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Renè
Guènon |
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DON CURZIO NITOGLIA
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Introduzione
La persona e l’opera di Renè Guènon non
possono essere indifferenti a chi si occupa di vera e falsa Tradizione.
Un vecchio adepto della scuola guènoniana,
Jacques-Albert Cuttat ha definito la dottrina guènoniana: «un
neo-tradizionalismo...come se Guènon avesse ripreso e inglobato in una
conoscenza più vasta...dell’Oriente le tre tesi fondamentali del Tradizionalismo
del principio del XIX secolo (specialmente di Joseph de Maistre e di Lamennais),
vale a dire: l’Anti-razionalismo, l’Unanimità tradizionale come criterio di
verità, e soprattutto il primato spirituale dell’Oriente» (1).
È noto che Guènon relativizza e riduce la
Mistica cristiana (che d’altronde non è solo occidentale) a livello di
sentimentalismo o devozionalismo (che nulla ha a che vedere con la vera Mistica,
mentre ha dei punti di contatto con il faso misticismo). E ciò dimostra la
scarsa conoscenza della Teologia ascetica e mistica cattolica da parte di Guènon
stesso o il suo spirito anticristiano. Infatti nell’opera guènoniana i dogmi
principali della Religione cattolica sono fraintesi e svuotati del loro vero
significato. Guènon, imbevuto di esoterismo cabalistico e massonico, ha cercato
di infiltrare negli ambienti cattolici tradizionali la falsa idea di una
Tradizione primordiale universale e fondamentale che inglobi tutte le varie
religioni, mantenendo segreta la sua affiliazione al Sufismo monista e alla
Massoneria scozzese.
Con «Il Concilio Vaticano II, succede che
l’intellighentzia cattolica...è orientata verso una prospettiva che tenga
conto del desiderio di unità delle nuove generazioni. (...) di privilegiare i
punti d’incontro...con le religioni non cristiane...Il tono non è più quello di
confutare e di escludere, ma piuttosto di assumere la diversità del potenziale
umano e del patrimonio religioso universale» (2). E così il
Tradizionalismo massonico-esoterico ha abbracciato il Modernismo
esoterico-massonico (3).
La personalita’ di Guènon
La più grande studiosa di Guènon,
Marie-France James afferma che il suo carattere era caratterizzato da
«nervosismo e sensibilità esasperati alle quali si aggiungono l’instabilità,
l’impulsività e l’irritabilità...temperate da capacità intellettuale predisposta
agli studi filosofici e religiosi. A tutto ciò occorre aggiungere una
suscettibilità esagerata ed una forte sensualità» (4).
L’infanzia
Renè Guènon nasce a Blois, il 15 novembre
1886. Di salute cagionevole. compie i suoi primi studi in una scuola cattolica
dove, malgrado le numerose assenze, diviene presto un allievo brillante.
Nell’autunno del 1901, avviene un incidente piccolo in sè, ma molto
significativo per quanto riguarda la sua personalità: Renè è il primo della
classe ma il professor Simon Davancourt lo classifica secondo in un tema di
francese. Renè ne fa una tragedia e deve mettersi a letto con una forte febbre,
il padre lo ritira dalla sua scuola e lo iscrive al collegio Augustin-Thierry
(5).
La James commenta: «Vediamo che già in
seconda, Guènon ha un BISOGNO OSSESSIVO DI ESSERE IL PRIMO... Ed al rientro
dalle vacanze... il nostro giovane perfezionista è sempre alle prese con la
stessa ossessione, o meglio senso di colpa, lo stesso annichilimento... di non
essere che il quarto... Irritato, il giovane Renè reagisce con una grande
suscettibilità... ne seguirà una scenata, che agli occhi di alcuni avrà il suo
compimento definitivo circa trenta anni più tardi, quando Guènon partirà per
sempre verso le terre dell’Islàm» (6).
Appare evidente che il desiderio, anzi il
BISOGNO di arrivare allo zenith, è una tendenza profonda della
personalità di Guènon. (7). Essere nella media per lui
significherebbe fallire; essere condannato all’imperfezione lo
deprimerebbe.
Renè Guènon, oramai giovane baccelliere,
conobbe il canonico Ferdinand Gombault dottore in filosofia scolastica, durante
più di trent’anni, fino alla partenza di Guènon per il Cairo, questi due
intellettuali mantennero contatti regolari, (entrambi erano partigiani
dell’Action francaise) pur operando in due campi diversi, anzi opposti:
il canonico, tomista stretto, si occupò dell’apologia del Cristianesimo; Guènon,
influenzato da correnti massonico-occultiste, si volse verso la Gnosi. Secondo
la James il canonico, come tutti gli amici cattolici di Guènon, ignorò almeno
fino agli anni Trenta la sua scelta.
I maestri di Renè Guènon
Verso i vent’anni Guènon è introdotto alla
Scuola Ermetica diretta da Papus (pseudonimo del dottor Encausse) e segue i
corsi che vi sono dispensati. È ricevuto nell’ordine Martinista e nelle diverse
organizzazioni massonico-occultiste annesse. Nel 1908 collabora alla
preparazione del Congresso spiritualista e massonico, tuttavia tende ad
allontanarsi dalla linea generale (qualificata da lui come materialista) degli
ambienti occultisti del suo tempo; prende quindi posizione contro alcune idee di
Papus.
L’ipotesi più probabile, senza prove
determinanti, è che Guènon, al più tardi nel 1909 (epoca della sua elevazione
all’episcopato gnostico sotto il nome di Palingenius) abbia beneficiato di
decisivi contatti indù della corrente vedantista; sempre in questo anno si
affilia alla Loggia massonica Thèbah (Gran Loggia di Francia) . Nel 1912
è iniziato al Sufismo e si sposa... con rito cattolico! Sempre lo stesso anno
conferma la sua affiliazione massonica alla Loggia Thebah, filiale della
Gran Loggia di Francia di Rito scozzese antico e accettato. Dal 1913 al 1914
collabora a La France chrètienne anti-maçonnique, sotto lo pseudonimo di
Sphinx. Svilupperà proprio allora (da vera “sfinge”) una polemica con
Charles Nicoullaud e Gustave Bord, collaboratori della Revue internationale
des societès secrètes , attorno alla questione dei Superiori Incogniti.
Nel 1915 Guènon conosce una giovane studiosa
tomista: Noele Maurice-Denis, che nel 1916 lo presenta a Jacques Maritain. Nel
1916 sospende la partecipazione attiva ai lavori della sua Loggia, lavori che
aveva continuato a condurre anche durante la sua collaborazione a La France
chrètienne antimaçonnique! Tale sospensione non fu una rottura, ma soltanto
un “mettersi in sonno” tattico, in vista di «CONDURRE IL CATTOLICESIMO A
CAUZIONARE UN’ELITE TRADIZIONALE, CHIAMATA A RITROVARE, A PARTIRE DA UNA
PROSPETTIVA SINCRETISTICA, LA FONTE UNICA PERSA...: LA VERA CONOSCENZA
METAFISICA, D’ESSENZA GNOSTICA. Ed è così che, fino agli inizi degli anni
trenta, s’asterrà di trattare in maniera diretta ed aperta della Massoneria,
limitandosi a deplorarne la degenerazione e a denunciare le tendenze
anti-tradizionali di cui essa stessa era vittima» (8). Secondo Guènon
il Cattolicesimo non è altro che una delle forme parziali e velate
attraverso le quali la Tradizione primordiale e fondamentale si manifesta nella
sua pienezza. Il Cristianesimo, per lui infatti, ha avuto alle origini un
carattere esoterico-iniziatico «del quale poco si sa perchè le origini del
Cristianesimo...sarebbero circondate da un’oscurità quasi impenetrabile.
Oscurità...voluta da coloro che hanno guidato la trasformazione della Chiesa da
organizzazione oscura e riservata...ad organizzazione aperta a tutti,
prettamente essoterica... Tuttavia questa trasformazione del Cristianesimo in
Religione essoterica, è stata provvidenziale, perchè il mondo occidentale
sarebbe rimasto senza alcuna Tradizione se non vi fosse stata la Religione
cristiana, poichè la tradizione greco-romana, allora predominante, aveva
raggiunto una grande degenerazione. Il Cristianesimo raddrizzò il mondo
occidentale, ma a condizione di perdere il suo carattere esoterico»
(9).
Nel 1921 Guènon firma un articolo sulla
Revue de philosophie d’ispirazione neo-tomista. Nel 1922 riprende
l’insegnamento di filosofia presso un istituto dei Fratelli delle Scuole
cristiane. Nel 1925 inizia a collaborare alla Revue universelle du
Sacrè-Cœr, Regnabit, ma nel 1927 la colaborazione cessa, e riprende
invece la polemica con la R. I. S. S. (10).
Gli ambienti cattolici dopo una breve
esitazione, dovuta al carattere di “quinta colonna” dell’opera guènoniana di
quegli anni, ne rifiutano le teorie, Guènon visto fallito il suo progetto
d’infiltrazione emigra al Cairo. Tuttavia prosegue il suo compito di formare un’
èlite tradizionale occidentale nel tentativo di far convergere la metafisica
orientale detta “universale” (o Gnosi esoterica) e il Cattolicesimo, identici
nella loro sostanza (per Guènon). La Gnosi deve appoggiarsi sulla Tradizione
fondamentale , che in sostanza è ovunque la stessa, malgrado le forme diverse
che essa riveste quando si abbassa a religione, per adattarsi ad ogni razza ed
ad ogni epoca. Lo scopo esoterico di Guènon è quindi di reinterpretare,
abbassare, minimizzare e ricondurre il Cristianesimo ad un fondo comune
“tradizionale” d’ispirazione gnostica, in quanto, se ha alle sue origini un
carattere essenzialmente esoterico e iniziatico, dall’epoca costantiniana e dal
Concilio di Nicea lo ha perso ed è divenuto una Religione nel senso proprio del
termine, con i suoi dogmi, la sua morale universale e i suoi riti pubblici.
