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giovedì 6 giugno 2013

Ancien Régime

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Categoria: Storia della Francia

Ancien Régime (in italiano "Antico Regime") è un termine francese utilizzato inizialmente dai rivoluzionari francesi per designare, con connotazioni peggiorative, il sistema di governo che precedette la Rivoluzione francese del 1789, e cioè la monarchia assoluta dei Valois e dei Borbone. Per estensione, venne applicato alle altre monarchie europee i cui sistemi di governo erano simili o assimilabili a quello. Tale termine venne sostituito successivamente da quello di Nouveau Régime (in Spagna, Régimen Liberal), usato in chiara contrapposizione al precedente.
Con Ancien Régime veniva definita anche un'intera epoca, corrispondente, in linea di massima, a quella oggi conosciuta come Età moderna.

Indice

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L'origine del termine [modifica]

Il termine iniziò ad essere usato durante la Rivoluzione francese[1], ma si generalizzò, soprattutto in ambito letterario, grazie a Alexis de Tocqueville, autore del saggio L'Ancien régime et la révolution. Nel testo viene indicato che «la rivoluzione francese ha battezzato ciò che ha abolito» (in francese: «la Révolution française a baptisé ce qu'elle a aboli»). Tocqueville conferì al concetto un vago sapore di contrapposizione fra l'Ancien régime e il periodo medievale, che venne generalmente accettata dalla storiografia del XIX e della prima metà del XX secolo e che è stata ampiamente discussa dagli storici posteriori (e, in particolare, da François Furet).[2]
Secondo il punto di vista dei "reazionari" nemici della rivoluzione, il termine di Ancien Régime fu rivendicato con una punta di nostalgia, seguendo il topico letterario del "paradiso perduto" o di «qualsiasi tempo passato fu il migliore» che richiama alla nostra memoria Jorge Manrique. Talleyrand arrivò persino ad asserire che «coloro che non hanno conosciuto l'Ancien régime non potranno mai sapere cos'era la dolcezza della vita» (in francese: «ceux qui n'ont pas connu l'Ancien Régime ne pourront jamais savoir ce qu'était la douceur de vivre»).
L'uso del termine nelle discipline economiche e sociali viene attribuito a Ernest Labrousse, celebre studioso dell'Ancien Régime (vedasi il saggio Crise de l'économie française à la veille de la Révolution del 1944) e fu diffuso dalla contemporanea École des annales, con grande accettazione in Italia e in Europa[3].

Il contesto storico [modifica]

L'ordinamento sociale prevedeva la divisione della popolazione in tre ceti (c.d. Stati): clero (Primo Stato), nobiltà (Secondo Stato) e resto del popolo (Terzo Stato). Essi si riunivano nell'Assemblea degli Stati Generali; le delibere avvenivano mediante il computo delle votazioni unitarie di ogni singolo Stato.
La convocazione degli Stati Generali, i cui poteri decisionali erano nulli, era a completa discrezione del re. Tra il 1614 e il 1789 gli Stati Generali non furono mai convocati.
Nel giugno del 1789, il Terzo Stato, parte del clero e della nobiltà formarono l'Assemblea nazionale costituente, con l'intento di abbattere l'Ancien régime e redigere una [[

Inizi [modifica]

Lo storico francese Goubert dice:
« L'antico regime è un magma di cose vecchie di secoli e millenni lasciate tutte in vigore »
ecco perché è difficile periodizzarlo (bisognerebbe guardare verso un periodo precedente all'Impero romano).
La maggioranza degli storici ritiene che il passaggio dal Medioevo all'antico regime non sia segnato da una frattura netta, ma da una lenta evoluzione tra il XIV e il XVII secolo.
Durante l'Ancien Régime era la Chiesa a tenere il conteggio demografico, attraverso i registri dei battesimi, dei matrimoni e delle sepolture. Per evitare un aumento demografico vertiginoso e la conseguente mancanza di lavoro, ci si sposava tardi (24-25 anni) dopo la morte del padre - il quale esercitava la patria potestà su tutti i figli finché si trovava in vita. Il figlio primogenito prendeva il posto di Pater Familias, assicurando a sé stesso, e alla sua famiglia, una stabilità economica. Un'altra soluzione era il celibato definitivo, questo, in particolare per i secondo- e terzogeniti. Purtroppo però il tasso di mortalità per i giovani delle famiglie più modeste era molto alto, dal momento che non ci si poteva permettere cibo a causa delle ristrettezze.
I feudi in questo periodo non erano ereditari perché il vassallo aveva tutto il potere di concedere e revocare i diritti di utilizzo del feudo a proprio piacimento: questo rendeva difficile la crescita economica delle famiglie contadine. A tal proposito influiva anche la Chiesa, che teneva a "manomorta" i propri territori. Gli unici che riuscirono ad accaparrarsi una condizione agiata furono i mercanti: essi investivano le ricchezze accumulate per diventare signori, tramite l'acquisto di appezzamenti di terreno; ci riuscirono mettendo in crisi i nobili.

