La modernità
La modernità
filosofica inizia con Cartesio (+ 1650) e giunge sino all’idealismo classico
tedesco (Hegel, + 1831). Essa è caratterizzata dal soggettivismo
teoretico o primato del soggetto pensante sulla realtà oggettiva extra-mentale
(Cogito cartesiano, Io assoluto hegeliano). In religione la
modernità è iniziata, circa un secolo prima, con Lutero (+1546) e la sua essenza
è il soggettivismo religioso (sola Scriptura e Libero esame), che
dà il primato al singolo individuo nei rapporti con Dio, senza la mediazione
della Chiesa gerarchica fondata da Cristo, ossia su Pietro e i suoi successori:
i Papi.
Padre Giandomenico Mucci scrive: «La modernità
è, concettualmente e storicamente, deliberata e programmata costruzione a far
emergere l’uomo come unico protagonista della storia». È questo quel puro antropocentrismo, che è stato
uno dei punti nodali della teologia del Concilio Vaticano II (cfr. Gaudium et
spes, 12, 22, 24) e del post-Concilio (Paolo VI e Giovanni Paolo II). Romano Amerio ha scritto: «la Modernità
sostituisce al Dio personale e trascendente che regola il mondo, il
concetto di uomo auto-regolatore. Ossia l’uomo come fine del mondo».
Gnosticismo e Gnosi
Lo Gnosticismo è un insieme risalente
al II secolo d. C. di dottrine e sètte religiose anticristiane, di origine
giudaico-cabalistica, che si avvalgono di termini greci e simboli
egiziani-persiani, Esso tentò di ellenizzare il Cristianesimo rendendolo,
dall’interno, una mera filosofia naturale gnostica, ma i Padri
ecclesiastici insorsero e lo debellarono. La Gnosi è la conoscenza divinizzante
(gnosi) delle eresie anticristiane del II sec. d. C.
(gnosticismo), secondo cui l’uomo è un’emanazione di Dio e deve tornare a
Lui appunto tramite la gnosi o conoscenza iniziatica ed esoterica, liberandosi
dalla materia.
Modernità, gnosi e Vaticano II
Il Concilio
Vaticano II, soprattutto nella Costituzione sui rapporti della Chiesa col mondo
moderno (Gaudium et spes) e i commenti su di essa fatti da Paolo VI e
Giovanni Paolo II, trasuda di filosofia moderna non solo quanto al modo di
esprimersi, ma anche quanto alla sostanza. Non è solo l’interpretazione datane
da alcuni teologi ultra-progressisti ad essere antropocentrica (lo “spirito del
Concilio”), ma è il testo o la “lettera” stessa del Vaticano II che è
antropolatrica e panteistica. Vediamo alcuni passaggi più significativi:
●Gaudium et
spes n° 12: «tutte le cose che esistono su questa terra sono ordinate e
finalizzate all’uomo come al loro centro e fine», si potrebbe intendere questa
pericope in maniera ortodossa, qualora tutte le cose inanimate, vegetali ed
animali fossero ordinate all’uomo e questi a Dio, ma Gaudium et spes n°
24 specifica che «L’uomo su questa terra è la sola creatura che Dio ha voluto
per se stessa (propter seipsam)». Questo errore va letto alla luce del
pancristismo teilhardiano di Gaudium et spes n° 22: «per il fatto stesso
che il Verbo si è incarnato ha unito a Sé ogni uomo».
●Durante
“l’omelia nella 9a Sessione del Concilio Vaticano II”, il 7 dicembre del
1965, Papa Montini giunse a
proclamare: «la religione del Dio che si è fatto uomo s’è incontrata con la
religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Cosa è avvenuto?
Uno scontro, una lotta, un anatema? Tale poteva essere; ma non è avvenuto. […].
Una simpatia immensa verso ogni uomo ha pervaso tutto il
Concilio. Dategli merito almeno in questo, voi umanisti moderni,
che rifiutate le verità, le quali trascendono la natura delle cose terrestri, e
riconoscete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, più di tutti, abbiamo il
culto dell’uomo». Attenzione! “Tutto il Concilio”, dice
Paolo VI, non il solo ‘spirito del Concilio’, non la sola ermeneutica
radicale della rottura con la Tradizione cattolica. Ora l’interpretazione
‘autentica’ del Concilio Vaticano II la dà papa Paolo VI e non Tizio, Caio o
Sempronio. Inoltre Paolo VI chiama a “dar merito” a “tutto il Concilio”
di questa “religione dell’uomo che si fa Dio” con le sole sue forze e senza il
dono gratuito della grazia santificante gli “umanisti moderni”, cioè gli atei i
quali “rifiutano le verità” di Fede soprannaturale, che trascendono l’umana
ragione. Ma se “tutto il Concilio”, e non la sua interpretazione azzardata o il
suo ‘spirito’, può e deve piacere agli atei o panteisti, non può piacere ai
cristiani, che credono alle verità soprannaturali rivelate da Dio e distinguono
la creatura dal Creatore. Come si evince da ciò che ha detto Paolo VI, è il
testo stesso del Concilio che è in rottura con la Fede cattolica e come tale
non può essere accettato. Il cuore del “problema dell’ora presente” è
propriamente la velleità di conciliare l’inconciliabile: teocentrismo e
antropocentrismo, Messa romana e ‘Novus Ordo Missae’, Tradizione
divino-apostolica e Vaticano II.