Guènon nega perciò la divinità ed indefettibilità della Chiesa, la sua
trascendenza riguardo alle altre culture, il valore universale del Vangelo, la
comprensione immutata della dottrina evangelica così come è stata rivelata da
Cristo. Ma come ha scritto la Maurice-Denis: «Certo la sua ignoranza, la sua
incomprensione del cristianesimo erano totali» (11). Ma si trattava
proprio d’ignoranza? Lo vedremo più in là.
Guènon e la “Revue Internationale des
Sociètès Secrètes”
di monsignor Ernest Jouin
Monsignor Jouin, ultimo di cinque fratelli,
nasce il 21 dicembre 1844 ad Angers. Di salute delicata ed orfano di padre a
quattro anni, nel 1862 raggiunge suo fratello Amedeo presso il noviziato dei
Domenicani di Saint-Maximin trasferito in seguito a Flavigny. Nell’agosto 1866
disturbi di salute l’obbligano a rinunciare all’austera vita domenicana; si reca
perciò nel seminario di Angers, ove sarà ordinato sacerdote nel febbraio 1868.
(12). Nel luglio 1882 è nominato parroco a Joinville-le-Pont (Seine)
ove subisce gli attacchi degli ambienti anticlericali, comincia a conoscere così
le prime lotte antimassoniche, nel 1910 acquista un’importante biblioteca
massonico-occultista di circa 30.000 volumi e nel gennaio 1912 fonda la Revue
internationale des sociètès secrètes , composta da una parte
giudaico-massonica (la parte grigia) e da una parte occultista (la parte rosa).
«L’abbè Jouin credeva ad una volontà ebraica
di dominio universale riassunta così: “ISRAELE È IL RE, IL MASSONE È IL SUO
CIAMBELLANO E IL BOLSCEVICO IL SUO BOJA”. La sua tesi era...che Giudecca e
Protestantesimo stessero dietro la Massoneria; che tutti e tre hanno lo stesso
fine: la distruzione della Chiesa cattolica» (13). Creato Monsignore
da Benedetto XV e Protonotario Apostolico da Pio XI, muore nel 1932 con la
benedizione e l’approvazione pontificia della sua opera che perdurerà fino al
1939, la sua causa di beatificazione è stata introdotta a Roma da“gli amici
Americani di mons. Jouin”(14).
Mons. Jouin non è il primo a sostenere la
tesi dell’ispirazione giudaica della Massoneria. Nel XIX secolo era stato
preceduto dall’abbè Barruel, Mons. Deschamps, Crètineau-Joly, Gougenot des
Mousseaux, Mons. Delassus, Mons. Meurin. Partigiano di un Cattolicesimo
integrale, era convinto che «i gruppi nazionalisti e fascisti sono impotenti da
sè a guarire il male. La guerra è religiosa. La nostra conversione è l’unico
rimedio» (15). Lui stesso aveva scritto: «Quando i cattolici non
indietreggeranno più, quando si riforniranno di coraggio mediante la pratica
delle virtù,...quando riprenderanno la via del sacrificio per seguire il loro
Messia povero e sofferente, fino al Golgota, quando non mendicheranno più la
loro salvezza a destra e a sinistra, ma formeranno il partito di Dio, come ha
domandato Sua Santità Pio X, la questione ebraica sarà risolta. (...) Ma i
cattolici si rendano ben conto che se danno la mano agli ebrei e se vivono in
fondo come loro...preparano...il regno dispotico di un Kahal universale!»
(16).
La R. I. S. S. (1912-1939)
La R. I. S. S. trattava gli aspetti esterni
della Setta infernale nella sua parte grigia (giudaico-massonica); e quelli
interni nella parte rosa (parte occultista). Era conosciuta nel mondo intero ed
alimentata dalle informazioni di Mons. Umberto Benigni.fondatore del
Sodalitium Pianum. Se nell’ordine cronologico Mons. Jouin poneva prima la
critica dell’opera politica o esterna delle sette segrete, nell’ordine della
dignità preferiva studiare la loro opera interna, esoterica, segreta. Era
convinto, a ragione, che solo un motivo religioso e spesso preternaturale
potesse spiegare completamente la frenesia di distruzione di ogni cosa buona che
caratterizza il processo rivoluzionario, portato avanti dalle società segrete,
all’origine delle quali vi è il Giudaismo post-templare, il cui padre, come ha
rivelato Gesù, è il diavolo (17).
Renè Guènon polemizzerà proprio con la parte
rosa della R.I.S.S. La tattica di Guènon nella lunga controversia che ingaggiò
con la R. I. S. S. , era quella di discreditare i suoi collaboratori e di
cercare di imporsi come l’unico competente in materia.
Divergenze nel seno del movimento
antimassonico
Tra gli antimassoni vi è però una divisione:
da una parte gli antimassoni nazionalisti (Copin-Albancelli e Clarin de
la Rive) , che vogliono combattere la Setta solo su una base di difesa dei
valori nazionali e patriottici; la lotta antimassonica deve per costoro essere
essenzialmente politica o nazionale. Dall’altra gli anti-massoni
religiosi (Nicollaud, Jouin, Benigni) secondo i quali la Massoneria è una
“contro-chiesa”, che cerca di ridicolizzare le ricerche sull’elemento
preternaturale nelle retro-Logge (si veda la manovra Taxil). Secondo Mons. Jouin
per essere anti-massoni occorre essere cristiani, poichè la Massoneria è una
scimmia di Dio e della Chiesa; Mons. Jouin si scontrerà con Copin-Albancelli e
Clarin de la Rive, che secondo lui non erano avversari integrali del nemico; la
sostanza della divergenza era il fatto che gli anti-massoni nazionali si
rifiutavano di studiare l’influsso satanico nella direzione occulta della
Massoneria. Fu così che il progetto di una federazione antimassonica fallì e che
le polemiche tra anti-massoni continuarono, con gravi danni per la buona
battaglia, alimentate da un nuovo venuto...il massone Renè Guènon, alias
Sphinx.
La collaborazione del massone Guènon a
“La France antimaçonique”
Nel 1896 Clarin de la Rive diventa direttore
de La France chrètienne antimaçonnique, succedendo a Leo Taxil. A partire
dal 1913 fino al 1914 il massone Guènon collabora a tale rivista! «A supporre
che Clarin de la Rive non abbia avuto occasione di consultare i registri della
Gran Loggia di Francia del 1912, tuttavia non ha potuto ignorare...la conferenza
del massone Guènon su L’Enseignement initiatique, pubblicata in
Symbolisme del gennaio 1913. La R. I. S. S. ne ha fatto menzione nel suo
Indice documentario (Febb. 1913, pag. 561) » (18). Allora come
spiegare la collaborazione di Guènon con Clarin de la Rive, proprio sul terreno
antimassonico? Come mai Guènon potrà consultare col permesso di Clarin de la
Rive il dossier sul caso Taxil (ex direttore de La France antimaçonnique)
a partire dal quale argomenterà che asserire l’influsso del Satanismo sulla
Massoneria è della contro-iniziazione, e che se esistono dei gruppi luciferiani
e satanisti, sono ben lungi dalla Massoneria, che è un’organizzazione
tradizionale che si vuol denigrare ad ogni costo. Sembrerebbe che Clarin de la
Rive e gli amici cattolici di Guènon abbiano sottovalutato la sua iniziazione
alla Setta, quasi che Guènon avesse rotto del tutto con la Massoneria.
Come molti, Guènon ha sfruttato la campagna
anti-taxiliana, presendandosi come l’uomo della Tradizione che vuol rendere alla
Massoneria il suo vero volto, sfigurato da Taxil, combattendo i massoni
contemporanei per il loro “modernismo”, infedele alla vera vocazione iniziatica,
affinchè la Massoneria potesse ridiventare ciò che non aveva mai cessato di
essere virtualmente. Questo subdolo lavoro fu intrapreso su La France
antimaçonnique, con la complicità (o la ingenuità) dei suoi amici cattolici.
Guènon astutamente voleva mutare
dall’interno il pensiero antimassonico, ed inspirare una corrente cattolica
favorevole alla Massoneria tradizionale, rivista e corretta alla luce della
metafisica orientale, per cui: «Da una parte, bisogna riportare i massoni alla
comprensione dei loro principii e alla coscienza delle loro funzioni e
dall’altra fare ammettere ai cattolici che hanno torto a combattere la
Massoneria in se stessa e che debbono, pur lottando contro i massoni degenerati,
augurarsi la restaurazione di una Massoneria autentica» (19). E «dopo
aver richiamato l’opinione già espressa da Joseph de Maistre affermava che:
“Tutto annuncia che la Massoneria volgare è un ramo separato e forse corrotto di
un fusto antico e rispettabile”, e che la Massoneria moderna non è che il
prodotto di una deviazione» (20). Il colpo gli riuscì con Clarin de
la Rive, ma trovò a sbarrargli il passo Mons. Jouin.