Lo sviluppo demografico [modifica]

Considerata tendenzialmente immobile, la società dell'Ancien Régime subì in realtà alcune profonde trasformazioni nel corso del XVIII secolo. Il fenomeno più ampio e rilevante fu l'avvio di una crescita demografica che non si sarebbe più interrotta. Fra il 1700 e il 1800 in Europa la popolazione passa da 118 a 193 milioni d'abitanti con un incremento del 66%; in Italia dai 13 milioni d'abitanti circa si giunse a quasi 18 milioni.
Gli storici e i demografi non sono in grado di dare motivazioni univoche a questo incremento: in molte regioni si ridusse la mortalità, in altre questa riduzione fu accompagnata dall'incremento della natalità. Vi fu sicuramente una diminuzione della mortalità catastrofica dovuta ad epidemie, guerre e carestie e infine s'interruppe il tradizionale andamento ciclico della demografia caratterizzato dal rapporto e dalla dipendenza reciproca fra popolazione e risorse alimentari.
Una lucida descrizione del rapporto risorse-popolazione fu offerta nel 1798 dal Saggio sul principio di popolazione dell'economista inglese Thomas Robert Malthus, che definiva anche la «legge» secondo la quale mentre la popolazione aumentava con una progressione geometrica (1, 2, 4, 8, 16, 32... ), le risorse si sviluppavano invece con una progressione aritmetica (1, 2, 3, 4,5, 6... ). Aumentando la popolazione, diminuivano progressivamente le risorse alimentari disponibili, perché l'agricoltura non era in grado di soddisfa­re la crescita della domanda. L'impoverimento della dieta alimentare diminuiva la resistenza de­gli organismi che divenivano più vulnerabili alle malattie e quindi aumentava la mortalità. Ciò riduceva naturalmente la popolazione, la quale tornava così in equilibrio con le risorse disponibili: e il ciclo poteva ricominciare. Questo andamento si interruppe nel Settecento poiché le difficoltà alimentari derivanti dalla crescita della popolazione furono superate dallo sviluppo economico generale e da quello agricolo in particolare. In conclusione la popolazione poteva continuare a crescere, senza che ciò producesse le condizioni per un aumento della mortalità.

Il matrimonio tardivo [modifica]

Un altro motivo che sta alla base della crescita demografica del Settecento è la progressiva scomparsa del cosiddetto matrimonio tardivo. Le popolazioni dell'ancien régime si erano adattate nel corso dei secoli alle difficoltà alimentari e ambientali, autoregolandosi: non si dava inizio ad un nuovo legame matrimoniale senza una concreta possibilità di lavoro e quindi il matrimonio era generalmente ritardato. Gli uomini si sposavano fra i 27 e i 28 anni, le donne tra i 25 e i 26. Questa «sottrazione» di 6-8 anni alla naturale fecondità femminile si traduceva in una limitazione delle nascite. In Inghilterra, invece, l'abbassamento dell'età matrimoniale nel Settecento fu uno dei segni che il comportamento demografico stava cambiando. Il tasso di natalità aumenta in rapporto a matrimoni più numerosi e soprattutto più precoci, dipendenti a loro volta dal miglioramento generale dell'agricoltura e delle possibilità di trovare occupazione.

L'ambiente [modifica]

È piuttosto problematico stabilire un nesso preciso tra lo sviluppo demografico e il miglioramento delle condizioni ambientali, igieniche, climatiche, ecc. In questo campo non pare possibile per ora giungere a valutazioni accurate e generalizzate; forse non si può andare oltre la considerazione, in verità un po' scontata, che un diffuso anche se moderato sviluppo economico ha portato con sé anche migliori condizioni di vita. Ma i tempi, i modi, i nessi e le sequenze di questa trasformazione rimangono privi di una spiegazione convincente.