●Karol Wojtyla nel 1976 da cardinale,
predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori, pubblicato
in italiano sotto il titolo Segno di contraddizione. Meditazioni,
(Milano, Vita e Pensiero, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela
pienamente l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114-122) con Gaudium et
spes n.° 22 e asserisce: «il testo conciliare, applicando a
sua volta la categoria del mistero all’uomo, spiega il carattere
antropologico o perfino antropocentrico della Rivelazione offerta
agli uomini in Cristo. Questa Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il
Figlio di Dio, attraverso la sua Incarnazione, si è unito ad ogni uomo, è
diventato - come Uomo - uno di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si
potrebbe ridurre l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo
mistero» (pp. 115-116). In breve questo è il succo concentrato dei testi del
Vaticano II: culto dell’uomo, panteismo e antropocentrismo idolatrico.
Non lo dico io, ma Karol Wojtyla, alla luce di Paolo VI e del Concilio pastorale
da lui ultimato, ossia gli interpreti ‘autentici’ del Vaticano II.
●Papa Giovanni
Paolo II afferma nella sua seconda enciclica (del 1980) “Dives in
misericordia” n.° 1: «Mentre le varie correnti del pensiero umano nel
passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e
persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa
[conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda.
E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del
magistero dell’ultimo Concilio». Ancora una volta non è
l’interpretazione radicale del Concilio, ma è l’insegnamento stesso
conciliare ad essere gravemente erroneo.
L’essenza del Vaticano II è il panteismo gnostico e
modernista
Non deve
perciò destare stupore se si afferma che l’essenza del Concilio Vaticano II è
gnostica, antropocentrica e panteistica. Non sono io ad asserirlo, sono i
testi di Gaudium et spes e l’interpretazione datane da Paolo VI e
Giovanni Paolo II. Una delle caratteristiche della gnosi è, come ricorda padre
Mucci, «la conoscenza [gnosis] immanentisticamente “salvifica” dell’uomo
per opera dell’uomo». Ma, mentre la gnosi antica era esoterica,
elitaria, per pochi eletti ed iniziati, quella moderna è diventata un fenomeno
di massa. Mentre la gnosi antica era tendenzialmente manichea e voleva liberare
l’uomo dalla materia, dal corpo e dal carcere di questa vita e di questo mondo,
la nuova vuole portare il paradiso in terra ed assicurare la somma felicità in
questo mondo materiale. Il teocentrismo, la trascendenza e la partecipazione
dell’ente creato a quello Increato e Creatore è negata o al massimo annacquata
in uno spurio connubio di teo e antropo centrismo, di trascendenza e immanenza,
le quali sfociano nel panteismo che è la coincidentia oppositorum. Più
che di ‘eclissi del sacro’ nel mondo attuale, di deve parlare, perciò, di
eclissi del cattolicesimo, poiché molte sono le forme del “sacro” le quali fanno
proprie le istanze antropocentriche e immanentistiche del panteismo. Solo il
cattolicesimo salva, tramite l’analogia e la partecipazione, la presenza di Dio
nel mondo insieme con la Sua trascendenza, distingue il teocentrismo
dall’antropocentrismo e fa dell’uomo il re delle creature, ma finalizzato e
ordinato a Dio come ogni creatura fosse anche angelica, confuta ogni forma di
panteismo (acosmista o pancosmista) poiché contraddittorio e ripugnante anche
alla sola ragione umana. “L’epoca della secolarizzazione”, di cui parlava Augusto Del Noce, riguarda solo il
cattolicesimo. Tutte le “spiritualità” più stravaganti avanzano e addirittura il
“culto della shoah” è obbligatorio sotto pena di “scomunica” e di emarginazione
dalla società civile, se non di carcere, mentre il cattolicesimo soffre una
grave crisi interna, dottrinale, morale, disciplinare e liturgica. In realtà ciò
che oggi viene presentato come cattolicesimo è l’apparenza del cattolicesimo
tradizionale, il quale è stato eroso dall’interno dalla quella forma di gnosi
che si chiama specificatamente modernismo e che l’ha ridotto ad una semplice
filosofia o opinione soggettiva così che ognuno può farsene l’idea che vuole e
praticarlo a proprio piacimento, in maniera antropolatrica o auto-redentiva. A
differenza delle antiche eresie, che combattevano ed impugnavano alcuni dogmi o
verità morali della Chiesa e uscivano da Essa, il modernismo non muove guerra
alle verità di Fede ma dall’interno della Chiesa, come il vecchio Gnosticismo
del II secolo, «tende a permearle di sé, svuotandole dei loro contenuti
propri»
per formare una religione naturalistica, universalistica, mondialistica e
trasversale a tutte le religioni positive, come fa la massoneria. Augusto Del Noce scriveva: «al fondo del
nuovo gnosticismo c’è la negazione del peccato originale [la cui conclusione
logica è il culto dell’uomo, quale nuova “Immacolata Concezione”]; posta tale
negazione, tutto l’edificio del cristianesimo è destinato a crollare. […]. Tale
sistema non può concludere che col divinizzare l’uomo stesso. Si ha così la
completa inversione della concezione religiosa del peccato [e della
Redenzione]: la creazione dell’idea dell’esistenza di Dio è il peccato da cui
l’uomo deve liberarsi».