I “Superiori Incogniti”
Vi fu una lunga polemica tra Guènon, alias
Sphinx, per La France antimaçonnique e Charles Nicollaud assieme a
Gustave Bord per la R. I. S. S. riguardo alla questione misteriosa dei Superiori
Incogniti, di cui Bord negava l’esistenza come semplici uomini in carne
ed ossa. I Quaderni Romani, organo dell’Agenzia internazionale Roma,
di Mons. Umberto Benigni, risposero (14 e 28 settembre 1913) che il
giudizio di Bord era un po’ affrettato e che nessun argomento probante era stato
presentato contro il potere centrale occulto ed umano della setta, che forse
consisteva anche in un’intesa continua tra i capi per dirige la massa delle
differenti sette, la più conosciuta e diffusa delle quali è la Massoneria.
Charles Nicollaud rispose su la R. I. S. S. del 20 ottobre 1913, che se il
redattore dei Quaderni Romani intendeva per capi uomini comuni in carne
ed ossa si sbagliava. I Superiori Incogniti, per i veri iniziati, esistono, ma
vivono nell’Astrale (sono Angeli decaduti o suppositi di Satana, cioè: uomini
che si son votati anima e corpo al diavolo e che sono perciò il suo strumento
privilegiato). Ed è di là che, mediante la magia, dirigono i capi delle sette,
costituendo una specie di intesa continua tra i capi umani di diverse sette. Per
Gustave Bord invece, siccome c’è rivalità tra i diversi riti massonici, non vi è
nessun potere centrale umano (il che non esclude una direzione preternaturale).
A questo punto scende nell’arena Guènon, alias Sphinx, ed asserisce che
Nicollaud e Bord sono due anti-massoni ben strani, e attacca la tesi della
“mistica” diabolica come radice della Massoneria. Guènon riabilita i Superiori
Incogniti come gli ispiratori e i custodi dell’iniziazione e della Tradizione
esoterica. Nel 1914 Bord risponde dalle pagine della R. I. S. S. che gli
anti-massoni sono divisi in due campi: coloro che credono al potere centrale
della Massoneria rappresentato da alcuni capi in carne ed ossa chiamati
Superiori Incogniti o membri delle retro-logge; e coloro che credono che la
Massoneria è condotta da un’idea nefasta e che i Superiori Incogniti sono il
diavolo o i suoi suppositi. E lui si schiera con questi ultimi. Bord aggiunge
che non ha mai trovato traccia di Capi umani supremi e conosciuti di tutta la
Massoneria, anzi ha constatato l’esistenza del contrario: obbedienze massoniche
in lotta tra loro, fondate da persone conosciute. Guènon ribatte che tale
questione non può essere risolta da storici che pretendono di basarsi soltanto
su fatti positivi, provati da documenti scritti, che i Superiori Incogniti hanno
lasciato tracce ben precise della loro azione in parecchie circostanze, ma non
dice quali e dove. Essi sarebbero degli enti liberi da questa vita, affrancati
da ogni limite, stabiliti in uno stato incodizionato ed assoluto, in contatto
diretto col Principio primordiale dell’Universo, degli enti in carne ed ossa che
sono giunti alle più alte vette della realizzazione spirituale, dotati, secondo
la Tradizione dell’estremo Oriente, di longevità, posterità, grande scienza e
perfetta solitudine! I Superiori Incogniti sono i veri maestri del mondo e non
uomini qualsiasi o comuni.
In breve mentre Nicollaud scorge un influsso
preternaturale e diabolico sulla Massoneria; Guènon vi vede al contrario
l’azione di un Principio trascendente che concorre alla piena realizazione
spirituale. Per Nicollaud, Satana riassume il Potere occulto settario, mentre
Guènon, mediante la teoria degli “stati molteplici dell’essere” (una sorta di
intermediari astrali di derivazione cabalistica come le Sefirot) complica
tutto, relativizzando la nozione d’individuo e soprattutto le categorie del bene
e del male e fornisce una maschera al diavolo (21).
Di fronte a questa massa di argomenti il
povero lettore di La France antimaçonnique non sapeva più dove sbattere
la testa...Sphinx aveva ottenuto il suo risultato, aveva confuso le
acque, seminato la zizzania tra antimassoni (servendosi persino dei Quaderni
romani e cercando di metterli contro la R.I.S.S.); in breve aveva fatto
opera di depistaggio.
Guènon e l’Istituto cattolico di
Parigi
Nel 1915 Guènon consegue la licenza in
lettere alla Sorbona, in autunno s’iscrive assieme al suo intimo amico Pierre
Germain (affiliato anch’esso alla chiesa gnostica) al corso di filosofia delle
scienze del professor Milhaud. Ivi come ho già detto, conosce una giovane
tomista di diciannove anni, formata dal Padre Sertillange O.P. e da Maritain.
Noele Maurice-Denis (più tardi in Boulet), che introduce Guènon presso Maritain
nel 1916. Durante l’estate Germain, che aveva ritrovato la Fede a Lourdes,
informa Noele Maurice-Denis sul passato di Guènon. Le dà la collezione completa
de La Gnose . La Maurice-Denis anche se non condivide le idee di Guènon,
ammira la sua chiarezza d’esposizione e la serietà del suo pensiero. Il fatto
che fosse stato consacrato vescovo gnostico a ventitrè anni non la stupisce! Vi
vede soltanto un errore di gioventù! La giovane tomista ignora, come il Germain,
la “confermazione” o “cresima” massonica di Guènon presso la Gran Loggia di
Francia e la sua iniziazione al Sufismo del 1912. Sa che Guènon non utilizza più
l’oppio e l’aschisch come aiuto alla...“contemplazione”e questo le basta!
Nel dicembre 1916, Noele Maurice-Denis tenta
di far pubblicare nella Revue de philosophie la tesi di Guènon: Padre
Peillaube, direttore della rivista, era favorevole, ma Maritain no. Conosceva
Guènon da sei mesi ed aveva capito quale fosse il suo orientamento filosofico,
ma tutto ciò non scoraggiava la giovane e naive Maurice-Denis.
Introduzione allo studio delle dottrine
indù
Nel giugno 1920 Guènon termina la redazione
dell’ Introduction gènèrale à l’Etude des doctrines Hindoues e si mette
alla ricerca di un editore. A tale scopo si mette in contatto con l’ebreo
Levy-Bruhl. Porta quindi il manoscritto da Marcel Rivière che accetta di
pubblicarlo. Nel febbraio 1921 Noele Maurice-Denis pubblica un articolo sulla
natura della Mistica, ma in una lettera del 27 marzo Guènon riaffermerà la sua
posizione secondo la quale la “metafisica” è qualcosa di più soprannaturale
della Mistica! La Maurice-Denis attribuisce la posizione guènoniana ad una
ignoranza sostanziale della dottrina cattolica, malgrado l’educazione religiosa
che Guènon aveva ricevuto, minimizzando ancora una volta la portata del suo
errore, che non era attribuibile alla semplice ignoranza del Cristianesimo,
quanto all’ostilità verso il Vangelo e lo spirito cristiano, come asserì più
tardi anche Henry de Lubac (22). Noele Maurice-Denis rispose con due
articoli apparsi nella Revue universelle (il 15 luglio 1921) dal titolo
Les Doctrines Hindoues ; e Maritain vi prese parte poichè desiderava che
l’autrice asserisse che la “metafisica” guènoniana è radicalmente inconciliabile
con la Fede cattolica. E scrisse lui stesso l’ultima frase della conclusione del
primo articolo della Denis: «Renè Guènon vorrebbe che l’Occidente degenerato
andasse a domandare all’Oriente lezione di metafisica e di intellettualità.
Invece è soltanto nella sua Tradizione e nella Religione di Cristo, che
l’Occidente troverà la forza di riformarsi...» (23).
Inoltre «se Guènon, nonostante tutte le sue
critiche conserva alla Grecia una certa reputazione, al contrario Roma non gli
ispira che disprezzo» (24).
La reazione di Guènon, dato il suo
carattere, fu assai risentita.
Ma cerchiamo di vedere il contenuto
dell’articolo di Guènon. La “metafisica” indù è per lui uno Gnosticimo perfetto
ed assoluto (anche se Guènon non cita mai la parola Gnosi, impiega tuttavia il
termine sanscrito jnana che ne è l’equivalente e preferisce servirsi del
termine “metafisica” che guènonianamente significa “conoscenza” o...Gnosi),
infatti la “metafisica” indù sfocia nel Panteismo. Per Guènon la morale va
esclusa dalla filosofia, “la morale fa male”...! Mentre per la metafisica
aristotelica la morale naturale o filosofica esiste e da essa deriva l’etica.
Inoltre la contemplazione può farsi con tecniche umane senza il soccorso della
Grazia (cosa che per un cristiano è inammissibile); infine la Religione è una
tendenza “sentimentale” o devozionalistica alla quale si ricollega la morale,
mentre per la teologia cattolica la Religione non è una pura emozione della
sensibilità ma una disposizione della volontà e dell’intelletto, mediante i
quali l’uomo, conoscendo che vi è un Principio primo, s’inclina a volergli
rendere il culto che gli è dovuto a causa della sua eccellenza. Nell’autunno
1922 Guènon aveva perso ogni speranza di iniziare la sua giovane amica, perchè
la giudicava incapace di ricevere la filosofia perenne al di fuori della forma
specificamente cristiana.
