma Lucia”. In tutto ciò, quello che è più facile da notare, comunque, rimane il fatto che i beni portati dai seguaci della santona prima: arrivano nel luogo per essere donati; poi la santona li benedice; infine lei stessa e le sue amiche li rivendono per esempio ai seguaci. In sostanza, neppure della madonna e delle cosiddette apparizioni di questa si dice più. Come del resto del santuario mai effettivamente edificato. Per fortuna rimangono gli ignari e sempre creduloni poveri seguaci.L'Associazione nasce a fine agosto 1974. E il movimento mai a ben volere sarà accolto dalla Chiesa Cattolica. Per esempio, in occasione del venticinquesimo anniversario “dell’apparizione della Madonna”, l’11 Marzo 1995, Mamma Lucia ha invitato centinaia di fedeli e sono giunti a Torre Mileto circa settanta autobus per un totale di circa 3500 persone. Con sacchi e sacchi di doni, da rivendere, che nemmeno le Iene sbarcate nel luogo anni ormai or sono riuscirono a stoppare.




NUNZIO FESTA
Link:






€ 4,13 x una cartolina ... ?



€ 12,00 per una "canzoncina" ... ?

"Mamma Lucia", sedicente beata e stimmatizzata, esercita le proprie qualità "taumaturgiche" presso una lussuosa villa del foggiano, ove di fatto è domiciliata, dispensando, ovviamente dietro compenso in denaro, "guarigioni mracolose".
Avrebbe appreso di possedere queste straordinarie facoltà, da esercitare a fin di bene, direttamente dalla Madonna che le si sarebbe manifestata più volte.
L'Associazione che porta il suo nome è di fatto comunità con accesso strettamente regolamentato, formato da un numeroso gruppo di adepti provenienti da tutta Italia, i quali versano a suo favore oboli sostanziosi, tali da consentirle di contare su un patrimonio plurimiliardario.

In merito la Procura della Repubblica di Lucera ha svolto indagini a seguito della presentazione di alcuni esposti; ma i relativi procedimenti sono stati archiviati, non essendo mai emersi fatti di rilevanza penale, anche perchè la santona "ha organizzato in maniera formalmente ineccepibile la lucrosa attività economica conseguente alle donazioni".

SEDE
Foggia
TEMPI MODERNI
Edizione on-line
Numero di
Dicembre 2009



30 ottobre 2011

Ora anche "SOS Antiplagio" si occuperà di
MAMMA LUCIA (Lucia Frascaria)
LA SANTONA

SOS Antiplagio scende in campo contro la manipolazione mentale
Venerdì 28, presso la Sala Albertina, il professor Giorgio Gagliardi ha tenuto una conferenza sui condizionamenti psicologici dei nuovi movimenti religiosi

Roberto Russo (redazione@novara.com)

L’associazione organizzatrice dell’evento chiede leggi specifiche per tutelare le vittime
NOVARA –
SOS Antiplagio è un associazione sorta nel 2004 su iniziativa di cittadini sensibili al crescente fenomeno dei culti magico- religiosi e della pedofilia. Tra i suoi obiettivi, oltre a quello di aprire uno sportello di sostegno per le vittime, c’è quello di far approvare due leggi: una prima a tutela dell’infanzia, un'altra contro la manipolazione mentale.
Proprio di quest’ultimo problema si è discusso la sera del 28 Ottobre, nell’ambito delle conferenze “I Venerdì di SOS Antiplagio”. Il relatore dell’incontro è stato Giorgio Gagliardi, psicoterapeuta tra i più acclamati d’Italia, contattato tra gli altri per il caso Cogne, del mostro di Firenze, per Tullio Brigida e per un test ai tre dei ragazzi di Medjugorje. Nei sui 71 anni di truffe e di condizionamenti psicologici ne ha visti tanti: “In Italia non ci sono leggi per tutelare le vittime dei multi level e delle nuove religioni. La Costituzione garantisce libertà di culto, impedendo di fatto alle forze dell’ordine di intervenire”.