La teologia del Vaticano II rappresenta l’inversione della
vera Religione
“Completa
inversione della concezione religiosa”: sembra un’affermazione ardita e
sproporzionata. Ma, quando si mette l’uomo al posto di Dio e si vuol cancellare
il vero Dio personale e trascendente, si è realizzato il “Non serviam” di
Lucifero, che per questo da Angelo divenne diavolo, avendo voluto usurpare il
trono di Dio (inversione completa ed irreparabile), e che non cessa di tentare
l’uomo a fare come lui: “Eritis sicut Dii”. Da Adamo ed Eva sino ad oggi,
facendo perdere il ‘Paradiso terrestre’ ai nostri progenitori e gettandoli con i
loro discendenti in questa “valle di lacrime” (completa inversione, riparabile
solo grazie alla Redenzione divina). Il grave è che gli uomini di Chiesa sino ai
suoi vertici hanno fatta propria - durante il Concilio Vaticano II -
l’inversione di Lucifero ed hanno messo l’uomo al posto di Dio,
portando il disordine dogmatico, morale, disciplinare e liturgico nel seno della
Chiesa (sulla quale, però, “le porte dell’inferno non prevarranno”, anche se
talora sembrano scuotere la “Barca di Pietro”). Ora dov’è “completa
inversione”, non può sussistere “continuità”, ma solo rottura radicale per il
principio di identità e non-contraddizione. Infatti, se metto l’uomo al posto di
Dio, sfiguro completamente la vera Religione e la teologia naturale, tranne che
non si voglia “conciliar l’inconciliabile”. San Paolo, però, ci avverte: “non
illudetevi, non ci si prende gioco di Dio”; ci si può prendere gioco degli
uomini, ma mai di Dio. Non si può cercare di risolvere l’opposizione
irreconciliabile tra la “religione di Dio che s’è fatto uomo” e quella
“dell’uomo che si fa Dio” raccontando delle storielle su ciò che il Papa
‘tradizionale in privato’, ma ‘progressista in pubblico’, poiché prigioniero
della mafia dei cardinali cattivi, avrebbe raccontato a Tizio, Caio o Sempronio.
La triste realtà è l’essenza antropocentrica e panteistica dei testi conciliari,
come hanno spiegato Paolo VI e Giovanni Paolo II. Ora tale problema lo si
affronta seriamente, come ha fatto mons. Brunero Gherardini nei suoi due ultimi
libri (“Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare”; e
“Tradidi quod et accepi. La Tradizione vita e giovinezza della Chiesa”,
Frigento, 2009; 2010) e non raccontando storielle. Una tragedia così immane
non la si affronta con le “barzellette”. “Il medico pietoso fa la piaga
cancrenosa”.
Nel 1940 Pio
XII rispondendo a Dino Alfieri, ambasciatore d’Italia presso la S. Sede,
stigmatizzava «il pensiero che umanizza il divino e divinizza l’umano» e
ne prevedeva la ineluttabile fine: «ognuno di questi errori ha il suo tempo: il
suo tempo di accrescimento e il suo tempo di decadenza. Il tempo di crescita,
quando il veleno inebriante travolge e infatua gli uomini, e il tempo di crisi,
quando gli amari frutti maturano e gli occhi delle persone più assennate li
guardano atterrite». Col senno di poi (2010) gli anni Sessanta hanno
rappresentato il tempo dell’ottimismo esagerato, gli anni Settanta e Ottanta
hanno offerto lo spettacolo dei “frutti del Concilio”; speriamo che ben presto
gli uomini, e soprattutto i vescovi, aprano gli occhi e ammettano quali
amarissimi frutti abbia portato la svolta antropocentrica della teologia
conciliare: l’inversione della religione, senza cercare inutilmente di
“conciliar l’inconciliabile” o di raccontar storielle, ma agendo seriamente per
rimettere in ordine ciò che è stato invertito.
d. CURZIO NITOGLIA
30 ottobre 2010
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