Collaborazione di Guènon alla rivista
Regnabit
Nel 1925 (agosto-settembre) Guènon cura un
articolo intitolato Le Sacrè-Cœr et la lègende du Saint Graal, apparso
sulla rivista Regnabit, con lo scopo di mostrare il perfetto accordo
della Tradizione cattolica con le altre forme della Tradizione universale,
ovvero l’unità trascendente e fondamentale di tutte le religioni, sulla base
omogenea della Tradizione Primordiale. Nel 1925-26 in tre articoli successivi
formula l’ipotesi che i documenti massonici anteriori al 1717 (distrutti da
Anderson e Dèsaguiliers) contenessero la formula di fedeltà a Dio, alla Chiesa
ed al Re, e invita perciò i lettori di Regnabit a scorgere l’origine
cattolica della Massoneria originaria (!) e a combattere le tendenze della
Massoneria attuale religiosa ma filo-protestante nei paesi anglofoni; e
addirittura antireligiosa in quelli latini. L’ostilità di alcuni ambienti
neo-scolastici nel 1927, impedisce che Guènon continui a scrivere sulla rivista
Regnabit.
Il Re del mondo
Nello stesso momento in cui Regnabit
pubblica il suo ultimo articolo, Guènon scrive Le Christ, pretre et roi,
sulla rivista Christ-Roi (maggio-giugno 1927) e Le Roi du monde,
dove (25). Guènon ci presenta la sua versione del misterioso centro
iniziatico “Agartha”, centro del mondo reale e simbolico allo stesso
tempo, sotterraneo invisibile ove troneggia il “Re del Mondo”. La teologia
cattolica vede nel “Re del Mondo” guènoniano il “Principe di questo Mondo” di
cui ci parla il Vangelo e che non è altro che il diavolo.
La crisi del mondo
moderno
Nel 1927 Guènon pubblica La Crise du
Monde Moderne, in cui riprende il processo alla civiltà occidentale e
rilancia l’appello per la costituzione di un’“èlite tradizionale”
sensibile alla vera intellettualità sempre conservatasi in Oriente che, solo,
potrà restituire all’Occidente la sua Tradizione specifica, una sorta di
“Cristianesimo” rivisto e corretto. L’errore e la degenerazione è iniziata in
Occidente, perciò tocca proprio a esso di rigenerarsi alla fonte delle dottrine
“metafisiche” orientali.
Autorità spirituale e potere
temporale
In questo libro Guènon afferma giustamente,
in parte, (l’errore assoluto non esiste) che l’Autorità spirituale (o
sacerdotale) è superiore a quella temporale (o regale). Ma in tutta la
Tradizione cattolica si considera Gesù Cristo come il Signore dell’Universo,
mentre lui «non ha mai considerato la concezione medievale che fa del Papa il
Vicario di Cristo, e il titolare dello stesso potere temporale in modo diretto o
indiretto» (26). Pio XI nell’Enciclica Quas Primas asserisce
che vi è speranza di pace duratura solo se gli individui e la Nazioni
riconoscono la Regalità sociale di Gesù Cristo. Solo Lui in quanto vero Dio e
vero uomo, è il nostro supremo Re e Signore, sia nelle cose spirituali che in
qelle temporali, anche se non ha voluto esercitare il potere nelle cose
temporali lasciandolo all’autorità temporale ai laici, mentre ha esercitato il
potere spirituale. Con la sua Ascensione in Cielo ha lasciato su questa terra
una Persona che facesse le sue veci: il Papa che ha il potere nelle cose
spirituali e lo esercita; e in quelle temporali (diretto per S. Tommaso e
indiretto per S. Roberto Bellarmino), ma che, come Cristo, non vuole esercitarlo
(tranne in alcuni casi e luoghi particolari) e lo lascia all’Autorità temporale,
che lo deve esercitare per il bene comune temporale e subordinatamente al
conseguimento del fine ultimo soprannaturale dell’uomo. Qualora l’Autorità
temporale abusi del suo potere il Papa può intervenire per richiamarla
all’ordine e se non si corregge può destituirla. Ma questa non è affatto la
concezione di Guènon. «Per la Chiesa cattolica il Re del mondo è sempre e
soltanto Cristo. (...) Dunque, siamo ben lontani dalla concezione di Guènon che
riconosce nel Re del mondo colui che impersona il LEGISLATORE PRIMORDIALE, ed è
il DEPOSITARIO DELLA TRADIZIONE PRIMORDIALE. Guènon riconduce a lui con una
filiazione simbolica l’ortodossia tradizionale del Cattolicesimo, e vede, bensì,
in questo una tradizione legittima, ma sempre una tra le molte derivate dalla
sempre vivente tradizione primordiale. (...) LE VISIONI DI GUENON E DELLA CHIESA
CATTOLICA SUL RE DEL MONDO SONO NETTAMENTE SEPARATE» (27).
Il libro di Guènon Autorità spirituale e
potere temporale va perciò riallacciato a quanto era stato detto sul Re
del Mondo e sui Superiori Incogniti.
La triplice prova del 1928, la partenza per
il Cairo e la morte
Nel gennaio del 1928 muore la moglie di
meningite, e dopo nove mesi anche una sua zia Madame Duru, che viveva con loro.
Guènon resta solo con sua nipote di quattordici anni, Francoise Bèlile, a cui la
madre, vedova e con molti figli a carico, chiede di ritornare a casa.
(28). Nel 1928 traversa una serie di prove che lo scuotono; fa
trasmettere dai suoi amici una domanda di matrimonio che non viene accolta. In
seguito a questo rifiuto, stringe una relazione con Madame Dina, nata Marie W.
Shillito, figlia del re delle ferrovie canadesi e vedova del ricchissimo Hassan
Farid Dina, ingegnere egiziano, che aveva un certo interesse per le questioni
occulte. Ammiratrice entusiasta di Guènon, offre di mettere la sua ricchezza al
servizio dell causa dell’Esoterismo “tradizionale”.
Tra le piramidi e la Mecca
Il 5 marzo del 1930, Guènon parte per il
Cairo con Madame Dina, che dopo tre mesi ritorna sola in Francia. Poco tempo
dopo la sua mecenate sposa l’occultista Ernest Britt, membro di un gruppo a lui
ostile. In Egitto, Guènon, che già dal 1912 si fa chiamare dagli iniziati
Sceicco Abdel Wahed Yahia, conduce una vita modesta e discreta e passa
essotericamente all’Islàm: la sua “conversione” si ricollega ad un’intenzione
segreta di cui non ha mai lasciato traccia scritta; d’altra parte dando una
grande importanza ai riti della “tradizione”essoterica, rispetterà sempre
scrupolosamente il suo essoterismo islamico. La sua Apostasia si spiega
piuttosto con una ragione di convenienza spirituale che come vera e propria
conversione, perchè per lui tutte le forme tradizionali sono equivalenti.
L’Islàm gli appare come una cerniera tra Oriente ed Occidente; ha il pregio di
sembrare (superficialmente) conciliabile con il Cristianesimo, perchè rispetta
Gesù Cristo come un profeta (ma ne nega la divinità). Perciò per il guènoniano
si può diventare musulmani e pretendere di restare cristiani. L’Islàm nel XX
secolo, avrebbe dovuto giuocare il ruolo che la Massoneria aveva giuocato nel
XVIII: essere il rifugio dei cristiani che volevano sottrarsi alla disciplina
gerarchica della Chiesa, pur mantenendo un certo legame ad un certo vago (e
falso) misticismo e ad una “tradizione” spuria e “primordiale”.
Nel frattempo Guènon apprende la lingua
araba e già nel 1931 pubblica una serie di articoli in arabo e frequenta le
riunioni dello Sceicco Salama Radi. Nel luglio 1934 sposa la giovane Fatma Hanem
Ibrahim, che gli darà quattro figli, l’ultimo dei quali nascerà nel 1951 dopo la
sua morte. Nel 1939 «un ricchisimo ebreo inglese passato all’Islàm, suo
ammiratore, gli offerse una villa ben ammbiliata» (29). Il 7 gennaio
1951 nonostante le cure prodigategli dall’amico ebreo dottor Katz, muore
pronunciando due volte il nome di Allah .
Si può essere guènoniani e
cattolici?(30)
Guènon esercita un’influenza innegabile e,
purtroppo talvolta assai profonda, in ambienti legati anche alla Tradizione
cattolica. (31). Nel corso dell’articolo si è visto che la questione
s’è posta già durante la vita del Nostro, che collaborò a riviste cattoliche e
monarchiche di tendenza antimassonica e tradizionale. Tuttavia si ebbe ben
presto la reazione di cattolici integrali (la R.I.S.S.) che costrinsero Guènon a
battere in ritirata (non dopo aver fatto vari danni) in Egitto. Oggi molti
guènoniani, come ammette anche la rivista Le sel de la terre dei
Domenicani di Avrillè, si sono infiltrati negli ambienti della Fraternità San
Pio X di Monsignor Lefebvre (32).
Tuttavia vi è una radicale inconciliabilità
tra guènonismo (ed ogni forma di Esoterismo in genere) e Cattolicesimo. Infatti
Guènon, si presenta come un autore “spirituale”, apportatore di una saggezza
orientale superiore anche a quella della Chiesa cattolica! Egli disprezza l’idea
di Salvezza o Dannazione eterna, propria del Cattolicesimo e si fa assertore di
una gnosi o “metafisica”che conduce all’identificazione suprema con l’Assoluto
indifferenziato (il lettore mi scusi per il parolone, ma gli iniziati devono
nascondere dietro una cortina fumogena il nulla della loro spiritualità).