Ma anche condizionare una persona dovrebbe essere considerato un crimine, in particolare se queste sette puntano al depauperamento dei patrimoni, oltre che a porre una vera e propria dipendenza fisica/ psicologica sugli adepti. Casi di questo tipo ce ne sono molti vicino a noi, meno celebri magari di quello della cometa di Hale – Bopp che vide suicide 39 persone in California, trovate in formazione circolare mentre credevano di unirsi agli ufo nascosti dietro la cometa, ma pur sempre reali. “Sono persone specializzate in truffe, dei veri e propri reclutatori. Inizialmente sono gentili, ti fanno sentire apprezzato, questa fase si chiama di scongelamento, ovvero ti allontano dal tuo mondo. A questa segue un secondo livello nel quale si esegue lo snapping, il cambio della personalità. I familiari reagiscono violentemente provocando un ulteriore allontanamento, al quale seguirà grazie al debunking un ricongelamento del soggetto con i nuovi valori. Uscirne poi è difficilissimo, per non parlare dei soldi persi”.
... ... ...
Giovanni Ristuccia, presidente della onlus, pretende informazione: ”E’ possibile che ancora oggi da Novara parta un corriera al mese per far visita in Puglia a Mamma Lucia? Che ai bambini di una prima elementare della città sia stato insegnato uno yoga basato sulla venerazione di una santona indiana?”.
... ... ...
Sabato 29 Ottobre 2011 20:19
FONTE: http://www.novara.com/novara.com/index.php?Section=News&Tools=WAPPS&Filters=SeqId,7220
http://www.adistaonline.it/?op=articolo&id=50913








Pasqua, è tempo anche di stigmatizzati e santoni.
ultimo aggiornamento: 07 aprile 2012, ore 11:27

Roma - (Adnkronos) - Se in Puglia c'è 'mamma Lucia' che si proclama erede di padre Pio, a Velletri sorge quella che, ormai a furor di popolo, è stata ribattezzata la 'Medjugorje dei Castelli'
Roma, 7 apr. (Adnkronos) - Pasqua è anche il momento d'oro dell'anno per santoni e stigmatizzati. E sono in tantissimi gli italiani a preferire ai pranzi con i parenti e alle gite fuori porta pellegrinaggi nei luoghi sperduti delle campagne del Belpaese dove vivono guaritori e veggenti che promettono di allontare tutti i mali, compreso satana, e di assicurare fortuna e buona salute.



In Puglia, ad esempio, c'è 'mamma Lucia' che si proclama erede di padre Pio. Vive a San Nicandro Garganico, in provincia di Foggia e racconta di avere avuto sin da piccola la visione della Madonna che le ha affidato una missione. Dice di aver conosciuto in anticipo il contenuto del terzo mistero di Fatima. A lei ci si rivolge per chiedere guarigioni fisiche e spirituali. Dopo avere distribuito il 'cibo benedetto', la santona predica accanto all'altare della Madonna.


Dei santoni italiani
il catalogo è questo

22-12-2009

“Italiani popolo di santoni, veggenti e guaritori“: è da aggiornare la famosa frase coniata nel Ventennio (”Un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori…”) alla luce del viaggio che Panorama ha compiuto in tutta la Penisola alla scoperta degli eredi di Natuzza Evolo, mistica e veggente di Paravati (Vibo Valentia) morta il 1° novembre scorso. Decine di storie di apparizioni, rivelazioni, guarigioni inspiegabili, bilocazioni, illuminazioni mistiche e poteri soprannaturali. Madonne che piangono, che parlano, che sorridono, immagini di Gesù che appaiono e scompaiono, stimmate e profumi che arrivano dal paradiso con il loro corredo di santoni, veggenti, esorcisti e guaritori. E l’immancabile giro d’affari legato a offerte, pellegrinaggi e souvenir.

Il nostro, insomma, non è solo il Paese di San Francesco e Padre Pio, ma anche quello di mamma Ebe e di Emmanuel Milingo, passando per la madonnina che piange sangue, ormai quasi dimenticata, a Civitavecchia.

Si tratta di storie diverse, ma accomunate dalle folle dei pellegrini e dallo scetticismo della Chiesa ufficiale. In molti casi, anzi, le gerarchie ecclesiastiche hanno apertamente combattuto queste forme di devozione popolare legate a discusse figure di veggenti e guaritori.