Le malattie endemiche [modifica]

Non è per nulla chiaro perché la peste cominciò ad allontanarsi dall'Europa nel Settecento (ma Marsiglia fu ancora colpita nel 1720-23 e Messina nel 1743). Alcuni attribuiscono questa scomparsa al prevalere del ratto delle chiaviche (surmolotto) sul ratto nero portatore della pulce, principale diffusore del microrganismo della peste, oltre alle maggiori capacità di isolare i focolai epidemici, o a un'aumentata resistenza degli organismi umani. Ma probabilmente, ciò avvenne grazie alla costruzione di case in pietra, e non più in legno, iniziata a Londra, dopo il grande incendio. Infatti questo costringeva i topi a uscire dai nascondigli per spostarli, e la luce uccise la maggior parte delle pulci portatrici di peste. Nello stesso periodo, mentre la peste declinava, il vaiolo ebbe il primato di pericolosità, né si attenuarono le altre tradizionali malattie endemiche come il tifo, la dissenteria, e le varie forme influenzali. La maggiore organizzazione ospedaliera non ridusse la mortalità, probabilmente anzi la accrebbe, poiché i luoghi di cura accentuavano le probabilità d'infezione e contagio. L'inoculazione antivaiolosa, a cui si ricorreva nel Settecento, fu spesso letale e, fino alla scoperta di Edward Jenner sull'efficacia della vaccinazione effettuata con i germi del vaiolo vaccino (1796), l'unico rimedio sicuro fu il controllo del contagio.

Lo sviluppo delle città [modifica]

Lo sviluppo demografico fu più intenso nelle città che nelle campagne, e riguardo alle zone di più antica urbanizzazione dell'Europa occidentale e meridionale, ma soprattutto le capitali e le città portuali. Londra, Parigi e Napoli erano, nell'ordine, le maggiori città europee. Le stime della popolazione parlano di una crescita, nel corso del secolo, da 700.000 a 950.000 abitanti per Londra, da 215.000 ad oltre 400.000 per Napoli. Parigi alla fine del Settecento contava 550-600.000 abitanti.

La struttura della famiglia [modifica]

L'aumento della popolazione, tuttavia, illumina soltanto un aspetto della struttura demografica. Vi sono altri aspetti che rendono particolarmente significativa la differenza fra la società di ancien régime e la realtà contemporanea, ad esempio quelli relativi alla composizione della famiglia. Mentre nell'età pre-industriale, almeno tendenzialmente, si ha la famiglia estesa o allargata, in cui convivono tre generazioni (nonni, genitori e figli) insieme ad altri parenti e a un numero variabile di domestici e garzoni, dopo la rivoluzione industriale si avrà, almeno tendenzialmente, la famiglia nucleare o coniugale, formata dai soli genitori e figli. È importante comunque tener presente che non è sufficiente considerare questi aspetti soltanto dal rischio di non comprendere le concezioni e gli atteggiamenti che hanno determinato i comportamenti demografici di cui si è parlato. È per questo che negli ultimi anni si sono moltiplicate le ricerche che mirano ad individuare le strutture mentali e le visioni del mondo proprie di determinati gruppi sociali. E solo in questo modo, ad esempio, è stato possibile spiegare quella diversità della demografia francese del 700 rappresentata dalla diminuzione della natalità.

Gli inizi della contraccezione in Francia [modifica]