La natura della spiritualità
guènoniana
Per svolgere questo tema mi baso
sull’interessante articolo di Antoine de Montreff, un ex-guènoniano convertitosi
al Cattolicesimo (33), secondo il quale la via spirituale proposta da
Guènon, comprende tre condizioni che formano come tre tappe. Per Guènon:
«L’iniziazione implica tre condizioni successive...: 1°) la qualificazione,
costituita da certe possibilità inerenti alla natura propria dell’individuo, e
che sono la materia prima sulla quale il lavoro iniziatico dovrà effettuarsi;
2°) la trasmissione (mediante l’appartenenza ad una organizzazione tradizionale)
di un’influsso spirituale che conferisce all’ente l’illuminazione che gli
permetterà di ordinare e sviluppare le possibilità che porta in lui; 3°) il
lavoro interiore mediante il quale, con l’aiuto di ausiliari o di supporti
esterni..., questo sviluppo si realizzerà gradualmente, facendo passare
l’ente...sino al termine finale della Liberazione o dell’Identità Suprema»
(34). In breve nella prima tappa vi è una differenza profonda tra
Mistica cristiana, che è passiva e Iniziazione che è attiva; nella seconda, che
è la più importante, si riceve l’influsso spirituale durante l’iniziazione.
Potrebbe accadere che le organizzazioni iniziatiche, a causa di una
degenerazione, possano conferire soltanto un’iniziazione virtuale, tuttavia
continueranno ad essere il supporto di questo influsso spirituale ed il lavoro
iniziatico potrà dirsi compiuto. L’importante è che la catena non sia
interrotta. Nell’iniziazione vi è anche trasmissione di un insegnamento, ma la
trasmissione dell’influsso spirituale resta l’elemento principale. In terzo
luogo viene l’iniziazione effettiva e per arrivarvi occorre la meditazione dei
simboli. Un altro mezzo di progredire verso l’iniziazione effettiva è
l’incantazione, ben distinta dalla preghiera: infatti essa «Non è una domanda e
non suppone neanche l’esistenza di una realtà esterna...si tratta di
un’aspirazione dell’ente verso l’Universale per ottenere...un’illuminazione
interiore...Il fine ultimo da cogliersi è sempre la realizzazione in sè
dell’Uomo Universale» (35).
«Uno dei fini che Guènon stesso ammetteva di
avere, era quello di permettere ai massoni (che trasmettevano ancra
un’iniziazione virtuale) di arrivare all’iniziazione effettiva» (36).
Necessità di essere collegati ad una
organizzazione iniziatica
«L’iniziazione propriamente detta consiste
nella trasmissione di un influsso spirituale, trasmissione che non può
effettuarsi che mediante un’organizzazione tradizionale regolare di modo che non
si potrebbe parlare di iniziazione al di fuori di un legame con tale
organizzazione iniziatica» (37). Ma quali sono le organizzazioni
iniziatiche ancora valide nell’Europa odierna? Secondo Guènon ne restano due: la
Massoneria e le Compagnonnage: «Tra tutte le organizzazioni che si
pretendono iniziatiche e che sono sparse attualmente in Occidente, ve ne sono
soltanto due che,...possono rivendicare una origine tradizionale antica ed una
trasmissione iniziatica reale; esse all’inizio non erano che una sola cosa, e
sono le Compagnonnage e la Massoneria» (38). Mediante la
catena iniziatica, l’iniziato riceve un’influsso spirituale la cui origine non è
umana. (39). L’influsso spirituale non ha nulla di magico, in quanto
per Guènon l’iniziazione si realizza ad un livello spirituale superiore a quello
della magia, che invece avviene a livello animale o psichico. Per questo Guènon
disprezza coloro che ricercano poteri magici, difetto degli occidentali troppo
attaccati ai fenomeni. La magia ci lascia allo stato individuale, mentre
l’iniziazione ci fa passare dall’individualità all’Universale. Tuttavia
l’iniziato deve prendere coscienza poco a poco di questo influsso spirituale, ed
in questo la via iniziatica è diversa da quella religiosa: «Nel campo
essoterico, non vi è nessun inconveniente a che l’influsso ricevuto non sia mai
percepito coscientemente ..., poichè non si tratta di ottenere uno sviluppo
spirituale effettivo; al contrario quando si tratta di iniziazione le cose sono
assai diverse, infatti a seguito del lavoro interiore compiuto dall’iniziato,
gli effetti di questo influsso devono essere conosciuti, ed è ciò che
costituisce il passaggio all’iniziazione effettiva» (40).
La Religione, per Guènon, mira ad
assicurarci la Salvezza eterna e quindi ci mantiene nello stato individuale
umano; mentre l’iniziazione è senz’altro superiore, poichè tende a farci
cogliere l’Identità Suprema con l’Assoluto incondizionato o la Realizzazione, e
ciò suppone il sorpasso dello stato individuale e la presa di possesso di stati
superiori allo stato umano. E non si tratta soltanto di entrare in comunicazione
con tali stati superiori, ma addirittura di prenderne possesso (41).
Così anche l’unione trasformante della terza via dei perfetti (la Mistica) è
inferiore alla Liberazione che è il fine dell’iniziazione (42).
Perciò il fine della via esoterica è assai superiore a quello della via
religiosa o essoterica, e il Paradiso cristiano per l’iniziato è troppo stretto,
quasi una prigione (43).
Non è possibile seguire la via iniziatica
senza
essere collegato ad un Essoterismo
«Questo punto è molto importante e spesso è
poco conosciuto. Per Guènon non è questione di restare soltanto nella via
iniziatica. Bisogna nello stesso tempo praticare un Essoterismo, mediante una
pratica religiosa. Guènon stesso praticò negli ultimi suoi anni la Religione
musulmana» (44). Afferma infatti: «È ammissibile che un essoterico
ignori l’esoterismo... ma al contrario è inammissibile che chiunque pretenda di
essere iniziato all’esoterismo voglia ignorare l’essoterismo, infatti il più
comprende il meno» (45). Ed è per questo che i guènoniani
s’infiltrano anche negli ambienti cattolici tradizionalisti.
L’influsso spirituale non è una grazia
gratuita che viene da Dio
Se l’influsso spirituale non è una grazia
che viene da Dio, o è auto-suggestione, o è un influsso che viene da un Angelo.
Infatti al di sopra dell’uomo vi sono solo Dio o gli Angeli. «La prima soluzione
è possibile in teoria, e ci si può augurare che molti di coloro che si
sottomettono alla cerimonia d’iniziazione non ricevano nulla. Ma è molto più
probabile che,... l’iniziato riceva effettivamente un “influsso spirituale di
origine non umana”. È l’opinione dei migliori conoscitori della Massoneria, come
Charles Nicollaud, autore de L’initiation maçonnique, (Perrin, Paris,
1931), con prefazione di Mons. Jouin: “Questi fatti straordinari [la presenza
sentita di Satana] sono il triste privilegio di pochi. Essi sono i Superiori
Incogniti, come li chiamava la Setta nel XVIII secolo. Agenti diretti di Satana,
sono i suoi strumenti abituali, ed è mediante essi che penetra e influisce nel
seno delle società segrete Sono i preti della Contro-Chiesa. La Chiesa di Cristo
ha i suoi santi, Satana, la scimmia di Dio, ha i suoi iniziati. ”(pag. 145)...
Ci si obietterà che tale influsso spirituale potrebbe provenire da un Angelo...
Ma gli Angeli sono i ministri di Dio... Se agiscono sugli uomini, è per condurli
a N. S. Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Ora la lotta contro la Chiesa è una
costante della Massoneria... ed il caso di Guènon ci ha mostrato che
l’iniziazione, lungi dal condurlo a conoscere meglio la SS. Trinità, N. S. Gesù
Cristo e la sua Chiesa, l’aveva condotto ad una specie di ebetudine
intellettuale nei loro riguardi e all’Apostasia» (46).
La causa dell’apostasia di
Guènon
S. Tommaso insegna che «L’infedeltà nasce
dalla superbia» (47). Essa è il più grave dei peccati dopo l’odio di
Dio. La vera ragione di una scelta erronea riguardo il fine ultimo, va ricercata
dunque nelle opere cattive, nella vita, nell’atto della volontà che può essere
anche soltanto interno, ad esempio l’orgoglio intellettuale. Le opere cattive
non sono soltanto l’immoralità grossolana, ma anche l’immoralità sottile:
l’esaltazione del proprio “Io”, la ricerca della gloria umana e dell’onore del
mondo. Come il ladro fugge la luce ed ama le tenebre per poter agire
indisturbato, così l’orgoglioso odia la luce, la dottrina pubblica ed ama le
tenebre, la dottrina e la pratica esoterica. Le tenebre servono a coprire la sua
dottrina ìnfera e la sua condotta perversa, ed odia la luce perchè
smaschererebbe la sua perversità interna e nascosta! Si può quindi concludere
che la vita cattiva è la causa di ogni incredulità e soprattutto di quella degli
eresiarchi e dei “grandi iniziati”, quale fu certamente Renè Guènon. Come il
diavolo è diventato un Angelo decaduto per la sua cattiva volontà (con la quale
ha preferito affermare se stesso, pur dannandosi, che sottomettersi alla Volontà
di Dio che gli domandava un atto di obbedienza e di umiltà), così il “grande
iniziato” ha preferito rifiutare la dottrina pubblica di Gesù, per poter
compiacersi nella sua oscura e confusa “Tradizione primordiale e comune che si
perde nella notte dei tempi...” e che tanto gratifica il suo orgolio di poter
essere chiamato: Maestro! Mentre Gesù ci ha ammoniti: “Non vogliate essere
chiamati Maestri. Uno solo è Maestro: il Padre vostro che è nei Cieli”.