È il caso di quella che si presenta come l’erede di Padre Pio: Lucia Frascaria, 82 anni, detta “Mamma Lucia”, a San Nicandro Garganico (Foggia) presso Torre Mileto, una manciata di chilometri di distanza dal santuario del frate di Pietrelcina. Mamma Lucia racconta di avere ricevuto, fin da bambina, la visione della Madonna che le ha affidato una missione, sostiene di aver conosciuto in anticipo il contenuto del terzo mistero di Fatima e di avere accanto a sé il nuovo Cristo, nato nel 1975, che si rivelerà al momento opportuno.

Scortata dalle “sorelle” vestite di nero, Mamma Lucia si mostra ai fedeli con le mani coperte di guanti bianchi per “coprire le stimmate”. Predica, distribuisce il cibo e l’olio “benedetto” che si possono acquistare nel santuario, impone le mani ai fedeli che chiedono di essere guariti. Nonostante i ripetuti avvisi e notificazioni dei vescovi di Lucera e di San Severo che hanno esortato i fedeli a non recarsi a Torre Mileto, sono migliaia i pellegrini che ogni anno si raccolgono intorno a Mamma Lucia.

In realtà, spiega il sociologo Massimo Introvigne (direttore del Centro studi sulle nuove religioni, Cesnur), fin dal XIX secolo “tutta la parte settentrionale della Puglia, in particolare Gargano e Capitanata, pullula di visionari e guaritori, molti dei quali legati alla devozione della Madonna dell’Altomare”. Negli anni Settanta, infatti, intorno a un altro veggente, Domenico Masselli (morto nel 1994) sorge un consistente movimento che si ritrova a Stornarella (Foggia). “Si tratta di fenomeni legati alla profonda religiosità popolare del nostro Paese, che oggi sono amplificati dai media” osserva Introvigne. E nell’attuale clima di incertezza economica cresce “il numero di coloro che cercano un aiuto e un sostegno da queste figure”.

Il Nord d’Italia non è da meno. Ghiaie di Bonate, in provincia di Bergamo, è la Fatima italiana: il 13 maggio 1944 la Sacra famiglia sarebbe apparsa alla piccola Adelaide Roncalli di 7 anni. Le visioni e i messaggi della Madonna, si dice, si susseguono per quasi un mese attirando migliaia di pellegrini (vedere i filmati dell’epoca). Ma, come testimonia lo storico Alberto Lombardoni, a differenza di Fatima in Portogallo, la Chiesa di Bergamo ha sempre negato la veridicità di quanto riferito dalla bambina. Adelaide Roncalli venne addirittura spinta a ritrattare e oggi, infermiera in pensione, vive a Milano, lontano dai riflettori.

Però a sessant’anni di distanza i pellegrini si ritrovano ancora nella cappella di Ghiaie di Bonate e un sito internet in otto lingue raccoglie documenti e testimonianze. I fedeli chiedono la riapertura del caso, nel frattempo è scoppiata un’altra polemica per l’acquisto dei terreni intorno alla cappella della Madonna in vista della costruzione di un nuovo santuario. La diocesi, riferisce infatti Emanuele Roncalli dell’Eco di Bergamo, sarebbe disponibile a riconoscere Ghiaie come luogo di culto mariano.

Puglia, una terra di guaritori
Non siamo maghi ma terapisti
Repubblica — 29 gennaio 2006
pagina 11
sezione: BARI