Come mai la Francia anticipa quella riduzione delle nascite che diverrà caratteristica in tutta Europa un secolo dopo? A cosa attribuire l'evidente diffondersi di forme di contraccezione?
In un primo momento si era stabilita una connessione tra questo fenomeno e la rivoluzione francese: una diffusa scristianizzazione legata alla politica anticlericale dei rivoluzionari e la circolazione culturale favorita dal servizio militare obbligatorio avrebbero agevolato il distacco dalla Chiesa e dalla morale religiosa, che, come è noto, si opponevano a ogni forma di controllo delle nascite.
In seguito nuovi studi mostrarono che questi comportamenti erano iniziati molto prima della rivoluzione francese tra la fine del XVII e i primi anni del XVIII secolo, per cui gli storici, proprio grazie allo studio delle mentalità attribuiscono ora quel fenomeno a numerosi fattori:
  • una maggiore attenzione alla salute della donna e alla necessità di preservarla dall'eccessivo numero di gravidanze si diffuse fra i ceti superiori insieme a una riconsiderazione degli affetti coniugali;
  • l'acquisizione di un nuovo atteggiamento nei confronti dell'infanzia, fatto di sollecitudine, di tenerezza, di interesse all'educazione (diverso da quello che considerava i bambini semplicemente degli adulti in miniatura), contribuì a distanziare le nascite;
  • la tutela della proprietà, soprattutto se di recente acquisizione, che non poteva rischiare, dove vigeva la divisione ereditaria, di essere eccessivamente frammentata;
  • l'adozione infine di elementi di valutazione e di controllo della vita affettiva e sessuale.
Nell'Europa del Settecento la proprietà terriera era per molti versi ancora di tipo feudale: era sottoposta cioè a una serie di vincoli che ne limitavano l'uso e la produttività. Questa condizione può essere esemplificata tanto dal punto di vista del contadino, quanto da quello del signore.
Anche nel caso in cui il contadino avesse la facoltà di vendere o trasmettere in eredità la terra coltivata, questa non era in realtà detenuta in piena e libera proprietà: dovevano invece essere corrisposti al signore dei tributi ordinari (in denaro, censi, o in natura) per l'uso o straordinari nei casi di vendita o di successione. L'ammontare di tali tributi era in genere stato fissato molto tempo prima e si manteneva per consuetudine stabile. Le corresponsioni in denaro presentavano quindi il vantaggio, rispetto a quelle in natura, di essersi ridotte di valore in seguito alla progressiva svalutazione della moneta.

Gli usi civici [modifica]

Al tempo stesso, su una parte delle terre feudali vigevano alcuni diritti collettivi della comunità contadina (i cosiddetti usi civici), come quelli di pascolo, di spigolatura, di raccolta della legna, ecc. Lungi da determinare un regime equilibrato di reciprocità, questa situazione configurava un'area conflittuale molto estesa, in cui operavano due antagonismi di fondo: la tendenza alla privatizzazione integrale della terra e all'inasprimento dei gravami feudali da un lato, e la riduzione dei privilegi signorili e dei diritti delle comunità dall'altro.

La fine dell'Ancien Régime in Francia [modifica]

Exquisite-kfind.pngPer approfondire, vedi Crisi e caduta dell'Ancien Régime.
La monarchia assoluta fu deposta in seguito alla rivoluzione francese. Dapprima venne istituita una monarchia costituzionale: il potere legislativo veniva dato a un Parlamento (che era stato richiesto dal terzo Stato il 20 giugno 1789 tramite il Giuramento della Sala della Pallacorda), il potere esecutivo veniva affidato ai ministri nominati dal re ed il potere giudiziario ai magistrati eletti dal popolo.
La Costituzione fu redatta dall'Assemblea legislativa voluta dallo stesso re Luigi XVI: la nobiltà ed il clero avrebbero dovuto lavorare insieme al Terzo Stato. Con il passaggio alla repubblica venne preparata un'altra costituzione, e un'altra ancora venne scritta sotto l'influsso dalla ricca borghesia nel 1795: il potere legislativo veniva affidato a due camere, il Consiglio degli Anziani ed il Consiglio dei Cinquecento, il potere esecutivo al Direttorio: la rivoluzione che nasceva come movimento popolare era finita con la vittoria della borghesia.

Note [modifica]

  1. ^ La prima utilizzazione della locuzione ancien régime si trova in una brochure d'origine nobiliare ed in alcuni cahiers di parroci risalenti al 1788. Il termine fu ripreso in una lettera di Mirabeau indirizzata al re nel 1790. (cfr. P. Goubert, L'Ancien Régime, t. I, Parigi 1969, pp. 14-16)
  2. ^ François Furet scrisse numerosi saggi dedicati a tale tema, da La Révolution française, in collaborazione con Denis Richet (Fayard, Paris, 1965), fino a un Dictionnaire critique de la Révolution Française
  3. ^ L'espressione ancien régime è divenuta oggi, a livello popolare, sinonimo di società tradizionale, pre-industriale, anteriore cioè a tutti i fenomeni di modernizzazione economica e politica, determinati dalla rivoluzione industriale e dalla rivoluzione francese. Dal mo­mento che tale modernizzazione ebbe tempi assai lunghi, numerose sopravvivenze dell'ancien regi­me (nelle strutture produttive come nei modi di vita e nelle mentalità) hanno accompagnato questa lunga transizione ben dentro il secolo XIX e anche oltre.

Bibliografia [modifica]

  • Gian Paolo Romagnani, La società di antico regime (XVI-XVIII secolo). Temi e problemi storiografici, Roma, Carocci, 2010.

Voci correlate [modifica]


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