Il diavolo può influire
sull’uomo?
Secondo S. Tommaso e i teologi cattolici il
diavolo non può agire direttamente sull’intelletto e la volontà dell’uomo, ma
soltanto sui sensi esterni ed interni (memoria e immaginazione) e mediante i
sensi può cercare d’influire indirettamente sull’intelligenza e la volontà
(48). La cerimonia d’iniziazione potrebbe benissimo essere il punto
di partenza di tale azione diabolica. «Dio lascia al diavolo una certa libertà
d’azione in tali cerimonie a causa del loro carattere superstizioso: vi è
infatti un’invocazione almeno implicita al diavolo ogni volta che si attende un
effetto spirituale da una causa che da sè non può produrlo... Tali cerimonie
producono i loro effetti solo nella misura in cui Dio lo permette, come
punizione del peccato di superstizione. (...) Il fatto di riallacciarsi ad una
organizzazione iniziatica regolare rende il peccato di superstizione ancora più
grave... Ma niente impedisce al diavolo di agire anche al di fuori di tale
catena iniziatica... tuttavia l’iniziazione, procura un’atmosfera favorevole
all’attività del diavolo» (49).
NOTE:
1) J.-A.Cuttat, in Annuaire de l’E. P. H.
E. , (Vème Section: Sciences religieuses), 1958-1959, pag. 68.
2) M.-F. James, Esotèrisme et
Christianisme autour de Renè Guènon, Nouvelles Editiones Latines, Paris,
1981, pag. 17. Nel presente articolo mi baso sostanzialmente sull’ottimo libro
della James (al quale rinvio il lettore desideroso di approfondire il tema) e lo
integro con altri vari saggi e con la lettutra delle principali opere di Guènon.
3) È sintomatico il rapporto che collega
Guènon ad una pensatrice ebrea, che si cerca di presentare come prossima alla
conversione al Cattolicesimo: Simone Weil. In realtà nel suo pensiero si
ritrovano parecchi elementi della Càbala spuria e del sistema talmudico «Essa
probabilmente non ha conosciuto Guènon, al quale non fa mai riferimento, ma
alcune sue note, riflessioni e meditazioni si ricollegano singolarmente al
pensiero di Guènon, e un libro come Lettre à un religieux prova che la
giovane filosofa considerava per lo meno come probabili molte cose che Guènon
considerava certe» (P. Sèrant, Renè Guènon. La vita e l’opera di un grande
iniziato, Convivio, Firenze, 1990, pag. 29). Il religioso che rispose alla
lettera della Weil fu Padre Guèrard des Lauriers O.P., e scrisse che date le
affermazioni della Weil non avrebbe potuto concederle nè il Battesimo nè
l’assoluzione.
4) M.-F. James, op. cit., pag. 30.
5) P. Chacornac, La vie simple de Renè
Guènon, èd. traditionelles, Paris, 1958, pag.24.
6) M.-F. James, op. cit., pagg. 44-45.
7) Ibid. , pag. 46.
8) Ibid. , pag. 42.
9) Ibid. , pag. 100.
10) Cfr. A. Baggio, Renè Guènon e il
Cristianesimo, in «Nuova_Realtà», 1987, pag. 39.
11) N. M.aurice-Denis Boulet,
L’èsotèriste Renè Guènon. in «La Pensèe Catholique», n° 77, 1962,
pag. 23.
12) M.-F. James, Esoterisme, Occultisme,
Franc-maçonerie et Christianisme aux XIX et XX siècles, Nouvelles Editiones
Latines, Paris, 1981, pagg. 156-157.
13) Ibid., pag. 158.
14) Cfr. Sauvetre, Un bon serviteur de
l’Eglise. Moseigneur Jouin, Casterman, Paris, 1936.
15) Ivi
16) E. Jouin, Les fidèles de la
Contre-Eglise: Juifs et Maçons, pag. 139.
17) Giov. VIII, 32.
Cfr. C. Nitoglia, Per padre il diavolo.
Un’introduzione al problema ebraico secondo la tradizione cattolica, SEB,
Milano, 2002, cap. XXXIII, pagg. 437-451.
18) M.-F. James, Esoterisme et
Christianisme, pag. 127.
19) P. Sèrant, Renè Guènon. La vita e le
opere di un grande iniziato., Convivio, Firenze, 1990, pag. 14.
20) Ivi, pag. 198.
21) Per le riferenze degli articoli citati
cfr. M.-F. James, op. cit. pagg.132-162.
22) Lettera di H. de Lubac a N.
Maurice-Denis Boulet, 31 dic. 1962. Inedita.
23) N. Maurice-Denis, “Les Doctrines
Hindoues”, La Revue universelle, 15 luglio 1921, pag. 246.
24) P. Sèrant, Renè Guènon. La vita e le
opere di un grande iniziato, Convivio, Firenze, 1990, pag. 100.
25) M.-F. James, op. cit. , pag. 277.
26) P. Di Vona, Evola Guènon De
Giorgio, SeaR, Borzano (RE), 1993, pag. 191.
27) Ibid., pagg. 195-196.
28) Ibid., pag; 295.
29) Ibid. , pag. 303.
30) L. Mèroz, Renè Guènon ou la sagesse
initiatique, Plon, 1962.
31) E. Valtrè, La droite du Père. Enquete
sur la Tradition catholique aujourd’hui, Guy Trèdaniel, 1994.
32) Le sel de la terre , n° 13, etè
1995, pagg. 34-35.
33) Antoine de Montreff, Qui a inspirè
Renè Guènon? in «Le sel de la terre», n°13, etè 1995, pagg.33-64.
34) R. Guènon, Aperçus sur
l’initiation, Villain et Belhomme-èd. traditionelles, Paris, 1973, pag. 34.
35) Ibid. , pag. 169.
36) A. de Montreff, cit. pag. 42.
37) R. Guènon, op. cit. , pag. 53.
38) Ibid., pag. 41.
39) Ibid. , pag. 58.
40) R. Guènon, Initiation et
rèalilisation spirituelle, Villain et Belhomme-èd. traditionelles, Paris,
1974, pagg. 48-49.
41) Cfr. Aperçus sur l’Initiation,
pagg. 27-28.
42) Cfr. Initiation et rèalilisation
spirituelle, pagg. 81-82.
43) Ibid. , pagg. 78-79.
44) A. de Montreff, cit. , pag. 48.
45) Cfr. Initiation et rèalisation
spirituelle, pag. 71.
46) A. de Montreff, cit. , pagg. 57-58.
47) S. T. II-II, q. 10, a. 1, ad 3um.
48) S. T. II-II, q. 10, a. 3 in corpore.
II-II q. 96, a. 1. II-II q. 97, a. 1. I q. 114. II-II q. 165 a. 1.
49) A. de Montreff, cit. , pag 61.
NOTA PER CHI DESIDERA
RIPRODURRE QUESTO TESTO:
SI PREGA DI CITARE L'AUTORE,
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****************************** René Guénon
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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René Guénon nel 1925
La sua opera, concepita a partire da una ridefinizione in senso tradizionale della nozione di metafisica, intesa come «conoscenza dei princìpi di ordine universale» da cui tutto procede,[1] non si presenta, nelle intenzioni dell'autore, come un sistema filosofico basato sul sincretismo[2] o come la formalizzazione di un pensiero neospiritualistico, ma è volta all'esposizione di alcuni aspetti delle cosiddette «forme tradizionali» (Taoismo, Induismo, Islam, Ebraismo, Cristianesimo, Ermetismo, Libera Muratoria, Compagnonaggio, ecc.), intese come differenti espressioni del sacro,[3] funzionali allo sviluppo delle possibilità di realizzazione spirituale dell'essere umano. Guénon non ha mai rivendicato, per se stesso, altra funzione se non quella di aver cercato di esporre, nei limiti del linguaggio ordinario, le idee veicolate nel simbolismo, nella ritualità e nella metodologia operativa di tali «forme tradizionali»,[4] o vie di perfezionamento spirituale, stante la natura essenzialmente «non individuale» di esse,[5] e considerata la loro conoscibilità effettiva per il tramite esclusivo di una facoltà «diretta e immediata», l'intuizione intellettuale, anch'essa di ordine non individuale, e trascendente qualsiasi dialettica.[6] L'opera di Guénon consta di ventisette titoli, dieci dei quali editi dopo la morte dell'autore raccogliendo scritti apparsi in precedenza sotto forma di articoli e recensioni. Prevalentemente scritti in francese, tali lavori sono stati tradotti e costantemente ripubblicati in oltre venti lingue, esercitando una notevole influenza, a partire dalla seconda metà del Novecento, soprattutto nella precisazione dei concetti di esoterismo e Tradizione.