è un labirinto che va pazientemente attraversato. Al primo sguardo i guaritori in Puglia non esistono più da almeno mezzo secolo. Al secondo sembrano una sparuta persistenza primitiva. Al terzo si svela tutto un mondo che spesso ha solo nomi di battesimo, nessuna faccia e numeri di telefono che passano di mano in mano come merce rara.
«Come si fa a incontrare mamma Lucia?». «Sorella rivolgiti a chi ti ha dato questo numero e lo saprai» è la risposta gentile ma decisa. Niente più. Il viaggio sui guaritori può partire da Gargano e Capitanata, la parte di Puglia che partecipa culturalmente della Campania e che appare la più ricca e misterica. Detta «la terra dei visionari e di guaritori» dall' antropologa Myriam Castiglione quando negli anni Ottanta completò il suo studio sulla cultura contadina meridionale. Senza il beneplacito della chiesa, mamma Lucia vede la Madonna, attraverso lei invoca guarigioni, distribuisce olio taumaturgico aiutata dalle "sorelle" in contrada Torre Abate a Sannicandro Garganico.
Ma senza scomodare la fede, l'essenza del guaritore sta altrove ed è spesso squisitamente profana. «Sta nelle mani, nell'energia che possiedono e che è stata provata anche da un esame eseguito in un laboratorio di Kaiserlautern in Germania con una macchina che registrò nella sola mano destra lo sprigionamento di mille fotoni di energia» ricorda il "guaritore bioenergetico" Nicola Tutolo. Da quarant' anni una vera e propria istituzione in materia nonché presidente dell'associazione italiana di ricerche parapsicologiche. Pranoterapeuta ormai in pensione, riserva l' imposizione delle mani a pochi parenti e amici. Tra i più noti in Europa, pioniere di una stirpe moderna che interessò anche la medicina ufficiale quando il reparto di Medicina generale dell' ospedale Di Venere decise di ospitarlo qualche mese con tanto di guarigioni certificate. «Sono in grado di curare malattie psicosomatiche, cefalee, artrosi, depressioni, angosce» spiega Cutolo. Esperienza raccolta nel suo libro autobiografico L'energia che guarisce delle edizioni Mediterranee. Meccanico lo è stato anche nel corso della sua movimenta esistenza e, quando ha scoperto di avere «un dono nelle mani», ha chiamato il suo metodo «biomeccanica del corpo umano» anche titolo di un libello da lui scritto. Gino Moretti opera a Palese in una piccola casa sede anche del centro studi Ikkos. Utilizza la digitopressione, la pressione dei pollici sulle zone del dolore. «Quando si bloccano le centraline basta poco per riparare il corpo. Non sono un mago ma curo depressione, anoressia, scogliosi, ernia. Vengono anche dall' estero per me ma non mi sono arricchito. Mi basta la gratitudine della gente». Questo dal 1982, dopo l' incontro con uno scienziato di Basilea sull' isola dell' Elba che lo ha guarito da scogliosi e anoressia. «Mi sono salvato e adesso salvo gli altri». Racconta di noti calciatori curati, di sterilità risolte, di casi gravi mostrando fotografie. Di guaritori in Puglia si è occupato Onofrio Menolascina nel libro Gli ultimi maghi, percorso che accompagna nella zona del Tarantino, da Martina dove opera un misterioso guaritore contadino che cura con le olive e il sole, a Palagiano dove c' è il collega Luigi, specializzato in diagnosi. Stessa zona in cui agiva il celebre Seppe Leferri con apparecchi luminosi di sua invenzione. Sante Cazzorla a Monopoli applica «il suo dono» agli studi di erboristica. «Sono un sensitivo che comunica con i morti ma solo per assistere chi ha subito gravi lutti. Per il resto, la sensibilità particolare mi aiuta a consigliare più esattamente i rimedi erboristici ai piccoli mali quotidiani». Cure che non intendono scardinare la medicina ufficiale ma hanno il sapore di epoche nelle quali il medico era un lusso per pochi. Tempo evocato anche dal recente libro Le donne guaritrici - Lo sputo medicinale nella terra del rimorso, storie di seicentesche donne anti-tarantola.