Biografia [modifica]René Guénon, figlio unico di Jean-Baptiste, architetto, e di Anna-Léontine Jolly, nasce il 15 novembre 1886 a Blois, in Francia, dove trascorre l'infanzia e l'adolescenza. Riceve una prima educazione dalla zia materna, istitutrice, per poi frequentare la scuola Notre-Dame des Aydes, condotta da religiosi. Nel 1902 passa al collegio Augustin-Thierry e, l'anno seguente, è baccelliere «ès lettres-philosophie».[7] Nel 1904 parte per Parigi, per seguirvi un corso accademico di matematica superiore presso il collegio Rollin, ma nel 1906 è costretto a interrompere gli studi universitari a causa della sua salute, che pare esser stata fin dall'infanzia piuttosto delicata.[8] Comincia così per R. Guénon un periodo fecondo di scritti; è, invece, estremamente difficile raccogliere testimonianze certe sulle sue relazioni, che spesso erano in rapporto con le sue opere, in particolare nel loro aspetto di chiarificazione e di condanna delle pseudo-dottrine occultistiche e «teosofiche»[9]. Dal 1906 al 1909 R. Guénon frequenta la Scuola Ermetica, si fa ammettere nell'Ordine Martinista e in altre organizzazioni collaterali[10]. Al congresso spiritualista e massonico, a cui partecipa nel 1908 in qualità di segretario d'ufficio, entra in relazione con Fabre des Essarts, «patriarca» della Chiesa Gnostica, nella quale quest'ultimo porta il nome di Synesius. Guénon entrerà in questa organizzazione sotto il nome di Palingénius. In questo periodo, forma e dirige un «Ordine del Tempio» e viene ammesso alla Loggia massonica Thébah, dipendente dalla Grande Loge de France, Rito scozzese Antico e Accettato.[11]. È al 1908 che si fa risalire il suo incontro con i rappresentanti qualificati dell'India tradizionale.[12]Nel 1909 fonda la rivista La Gnose, dove appaiono il suo primo scritto, intitolato "Il Demiurgo", articoli sulla Massoneria e la prima stesura de Il simbolismo della Croce, de L'Uomo e il suo divenire secondo il Vêdânta e de I princìpi del calcolo infinitesimale.[13] La rivista «La Gnose» cessa le sue pubblicazioni nel febbraio 1912. L'11 luglio dello stesso anno Guénon sposa, a Blois, l'istitutrice e musicista Berthe Loury; e sempre del 1912 è il suo ricollegamento iniziatico all'esoterismo islamico. Agli anni 1913-14 risale il suo incontro con un Indù, lo Swami Narad Mani, che gli procura una documentazione sulla Società Teosofica che, in parte, gli servirà per la stesura del suo studio su questa organizzazione.[14] Ripresi parallelamente gli studi, consegue la laurea in Filosofia nel 1915 e si dedica all'insegnamento, in patria e nelle colonie:[15] negli anni dal 1915 al 1919 è supplente al collegio di Saint-Germain-en-Lave, in Francia, e poi professore a Sétif, in Algeria. Ritorna poi a Blois, e in seguito a Parigi.[16] Nel 1921 vengono pubblicati i suoi primi due libri: Introduzione generale allo studio delle dottrine indù e Il Teosofismo, storia di una pseudo-religione, mentre nel 1923 compare Errore dello spiritismo. Dal 1924 al 1929 dà lezioni di filosofia al cours Saint-Louis: è in quest'anno che ha luogo una conferenza a cui partecipano Ferdinand Ossendowski (polacco, autore di una cronaca di viaggio attraverso la Mongolia e il Tibet che aveva fatto un certo scalpore alcuni anni prima), Gonzague Truc, René Grousset e Jacques Maritain.[17] Del 1924 è anche l'opera Oriente e Occidente. L'anno 1925 vede la sua collaborazione alla rivista cattolica Regnabit, diretta dal R. P. Anizan. Sempre del 1925 sono L'uomo e il suo divenire secondo il Vedânta e L'esoterismo di Dante, mentre del 1927 sono Il Re del mondo e La crisi del mondo moderno. Il 15 gennaio 1928 muore sua moglie. In questo stesso anno ha inizio la sua collaborazione con la rivista Le Voile d'Isis, che dal 1933 prenderà il titolo di «Études Traditionnelles». Sono del 1929 il volume Autorità spirituale e potere temporale e un breve studio su San Bernardo. Nel 1930 parte per Il Cairo, dove si stabilisce definitivamente, sposando nel 1934 la figlia dello Shaykh Muḥammad Ibrāhīm, dalla quale avrà quattro figli, due maschi e due femmine, di cui uno postumo.[18] I restanti suoi libri (Il simbolismo della Croce, Gli Stati molteplici dell'essere, La metafisica orientale, Il regno della quantità e i segni dei tempi, Considerazioni sull'iniziazione, I princìpi del calcolo infinitesimale e La Grande Triade) sono elaborati nel periodo del suo soggiorno in Egitto. Qui infittisce la sua relazione epistolare con numerosi corrispondenti da tutto il mondo, intraprendendo una serie di recensioni e segnalazioni editoriali sul «Grand Lodge Bulletin» dell'Iowa e sulle riviste «Masonic Light» di Montreal e «The Speculative Mason», per la quale firma inoltre alcune note d'approfondimento simbolico.[19] Continua infine la redazione di articoli di approfondimento simbolico e chiarificazione dottrinale, da cui verranno compilate dieci opere postume: Iniziazione e realizzazione spirituale, Sull'esoterismo cristiano, Simboli della Scienza sacra, Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio, Studi sull'Induismo, Forme tradizionali e cicli cosmici, Scritti sull'esoterismo islamico e il Taoismo, Recensioni e Mélanges (edito in Italia con il titolo Il demiurgo e altri saggi)[20]. La sua attività prosegue sino alla morte, avvenuta al Cairo il 7 gennaio 1951. L'opera di chiarificazione dottrinale [modifica]L'intera opera a firma «René Guénon» si estende in un arco temporale di trent'anni, dal 1921 al 1951, ed è caratterizzata da una coerenza organica - sul piano formale e su quello sostanziale - tale da renderla antitetica a quella che, in altri autori, può essere considerata come l'espressione di un pensiero individuale: secondo la caratteristica essenziale che Guénon riconosce a ogni esposizione autenticamente metafisica, e alla quale egli stesso intende rigorosamente attenersi[21], ogni parte risulta intimamente correlata alle altre, in modo da non poter esserne più separabile se non artificiosamente; e questo fin dal primo studio, Introduzione generale allo studio delle dottrine indù (1921), in cui l'autore precisa in quale accezione occorre intendere alcune tra le nozioni - «tradizione», «religione», «metafisica», «teologia», «filosofia», «esoterismo», «exoterismo», «realizzazione» - fondamentali per lo sviluppo di tutta la sua produzione successiva[22].Un'esperienza giovanile negli ambienti dell'occultismo francese effettuata allo scopo di smascherarne gli attributi anti-tradizionali, frutta due importanti studi di taglio «critico», nei quali viene chiarita con estremo rigore metodologico la falsità delle pseudo-dottrine neospiritualistiche: Il teosofismo, storia di una pseudo-religione (1921) ed Errore dello spiritismo (1923). Nel Teosofismo, Guénon propone una storia della Società Teosofica, il movimento creato da Helena Petrovna Blavatsky, sottolineando il ruolo che in esso giocarono varie organizzazioni pseudo-iniziatiche, e denunciandone quindi il carattere sincretistico: il neologismo «teosofismo» viene adottato da R. Guénon per distinguere questo movimento dalla Teosofia, denominazione comune a dottrine eterogenee, ma facenti tutte parte di uno stesso complesso di indirizzi, aventi in comune concezioni più o meno strettamente esoteriche[23]. Nel corso di quest'analisi storica, Guénon pone l'accento sulle connivenze tra gli ambienti teosofistici, l'azione politica legata all'imperialismo britannico, il movimento missionario protestante anglosassone[24] e alcune organizzazioni fondate nell'India del diciannovesimo secolo, quali l'Ârya Samâj[25]; allo stesso modo, Guénon analizza il ruolo di Annie Besant alla testa della Società Teosofica dopo la morte della fondatrice e nella vicenda Krishnamurti[26]. L'analisi di Guénon, sviluppata su basi documentali, porta a concludere che il «teosofismo» non può essere considerato in alcun modo un'istituzione spirituale orientale autentica[27]. In Errore dello spiritismo, Guénon fornisce anzitutto una definizione circostanziata dello spiritismo[28], esaminandone le origini storiche e le correlazioni con l'occultismo, dimostrando come i fenomeni spiritici siano confinabili al mondo delle forze psichiche attirate dalla figura del medium[29], non avendo quindi alcuna relazione con l'immaginario mondo degli «spiriti dei morti»[30]. Guénon, comunque, mette fortemente in guardia rispetto alle apparenze che tali forze, espresse attraverso il cosiddetto «neospiritualismo», possono prendere[31]: facendo leva sulla «confusione tra psichico e spirituale», esse alimentano l'illusione che si possano ottenere progressi in senso spirituale esasperando le forme esteriori, comprese quelle religiose; è ciò che accade, in particolare, quando queste rigettano il vero esoterismo, confondendolo con l'occultismo o altre contraffazioni, disconoscendo la sorgente interiore stessa da cui esse originano[32]. Dopo una serie di precisazioni di carattere storico, Guénon si dedica all'esame e alla confutazione delle teorie spiritistiche dal punto di vista dottrinale, affrontando - fra le altre - la questione della reincarnazione, differenziandola dalla «trasmigrazione» e dalla metempsicosi, per dimostrarne la falsità e l'assurdità dei fondamenti:[33] a tal fine, introduce la teoria metafisica degli «stati molteplici dell'essere», a cui dedicherà successivamente uno studio specifico. Oriente e Occidente (1924) è il volume nel quale Guénon più direttamente allude alla funzione che potrebbe avere una élite