- ANTONELLA GAETA





TESTIMONIANZA
Tratto da:
Centro Studi Abusi Psicologici



Mamma Lucia
da marja » 01/06/2007, 9:34

Leggendo tutti i post di questo sito, le testimonianze e le esperienze, mi sono ricordata di un episodio di parecchi anni or sono. Erano i primi anni in cui si sentiva parlare anche di Mamma Ebe.
Forse è fuori tema, visto che sono passati parecchi anni, ma forse merita di essere raccontata……… e letta.
Giovane e sprovveduta in cerca di soluzioni per la mia vita spirituale, ho incontrato una collega allora devota a tale fatiscente“Mamma Lucia”, una santona che faceva miracoli, e tra le altre cose, pare che non mangiasse mai, da tantissimi anni e che avesse visto la Madonna in più occasioni.
Incuriosita e un po’ desiderosa di vivere un’esperienza mistica, mi sono lasciata convincere ad andare a vedere questa santona che aveva fondato una sua chiesa con tanto di preti, frati e suore al seguito.
Il ritrovo era in Puglia, luogo non meglio identificato, con un viaggio organizzato dalla loro congregazione, di cui non ricordo assolutamente il nome, probabilmente non l’ho nemmeno mai saputo. E comincia questa avventura, dire avvolta nel mistero è dir poco, allucinante rende meglio.
Viaggiamo di notte, la maggior parte di noi dormono, i più devoti e le suorine “guardiane” pregano e cantano inni creati apposta in onore di Mamma Lucia.
Arriviamo sempre di notte, non ci sono cartelli e indicazioni sul luogo dove ci troviamo. I 5 pulmann (di Milano) entrano in un cortile dove ce ne sono già altri e dietro a noi viene chiuso con lucchetti e catenacci, il cancello.
Vorrei farla breve, ma non si può. Scaricati dal pulmann, cominciamo l’attesa di questa santona che potrebbe apparire da un momento all’altro.
Il posto è lercio, maleodorante, ogni cosa che ti serve, tipo un bicchiere d’acqua, costa 10.000 lire, (parlo di una 20 di anni fa). Bicchieri ce ne sono pochi, ce lo passiamo l’uno col l’altro. Il buio, la stanchezza ed il sonno non permettono di renderci conto dove siamo finiti e le condizioni reali del posto. Quello che doveva essere un bagno, ingresso a offerta libera: minino 10.000 lire, era un buco al centro di una stanza (?) e in condizioni……… lasciamo perdere!
Qualcuno grida di aver avuto una visione della santona, guardando la luce del lampione e tutti a guardare sù ed a osannare questo grande prodigio che avrebbe indotto la “mamma” ad uscire prima del previsto. Cosa che naturalmente non è avvenuta se non alle 10 del mattino.
Naturalmente in quelle condizioni, fissare una lampadina accesa in un lampione, in piena notte e per lungo tempo, posso assicurare che puoi vedere di tutto!
Insomma, esce questa donna, donnona enorme, lercia, con le mani bendate, perché pare che abbia pure le stimmate! Tutta di bianco (forse una volta!) vestita. E comincia a parlare: Cosa abbia detto non ne ho la più pallida idea, perché a malapena parlava italiano ed anche molto sgrammaticato. Parlava chissà quale dialetto, la suorina diceva che non avevano importanza le parole, ma quello che riusciva a trasmettere direttamente al tuo cuore. Ad affiancare la santona, c’era un fratino emaciato, che girava fra i devoti a raccogliere offerte.
Mi sono allontanata perché ad un certo punto sono stata colta da forte nausea nel rendermi conto in cosa mi ero cacciata. Avevo anche paura. Vedevo solo persone fanatiche, allucinate, con lo sguardo perso nel vuoto, che gridavano per ore come se fosse un mantra “Mamma. Mamma Lucia!” pendevano dalle sue labbra e sborsavano soldi!
Non sono riuscita a raggiungere i cancelli, volevo cercare qualcuno che ci liberasse, ma comunque il posto era ben nascosto e protetto all’interno di …cosa? di dove?...... non era certo visibile dall’esterno.

Nel frattempo, cestini di raccolta straripavano di miglia di banconote da 10.000 lire, la santona, per un’offerta ulteriore, impartiva la sua benedizione individuale. Ungeva con olio santo, la fronte dei devoti, tutti in fila e ben allineati, che si dovevano inginocchiare davanti a lei per ricevere l’unzione.
Ah, vendevano anche una pagnotta miracolosa, prodotta da loro, che durava per giorni e giorni, ma in realtà era già ammuffita, e mangiando un po’ di questa pagnotta, pare avvenissero miracoli a distanza. Mah!
Inutile dire, che ci hanno fatto ripartire col buio e di gran fretta. Secondo me, avevano anche premura di scappare col malloppo!
Non ne ho più saputo nulla. Insieme alle mie 2 amiche che mi avevano accompagnato in questo allucinante pellegrinaggio, per un po’ di tempo, abbiamo cercato informazioni perché volevamo denunciare la cosa, ma non abbiamo trovato più niente, non c’era più alcuna traccia. La sede dove è stato organizzato il viaggio risultava disabitata da anni. La mia collega, povera, qualche giorno dopo è stata prima sospesa dal lavoro per avere avuto uno scatto aggressivo e violento nei confronti di altri colleghi e un superioriore, successivamente ricoverata in Ospedale Psichiatrico, quando le ho chiesto spiegazioni, mi ha semplicemente risposto: è inutile, tu non credi!
E’ stata l’esperienza piu incredibile, terrificante e allucinante della mia vita.
Non so se esiste ancora questa, chiamiamola chiesa, spero che nel frattempo la santona e il fratino siano stati fermati.
marja