intellettuale (cioè spirituale, secondo la sinonimia tra i due termini affermata dall'autore)[34] qualora si ricostituisse in accordo a princìpi di ordine metafisico: favorire una «trasformazione mentale» inevitabile per un riavvicinamento tra i modi generali del pensiero orientale e di quello occidentale[35]. Sviluppi di tale argomento in relazione all'esistenza di tale élite in epoca medievale, e alla sua coscienza anche nell'ambito della Cristianità, in relazione ai suoi legami con quello che Guénon definisce il «centro spirituale supremo», o sorgente primordiale di tutte le tradizioni, saranno oggetto di libri quali Il Re del Mondo (1927), L'esoterismo di Dante (1925), Autorità spirituale e Potere temporale (1929), San Bernardo (1929) e di numerosi articoli pubblicati sulle rivista «Le Voile d'Isis» ed «Études Traditionnelles», successivamente raccolti nei volumi Sull'esoterismo cristiano (1954) e Simboli della Scienza sacra (1962). La crisi del Mondo moderno (1927) e Il regno della quantità e i segni dei tempi (1945) sono studi concernenti la critica alle concezioni materialistiche e neospiritualistiche, considerate da Guénon come la conseguenza ultima del punto di vista profano imperante nell'epoca attuale: la critica alla modernità è volta a favorire una drammatica presa di coscienza, da parte del lettore, dei limiti di tale punto di vista[36]. Lo «spirito tradizionale» non è quindi riconducibile a uno sterile «tradizionalismo» passatista: ma nonostante i ripetuti distinguo da parte dell'autore, il quale è stato costretto a tornarvi ripetutamente dedicandovi addirittura studi specifici[37], su questo punto non sono mai mancate strumentalizzazioni. Direttive fondamentali [modifica]La realizzazione spirituale [modifica]La pars costruens dell'opera di René Guénon riguarda la Tradizione, intesa non come mero insieme di usi e costumi[38] ma come «trasmissione» di un patrimonio simbolico e metodologico[39], cioè come veicolo imprescindibile per accostarsi alla «metafisica», termine con il quale Guénon intende la conoscenza sovra-razionale da realizzare attraverso il procedimento immediato dell' intuizione intellettuale: la conoscenza metafisica è quell'identificazione tra conoscente e conosciuto che non può avvenire neanche mediante la più elevata tra le facoltà individuali, cioè la ragione[40], ma solo attraverso l'intelletto superiore, facoltà trascendente[41] che partecipa della natura divina insita nell'essere umano, al di là delle illusioni a cui la prospettiva individuale pare limitarlo. La conoscenza metafisica, la quale è «identità tra il possibile e il reale»[42]., è «la verità in sé», che «può venire concepita come l'adeguamento della conoscenza alla Possibilità totale»[43], ovverosia come la realizzazione dell'Infinito[44].Facendo propria la terminologia in uso in alcune scuole filosofiche dell'antica Grecia, Guénon distingue due aspetti in una dottrina e, di conseguenza, due livelli di partecipazione alla «tradizione»: quello «exoterico», cioè esteriore, elementare, facilmente comprensibile e alla portata di tutti; quello «esoterico», cioè interiore, più profondo, d'ordine più elevato, e come tale rivolto e accessibile solo a coloro i quali sono qualificati in modo speciale per comprenderlo[45]. Alcune tradizioni presentano un aspetto exoterico rivestito di forma religiosa e un aspetto esoterico al quale accedere attraverso un'iniziazione: per esempio, nella tradizione ebraica l'aspetto esoterico è la Qabbalah, nella tradizione islamica è il Taçawwuf[46]. Altre tradizioni, invece, come il Confucianesimo e il Taoismo, non possono essere considerate l'una in rapporto all'altra come un exoterismo e un esoterismo, in quanto formalizzate come tradizioni distinte, sebbene procedenti da una medesima sorgente[47]. La tradizione indù, infine, non presenta un exoterismo e un esoterismo nettamente separati in quanto dal tronco della dottrina puramente metafisica, che affonda le sue radici sull'insegnamento dei Vêda, discendono applicazioni che divengono altrettanti rami secondari nei suoi confronti: di coloro che ricevono lo stesso insegnamento, ciascuno «lo assimila più o meno completamente, più o meno profondamente, a seconda dell'estensione delle proprie possibilità intellettuali»[48]. La distinzione tra coloro che si mantengono in un ambito exoterico (sia esso circoscritto a una forma religiosa, sociale o di altro tipo) e coloro che partecipano dell'ambito esoterico (attraverso una organizzazione iniziatica tradizionale e regolare) è connessa con il divenire dell'essere umano[49]: scopo della via exoterica è di consentire la conservazione dell'unità delle componenti che costituiscono l'individualità umana nella condizione migliore possibile, ovverosia quell'esito che, secondo la prospettiva teologica, è definito salvezza; scopo della via esoterica, invece, è il superamento dell'individualità e l'identificazione con il Principio, ovverosia quell'esito che, secondo la prospettiva metafisica, è definito Liberazione[50]. L'iniziato procede per gradi da una condizione[51] in cui la sua realizzazione è soltanto «virtuale» - egli ha ricevuto l'iniziazione ma, per l'appunto, è solo all'inizio del suo viaggio – verso una condizione in cui la sua realizzazione diviene «effettiva»[52]: solo allora, egli morirà veramente in quanto tal dei tali identificandosi all'oggetto della conoscenza, abbandonando l'illusione dell'individualità e divenendo l'espressione manifesta del maestro interiore al quale sarà rinato. Lo scopo del lavoro iniziatico è pertanto quello di favorire le migliori condizioni per un «risveglio» del maestro interiore[53], supportando l'individuo attraverso una fase preparatoria assai pericolosa e più o meno lunga, a seconda delle caratteristiche di ciascuno, nella quale il pericolo di illudersi sui risultati conseguiti è ben presente, pur percorrendo una via iniziatica tradizionale e regolare. La precisazione di questi punti è stata oggetto di numerosi articoli pubblicati da R. Guénon sulle riviste «Le Voile d'Isis» ed «Études Traditionnelles», successivamente raccolti nei volumi Considerazioni sull'iniziazione (1946) e Iniziazione e realizzazione spirituale (1952). La dottrina dei cicli cosmici [modifica]La pars destruens dell'opera di R. Guénon è riconducibile, in estrema sintesi, alla condanna intellettuale di tutto ciò che si pone quale ostacolo alla realizzazione spirituale: rivolgendosi al lettore occidentale moderno, è tale specifica mentalità, considerata alla stregua di un «dogma indiscutibile», che l'opera mira a mettere in discussione.Le considerazioni sull'argomento sono effettuate da Guénon in accordo con la «dottrina dei cicli cosmici», in particolare nei termini in cui essa viene presentata nella tradizione indù[54]: qualunque realtà (macrocosmica o microcosmica) sviluppa determinate possibilità fino al loro esaurimento, che è a un tempo la fine del ciclo precedente e l'inizio di quello successivo. Tale processo, esemplificabile dal susseguirsi delle stagioni nel ciclo annuale, riguarda anche le civiltà umane[55], che si sviluppano simbolicamente a partire da una Età dell'Oro, in cui i princìpi spirituali informano pienamente l'esistenza di tutti gli esseri, a una Età del Ferro, in cui appare sovrano l'aspetto quantitativo delle cose, considerato secondo una prospettiva materialistica. Quando tale tendenza «cristallizzante» è portata alle sue estreme conseguenze, a essa subentra una tendenza «dissolutiva», tesa a far emergere in superficie le regioni inferiori dell'ambito psichico[56]. Secondo questa lettura non rettilinea del tempo, la tendenza alla dissoluzione deve condurre a quanto è simbolicamente indicato da tutte le tradizioni come la fine dei tempi, attraverso una vera e propria parodia della spiritualità primordiale, un suo completo rovesciamento: il «regno dell'anticristo», per usare un'espressione nota al lettore occidentale. Essendo del tutto illusorio, però, questo regno deve immediatamente dissolversi, avendo condotto all'esaurimento definitivo le sue possibilità, per lasciare il campo a un nuovo ciclo[57], in cui sarà restaurata la tradizione primordiale, puramente metafisica e universale. Alle forme del ciclo precedente, essendo unicamente degli adattamenti[58], seppur funzionali al tempo e al luogo della loro manifestazione, non è dato di oltrepassare tale limite estremo. La «ricezione» dell'opera di René Guénon: estimatori e oppositori [modifica]L'opera di René Guénon ha stimolato un intenso dibattito intorno ai temi della spiritualità, lungo tutto il corso del Novecento, con estimatori e oppositori di formazione molto differente.Tra gli estimatori «attivi», si segnalano i collaboratori della «Rivista di Studi Tradizionali» di Torino, pubblicazione che ha favorito la diffusione dell'opera di R. Guénon in Italia, anche curando direttamente la traduzione di quasi tutto il catalogo presso varie case editrici (Edizioni Studi Tradizionali, Rusconi, Adelphi, Luni Editrice). Tra gli oppositori, si segnalano:
Opere [modifica](Le date fanno riferimento alla prima edizione francese)Libri [modifica]
Pubblicazioni postume [modifica]a cura di Jean Reyor (alias di Marcel Clavelle):
Altre pubblicazioni [modifica]
Note [modifica]
Bibliografia [modifica]In francese [modifica]
In italiano [modifica]
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martedì 12 marzo 2013
L'ERETICO RENè GUèNON
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