Altra
TESTIMONIANZA
Il viaggio della speranza

Da quando mia sorella Serena era stata mollata dal fidanzato, ci aveva fatto la testa. Una volta al mese andava in pellegrinaggio da una certa “mamma Lucia”. Si sorbiva 7 ore di autobus per vedere 30 secondi la profetica mamma. Il fidanzato non si era rivisto ed in compenso un mese fa mi avevano operato per un tumore. Mi assillò fino a quando non accettai di unirmi anche io al pellegrinaggio e all’alba di un freddissimo ottobre partii con un’altra cinquantina di disperati verso la Puglia, terra benedetta da “mamma Lucia”. Mentre salivamo nel pullman notai che nel bagagliaio caricavano casse piene di bottigliette di succo di frutta. Lo strano era che erano vuote.


Durante il viaggio era come avere Radio Maria costantemente sintonizzata, solo che il coro che recitava il Rosario era a dieci centimetri da me. Praticamente 54 persone, ad un certo punto, per inerzia, si unì anche l’autista.


Il luogo di fede si trovava nel mezzo della campagna foggiana, tra ulivi rievocativi di un ben altro orto di preghiera. Quando arrivammo c’erano già molti altri pullman e una folla di persone attendeva l’arrivo della santa. Il posto era piuttosto semplice, c’era una capanna molto rudimentale dove, mi fu spiegato, Lucia avrebbe ricevuto uno per uno i fedeli. Non c’era lastricato o asfalto e praticamente avevamo i piedi nel fango. La zona era recintata e intorno c’erano molti banchi di legno coperti da un canniccio, tipo quelli delle fiere paesane. Dal momento che erano vuoti non riuscivo a capirne la funzione. Forse rappresentavano i farisei scacciati dal tempio. Effettivamente avevo davanti un santuario molto umile e spoglio.


- Un Angelo!!! Un Angelo!!!- il grido mi riscosse dalla mie riflessioni. Tutte le teste si alzarono verso il cielo. Preghiere e ringraziamenti alla Mamma riempirono l’aria. Mi avvicinai all’orecchio di mia sorella - Ma cosa è successo?-
- Non l’hai visto? - la guardai affranto e scossi il capo.
- E’ passato un Angelo sotto forma di nuvola
- Ah! .


Dopo la Lavazza apparizione, alcuni apostoli fecero mettere i fedeli in fila indiana. La Mamma cominciava a ricevere. - Entriamo insieme? - chiesi speranzoso a mia sorella. Non mi andava di andare da solo, cosa gli avrei detto?. Mia sorella era pratica del cerimoniale, avrebbe saputo cavarsela. Quando fu il nostro turno ero piuttosto emozionato e il mio scetticismo era stato messo a tacere dalla gente disciplinatamente in coda che mi raccontava i miracoli ricevuti. Entrammo nella capanna e mi trovai di fronte una vecchia imbacuccata dalla testa ai piedi. Aveva dei guanti senza dita attraverso i quali ci strinse le mani nelle sua.


- Mamma siamo venuti a trovarti perché tu preghi per mio fratello -esordì disinvoltamente Serena. Gli occhi della vecchia si fissarono sui miei che abbassai umilmente.
- Cosa ti è successo figlio mio?
- Sono stato operato…un cancro - risposi con un fil di voce.
- Pregherò per te, figliolo, ora andate e ricordatevi della vostra Mamma.
- Andiamo a prendere l’Acqua ora - mi disse Serena appena usciti dalla capanna
- L’acqua? mica ho sete, magari un the caldo con ‘ sto freddo .
- L’Acqua Santa scemo! - mi apostrofò la mia devota sorellina. Nel frattempo i banchini vuoti si erano riempiti di bottigliette di succo di frutta piene di acqua che gli apostoli distribuivano per la modica cifra di 5.000 lire. E prendiamoci anche l’acqua.


Quando tutti i componenti del nostro gruppo furono ricevuti tornammo all’autobus. Il capogruppo caricò nel bagagliaio una stagna di acqua e un paio di casse di bottigliette questa volta piene. Dovevamo ancora mangiare, ci saremmo fermati lungo la strada. Durante il viaggio c’era un clima più disteso, si era rotto il ghiaccio e alcuni raccontavano la loro esperienza. Malattie incurabili debellate, mariti fedifraghi tornati all’ovile, figli irruenti finalmente domati… insomma c’era tutta la casistica delle miserie umane. Il capogruppo erano anni che veniva, ormai era entrato in confidenza. A lui , in via eccezionale, davano un intera stagna di Acqua Santa.


Io ascoltavo in silenzio, appisolandomi ogni tanto. Mi svegliò l’imprecazione dell’autista. C’erano problemi al motore. Scesi con lui, faccio il meccanico e una mano gli sarebbe servita. Il motore fumava vistosamente. Controllai i livelli, era finita l’acqua del radiatore.


- E ora dove troviamo l’acqua ?- chiesi speranzoso all’autista. Ci guardammo complici in silenzio.
“- Tutto a posto tutto a posto, voi restate nel pulman!!! – ordinò l’autista agli altri che scuriosavano dai finestrini.
- Speriamo di arrivare a casa!- mi disse porgendomi la stagna che era nel bagagliaio.



Proseguono i bus mensili dal novarese per andare dalla santona pugliese, mamma Lucia.


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Allarme apocalittici
Stanno crescendo
CITTA' DEL VATICANO - Vivono ai margini del cattolicesimo, non sono scomunicati - tranne qualche rara eccezione come avvenne nel 1988 col vescovo ribelle Lefebvre ed i suoi seguaci -, ma sono animati da una gran voglia di seguire riti e liturgie svincolati dai dogmi ufficiali. Sono i movimenti millenaristi di stampo cattolico che vanno sempre più moltiplicandosi con l' approssimarsi della fine del secondo millennio. Piccoli e grandi gruppi di preghiere che, pur ispirandosi apparentemente alla fede cattolica, senza i necessari placet della gerarchia ecclesiale si lasciano guidare da sedicenti capi carismatici, predicatori, indovini, veggenti che giurano di aver visioni mistiche. Sono le "spine" di fine millennio della Chiesa cattolica. Autentici grattacapi per vescovi e cardinali, anche perchè spesso e volentieri questi gruppi millenaristi cattolici eleggono a loro guida spirituale sacerdoti e religiosi formalmente incardinati nelle diocesi o appartenenti ad ordini monastici sia maschili che femminili. Agli occhi della Chiesa ufficiale, il fenomeno ha raggiunto ormai proporzioni non più trascurabili, a tal punto che per la prima volta se ne è parlato nel corso di un convegno organizzato la scorsa settimana a Rocca di Papa (Roma) dalla Fies (la Federazione italiana esercizi spirituali), ente ecclesiale della Cei (Conferenza episcopale italiana), presieduto dall' arcivescovo Fiorino Tagliaferri.
Nel corso dell' incontro, il professor Giuseppe Ferrari, segretario del Gris (Gruppo di ricerca e informazione sulle sette) ha fornito qualche dato e elencato anche i nomi dei gruppi fondamentalisti e millenaristici di ispirazione cattolica a suo parere "più pericolosi". "Ai margini del cattolicesimo - ha spiegato lo studioso - si sono formati ormai un centinaio di gruppi che basano la loro attività sullo sfruttamento di presunti fenomeni soprannaturali, sulla predicazione apocalittica e millenaristica, e che generano sfiducia e confusione nei confronti della Chiesa istituzionale". "Alcuni di questi gruppi - secondo Ferrari - sono esigui, altri possono vantare alcune centinaia di militanti. Nel loro insieme, arrivano a raccogliere anche un centinaio di migliaia di simpatizzanti, che fluttuano tra un' apparizione e l' altra". "Bisogna diffidare di coloro che dicono di ricevere messaggi dalla Madonna, da Gesù o dai santi, ma bisogna ancor più diffidare - ha sintetizzato Ferrari al convegno della Fies - quando un prete e una veggente vanno insieme. In questa coppia c' è sicuramente qualcosa che non va. Purtroppo - per lo studioso -, certi preti danno l' avallo a presunti fenomeni soprannaturali, scavalcando la gerarchia ecclesiastica".
Per questo, dal convegno Fies è stato lanciato un appello a tutti i vescovi locali affinchè vigilino più attentamente nei confronti di chi, asserendo di applicare i dettami della fede cattolica, millanta contatti diretti o indiretti con il soprannaturale.

Ma ecco quali sono i gruppi religiosi più importanti per numero di "fedeli" messi al bando dall' organismo della Cei:

Associazione Cristo nell' Uomo (seguaci di Roberto Casarin),
Associazione Volontari della Carità o seguaci di Gabriella Carlizzi,
Associazione Mamma Lucia,
seguaci di Lucia Paparelli,
Libera Comunità degli Apostoli della Fede,
Seguaci di Giorgio Bongiovanni,
seguaci di Gabriele Basmahdji,
seguaci di Nicolina Taddonio,
seguaci di Mamma Gemma,
seguaci di Vassula Ryden,
seguaci di Tomislav Vlasic e Agnes Heupel,
seguaci di Ricardo Arganaraz,
seguaci di don Claudio Gatti.
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- di ORAZIO LA ROCCA








110 commenti:

  1. Anonimo5/1/10
    LADRA......

    Sono un uomo, che ha seguito per 27 anni i consigli di una donna chiamata: "Mamma Lucia”. Le ho creduto mettendo a rischio tutto: perdendo casa, lavoro, affetti dei cari e moglie (non permetteva l'atto materiale creando disturbi e/o malattia attraverso le sue maledizioni). Mi fidavo e le ho dato tutto il bene, organizzando pellegrinaggi portando soldi, alcuni beni e addirittura lavorando anche in casa sua, trascurando tutto per lei e adesso dopo tanti anni, ho perso tutto. Ho lavorato nelle sue proprietà, sia nell'agricoltura che nell’edilizia. Si è comportata con tutti nello stesso modo: contorceva a tal punto la mente dei "fedeli" per poterli sfruttare in modo da dare lustro alle sue proprietà. La maledetta mamma Lucia si trova in San Nicandro Garganico (FG) ed è una donna brava ad ingannare la povera gente, che in buona fede si reca da lei e approfitta di chi ha bisogno. E' ladra, cattiva e distrugge le famiglie come è stato per la mia, separando i coniugi e rovinando i rapporti con i figli. Io, ho fatto questa esperienza e non vorrei che anche gli altri la facessero. Anch'io come tanti altri, ho denunciato questa maledetta alla magistratura, ho pubblicato un lettera sul giornale ed anche in televisione è stato discusso questo caso, ma la maledetta santona, non molla mai. Il suo "santuario" non è stato mai riconosciuto dalla chiesa, la quale ha anche esposto denuncia alle autorità competenti e dando scomunica. E' una persona che truffa, illude e imbroglia la gente, manipolando la mente al punto da togliere la serenità alle famiglie. Una cosa è certa,la storia che vi ho raccontato è vera e che dovevo andare da questa ladra maledetta per rovinare la mia vita e perdere tutto. Siamo liberi di andare dappertutto, ma non da lei, che continua a rovinare tutto. Influisce anche sulla nascita dei figli, negativamente sulla loro salute ed io ho una figlia cardiopatica per colpa sua. Un giorno riuscì anche a promettermi un figlio, vista la perdita, di mia moglie, del dono del concepimento, che a suo dire avrebbe contratto malattia come per la mia terza figlia su citata. Non mi prolungo, ma con cuore sofferente e aperto vi dico di stare attentissimi a questa "maledetta donna", con la speranza che le autorità competenti (magistratura e/o la chiesa) possano muoversi di più in modo da poter salvare altre famiglie.
    GRAZIE
    A.T.
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Dopo la Lavazza apparizione, alcuni apostoli fecero mettere

3 commenti:

  1. Si richiede a chi usi queste pagine la sola cortesia di citarne la fonte:
    Grazie.
    MAMMA LUCIA LA SANTONA:
    http://gris-cb.blogspot.it/2009/12/mamma-lucia-la-santona.html

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    1. Certo che insultare in modo anonimo è da vigliacchi

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